perche` ricordare - IC2 San Giovanni Lupatoto
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perche` ricordare - IC2 San Giovanni Lupatoto
PERCHE’ RICORDARE ? Di Checchini Alberto, Scuola secondaria di I grado “A. DE Gasperi”, classe III A sola tra le innumerevoli stragi compiute dall’uomo nel corso della storia. Ebbene, la Shoa non fu un qualunque sterminio perché, prima di essere uccisi, gli uomini venivano privati della DIGNITA’ di essere umani. Oltre ai grandi capolavori italiani di arte e letteratura, il nostro Paese possiede una Costituzione che tutela i diritti fondamentali dell’uomo e del cittadino. Nella grande varietà di leggi che sono state emanate nel corso del tempo è presente anche la n.211/2000. Per capire cosa si intende per “togliere la dignità” e come si è arrivati a scoprire questi fatti allucinanti, gli storici si sono serviti di vari documenti come i cosiddetti “Protocolli di Auschwitz”, in poche parole i resoconti e le testimonianze dei sopravvissuti alla strage, scampati ai campi di concentramento. Questa legge sulla “Giornata della Memoria” e sul ricordo della strage degli Ebrei (Shoa) è il frutto di molte discussioni in Parlamento avvenute nel 2000. All’epoca i parlamentari si domandarono, infatti, il motivo per il quale bisognasse ricordare in quel giorno una Il genocidio del popolo ebraico è il risultato di una lunga storia che risale probabilmente all’Età antica e che nel corso dell’Ottocento si fonda addirittura su una teoria scientifica del povero Darwin che con la sua affermazione “in natura sopravvive il più forte” si riferiva semplicemente ad una selezione naturale e all’evoluzione delle specie degli esseri viventi, senza implicazioni discriminanti e razziste. Questo ci fa capire come l’uomo spesso possa fraintendere o piegare ai suoi scopi uno studio, un pensiero per costruire un movimento come il nazionalismo che conduce un popolo a credersi il più forte e predominante sugli altri, come un padrone con i suoi schiavi. Non si può nemmeno immaginare la sofferenza che provarono gli Ebrei durante la 2° Guerra Mondiale. Per comprendere (anche se solo in minima parte) cosa abbiano vissuto in quei momenti, può essere di aiuto la visione di un filmato o la voce di una radio, oppure una persona che riesca ad immedesimarsi nella figura del povero ebreo: un attore di teatro. A questo proposito, con la mia classe sono andato ad un rappresentazione teatrale intitolata “Fuga da Auschwitz” tratta da una storia vera. Essa parla di due deportati nei campi di concentramento che riescono a fuggire ingannando il fiuto dei cani, usati per la ricerca degli evasi, coprendosi di tabacco e benzina dopo essersi nascosti in una legnaia. Dopo essere fuggiti, i due protagonisti con le loro testimonianze, furono di enorme aiuto per la stesura di due dei Protocolli di Auschwitz. Grazie al loro lavoro di Blockschreiber che svolgevano nei campi di concentramento, ora noi tutti possiamo sapere quanti deportati venivano presi, in quale giorno e come venivano uccisi ecc. Non basta solo questo per capire cosa si intende per togliere la dignità: a scuola l’insegnante ci ha letto due testi di Primo Levi, uno scrittore che visse in prima persona la strage dei campi di concentramento. Essendo stato uno dei venti sopravvissuti su 650 deportati in quel periodo, ha avuto la possibilità di scrivere diversi libri, che sono allo stesso tempo romanzi e documenti storici. Il libro trattato in classe è intitolato “Se questo è un uomo”, titolo anche dell’introduzione che consiste in una sorta di “poesia”. Essa esprime in modo forte e quasi minaccioso le situazioni in cui si trovarono i deportati, uomini e donne. In particolare mi ha colpito l’ultima strofa che incita e ordina al lettore di narrare ai propri figli i fatti accaduti. La prima volta che ho letto quegli ultimi versi, mi è sembrato di vedere Primo Levi traboccante di rabbia con l’indice puntato su di me come se volesse dirmi: “Tu non hai mai provato quella sofferenza ma dovrai comunque per sempre ricordarla”. Il secondo brano letto dall’insegnante, intitolato “Sul fondo”, descrive la vita nei campi di concentramento, parla dell’importanza dei pochi oggetti utili per la vita quotidiana come le scarpe ed il cucchiaio oppure della velocità con cui si imparavano le rigide regole dei tedeschi. L’olocausto rappresenta senza ombra di dubbio la persecuzione più atroce ma è l’ultima di una lunga lista cresciuta nel corso della storia. Gli Ebrei infatti, già dai tempi dei Romani venivano perseguitati ma la loro religione li teneva uniti ed acculturati, motivi per i quali durante le carestie e le crisi, riuscivano a vivere in condizioni più agiate degli altri. Per questo motivo venivano malvisti e spesso venivano incolpati anche senza prove, come accadde durante la peste del 1348. Dopo tante persecuzioni furono pochi i momenti di sollievo per gli Ebrei, quello sicuramente più importante è il 27 gennaio 1945: giorno nel quale le forze alleate liberarono il campo di concentramento di Auschwitz. Quel giorno probabilmente, i sopravvissuti accantonarono un po’ la sofferenza, l’odio, la paura per dare spazio alla gioia di essere usciti da situazioni indescrivibili che anche Primo Levi descrisse nella sua introduzione. La speranza, quindi, non scompare mai e “La vita è bella”, come dice Roberto Benigni, attore principale e regista di un film intitolato appunto così, che ho visto tempo fa e che particolarmente mi ha colpito. Roberto è riuscito a spiegare e rappresentare in modo giocoso, in parte divertente e allo stesso tempo triste, la vita nei campi di concentramento. Il messaggio del film è molto chiaro: la dignità non si può togliere ad un uomo e neppure ad una donna o ad un bambino. Soprattutto i più piccoli, che sono più fragili e sensibili, non immagino il terrore che provarono. Mi sembra ancora impossibile che dopo tutto quello che è successo ci siano ancora persone che vogliono far rivivere “L’INFERNO” o che neghino fatti successi di cui abbiamo tantissime prove. Ogni giorno bisognerebbe ricordare per evitare che non riaccada questa strage. Aldilà della Shoa, quotidianamente ognuno dovrebbe, nel proprio piccolo mondo, riflettere sul rispetto dovuto ad ogni uomo. Forse la mia conclusione sembrerà banale e insignificante ma vorrei dire quante persone sono morte perché sicuramente il numero balza all’occhio e fa capire all’istante la gravità di quello che è successo. Fra Ebrei, omosessuali, disabili, zingari e altre etnie, morirono in totale 5.978.000 persone di diversi Paesi. Dunque, ricordare perché la dignità non si può togliere, ricordare perché non succeda di nuovo…