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 LA PROTEZIONE DELL’IMMAGINE DIGITALE La protezione delle immagini digitali
I buoni ed i cattivi. Ovvero soluzioni per la protezione, e controsoluzioni dei “ladri di immagini”.
Alcune premesse sul copyright digitale.
Iniziamo con una premessa indispensabile.
L’immagine fotografica e’ tutelata da una legge di fondo e dai suoi successivi aggiornamenti: il fatto che
la fotografia sia realizzata, diffusa e duplicata con strumenti digitali non sposta di una virgola la sostanza del diritto dell’autore, e dell’illecito di chi ne fa un uso non autorizzato. Semplicemente, il mezzo
digitale ha reso piu’ facile e piu’ “produttivo” il furto di immagini, che resta comunque tale.
Disporre di una pistola rende piu’ semplice la rapina, rispetto all’uso di un pugnale, ma si tratta sempre
di una rapina.
La legge che prevede che chi ha eseguito delle fotografie ne sia, fino a prova contraria, titolare dello
sfruttamento, e’ la legge 633/41, aggiornata dal dpr 19/79 e, recentemente, dal Dlgs 154/97. Le implicazioni di questa legislazione sono estese, negli elementi basilari, a tutto il modo, grazie alla Convenzione
Internazionale di Berna del 1971. Che si tratti di immagini digitali od analogiche, sono protette, recita la
legge, “le opere fotografiche e quelle espresse con procedimento analogo alla fotografia”.
*** Immagini “prelevate” per realizzare un CD-rom, od un sito Internet “abusivo”.
Riprodurre un’immagine su un CD-Rom che sia destinato ad essere diffuso e’ l’esatto equivalente del
riprodurla a stampa. Mentre e’ molto controverso il confine fra lecito ed illecito nel caso della riproduzione per “archiviazione”
(su CD, ma anche su disco fisso), e’ incontestabile che la riproduzione in molti esemplari sia uno
sfruttamento economico che va acquistato, o comunque autorizzato.
Nessun editore, agenzia o casa di produzione ha dunque diritto di riprodurre immagini per realizzare
dei CD, senza pagare dei diritti agli autori delle foto.
Data la scarsa controllabilita’ degli impieghi multimediali off-line (bisognerebbe visionare singolarmente
tutte le immagini) gli utilizzi illeciti sono scoperti abbastanza di rado e, per questo motivo, prosperano.
Attualmente, non esistono dei sistemi realmente sicuri di protezione “fisica” delle immagini. Le chiavi di
marcatura elettronica non risolvono il problema alla base: sistemi come il Digimarc (vedi apposito testo,
piu’ avanti) includono un codice di identificazione nell’immagine, ma occorre la buona volonta’ di chi
riproduce la fotografia, per rispettare tale informazione. Un po’ come applicare alla bicicletta una targhetta col proprio nome, e sperare che non venga rubata.
I sistemi, invece, che introducono una vistosa filigrana, o un marchio o comunque bloccano l’uso dell’immagine se non si utilizza la password che testimonia il diritto acquisito, garantiscono la protezione
nel primo impiego.
Il file “sprotetto” puo’ poi essere clonato.
In pratica, resta unicamente la concreta possibilita’ di rivalersi su chi ha fatto un utilizzo indebito, una
volta che l’illecito viene scoperto.
*** Concretamente.
Sono tre le possibilita’ per rivalersi sull’utilizzatore indebito, prima di intentare una causa (soluzione
lunga, esasperante e consigliabile solo come rimedio estremo).
a) Inviare una raccomandata AR all’utilizzatore, che – riassumendo gli estremi dell’illecito scoperto –
riporti una diffida piu’ o meno in questi termini:
“.... Ai sensi degli articolo 20 e seguenti, ed 87 e seguenti della legge 633/41, Dpr 19/79 e Dlgs 154/97,
tale utilizzo si configura come un evidente lesione dei nostri diritti di sfruttamento economico e dei
collegati diritti morali. Per la soluzione stragiudiziale del caso, chiediamo di regolarizzare la vostra
posizione mediante corresponsione di un diritto di lire xxx, da liquidare entro e non oltre il giorno xx/xx/
xx. In assenza di un vostro completo e puntuale riscontro, procederemo senz’altro avviso alla difesa dei
nostri diritti in sede sia ordinaria che cautelare, con richiesta di sequestro dell’opera, e conseguente
aggravio di spese a vostro carico.”
b) Far effettuare una richiesta simile dal proprio legale, o dalla propria associazione professionale.
c) Dare mandato alla SIAE. In questo caso, e’ la Siae a provvedere al recupero dei diritti, secondo
tariffario Siae. Occorre che il mandato (che dura 5 anni ed ha solo un costo iniziale di poche decine di
migliaia di lire in bolli) venga conferito prima che avvenga l’illecito. Per brevita’, i fotografi professionisti
che desiderassero dettagli su questa possibilita’ possono vedere direttamente la pagina Siae al sito
www.fotografi.org/siae
Digitale: e’ davvero meno sicuro?
Molti si scandalizzano nei confronti del digitale, incolpandolo di avere distrutto la possibilita’ di protezione del copyright, perche’ le copie abusive sono belle tanto quanto gli originali, poiche’ in ambito digitale
il concetto di “Copia” e’ abbastanza relativo.
Andrebbe innanzitutto detto che questo aspetto si traduce principalmente in un vantaggio per l’uso
delle immagini lecite, e solo secondariamente in un problema nel caso di illeciti.
Al di la’ di questo, comunque, occorre evidenziare che la maggior facilita’ con cui vengono “rubate” le
immagini NON e’ legata al digitale in se, ma alla diffusione enorme che si fa delle immagini digitali,
perche’ (altro vantaggio) costa molto poco farne delle copie da far vedere a tutti.
Capiamoci. Un fotografo che abbia digitalizzato il suo portfolio, e che tenga nel cassetto i suoi files,
ovviamente non corre un rischio maggiore di quanto non lo corresse prima, con le foto su diapositiva –
sempre tenute nel cassetto.
Ma se il fotografo avesse fatto centinaia di migliaia di duplicati del suo portfolio, e li avesse appesi fuori
dal portone di casa sua, si sarebbe dovuto stupire del fatto che i casi di furti di immagine aumentavano?
Certamente no.
E allora, perche’ stupirsi se aumentano i furti di immagini rese disponibili a migliaia o a milioni di persone, tramite il mezzo digitale, sia on-line che off-line?
Insomma: la gente non e’ piu’ disonesta a Milano che a Lignod (paesino della Val D’Aosta); eppure, a
Milano rubano molto di piu’. Il fatto e’ che nelle grandi citta’ ci sono molte, molte piu’ persone che nei
paesini, e quindi il rischio aumenta. Cosi’, il digitale espone a rischi maggiori di furto, ma lo fa perche’
mette in contatto con piu’ persone. Il che, non e’ sempre un male.
I BUONI (i sistemi di protezione dei files)
Per motivi di spazio, non sara’ in questa sede che faremo un riassunto esaustivo delle possibilita’.
Tuttavia, una piccola panoramica rappresentativa puo’ essere utile.
La soluzione della “bassa risoluzione” che pareva essere anni addietro un buon deterrente, di fatto si e’
dimostrata per quella che e’: una limitazione qualitativa che lascia in realta’ assolutamente il tempo che
trova. Un file diffuso a 480x640 pixel non puo’ essere usato per grandi stampe, ma va egregiamente
bene per un sito internet od una applicazione multimediale. Con un briciolo di interpolazione, puo’
essere usata anche per illustrare riviste e depliant, con risultati accettabilissimi. Vedi l’esempio riportato
a pagina XXX.
Per limitare i “furti” di immagini in rete e da CD, abbiamo i “watermark”, cioe’ i marchi “trasparenti”,
inavvertibili, che siglano le immagini come soggette ad una paternita’ morale ed economica.
Anche se questi sistemi non impediscono fisicamente la riproduzione delle immagini, forniscono uno
strumento utilissimo: alle persone in buona fede danno la possibilita’ di assolvere i diritti; contro quelle
in malafede, invece, consentono di opporre la prova evidente della sottrazione indebita, che altrimenti,
paradossalmente, potrebbe spesso non essere dimostrabile (quale file e’ la copia dell’altro…?)
In questo ambito, ovviamente, va citato il sistema della Digimarc, il PictureMarc. Si tratta del sistema di
“watermark” forse piu’ diffuso in assoluto, anche perche’ il relativo programma e’ diffuso in “bundle” con
programmi come Photoshop (dal 4.0 in su), Corel Draw, Photopaint, ed altri.
In verita’, sono molti gli utenti di tali programmi che nemmeno sanno di avere (nel menu’ filtri od effetti)
anche questa possibilita’.
Digimarc modifica i pixel dell’immagine in maniera visivamente assai poco avvertibile, agendo particolarmente sui contorni di maggior contrasto. Il codice e’ “diffuso” su tutta la superficie del fotogramma, in
maniera da essere riconosciuto dal lettore anche se la foto viene tagliata, od alterata, o compressa. La
numerazione di identificazione viene conservata anche nell’immagine retinata e stampata ad inchiostro, e torna ad essere identificabile semplicemente riscansendo la stampa, e passando il file al
“lettore” Digimarc.
Le informazioni si perdono solo a seguito di pesanti modifiche, di stampa in bianco e nero a getto
d’inchiostro, oppure… grazie ad alcuni accorgimenti, vedi piu’ avanti.
Altri interessanti sistemi di “watermarking” sono quelli della SysCoP, l’algoritmo EPFL (progetto Talisman, JK_PGS, lo Eikonamark .
Un altro modo di proteggere le immagini (dagli usi sottratti dalla rete) e’ quello proposto da applet Java
come il sistema SafeImage .Sistemi come questi disabilitano la possibilita’ di salvare le immagini, come
opzione offerta dal browser.
Ancora, va ricordato il sistema Netrights’ Creators Toolbox (con i suoi “@ttributes”) che permette di
fondere nell’immagine un link permanente ad una pagina contenente in forma di box i dati dell’autore.
Proseguendo, va certamente segnalato il sistema FBI (Fingerprinting Binary Images), della HighWater
Designs, una ditta inglese. Il sistema e’ stato concesso all’archivio stock della British Telecom ed alla
BBC. Anche la Highwater – come la Digimarc – tiene un archivio dei nominativi degli autori, a cui si
possano rivolgere gli utenti che si imbattano in una immagine “marchiata”. In America questa tecnologia
e’ stata battezzata Sure Signum, consultabile al sito Signum Technologies
Date anche un’occhiatina al sistema CopySight, raggiungibile al sito http://www.ip2.com
I CATTIVI (fatto il sistema, trovato l’inganno)
Ricordate quando quasi tutto il software originale era protetto dalla copia, mediante chiavi digitali, password, chiavi ottico – meccaniche, eccetera? Il fatto e’ che, sprotetta una copia da qualche informatico
esperto, tutte le successive copie abusive erano senza protezione. Cosi’, anche i produttori di software
hanno il larga parte abbandonato la crociata del “blocco fisico” della copia, una battaglia persa in partenza.
I sistemi di protezione dell’immagine digitale – probabilmente – seguiranno una sorte simile. Saranno
utili per ridurre la copia “di massa”, fatta dal grosso degli utenti inesperti, come anche permetteranno
alle persone oneste di restare tali.
Per chi vuole e vorra’ aggirare i sistemi di protezione, non ci saranno mai grandi problemi.
Ad esempio: il laboratorio di informatica dell’universita’ di Cambridge – per dimostrare che i sistemi
commerciali di “watermarking” sono insicuri, ha sviluppato un software in grado di alterare automaticamente i codici di sicurezza della maggior parte dei sistemi commerciali di marchiatura, compreso Digimarc, Signum, Eikonamark, ed altri. Il programma (volutamente rallentato, per evitare che venga usato
in maniera “conveniente” dai pirati dell’immagine) e’ denominato StirMark, e si trova in un file ZIP per
Windows, oppure, in versione sperimentale per Mac.
Ancora: se si vuole aggirare il blocco previsto da soluzioni come SafeImage (che impediscono il salvataggio delle immagini lette dai browser), basta ricercare la fotografia nella cache del browser, e scaricarla da li’. Se il nome dell’immagine e’ dato in forma casuale dal browser, e quindi l’immagine appare
non reperibile, ci si puo’ servire di un programma di ricerca (ad esempio Cache Explorer di Matthias
Wolf).
Ancora: alcuni sistemi di “ricerca automatica” nel web di immagini marchiate possono essere messi in
crisi da programmini (come il “2mosaic”) che spezza le immagini in sub-unita’, per poi giuntarle come se
fossero apparentemente un’immagine sola, mettendo in scacco il “web-spider” di ricerca del watermark.
E cosi’ via, potremmo andare avanti a lungo.
UNA NECESSARIA CONSIDERAZIONE
Infine, un’ultima considerazione provocatoria. I sistemi di protezione del digitale si sono dimostrati, fino
ad ora, non sicurissimi, nel senso che possono essere aggirati da chi sia davvero in malafede.
Ma la fotografia tradizionale, che garanzie di irriproducibilita’ darebbe? Come mai si sarebbe difesa dai
furti una diapositiva od una stampa?
Come gia’ accennato, il vero nocciolo della questione sta nella grande diffusione che il digitale permette. E chi non vuole esporsi al vantaggio ed al rischio della diffusione, puo’ semplicemente astenersi dal
diffondere...
(I link indicati di seguito sono in aggiornamento)
INDIRIZZI URL UTILI
Tutti questi indirizzi URL sono stati controllati prima di andare in stampa. Ovviamente, la Rete presenta
una certa mobilita’ di informazioni, ed e’ possibile che, nel momento in cui leggerete queste note, alcune
pagine siano state variate di indirizzo.
Un’altra raccomandazione: gli indirizzi, anche quelli complessi, vanno digitati con esattezza. L’introduzione di uno spazio, un punto, od un qualsiasi altro errore apparentemente insignificante rende impossibile la connessione.
Di questo testo (e dei relativi url di riferimento) e’ presente una copia anche sul sito www.tauvisual.it, il
che rende molto piu’ semplice il suo uso: per passare agli indirizzi riportati basta cliccare sul link corrispondente.
Per scaricare i demo di Digimarc (o comprarli)per avere un’idea dell’intero sistema.
Per le vendite di marcspider(e-mail)[email protected]
Eikonamark
http://www.alphatecltd.com/alphatec/sign.html
E’ un sistema sostanzialmente simile a quello di Digimark, ed e’ anch’esso attaccabile da programmi
come StirMark 2. Il demo fornisce 100 chiavi digitali.
Giovanni, di bluspike
http://www.bluespike.com/giovanni/gdigmark.html
LE “Chiavi” di protezione sono a pagamento, e costano poche centinaia di lire ciascuna (prezzi variabili
con la quantita’ dell’acquisto)
Una cosa interessante e’ che il sistema e’ dotato di uno scrambler (possibilita’ di rendere irriconoscibile
la foto, se non tramite chiave)
Suresign
http://www.signumtech.com/index.html
Tipo digimarc, con archivio fingerprint
SysCop
http://syscop.igd.fhg.de/
Copy Sight
www.ip2.com
E’ un sistema di watermarking, con annesso “spider” di ricerca nella rete, principalmente orientato agli
usi del web, e disponibile per le immagini ma anche per audio, applets java, eccetera.
Per registrarsi ed ottenere informazioni: http://www.ip2.com/welcometoip2.html Scarlet
http://www.aliroo.com/scarlet.html
Scarlet offre un sistema relativamente macchinoso ma intelligente: l’immagine viene data al cliente a
risoluzione piena, perche’ ne possa constatare la qualita’ e farne le prove piu’ opportune. Tuttavia,
sull’immagine stessa vi sono pesanti interventi di “scattering” dei pixel di alcune zone, che rendono
inservibile la foto. Per rendere utilizzabile il file, occorre digitare un codice che il fotografo da al cliente
a pagamento avvenuto. Ogni foto ha un suo codice (il codice va “comprato” in blocchi di centinaia o
migliaia, e puo’ esser uguale per la stessa foto distribuita in molti esemplari, oppure singolo per ciascuna foto). Il costo va da 0,4 a 4 dollari a chiave di sbloccaggio. A sbloccaggio avvenuto, l’immagine resta
comunque marchiata con il digimark. Netrights’ Creators Toolbox
http://www.netscapeworld.com/netscapeworld/nw-03-1997/nw-03-watermark.html
Blocco safeimage delle immagini (disabilita tasto destro – hold)
http://www.iexp.com/products/SafeImage/
Altre cose:
Diversi sistemi di sprotezione, analisi dei metodi, downloads gratuiti:
http://www.cl.cam.ac.uk/~fapp2/software/
Il sistema di sprotezione dei programmi piu’ comuni (confonde i watermarks):
http://www.cl.cam.ac.uk/~fapp2/watermarking/image_watermarking/stirmark/index.html
Il sistema che spezzetta le immagini, ingannando gli spider di ricerca in rete:
http://www.cl.cam.ac.uk/~fapp2/software/2Mosaic.zip
Versione 00.04.10