il vesuvio - Don Bosco Ranchibile

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il vesuvio - Don Bosco Ranchibile
IL VESUVIO
Il Vesuvio è attivo da almeno 25.000 anni, durante i quali ha generato
pochi eventi esplosivi, alternati a lunghi periodi di quiete o di attività effusiva
tranquilla.
Nell'VIII secolo a.C., il vulcano era alto 3000 m e fu in parte distrutto
da una violenta esplosione che appiattì la cima del monte.
Per lungo tempo rimase inattivo, fino al 79 d.C.
quando si verificò l'esplosione descritta da Plinio il Giovane.
L’eruzione fu preceduta da un lungo periodo di scosse sismiche,
iniziato da un violento terremoto nel 62 d.C.
Le scosse erano causate dall’instabilità del magma in movimento,
tuttavia nessuno si rese conto che il pericolo era rappresentato dal vulcano,
inattivo da tempi immemorabili
Il 24 agosto dalla cima del vulcano si liberò con una violenta esplosione
una colonna di gas, vapori e ceneri che si espanse assumendo la forma
che Plinio paragonò a un pino marittimo.
Il pino collassò e riversò una pioggia di ceneri e pomice
intorno al Vesuvio e sulla costa limitrofa.
Nella notte la terra fu scossa da continui terremoti,
mentre dal condotto vulcanico ormai sgombro
continuava la fuoriuscita di materiali piroclastici.
Seguì un periodo di relativa calma, ma l'acqua della vicina falda freatica
si infiltrò nella camera magmatica, provocando la formazione di vapore
e una nuova intensa esplosione.
Una nuvola nera di ceneri si depositò in una vasta area intorno al vulcano,
seppellendo Pompei egli abitanti rimasti.
Il giorno dopo anche Ercolano subì la stessa sorte.
Risparmiata dalla pioggia di cenere, perché si trovava sottovento,
Ercolano fu invasa da una serie di colate piroclastiche,
che in pochi istanti cancellarono ogni segno dell'esistenza della città.
L'eruzione modificò profondamente l'aspetto del Vesuvio.
La cima del monte collassò lasciando in corrispondenza del cratere
una gigantesca caldera, con la parete nord più elevata.
All'interno della caldera si formò un nuovo cono vulcanico,
che corrisponde all'attuale Vesuvio.
Nei secoli successivi fino al 1944,
i sono verificate nuove eruzioni, alcune esplosive altre di tipo effusivo.
Sono documentate eruzioni nel 472, nel 1139 e nel 1631.
Quest'ultima fu particolarmente violenta.
Negli ultimi secoli si sono succedute eruzioni
prevalentemente tranquille,
intervallate da periodi brevi di riposo.
Eruzione di tipo pliniano.
Il magma, molto ricco in gas, risale con estrema violenza dalla camera magmatica
e viene letteralmente «sparato» verso l’esterno attraverso il condotto,
che opera come una canna di fucile.
La colonna di vapori, gas e lava polverizzata
sale diritta verso l'alto con velocità iniziale superiore a quella del suono,
e può raggiungere i 30 km di altezza prima di collassare.
Alcuni momenti della lunga evoluzione del Vesuvio
A
Nella fase più antica,tra39, 000 e 20.000 anni fa,
si è formato un grande (vulcano S) che i vulcanologi chiamano Somma,
dal nome attuale del suoi resti.
Nei lunghi periodi di quiete doveva apparire come un cono regolare
completamente ricoperto di boschi, con una depressione circolare alla sommità
B. In una seconda fase, una violenta eruzione
(a lungo identif icata come quella del 79 poi risultata più antica)
fece collassare la sommità del cono e si formò un’ampia caldera verso il mare.
Ancora oggi la «montagna» di Napoli presenta, vista dal mare, due cime:
una, il M Somma, è il bastione residuo dell'orlo della caldera,
l'altra è il cono centrale del Vesuvio.
Fra le due cime decorre l’Atrio del Cavallo,
un tratto dell'antico pavimento della caldera.
La famosa eruzione del 79 d.C., che costò la vita a Plinio il Vecchio
e che fu descritta in dettaglio dal nipote Plinio il Giovane,
iniziò con l'emissione di un'altissima colonna di ceneri e pomici (fase «pliniana),
che ricaddero poi a terra anche con meccanismi di flusso piroclastico,
quando i gas, a tratti, cessarono di trascinare verso l'alto l'immensa nuvola.
Le pomici caddero su Pompei e invasero Ercolano,
raggiungendo spessori anche di qualche metro.
Seguì una fase di calma, durante la quale molti abitanti di Pompei,
fuggiti all'inizio dell'eruzione, tornarono nella loro città, e questo segnò la oro fine.
Le fasi iniziali dell'eruzione avevano svuotato infatti la camera magmatica
(fra 3e5 km di profondità) e le acque di falda penetrarono in essa,
trasformandosi in vapore ad altissima pressione
e provocando una spaventosa esplosione,
che coprì tutta l'area con una gigantesca nuvola.
Flussi piroclastici scesero rapidamente con grande energia
lungo le pendici del vulcano, distruggendo ogni cosa e seppellendo Pompei, Oplonti
e Stabia.
Ercolano fu invece sepolta da almeno tre colate piroclastiche ricche di pomici e sature
di acqua, che ne mantenne relativamente bassa la temperatura.
(Fino a poco tempo fa, si riteneva che Ercolano fosse stata investita da un lahar,
ma recenti indagini, condotte anche in vista di una probabile ripresa degli scavi,
hanno messo in luce la reale natura dei materiali che hanno investito l'antica città).
Quello che chiamiamo Vesuvio,
in realtà è solo una patte del grande edificio vulcanico,
che è nato come vulcanostrato.
Più tardi il collasso della parte sommitale del vulcano
portò alla formazione di una caldera
all’interno della quale si è innalzato un nuovo cono, il Vesuvio.