discorso di socrate
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discorso di socrate
Avanzati Federico Casula Daniele Lazzarelli Alessandro Pinzi Davide DISCORSO DI SOCRATE Il discorso di Socrate segna una netta cesura nello svolgimento del dialogo, sottolineata dallo stesso filosofo che si preoccupa di prendere le distanze dai contenuti dei precedenti discorsi e dai modelli considerati dagli altri oratori. Socrate infatti riformula l’intera questione su un piano ontologico: è necessario chiedersi cosa sia Eros in verità, e quale sia la sua essenza; solo così è possibile determinare qual è il vero oggetto a cui l’amore deve volgersi. Le parole che egli dice però non gli appartengono, ma espongono la dottrina di una sapiente sacerdotessa, Diotima di Mantinea. Anzitutto Eros non ha il volto ed i tratti dell’amato, bensì va cercato dalla parte dell’amante: chi ama, ama ciò di cui è privo, ciò che ancora non possiede. L’amore è per sua natura segnato dalla povertà e dalla mancanza e costituisce per ogni uomo lo slancio verso qualcosa estraneo da sé; per questo Eros ha la figura di un povero lacero e scalzo. Eros non ha bellezza se dunque è vero che si desidera ciò che non si possiede: Eros è sempre amore e desiderio di eterno possesso del Bene coincidente con l'idea del bello. Se l’amore è brama di possedere il bene per sempre, è necessario, come afferma Diotima, che assieme al bene si desideri anche l’immortalità e che l’amore sia anche amore di immortalità. Ma per tutto ciò che è mortale l’unico mezzo per ottenerla è la procreazione e la generazione nel bello, sia nel corpo che nell’anima. La bellezza ha il potere di rasserenare la creatura gravida che le si accosta. Ogni essere gravido dunque cerca il bello; Diotima in seguito prende a delineare un itinerario attraverso vari gradi che corrispondono ai vari modi di intendere l'Eros, che porta dall’apprezzamento delle bellezze terrene alla visione del Bello in sé. La prima fase dell'ascesa al bello è l'amore rivolto a un solo bel corpo e nella persona bella si generano bei discorsi. Il passo ulteriore viene dalla riflessione che la bellezza di un corpo amato è sorella di quella di molti altri corpi attraverso un procedimento di astrazione che porta dal particolare verso l'universale. Quindi l'iniziato riconosce che la bellezza ravvisata in un singolo corpo è identica a quella che è in tutti i corpi: in questo secondo stadio le realtà sensibili partecipano dell'unica ed assoluta idea di bellezza. Si procede poi nella direzione dell'intelligibile considerando la bellezza delle anime superiori a quella dei corpi. Al terzo stadio, dove l'esperienza pedagogica si distacca dal modello educativo del tempo, si arriva a contemplare la bellezza nelle istituzioni e nelle leggi, implicando anche un'azione educativa a livello morale e politico. Il quarto gradino prevede il passaggio alla scienza e segna il definitivo distacco dalle realtà terrene e sensibili. Chi ha seguito questo percorso è in grado di volgere lo sguardo su quello che Platone chiama "il grande mare del bello": siamo giunti alla tappa finale dell'ascesa con la contemplazione della verità che consiste nell'idea del Bello in sé, il quale non nasce e non muore, è sempre se stesso in un'unica forma e di cui tutte le altre cose belle partecipano. Il mito della nascita di Amore Amore è figlio della mortale Penìa (= Povertà), che un giorno, recatasi come mendicante ad un banchetto degli dèi, approfittando dell'ubriachezza del dio Pòros (= Espediente), riuscì a rimanerne incinta. Così, per parte di madre, Amore è povero, squallido, miserabile, ed ecco perché desidera continuamente ciò che non ha; ma per parte di padre è audace, coraggioso, astuto, stregone e ciarlatano, disposto a tutto pur di ottenere ciò che desidera. Non è né mortale né immortale, ed infatti di continuo muore e rinasce. Non è né povero né ricco, poiché ciò che acquista non gli basta mai e gli sfugge dalle mani. E, non essendo né dio né uomo, non è né sapiente né ignorante, ma una via di mezzo: infatti chi è del tutto sapiente non desidera la sapienza, appunto perché già la possiede; chi è completamente ignorante, in compenso, non sa neppure di esserlo, e quindi non aspira alla sapienza, ed appunto per questo l'ignoranza è terribile. Dunque aspirano alla sapienza solo coloro che si trovano in una condizione intermedia fra la sapienza e l'ignoranza, cioè i filosofi. Ma Amore è amore del bello, che è anche il bene, e la sapienza anche: quindi Amore è filosofo. Chi definisce l'amore bello e buono commette un errore piuttosto grossolano: confonde l'amante con l'amato. E' l'amato ad essere bello, non l'amante: ma Amore è nell'amante, non nell'amato. Non è vero, perciò, che l'amante è superiore all'amato, come affermava Fedro, ma è vero esattamente il contrario. Mappa concettuale Confutazione dei discorsi precedenti Socrate afferma che gli altri oratori non cercano la verità sull’amore. L’amore ha un oggetto “amore è dunque, in primo luogo, amore di qualcosa, in secondo luogo amore di ciò di cui sente difetto?” Amore è amore di bellezza e quindi non la possiede. Il discorso di Diotima Non necessariamente ciò che non è bello e buono è brutto e cattivo: l'amore si trova appunto in questa situazione intermedia. Esso non può certo essere un dio, dal momento che non è né bello né buono; e tuttavia non è neppure un mortale: anche in questo caso è qualcosa di intermedio. Egli è infatti un demone messaggero, un intermediario fra gli uomini e gli dèi. Poiché gli dèi sono detentori di sapienza non hanno bisogno di filosofare, per lo stesso motivo gli uomini essendo ignoranti non hanno la facoltà di farlo. L’unico che può filosofeggiare è Eros che si trova in uno stato intermedio tra il mondo terreno e quello divino. L’amore non è l’amato, ma l’amante. “L’oggetto dell’amore è ciò che è veramente bello e soave e perfetto e beato”. Solo chi giunge all’amore ricercandolo può essere detto amante. “L’amore è tendenza al possesso perpetuo del bene”. Amore non è amore del bello ma della procreazione nel bello. La procreazione è cosa divina ed è ciò che rende immortale la vita. L’anima è immortale in quanto se non fosse tale non sarebbe possibile amare. La giustizia è la suprema forma di saggezza. La bellezza è eterna e immutabile, è in sé e per sé, l’entità suprema. Confronto dei concetti platonici con quelli moderni Amore Di solito si intende la parola amore in un'accezione restrittiva, come se riguardasse solo l'amore per le belle persone; anche questo è un errore: in realtà tutti amano. Si è detto, infatti, di che cosa è desiderio l'amore: del bello. Ma non si è detto che cosa desidera l'amante rispetto al bello: egli desidera che diventi suo. E non si è detto perché lo desidera: lo desidera per essere felice, il che significa che è bene per lui. Ebbene, il desiderio di bene e di felicità è comune assolutamente a tutti gli uomini: dunque tutti amano. Semplicemente, è diverso l'oggetto del loro amore, ossia ciò in cui identificano il loro bene: alcuni, invece di orientarsi verso le persone, si orientano vero l'arte, la politica, il guadagno; ma, qualsiasi cosa ritengano bene, desiderano possederla per sempre. In conclusione, la prima definizione dell'amore è questa: Amore è desiderio di possedere il bene per sempre!! Tale definizione può tuttavia essere ulteriormente precisata. L'azione mediante la quale si manifesta l'amore è la procreazione: chiunque ami, infatti, e qualsiasi cosa ami, è pregno, e come tale desidera procreare, com'è evidente nel rapporto tra uomo e donna. La procreazione è cosa immortale in un essere mortale, e come tale è di natura divina: proprio per questo è impossibile procreare nel brutto, perché ciò che è brutto e disarmonico ripugna alla natura divina. La bellezza è dunque indispensabile per la procreazione. Ne consegue una seconda definizione dell'amore: Amore è desiderio di procreare nel bello Ma poiché, come si è detto, la procreazione è una forma di immortalità, ecco una terza e più precisa definizione: Amore è desiderio di immortalità Se è vero che non esiste altro mezzo di immortalità, per un essere umano, che la procreazione, occorre però precisare che generazione non è solo quella del corpo: esiste infatti anche una generazione dell'anima. Vi sono persone che sono pregne non fisicamente, bensì spiritualmente: il loro amore le porta a generare arte, pensiero, politica. Ma per questo tipo di persona è necessaria una vera e propria iniziazione ai misteri di Amore, senza la quale egli non sarà in grado di chiarire a se stesso le proprie esigenze. Eros Per eros odiernamente si intende un impulso d’amore, culminante nell’istinto sessuale. Nella psicoanalisi freudiana, l’istinto di vita, di autoconservazione. Invece nella filosofia platonica l’amore spiritualizzato è considerato come impulso verso il bene supremo. “L’amore è tendenza al possesso perpetuo del bene”.