5th European Innovation Summit

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5th European Innovation Summit
TITOLO
5th European Innovation Summit
LUOGO E DATA
30 Settembre - 2 Ottobre 2013
Parlamento Europeo
Rue Wiertz 60, 1047 Bruxelles
ORGANIZZATORE
Knowledge4Innovation (K4I)
RELAZIONE
Knowledge4Innovation (K4I) ha tenuto il quinto Summit europeo sull'innovazione, il quale si è
incentrato sulla realizzazione di nuovi strumenti e nuove politiche, cercando di identificare i
rimanenti ostacoli all'innovazione e di capire come possono essere superati al fine di rendere
l'Europa la principale economia dell'innovazione. È noto dove attualmente si trova l'Europa
nella gerarchia del potere dell'innovazione a livello globale. Ed è anche noto che il livello del
potenziale d’innovazione in Europa è estremamente elevato e che molte scoperte importanti
vengono fatte nei laboratori europei. Tuttavia, ciò in cui l'Europa ha certamente fallito fino ad
ora, è di portare l'innovazione al mercato in modo efficiente. Il potenziale d’innovazione
dell'Europa è stato minato dal suo ambiente notoriamente troppo regolamentato.
Le tre giornate si sono aperte con il simposio annuale del Joint Institute for Innovation Policy
(JIIP), in cui si è discusso di politiche per l’innovazione viste dal lato della domanda. Il
professore di strategia d’impresa e innovazione dell’Università di Manchester, Jakob Edler,
ha innanzitutto esposto la teoria della politica della domanda in questo ambito: si tratta di un
segnale per il mercato di acquisire un nuovo prodotto/servizio sulla base di una necessità per
un certo prezzo; o di ogni azione pubblica con il fine di stimolare l'innovazione e/o accelerare
la diffusione di quest’ultima attraverso l'aumento della domanda e la definizione di nuovi
requisiti funzionali.
Vi sono diversi modi in cui la domanda può incoraggiare l’innovazione: la richiesta di nuovi
prodotti e servizi può esserne la causa scatenante; la domanda può essere di risposta a
innovazioni esistenti e quindi si parla di assorbire, adottare, usare e accettare queste
innovazioni; il ruolo dell’utente diventa di co-produzione dell’innovazione.
Lo Stato dovrebbe assumersi un incarico principale, nell’essere da supporto ai fallimenti del
mercato e del sistema che ostacolo l’ingresso dei nuovi prodotti e servizi e la loro diffusione,
nel rispondere alle esigenze del settore pubblico (curando il rapporto qualità-prezzo, dando
obiettivi a lungo termine), e nel sostegno all’industria, alla crescita e allo sfruttamento delle
risorse locali.
Successivamente diversi casi pratici interessanti sono stati presentati dai rappresentanti delle
organizzazioni JIIP e dell’industria:
- Robert Meijer, docente all’Università di Amsterdam e advisor della TNO, ha discusso il
caso della diga intelligente: nel 2007 hanno fondato la Stichting IJkdijk, un organismo
innovativo di controllo delle dighe per l’ispezione e le prove basato su un sistema di
sensori. Questo programma di sviluppo durerà fino alla fine del 2014, e una volta
completato, le aziende private di tecnologia dei sensori dovrebbero essere in grado di
fornire sistemi completamente convalidati per le autorità di gestione delle acque e per
tutti i tipi di diga;
- Mehrdad Mahdjoubi, fondatore e amministratore delegato di Orbital System (Svezia),
ha divulgato il caso della purificazione dell’acqua: si tratta dell’ orbital shower,
un’invenzione che permette di pulire e riciclare l’acqua, di risparmiare a livello di costi e
di energia. Per la commercializzazione dei loro prodotti, ha riferito che guardano ai vari
settori, ma che non iniziano quasi mai da quello pubblico perché richiederebbe troppo
tempo; ha suggerito la necessità di trovare un nuovo modo di approvvigionamento e
-
una nuova capacità d’innovazione nel settore pubblico, appunto;
Ville Valovirta, customer manager di VTT (Centro di Ricerca Tecnica, Finlandia), ha
presentato una progetto che di per sè non era fallimentare, ma che non è riuscito: un
sistema logistico per la raccolta dei rifiuti a Helsinki, Finlandia. Quello tradizionale
vedeva l’utilizzo di fogli di lavoro cartacei distribuiti ai conducenti ogni giorno, mentre
l’innovazione del progetto era basata su un vero e proprio sistema di gestione in tempo
reale delle informazioni per la raccolta dei rifiuti basata sulla posizione dei satelliti, sulle
comunicazioni mobili e le IT, che collega la città con gli imprenditori privati e la loro
flotta.
Durante il dibattito tenutosi nel momento della colazione del secondo giorno si è discusso il
tema della società sostenibile, l’attuale principale sfida di tutti i responsabili politici UE e degli
Stati membri: Dušan Lukášik, membro del Centro di studi economici delle energie rinnovabili
e del sistema di distribuzione di Košice, ha riportato i risultati di uno studio condotto nella
Repubblica Slovacca, i quali si distinguono in tre componenti interconnesse per il superamento
della grande sfida.
Il primo esperimento pratico è stato la trasformazione di un edificio amministrativo in una
casa energetica, che dunque riesce ad assicurare il comfort termico, i ricambi d'aria e la giusta
quantità di luce diurna e notturna con un consumo ridotto di energia e, nei casi migliori, con
un consumo di energia fossile pari a zero. Questo dimostra che una corretta selezione delle
tecnologie consente la trasformazione senza sussidi. Il limite sta nell’organizzazione del
mercato dell'energia, che crea barriere economiche e impedisce la concorrenza.
In secondo luogo, lo studio del mercato dell'energia mostra l’importanza del costo sociale
delle emissioni di carbonio utilizzato sotto forma di certificati verdi e imposte sui consumi, i
quali in interrelazione dinamica potrebbero fungere da motore per la trasformazione del
mercato, e al tempo stesso per un contesto di mercato stabile, adatto per gli investimenti a
lungo termine.
Questo studio mostra un’interrelazione tra energia, emissioni di carbonio e il PIL; mentre il
terzo caso esamina quella tra le tecnologie energetiche e delle pensioni future: le
infrastrutture energetiche dovrebbero servire come rendita finanziaria da supporto al sistema
pensionistico trasformato.
Ora, più che mai, “gli europei hanno bisogno dell’industria e l'industria ha bisogno
dell'Europa”. Una delle conferenze è stata dedicata alle infinite possibilità offerte, in
particolare, dall’industria chimica. Le città di domani avranno bisogno di nuovi concetti e
materiali per l’edilizia sostenibile e per la mobilità urbana per affrontare le sfide di efficienza
energetica, salute & sicurezza & comodità, e di riduzione dell’impatto ambientale.
Jos Keurentjes, Direttore alla tecnologia e all’innovazione aperta di Akzo Nobel, ha elencato
le cinque principali aree d’interesse di questa compagnia che unisce fornitori e clienti: prodotti
e processi a basso impatto di carbonio, efficienza energetica, materie prime rinnovabili e
basate sul biologico, sistema ad anello chiuso (rifiuti zero), e prodotti biodegradabili. Con la
ricerca e l’innovazione in questi ambiti, le sfide odierne che si possono superare sono la
riduzione del consumo di energia nelle abitazioni (ne sono due esempi il rivestimento del tetto
in metallo, grazie a cui si può ridurre la temperatura in tutta la casa, e l’utilizzo di pareti
esterne riflettenti), l’efficienza del sistema di trasporti, la realizzazione di materiali e
rivestimenti con proprietà strutturali migliorate grazie a polimeri ibridi nanostrutturati,
l’utilizzo della CO2 come un motore di energia rinnovabile sia per l'industria sia per la vita
quotidiana. La sfida che rimane per il futuro è la biomimetica.
Gabriele Centi, professore di chimica industriale all’Università di Messina, ha esposto lo
studio che si sta facendo per utilizzare la biomassa (di scarto) e la materia prima del PPR-C
(polipropilene random copolymer) né come un rifiuto né come un inquinante, bensì come una
valida risorsa di carbonio con lo scopo di produrre materiale grezzo per le industrie chimiche,
prodotti chimici raffinati e specializzati, CO2 di alto valore e polimeri controllati.
Nella sua visione del 2050, ci potrebbero essere foglie artificiali di CO2 in grado di fornire
un’energia diffusa sia per gli edifici e le città sostenibili, sia per la mobilità e l’industria.
Uno dei seguenti incontri si è diretto sul gap, ancora molto ampio, che separa la ricerca dal
mercato e che dovrebbe garantire che le invenzioni tecnologiche raggiungano e siano
accettate dalla società europea: non è una questione solamente monetaria, ma un ruolo
fondamentale per l’innovazione è svolto anche dal quadro politico e normativo. Strategie
realistiche, politiche appropriate, modelli di business innovativi, spirito imprenditoriale,
politiche di approvvigionamento, standard, permessi, consapevolezza e percezioni sociali sono
tutti elementi che possono aprire la via o al contrario soffocare lo sfruttamento del potenziale,
imponente e in continua crescita, delle nuove tecnologie.
Dirk Pilat, vice direttore di OCSE, ha lasciato tre messaggi alla politica europea
d’innovazione:
- non sopravvalutare i risultati attesi da detrazioni fiscali alla R&S; è anzi importante un
supporto diretto ben progettato;
- dare spazio alla sperimentazione dell’innovazione alle giovani imprese;
- fissare dei parametri, una scala per l’innovazione, tenendo conto che una chiave può
essere data dal completamento del mercato interno (closing loops).
Karen Bartleson, presidentessa di IEEE SA, ha invece centrato il suo intervento
sull’importanza degli standard: essi sono un modello per l’innovazione di oggi che permetterà
ai ricercatori di domani di non doverli ritrovare o reinventare, e consentono di aprire nuovi
mercati e di sviluppare i prodotti più velocemente.
Alla conferenza dal titolo “PMI in Europa: massimizzando il loro potenziale innovativo” si è
discusso dei modi in cui l'Europa sosterrà le PMI a livello regionale, nazionale ed
internazionale; sia a livello finanziario, sia come servizio di consulenza, sia al fine di trovare
strategie efficaci per collegare il mondo della ricerca alle PMI.
Anne Glover, la principale consigliera scientifica del presidente della Commissione Europea,
ha sottolineato come molte piccole e medie imprese iniziano con un’idea innovativa ma poi
spesso non riescono a permettersi la spesa nel campo dell’R&S, troppo elevata rispetto ai loro
fatturati. Un punto su cui si è centrata è l’importanza fondamentale di creare un contatto tra
le PMI e gli scientifici (locali e regionali) poiché c’è bisogno di un cambiamento culturale:
bisogna fare in modo che gli uomini delle scienze pensino come imprenditori e, viceversa, che
le PMI pensino in maniera scientifica.
Giorgio Anania, capo dell’ufficio esecutivo di Aledia, ha espresso quelli che sono i requisiti
essenziali per stimolare le PMI tecnologiche europee: servono ecosistemi geograficamente
mirati e leggi di mercato del lavoro flessibili (mancanza che sta uccidendo la tecnologia);
occorre semplificare le manovre amministrative, fornire incentivi in caso di successo, e
puntare sull’educazione e su modelli di ruolo da cui imparare.
Alexandre Feray, capo dell’ufficio esecutivo di Openairlines, ha parlato in particolare
dell’iniziativa tecnologica congiunta Clean Sky, nata nel 2008 dal raggruppamento di 86
organizzazioni di 16 Paesi, di cui 54 imprese (20 PMI), 15 centri di ricerca e 17 università.
Questo programma, che fa riferimento al settore aeronautico, si è posto come obiettivi la
riduzione, entro il 2020, del 50% delle emissioni di CO2, dell’80% delle emissioni di NOx, del
50% l’inquinamento acustico; e l’introduzione al tempo stesso di un ciclo di vita ecologico dei
prodotti, che prenda in considerazione tutte le fasi del ciclo di vita (progettazione,
fabbricazione, manutenzione ed eliminazione/riciclaggio). L'iniziativa intende accelerare lo
sviluppo di tecnologie innovative per dare vita ad una nuova generazione di "aeromobili
ecologici".
Un’altra sessione è stata dedicata alle potenzialità del Cloud Computing (CC) in Europa.
Quello dei CC (o nuvole informatiche) è uno degli sviluppi discussi più controversi degli ultimi
anni. Le opportunità offerte dall’utilizzo su richiesta di potenti risorse di calcolo tramite il web
sono considerate come un possibile driver per la crescita dell'economia europea, oltre che per
il risparmio sui costi e il miglioramento in termini di produttività e mobilità che producono.
Tuttavia, ci sono anche critici che sostengono che il Cloud Computing porta troppi rischi
economici, sociali e tecnici.
Sono considerati CC per i consumatori programmi come Facebook, Skype, Microsoft e Google;
mentre sono considerati CC per le imprese Microsoft Azure, Office 365 o Google Apps.
Una rappresentante dell’ANEC, Chiara Giovannini, ha reso evidente che alla proposta della
Commissione sulle CC sono stati presentati 4000 emendamenti e che, considerando le lunghe
tempistiche, probabilmente se ne riparlerà nella prossima legislazione.
Il centro del suo discorso si è poi focalizzato sul bisogno di trovare e mantenere un equilibrio
tra la tutela dei dati e l’educazione dei giovani. Se si pensa che i giovanissimi di oggi imparano
a scaricare applicazioni per il telefono prima che a scrivere, è chiaro quanto sia essenziale
educarli per proteggerli.
Jorge Gasos, DG Connect, ha illustrato le azioni chiave della strategia CC dell’UE: i benefici
che si potrebbero ottenere dall’adozione su larga scala di CC fino al 2020 sono un aumento del
PIL europeo e dell’occupazione; più di 900 miliardi di euro per il primo e di 3,8 milioni di posti
di lavoro. Le barriere a quest’adozione sono invece date dalla frammentazione del mercato,
dalla mancanza di trasparenza e dalle preoccupazioni in materia di sicurezza.
Per quanto riguarda i prossimi passi da fare, ci saranno sessioni plenarie e incontri di
discussione con i gruppi di lavoro sulle CC il 14 ottobre e il 14-15 novembre.
La cerimonia di chiusura ha visto le dichiarazioni di cinque Calls for Action, ovvero inviti che
sollecitano a prendere azioni al fine di svegliare l’Europa:
1) bisogna mantenere i nuovi strumenti e le nuove politiche ampiamente accettati ed
apprezzati (2014-2020) a sostegno dell’innovazione;
2) occorre costruire una cultura ‘intrinsecamente veloce’, ‘tollerante al rischio’ e dal ‘capitale
rapido’ per attraversare la ‘valle della morte’ che esiste tra la ricerca e il mercato: troppo
spesso, le grandi idee di scienziati europei muoiono prima della loro attuazione da parte
dell'industria;
3) bisogna creare un ambiente politico prevedibile e incorporare l'innovazione come principio
in tutte le misure e decisioni;
4) occorre impegnarsi in un pensiero comune e ad agire in tutti i settori e lungo la catena del
valore;
5) è necessario un cambiamento di mentalità profonda a tutti i livelli: di aziende,
amministrazioni e cittadini.
Lambert Van Nistelrooy (PPE), presidente del consiglio di amministrazione K4I, membro del
Parlamento europeo, ha chiarito che tutti gli strumenti politici dell'UE, quali Horizon 2020 o i
fondi regionali dell'UE, sono attualmente nella fase finale e che il principio della
specializzazione intelligente (Smart Specialisation) è già concordato. Il quadro finanziario
pluriennale 2014-2020 è stato deciso e il denaro è disponibile. Da ora spetta ai governi degli
Stati membri e alle regioni agire, al fine di realizzare innovazione, competitività e
occupazione.
Janez Potočnik, commissario europeo per l’Ambiente, ha chiesto quattro azioni per
promuovere un'economia circolare incentrata sull'efficienza delle risorse: è necessario
costruire una visione condivisa delle sfide di eco-innovazione; sviluppare obiettivi e traguardi
condivisi; misurare il progresso verso questa visione e questi obiettivi; affrontare gli ostacoli
all'innovazione in modo concreto.
Günther H. Oettinger, commissario europeo per l’Energia, ha ricordato che non si tratta solo
di finanziamenti per la ricerca, o di sviluppo della tecnologia, ma si tratta di sviluppare una
politica integrata che va dalla ricerca di base al mercato.
Jerzy Buzek, vice presidente del forum K4I ed ex presidente del Parlamento europeo, ha
sottolineato il bisogno di rilanciare l'economia europea dal letargo innovativo, e ha suggerito
quattro step da cui partire: ci si deve concentrare sulle tecnologie abilitanti fondamentali, è
necessario rafforzare il ruolo delle imprese nella definizione di ‘ricerca’ dell'UE, creare un
partenariato europeo per l'innovazione nel settore dei trasporti, e utilizzare il potenziale dei
giovani europei.
Su quest’ultimo tema è intervenuto anche il dottor Burton Lee, docente della facoltà di
ingegneria di Stanford, affermando che gli studenti europei sono in gran parte svincolati e non
coinvolti dal programma d’innovazione. Esistono modelli eccellenti in Finlandia e nel Regno
Unito dove gli studenti a cui è stata data questa possibilità hanno formato i propri club di
imprenditorialità, i quali sono diventati giocatori importanti negli ecosistemi innovativi della
propria nazione.
LINK
http://www.knowledge4innovation.eu/5th-european-innovation-summit-2013.
Eseguito da:
Camilla Paruolo
UNIONCAMERE DEL VENETO
Delegazione di Bruxelles
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Tel. +32 2 5510491
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