Il romanico

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Il romanico
L’arte Romanica
L’arte Romanica si sviluppa in Europa tra l’XI e il XII secolo. Il termine «romanico» è stato coniato da
studiosi francesi dell’ottocento per istituire un parallelo fra l’arte di questi secoli e le lingue neolatine o
«romanze», eredi della grande tradizione romana. Fino adesso l’arte aveva assunto caratteri astratti, ora
invece si rimanda a quell’arte che aveva avuto origine a Roma. Gli anni dove si colloca quest’arte sono un
generale periodo di crisi, sono presenti una crisi economica imponente, lotte efferate tra impero e papato.
L’area di diffusione dell’arte romanica si estende tuttavia, oltre che nei territori unificati dall’impero
romano, anche nelle regioni germaniche, scandinave e slave. L’anno di svolta per questa nuova corrente
artistica coincide con l’anno mille nel quale ci fu una rinascita delle città. Tutti coloro che si erano rifugiati
nelle campagne ritornarono in città, ciò provocherà oltre che una rinascita edilizia una economica. Poiché il
potere economico coincide con quello politico, le città, ormai ricche, tendono, dopo il Mille, a gestirsi
autonomamente, staccandosi dall’autorità, centrale e lontana dall’impero. E la nascita, nell’Italia centrosettentrionale, del comune, un’entità politica autosufficiente, che si costituisce come «città-stato»,
circondata da un territorio extraurbano più o meno esteso, quasi come l’antica polis greca. In coincidenza
con il sorgere delle autonomie comunali, nascono le prime università; anch’esse sono organizzazioni
autonome, che trasmettono il sapere al di fuori dei monasteri, laicamente, a studenti provenienti da ogni
parte. È una circolarità culturale che assicura unità, permettendo di conoscere ciò che si fa altrove, mentre
aiuta a formare le coscienze e ad acquistare consapevolezza di se stessi. Poiché esistevano profonde
differenze costituzionali nella politica delle varie zone italiane, a volte perfino fra le singole città, nell’esame
dell’arte romanica in Italia dovremo seguirne le varietà regionali, cercando di individuare le cause storiche e
culturali che ne determinano le differenze, pur in un linguaggio fondamentalmente unitario. In questo
periodo e anche importante la religiosità, il lavoro ora è l’unico mezzo con il quale è possibile raggiungere la
salvezza. Un artigiano che utilizza un materiale povero e lavorandolo lo rende prezioso in un certo modo
continua l’opera di Dio durante la creazione. Ed è per questo che la ripresa dell’attività edilizia dei secoli XI
e XII interessò sia le costruzioni a carattere religioso sia quelle a carattere laico. Ci è pervenuta una
testimonianza di un monaco Rodolfo il Glabro che diceva : “L’ Europa sembra coperta da un bianco
mantello”.
La città romanica si sviluppa, per lo più, nello stesso luogo ove già esisteva il centro abitato romano. Ne
ricalca il tracciato ortogonale, pur con le inevitabili alterazioni prodotte dal fatto che gli edifici affondavano
le fondamenta nei livelli di distruzione delle case preesistenti. Maggior irregolarità potevano assumere i
tracciati viari che si delineavano ex novo nei quartieri sovrapposti ad aree libere in antico (Fori, arene di
anfiteatri, spazi inedificati perché adibiti a giardini o ortaglie): Un esempio sono Piazza Navona che in
precedenza era il Circo Massimo e Spacca Napoli un antico decumano romano.
Le case iniziano a svilupparsi in altezza grazie all’utilizzo di volte a crociera: spesso presentano piani rialzati
che poggiano su mensole aggettanti per guadagnare spazio a livello della strada. Le aree edificabili
disponibili sono infatti limitate, perché contenute entro la cerchia delle mura. Questa viene abbattuta e
ricostruita con maggiore ampiezza tutte le volte che le esigenze di una popolazione e di un abitato in
continua crescita lo richiedono.
Le torri di difesa
Nelle città comunali, spesso travagliate da lotte tra fazioni opposte, tutte le famiglie in vista disponevano di
una torre di difesa che poteva collegarsi alla torre vicina di una famiglia della stessa fazione politica grazie a
un ponte di legno. In tal modo in caso di scontri interni, intere zone della città venivano isolate. Le torri
erano numerose: a Bologna ve ne erano 180, a Pavia 100 e a Firenze 150. Anche le mura di cinta erano
munite di torri di difesa perlopiù a pianta quadrangolare, aperte verso l’interno; disponevano inoltre di una
fortezza detta “cassero” avente la funzione di ultimo baluardo, e erano coronate da una serie continua di
merli, alle spalle dei quali correva un ballatoio (corridoio sporgente) da dove i difensori lanciavano proiettili
contro gli avversari.
La chiesa e il palazzo comunale
Un edificio d’importanza fondamentale nella città medievale era la chiesa, soprattutto se cattedrale e
quindi sede di un vescovo. Essa era al contempo la casa di Dio e il luogo dove si discutevano gli affari
pubblici, come in un parlamento: è così che il quadriportico della basilica, un tempo riservato ai
catecumeni, muta la propria funzione, divenendo punto di riunione dove i cittadini discutono dei problemi
della città. La chiesa è dunque l’edificio che sintetizza in sé la vita civile e religiosa. Inoltre nelle chiese
romaniche si passa dai tetti in legno a quelli in pietra costituiti da volte a crociera. La suddivisione di queste
chiese si basa su un rapporto 1:2 infatti la navata centrale risulta essere doppia rispetto a quelle laterali. Le
navate sono divise in campate quadrate, coperte da volte a crociera che scaricano il loro peso su un sistema
alternato di sostegni costituiti da piloni. Inoltre per evitare il cedimento delle pareti perimetrale che hanno
funzione di sostegno vengono utilizzati dei contrafforti. La chiesa romanica e buia perché dotata di
pochissime finestre di ridotte dimensioni a causa della funzione portante di muri esteri, ciò sta ad indicare il
peccato.
Simbolo dell’architettura civile nell’età dei comuni è il palazzo comunale, la “casa della comunità”, luogo
d’espressione di un’entità collettiva. In Lombardia essa assunse il nome di “broletto” (da brolo: area
pubblica alberata). Al pian terreno c’era un loggiato a volte unico, altre sviluppato in tre o quattro ali
sviluppate attorno a un portile centrale, sotto il quale si raccoglievano i cittadini, si teneva il mercato e si
amministrava la giustizia. Al piano superiore si trovava un’unica sala per le assemblee. Tali spazi erano
studiati per consentire il continuo ed indisturbato lavoro dei mercanti, degli amministratori e dei giudici.
Broletti importanti sono a Milano, Brescia, Monza e Como. Nei comuni dell’Italia centrale i palazzi comunali
ebbero più frequentemente la pianta rettangolare o a tre o quattro ali attorno ad un cortile, ma senza
loggiato al pian terreno.
Le case private
Non restano molte testimonianze integrali di come fossero le case private nelle città medievali. A Firenze
esistono ancora alcuni esempi di case-torri, ossia abitazioni fortificate. Nel Lazio e nelle zone limitrofe
sopravvivono alcuni edifici che si caratterizzano per l’ampio balcone e il “profferlo” (la scalinata esterna
posta parallelamente alla facciata). Ad Ascoli Piceno esiste ancora una casa, erroneamente definita
longobarda, perché una dei migliori esempi di edilizia romanica: chiusa come una fortezza è dotata di
piccole finestre bifore poste solo all’ultimo piano. Un discorso del tutto diverso va fatto per l’architettura di
Venezia, città che sorge su un terreno vacillante e che si deve costantemente difendere da pericoli di
alluvioni, di insabbiamenti e di maree. Per ragioni geografiche, storiche e politiche, qui la casa si apre verso
l’esterno in un continuo scambio di pubblico e privato. Le facciate si ornano sempre più spesso di marmi e
si alleggeriscono mediante finestre arcuate, collocate una accanto all’altra e sovrapposte. Quella che si va
creando è una tipologia architettonica che rimarrà caratteristica di Venezia anche nei secoli successivi:
dopo aver lasciato l’imbarcazione nel canale si accede all’edificio salendo alcuni gradini e oltrepassando una
serie di arcate, dalle quali si passa in un atrio che occupa tutto il pino terreno in profondità; al di sopra di
esso si trova una sala di pari misura, intorno alla quale si dispongono gli ambienti della casa. Le ragioni di
piante così svuotate al pian terreno e articolate da esili tramezzature interne ai piani superiori, sono
spiegabili con la necessità di non gravarle sulle fondamenta costituite da centinaia di pali di larice conficcati
nel suolo sabbioso di isole sott’acqua.