Gentile Dottore/Dottoressa, Le scriviamo questa lettera per
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Gentile Dottore/Dottoressa, Le scriviamo questa lettera per
Gentile Dottore/Dottoressa, Le scriviamo questa lettera per informarLa su alcuni aspetti che riguardano le applicazioni cliniche ed il profilo di tollerabilità delle statine o inibitori della HMG CoA redattasi alla luce della recente vicenda riguardante il ritiro dal commercio della cerivastatina a causa di un’aumentata incidenza di reazioni avverse muscolo-scheletriche. Le indicazioni delle statine Ricorderà certamente che le statine attualmente in commercio in Italia (atorvastatina, fluvastatina, pravastatina, simvastatina) sono indicate per la terapia dell’ipercolesterolemia quando la risposta a modificazioni dello stile di vita (in particolare l’adozione di una sana alimentazione e l’aumento dell’attività fisica) e ad altre misure non farmacologiche è inadeguata. Questi farmaci sono dispensati in regime di rimborsabilità (Classe A) limitatamente alle indicazioni come descritte dalla Nota 13, cioè “dislipidemie familiari e ipercolesterolemia non corretta dalla sola dieta in soggetti a rischio elevato di un primo evento cardiovascolare maggiore ed in pazienti con cardiopatia ischemica”. A questo proposito, Le rammentiamo i livelli di LDL in corrispondenza dei quali è necessario considerare l’applicazione di una terapia farmacologia secondo le linee guida riportate ne I Farmaci del Servizio Sanitario Nazionale 1, 613-615, 2001 (distribuito a tutti i medici): - in soggetti con rischio > 20%: ≥ 115 mg/dL; - in pazienti con cardiopatia ischemica con elevato rischio di infarto: >100 mg/dL; - in pazienti con cardiopatia ischemica con basso rischio di infarto: >130 mg/dL. Le ricordiamo che per le statine non risultano approvate indicazioni che riguardano patologie diverse da quelle sopra descritte. La Commissione Unica del Farmaco ha recentemente ribadito che tutte le statine presentano efficacia equivalente nel trattamento della ipercolesterolemia, non considerata come tale, ma nel contesto di un profilo di rischio cardiovascolare globale. Il medico sceglierà il principio attivo secondo le caratteristiche cliniche del singolo paziente ed in base ai dati che provengono dagli studi clinici controllati, già riportati nelle motivazioni della stessa Nota 13. I risultati di questi studi dimostrano effetti favorevoli nella riduzione di mortalità o di eventi cardiovascolari maggiori (come l’infarto del miocardio) con un abbassamento della colesterolemia di circa il 20-30%. Non è certo che un ulteriore abbassamento della colesterolemia possa determinare effetti clinici più favorevoli. Il rapporto beneficio/rischio delle statine Il ritiro dal commercio della cerivastatina per il riscontro di fenomeni di tossicità a carico della muscolatura striata ha posto l’interrogativo se tale problema sia condiviso anche dalle altre statine, in modo tale da comprometterne il rapporto beneficio/rischio. Allo stato attuale delle nostre conoscenze va ribadito come le statine presentano un rapporto beneficio/rischio ampiamente favorevole. La più recente revisione sistematica dei dati disponibili fa riferimento a 36 studi clinici controllati (The Annals of Pharmacotherapy 35, 908-917, 2001) Il beneficio atteso si può stimare in termini di 50-150 eventi cardiovascolari maggiori evitabili per ogni 1000 pazienti trattati per 5 anni, mentre il rischio generale di miopatie (non necessariamente legate a rabdomiolisi) si colloca invece tra 0,7 e 5,4 per mille pazienti trattati per 5 anni. Altri farmaci ipocolesterolemizzanti (come il gemfibrozil ed altri fibrati, le resine a scambio ionico, la niacina) presentano un’incidenza analoga di reazioni avverse di questo tipo. I principali fattori di rischio per la comparsa di reazioni avverse da statine sono rappresentati dalla dose, l’età del paziente, l’associazione con altri farmaci, la concomitante presenza di altre patologie. Le reazioni avverse provocate dalle statine, in particolare quelle a carico del muscolo striato, sono dose-dipendenti. In generale, una riduzione della colesterolemia del 20-30% si può ottenere con dosi tra 10 e 40 mg/die per le varie statine attualmente in commercio. A fronte di un possibile aumento delle reazioni avverse, non è certo quale possa essere il beneficio aggiuntivo di dosi più elevate. Allo stato attuale delle nostre conoscenze, solo nelle ipercolesterolemie familiari sembra ragionevole aumentare ulteriormente la posologia di questi farmaci. Questi casi, per altro rari, devono essere seguiti molto attentamente così da evidenziare precocemente la eventuale comparsa di reazioni avverse. Gli studi clinici di popolazione hanno escluso per protocollo i pazienti con età superiore ai 75 anni: ciò comporta l’assenza di informazioni affidabili per i soggetti ultrasettantacinquenni. La prescrizione di statine in questi casi dovrebbe implicare una valutazione scrupolosa del profilo di rischio e un monitoraggio attento delle possibili reazioni avverse. La miotossicità (mialgia, miosite, miopatia, rabdomiolisi), dipendente dall’associazione di statine con fibrati o con altri farmaci (come eritromicina, itraconazolo, ciclosporina), è ben documentata. In particolare, l’incidenza di miopatia indotta dall’associazione statine-fibrati può raggiungere valori più alti in pazienti con fattori predisponenti (Drug Safety 22, 441-457, 2000). Pertanto, la terapia combinata di statine e fibrati deve essere adottata con molta cautela e dopo un’attenta analisi del rapporto beneficio-rischio. In ogni caso, presunte differenze tra le varie statine nell’interazione con i sistemi enzimatici del fegato non giustificano diversi profili di tollerabilità. Farmaci che più raramente possono ridurre la tollerabilità delle statine sono quelle sostanze che esercitano potenziali effetti miotossici o che comunque sono in grado di aumentare i loro livelli plasmatici. L’esercizio fisico strenuo e la sudorazione profusa possono pure favorire la comparsa di reazioni avverse. E’ estremamente importante rendere edotto il paziente sulla nozione di rapporto beneficiorischio. Egli deve sapere che tale rapporto per le statine è ampiamente favorevole, ma deve conoscere i rischi ed i segni premonitori della miotossicità da statine. Il medico deve vigilare attentamente sull’insorgenza di tali segni e le possibili complicazioni come l’insufficienza renale acuta da rabdomiolisi, formulando un sospetto clinico quando il paziente lamenta debolezza e dolori muscolari non dipendenti da altre cause, soprattutto se accompagnati da altri sintomi di tipo influenzale e urine scure. Oltre il periodico controllo delle transaminasi, i pazienti che riportano sintomi di questo genere devono eseguire un dosaggio della creatina fosfochinasi (CPK). La sospensione della terapia e l’esecuzione di indagini approfondite sulla funzionalità renale possono essere applicate in caso di aumento sostenuto di CPK (valutabile tra 3 e 5 volte i valori normali) se accompagnato ad altri segni di miotossicità. In questi casi, le alterazioni bioumorali si risolvono dopo la sospensione dei farmaci. In conclusione, le statine rimangono farmaci importanti per molti pazienti essendo in grado di ridurre in modo rilevante la morbilità e la mortalità cardiovascolare. Il rischio di reazioni avverse (inclusa la miotossicità) non deve spingere il medico a non utilizzare o sospendere un trattamento potenzialmente utile se impiegato in modo appropriato. I pazienti che ne hanno l’indicazione e che erano in trattamento con cerivastatina, possono continuare la terapia ipocolesterolemizzante con un’altra statina.