Clos de Tart Grand Cru 2007
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Clos de Tart Grand Cru 2007
Divinis® Bar à Vins è lieto di aprire “IL LIBRO DEI SOGNI…” Martedì 27/11/2012 La Borgogna Comune per Comune: Morey-Saint-Denis e i suoi Clos Clos Saint Denis Grand Cru Très Vieilles Vignes 2006 Domaine Ponsot ~ Morey-Saint-Denis (F) Clos Saint Denis Grand Cru A.O.C. ~ Pinot Noir ~ 13,5° ~ Euro 400,00 Clos de Tart Grand Cru 2007 Domaine de Clos de Tart ~ Morey-Saint-Denis (F) Clos de Tart Grand Cru A.O.C. ~ Pinot Noir ~ 14° ~ Euro 410,00 Clos des Lambrays Grand Cru 2008 Domaine des Lambrays ~ Morey-Saint-Denis (F) Clos de Lambrays Grand Cru A.O.C. ~ Pinot Noir ~ 13,5° ~ Euro 160,00 Clos de la Roche Grand Cru 2004 Hubert Lignier ~ Morey-Saint-Denis (F) Clos de la Roche Grand Cru A.O.C. ~ Pinot Noir ~ 13,5° ~ Euro 170,00 Esclusivamente in occasione della serata a chi desidera acquistare i vini per l’asporto, riserviamo uno sconto del 10%. Le nostre iniziative sono dirette a favorire un consumo moderato e consapevole del vino. Qualità e non quantità. Morey-Saint-Denis Anticamente denominato Morey la Montagne, come molti altri comuni di Borgogna, ha legato il proprio nome ad una delle sue vigne più prestigiose, il Clos Saint-Denis, e dal 1927 è diventato Morey-Saint-Denis. Morey-Saint-Denis è, per eccellenza, il villaggio dei “Clos”. Non solo i quattro Grand Cru; Clos Saint-Denis, Clos de la Roche, Clos de Lambrays e Clos de Tart, ma anche un numero considerevole di vigne classificate premier cru. A testimonianza dell’attenzione secolare della qualità delle sue vigne. Il più antico sembra essere il Clos de Tart, acquisito nel 1141 dai monaci Bernardini dell’abbazia di Notre-Dame de Tart le Haut. Il Clos de Lambrays viene già citato nei titoli dell’abbazia di Citeaux nel 1365. La funzione dei Clos era proprio quella di delimitare vigne con una evidente rilevanza qualitativa rispetto alle vigne circostanti, oltre che, ovviamente, delimitarne le proprietà. Schiacciato tra Gevrey-Chambertin e Chambolle-Musigny, nomi altisonanti, ma la qualità dei terroir di Morey-Saint-Denis è testimoniata da una notevole presenza di Grand Cru; ben cinque (oltre ai quattro Clos, anche il Bonnes-Mares, condiviso con il comune di ChambolleMusigny); per un comune così piccolo, un risultato importante. Ugualmente, le restanti vigne presentano un numero notevole di classificazioni premier cru. In una terra dove le “quotazioni” non si regalano, l’evidenza della qualità è sotto gli occhi di tutti. Il carattere è fermo e denso, ma allo stesso tempo di notevole eleganza, senza eccessi. Anche se si può considerare come una terra di transizione tra i vini di Gevrey e quelli di Chambolle, Morey detiene una nota tutta particolare che lo rende apprezzabile in se. Come per altri comuni della Côte d’Or le vigne migliori del comune sono situate allo sbocco di una profonda vallata: ma, contrariamente ai comuni limitrofi, i grand cru sono su tutti e due i lati di questa valle. Questo sembra conferire un ulteriore spunto di diversità ai terroir e ai vini. Clos de la Roche (13,41 ha) Il Clos de la Roche è situato al confine nord del comune e lambisce il comune di GevreyChambertin. I terreni sono magri e poco profondi (massimo 30 cm.), con una forte presenza di roccia madre. Produce i vini più strutturati della zona, con tannini fermi e frutto molto generoso. I vini di questo grand cru hanno bisogno di molto tempo per esprimersi. Clos Saint-Denis (5,99 ha) È la vigna che da il nome al comune. Situata subito a sud del Clos de la Roche, possiede un terreno bruno e calcareo, più profondo e morbido del vicino. La presenza di fosforo, come nello Chambertin, e di argilla, come nel Musigny, ne fanno un curioso “ibrido”. I suoi vini sono più delicati ed eleganti. Clos de Lambrays (7,04 ha) Situato proprio nel cuore del comune, è posizionato sul pendio che sovrasta il centro abitato. È costituito di parcelle eterogenee, con marne nella parte alta e terreni argillocalcarei in basso; il suo fascino sta nell’assemblaggio delle partite migliori. Nonostante la tradizione plurisecolare, ha potuto godere dello status di grand cru solo a partire dal 1981. Clos de Tart (7,51 ha) È situato nella parte sud del comune. È costituito di terreni più omogenei rispetto a Lambrays, anche se l’affioramento roccioso differisce profondamente tra la parte alta e la parte bassa del pendio. È uno dei rari cru di Borgogna, insieme a Lambrays, in cui le vigne sono piantate parallele al pendio con l’intento di contrastare l’erosione del suolo. Questo, tra l’altro impedisce l’utilizzo di macchinari per la lavorazione e costringe ad effettuare tutte le attività di vigna manualmente. I vini, fini ed eleganti, non riescono a nascondere la struttura tannica tipica di Morey-Saint-Denis. La vigne hanno un’età tra i 60 e 100 anni. Domaine Ponsot È William Ponsot che nel 1872 acquista un domaine viticolo e vi si installa a Morey-SaintDenis. Le parcelle più importanti dell’azienda in quel momento sono nel Clos de la Roche e il Clos des Monts-Luisants. Nel tempo l’azienda si ingrandisce con l’acquisizione di altre parcelle, molto spesso situate in vigneti Grand Cru, costituendo un patrimonio, anche se non di dimensioni impressionanti, sicuramente di qualità molto elevata. Dai primi anni ’30 del ‘900 i vini vengono venduti in bottiglia con il nome dell’azienda in tutto il mondo. La filosofia di vinificazione è particolarmente attenta al rispetto del lavoro fatto in vigna. Le uve vengono raccolte quando si ritiene che sia giunta la corretta maturità fenolica. Quindi, dopo la raccolta manuale delle uve, tutte le operazioni sono ridotte al minimo per ottenere il massimo della naturalezza del vino. La maturazione è lunga, circa 24 mesi, e non vengono effettuate filtrazioni. I vini vengono messi in bottiglia senza l’aggiunta di anidride solforosa. Il controllo dell’ossidazione in momenti delicati come l’imbottigliamento è effettuato attraverso l’utilizzo di azoto e anidride carbonica. La parcella del Clos Saint-Denis di proprietà dell’azienda è stata piantata nel 1911, ha una densità di 12000 piante per ettaro e le viti sono allevate a in Cordone Royat. Il sottosuolo di carattere marnoso arricchito di calcare di Premeaux. La vendemmia, manuale, è avvenuta tra il 28 settembre e 3 ottobre 2006. La macerazione è durata 14 giorni, senza aggiunta di lieviti selezionati, enzimi e altri elementi esterni all’uva. Dopo la svinatura, il vino è passato in botti di più passaggi per circa 16 mesi, dove ha svolto la malolattica. Imbottigliato senza filtrazione e senza solforosa. Clos de Lambrays La prima citazione di questa vigna risale al 1365 e si trova nei registri dell’abbazia di Citeaux. Durante le rivoluzione francese la proprietà viene smembrata ed è solo a partire dalla seconda metà dell’800 che si assiste al riaccorpamento delle parcelle. Nonostante il passaggio di classificazione a grand cru all’inizio degli anni ’80 del ‘900, il domaine era in condizioni disastrose a causa della disattenzione della proprietà. Nel 1996 Günter Freund, di Coblenza, ha acquisito il domaine e ha contribuito a ristrutturare sia il vigneto che le cantine, riportando il vino a livelli superiori. Le varie parcelle del Clos vengono selezionate e vinificate separatamente per arrivare all’assemblaggio del “primo vino”. Il resto viene declassato. La macerazione avviene tendenzialmente in presenza dei raspi e ha una durata tra i 15 e 18 giorni. Maturazione in botti rinnovate per il 50% ogni anno per una durata di circa 18 mesi. Imbottigliamento dopo una leggera filtrazione. Clos de Tart A partire dal 1141, data della fondazione del Clos da parte dei monaci dell’abbazia di Tart (dipendenza dell’abbazia di Citeaux), solo altri due proprietari hanno avuto il controllo di questa vigna prestigiosa: dal 1791, dopo la rivoluzione francese, la famiglia Marey-Monges e dal 1932 la famiglia Mommessin, che ne è anche l’attuale proprietaria. All’inizio degli anni ’90 del ‘900 la proprietà ha conferito la direzione del domaine a Sylain Pitiot, con il compito di ammodernare la cantina e di dare un nuovo impulso al vino. Il compito è stato sicuramente raggiunto, anche se (a mio parere) questo progetto ha portato alla preparazione di un vino leggermente sovradimensionato, un po’ troppo in linea con i canoni del gusto internazionale. Ma il mercato ha accolto con favore i cambiamenti e il prezzo del vino è raddoppiato nel giro di pochi anni. La predilezione per la massima maturità delle uve ha portato ad una vendemmia estremamente selezionata, già inoltrata nel mese di settembre, anche in una annata precoce come il 2007. Macerazione con parziale diraspatura e successiva maturazione del vino in botti nuove per 18 mesi. L’imbottigliamento non prevede nessuna filtrazione ed è eseguito manualmente, per gravità, bottiglia per bottiglia. Hubert Lignier Rappresentante della tradizione borgognona, è noto per la struttura, la concentrazione e profondità dei suoi vini. Fin dagli anni ’70 del ‘900, anni bui per la Borgogna, era sostenitore della lotta integrata, del lavoro manuale delle vigne e delle fermentazioni con lieviti indigeni. Tutte pratiche che si sono poi affinate nel tempo. Attualmente, dopo la morte prematura del figlio Romain (che ha portato anche ad uno smembramento della proprietà viticola), è il figlio Laurent a dirigere l’azienda. Lo stile rimane immutato, anche se tra figlio e padre esiste una divergenza sottile nella vinificazione del Pinot Noir: mentre Hubert sostiene che l’estrazione dei pigmenti e dei tannini deve avvenire contestualmente alla fermentazione alcolica, Laurent pratica una preventiva macerazione a freddo per consentire una estrazione ancora più delicata e in eleganza dei tannini. Le uve sono diraspate e poi sottoposte ad una lunga macerazione di 18-20 giorni. Segue una maturazione in botti parzialmente nuove per un periodo che va dai 20 ai 24 mesi per i grand cru. Tutte le lavorazioni in cantina avvengono per gravità. I commenti di Maurizio Landi A volte può sembrare difficile entusiasmarsi per un vino. Le aspettative sono alte, i prezzi altrettanto… e allora tutto sembra già scritto. Poi capita di assaggiare una batteria di vini come questi e l’entusiasmo esplode da se! Non c’è un motivo preciso e le considerazioni a riguardo dei prezzi non cambiano, ma i vini letteralmente “esplodono”! E non resta che arrendersi… Unico rammarico; sono troppo giovani! Il Clos de Lambrays è frutto allo stato puro. Un frutto intenso e teso, sorretto da un’acidità più che corretta e da un tannino presente e delicatissimo. Un vino tutto in eleganza, che ti coglie quasi di sorpresa e distrugge tutte le difese; se ancora ce ne sono! Il Clos de la Roche di Lignier conferma le qualità di questa azienda che, anche se ha attraversato momenti difficili, sa esprimere vini di questa levatura, anche in annate non facili. Un frutto scuro di amarena fa da preambolo a una struttura incredibilmente densa e ferma. L’acidità sorregge bene un equilibrio magico che si lancia in un finale interminabile di nuovo giocato sul frutto, con la presenza di una leggera ruvidità, quasi da nocciolo, sempre di amarena. Ancora più articolato e denso, il Clos Saint-Denis di Ponsot. Un finale, questa volta giocato su un sentore di liquirizia nera, di un’eleganza veramente rara, fa da accompagnamento a un desiderio interminabile di riassaggiare questo vino. Un capolavoro! Peccato che una delle due bottiglie non fosse perfetta e non tutti i partecipanti abbiano potuto godere di questo vino. E neanche che sia facile averne ancora perché in Italia viene commercializzato esclusivamente in casse da 12 bottiglie, contenenti tutti i Grand Cru prodotti dall’azienda. Infine il Clos de Tart. Qui l’entusiasmo si placa un po’: i recenti assaggi questo vino non me lo avevano fatto amare. Inoltre, mi sembra di poter dire che questa annata non è all’altezza delle aspettative di un vino di questa classe e di questo prezzo. Evidentemente la vendemmia, comunque precoce, ha impedito una maturazione corretta dei polifenoli e, probabilmente, per evitare l’effetto “acerbo”, in fase di vinificazione si è ricorso ad una estrazione minimale dei tannini. Con il risultato che il vino sembra quasi svuotato e, dopo un frutto intenso, ma banale, non lascia se non un lontano ricordo di un Grand Cru di questa classe. E di questo prezzo! Capisco che condurre un’azienda di questo livello non sia facile e che anche in annate difficili, che magari costringono anche ad un lavoro più serrato, l’equilibrio dei costi sia difficile da mantenere. Ma un prezzo del genere per un vino di questa portata, mi sembra veramente fuori luogo! Indice di Gradimento dei Partecipanti alla Degustazione Vino 4 Clos de Tart 2007 Produttore Clos de Tart 3 Clos Saint Denis Tres Vieilles Vignes 2006 Ponsot Totale 3 1 3 1 1 1 1 1 3 1 3 1 1 21 1 3 1 2 2 2 2 3 2 2 1 2 4 27 1 Clos de Lambrays Grand Cru 2008 Dom. des Lambrays 2 2 3 4 3 3 3 2 1 3 2 4 3 35 2 Clos de la Roche Grand Cru 2004 Lignier 48 4 4 4 3 4 4 4 4 4 4 4 3 2 Clos de la Roche Clos de Lambrays Clos de Tart Morey-Saint-Denis Immagine tratta da: "Nouvel Atlas des Grands Vignobles de Bourgogne" di Sylvain Pitiot e Pierre Poupon edizioni Collection Pierre Poupon Clos Saint-Denis Morey-Saint-Denis (108 ha) Chardonnay (vini bianchi) Pinot Nero (vini rossi) Gradazione alcolica (vini bianchi): 11 - 14 % Gradazione alcolica (vini rossi): 10,5 - 13,5 % Rendimento massimo (vini bianchi): 45 hl/ha Rendimento massimo (vini rossi): 40 hl/ha Morey-Saint-Denis 1er Cru (44 ha) Grand Cru (41,40 ha) Clos Saint-Denis Clos de la Roche Clos de Lambrays Clos de Tart Bonnes Mares (condiviso con Chambolle-Musigny) Pinot Noir Gradazione alcolica: 11,5 - 14,5 % Rendimento massimo: 35 hl/ha Les Genavrières, Monts Luisants, Les Chaffots, Clos Baulet, Les Blanchards, Les Gruenchers, La Riotte, Les Milandes, Les Faconnières, Clos des Ormes, Aux Charmes, Aux Cheseaux, Les Chenevery, Le Village, Les Sorbès, Clos Sorbè, La Bussière, Les Ruchots, Côte Rôtie Chardonnay (vini bianchi) Pinot Nero (vini rossi) Gradazione alcolica (vini bianchi): 11,5 - 14,5 % Gradazione alcolica (vini rossi): 11 - 14 % Rendimento massimo (vini bianchi): 45 hl/ha Rendimento massimo (vini rossi): 40 hl/ha