Morey-Saint-Denis 2008

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Morey-Saint-Denis 2008
Divinis® Bar à Vins è lieto di proporvi
“DI...VINO, MA NON SOLO…”
Martedì 17/4/2012
La Borgogna comune per comune:
Morey-Saint-Denis
Bonnes Mares Grand Cru 2006
Frédéric Magnien ~ Morey-Saint-Denis (F)
Bonne-Mares Grand Cru A.O.C. ~ Pinot Noir ~ 13,5° ~ Euro 185,00
Clos de la Roche Grand Cru 2006
Domaine Dujac ~ Morey-Saint-Denis (F)
Morey-Saint-Denis A.O.C. ~ Pinot Noir ~ 13,5° ~ Euro 265,00
Morey-Saint-Denis En la Rue De Vergy 2008
Perrot-Minot ~ Morey-Saint-Denis (F)
Morey-Saint-Denis A.O.C. ~ Pinot Noir ~ 13° ~ Euro 84,00
Morey-Saint-Denis 2008
Philippe et Vincent Lécheneaut ~ Nuits-Saint-Georges (F)
Morey-Saint-Denis A.O.C. ~ Pinot Noir ~ 13° ~ Euro 64,00
Morey-Saint-Denis Très Girard 2005
Michel Magnien ~ Morey-Saint-Denis (F)
Morey-Saint-Denis A.O.C. ~ Pinot Noir ~ 13° ~ Euro 45,00
Morey-Saint-Denis 1er cru Clos de la Bussière 2008
Georges Roumier ~ Chambolle-Musigny (F)
Morey-Saint-Denis 1er cru A.O.C. ~ Pinot Noir ~ 13° ~ Euro 110,00
Esclusivamente in occasione della serata a chi desidera acquistare i vini per l’asporto, riserviamo uno sconto del 10%.
Le nostre iniziative sono dirette a favorire un consumo moderato e consapevole del vino. Qualità e non quantità.
Morey-Saint-Denis
Anticamente denominato Morey la Montagne, come molti altri comuni di Borgogna, ha
legato il proprio nome ad una delle sue vigne più prestigiose, il Clos Saint-Denis, e dal 1927
è diventato Morey-Saint-Denis. Morey-Saint-Denis è, per eccellenza, il villaggio dei “Clos”.
Non solo i quattro Grand Cru; Clos Saint-Denis, Clos de la Roche, Clos de Lambrays e Clos
de Tart, ma anche un numero considerevole di vigne classificate premier cru. A
testimonianza dell’attenzione secolare della qualità delle sue vigne. Il più antico sembra
essere il Clos de Tart, acquisito nel 1141 dai monaci Bernardini dell’abbazia di Notre-Dame
de Tart le Haut. Il Clos de Lambrays viene già citato nei titoli dell’abbazia di Citeaux nel
1365. La funzione dei Clos era proprio quella di delimitare vigne con una evidente rilevanza
qualitativa rispetto alle vigne circostanti, oltre che, ovviamente, delimitare le proprietà.
Schiacciato tra Gevrey-Chambertin e Chambolle-Musigny, nomi altisonanti, ma la qualità dei
terroir di Morey-Saint-Denis è testimoniata da una notevole presenza di Grand Cru; ben
cinque (oltre ai quattro Clos, anche il Bonnes-Mares, condiviso con il comune di ChambolleMusigny); per un comune così piccolo, un risultato importante.
Ugualmente, le restanti vigne presentano un numero notevole di classificazioni premier cru.
In una terra dove le “quotazioni” non si regalano, l’evidenza della qualità è sotto gli occhi di
tutti. Il carattere è fermo e denso, ma allo stesso tempo di notevole eleganza, senza eccessi.
Anche se si può considerare come una terra di transizione tra i vini di Gevrey e quelli di
Chambolle, Morey detiene una nota tutta particolare che lo rende apprezzabile in se.
Frédéric Magnien
Frédéric Magnien è un giovane, figlio d’arte, che, come molti giovani vigneron negli ultimi
anni, desideroso di ampliare la propria attività, ma impossibilitato dal prezzo eccessivo delle
vigne, ha deciso di affittare vigneti o di affiancare i proprietari nel lavoro di campagna, per
produrre uve all’altezza delle proprie aspettative. Nell’arco di pochi anni ha già dimostrato
le proprie qualità di selezionatore e di vinificatore attento. Lo stile riporta tratti molto
internazionali, con talvolta eccessi di estrazione, ma vista la giovane età del soggetto, le
evoluzioni sono sempre dietro l’angolo. Parallelamente continua a vinificare anche le uve
provenienti dalle vigne di famiglia, che però riportano ancora la firma del padre Michel.
Dujac
L’attuale proprietà della famiglia Seysses parte dell’acquisizione alla fine degli anni ’60 del
Domaine Marcel Graillet, personaggio importante e storico della denominazione. I primi
anni furono duri, gli originali 4,5 ettari non erano sufficienti a garantire un introito
sufficiente, e la totalità della produzione venne venduta ai commercianti. Ma già a partire
del 1969 iniziarono le acquisizioni, che hanno portato negli anni ai 15 ettari attuali.
Louis Seysses, proprietario dell’azienda, proveniva da esperienze diverse (industria dolciaria)
e fu il figlio Jacques ad entrare nella gestione quotidiana delle vigne (bandito l’uso di
pesticidi, per quei tempi una scelta radicale) e della cantina. Attualmente i figli di Jacques,
Alec e Jeremy, insieme alla moglie Diana (enologa) conducono le attività del Domaine.
Le vigne, tutte inerbite, sono certificate “bio” e non sono infrequenti pratiche biodinamiche.
L’azienda comunque non intende rivendicare la certificazione. La vinificazione avviene con
grappoli interi e l’uso delle barriques nuove è la regola.
Perrot-Minot
La storia del Domaine ha inizio alla metà del 19° secolo, quando il patrimonio viticolo delle
famiglie Sigaut e Morizot viene riunito nelle mani di Léonie Sigaut, vedova di Alexandre
Morizot. È inutile ripercorrere il dedalo di discendenze, ma questo dato iniziale è importante
per capire l’affinità di questa azienda con i terroir tradizionali di Borgogna e con le “vecchie
vigne”. Ed è nel secondo dopoguerra che Marie-France, discendente delle famiglie
fondatrici, sposa Henri Perrot-Minot, con il quale assume il controllo totale della conduzione
dell’azienda proseguendo nella tradizione dell’alta qualità. All’inizio degli anni ’90 il figlio
Christophe entra in azienda e ne prende la direzione. La vinificazione prevede una
selezione durissima delle sole uve migliori, che vengono poi diraspate al 100%.
Premacerazione a freddo per una settimana e conseguente fermentazione alcolica.
Maturazione in barriques (la percentuale di botti nuove varia dalla qualità dei vini) per 12-14
mesi a seconda dell’annata.
Georges Roumier
Nel 1924 Georges Roumier si installa a Chambolle-Musigny prendendo in gestione le vigne
di proprietà della moglie. Me è solo a partire dal 1945 che inizia l’imbottigliamento
sistematico della produzione, che precedentemente veniva venduta ai negozianti.
Nel 1953 inizia alcune acquisizioni di vigneti proprio da “Le Clos de la Bussière” nel
comune di Morey-Saint-Denis (ripiantato agli inizi degli anni ’80), che porteranno agli attuali
quasi 12 ettari. Prima il figlio Jean-Marie e successivamente il nipote Christophe hanno
proseguito la strada intrapresa dal fondatore. Diraspatura parziale dei grappoli e successiva
fermentazione in tini tronco-conici con temperatura controllata. Dopo la fermentazione i vini
passano in barriques con una percentuale variabile di botti nuove, per un periodo variabile
tra i 15 e i 18 mesi.
Philippe et Vincent Lécheneaut
Piccolo Domaine di stampo artigianale che sviluppa una estrema attenzione alla produzione
di vini classici, senza concessioni alle tendenze del momento. Vini non particolarmente
estratti, privi di eccessi di colore, ma densi e soprattutto bisognosi di tempo per esprimere le
migliori caratteristiche dei terroir.
I commenti di Maurizio Landi
A causa di una mia svista (le etichette sono perfettamente identiche, salvo la scritta), invece
del Morey-Saint-Denis di Dujac, abbiamo assaggiato il Clos de la Roche della stessa azienda.
Beh, nell’errore abbiamo potuto beneficiare di un supplemento di struttura ed eleganza.
In diverse occasioni ho avuto modo di esprimere la mia predilezione per i vini di questo
comune ed anche in questo caso non posso che confermare questa mia opinione. Forse
solo un eccesso di gioventù della maggior parte dei vini non mi ha fatto provare lo slancio
emotivo delle migliori serate. O forse questo stile un po’ mediato, privo però della
complessità dei grandi Borgogna, non riesce più a trascinarmi. Eppure i nomi in campo non
avevano certo da invidiare alle migliori degustazioni.
In ordine di servizio; ho apprezzato moltissimo il village di Lécheneaut. Una notevole
precisione aromatica, anche se inizialmente appena appannata, fa da preambolo ad una
struttura gustativa netta ed austera che, col tempo, evolve in una pienezza rustica e senza
concessioni, ma di grande stile. Un vino senza compromessi, ma affascinante e bevibile.
Come ho detto, invece del Morey-Saint-Denis, abbiamo assaggiato il Clos de la Roche di
Dujac. È evidente che la complessità e lo stile di questo Grand Cru non è nemmeno
paragonabile con la maggior parte degli altri vini, eppure un tocco di morbidezza
probabilmente dovuto all’annata, lo ha penalizzato in un contesto di vini generalmente più
aggressivi. Un frutto netto e profondo, accompagnato da un’articolazione gustativa
veramente notevole, portano questo vino molto lontano. Peccato, appunto, per questa
eccessiva morbidezza che lo fa sembrare più “semplice” di quello che effettivamente è.
Il village di Michel Magnien, vinificato dal figlio Friederic, proprio non mi è piaciuto. Un
frutto quasi “sintetico” prelude ad una bella struttura che, però, termina con un finale
dolciastro tipico dei vini costruiti in funzione del mercato. Ognuno è libero di fare quello
che vuole, ma mi sembra proprio un voler sprecare una materia peraltro apprezzabile.
Anche se salto l’ordine di servizio, devo dire che la stessa cosa vale anche per il BonnesMares. Anzi, amplificato da una struttura veramente imponente, in cui il finale dolce stona
ancora in modo più evidente. Niente altro da aggiungere per i vini di questo produttore.
Lo stile elegantissimo di Perrot-Minot è in bella evidenza con un filo di acidità, appena
eccessiva, che vena la struttura di questo village, da una vigna storica dell’azienda. Il confine
con il comune di Chambolle non è lontano e questo forse segna in modo evidente il vino.
Peraltro un esempio di grande stile per la Borgogna, con appena un leggero ammiccamento
agli sguardi d’oltre oceano, ma niente a che vedere con la caramellosità dei vini precedenti.
Altro vino storico, il premier cru di Roumier, da una vigna che ha segnato l’evoluzione
dell’azienda. Pieno, elegante, di una precisione aromatica magistrale, ha lunghezza e
struttura tannica adeguata e, sebbene non indifferente, affascianante. Se amo i vini di
Borgogna è per vini come questo! Peccato che siano così difficili da trovare…
Indice di Gradimento dei Partecipanti alla Degustazione
3
4
2
1
5
6
Vino
Morey-Saint-Denis Très Girard 2005
Morey-Saint-Denis En la Rue De Vergy 2008
Clos de la Roche 2006
Morey-Saint-Denis 2008
Morey-Saint-Denis 1er Cru Clos Bussière 2008
Bonne-Mares Grand Cru 2006
Produttore
Michel Magnien
Perrot-Minot
Dujac
Lecheneaut
Roumier
Friederic Magnien
3
2
6
5
1
4
3
1
2
4
6
5
3
1
6
5
4
2
2
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4
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6
3
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1
3
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3
2
1
6
4
5
2
1
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6
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5
2
6
4
5
3
1
1
2
6
3
4
5
3
4
2
1
6
5
Totale
36
40
48
49
59
62
Clos de la Roche
Clos de
Lambrays
Clos de Tart
Morey-Saint-Denis
Immagine tratta da: "Nouvel Atlas des Grands Vignobles de Bourgogne" di Sylvain Pitiot e Pierre Poupon edizioni Collection Pierre Poupon
Clos
Saint-Denis
Morey-Saint-Denis (108 ha)
Chardonnay (vini bianchi)
Pinot Nero (vini rossi)
Gradazione alcolica (vini bianchi): 11 - 14 %
Gradazione alcolica (vini rossi): 10,5 - 13,5 %
Rendimento massimo (vini bianchi): 45 hl/ha
Rendimento massimo (vini rossi): 40 hl/ha
Morey-Saint-Denis 1er Cru (44 ha)
Grand Cru (41,40 ha)
Clos Saint-Denis
Clos de la Roche
Clos de Lambrays
Clos de Tart
Bonnes Mares (condiviso con Chambolle-Musigny)
Pinot Noir
Gradazione alcolica: 11,5 - 14,5 %
Rendimento massimo: 35 hl/ha
Les Genavrières, Monts Luisants, Les Chaffots, Clos Baulet,
Les Blanchards, Les Gruenchers, La Riotte, Les Milandes,
Les Faconnières, Clos des Ormes, Aux Charmes,
Aux Cheseaux, Les Chenevery, Le Village, Les Sorbès,
Clos Sorbè, La Bussière, Les Ruchots, Côte Rôtie
Chardonnay (vini bianchi)
Pinot Nero (vini rossi)
Gradazione alcolica (vini bianchi): 11,5 - 14,5 %
Gradazione alcolica (vini rossi): 11 - 14 %
Rendimento massimo (vini bianchi): 45 hl/ha
Rendimento massimo (vini rossi): 40 hl/ha