Nuovi sviluppi del processo Morandi 3
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Nuovi sviluppi del processo Morandi 3
Provincia 35 L’ECO DI BERGAMO GIOVEDÌ 7 APRILE 2016 Caso Morandi Il processo «Soldi spariti? Non poteva non sapere» Difesa all’attacco. L’imprenditore Gamba, accusatore dell’ex direttore di banca, sentito come testimone per 4 ore Gli avvocati lo hanno in calzato su alcuni bonifici tra cui uno milionario con firma apocrifa. E lui ribatte: «Mi fidavo» VITTORIO ATTANÀ L’imputato Benvenuto Morandi,manosullafrontesguardo basso, se ne sta curvo sulle carte processuali mentre dalla poltrona dei testimoni l’imprenditore Gianfranco Gamba, suo principale accusatore, alle insidiose domande della difesa oppone la versione di sempre: «Avevo la massima fiducia in lui, poi l’amara scoperta dei milioni spariti dai miei conti». L’ex direttore della filiale di Intesa Sanpaolo a Fiorano al Serio, accusato di furto, truffa e falso per il caso dei milioni spariti dai conti di alcuni clienti e per una serie di presunte false rendicontazioni, da mago della finanza si è reinventato cuoco in un ristorante preso in affitto dal fratello a Valbondione. Intanto, però, il processo a suo carico è entrato nel vivo ieri, con la deposizione del primo e principale teste, Gianfranco Gamba, l’imprenditore di Gazzaniga a cui sarebbero stati sottratti circa 10 milioni di euro. Processo a porte chiuse perché l’imputato ha scelto di essere giudicato in abbreviato. A chiedere (e ottenere dal giudice Vito Di Vita) l’audizione di Gamba sono stati proprio i difensori di Morandi, Maria Laura Andreucci e Angelo Capelli, intenzionati a mettere in crisi almeno una parte dell’impianto accusatorio dei pm Maria Cristina Rota e Carmen Santoro. Gamba – sembra lasciar intendere la difesa di Morandi – non poteva non sapere dei movimenti di denaro sui suoi conti correnti, per via del rapporto stretto che lo legava al direttore di banca. Tesi opposta a quella del teste (che, ricordiamo, è parte offesa) e, quel che più conta, a quella della Procura, secondo cui Gamba altro non è che una vittima (la principale, peraltro) di tutta la vicenda. I legali di Morandi hanno però sottoposto l’imprenditore a un fuoco di fila di domande: quattro ore la durata della sua testimonianza, tanto che il giudice ne ha dovute rinviare altre tre. Concluso l’esame, Gamba non ha voluto dire una parola. Scuro in volto, ha dribblato i giornalisti con un «no comment» che non ammetteva repliche: «Sono già arrabbiato» (tradotto da espressione dialettale). In aula l’imprenditore ha sostanzialmente confermato la versione già resa nel corso delle indagini agli inquirenti. Morandi era il suo consulente finanziario e persona di sua massima fiducia. Quando diventa amministratore pubblico a Valbondione, l’amico Benvenuto lo convince a investire una somma nell’industria dello sci: 300 mila euro. Gamba diventa proprietario della Mountain Security Srl, che controlla la Sviluppo turistico Lizzola (Stl), società partecipata dal Comune di Valbondione per la gestione degli impianti sciistici, di fatto gestita da uominidiMorandi.Gambadiven- 1 L’imputato, ex mago della finanza, ha preso in affitto un ristorante e adesso fa il cuoco 1 La testimonianza dell’industriale: «Investii 300 mila euro nello sci perché me lo chiese lui» ta anche proprietario di due rifugi, il «Mirtillo» e il «Due Baite». Nell’estate 2013 però vuol riportare gli investimenti all’interno del suo gruppo. Ottiene da Morandi una carta a garanzia che riavrà il denaro, si fida e quindi cede per soli 10 mila euro la Mountain Srl a SabrinaSemperboni,personadifiducia di Morandi. Poi però scopre il buco: si accorge di un bonifico da 400 mila euro non autorizzato, e di ammanchi dai conti correnti suoi, della moglie Mariuccia Pezzoli e della figlia Simona Gamba. A pesare sulla posizione dell’ex direttore di banca ci sono le firme false trovate sulle contabili bancarie con cui venivano disposti bonifici (in particolare per rimpinguare le magre casse dello sci) o prelevamenti di denaro. Su questo punto Gamba è stato incalzato ieri dalla difesa di Morandi, che gli ha contestato alcuni bonifici, fra cui uno da un milione e 200 mila euro fra due società in cui ha interessi, riconosciuto dall’imprenditore ma disposto con firma apocrifa. Se la prassi, pur inopportuna, era questa in occasione di operazioni pacificamente autorizzate, perché – obietta la difesa di Morandi – non vale lo stesso ragionamento per i movimenti di denaro di cui Morandi ora deve rispondere? «Ma questo non significava che fosse autorizzato a disporre dei miei soldi senza essere autorizzato», è stata, in sintesi, la replica. Sentita ieri anche l’ex responsabile marketing di Stl, Simona Zanchi. I buoni rapporti della donna con Gamba, per la difesa Morandi, dimostrerebbero ulteriormente la difficoltà di sostenere che l’imprenditore non sapesse nulla delle vicende di Stl, dato che aveva all’interno della società una persona di sua fiducia. Prossima udienza giovedì 14 aprile. ©RIPRODUZIONE RISERVATA L’ex direttore di banca ed ex sindaco di Valbondione, Benvenuto Morandi FOTO BEDOLIS L’imprenditore Gianfranco Gamba, di Gazzaniga «La domenica quei due pranzavano insieme al rifugio sopra Lizzola» Il racconto Lino Garlini era nel Cda di Stl. Suo padre portò gli impianti a Valbondione. «Cosa facessero con i soldi lo sanno solo loro» «Posso soltanto dire della loro amicizia. Per il resto, cosa facessero con i soldi lo sanno loro». Lo sanno Benvenuto Morandi e Gianfranco Gamba, ieri a lungo faccia a faccia, nell’aula 4 del Tribunale di Bergamo. L’uno seduto accanto ai suoi avvocati, sguardo assorto, l’altro al microfono a rispondere alle domande che l’hanno tenuto impegnato per quasi quattro ore. Lino Garlini attende di essere chiamato a testimoniare, lo fa per oltre un paio d’ore, facendo la spola tra l’angusta saletta attigua all’aula dove il giudice Vito efJfznfTvwFSJ+pAKN303y6XqJMDTPlzxPPCFO4x9eI= Di Vita presiede l’udienza e il corridoio. Questo fino a quando gli comunicano – a lui come pure agli altri convocati a testimoniare, Alessandro Cossali, imprenditore di Parre nel settore della cogenerazione e Marco Lupini, responsabile dei grandi progetti dell’azienda di impianti fotovoltaici «Euro Projects Epc srl», in affari con Gamba – di tornare la prossima settimana. Le domande a Gamba, il principale accusatore di Morandi, e poi a Simona Zanchi, fino all’estate del 2013 responsabile marketing e comunicazione di Stl, hanno esaurito il tempo a disposizione, si va a giovedì prossimo. Al di là del muro si parla di soldi, una decina di milioni, «volatilizzati», come sostiene l’accusa, parte trasferiti dai conti di Gianfranco Gamba, moglie e figlia su quelli di Stl, l’allora società degli La sede della società turistica Stl di Lizzola, fallita due anni fa impianti di Valbondione. Si cerca di scavare tra le pieghe di un rapporto, quello tra l’ex direttore del Private di Fiorano ed ex sindaco di Valbondione e l’imprenditore del Gruppo Pezzoli di Gazzaniga, per capire se e quanto l’uno sostituiva l’altro. «Cosa ne sia stato dei soldi di cui si parla in questo processo – spiega Garlini, imprenditore di Bergamo legato a doppio filo con Lizzola e consigliere d’amministrazione di Stl nel 1999 e dal marzo 2012 all’aprile 2014 –, è cosa loro. Io so solo quanti ne ha messi, dagli Anni Sessanta, la mia famiglia. Pensare che siamo arrivati a questo punto, mi mette tristezza». Ad avviare Lizzola allo sci fu infatti suo padre Ilario, partigiano ricordato soprattutto per avere evitato con la bandiera bianca, il 27 aprile 1945, lo scontro frontale con i partigiani. «Ci mise 38 milioni di lire e con Renzo Foresti, un amico con il quale andavamo a sciare, aprì gli impianti – spiega –. Ai tempi avevo 19 anni e le piste le battevo con i piedi. Poi per passione ho sempre seguito Lizzola, investendo in prima persona e con mio fratello cifre importanti, perché ci credevamo». Passione, non investimenti: «Lo sanno tutti che gli impianti non fanno reddito, che ogni anno chiudono in rosso – prosegue l’imprenditore, 75 anni splendidamente portati e un passato da sciatore agonista –: ci guadagna l’indotto, ma la società degli impianti mai. È capitato tante volte che ci chiamassero perché mancavano i soldi per pagare i dipendenti». Stipendi, gasolio, bollette arretrate da saldare: «Chi più, chi meno, c’era una cerchia di imprenditori che dava sempre una mano. Poi è arrivato Gamba e io mi sono fatto da parte», racconta. Gamba che, «con Simona Zanchi, incontravo tutte le domeniche a Lizzola con Morandi, a pranzo al rifugio». A due anni dal fallimento di Stl e a tre dall’«esplosione» della bufera che ha investito il Private e, di rimbalzo, Valbondione con Lizzola, Garlini si dice «disgustato, tant’è che ho smesso di frequentare la montagna». Proprio lui che a poco più di un anno, dentro lo zaino dello zio Emilio, aveva già raggiunto il rifugio Torino, sul monte Bianco. Marta Todeschini