Gamba: «Quelle firme non sono mie» Dai suoi conti prelievi anche
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Gamba: «Quelle firme non sono mie» Dai suoi conti prelievi anche
Provincia 35 L’ECO DI BERGAMO MERCOLEDÌ 23 OTTOBRE 2013 a Gamba: «Quelle firme non sono mie» Dai suoi conti prelievi anche in contanti Caso Morandi: mostrate all’imprenditore che lo accusa le distinte di alcune operazioni bancarie La risposta: «Non le ho siglate io». Si scava fra le note dell’ex direttore per capire dove sono finiti i soldi A Valbondione VITTORIO ATTANÀ Contabili bancarie, ma anche verbali societari, scritture private. Firmate Gianfranco Gamba. «Ma queste firme non sono mie», ha sostenuto con decisione nel corso dell’interrogatorio di lunedì in procura il facoltoso imprenditore di Gazzaniga, divenuto grande accusatore dell’ex direttore della filiale Private della Intesa Sanpaolo di Fiorano (e sindaco di Valbondione) Benvenuto Morandi. Gli inquirenti gli hanno sottoposto una parte della documentazione relativa ai movimenti di denaro effettuati dai suoi conti correnti negli ultimi anni. Davanti al pm Maria Cristina Rota e ai carabinieri, Gamba ha disconosciuto molte delle firme apposte in calce ai documenti, bollandole come «non sue». In altri casi, invece, le ha riconosciute come autentiche, disconoscendo però le operazioni relative: «Non ne ero a conoscenza». Il rapporto Gamba-Morandi Gamba è l’imprenditore che avrebbe perso più soldi nella vicenda Morandi: si parla di quasi dieci milioni di euro che sarebbero stati dirottati dai suoi conti correnti verso altre destinazioni (in particolare la Stl, Sviluppo turistico Lizzola, la società partecipata dal Comune di Valbondione che gestisce la macchina dello sci in alta valle). Ma ora fra gli inquirenti si fa largo un’altra ipotesi: quella secondo cui i 10 milioni potrebbero essere anche una stima al ribasso e che, in realtà, il presunto «buco» nei conti correnti di Gamba potrebbe addirittura essere maggiore. L’imprenditore ha ricostruito con gli inquirenti la genesi dei suoi investimenti nel circo bianco di Lizzola. Gamba racconta che una decina di anni fa, quando entra nell’amministrazione di Valbondione, Morandi lo convince a investire una somma nell’industria dello sci. Prima una tranche da 150 mila euro, poi un’altra di pari importo, qualche tempo dopo. In totale 300 mila. Somma che non costituisce un grosso impegno economico, per il facoltoso imprenditore. Che infatti accetta: Morandi per lui è persona di massima fiducia. Quando diventa proprietario della Mountain Security, Gamba diventa proprietario anche di due rifugi: il «Mirtillo» e il «Due Baite». La I bonifici milionari alla Stl: saranno sentiti i sindaci della società Mountain controlla il 58 per cento delle azioni, mentre il 41 è del Comune. Poi, quest’estate, qualcosa fra Gamba e Morandi si rompe. Perché? L’imprenditore ha spiegato agli inquirenti che, semplicemente, voleva riportare tutti gli investimenti all’interno del suo gruppo imprenditoriale. Ottenuta da Morandi una carta in cui si diceva che sarebbe tornato in possesso del suo investimento iniziale, Gamba cede per la cifra simbolica di 10 mila euro la Mountain Security (e quindi il controllo di Stl) a Sabrina Semperboni, la ventiquattrenne assessore al bilancio di Valbondione, considerata persona di fiducia del sindaco. Solo successivamente – sostiene lui – scopre che dai suoi conti correnti all’Intesa di Fiorano, dove Morandi è direttore, sono stati spesi molti più soldi di quelli che lui pensava. Non poche centinaia di migliaia di euro, ma milioni, nell’arco dell’ultima decina di anni. Alla Stl non lo si vedeva mai, era quasi un’entità astratta che tutti chiamavano «San Gamba». Bonifici e contanti Agli inquirenti risulta infatti che il grosso dei bonifici partiti dai conti di Gamba sia finito nelle casse della Mountain Security e, in qualche caso, direttamente in quelle della Stl. Non mancano però alcuni bonifici a privati o aziende. Possibile che Gamba non sapesse? «Io non sapevo niente, lui (Morandi, ndr) non mi faceva vedere niente – sostiene Gamba – gestiva tutto lui». Ma ci sono altri che in teoria avrebbero dovuto sapere: il collegio sindacale, ad esempio. Secondo indiscrezioni, i sindaci della Stl saranno i prossimi a finire nella lista delle persone che il pm Maria Cristina Rota vorrà sentire come persone informate sui fatti. Ma poi c’è anche una lunga lista di prelievi di denaro contante, per centinaia di migliaia di euro. Come sono stati usati quei soldi? Gli inquirenti stanno passando al setaccio le minuziose annotazioni (attribuite a Morandi) presenti sulle contabili bancarie. Fra queste anche il compenso per il concerto di Davide Van De Sfroos e un’altra annotazione ancora tutta da spiegare: «Tomba di papà». «Compensi irregolari al Cda» C’è poi l’opposizione in Consiglio comunale a Valbondione che è pronta a dar battaglia. Dopo aver chiesto le dimissioni di Morandi, ora Dario Chiodelli, della lista 1 1) L’imprenditore Gianfranco Gamba (a destra), del gruppo Pezzoli di Gazzaniga, all’uscita dalla procura lunedì. 2) Il sindaco (ed ex direttore della filiale Private della Intesa Sanpaolo di Fiorano) Benvenuto Morandi nell’ultimo Consiglio comunale di Valbondione, giovedì scorso 2 Valbondione Unita, rileva come «il segretario comunale ha scritto già a luglio a sindaco e Cda di Stl rilevando problemi nella gestione della società dello sci, in particolare nei compensi dei membri del CdA». Secondo Chiodelli nel documento di parlerebbe di «somme percepite per 30 mila euro dall’ex presidente Bernardino Merelli e circa 11.800 da Claudio Conti», attuale responsabile amministra- tivo. Somme che non sarebbero regolari perché in sostanza «superiori a quelle previste per le società partecipate», rileva Chiodelli e che perciò «andrebbero restituite». Il sequestro della cassetta Ieri l’avvocato Giuseppe Buonanno ha depositato il suo secondo esposto contro Morandi per conto di altri risparmiatori che si sono rivolti a lui per essere tutelati. Infine, sempre ieri, i carabinieri si sono recati alla filiale Intesa Sanpaolo di Valbondione, per porre sotto sequestro la cassetta di sicurezza del Comune «in quanto delegata Aurora Semperboni, congiunta dell’indagato». Invece ad avere la delega è Mauro Semperboni, ragioniere del Comune. E in quella cassetta c’era solo la pistola (scarica) del vigile. ■ ©RIPRODUZIONE RISERVATA a Le imprese: non ci stanno pagando E la centrale a biomassa resta al palo A Valbondione Morandi, la banca, Gamba, lo sci a Lizzola, la centrale a biomassa. Al netto dei «piccoli grandi» risparmiatori ai quali l’affaire Fiorano ha prodotto un buco da 20 milioni di euro, l’effetto domino scatenatosi a luglio al Private banking di Intesa Sanpaolo porta in località Dossi a Valbondione. È lì, nel cantiere recintato a fianco della strada provinciale, che si chiude - o potrebbe riaprirsi l’ultimo capitolo di questa vicenda. Tutto (o quasi) dipenderà dalla seconda carta di questo strano domino: la banca, quella banca catapultata dal suo ex direttore in un bel viavai di avvocati, controlli e controverifiche e che ora deve pronunciarsi ufficialmente sul leasing necessario a costruire la centrale a biomasse di Valbondione. Un leasing richiesto a Leasint, società del Gruppo Intesa, da Stl. A chi fos- se venuta l’idea, non è mai stata un mistero: proprio a Benvenuto Morandi, stavolta in veste di sindaco e socio di minoranza (il 41%) di Sviluppo turistico Lizzola. Che di mestiere fa sciare la gente e la porta in quota sulle sue seggiovie, ma da tempo «sogna» di mettere in piedi questo progetto da 7 milioni e mezzo. La ricetta? Teleriscaldamento per tutti, in alta valle, e «una rendita da un milione di euro l’anno che terrà in piedi Stl (cioè lo sci, ndr) per i prossimi 30 anni» dicono da tempo all’unisono Claudio Conti e Sabrina Semperboni, l’uno responsabile amministrativo di Stl, l’altra consigliere della stessa società, nonchè socia di maggioranza attraverso la Mountain Security che il 19 giugno scorso ha comprato da Gianfranco Gamba, l’uomo dei 10 milioni spariti. I vertici della società, dopo essere stati sentiti in Procura lunedì dal Il cantiere per la costruzione della centrale a biomassa, in località Dossi pm Maria Cristina Rota, ieri si sono riuniti con i dipendenti Stl. Gli argomenti sul tavolo sono top secret, ma non è difficile immaginare che la carne al fuoco sia stata parecchia. Tornando alla centrale a biomasse, partirà e sarà la «miniera d’oro» dell’alta valle? Al 23 ottobre, all’appello risultano le fondamenta, i pilastri e il muro di contenimento a monte. Solo che chi ha lavorato finora, nisba: niente cash. È l’impresa «Lizzardi Vittorio» di Gromo, ma anche la Isocell Precompressi di Pognano incaricata di fornire il capannone non ha ancora visto un euro. Inutile dire che le notizie degli ultimi giorni non hanno rassicurato gli animi. «Abbiamo lavorato per 120, 130 mila euro – spiega Vittorio Lizzardi, titolare dell’impresa edile che porta il suo nome – finora senza aver visto nulla. In tutto sono previste opere per un milione e rotti». La speranza, ammette, «è nel leasing, oggi (ieri per chi legge, ndr) ci hanno detto che dovrebbero decidere». Ma la speranza nell’immediato pare sfumare: «Fosse stato oggi, saremmo stati qui tutti a pregare» replicava ieri Sabrina Semperboni. E il capannone dove alloggiare caldaia e turbine? È pronto, nel magazzino della Isocell di Pognano, da dove si muoverà solo «quando avremo ricevuto il pagamento, sui 150 mila euro» fanno sapere dalla società, perfettamente al corrente dei venti freddi che tirano a Lizzola. Tanto al corrente da aver «già posato dei manufatti (i pilastri, ndr), in modo che, se qualcosa andasse storto, ci sia modo di recuperare il credito». Il grosso dell’investimento riguarda le tecnologie, vale a dire la caldaia a biomasse, fornita dalla Uniconfort di San Martino di Lupari, in provincia di Padova, e le turbine che arriveranno dalla Turboden di Brescia. Tecnologie che costeranno due milioni e 400 mila euro e per le quali Stl ha già versato un milione. Anticipato per la fase due dell’opera, con la prima che invece risulta scoperta. Ora, il leasing tanto atteso deve coprire l’80% dei 7,5 milioni richiesti per la centrale. Arriverà? Deve, «altrimenti salta tutto in aria» si fa notare in alta valle, «e qualcuno dovrà prendere atto di una cocente sconfitta». ■ Marta Todeschini