Introduzione - Italcementi

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Introduzione - Italcementi
arcVision 15 global
21-07-2006
14:30
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I luoghi della conoscenza
Places of Knowledge
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I
l Saggio di Omaha, al secolo il finanziere Warren Buffet, ha puntato tutto, nella valutazione dei rischi
per la Berkshire Hathaway, sul talento di Ajit Jain, il capo del settore assicurativo. Raghuram Rajan
è il capoeconomista del Fondo monetario internazionale. E nei posti di vertice delle principali banche
d’affari mondiali siedono ormai personaggi che con i primi due hanno in comune il paese d’origine:
quell’India che, abbandonato il ruolo di ex colonia britannica, si impone sui mercati internazionali con
operazioni come quella condotta da Lakshmi Mittal, primo produttore siderurgico mondiale, per il
controllo di Arcelor o i piani di sviluppo preannunciati nel settore automobilistico da Ratan Tata.
India Everywhere è stato uno dei temi affrontati a inizio anno al World Economic Forum di Davos e
la consacrazione del subcontinente indiano, che ha saputo puntare su crescita e valorizzazione del
percorso di eccellenza della conoscenza, come uno dei protagonisti della crescita mondiale arriva dal
recente rapporto elaborato da Merrill Lynch e Capgemini sulla ricchezza individuale: l’India – con un
+19,3% – è fra i primi paesi dove più sono cresciuti gli high net worth individuals.
Se si considera che il 20% della popolazione mondiale con meno di 24 anni è indiana e quanto il
paese sta facendo nell’ambito dell’istruzione e della diffusione della conoscenza, risulta chiara la
potenzialità dell’India come culla dello sviluppo della conoscenza nel mondo globalizzato.
Come sottolinea Thomas L. Friedman autore di “The World is Flat”, sono cadute molte barriere
nel mondo globalizzato e il potere della mente sta sovvertendo quelli che erano i valori tipicamente
legati a un contesto prettamente industriale. Il Brain Power, inteso come istruzione superiore
soprattutto di matrice scientifica e tecnologica, ci sta accompagnando in una fase di transizione
dove proprio l’India e la Cina stanno prendendo il sopravvento anche sugli Usa. Per i due paesi
asiatici si apre un periodo in cui coniugare salari molto bassi e potere intellettuale molto elevato, una
miscela potenzialmente rivoluzionaria per gli equilibri mondiali. Sarà solo il completamento della
migrazione intellettuale legata al processo della conoscenza che riporterà con gli anni a una
situazione di nuovo equilibrio. Se, come indica Ján Figel, commissario europeo per l’Istruzione, la
Formazione, la Cultura e il Multilinguismo, la conoscenza può essere schematizzata da un triangolo
i cui vertici sono: ricerca (creazione di conoscenza), istruzione (diffusione della conoscenza) e
innovazione (applicazione della conoscenza), un ruolo di primo piano è svolto dalle università e dal
loro rapporto con l’impresa. Un campo dove l’Europa non ha ancora raggiunto un percorso comune
nella ricerca di eccellenza nonostante i progetti avviati per costituire un Istituto Europeo di
Tecnologia in grado di competere su scala globale. Proprio Scienza e Tecnologia – sottolinea Saroj
Kumar Poddar, presidente della Confindustria dell’India, in questo numero di arcVision – sono i
principali motori dell’economia della conoscenza. E in questo senso l’India ha saputo costruire un
proprio patrimonio di conoscenze appena avviato il processo di indipendenza. Una valutazione che
emerge in effetti anche da una recente indagine condotta da Deloitte secondo cui la leadership nei
servizi delocalizzati si rafforzerà in India grazie alla superiore offerta di laureati formati nelle discipline
tecnologiche e alla diffusa padronanza dell’inglese. Il Paese, racconta Ashanka Sen, analista
software per Fineco Bank, ha una struttura culturale o formativa che premia le eccellenze: a fianco
dei sette istituti tecnologici (Indian Institutes of Technology) e ai sei di management (IIM) esiste
un’altra ventina di centri di eccellenza per scienze, ingegneria e medicina. D’altro canto anche gli
investimenti in educazione sono cresciuti fra il 1983 e il 2003, almeno nelle grandi città dal 2,1 al
6,3% delle spese pro-capite. In questo “mondo piatto” si apre quindi anche per i luoghi della
conoscenza una sfida globale. E l’analisi di Roberto Verganti, direttore dell’Alta Scuola Politecnica
dei Politecnici di Milano e Torino, individua proprio nelle università il campo di competizione per i
talenti, soprattutto in una logica di maggiore e più proficua collaborazione con le imprese.
E ai quartier generali di alcuni tra i più vivaci gruppi industriali della scena mondiale è dedicata la
sezione di architettura di questo numero. Le imprese transnazionali, impegnate a crescere in
competitività attraverso strategie di espansione e riduzione dei costi ma anche attività di conoscenza
altamente intensiva come la ricerca e sviluppo, riservano ai propri luoghi del sapere un’attenzione
nuova che è conferma di questo impegno. Non più solo meri laboratori produttivi, le nuove
architetture industriali si impongono come strutture ad alta complessità connotate da forme e
funzioni in grado di dar vita a nuove città della conoscenza. In questi luoghi, perfetti emblemi della
razionalità, si assiste allora a un sapiente connubio di forma e funzione, a una delicata
corrispondenza tra significante e significato.
arcVision 15 global
U
17-07-2006
9:55
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S investor Warren Buffett, aka the Oracle of Omaha, has
staked everything on the risk assessment skills of Ajit Jain,
the head of Berkshire Hathaway’s reinsurance business.
Raghuram Rajan is the economic counselor of the International
Monetary Fund. And the senior posts of the world’s top banks are
occupied today by executives who share the same country of
origin with Jain and Rajan: India, the former British colony that is
now setting the pace on the international markets with operations
like the take-over of Arcelor by Lakshmi Mittal, the world’s top
steel producer, or the growth plans announced in the automobiles
industry by Ratan Tata.
India Everywhere was one of the themes on the agenda at the
World Economic Forum in Davos at the beginning of the year, and
a recent report on individual wealth published by Merrill Lynch and
Capgemini consecrates the Indian subcontinent, which has so successfully focused on developing
excellence in knowledge, as one of the leaders of world growth: with an increase of 19.3%, India is
one of the countries where high net worth individuals have made the greatest progress.
Considering that Indians account for 20% of the world population aged under 24 and given the
country’s commitment to education and knowledge, India is clearly a potential candidate for the
cradle of knowledge in the global world.
As “The World is Flat” author Thomas L. Friedman points out, in the global planet many barriers
have fallen and intellectual ability is overthrowing the typical values of the industrial society. Brain
power, especially higher education in science and technology, is leading us into a transition where
India and China are gaining the upper hand even over the USA. The two Asian countries are on the
eve of a period of very low salaries combined with outstanding intellectual expertise, a mixture that
could cause a revolutionary shift in world balances. Only when the intellectual migration associated
with the knowledge process has been completed will a new equilibrium gradually be established. If,
like Ján Figel, European Commissioner for Education, Training, Culture and Multilingualism, we
schematize knowledge as a triangle whose vertices are research (creation of knowledge), education
(diffusion of knowledge) and innovation (application of knowledge), a leading role is played by
universities and their relationship with business. This is an area where Europe still lacks a common
path toward excellence, despite plans for a European Institute of Technology to compete on a global
scale. As Saroj Kumar Poddar, President of the Federation of Indian Chambers of Commerce &
Industry, observes in this issue of arcVision, the main drivers of the knowledge economy are Science
and Technology. And here, once it had gained its independence, India has been building up an
impressive store of resources. Similar views are reflected in a recent survey by Deloitte, which
concludes that India will strengthen its leadership in service delocalization thanks to greater supplies
of university technology graduates and widespread knowledge of English. India’s cultural and
educational system fosters excellence, says Ashanka Sen, a software analyst for the Fineco Bank: the
seven Indian Institutes of Technology and six Indian Institutes of Management are flanked by another
twenty or so centers of excellence in science, engineering and medicine. Moreover, education
spending between 1983 and 2003 increased, in India’s main cities at least, from 2.1 to 6.3% of percapita spending. In other words, the scene is set for a global challenge for the centers of knowledge
in today’s “flat world”. And universities will provide the competition ground for talent in the analysis
of Roberto Verganti, Director of the Alta Scuola Politecnica—the School for talents of Politecnico di
Milano and Politecnico di Torino—especially when it comes to closer and more fruitful co-operation
with industry.
The architecture section of this issue looks at the head offices of some of the world’s most exciting
industrial groups. With competitive growth strategies based not only on expansion and reduction of
costs but also on highly knowledge-intensive activities such as R&D, transnational corporations are reassessing their corporate buildings, as confirmation of the new approach. The latest concepts in
industrial architecture no longer design production labs but highly complex buildings, whose forms
and functions create new cities of knowledge. These places, perfect emblems of rationality, present
a skilful combination of form and function, a careful balance between signifier and signified.
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