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Paolo Augusto dove l'immaginario incontra la realtà Pilot! «Solstizio d'Estate» Paolo Augusto - 1 - Pilot! «Solstizio d'Estate» Si consente la riproduzione parziale o totale di quest'opera e la sua diffusione per via telematica, purché non a scopi commerciali e a condizione che questa dicitura sia riprodotta. Paolo Augusto - 2 - Pilot! «Solstizio d'Estate» Paolo Augusto dove l'immaginario incontra la realtà Pilot! «Solstizio d'Estate» Ogni storia ha un suo inizio, ma la più bella storia di tutti i tempi è iniziata nel suo mezzo. Potevo fare a meno di copiare pure questo? Theforge.altervista.org P.Ag Salve! Io sono Paolo Augusto. Di solito quando mi presento in pubblico, a chiunque abbia la pazienza o la voglia di starmi ad ascoltare, attacco bottone con una serie di frasi e di aneddoti in quantità tali da far temere che possa tirare avanti per ore – e in effetti è vero. Ma, mannaggia alla zozza, non è esattamente questo il momento. Cioè, mi capita spesso di risvegliarmi in luoghi che mi sembrano lì per lì assolutamente sconosciuti; a volte mi servono anche venti minuti buoni per capire dove sono e come ci sia arrivato la sera prima, ma in tutti questi casi ho sempre un maledetto mal di testa che mi accompagna per il resto della giornata. Qualsiasi persona, prima o poi, si sbronza e non si ricorda quello che ha combinato durante un festino; a me – lo ammetto – capita molto più frequentemente di un essere umano di buona famiglia, equilibrata costituzione psicologica e dignitosa condizione sociale. Non mi era mai capitato, però, di risvegliarmi SENZA mal di testa dentro una cantina – fortunatamente poco umida e senza topi o schifezze del genere – AMMANETTATO a una catena ben salda grazie a un chiodo piantato nel muro. Invero sono sdraiato abbastanza comodamente su una brandina, ma ahimè qui non c'è il minimo indizio che si stia trattando di un giochino erotico con una bella ragazza. Ovviamente sono pienamente a conoscenza di come cavolo ho fatto a finire in questo incredibile casino, ma la suspense viene prima di ogni cosa...Come il rumore di una vecchia serratura che gira e l'ancora più vecchia porta della cantina si apre proiettando una lama di luce nella mia zona in penombra, facendomi vedere una figura in questa strana aurora...e... Paolo Augusto - 3 - Pilot! «Solstizio d'Estate» E spunta fuori una ragazzina, carina, avrà un diciotto anni, valuto. Ha i capelli neri raccolti in una lunga treccia, un viso squadrato un po' troppo grande e indossa una semplice camicia a quadri e un paio di jeans. Ragazza di campagna...Ha i seni piccolini...Pazienza, tanto non mi pare di avere una grande libertà d'azione, ammesso che sia maggiorenne. Porta in mano un vassoio, ci sono due piatti, uno a coprire l'altro e un mezzo bicchiere di vino rosso. - É roba buona, mamma è brava a cucinare. – Ha una vocina da usignolo e mi si avvicina con una naturalezza che spaventa! Non so se si è capito: sono prigioniero di una famiglia di pazzi che mandano la loro figlia a portarmi la cena. E questa dovrebbe essere la più matta di tutti se non ha il minimo timore di avvicinarsi a un tizio sporco e cattivo come me, che il suo Pa' e la sua Ma' hanno ben pensato di mettere ai ferri per una ragione che ancora non mi è chiara. Per la cronaca: ho intorno ai polsi una catena di acciaio inox 18:10 assolutamente infrangibile, stretta meglio ancora con un bel lucchettone di bronzo pesante quanto un Cristo morto, il tutto ben saldo al muro grazie a un grazioso anello di ferro, retaggio dell'epoca contadina che fu e dei suoi animali da lavoro. Preciso che ho anche fame (forse è passato più di un giorno dall'ultima volta che ho mangiato, al momento non saprei), una voglia di fumare che ucciderei e, ovviamente, quel mezzo bicchiere di vino mi fa gola – già divago sul modo per raggiungere lo scaffale pieno di bottiglie di vino del mio ospitante dall'altra parte della stanza...Ma per una volta l'istinto di sopravvivenza ha la meglio sul vizio (e vorrei ben vedere). – Grazie ma non ho molto appetito – dico alla mia cameriera. Ora voglio vedere se è vero quello che dicono sulle psicopatiche, ossia che sono anche e soprattutto psicolabili e se ti giochi bene la parte della vittima, le freghi impietosendole. Va be', troppi thriller americani, lo ammetto, però non è facile avere buone idee in queste condizioni. – Mangia qualcosa – mi risponde, - Altrimenti mi avranno fatto scendere fin quaggiù per nulla. Cazzo! Pure risentita è. Andiamo forte ragazzina. Figurati me allora, che dovrei dire? – Intanto perché non mi spieghi perché sono qui? La ragazzina ci rimane male. Be' logico, prima avevo una espressione disperata e distrutta e ora gli ho piantato gli occhi in faccia. – La Mamma mi ha detto di non darti confidenza. La Mamma! Ora si nasconde dietro a una figura superiore. Ti credo, non li avrà diciotto anni per davvero. Forse più che matta è demente. Nata per uno scherzo del destino in una famiglia di agricoltori pazzi furiosi che si divertono a torturare la gente di fuori. Che figata!...Se non ci fossi in mezzo io a fare la figura dello scemo. Comunque il diavolo non è sempre brutto come lo si crede, e visto che ancora Paolo Augusto - 4 - Pilot! «Solstizio d'Estate» non ho l'orrida sensazione di finire gettato nel trinciaforaggi per essere dato in pasto ai maiali dell'allevamento familiare, quasi quasi ci provo a comportarmi «normalmente». – Sì sì, Mamma ha ragione - regola uno: non distruggere mai le convinzioni dei matti, qualunque esse siano. – Tu in effetti non mi conosci, ma sono stato qui da solo al buio per troppo tempo e volevo fare due chiacchiere con una persona - regola numero due, tre e quattro: non mettere in dubbio che quello che i matti fanno non sia normale; fagli capire che loro sono persone perfettamente a posto; dimostrati inferiore e bisognoso di calore umano da parte loro. – Comunque se non hai voglia, pazienza, volevo solo parlare con te ragazzina. - (vedi sopra). – Prima di tutto non sono una ragazzina - e figurati se se non si incazzava di nuovo, - Ho quasi vent'anni! - cazzo! Non glieli davo per niente, - E poi, va bene, se vuoi parlare, dimmi come ti chiami. A questo punto non posso resistere dall'afferrare il mezzo bicchiere di vino che la ragazzina aveva appoggiato sopra uno sgabello davanti alla mia brandina. – Mi chiamo Paolo Augusto - gli dico mentre annuso il vino, non per capire se sia drogato, tanto se volessero ammazzarmi, violentarmi, squartarmi per rivendere gli organi, potevano averlo già fatto da tempo, e potrebbero farlo ancora meglio in seguito SE NON MI INVENTO QUALCOSA IN FRETTA! - Comunque scusami per il «ragazzina», non volevo offenderti. – Paolo Augusto? Il nome è Paolo o Augusto? E ti pareva se non saltava fuori anche in questa occasione il classico equivoco sul mio nome e cognome. Sì, ho un patronimico da imperatore romano o da papa, ma in realtà il destino mi ha regalato una vita da mezzo morto di fame, oltretutto sono persino laico e spudoratamente di sinistra. – Ti piace il vino? – Sì buono, lo fate voi? – Certo. – Bravi, bravi...Non è che se ne potrebbe avere un goccio in più? Sembrerebbe una mossa stupida ma nel mentre che la ragazzina si gira a prendere una bottiglia dallo scaffale ho già pensato a una nuova azione. – Perché non mi fai compagnia? Non mi dire che non ti piace il vino eh! Gli passo il bicchiere che lei prende e beve. Ah! La gente di campagna...Sono cresciuto pure io in una zona rurale d'Italia (non chiedetemi dove, tanto non lo dico) e a tutti, sia maschi che femmine, imparano a bere da piccoli, nella convinzione che si cresca più forti. – Però mangia anche perché poi, se si accorgono che ho aperto una bottiglia e tu non hai toccato nulla nel piatto, mi sgridano. Oh poverina... – Va bene – in effetti ho proprio fame, - Però ancora non mi hai detto come ti chiami. Paolo Augusto - 5 - Pilot! «Solstizio d'Estate» Lisa – credo che mi ricorderò a lungo questo nome. – OK, allora, ora sappiamo i nostri nomi. Io nella vita ho un piccolo negozio di ceramiche, poi faccio altre cose, tipo scrivo - non sembra riscuotere grande successo la cosa, - E poi ero qui con quei ragazzi che sono venuti al paese per quel raduno. Tu cosa fai? Studi? Cazzo! Non dovevo dire che ero al Convegno dei Giochi di Ruolo che è stato organizzato al loro paese (non mi chiedete quale, non lo dico). Già le persone normali si spaventano quando gli nomini i Giochi di Ruolo, figurati i matti VERI come la prendono. «Ciao sono Paolo Augusto, trent'anni, commerciante di ceramiche artistiche, protoscrittore e grand'imbecille che fa centinaia di chilometri per andare a giocare a Vampiri Live, mettendosi alla fine della storia, in un gran casino di cui ancora non sa se ne esce in piedi, o con i piedi per primo». Ma Lisa, non so perché non prende un paletto di frassino e non me lo conficca nel petto al grido «Muori adepto di Satana!». Proprio non pare fregargliene nulla. Anzi sembra quasi contenta nel dirmi che: - Intendi nella vita? Lavoro con la mia famiglia nell'azienda. Una bella contadinotta, non c'è che dire... – OK ma non dovresti studiare? E magari andare a vivere da un'altra parte? – Mi piace qui, si sta bene, non sento il bisogno di vedere altri posti o di conoscere altra gente. - Sì, evviva l'Ottocento... – Sì lo credo anche io che...ehm...Questo sia il posto migliore per te. Ora mi spieghi perché i tuoi mi tengono prigioniero nella loro cantina? - Intanto rimescolo un bel piatto di penne con le verdure soffritte. – Papà dice che sei un delinquente, forse sei un ladro. Presto chiamerà la polizia e ti farà mettere in galera. - Mi viene da ridere ad ascoltarla, mi trattengo mentre assaggio la pasta che non è male. – Ma scusa, perché allora non ha chiamato subito i carabinieri o la polizia? Cioè mica va bene che mi date un sacco di legnate come fossi una bestia e poi, forse, chiamate la polizia... - lo so che è una battaglia persa spiegare alla gente come si dovrebbe agire nel rispetto della legalità e dei diritti delle persone. Lo so! Porca miseria, se ne esco vivo al prossimo che inizia a sparare alto sul modello di autodifesa americano lo riempio di calci in bocca. Ma sentite cosa mi risponde la ragazzetta: - Oh, Papà avrà i suoi buoni motivi. Nessuno discute le sue decisioni, neanche il Nonno - e certo, dimenticavo di essere caduto nelle mani non di una famiglia conduttrice di una azienda agricola, ma di un clan isolato nelle sue terre ancestrali dove i capi regnano assoluti ignorando il mondo... – Se se...Va be'. Ascolta, non è che mi passeresti quella bottiglia di olio laggiù? Questa pasta si è appiccicata, almeno la ravvivo un po' - gentile gentile (quasi quasi la strozzo appena mi torna a portata di mano) mi porge anche l'olio. – E ora confessa. – Confessare che? – Paolo Augusto - 6 - Pilot! «Solstizio d'Estate» – – – – – Sei un ladro? Ma porc... - Mi viene da bestemmiare però mi trattengo, - Ma lascia perdere! E allora che ci fai qui? Oh Signore, guarda che me lo sto chiedendo pure io da un sacco di ore. Senti, io ti racconto tutto per filo e per segno, poi però mi fai parlare con i tuoi genitori. O.K.? Non so se vorranno scendere qua, però mi piace sentire i racconti, dai sono curiosa. Allora. Due giorni fa ho lasciato il negozio nelle mani di mia madre e sono partito per andare a un Convegno di Giochi di Ruolo nel paese più vicino a questa casa di agricoltori che vivono in un'altra epoca e in un'altra dimensione rispetto al resto del mondo. Dirò brevemente che fin da ragazzo sono sempre stato tentato di tenermi il più lontano possibile dall'ambiente sociale che mi circondava: una realtà a spazio geografico variabile che ondeggiava tra l'alta provincia borghese e il distretto subprovinciale agro-retrivo, variamente percorso – e stuprato – da elementi della modernità prima, e della post-modernità globalizzante poi. Per compensare al mio vuoto di interessi riguardo al costume e alla società della – sedicente – middle-class porosa a ogni livello, mi sono dato a tante cose: la letteratura, le scienze umanistiche, il ribellismo politico, il misticismo tossico, l'interpretazione dell'intellettuale bohémienne e la cultura fantastica. A trent'anni, con una mente formata attraverso lo studio dei codici sociali, posso affermare che praticare i Giochi di Ruolo è una figata pazzesca. Se non altro perché è un'ottima scusa per fare qualche gita fuori città e fuori regione. Quindi ero partito con il mio solito personaggio nella borsa da viaggio per godermi due giorni e due notti di interpretazione dal vivo di un vampiro, nella speranza di ribeccare un paio di ragazze, conosciute sempre in occasioni simili, con una spiccata predisposizione per l'erotismo noir. Siamo in un bel periodo per viaggiare e stare all'aperto di sera, infatti è appena passato il solstizio d'estate e le notti sono fresche e il paese gradevole. Mi sono ritrovato con circa altre cento persone, sistemate in un agriturismo appena fuori del paese; si poteva sentire l'odore del grano maturo. L'unica nota negativa vi fu la prima mattina, quando alle otto venni svegliato da una trebbiatrice al lavoro nel terreno prospiciente al mio bungalow. La sera avanti avevo fatto le cinque in piedi. Tre orette grasse di sonno di solito mi sono più che sufficienti per darmi un aspetto sopportabile alla vista degli altri esseri umani, ma avevo uno dei miei soliti mal di testa. Mi feci una doccia a tastoni, mi vestì e cercai di andare a rimettermi in sesto al bar con una delle mie colazioni speciali: caffè, tanti insaccati, pane fresco e una bottiglia da un litro e mazzo di tè freddo (da variare con quello bollente quando si è in inverno) e niente tabacco almeno fino all'ora di pranzo. Paolo Augusto - 7 - Pilot! «Solstizio d'Estate» Ovviamente l'unico sfigato a essere svegliato dall'operosità dell'uomo nei campi ero stato io. La veranda dell'agriturismo era malinconicamente vuota a parte una grassa signora di mezza età che mi guardava strano. E faceva caldo! Troppo caldo. La stanchezza si recupera ma i postumi di una sbornia di vino che ti pugnalano alla testa no, se è caldo. Fortunatamente, allungando l'occhio verso le coltivazioni di grano sotto mietitura notai una deliziosa strada tra i campi che saliva per dolci colline. Era deliziosa in quanto ai suoi lati erano state piantate delle altissime e ombrossissime querce. Quindi mi calo il berretto in testa – onde evitare il colpo di grazia dell'infido sole di giugno sulla mia chierica – e mi incammino come un animale di città che riscopre la natura. Sotto gli alberi va decisamente meglio, e ogni volta che mi ritrovo abbastanza lontano da una trebbiatrice (ne ho contate quattro in funzione in neanche un chilometro di cammino), persino il mal di testa si riduce a un ricordo. A un certo punto spunta un cane sul sentiero. Di solito in campagna i cani sono delle grandi rotture di coglioni, specie se sei un estraneo che invade o anche passa semplicemente vicino al suo territorio: iniziano ad abbaiarti contro guardinghi e forsennati. Io non ho paura dei cani per fortuna, anzi mi piacciono e ci so trattare anche se, ovviamente, di questi tempi non c'è da fidarsi di pittbull e rottweiler lasciati liberi come delle pantere. Ma la fortuna volle ancora che i contadini di questo posto non dismettessero la vecchia abitudine di tenersi come compagni dei cani da caccia, anziché esemplari di queste nuove razze destinate al truce lavoro di azzannare qualunque cosa si muova. Quello che mi si parò davanti era un vecchio sacco di pulci, forse di razza Setter, e neanche abbaiava, anzi mi si avvicinò scodinzolante e sbavante. La cosa era simpatica e non potei fare a meno di accarezzargli la testona anche se puzzava come un appestato. Il cane sembrò restare molto contento, si girò su se stesso e poi scappò oltre gli alberi abbaiando. Curioso! Andai verso di lui scoprendomi ai raggi del sole, il cane si stese a pancia all'aria sulla terra ricoperta dalla paglia lasciata dalla mietitura. Vuole giocare questo tipo, ma io non è che ho tutta questa voglia di mettermi a spidocchiare una bestia, non ho neppure una palla o delle crocchette. Cerco di comunicare con l'animale, invitandolo a tornarsene per i fatti suoi ma non ottengo grandi risposte se non il suo dimenarsi da un fianco all'altro. Mi sentivo abbastanza imbarazzato e stupido – per fortuna ero solo – se al posto del cane ci fosse stata una persona così tanto appiccicosa non ci avrei messo molto a liberarmene, però mi dispiaceva ferire un animale; non avrebbe capito, oppure avrebbe capito che io ero un uomo cattivo. Alzai gli occhi e mi ritrovai a pochi passi da un bipede dall'aspetto poco rassicurante. Era un uomo in camicia dal colore indefinibile e dalla pelle abbronzata tra il rosso e il nero, un cappellaccio in testa che gli copriva metà della faccia, i lineamenti del viso duri come una roccia. Fermo impalato, silenzioso, mi guardava con gli occhi nascosti da due terribili fessure. Paolo Augusto - 8 - Pilot! «Solstizio d'Estate» La situazione era molto inquietante, pochi secondi prima eravamo io e il cane in una campagna vuota, non mi ero accorto che qualcuno si stava avvicinando. Venire squadrato dalla testa ai piedi da un signore con la faccia da brigante postrisorgimentale che tiene in mano una falce, e il non aver da questo il minimo accenno di cordialità non ti fa stare esattamente a tuo agio. Quindi non mi restava che porgere, a distanza, i miei saluti e precisare: - Ero a far due passi e il vostro cane è arrivato a darmi compagnia... - condendo il tutto con i più affabile dei sorrisi che la mia professione di commerciante mi ha insegnato a disegnarmi sul viso. Questo contadino non si degna neanche di rispondere. Muove appena la testa su e giù ripetutamente mentre gira su se stesso senza smettere di osservarmi con quelle sue cupe fessure che ha al posto degli occhi, finché non mi dà completamente le spalle e se ne va. A questo punto masticavo aforismi sul bizzarro scambio di ruoli tra la bestia e l'uomo mentre me andavo pure io dalla parte opposta, visto che si era fatta una certa ora e si poteva pensare al pranzo. Durante il mio ritorno verso il villaggio agrituristico mi imbatto in un gruppetto di operai intenti nella loro colazione all'ombra: grandi panini e ancor più grossi fiaschi di vino. Loro sì che sono educati e mi salutano meritandosi il mio più sincero buon appetito...Ma ecco che il cane di prima salta fuori una volta ancora! Mi ha decisamente preso in simpatia a differenza del suo padrone. In tutti i modi cerco di evitare le sue feste e provo a mandarlo via goffamente, suscitando le risate della gente seduta a mangiare. – È il cane di Nico - dice uno. – E sì, non riesco a levarmelo di torno - rispondo. Allora uno di loro stacca un bel pezzo di pane e mortadella dal suo panino e dice al cane: - Tie' bello! - gettando lontano la prelibatezza. Meno male. Saluto veloce, ringrazio e scappo via, anch'io in direzione del mio pranzo. Al villaggio erano tutti svegli. La Convention era quanto mai animata dagli smerci delle carte di Magic e materiale raro, da partite mattutine improvvisate al volo, dal Cosplay e qualche scambio di colpi con le spade in lattice. Il mio mal di testa stava tornando forte quanto prima, ma sentivo di aver praticamente smaltito tutto l'alcol, era solo questione di rilassarmi e di riposare per rimettermi definitivamente in sesto. All'uopo decisi di ricorrere a una nuova tattica, quella del sonno forzato dopo pranzo. Mi apprestai a mangiare in compagnia di due vecchie conoscenze e mentre discutevamo del modulo finale di «Vampire: the Masquerade», mi ciucciai un'intera brocca di delizioso vinello bianco. Alzandoci dal tavolo la discussione era ancora molto accesa e verteva sul fatto che, secondo me, il proporre la bellezza di quattro scenari (tutti brutti) possibili per chiudere un gioco narrativo che ha avuto il suo punto forza nella stesura di una trama complicatissima e dettagliatissima, era una mezza cagata, o meglio – volendo Paolo Augusto - 9 - Pilot! «Solstizio d'Estate» essere meno liquidatori – era una cosa fatta in fretta e furia per chiudere la storia di un sistema divenuto ormai mastodontico e quasi ingestibile... Sarei potuto continuare a lungo, ma ormai ero al secondo amaro e non ci vedevo quasi più. Quindi mi ritirai nel bungalow e tappai proprio come un vampiro, ogni spiraglio alla luce e caddi in torpore. Con le prime ombre lunghe proiettate dalla luce del tramonto mi risvegliai come resuscitato. Dopo essermi sbarbato alla perfezione ed essermi rasato a zero i capelli (operazione che effettuai, ahimè, in pochi minuti) mi feci una seconda doccia e mi accinsi a diventare colui che avrei interpretato durante la sera. Anfibi della Polizia di Stato, jeans neri, camicia nuova di zecca ancora più nera, gilet nero mimetico multitask con ben celata in una di queste una riproduzione in ferro di una P38, una torcia elettrica e poco altro strettamente alla sopravvivenza di un tipo per cui la sopravvivenza è il primo obiettivo di ogni notte, occhiali da sole in stile «Matrix» (con lenti graduate) ed ecco pronto per voi Samuele Mareschi, Progenie di Emile Ducruoit, del Clan dei Brujah, combattente per la libertà del mondo dei vivi e dei morti contro l'oppressione degli anziani della Camarilla e del sistema neoliberista; Angelo Oscuro in questo mondo spinto sul baratro dell'Apocalisse, terrore e Anatema di tutti i Principati - «Caino è grande e il Sabbat è la sua spada!» - Gridai allo specchio con il pugno sinistro alzato per gasarmi. E poi uscì per cenare. «Qualcuno può pensare che tutto questo, come minimo non abbia senso, forse è vero, ma dopotutto l'interna società è dominata dal desiderio di impegnare il tempo libero nel ludus. Ebbene, noi qui lo si fa, cercando la socialità e il divertimento collettivo in primo luogo, e poi scegliendo dei giochi che non sono incentrati su delle cose, o sue di beni di mercato che devi assolutamente possedere altrimenti non partecipi, ma sulla capacità di ogni singolo giocatore di creare liberamente la sua identità e di comunicare con gli altri. Sì lo so, a volte certi processi, come dire, possono entrare profondamente a livello psicologico e avere reazioni non propriamente felici, ma si tratta di casi estremamente rari, i quali, senza dubbio, insorgono solo se i soggetti hanno già una sorta di predisposizione derivata da altre cause. Vedete, il Gioco di ruolo stimola la fantasia e la socializzazione dell'individuo, la voglia di acculturarsi e poi, essendo un fenomeno nel quale si incontrano molte persone di diversa estrazione, età, livello culturale, se per davvero qualcuno in qualche modo “esagera” e prende il gioco troppo sul serio, immediatamente tutti gli altri intervengono per fermare la cosa prima che diventi, seppur minimamente, pericolosa». Tutto questo lo cercavo di spiegare a una coppia di genitori sulla cinquantina che avevano portato il loro figlioletto a trastullarsi in compagnia di figuri agghindati in modo tale da far sembrare Marylin Manson un chierichetto alla prima comunione. Non credo di averli rassicurati più di tanto, ma il padre mi aveva pagato un giro di rum e quindi mi sentivo in dovere di intrattenerli un Paolo Augusto - 10 - Pilot! «Solstizio d'Estate» po'. Poi mentre vado per dileguarmi a leggermi il background del live quasi urto contro un tizio che riconosco. È uno degli operai che quest'oggi mi ha liberato dal cane, si era preso un caffè e stava ordinandosi una sambuca. – Salve! - gli faccio. Non so perché ma quest'uomo alto e panciuto, con i capelli ricci e rossi in testa mi sta simpatico. Mi saluta pure lui, - Visto che oggi mi ha aiutato a liberarmi dal cane, vorrei offrirle la bevuta - gli dico. Il signore mi ringrazia e io non resisto alla tentazione di un terzo Pampero. – Poi avevo incontrato anche il padrone del cane poco prima sa? Un signore che neanche si è degnato di salutarmi. L'uomo a sentire questa frase scuote la testa e poggia il bicchiere sul bancone: - Eh, il Nico è così, non è una persona che dà tanta confidenza a nessuno, sta incattivito da parecchio. – Poraccio. - interviene la signora grassa che da stamattina non sembra essersi mossa da dietro il bancone. – Ma poraccia tutta la sua famiglia. Quando capitano le disgrazie... – Oh, ecco...Che cosa gli è successo? - Dico io che da «Medicente» scrittore ho drizzato le antenne. – Gli è morto un figlio, era...Era l'Ottantasette se non mi sbaglio, una notte di questi tempi gli è andato a fuoco il grano nel campo. Era notte e si è svegliato mezzo paese per aiutare a spengere. Poi sono arrivati i pompieri e quanto tutto era finito il figlio suo non si è trovato più. – Un incendio in un campo di grano, di notte? - di tante cose strane che ho sentito raccontarmi, questa sicuramente si piazza bene nella Top Ten. L'uomo con la sambuca sembrava aver capito che un incendio notturno in campagna era una cosa se non improponibile, sicuramente losca, ma non trovò di meglio che allargare le braccia e dire: - È successo, ogni tanto succedono qua... – Scusi, «succedono» cosa? – I nonni miei mi raccontavano di cose strane, gente che spariva ogni tanto, ma so' storie. – Storie popolari? Ora l'ho messo in imbarazzo, ha la faccia che sbuffa come quando si cercano parole che non si conoscono. – Sì, storie di questo genere, i lupi, i Santi, le streghe e così via... Lupi, santi, streghe e Vampiri ovviamente! Il tipo doveva andare a letto perché domani si sarebbe alzato con il sole, mentre io, in quanto vampiro, avrei avuto tempo per condurre i miei affari fino all'alba. Leggendo il contenuto della busta che l'organizzazione mi aveva preparato avevo da fare delle cose relativamente semplici. Come sempre mi dovevo infiltrare all'interno di un numeroso cenacolo di vampiri appartenenti alla setta avversaria della mia e cercare di manovrare al fin di ottenere una posizione vantaggio rispetto a loro. I vampiri sono esseri strani, sono presenti Paolo Augusto - 11 - Pilot! «Solstizio d'Estate» in tutte le città del mondo, anche se in numero molto ridotto, e spesso sono capaci di controllare come burattinai pezzi interi di società riuscendo a rimanere completamente nascosti e sconosciuti ai mortali. Ovviamente non sia mai detto che degli esseri che si considerano l'ultimo anello della catena alimentare, possano avere la speranza di andare d'amore e d'accordo tra loro, la loro storia «recente» (500 anni o giù di lì) racconta del conflitto continuo tra due grandi sette: la Camarilla e il Sabbat. Io/Samuele Mareschi sono un «sabbatico». Credo nella libertà e nella giustizia, odio la Camarilla perché è solo un residuo di un'epoca feudale dove chi comanda sono i vampiri anziani di secoli e alcuni vecchi di millenni, che non lasciano né scampo né libertà ai loro figli più giovani. Odio la Camarilla perché credo che il mondo dei vivi e dei morti abbia preso il suo ben noto aspetto per causa sua. Sono un vampiro del Clan dei Brujah, una linea di sangue, una grande famiglia che discende da Troilo, che tra le sue fila ha annoverato grandi filosofi e guerrieri, condottieri come Menelao e Annibale, e io sono un grande guerriero del XXI secolo, un assassino letale, ma anche un fine intessitore di trame politiche, un freddo calcolatore senza sentimenti che ha per unico fine quello di far esplodere la sua rabbia, che è la rabbia degli ultimi del mondo, nella fiamma della Rivoluzione. Il mio nome è conosciuto ed estremamente temuto, sono tra i primi ricercati della «Lista Rossa» in Italia, ma quasi nessuno conosce il mio vero aspetto: quando devo uccidere lo faccio dannatamente bene. I «Narratori», ossia gli arbitri che organizzano tutto l'ambaradan di gente strana che si aggira per il villaggio vacanze, osservando e regolando le trame e le azioni, mi hanno lasciato praticamente carta bianca. Dopotutto sono un giocatore espero ed equilibrato, e i rischi di fare l'infiltrato sono solo per me visto che entrando nella «tana del lupo» rischio sempre di uscirne nonmorto-morto. Comunque ho già un piano. C'è qui – per puro caso, giuro! - una giocatrice che conosco da tempo, ho pure il suo contact su ICQ e ogni tanto ci chatto. Non abita troppo lontano da me, è BONA, e ci sono in ottimi rapporti. Il suo personaggio si chiama Donata de Cambrais, ed è un'importante figura di un Principato vicino alla base operativa di Mareschi. I nostri personaggi non si sono mia incontrati durante un live, ma alcuni membri del Clan che lei dirige nella sua città, durante l'ultimo inverno hanno avuto la cattiva idea di andare a rompere le scatole ad alcuni dei compagni di Mareschi. Diverse mie sorelle e fratelli di sangue sono stati distrutti e la mia vendetta è stata atroce, ma ancora non mi sento soddisfatto. Non mi basta perché si deve sempre andare fino in fondo alle questioni, cogliendo al volo tutte le occasioni che a mano a mano si offrono. Dopo che in una partita ho spazzato via i tirapiedi di Donata in un combattimento in stile Neo contro l'agente Smith, la mia avversaria vampira è diventata molto debole nella cerchia degli anziani della sua città e scommetto Paolo Augusto - 12 - Pilot! «Solstizio d'Estate» che è disposta ad accettare l'aiuto di chiunque riesca ad essere convincente. Ecco, in sintesi, l'essenza di «Vampire: the Masquerade»: il nemico numero uno a tua insaputa ti si offre come un valido alleato, per poi rivelarsi per quello che è, ma solo quando sarà troppo tardi per tornare indietro. Che figata! Esaurita la fase del rito del presepe vivente da corte rinascimentale, con la sfilata delle cariche e delle autorità in pompa magna, mi metto al lavoro. Mi accosto a Sua Signoria Donata, la quale indossa un meraviglioso abito da sera su cui fioriscono due poppe di grande pregio, e mi presento, ovviamente non come quello che gli ha decimato i carriarmatini sul tabellone del Risiko. Di solito i Clan dei vampiri si caratterizzano per archetipi. Ci sono gli aristocratici, i folli, quelli fisicamente ripugnanti, il Clan dei Brujah è spesso visto e giocato come rappresentante del sottoproletariato urbano: punk, freakkettoni, ultras, qualcuno abbozza al massimo a essere un autonomo dei centri sociali. Io che mi presento come un serio e compíto vampiro che si interessa alla politica degli umani, che fa citazioni colte usando correttamente i congiuntivi e non porta catene e bandane, lascia spesso sbigottiti i miei simili. Donata dimostra di apprezzarmi, conosce un po' di storia del mio Clan e sa che i nostri eccessi ribellistici nascono dalla grande passione che abbiamo di cambiare il mondo. Dopo dieci minuti passeggiamo signorilmente al centro della scena e io lodo lei e la bellezza della città in cui trascorre la sua non-vita. Si dimostra molto interessata alla mia grande conoscenza del suo luogo di residenza e non posso fare a meno di confessarle che stavo pensando di allargare la cerchia dei miei affari e di mettere ogni tanto piede nella sua città, sperando di riceve una debita accoglienza. La cosa le piace davvero molto e mi dá il suo numero di cellulare: QUELLO VERO. Considerato che stavamo dando troppo nell'occhio, decidiamo che è meglio separarci per riprendere la conversazione dopo, quando vi sarà un ambiente più consono. Dopo esserci allontanati l'uno dall'altra potrei fare mille altre cosette, ma voglio concentrarmi solo su questo affare. Quindi mi metto in un angolo solitario e incrocio le braccia sul petto. Così facendo utilizzo un particolare potere dei vampiri, che è quello di rendersi invisibili, da questo momento in poi, a mio piacimento, se non faccio troppo rumore posso girare liberamente e tutti gli altri giocatori devono far finta di non notarmi. Solo se uno possiede un altro particolare potere può tentare di vedermi. Resto così per qualche minuto e quando vedo Donata che splendida si sta portando in solitudine da un luogo all'altro dell'area di gioco mi avvicino tenendo le mani a formare una T: «time out», siamo «Out of Game». – Ti convoco. - gli dico. – Eh? – E sì – Pronta? Bim bum bam e giù sasso-forbice-carta! Paolo Augusto - 13 - Pilot! «Solstizio d'Estate» Così funziona il gioco, con delle stupidissime morre cinesi che simulano l'effetto dei poteri delle tenebre! Vinco io e in questo caso particolare ho usato un dei più grande poteri che mi sono concessi dal mio sangue e dalla mia magnetica personalità per richiamare alla mia presenza qualunque essere intelligente...Va bene! Lo ammetto! In questa occasione ho barato un poco. La «Convocazione» non funziona esattamente così, prima dovrei scegliere un posto dove mettermi, chiamare un arbitro, dirgli chi voglio convocare e poi sarà l'arbitro a fare per mio conto la morra cinese con l'altro giocatore. Io dovrei solo aspettare per capire se ho avuto successo con l'azione. Chiedo venía ma l'ho dovuto fare perché volevo assolutamente capire se «Donata» ci stesse. E sì, sono un molto birbaccione, ma del resto lei è una giocatrice esperta e le regole le conosce molto bene, quindi, se in risposta a tutto ho avuto un sorriso amichevole e un «dove andiamo?», questo significava che non gli dispiaceva di passare da sola un po' di tempo con me...O no? Per esigenze di sicurezza, visto che stiamo per andare dritti dritti alla resa dei conti, dovevamo per forza di cose uscire dal villaggio turistico. Dall'altra parte della strada statale di fronte a questo c'è una bella radura, logicamente coltivata a frumento, con una strada bene appartata (un po' come quella di questa mattina). Bene. Come attraversiamo la strada e mettiamo piede sul campo ci accorgiamo che non esiste un vero e proprio sentiero, anzi abbiamo l'impressione di camminare in un solco un po' più largo del normale tra le spighe del grano. Lei ha paura di rovinarsi il vestito e quindi se lo tira su e si appoggia a me nel caso inciampasse. Benissimo! Ci inoltriamo nel folto della campagna! Così tanto nel folto che a un certo punto non ci si vede più, la luna è coperta. Per fortuna ho con me la mia torcia. La accendo. – Ehi, guarda laggiù - dico. Il fascio di luce mi era andato a sbattere contro uno strano pezzo di roccia alto almeno tre metri e largo, di lato, due. Un grosso monolite come quello di «Odissea nello spazio». Rimaniamo per un momento attóniti, colpiti dall'inaspettata apparizione, ma sentiamo muoversi qualcosa, qualcosa che non è semplicemente frumento mosso da una tenue brezza... Io e Donata ci guardiamo, muovo la torcia in tutte le direzioni e mentre la luna esce da dietro una nuvola vedo qualcosa di molto strano. Mi volto e metto in mano a Donata la torcia, - Torna al villaggio...Va...– Ma... – Io arrivo tra un secondo...Devo solo far pipì. Lei si tranquillizza, io con la luce della luna a mostrarmi la via avanzo e tra le spighe si apre un varco, sicuramente qualcuno è passato di qua e le ha calpestate prima di me. Oltre il varco c'è uno spiazzo dove si vede una larga macchia dall'odore inconfondibile anche per chi vampiro lo è solo per scherzo. Paolo Augusto - 14 - Pilot! «Solstizio d'Estate» «Sangue». Penso tra me e poi BUM! Qualcosa mi dá uno spintone e una raffica di botte mi arrivano da tutte le parti insieme a un sacco che mi copre la testa e qualcuno mi lega mani e piedi velocissimo. E questo è quanto. Quanto tempo sia passato non ne ho idea, né riesco a capire perché... – Tuo padre mi tenga prigioniero. – Sì è stato lui a prenderti e a portarti qui dentro. Ieri sera era uscito perché aveva visto qualcosa muoversi nella campagna. - Mi dice la ragazzina, poi abbassa la voce e completa la frase: - fosse credeva che stessi facendo un rituale? Cheeeeeeeeeeeeeeeee? Nessuno mi aveva detto che ieri sera era in corso un'altra sessione live, molto live, giudicando dal tipo dei combattimenti. Ma ecco che un altro (non troppo) piccolo amico si avvicina alla porta della cantina. È il capo. Entra nella stanza seminterrata con quegli occhi e quella bocca a fessura, è senza cappello e i capelli ricordano la stoppa; nell'insieme non riesco a fare a meno di associarlo all'immagine di un agricoltore americano, sudista, razzista e dal grilletto facile quanto il bicchiere. – Tu che ci fai ancora qua? Sali in casa, cammina - la ragazza, Lisa, si gela; il terrore reverenziale gli si legge chiaro negli occhi, raccatta i resti della mia cena a scappa via. Peccato, scopro solo ora che ha un culetto delizioso. – Tu invece, mi devi dire che ci facevi nei miei campi ieri notte. Mi alzo in piedi di scatto, il catenaccio fa rumore, per guardarlo dritto negli occhi, ma non sembra essere il mio metro e settanta di altezza a impressionarlo. Così valutando anche il fatto che sono ancora legato, cerco di abbozzare il più cordialmente possibile. – Ho già spiegato tutto a vostra figlia. - Ovviamente senza scendere in TUTTI i particolari nei quali mi sono divagato, - Sono solo un turista di passaggio, ospite del villaggio vacanze lungo la statale e non so nulla di rituali. – Quali rituali? Azzo...Dunque il capo dei matti fa finta di non essere matto. Al limite sarà schizofrenico e vive in due dimensioni separate. – Senta, sia gentile e ragionevole. Io stavo solo cercando un posto dove fare un bisogno, non volevo fare nulla di male...– E la ragazza? – Ahem... Riprendo da capo: - Davvero, eravamo tutti e due ospiti di quel villaggio, le giuro. Non volevamo fare niente di niente ai suoi campi. – E chi mi conferma questa cosa? Tu ne sai troppe sui miei campi!– Cosa?– Non hai detto che non avevi intenzione di fare nulla? Bene, significa che sai quello che è successo.– Sì ma...Paolo Augusto - 15 - Pilot! «Solstizio d'Estate» Sì ma cosa? Non permetterò che succeda ancora! – Non lo permetterò...Non lo permetterò...- ripete più volte mentre se ne va incurante delle mie implorazioni, lasciandomi infine al buio. Cazzo e...Mi viene da bestemmiare. Mi sono praticamente fregato da solo. E ora che faccio? Il padre di Lisa aveva una faccia strana però, come se lo avessi in qualche modo spaventato, o io o una minaccia che pende sulla testa dei suoi amati campi. Ma chi se ne fotte! Lui, il figlio morto, i rituali e tutto il resto! Io devo uscirne e SUBITO! – McGyver con il suo coltellino svizzero apre tutti i lucchetti, altri usano un chiodo o una forcina per capelli, al limite una graffetta. Tzé, imbecilli, li vorrei vedere armeggiare con un lucchetto di bronzo e acciaio cinquanta millimetri per cinquanta e la serratura a tamburo battente. Qui ci vorrebbe una fiamma ossidrica altroché! Ma io sono molto più intelligente di uno sceneggiatore americano e del suo pubblico, oltretutto sono molto dotato fisicamente. E sì, la natura mi ha fatto alto un metro e un Berlusconi, mi ha dato le gioie della calvizie precoce e una voce roca con una affascinante «erre» moscia, ma soprattutto ho un pesoforma naturale giusto di un pelo sopra alla soglia della denutrizione. Chissà perché avevo chiesto alla ragazzina la bottiglia dell'olio «per ravvivare la pasta»? Semplicemente per ungermi bene i polsi e sforzare un po' le falangi et voilà...McGyver? Houdiny? Mandrake? Ma de che ahò!, direbbe qualche mio amico romano. Oh! Ora devo architettare la fuga. L'abbaìno che da sul cortile. Logico, non ci sono neppure delle grate. Fatico un poco perché sarà largo sì e no un metro e va bene che sono piccoletto, ma non sono un lombrico. Eccoci fuori: fuori dove? Probabilmente la casa di questa famiglia di pazzoidi si trova sulla collina che vedevo alzarsi alle spalle dell'agriturismo. Sì, devo solo ritrovare quella strada che ho percorso l'altra mattina. Intanto qui intorno tutto sembra tacere. Guardo l'orologio, sono le undici di sera, dormiranno da un pezzo questi. L'unico problema da affrontare è se il cortile della casa abbia o no un cancello chiuso e una recinzione che corra a perimetro. Mi acquatto e inizio a fare il passo della rana. No! Non ho mai fatto il militare in nessun reparto speciale, figuriamoci. Mi son solo ricordando di quando da ragazzino andavo di notte a rubare ciliegie e albicocche. Qualche passo in avanti e...Benissimo...ecco la strada che scende, buona terra battuta che va giù ripida. In lontananza vedo l'incrocio con la Statale, ci sono i puntini di luce dei lampioni. Via! Non l'avessi mai fatto. Paolo Augusto - 16 - Pilot! «Solstizio d'Estate» Porca puttana! Il Cane! Abbaia, abbaia troppo a lungo e vedo scivolare in terra una lastra di luce. È quella della camera da letto di sicuro. Devo scappare in fretta...Via via, tagliamo per il campo appena mietuto. Alle spalle mi pare di sentire rumori confusi di porte che sbattono, persone che scendono le scale di corsa. Non mi interessa nulla! Voglio scappare via da questo incubo. Corro come correrei nel vuoto durante un brutto sogno. Le mie gambe vorticano, i piedi appena toccano la terra ripida che scende giù giù in basso. È notte ed è buio, è molto pericoloso correre così, basta mettere male un piede per inciampare e ruzzolare rovinosamente. Ma dietro di me ho la certezza che ci sia qualcuno che mi viene appresso. Ecco, ci mancava pure che la luna uscisse da dietro una nuvola! A sinistra! C'è una specie di boschetto! Corri paolino...Corri! Ecco, attento al fosso di scolo...Attentooooooo Macché! Inciampo e vado giù, giù giù giù giù.... Giù giù giù senza riuscire a fermarmi. Ma in che cazzo di fosso sono caduto? Un buco nero? Pochi secondi dopo riesco a saperlo. Chiamatela come vi pare: caso, sfiga, fortuna...Espediente letterario! Ma quando incespicai sull'orlo di quel fosso mi infilai dritto dritto in una buca che scendeva sottoterra. Appena terminai di rotolare come una patata mi rialzai di scatto per capire se ero tutto intero. Non avevo nulla. Bene, ora era il momento di capire dove ero finito e come mi sarei definitivamente cavato fuori da questo casino. Mi frugai le tasche e cavai fuori l'accendino. La fiamma mi fece vedere che questa era una buca bella grossa, c'era sopra di me un soffitto alto più di due metri e non puzzava di animale selvatico. Una volta da ragazzino ho messo il muso dentro la tana di una volpe, non potete immaginare che fetore poteva esserci lì dentro, qui invece era solo umido. Mi spostai e iniziai a vedere una parete di terra, era come scavata dall'uomo. Mi avvicinai ancora per rendermi conto meglio di quello che vedevo e urtai qualcosa con il ginocchio. Era una pietra squadrata – sembrava uno di quei panettoni che mettono sulle piazze delle città – non so, non mi ricordo se riuscì a notare qualche «strana incisione» anche se alzai la fiamma dell'accendino al massimo. C'erano altre pietre intorno e lungo la parete si apriva una fessura bella larga, un passaggio. Ma...ma... Non sapevo se ridere o piangere. Ero dentro a qualcosa che somigliava a una Paolo Augusto - 17 - Pilot! «Solstizio d'Estate» cripta, il punto i cui ero entrato non riuscivo più a individuarlo, quindi non mi restava che fare l'ennesima cazzata. Cioè improvvisarmi speleologo in quel cunicolo, probabilmente per incastrarmi sottoterra e morire di fame e sete. Pensare positivo è la mia virtù principale. Invece il cunicolo era una sorta di passaggio scavato pure questo. Non era molto lungo e mi portò in un'altra stanza dove l'aria era molto più pesante. La piccola fiammella (stavo maledicendomi per aver dato la torcia elettrica alla vampira) mi fece vedere che c'era un altro passaggio in questa stanza, ma anche dell'altro. Roba che lascia pietrificati e ti fa dire il nome di Dio... Io vi aggiunsi dell'altro...La sala era tutta di pietra e in mezzo c'era una pietra ancora più grossa che sembrava un tavolo, ma direi un altare, visto che ospitava uno scheletro. Il pollice mi scivolò via dal pulsante del gas orami arroventato, rimasi in piedi al buio inorridito con in mente l'istantanea di quello che avevo visto. Io mi occupo di cultura fantastica, ma i morti veri non sono esattamente parte del mio genere. Che cazzo ci fa un morto quaggiù? Che scherzo è? È una tomba? Ma di chi? L'immagine mi assaliva il cervello in quei secondi lunghissimi, non fui sicuro e non mi sognavo di riaccendere di nuovo la fiamma per osservare meglio, però mi pareva che quei resti non erano di un adulto, aveva le ossa delle gambe molto corte e la testa grande... No! Suggestioni? Solo quel chiarore che venne verso di me senza avvertimento, proprio dal passaggio che avrebbe dovuto tirarmi fuori da questa merda, e che avevo messo stupidamente in secondo piano, avrebbe potuto darmi una spiegazione. Ma non avevo nessuna voglia di riceverla ora. Mi sono tirato indietro nel buio alla va o la spacca, alla cieca sono riuscito a infilare il tunnel alle mie spalle. Ora mi trovavo nell'ombra più totale e potevo vedere un vecchio apparire nella sala tombale con una torcia elettrica in mano. Sembrava l'agricoltore che mi aveva imprigionato con una trentina di anni in più. Iniziai a tremare per le scariche di adrenalina, era come se i fili di un ordito squallido si stessero tirando di fronte ai miei occhi per ricomporre la trama della una storia. Mi veniva da vomitare. Non sapevo che cosa faceva il vecchio curvo in un angolo, ma sicuramente non si pose nessuna delle domande che io mi sono fatto quando si voltò di scatto e mi accecò con la luce. – Nooooo! - urlò e mi venne addosso. Ero del tutto impreparato, devo solo ringraziare il cielo che aveva almeno quarant'anni più di me. Aveva qualcosa in mano, un'arma forse, lo buttai a terra e sentì un battere metallico sulla pietra. Ero sopra di lui. La luce della torcia illuminava il viso del vecchio, era grottesco. Tutto era grottesco. – Chi sei? Chi è quel ragazzo? Era il figlio del Nicola vero? Che gli avete Paolo Augusto - 18 - Pilot! «Solstizio d'Estate» fatto? Il vecchio non sembrava per nulla spaventato. Mi urlava in faccia con una voce spaventosa: - Non puoi capire! Non puoi capire! Dovevamo farloooo! Le mani mi iniziarono a tremare, non era un film, cazzo, mi sono detto. Mi ricordo di aver tirato un'anfibiata nelle costole al vecchio forte quanto più potevo e senza rimorso. Poi sono scappato nel buio da dove lui era venuto. Cercavo di ascoltare per capire se mi fosse dietro e intanto correvo e strisciavo le spalle e la faccia sulle pareti di terra della caverna, di fronte a me un alone di luce argentata e la sagoma di una scala a pioli mi apriva la strada alla fuga. Salì, ero fuori sotto la luce della luna in mezzo a un campo di grano. C'era un'altra fonte di luce e un odore di bruciato. Mi guardai intorno impietrito, ero sulla cima di una colline e tutto intorno c'era un anello di fuoco che saliva! Il grano giallo e maturo bruciava a una velocità strepitosa, in pochi minuti avrebbe raggiunto il punto dove mi trovavo. Ma come cazzo fanno gli eroi? Mi domandai. La risposta è semplice: si cagano nei calzoni. Presi il respiro più profondo che le mie trenta sigarette giornaliere potevano permettermi e in apnea inizia correre verso il basso, incontro alle fiamme. Il cuore mi scoppiava, speravo che mi venisse un infarto, così avrei evitato di morire bruciato. Quando iniziai a sentire sulla pelle del viso il calore insopportabile del fuoco decisi che era il momento, mi coprì la faccia incrociando le braccia e saltai. Misi un piedi in mezzo alla paglia che bruciava, sentì il fuoco corrermi su per tutta la gamba fino allo stomaco, mi diedi un'altra spinta e un'altra ancora fin quando non mi salvai la vita. Mi trovai a guardare le stelle e a tossire come un tubercolotico. Volsi l'attenzione verso il muro di fuoco e bestemmiai tra me e me. Di nuovo il Nicola. – E ora ti stai fermo lì! - mi urlò, aveva in mano un fucile. E ora sono nella merda. Mi dissi battendomi le mani sui fianchi e trasalendo. Trasalì perché toccai nella tasca posteriore del mio gilet mimetico il ferro della mia P38 giocattolo. Giocattolo...ma in ferro, la canna è occlusa, ma se non lo sai e te la punto contro ti caghi sotto lo stesso. Non mi ricordo di aver mai avuto un tempo di estrazione fulmineo, ma dovevo essere svelto soprattutto con la lingua, perché quello mi sparava sul serio! – No Nicola! Ti stai fermo tu! Ero sotto la luce diretta della luna, vedeva benissimo che ero «armato». – Tu hai un fucile da caccia a pallini, io una Walther P38 a canna rigata. A questa distanza se mi spari mi fai giusto qualche buchetto. Io ti spappolo la testa! Bluffavo, e se aveva il fucile caricato con il pallettone per la caccia grossa Paolo Augusto - 19 - Pilot! «Solstizio d'Estate» ero finito. – Senti io non so un cazzo di niente, e neanche mi frega niente di quello che sta succedendo qua - dissi a una velocità incredibile, - Non so chi ha dato fuoco al tuo campo un'altra volta, io voglio solo andare via. Via! Capito? Il tizio non mi rispose, si avvicinava lento lento con il fucile puntato addosso a me. Era una sfida a chi aveva più palle, cioè a chi era più coglione o matto. Sirene! Pompieri, Carabinieri, protezione civile, l'ambulanza della Misericordia! Non ho tempo di buttar via la pistola, è persino stupido pensarlo, l'unica cosa da fare sarebbe scomparire, smaterializzarsi, oppure aprire gli occhi e scuotersi sudato nel letto e bestemmiare perché ci si è svegliati nel cuore della notte – e io di solito, quando mi succede, non riesco più ad addormentarmi. Invece no. Niente di tutto questo è possibile, perché è tutto maledettamente reale, così tanto che la farsa a seguire mi urta la coscienza, e quasi non mi va di raccontarla. I carabinieri ci puntano contro le armi, il Nicola obbedisce muto come un sasso – non dirà più una sola parola in pubblico per tutto il resto della notte. Io lancio il mio giocattolo ai piedi dei carabinieri. - È finta. - gli dico mentre cerco di crearmi in testa una scaletta per raccontargli la verità; ma cazzo!, sono veramente, ma veramente nella merda: sorpreso dentro una proprietà privata durante un incendio doloso e armato, nel mentre che tento di fuggire dalla scena del crimine, il proprietario mi ferma puntandomi contro un fucile da caccia e io rispondo con la mia arma giocattolo, ma pur sempre valida a fini intimidatori... Come cazzo faccio a dimostrare che sono stato picchiato e sequestrato dal Nicola, e sono del tutto estraneo all'incendio? Mi ci sono ritrovato in mezzo durante la fuga così come sono caduto in una specie di ossario dove ho ritrovato uno scheletro di un ragazzino disposto per fini ipoteticamente rituali... Ancora ci sto pensando seduto su una sedia nel corridoio della Stazione dei carabinieri, con uno di questi che mi piantona e con la statua del Nicola rossa e nera e i capelli a spazzola color della stoppa che guarda il vuoto con un odio inindagabile. – Sono assolutamente estraneo all'incendio - devo essere sicuro, preciso, inappellabile. Se l'ufficiale in servizio vuole sapere di più dovrà essere lui a farmi le domande. – Ah sì? E allora cosa stava facendo nelle proprietà del Meli? Nicola Meli, ho scoperto il nome completo del mio nemico. – Stavo andandomene, per la precisione ero in fuga perché sono stato sequestrato dal Meli per un giorno intero. Il maresciallo, o forse il tenente – non ho fatto il servizio militare e non conosco i gradi – spalanca la bocca e allora, prima che possa rimettere insieme cervello e lingua: - Sono venuto in questo paese per la Convention Paolo Augusto - 20 - Pilot! «Solstizio d'Estate» culturale che si è tenuta presso il villaggio-vacanze, l'altra sera passeggiavo lungo la strada in compagnia di una ragazza, ci siamo inoltrati un po' in un sentiero tra i campi, poi per...ehm...una mia esigenza fisiologica ci siamo separati e a quel punto qualcuno mi ha colpito alle spalle... – Come si chiama questa ragazza? Perché cazzo non mi fa parlare questo stronzo! – Conosco solo il nome e non è di qua, potrei rintracciarla e fornirle tutte le generalità ma non ora. Ecco, lo sapevo! Ho fatto la cazzata. Non ho sparato il nome semplicemente perché non mi ricordavo se quello vero fosse Donata o un altro, so per certo che il nickname su ICQ è «Elistraee» ma ora con questo colpo di genio mi sono fottuto, perché questo qua crede che stia cercando di costruirmi un alibi. Complimenti paolino, sei proprio un bel cazzone. – Che cosa ha fatto alla camicia? – Eh? Mi guardo le maniche e vedo che hanno delle grosse macchie oleose, ho anche le mani viscide e sporche sotto le unghie. – È olio di oliva, se lei mi avesse fatto terminare prima glielo avrei detto: sono stato tenuto legato a una catena nella cantina del Nicola e ho trovato modo di liberarmi ungendomi i polsi e le mani con dell'olio per far scivolare la catena. Non dovevo essere così acido, ora sicuramente si incazzerà, ma tant'è. – Mi sa dire un motivo perché il Meli avrebbe dovuto sequestrarla? – Forse perché è uno psicopatico? Alle nove e mezzo di mattina mi svegliano, ho dormito sempre sulla sedia di prima, e mi dànno la seguente notizia: il giudice non mi arresta, sono solo denunciato a piede libero per violazione di domicilio e incendio doloso, tutto ovviamente da dimostrare. In risposta ho denunciato il Nicola per sequestro di persona e tentato omicidio, ma non essendoci consistenti prove a suo carico è anche lui a piede libero. Infine il comandante dei carabinieri mi ha consigliato di rendermi reperibile: ossia di non tornare a casa. E infatti non ho nessuna voglia di tornare, perché ora sono incazzato come un giaguaro. Voglio tirarmi fuori da questo casino, voglio tornare ad abbindolare le belle turiste che passano davanti al mio negozio, a internet, ai videogame, ai libri...Rivoglio la mia fottuta vita del cazzo da pezzente pocofacente. Ma prima voglio fare il culo a striscie al Nicola. Torno all'agriturismo, faccio colazione e senza troppi crismi fermo il bungalow per qualche altro giorno. Non sono assolutamente intenzionato a fare conversazione. Assumo la postura dello «straniero di città» di ceto medio-alto e acculturato per non essere trascinato nel gorgo della chiacchiera da paesotto. E che cazzo, io sono cresciuto in un ambiente identico a questo, so come vanno le cose; è già molto che il padrone dell'agriturismo non mi dice: «Ehi gringo, vattene, da noi non sei il benvenuto». Be' almeno per il Paolo Augusto - 21 - Pilot! «Solstizio d'Estate» momento mi sembra che questo film abbia un copione un po' debole, io avrei messo l'eroe contro tutto il mondo a questo punto, lo avrei costretto all'azione in clandestinità per dimostrare la sua innocenza e sconfiggere il male. Entro nel mio bungalow, non ho sonno, però mi stendo sul letto a pensare sul da farsi. Allungo la mano tra le lenzuola, verso il cellulare e Il cellulare! Il CELLULARE! Per prima cosa bestemmio. Poi salto in piedi e lo scaglio in un angolo – la pila schizza via dalla parte opposta, la SIM-Card boh! - e infine mi ritrovo a battere la testa contro il muro. Signore e signori, questa è una crisi di nervi in piena regola, sarebbe ammesso anche lo scroscio di pianto isterico. Ho dimenticato l'altra sera il cellulare nel bungalow. Mi accade molto spesso di dimenticarlo per giorni e giorni con una naturalezza che a molti di voi apparirà anormale. Credo che non appena risolvo questo affare dell'incendio e del Nicola, la mia prima necessità sarà quella di una pesante terapia psichiatrica. Non è normale infilarsi in un casino di tali proporzioni e dimenticarsi dell'esistenza dei telefoni cellulari. Il fatto che se l'avessi avuto in tasca probabilmente sarebbe cambiata ogni cosa è secondario rispetto al non avere minimamente pensato ad esso fino a questo momento. Ora sto proprio di merda. Mi serve un conforto spirituale. Un cicchetto penserete voi. E forse avreste pure ragione, chiunque si procurerebbe una bella sbronza per dimenticare per mezza giornata i guai in cui si trova. Eh ma io non sono normale. Oggi ne ho avuto persino una conferma indubitabile. Quindi non bevo, anche perché non bevo mai di mattina e non bevo quando mi sento depresso e incazzato. Prendo le chiavi della macchina, esco e vado alla mia Peugeot 206. Penserete: ora accende e parte sgommando (la macchina ha il motore diesel) lasciandosi alle spalle tutto, si dá alla vita clandestina per davvero e alla lotta armata nella rete anarchica informale. Ma se dovessi sceglierei il PCC, non mi sono mai considerato un anarchico politicamente parlando. Vi piacerebbe: Paolo Augusto on the road, Paolo's Augusto wild life? Mi dispiace, io non sono normale, non sono neppure un normale protagonista di un b-movie «pulp»; sono arrivato alla macchina solo per ascoltare una canzone che fa: Sojùz njerushìmij rjespùblik svobòdnjch Splotìla navjéki vjelìkaja Rus'; Da zdràvstvujet sòzdannij vòlej naròdof Jedìnij, mogùtchij Sovjétskij Sojùz! Slàv'sa, otjéchjestva, nàshje svobòdnaje, Drùzhbj naròdov nadjòzhnij oplòt! Partìja Ljénina - Sila naròdnaja Nas k torzhestvù Kommunizma vidjòt!..... Paolo Augusto - 22 - Pilot! «Solstizio d'Estate» Oh sì, sì, sì. Questa si che è arte, questo si che è Potere, questo sì che mi dà la carica. Avevate ancora dubbi sulla mia normalità? O.K. Fatta la doccia. Fatta la barba – i capelli (quei pochi e maledetti) sono giusto degli spunzocchi che per ora lasceremo così come sono. Rimessa a posto un po' di merda nella stanza – ma speriamo di fare in fretta la valigia che qua va a finire che non ho i soldi in banca per saldare il contro. Fumata una sigaretta – cazzo, non ne ho toccata una per giorni. Stesso processo psicologico del cellulare? Mandato SMS a mia madre; oggetto: prolungamento delle ferie – non è il caso di scendere nei dettagli per ora, povera donna. Chiamato il mio amico avvocato: mi ha detto cosa fare – ma dubito che si sia formato una minima idea di quello che è veramente successo. A questo punto dovrei comparire in caserma per comunicare le generalità del mio difensore legale e sarebbe finita qui. Solo che se la faccio finire, finisce male per me. Non è che ho molte alternative. Devo chiamare Polverini. Compongo il numero di cellulare di Christian Polverini assolutamente consapevole di quanto sia ridotto male. Conosco questo tipo da dieci anni almeno e sinceramente non lo posso vedere. Lo incontrai la prima volta ai tempi dell'università, quando eravamo entrambi studenti; nel mentre che io mi barcamenavo tra feste ed esami a cui prendevo regolarmente trenta, lui faceva lo stesso, al triplo della velocità! Io mi sono laureato dopo otto anni di gloriosa carriera accademica, inventandomi mille modi per avere in tasca due lire di allora, lui in otto anni di lauree ne ha prese tre! Ovviamente la cosa non finisce qua, perché io me la tiro avanti dignitosamente tra cocci dipinti a mano, avventure ipertestuali e velleità letterarie, lui fa il consulente per questo o quest'altro ente e addirittura è un esperto criminologo. Fondamentalmente di tutte queste cose me ne fotterei, se non si sommassero al fatto più insopportabile di tutti: mi prende in giro perché io mi interesso dell'immaginario fantastico, e considera la cosa decisamente insulsa, mentre lui, potete immaginare come gestisce il suo lavoro? Si interessa di criminologia seriale, ed è convintissimo dell'esistenza del sovrannaturale. Possiede teorie tutte sue che lo portano ad affermare che veramente esistono i mostri e che Satana sia attivo nel mondo e altre stronzate del genere... Sarebbe un personaggio molto più ridicolo di me se non fosse che spesso e volentieri riesce a dare un apporto positivo alle indagini, almeno a leggere i ritagli di giornale che ogni tanto distribuisce come fossero santini o confetti. Se posso lo evito come la peste, ma ormai mi pare chiaro che ci vuole un Paolo Augusto - 23 - Pilot! «Solstizio d'Estate» matto per prendere un altro matto e salvarmi il culo. OooooK, brutta mignotta della TIM, ho capito che non è raggiungibile. Vaaaa Bene!Va bene una sega. Ero sulla veranda del bungalow. Rientro dentro. Come cazzo sono messo? A quest'ora i carabinieri avranno fatto il sopralluogo, raccolto le prove, sentiti amici e parenti del Nicola. Oramai è questione di poche ore e verranno a prendermi. Addio mondo di merda, l'ho sempre saputo che un giorno mi sarebbe successo qualcosa che mi faceva finire male. «So' l'amico tuo e ti sto a chiama'. No, non è per i soldi, ti voglio parla'. Rispondi che non ti voglio mena'». Questa è la mia suoneria del cellulare. L'ho fatta io con un programma di sintesi vocale per il computer. Carina vero? Celestiale direi. È Polverini che mi sta chiamando. Perdo il controllo e al cellulare lo sommergo di frasi sconnesse e forsennate, roba che se non mi conoscesse mi manderebbe a cagare. Invece mi comunica che non è neanche a due ore di macchina da me e arriva subito. È bello avere degli amici, anche quando sanno che non li sopporti. – Polverini guida una Audi A3 nuova di zecca. Polverini non è invecchiato: è abbronzato ed è infiocchettato nella sua matassa di dreadlock e appare molto figo con il suo piercing sul sopracciglio sinistro. Polverini è sempre il solito genietto strafottente, così carico di sé da rendersi giustamente odioso. Polverini ama il buon mangiare e soprattuto il buon bere e offre sempre. Un punto a suo favore. Andiamo in un ristorate nei pressi del paese e ci abbuffiamo di tartufo, cacciagione e vino. Poi arriva il momento della grappa e la conversazione entra nel vivo. – Così finalmente ti sarai ricreduto sulla tua idea della religione druidica. – Cosa scusa? – Eheh paolino, intendevo dire della vostra visione sui druidi come sacerdoti “buoni”, seguaci dei principi della natura o al limite, come dite voi, neutrali rispetto al bene e al male. Il «Voi» non lo digerisco. – Guarda Christian, io lo so benissimo che la figura del druido che è presente nel fantasy moderno non ha niente a che vedere con la realtà storica. Vuoi che ti citi i sacrifici umani? Ma forse neanche tu hai mai calcolato che nelle religioni antiche molto spesso non esistevano concetti legati alla compassione, alla pietà, alla misericordia; sono principi morali che si sono affermati con il cristianesimo. – No, no paolino, sono cose che so e forse ti sbagli di nuovo; io direi che già il Paolo Augusto - 24 - Pilot! «Solstizio d'Estate» mondo ellenico aveva dei concetti etico-religiosi per così dire avanzati. – I greci e i romani però avevano gli schiavi – Però non li bruciavano, non li davano in pasto ai lupi, non gli cavavano le viscere per avere auspici sul raccolto... – Va be' Polvere, ora che siamo d'accordo sulla concezione della religione celtica vogliamo indagare il caso concreto, magari con due dita di rum? – Ottima idea.Arrivano i rum e io frego una Marlboro dal pacchetto di Polverini. Ho mezza busta di Van Nelle che mi deve durare a lungo. Sentiamo che ci dice l'esperto ora. – Be' secondo me, da un punto di vista etnologico sarebbe molto interessante scoprire il motivo della sopravvivenza di chiari rituali druidici in questo paese. Detto questo sorseggia il suo Pampero con aria sibillina e soddisfatta. – Come scusa? Se vuoi te lo spiego io: i Meli sono una famiglia di matti, come si sono sciroccati non lo so e non me ne frega per un cazzo; per me possono aver avuto un transfert collettivo dopo una lettura di Asterix. Minchia, cerchiamo di essere analitici, al limite cerca di farmi capire: per te è normale che qui in Italia, ci sia una sopravvivenza di un culto celtico? Fossimo in Bretagna, in Cornovaglia, sull'Isola di Man!, la considererei una possibilità, avessi visto in giro una congrega New Age lo capirei...Mi sembra una cosa assurda insomma. – Sei sempre il solito scettico razionalista. L'occulto ti attrae ma la tua mente timorosa te lo fa rinviare lontano dalla verità: lo tratti come un fenomeno di costume, un'esperienza letteraria, un merchandising, alla faccia della tua acuta intelligenza. – Polvere, per favore. – Va bene. - schiocca la lingua sul palato, - Intanto: magari ci fosse un cenobio di «niuaggiani», non avremo questo casino per le mani. La New Age è solo neopaganesimo post-hippies, nulla di più, e mi sembra che la materia della trasformazione delle forme dell'immaginario collettivo dei gruppi sia un campo in cui ti ritrovi bene. Nella mia umiltà di studioso che ha evitato come la peste di impastricciarmi il cervello con le etichettature della sociologia ideologica, posso pensarla come un fenomeno che riproduce certe esperienze di uno stile di vita olistico e naturale dopo il grande vuoto degli anni '80. Ma qui mi fermo, perché a me questi polpettoni storico-politici non mi interessano. Io cerco la verità. – E sarebbe? – Che la verità per questo caso è tutta da scoprire. E che per farlo dobbiamo accettare diverse cose. – Del tipo? – Innanzitutto che tutto è vero. Tutto è reale: qui c'è qualcuno che ieri sera ha dato vita a un vecchio rituale celtico, del resto l'ambiente e il periodo dell'anno lo possono far presupporre. Paolo Augusto - 25 - Pilot! «Solstizio d'Estate» Che tipo di rituale, ne hai un'idea? – Così su due piedi qualcosa mi torna in mente, ma preferisco non fare l'errore di assumere una conoscenza acquisita come operante. Potrebbe essere una ricostruzione di un pezzo di cultura celtica fatta male e sostanzialmente errata. Potrebbe essere un qualcosa che non c'entra nulla perché i celti erano un popolo che si diffuse largamente in tutta l'Europa, e sai bene che più una società tribale si disperde in un territorio vasto e più i legami si indeboliscono e aumenta la differenziazione. I nostri druidi, in ultimo aveva un pantheon così grande che ancora nessuno è stato in grado neppure di definire il nocciolo duro delle loro triadi divine. A un tratto si interrompe e mi chiede: - Qualcosa non va? Sì: è finito di nuovo il rum. Ma a parte questo: - Forse, ma proprio forse, ho capito quello che vuoi dire: cerchi di non imboccare la prima strada che salta all'occhio per evitare di prendere una cantonata in partenza. Ma ora ti chiedo: non è che l'hai già presa essendo sicuro che siamo di fronte a qualcosa di gallico? – Lo devo accettare e anche tu devi farlo. Gli déi antichi sono potenti, infinitamente più potenti delle generazioni di cristiani che in duemila anni hanno tentato di farli scomparire. Ma tu pensi che per davvero gli uomini siano in grado di sconfiggere degli déi? Gli uomini sono solo in grado di sconfiggere altri uomini, e il monoteismo cristiano è stato in grado di essere la forma religiosa più efficace per guidare alcuni popoli contro altri. Ha vinto i cristianesimo in Europa e l'Islam in Africa e in Oriente perché il loro monoteismo rafforzava se stesso anche nel conflitto interno. Il paganesimo politeista era più debole sotto questo aspetto. I cristiani si sono ammazzati tra loro per oltre diciassette secoli: ariani e romani, monofisisti e duofisisti, i copti, gli ordini esoterico-cavallereschi, gli eretici valdesi, gli ortodossi e i cattolici, la Riforma...Eppure alla fine si sono in qualche modo ricompattati sotto pochi, o anche sotto un solo dogma di fede. Per i politeisti questa cosa non può funzionare, essi sanno che che esistono una molteplicità di forze sovrannaturali, tanti déi, e spesso gli déi sono presi a pretesto per far nascere i conflitti, ma questi non si ricompongono mai in una sintesi unitaria. La cultura dei popoli pagani non si rafforza nell'irrigidimento del precetto religioso, si indebolisce e basta, e indebolendosi questa tutto il popolo ne paga pegno con la sua forza vitale. Gli antichi déi si sono accorti di questo e hanno preferito sopravvivere tra le maglie della nuova religione monoteista, a volte come setta segreta, altre volte con nuove forme. Ti sei mai chiesto, guarda caso, come mai il cattolicesimo dà tanta importanza ai santi? Lo sai che tutta la popolazione creola dei Caraibi e dell'America Nera ha fatto sopravvivere la propria cultura originaria dando vita al voodoo? Credi che in Europa o in Italia le cose debbano per forza essere diverse? Ma guardati intorno: credi che questo paese sia «L'Italia» che si ostinano a farci credere? L'Italia del Corriere della Sera, delle parole di politici? Delle immagini della RAI o – Paolo Augusto - 26 - Pilot! «Solstizio d'Estate» delle televisioni di Berlusconi? Questo pezzo di territorio non è più Italia o più Europa di qualunque altro pezzo di mondo. È una piccola comunità locale chiusa intorno a un nucleo di antiche credenze. Certamente, la gente di qui parla di politica e non sopporta il governo, non credo più né nella sinistra né nella Democrazia Cristiana come in tutti gli altri posti del Paese. Hanno paura degli immigrati, si comprano macchine nuove quando c'è la rottamazione, guardano i reality e i telefilm americani; molti di loro escono da questa dimensione e vanno e vengono, alcuni se ne vanno anche per sempre; ma in tutto questo una cosa è certa: loro continuano a credere da millenni nei vecchi déi di un tempo e qui ne abbiamo conferma...Non è affascinante? Io lo accetto! Ero al quarto Pampero e, dopo un litro abbondante di vino posso affermare senza vergogna di che ero assolutamente ubriaco! Sulle condizioni psicofisiche di Christian Polverini non posso esprimermi con certezza perché l'alcol a volte ha reazioni estremamente diverse da persona a persona. Io di solito mi rilasso fino a desiderio di distendermi a dormire ruminando pensieri sulla precarietà e sulla miseria della vita, altri, come lui, sembrano essere più lucidi del normale e ascendono a deliri d'onnipotenza. Tuttavia potete credermi se vi dico che sarebbe capacissimo di esporre un'arringa del genere in qualsiasi altra situazione, anche durante un convegno. Come possa questo essere effettuare delle perizie per i tribunali penali è un mistero insondabile del nostro Paese. Ma se tutti gli alti gerarchi nazisti si credevano di essere gli epigoni Cavalieri della Tavola Rotonda, è plausibile che tutti i potenti possano essere affascinati dall'occulto come i contadini superstiziosi. Anche Lady D. aveva uno staff di cartomanti e guaritori paranormali e scomparve nel mistero... Insomma, come sempre, girala come vuoi, ma ha sempre ragione il Polvere. E io rosico anche perché ancora non abbiamo fatto un passo avanti per evitarmi un soggiorno in galera. Quello che più mi fa incazzare è che se io devo dare una mano a qualcuno taglio corto, se posso mi do da fare per tirarlo fuori dai casini. Polverini no, lui è una Star, lui scrive saggi, va ai convegni e sta accumulando via via un sempre maggiore capitale di apparizioni televisive. Se hai bisogno di lui devi pagare, se non in denaro – suvvia non è venale come persona – in ossequi, in rispetto e adulazione, oppure – ed è la cosa a cui tiene di più – lo devi lasciar fare come vuole lui. È senza dubbio un demiurgo del tempo e della vita; della sua vita e di quella degli altri che sono affaccendati con lui. Non importa quanto grande e quanto urgente sia chiudere la questione; l'unico valore che realmente gli interessa è che lui stesso risalti su tutto come l'eroe che dall'inizio alla fini tiri la sua trama. Bene. Cercheremo di riemergere dai flutti dell'alcol e di dare un verso alla cosa. – O.K. ora ho capito. Quindi se voglio salvarmi il culo sono, anzi siamo obbligati a fare uscire allo scoperto il substrato arcaico di questa comunità. Paolo Augusto - 27 - Pilot! «Solstizio d'Estate» – Esatto, anche se tu questa cosa già la sapevi, visto che mi hai chiamato. – A dire il vero ti ho chiamato solo perché se non mi aiuti tu non so a chi altro rivolgermi. Se lasciassi tutto in mano al mio amico avvocato sono certo che mi becco la condanna piena. Christian si accese una sigaretta, io mi trovai un sigaro nella tasca della giacca. – Se ce la facciamo non avrai bisogno di alcun avvocato, domani prendi la tua roba e torni a casa.– E no, a me un avvocato servirà comunque perché ho denunciato questo Nicola qua e voglio andare fino in fondo. – Sei sicuro? Scusa ma non ero io quello che si fissava con i mostri? Ora hai cambiato idea e vuoi fare come me? Come mi avevi detto quella volta? Ah sì: io do la caccia ai mostri incarnati, i poveracci che per strane e insondabili alchimie della sofferenza si distruggono come persone e si trasformano in soggetti disperati; dicevi che loro non sono il male, ma delle vittime del male. Così facendo allora diventi sul serio come me, o come tu credi che io sia: un cacciatore di mostri che accontenta questa società di merda che sta costruendo imperi con la paura...Scriverai un romanzo su questo mostro? Forse quello che ti renderà famoso? – Ma che cosa c'entra tutto questo? Io voglio giustizia, e poi il Meli è una persona pericolosa. – Ehi amico,O.K., sono con te. Il Meli è estremamente pericoloso, e infatti ha aggredito uno sconosciuto e lo ha tenuto sequestrato per un giorno intero senza una ragione apparente per delle normali persone; i suoi campi di frumento vanno a fuoco ogni diciassette anni, e a quanto pare nel sottosuolo della sua proprietà esiste una cripta dove si conservano i resti di un ragazzino, o almeno così ti è sembrato. Ehi, Paolo, ma ti rendi conto che anche se tutta la storia dei druidi non sia che che una fregnaccia e quindi le tue ceramiche non si tramuteranno in sterco di capra e di vacca, questo Meli potrebbe avere amici e alleati? E sicuramente è gente del suo stesso stampo? Hai ancora tutto questo desiderio di «giustizia»? Già puoi essere in pericolo...Vediamo di non fare il passo più lungo della gamba. Questo bastardo mi sta letteralmente facendo cagare sotto. Scrivere un romanzo? Ma se sono io una vittima di un romanzo che si deve affidare al protagonista altrimenti finisce male, ma a chi crede di prendere per il culo? – O.K., diventiamo operativi però. – E sarebbe anche ora. Quindi, punto primo: come scopriamo prove sul culto celtico? – Facciamo domande alla gente del paese? – No e a che cosa servirebbe? Ammesso che non sbarrino gli occhi e ci diano qualche risposta non avremo che il solito frasario popolare concernente le solite superstizioni ricoperte dall'operato della Chiesa. Queste sono ricerche che si fanno molto più comodamente nelle biblioteche o nei Paolo Augusto - 28 - Pilot! «Solstizio d'Estate» dipartimenti di archeologia e antropologia culturale. Mettiamola così: sappiamo che il Meli ha subito due incendi, e sappiamo, parole tue, che questo paese è coinvolto ogni tanto in strani fenomeni; inoltre abbiamo un luogo strano: la cripta. – Vuoi tornare là? – E tu vuoi rimettere piede in casa del Meli? Vuoi entrare in una zona di indagine della polizia ed essere inquisito anche per tentato inquinamento delle prove? Su, qualcosa d'altro deve esserci. PAFF! - Mi colpisco con il palmo della mano sulla fronte, il rumore è tanto forte che fa sussultare Christian: sarà la mia testa sempre più vuota o la superficie della stessa lasciata libera? – Il campo davanti all'agriturismo...- Biascico. – Cosa? - sono decisamente ubriaco, inizio ad avere qualche problema nell'essere compreso dagli altri, mi ripeto sforzandomi di pronunciare tutte le sillabe con la mia lingua intorpidita. – Di fronte all'agriturismo, c'è il campo dove il Nicola mi ha catturato, e c'è un grosso sasso, un monolite. – Un Nemeton, un luogo rituale, andiamoci subito. Polverini paga il conto e mi accompagna barcollante verso la sua macchina. Di fronte alla portiera mi mette le chiavi in mano per farmi guidare. Lo squadro con un occhio aperto e uno chiuso e la faccia assolutamente poco convinta della sua idea: - Mi ce la faccio a guidare... – Avanti! - mi risponde, - Ti ho visto fare di peggio, e poi ho una cosa da combinare. Ah! Se per lui sono O.K., per me va bene, tanto è sua la macchina. Ci avviamo. La A3 si guida da sola in pratica, basta andare piano piano piano e fissare la striscia bianca sulla destra della carreggiata senza mai perderla di vista e forse riesci addirittura ad andare diritto. Spero solo di non passare a breve dal vederci leggermente sfocato al veder doppio...Intanto Polverini armeggia nell'oscurità; cerco di non dargli nessuna attenzione per non finire fuori strada, ma la fiammata dell'accendino prima e l'inconfondibile odore che ne segue mi distraggono alla fin fine. Polvere però è serafico e si fida così tanto delle mie capacità che mi allunga addirittura la canna accesa, fumante, fragrante. Che a tutto si possa resistere meno che a una tentazione è un detto vecchio, e di certo non mi faccio problema calcolandoci pure che potrebbe essere l'ultima volta che posso beccarmi una botta di queste proporzioni. Il fumo ha uno strano sapore, è amaro, è pesante, sembra scendere nei polmoni come fosse un liquido. In un attimo la vista mi torna normale e un cerchio alla testa mi avvolge. Polverini guarda fuori dal finestrino, i fari della macchina fanno scorrere distese infinite di campi, grano o paglia a non finire come se qui non crescesse altro, ogni tanto si vede qualche lucciola. – C'è qualcosa di strano. - dice, e si muove sul sedile dando l'impressione di Paolo Augusto - 29 - Pilot! «Solstizio d'Estate» aver visto qualcosa là fuori. – Cosa? – Ormai il grano si miete con le macchine trebbiatrici quasi sempre di notte, o al mattino presto, per mantenere i chicchi umidi. Qui non c'è una trebbiatrice in funzione. – Già, strano. – Abbiamo appena passato il paese ed è tutto chiuso, buio, morto... Parcheggiamo di fronte all'agriturismo, attraversiamo la strada e torniamo sul luogo dove sono stato aggredito dal Meli. Segni di carabinieri o polizia non vedo, e questo mi fa rabbia: non hanno minimamente preso in considerazione le mie indicazioni. - Ecco qui, più o meno. Ho visto la macchia di sangue in terra, ed ecco laggiù il monolite. Nero sotto la luna, alto tre metri, si staglia minaccioso di fronte a me come una sorta di varco per una nuova e terrificante dimensione di esistenza. Polverini inizia a camminare pensoso intorno alla zona. Io mi sento tremare le gambe e anche i polsi; il mondo barcolla abbondantemente e sono costretto a sedermi in terra. Come lo faccio, strane ondate di energia mi corrono su per le braccia e si incrociano sul mio petto. Oddio che botta gente!, che cazzo ci fosse dentro quel cannone in verità, è cosa che non vorrò mai sapere. Cerco di restare vigile il più possibile; mi ripeto mentalmente che siamo in una situazione di reale pericolo, forse siamo osservati; se saltasse fuori dal nulla un licantropo per difendere un luogo di potere da un atto sacrilego non mi meraviglierei. Già mi immagino un mostro antropomorfo alto due metri e mezzo, che si sposta fulmineo e letale con andamento bradipico, la pelle rossa e nera, ricoperta di ispido pelo color della stoppa e un muso bestiale dietro un agghiacciante luccicore delle zanne e due fessure di feroci occhi neri ma con macchie rosse sul loro fondo. Per il momento non succede nulla, anche il mio cuore essersi calmato; un secondo prima tra lo stress, l'alcol, l'hashis e la stanchezza si era messo a battere impazzito. Mi sento rilassato, sto scivolando nell'ambiente, nel suo odore di erba umida, nel suo rumore di grilli e fruscii, nei suoi colori: il nero del buio e l'argento della luna sulla terra, l'oro delle lucciole vaganti e l'azzurro delle stelle lassù. E respiro... Polverini mi è distante; sono solo e non mi aiuta a essere al tempo stesso un mistico e un guardiano di noi stessi, perché lui sembra assorto: strappa ciuffi di paglia, se li mette in bocca e li risputa. Ora lo vedo allargare le braccia e piroettare su se stesso – due, tre, quattro volte, sempre più veloce – Si mette a saltellare come un rospo e poi picchia in terra di colpo. Non lo vedo più, è scomparso nel terreno coperto di paglia. «Ma che cazzo sta facendo? Alzati Paolo» «Ma che cazzo sta facendo? Alzati Paolo» Sento i muscoli del corpo temprarsi, mi sforzo di alzarmi ma sul momento cruciale cedono e resto lì. Paolo Augusto - 30 - Pilot! «Solstizio d'Estate» «Alzati cazzo!» Non ce la faccio! Sono bloccato, il tempo è congelato e non so cosa succede a Polvere. «Alzati!» Uno strappo. Uno scatto che non è certo normale per me. Corro per centro metri in trance, quasi non mi rendo conto di farlo, ho la testa piena di pensieri di droga, morte, ospedali, maledizioni antiche, paura. Sono sopra a Christian, mi sono fermato giusto in tempo per non calpestarlo. Il sudore cola sulla schiena ma non ho il fiatone. – Christian È steso a terra, come si direbbe, a Quattro di Bastoni. È scosso da convulsioni, vedo chiaramente che gli occhi riversi e la bocca aperta. Cazzo! Fa le bolle con la saliva e gorgoglia. – Christian! Attacco epilettico, infarto, collasso, overdose, choc anafilattico... – Christian! Salta in piedi come se nulla fosse. – Qui ci hanno fatto un rituale non troppi giorni fa - dice come se nulla fosse. Mi sento svenire. I rumori della campagna notturna scompaiono. Vengono sovrastati dai rintocchi di una campana in direzione del paese. – Perché suona? - chiede Polverini. Il suo sguardo è come quello di un felino che fiuta l'aria, - Andiamo! - mi tira per un braccio senza aggiungere altro e mi fa correre come non ho mai fatto; credo che morirò qui tra poco perché non ho la forza ma corro, e se mi fermassi, mi schianterei. Saltiamo in macchina. Il tachimetro schizza a centottanta e siamo in paese, le vie sono strette e le case mi sembrano cadere sul parabrezza. Polverini inchioda sulla piazza deserta, sembra un set cinematografico. La chiesa è aperta. Ha una sola navata illuminata con pochi ceri votivi, ma l'abside risplende come a giorno di festa, si vedono quattro figure laggiù in fondo. – Ah-Ah! - Esclama Polverini e si avvia a grandi passi. Io non so se mettere una mano nell'acquasantiera e segnarmi come da ragazzino, è una vita che non lo faccio e non ci ho mai creduto. Polverini è già poco sotto l'altare, sopraggiungo e le figure si fanno distinte. Uno è sicuramente il vecchio che ho avuto il piacere di incontrare sottoterra, l'altra, non mi crederete ma è Lisa, e poi c'è una donna più anziana che gli assomiglia. Il quarto non è il Nicola, come in molti speravano, ma una statua di gesso ed è la cosa più scioccante. Sul piedistallo c'è scritto «San Ioannes Baptistas» e non ha la testa, o meglio, la sua testa è poggiata in terra ai piedi del resto della statua. Non posso fare a meno di correre subito con gli occhi verso il collo dell'artefatto e notare che il gesso sembra avere tutti i giunti e i bordi adatti per rimuovere la testa a piacere. Durante questa mia veloce e incredibile osservazione Polverini ha detto: Paolo Augusto - 31 - Pilot! «Solstizio d'Estate» Buonasera care e cari, ma non sapete che è buona natura fare certe cose senza dare troppo nell'occhio? – Qua non c'è niente di nascosto - risponde il vecchio che assomiglia sputato al Nicola, ma è più esile e basso. Veste come se fosse un giorno qualunque. Sua nipote è alla sua sinistra, ha abbassato gli occhi e si è portata una mano alla bocca come una bambina redarguita, è vestita solo con una camicetta rossa e una leggerissima gonna fantasia e infradito; ha i capelli raccolti come l'altra volta in una treccia unica e posso giurare che sotto non ha nient'altro. Sua madre, la nuora del vecchio, è completamente in nero, capelli sono sciolti e gli cadono in tante ciocche scarmigliate, non mi soffermo, questa volta, a scoprire se abbia o meno le mutande. – Dove sta Nicola! Irrompo e mi meraviglio: non ho biascicato, non sto barcollando. L'adrenalina è una gran cosa. – Non c'è, è a casa a dormire, lui non sa, non crede. – Non crede però a me ha dato un sacco di botte e poi... – Certo, non dovevi entrare nella roba nostra. – Sentite! - entra in scena Polverini, si frappone tra me e loro, - In che cosa non crede Nicola? Che state facendo qui? Perché fuori sembra che siano tutti morti? Afferro Polvere per una spalla. – Ma sei scemo? Ma che ti credi di essere in un fumetto della Marvel? Mi spinge via, con brutalità: - Stai zitto per favore - mi aggrappo alla prima panca che incontro e comicamente ci finisco seduto sopra come un chierichetto. Poi mi si allarga il cervello: fin ora non abbiamo scoperto un benemerito cazzo sulla storia. Dobbiamo andare in fondo, altrimenti non se ne esce. – Se state qua, qualcosa sapete - dice il vecchio. – È la festa di San Giovanni - interviene la donna anziana, Lisa resta muta a suggersi il pollice, come assente da ogni cosa. – E allora? Non si dovrebbe fare una processione o qualcosa del genere? - gli chiede Polverini. – No qui non si può fare, la gente non vuole, la gente se ne frega, ma poi ha paura e allora ci crede - gli risponde la donna. – Paura di cosa? - Polverini indica l'universo con le braccia, - È una paura bella grossa se vi fanno stare in chiesa di notte e restano tutti in casa con le luci spente. Ma il parroco dov'è? – Non ce l'abbiamo il prete in paese. Viene uno da fuori di domenica e dice la messa, ma non sa neanche il latino, è un cattivo prete e non ci piace. Io faccio le pulizie qui e ho le chiavi. - gli risponde ancora la donna. – E quindi visto che il parroco di fuori non è capace, pensate che potete fare le funzioni voi – Nonno lo sa fare, ha imparato dal suo, e il suo ha imparato dai vecchi e dai più vecchi ancora, qui facciamo come si è sempre fatto Paolo Augusto - 32 - Pilot! «Solstizio d'Estate» Che significa ammazzare la gente? - Polverini mi fulmina con con lo sguardo e forse per davvero dovrei imparare a stare zitto una buona volta. – Qua non ammazziamo nessuno! - urla come un pazzo il vecchio, un pazzo offeso, - Che ne sai tu di come vanno fatte le cose? Bruciamo un campo ogni diciassette anni perché dalla cenere viene la forza della terra, e San Giovanni battezzava la gente coll'acqua e noi facciamo lo stesso– No scusa e la statua senza la testa che c'entra? – È un'altra tradizione...Sicuramente l'effetto della canna e l'ubriacatura mi sono passate, ma a sentire discorsi del genere mi risale tutto, come si usa dire. – E il ragazzino? - Polverini si batte le mani sui fianchi, è imbestialito perché gli ho rubato il posto di primo attore. – Era un benedetto ed era mio figliolo. Era il prescelto di San Giovanni e ogni anno alla festa lo battezzavamo in un pozzo – Zitta Conce'! Ora è tutto chiaro: - Buttate il bambino in un pozzo, perché lui, benedetto dal Battista dava forza alla terra toccando le acque! È così? Ma dove cazzo le avete lette queste cose? – Da nessuna parte, è così che si è sempre fatto. – Già ma scommetto che una anno come un altro, il figlioletto vostro buttato nel pozzo, legato con una corda, batte la testa, sviene, muore affogato e voi che fate? Gli fate una cripta perché benedica la terra. Oh andiamo.... Cazzo, so' forte! Li ho inchiodati e voglio togliermi un'altra soddisfazione: Branco di matti esagitati che non siete altro, ma vi rendete conto che abbiamo passato da un pezzo il duemila dopo Cristo? E soprattuto: io che cazzo c'entro? – Anche se non credi nel Signore sei un benedetto di San Giovanni. – Io? Dal nulla esce Polverini: - Scusa Paolo, in che giorno sei nato tu? – Porc...- (E no, bestemmiare in chiesa no!) - Il 24 di giugno! Ma come facevano questi a saperlo? Polvere alza spalle e mento: - Non ne ho idea, ma se tu non credi...Scuoto forte la testa: mi pare di aver preso una tranvata da dieci tonnellate dritta in fronte. – E così quest'anno in fondo al pozzo ci sarei dovuto finire io? Bene bene. È facile, vero signo', convincere il marito a dare una botta in testa al primo che capita perché...Perché sta facendo qualcosa alla Roba – Gesù, qui ancora resiste il termine verghiano, - Ma adesso vado dal maresciallo e gli dico tutto e poi so cazzi vostri. Polvere sghignazza, la donna indurisce l'espressione, ma non sembra affatto spaventata dalla mia minaccia. – E chi vuoi che ti ascolti? Il Maresciallo meno che mai, se no al figlio torna il malocchio. – Che malocchio? – Paolo Augusto - 33 - Pilot! «Solstizio d'Estate» Questo! Concetta – perché così l'ho sentita chiamare dal vecchio – si fa avanti. È una donna grossa dai fianchi larghi stretti nella gonna. Di colpo alza le braccia e si afferra le ciocche dei capelli tra le dita per farle svolazzare, digrigna i denti storti e gialli e si fa brutta come una medusa e poi...SPAT! – Ma io ti spacco la faccia, vacca! La troia mi ha sputato in fronte. Polverini cerca di trattenermi. Mi divincolo e balzo in avanti. Non riesco a picchiarla, non so il perché. La supero per ritrovarmi ad alzare sopra di me la testa del Battista. - E se vi rompo la vostra statua del Santo?Il vecchio, che si era scostato, memore del placcaggio che gli avevo fatto, riprende coraggio: - Non fare il coglione, non puoi fare niente contro il malocchio. Le gambe mi ricominciano a tremare e tanto per cambiare penso: «Ma che situazione di merda!», e poi, «Ma come cazzo fanno cacciatori di streghe?». A questo non so rispondere, però mi sono portato Polvere apposta! Lo vedo correre verso la fonte battesimale e immergere le mani nell'acqua e tirarle fuori unite a coppa. Ci sputa dentro (alla faccia mia che mi sono trattenuto dal bestemmiare) mentre corre verso...Lisa! Gli tira l'acqua esattamente sulla fica. Di colpo la ragazza ritorna dall'assenza catatonica in cui è sempre stata e inizia a urlare disperata. – Ecco ora siamo pari. - dice polverini fiero di sè e di essere diventato l'eroe del giorno. – Piscia figlia mia, piscia! - Urla Concetta. Divenuta furore puro vedo Lisa alzarsi la gonna senza alcuna vergogna – era nuda per davvero sotto – e accosciarsi per orinare in una chiesa, il tutto senza smettere di urlare a bocca aperta e occhi chiusi come un'aquila. Inizia pure a strapparsi la camicetta e a graffiarsi la pelle. Polvere è più veloce di lei, gli salta addosso e nel preciso momento in cui l'uretra di Lisa inizia a lasciare il piscio l'afferra per i fianchi e la solleva rovesciandola come una bambola. Fa un po' schifo a dirlo, ma l'orina gli scivolò giù per tutto il corpo fino in faccia. Dopo pochi secondi, come se niente fosse (come se niente fosse!), Polverini adagia la ragazza in terra, e lei gli scivolò via per andare a nascondersi singhiozzante e miagolante. – Bene! - Dice Christian facendo il gesto di cercarsi il pacchetto delle sigarette. Tu Concetta hai fatto il malocchio al mio amico e io ho maledetto tua figlia. Chi ci guadagna nella cosa? Nessuno credo. Quindi visto che né io né voi possiamo farci del male o spezzare le maledizioni dell'altro raggiungiamo un accordo. – Che vuoi? – Primo: togliamo tutte le maledizioni, secondo... - Polverini si avvicina al vecchio con il pacchetto delle sigarette in mano e glielo infila nel taschino – Paolo Augusto - 34 - Pilot! «Solstizio d'Estate» – – della camicia, - Andiamo a fare due chiacchiere con i carabinieri. Tu gli dirai che l'incendio è scoppiato perché sei andato a fumare di nascosto (Eh, questi medici che ti mettono contro la famiglia, eh!) e per quanto riguarda il fatto di tuo figlio e del mio amico Paolo, facciamo finta che non sia successo niente e ritiriamo tutto, O.K.? Va bene. - Mugugna il vecchio. Tu Paolo, intanto poggia la testa di San Giovanni Battista, e poi torna a casa dopo esserti riposato. Anzi, accompagnami fuori, così ci fumiamo una sigaretta. - Fuori dalla chiesa: - Allora, hai visto che è andato tutto a posto?– Posso dirti una cosa? Ma che storia di merda! – E già. La scriverai? – Ma neanche morto! Io scrivo roba seria Polvere ride fumando. – Ehi polvere scusa una cosa – Sì? – Come toglierai la maledizione all'utero della ragazza? – Be', probabilmente gli prescriverò una calda razione di sperma via orale – Ma non ti fai un po schifo? Polvere sbuffa come per dire: noblesse oblige. – E il mio di malocchio? – Ma dai su! - pacca sulla spalla, - Riposati e torna a casa. E scrivila questa storia prima che mi venga voglia di batterti sul tempo. Ehi, aspettate! Non andate via! Credete che si potesse concludere così? Vi siete sbagliati. Dovete sapere che io sono uno scrittore di stampo manzoniano e non posso resistere all'idea di porre a fine del racconto il «sugo di tutta la storia». Quindi mi sono incamminato nella notte e sono uscito dal paese a piedi, lasciando soli Polverini, il vecchio Meli, sua nuora Concetta e la piccola (ma neanche troppo) Lisa. Durante i primi passi rimuginavo proprio su questa ragazza sui vent'anni e su come potesse essere la sua vita. Senz'altro una schiavitù psicologica, sottomissione a leggi così antiche e crudeli che noi, uomini moderni che viviamo di tecnologia e innovazione, facciamo finta di essercene dimenticati. Ma io credo che in realtà più di una ragazza sarebbe disposta a succhiare il cazzo di Polverini per farsi togliere una maledizione, e non solo perché sa essere piacente (oltre che bastardo! L'eroe di questa storia sono io, la fanciulla spetta a me! Fanculo!) Poi mi sono guardato intorno e ho visto che il paese era davvero vuoto, spoglio di ogni parvenza di abitante. Ero, per la precisione sul limitare dei confini del caseggiato, di fronte a me si allungava una strada statale che portava in altri luoghi come questo o forse peggiori. La cosa inquietante era Paolo Augusto - 35 - Pilot! «Solstizio d'Estate» che in lontananza potevo vedere qualche lumicino, qualche casa con la televisione accesa, qualche bel giardino curato e recintato coi suoi lampioncini che fanno così «roba da ricchi», ma in paese nulla di nulla. Era solo un insieme di vecchie case addossate tra loro, di mattoni grigi o rossastri che iniziavano a sgretolarsi, infissi di lego con i vetri rotti e porte incatenate con i cardini sul punto di cedere. Infine ho realizzato: il paese era fantasma perché disabitato. Non piace più a nessuno abitare in posti come questi, neppure ai ricchi turisti stranieri che sono in grado di comprarsi anche l'aria e i tramonti: qui ci sono troppi vicoli, troppi angoli bui dove si nascondono cose inquietanti...Molto meglio un grande spazio recintato in campagna, difeso da cani feroci e dal fucile del padrone, e ciò che resta dei paesi e delle città, dello spazio di una società, venga lasciato agli ultimi, ai poveracci, ai pazzi fanatici. È indubbio – pensavo passeggiando lungo la cunetta della strada – cambiare è difficile e regredire è questione di un attimo. La società urbana è stata parte di un cambiamento, però è stata difficile da costruire e poi da sostenere, ecco un risultato... Questo pensiero mi si interrompe così, a metà strada e quasi senza senso non appena mi chiudo la porta del bungalow dietro le spalle, perché i miei occhi si bloccano su una bottiglia di vino da aprire in un angolo vicino al letto. L'avevo acquistata in un discount insieme ad altre, è una superstite dei bagordi delle ultime notti, quando ancora credevo che nessuno pensasse più alla magia se non in qualche Gioco di Ruolo. Erano le tre di notte ormai, ero completamente sobrio, non ero stanco più di tanto. Ero nelle condizioni ideali per ricominciare da capo. Quindi all'opera con il cavatappi e due profonde sorsate. Poi viene il momento di andare in bagno dove mi esprimo in una defecazione che oserei definire «Imperiale». Dio...sarà stata un chilo... Torno nella stanza e mi rimetto all'opera tra il bianco secco e una cartina di tabacco. La stanza del bungalow è decisamente schifosa: le assi di legno del parquet sono scolorite, il letto è una branda puzzolente; penso infatti di dormire in terra su uno dei cumuli di vestiti sporchi che ho sparso. Al muro c'è un armadio dozzinale che non mi sono sognato di aprire, ma c'è una sedia, una scrivania e una lampada scrostata nei pressi della finestra e fuori quel buio tremulo della notte profonda, tremulo perché io e lui sappiamo che tra poco albeggerà. Accendo la lampada, spengo la luce sul soffitto, apro una borsa e tiro fuori uno degli oggetti del desiderio di tutta l'umanità. Un quaderno, un diario, un taccuino di appunti, uno Zibaldone de' pensieri. E io ne possiedo uno e altre decine a casa, e li uso. Inforco la penna, verso il vino nel bicchiere di carta ponendolo sotto la luce. Polverini mi ha consigliato fortemente di scrivere la mia avventura, ma Paolo Augusto - 36 - Pilot! «Solstizio d'Estate» essendo nuovamente ubriaco ho tutt'altre cose per la mente: La morte non mi fa né paura né tristezza, c'è qualcosa di pauroso o di triste nella morte? Io credo che sia la vita una delle cose più terribili al mondo, almeno certe vite e certi modi di vivere. C'è gente che vive al mondo come se cagasse. Troppo attratti dalle scopate che fanno o non fanno, dal tempo libero che hanno o non hanno, i soldi...come sopra...E la famiglia che devono o mantenere o massacrare con il coltello da cucina. Per cosa poi? Per ritornare liberi e pieni di soldi a scopare di nuovo? Questi qua non si accorgono che stanno cagando la vita invece di farci qualcos'altro; ogni tanto si accorgono che passano più tempo sul water che a fare qualcosa della loro vita, ma essendo esseri che non sanno pensare, questa sensazione arriva e riparte, e poi continuano a mangiare merda convinti che sia buona. Sono tutti brutti e parlano male, si atteggiano da schifo perché mandano giù qualsiasi cosa e non sanno che si atteggiano con delle cose false. Quando muoiono, muoiono quando il medico appone la sua firma sul certificato, ma di morire, prima e dopo, rimane sempre ben poca cosa. Domani riparto, torno a casa, riprendo a vendere cocci ai morti e a scrivere qualcosa di buono. È dura da accettare, ma tutti quanti devono allo stesso tempo essere qualcuno e qualcosa. È ancora più duro da dimostrare il motivo perché tra tanti miliardi, le signore e i signori qualcuno e qualcosa sono sempre dei nessuno di merda. Mi dànno davvero la nausea, e ancora di più quando incontro quelli che gli è stato raccontato che non sono un numero, che hanno delle responsabilità, una testa pensante, e che dalle loro azioni dipende il destino di molti altri. Purtroppo non riesco mai a incontrare chi mette in giro queste storie, è gente che ha sempre la scorta attaccata al culo. Il problema è che devo continuare io stesso a interagire con loro – almeno se voglio pagare le bollette, andare su internet, se voglio offrire un drink a una ragazza; devo continuare a interagire. Ho bisogno di tanti piccoli stronzi per le piccole necessità. E non credo che se un giorno, io, Paolo Augusto, un ometto di carta, un'invenzione letteraria, avrò di che vivere solo insultando tale scempio della Creazione, potrò finalmente smettere di interagire. Sono decisamente condannato. Però sia chiaro. Non scrivo per i soldi. Io scrivo per il potere. Sì, voglio diventare tanto potente da poter dire qualunque cosa voglia. Tipo che il Manzoni non mi è mai piaciuto, così da ricevere, che so, una di quelle lettere che qualche pazzo fanatico scrive alla gente importante per dirgli cose del tipo: «Lei non può affermare in pubblico che Manzoni non le piace, vi sono dei giovani che potrebbero prenderla in parola e non si darebbero neppure la pena di leggere una riga del Manzoni». A questo punto potrei rispondergli: ma vaffanculo, e non mi piace neppure l'Ariosto! Paolo Augusto - 37 - Pilot! «Solstizio d'Estate» Ecco perché scrivo. Scrivo solo per questo. Sul fondo della bottiglia resta un dito scarso di vino. Cerco di scolarmela però mi sono sopravvalutato questa notte. Tutta la stanza gira, gira, gira... Ho bisogno di dormire. Gli ultimi sprazzi di lucidità li impegno nel tentativo inutile di aggrappare un lenzuolo alla finestra perché è ormai giorno pieno. Faccio solo danni. In piedi sul tavolo mi scivola ogni cosa dalle mani e tutto quello che si trovava sul piano cade in terra. Mi butto in un angolo della stanza, nudo, con il lenzuolo avvolto o io avvolto nel lenzuolo, non mi ricordo, mi ricordo che l'ultimo pensiero era rivolto alla paura di essere mangiato da formiche e ragni. Dopo un comprensibile indefinibile periodo di tempo mi pare di mettermi a pensare nel dormiveglia o di sognare di pensare. E non volevo pensare a quella cosa. No, non cercavo di rimuoverla, sarebbe sciocco, cerco solo di accettarla per quello che è. Milioni di persone accettano per quello che sono le cose che non capiscono, non vedo perché dovrei rovinarmi la vita scervellandomi di capire una tradizione arcana dove non c'è nulla da capire. È forse vera quella cosa sulla magia? Secondo me non è altro che suggestione. C'è sempre una componente suggestiva alla base dei rituali magico-religiosi, esoterici e anche nei fenomeni medianici; sono il risultato della messa in opera di precise tecniche ipnotiche che convincono direttamente l'inconscio attraverso l'attuazione di meccanismi emozionali e oscuri che disaggregano il comportamento. È tutta e solo ipnosi, dove è possibile vivere fisiologicamente emozioni puramente allucinate, tutto sembra diventare possibile. C'era un tizio ricoverato in un ospedale psichiatrico che annunciò che sarebbe morto il sabato successivo. I medici lo tennero sotto osservazione strettissima, ma nessuna analisi rivelò alcunché di anormale; il paziente mangiava regolarmente, ma poi si spense proprio la mattina di quel sabato in faccia ai medici, e neppure l'autopsia riuscì a svelare il perché di una morte improvvisa ma presentita. Senza dubbio c'è qualche zona oscura nel nostro cervello che non conosciamo ancora, non conosciamo più, ma è eccezionalmente potente. Gli ipnotizzati sono capaci di aumentare o diminuire praticamente qualunque tipo di valore fisiologico: il battito cardiaco, la temperatura, la pressione del sangue, la sensibilità al dolore. Sono certo che è proprio così: qualcuno possiede ancora la capacità di entrare in quella zona della mente e di manipolare le pulsioni oniriche del cervello, il suo e quello degli altri. Questi sono i maghi, o i druidi, e nel contenuto che manipolano non esiste il filtro ritardante del pensiero razionale e l'azione, anche se solo immaginata, è l'unico comportamento dell'individuo. È fondamentale sapere che l'atto compiuto non ha alcun bisogno di collegarsi alla razionalità. Apro gli occhi per un secondo. - Fanculo va... - Torno a dormire e questa volta Paolo Augusto - 38 - Pilot! «Solstizio d'Estate» sogno per davvero. Ne sono sicuro perché mi ritrovo tra le braccia Donata, la vampira: occhi grandi e neri, pelle di porcellana, capelli selvaggi che gli cadono sulle spalle e solo un velo di veste nera. Una vedova erotica. Gli scopro le spalle e faccio scivolare il vestito verso il basso, mi infilo nel suo seno prosperoso come il vampiro che beve sangue dalle mammelle. Scendo per tutto il suo corpo. Ho la fantasia del suo ventre e dei suoi bellissimi fianchi prosperosi, un caldo giaciglio mi accoglie tra le sue gambe. Metto la testa tra le sue cosce e gli alzo il grembo fin quando non la metto con le gambe all'aria e corpo piegato su se stesso. A un certo punto la sua carne non è più così florida, le tettone sono diventate tettine e le cosce smilze come quelle di una ragazzina. Certo che è una ragazzina! È diventata Lisa! E non vi sto a dire che sta facendo a cosce aperte verso il cielo. A questo punto, non senza un enorme disgusto, sono definitivamente sveglio. Ore 15.05. Caffè! Caffè! Non voglio altro che del caffè! Mi schizzo addosso dell'acqua in bagno e poi riempio alla meglio la valigia con tutta la mia zozzeria. Esco. Fuori c'è una coltre di aria calda tipica dell'estate, afa immobile e i versi delle cicale. Dovrei pagare il conto. Mi avvio alla ricerca della direzione ma la trovo vuota. Non c'è anima in giro. Quindi prendo carta e penna. Grazie di tutto Per il conto rivolgetevi al Druido P.Ag. Paolo Augusto - 39 - Pilot! «Solstizio d'Estate» Paolo Augusto Theforge.altervista.org Musicaos.it uno sguardo su poesia e letteratura 2004-2006 Anno 3 – Numero 20 Le(f)t me up Criticize! Paolo Augusto - 40 - Pilot! «Solstizio d'Estate»