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Paolo Augusto dove l'immaginario incontra la realtà
Pilot!
«Solstizio d'Estate»
Paolo Augusto - 1 - Pilot! «Solstizio d'Estate»
Si consente la riproduzione parziale o totale di quest'opera e la sua diffusione per via telematica, purché non
a scopi commerciali e a condizione che questa dicitura sia riprodotta.
Paolo Augusto - 2 - Pilot! «Solstizio d'Estate»
Paolo Augusto
dove l'immaginario incontra la realtà
Pilot!
«Solstizio d'Estate»
Ogni storia ha un suo inizio, ma la più bella storia di
tutti i tempi è iniziata nel suo mezzo. Potevo fare a
meno di copiare pure questo?
Theforge.altervista.org
P.Ag
Salve! Io sono Paolo Augusto.
Di solito quando mi presento in pubblico, a chiunque abbia la pazienza o la
voglia di starmi ad ascoltare, attacco bottone con una serie di frasi e di
aneddoti in quantità tali da far temere che possa tirare avanti per ore – e in
effetti è vero. Ma, mannaggia alla zozza, non è esattamente questo il
momento.
Cioè, mi capita spesso di risvegliarmi in luoghi che mi sembrano lì per lì
assolutamente sconosciuti; a volte mi servono anche venti minuti buoni per
capire dove sono e come ci sia arrivato la sera prima, ma in tutti questi casi ho
sempre un maledetto mal di testa che mi accompagna per il resto della
giornata.
Qualsiasi persona, prima o poi, si sbronza e non si ricorda quello che ha
combinato durante un festino; a me – lo ammetto – capita molto più
frequentemente di un essere umano di buona famiglia,
equilibrata
costituzione psicologica e dignitosa condizione sociale. Non mi era mai
capitato, però, di risvegliarmi SENZA mal di testa dentro una cantina –
fortunatamente poco umida e senza topi o schifezze del genere –
AMMANETTATO a una catena ben salda grazie a un chiodo piantato nel
muro. Invero sono sdraiato abbastanza comodamente su una brandina, ma
ahimè qui non c'è il minimo indizio che si stia trattando di un giochino erotico
con una bella ragazza.
Ovviamente sono pienamente a conoscenza di come cavolo ho fatto a finire in
questo incredibile casino, ma la suspense viene prima di ogni cosa...Come il
rumore di una vecchia serratura che gira e l'ancora più vecchia porta della
cantina si apre proiettando una lama di luce nella mia zona in penombra,
facendomi vedere una figura in questa strana aurora...e...
Paolo Augusto - 3 - Pilot! «Solstizio d'Estate»
E spunta fuori una ragazzina, carina, avrà un diciotto anni, valuto. Ha i
capelli neri raccolti in una lunga treccia, un viso squadrato un po' troppo
grande e indossa una semplice camicia a quadri e un paio di jeans. Ragazza di
campagna...Ha i seni piccolini...Pazienza, tanto non mi pare di avere una
grande libertà d'azione, ammesso che sia maggiorenne.
Porta in mano un vassoio, ci sono due piatti, uno a coprire l'altro e un mezzo
bicchiere di vino rosso.
- É roba buona, mamma è brava a cucinare. – Ha una vocina da usignolo e mi
si avvicina con una naturalezza che spaventa!
Non so se si è capito: sono prigioniero di una famiglia di pazzi che mandano la
loro figlia a portarmi la cena. E questa dovrebbe essere la più matta di tutti se
non ha il minimo timore di avvicinarsi a un tizio sporco e cattivo come me,
che il suo Pa' e la sua Ma' hanno ben pensato di mettere ai ferri per una
ragione che ancora non mi è chiara.
Per la cronaca: ho intorno ai polsi una catena di acciaio inox 18:10
assolutamente infrangibile, stretta meglio ancora con un bel lucchettone di
bronzo pesante quanto un Cristo morto, il tutto ben saldo al muro grazie a un
grazioso anello di ferro, retaggio dell'epoca contadina che fu e dei suoi animali
da lavoro.
Preciso che ho anche fame (forse è passato più di un giorno dall'ultima volta
che ho mangiato, al momento non saprei), una voglia di fumare che ucciderei
e, ovviamente, quel mezzo bicchiere di vino mi fa gola – già divago sul modo
per raggiungere lo scaffale pieno di bottiglie di vino del mio ospitante
dall'altra parte della stanza...Ma per una volta l'istinto di sopravvivenza ha la
meglio sul vizio (e vorrei ben vedere).
– Grazie ma non ho molto appetito – dico alla mia cameriera. Ora voglio
vedere se è vero quello che dicono sulle psicopatiche, ossia che sono anche
e soprattutto psicolabili e se ti giochi bene la parte della vittima, le freghi
impietosendole. Va be', troppi thriller americani, lo ammetto, però non è
facile avere buone idee in queste condizioni.
– Mangia qualcosa – mi risponde, - Altrimenti mi avranno fatto scendere fin
quaggiù per nulla.
Cazzo! Pure risentita è. Andiamo forte ragazzina. Figurati me allora, che
dovrei dire?
– Intanto perché non mi spieghi perché sono qui?
La ragazzina ci rimane male. Be' logico, prima avevo una espressione
disperata e distrutta e ora gli ho piantato gli occhi in faccia.
– La Mamma mi ha detto di non darti confidenza.
La Mamma! Ora si nasconde dietro a una figura superiore. Ti credo, non li
avrà diciotto anni per davvero. Forse più che matta è demente. Nata per uno
scherzo del destino in una famiglia di agricoltori pazzi furiosi che si divertono
a torturare la gente di fuori. Che figata!...Se non ci fossi in mezzo io a fare la
figura dello scemo.
Comunque il diavolo non è sempre brutto come lo si crede, e visto che ancora
Paolo Augusto - 4 - Pilot! «Solstizio d'Estate»
non ho l'orrida sensazione di finire gettato nel trinciaforaggi per essere dato
in pasto ai maiali dell'allevamento familiare, quasi quasi ci provo a
comportarmi «normalmente».
– Sì sì, Mamma ha ragione - regola uno: non distruggere mai le convinzioni
dei matti, qualunque esse siano.
– Tu in effetti non mi conosci, ma sono stato qui da solo al buio per troppo
tempo e volevo fare due chiacchiere con una persona - regola numero due,
tre e quattro: non mettere in dubbio che quello che i matti fanno non sia
normale; fagli capire che loro sono persone perfettamente a posto;
dimostrati inferiore e bisognoso di calore umano da parte loro.
– Comunque se non hai voglia, pazienza, volevo solo parlare con te
ragazzina. - (vedi sopra).
– Prima di tutto non sono una ragazzina - e figurati se se non si incazzava di
nuovo, - Ho quasi vent'anni! - cazzo! Non glieli davo per niente, - E poi, va
bene, se vuoi parlare, dimmi come ti chiami.
A questo punto non posso resistere dall'afferrare il mezzo bicchiere di vino
che la ragazzina aveva appoggiato sopra uno sgabello davanti alla mia
brandina.
– Mi chiamo Paolo Augusto - gli dico mentre annuso il vino, non per capire
se sia drogato, tanto se volessero ammazzarmi, violentarmi, squartarmi
per rivendere gli organi, potevano averlo già fatto da tempo, e potrebbero
farlo ancora meglio in seguito SE NON MI INVENTO QUALCOSA IN
FRETTA! - Comunque scusami per il «ragazzina», non volevo offenderti. – Paolo Augusto? Il nome è Paolo o Augusto? E ti pareva se non saltava fuori anche in questa occasione il classico
equivoco sul mio nome e cognome. Sì, ho un patronimico da imperatore
romano o da papa, ma in realtà il destino mi ha regalato una vita da mezzo
morto di fame, oltretutto sono persino laico e spudoratamente di sinistra.
– Ti piace il vino?
– Sì buono, lo fate voi?
– Certo.
– Bravi, bravi...Non è che se ne potrebbe avere un goccio in più? Sembrerebbe una mossa stupida ma nel mentre che la ragazzina si gira a
prendere una bottiglia dallo scaffale ho già pensato a una nuova azione.
– Perché non mi fai compagnia? Non mi dire che non ti piace il vino eh!
Gli passo il bicchiere che lei prende e beve. Ah! La gente di
campagna...Sono cresciuto pure io in una zona rurale d'Italia (non chiedetemi
dove, tanto non lo dico) e a tutti, sia maschi che femmine, imparano a bere da
piccoli, nella convinzione che si cresca più forti.
– Però mangia anche perché poi, se si accorgono che ho aperto una bottiglia
e tu non hai toccato nulla nel piatto, mi sgridano.
Oh poverina...
– Va bene – in effetti ho proprio fame, - Però ancora non mi hai detto come
ti chiami. Paolo Augusto - 5 - Pilot! «Solstizio d'Estate»
Lisa – credo che mi ricorderò a lungo questo nome.
– OK, allora, ora sappiamo i nostri nomi. Io nella vita ho un piccolo negozio
di ceramiche, poi faccio altre cose, tipo scrivo - non sembra riscuotere
grande successo la cosa, - E poi ero qui con quei ragazzi che sono venuti al
paese per quel raduno. Tu cosa fai? Studi? Cazzo! Non dovevo dire che ero al Convegno dei Giochi di Ruolo che è stato
organizzato al loro paese (non mi chiedete quale, non lo dico). Già le persone
normali si spaventano quando gli nomini i Giochi di Ruolo, figurati i matti
VERI come la prendono. «Ciao sono Paolo Augusto, trent'anni, commerciante
di ceramiche artistiche, protoscrittore e grand'imbecille che fa centinaia di
chilometri per andare a giocare a Vampiri Live, mettendosi alla fine della
storia, in un gran casino di cui ancora non sa se ne esce in piedi, o con i piedi
per primo».
Ma Lisa, non so perché non prende un paletto di frassino e non me lo
conficca nel petto al grido «Muori adepto di Satana!». Proprio non pare
fregargliene nulla. Anzi sembra quasi contenta nel dirmi che: - Intendi nella
vita? Lavoro con la mia famiglia nell'azienda.
Una bella contadinotta, non c'è che dire...
– OK ma non dovresti studiare? E magari andare a vivere da un'altra parte?
– Mi piace qui, si sta bene, non sento il bisogno di vedere altri posti o di
conoscere altra gente. - Sì, evviva l'Ottocento...
– Sì lo credo anche io che...ehm...Questo sia il posto migliore per te. Ora mi
spieghi perché i tuoi mi tengono prigioniero nella loro cantina? - Intanto
rimescolo un bel piatto di penne con le verdure soffritte.
– Papà dice che sei un delinquente, forse sei un ladro. Presto chiamerà la
polizia e ti farà mettere in galera. - Mi viene da ridere ad ascoltarla, mi
trattengo mentre assaggio la pasta che non è male.
– Ma scusa, perché allora non ha chiamato subito i carabinieri o la polizia?
Cioè mica va bene che mi date un sacco di legnate come fossi una bestia e
poi, forse, chiamate la polizia... - lo so che è una battaglia persa spiegare
alla gente come si dovrebbe agire nel rispetto della legalità e dei diritti
delle persone. Lo so! Porca miseria, se ne esco vivo al prossimo che inizia a
sparare alto sul modello di autodifesa americano lo riempio di calci in
bocca. Ma sentite cosa mi risponde la ragazzetta: - Oh, Papà avrà i suoi
buoni motivi. Nessuno discute le sue decisioni, neanche il Nonno - e certo,
dimenticavo di essere caduto nelle mani non di una famiglia conduttrice di
una azienda agricola, ma di un clan isolato nelle sue terre ancestrali dove i
capi regnano assoluti ignorando il mondo...
– Se se...Va be'. Ascolta, non è che mi passeresti quella bottiglia di olio
laggiù? Questa pasta si è appiccicata, almeno la ravvivo un po' - gentile
gentile (quasi quasi la strozzo appena mi torna a portata di mano) mi porge
anche l'olio.
– E ora confessa. – Confessare che? –
Paolo Augusto - 6 - Pilot! «Solstizio d'Estate»
–
–
–
–
–
Sei un ladro? Ma porc... - Mi viene da bestemmiare però mi trattengo, - Ma lascia
perdere! E allora che ci fai qui? Oh Signore, guarda che me lo sto chiedendo pure io da un sacco di ore.
Senti, io ti racconto tutto per filo e per segno, poi però mi fai parlare con i
tuoi genitori. O.K.?
Non so se vorranno scendere qua, però mi piace sentire i racconti, dai sono
curiosa.
Allora.
Due giorni fa ho lasciato il negozio nelle mani di mia madre e sono partito per
andare a un Convegno di Giochi di Ruolo nel paese più vicino a questa casa di
agricoltori che vivono in un'altra epoca e in un'altra dimensione rispetto al
resto del mondo.
Dirò brevemente che fin da ragazzo sono sempre stato tentato di tenermi il
più lontano possibile dall'ambiente sociale che mi circondava: una realtà a
spazio geografico variabile che ondeggiava tra l'alta provincia borghese e il
distretto subprovinciale agro-retrivo, variamente percorso – e stuprato – da
elementi della modernità prima, e della post-modernità globalizzante poi. Per
compensare al mio vuoto di interessi riguardo al costume e alla società della –
sedicente – middle-class porosa a ogni livello, mi sono dato a tante cose: la
letteratura, le scienze umanistiche, il ribellismo politico, il misticismo tossico,
l'interpretazione dell'intellettuale bohémienne e la cultura fantastica. A
trent'anni, con una mente formata attraverso lo studio dei codici sociali,
posso affermare che praticare i Giochi di Ruolo è una figata pazzesca. Se non
altro perché è un'ottima scusa per fare qualche gita fuori città e fuori regione.
Quindi ero partito con il mio solito personaggio nella borsa da viaggio per
godermi due giorni e due notti di interpretazione dal vivo di un vampiro, nella
speranza di ribeccare un paio di ragazze, conosciute sempre in occasioni
simili, con una spiccata predisposizione per l'erotismo noir.
Siamo in un bel periodo per viaggiare e stare all'aperto di sera, infatti è
appena passato il solstizio d'estate e le notti sono fresche e il paese gradevole.
Mi sono ritrovato con circa altre cento persone, sistemate in un agriturismo
appena fuori del paese; si poteva sentire l'odore del grano maturo. L'unica
nota negativa vi fu la prima mattina, quando alle otto venni svegliato da una
trebbiatrice al lavoro nel terreno prospiciente al mio bungalow.
La sera avanti avevo fatto le cinque in piedi. Tre orette grasse di sonno di
solito mi sono più che sufficienti per darmi un aspetto sopportabile alla vista
degli altri esseri umani, ma avevo uno dei miei soliti mal di testa. Mi feci una
doccia a tastoni, mi vestì e cercai di andare a rimettermi in sesto al bar con
una delle mie colazioni speciali: caffè, tanti insaccati, pane fresco e una
bottiglia da un litro e mazzo di tè freddo (da variare con quello bollente
quando si è in inverno) e niente tabacco almeno fino all'ora di pranzo.
Paolo Augusto - 7 - Pilot! «Solstizio d'Estate»
Ovviamente l'unico sfigato a essere svegliato dall'operosità dell'uomo nei
campi ero stato io. La veranda dell'agriturismo era malinconicamente vuota a
parte una grassa signora di mezza età che mi guardava strano. E faceva caldo!
Troppo caldo. La stanchezza si recupera ma i postumi di una sbornia di vino
che ti pugnalano alla testa no, se è caldo. Fortunatamente, allungando l'occhio
verso le coltivazioni di grano sotto mietitura notai una deliziosa strada tra i
campi che saliva per dolci colline. Era deliziosa in quanto ai suoi lati erano
state piantate delle altissime e ombrossissime querce.
Quindi mi calo il berretto in testa – onde evitare il colpo di grazia dell'infido
sole di giugno sulla mia chierica – e mi incammino come un animale di città
che riscopre la natura.
Sotto gli alberi va decisamente meglio, e ogni volta che mi ritrovo abbastanza
lontano da una trebbiatrice (ne ho contate quattro in funzione in neanche un
chilometro di cammino), persino il mal di testa si riduce a un ricordo.
A un certo punto spunta un cane sul sentiero. Di solito in campagna i cani
sono delle grandi rotture di coglioni, specie se sei un estraneo che invade o
anche passa semplicemente vicino al suo territorio: iniziano ad abbaiarti
contro guardinghi e forsennati. Io non ho paura dei cani per fortuna, anzi mi
piacciono e ci so trattare anche se, ovviamente, di questi tempi non c'è da
fidarsi di pittbull e rottweiler lasciati liberi come delle pantere.
Ma la fortuna volle ancora che i contadini di questo posto non dismettessero
la vecchia abitudine di tenersi come compagni dei cani da caccia, anziché
esemplari di queste nuove razze destinate al truce lavoro di azzannare
qualunque cosa si muova. Quello che mi si parò davanti era un vecchio sacco
di pulci, forse di razza Setter, e neanche abbaiava, anzi mi si avvicinò
scodinzolante e sbavante.
La cosa era simpatica e non potei fare a meno di accarezzargli la testona
anche se puzzava come un appestato. Il cane sembrò restare molto contento,
si girò su se stesso e poi scappò oltre gli alberi abbaiando. Curioso! Andai
verso di lui scoprendomi ai raggi del sole, il cane si stese a pancia all'aria sulla
terra ricoperta dalla paglia lasciata dalla mietitura.
Vuole giocare questo tipo, ma io non è che ho tutta questa voglia di mettermi
a spidocchiare una bestia, non ho neppure una palla o delle crocchette.
Cerco di comunicare con l'animale, invitandolo a tornarsene per i fatti suoi
ma non ottengo grandi risposte se non il suo dimenarsi da un fianco all'altro.
Mi sentivo abbastanza imbarazzato e stupido – per fortuna ero solo – se al
posto del cane ci fosse stata una persona così tanto appiccicosa non ci avrei
messo molto a liberarmene, però mi dispiaceva ferire un animale; non
avrebbe capito, oppure avrebbe capito che io ero un uomo cattivo.
Alzai gli occhi e mi ritrovai a pochi passi da un bipede dall'aspetto poco
rassicurante. Era un uomo in camicia dal colore indefinibile e dalla pelle
abbronzata tra il rosso e il nero, un cappellaccio in testa che gli copriva metà
della faccia, i lineamenti del viso duri come una roccia. Fermo impalato,
silenzioso, mi guardava con gli occhi nascosti da due terribili fessure.
Paolo Augusto - 8 - Pilot! «Solstizio d'Estate»
La situazione era molto inquietante, pochi secondi prima eravamo io e il
cane in una campagna vuota, non mi ero accorto che qualcuno si stava
avvicinando. Venire squadrato dalla testa ai piedi da un signore con la faccia
da brigante postrisorgimentale che tiene in mano una falce, e il non aver da
questo il minimo accenno di cordialità non ti fa stare esattamente a tuo agio.
Quindi non mi restava che porgere, a distanza, i miei saluti e precisare: - Ero a
far due passi e il vostro cane è arrivato a darmi compagnia... - condendo il
tutto con i più affabile dei sorrisi che la mia professione di commerciante mi
ha insegnato a disegnarmi sul viso.
Questo contadino non si degna neanche di rispondere. Muove appena la testa
su e giù ripetutamente mentre gira su se stesso senza smettere di osservarmi
con quelle sue cupe fessure che ha al posto degli occhi, finché non mi dà
completamente le spalle e se ne va.
A questo punto masticavo aforismi sul bizzarro scambio di ruoli tra la bestia e
l'uomo mentre me andavo pure io dalla parte opposta, visto che si era fatta
una certa ora e si poteva pensare al pranzo.
Durante il mio ritorno verso il villaggio agrituristico mi imbatto in un
gruppetto di operai intenti nella loro colazione all'ombra: grandi panini e
ancor più grossi fiaschi di vino. Loro sì che sono educati e mi salutano
meritandosi il mio più sincero buon appetito...Ma ecco che il cane di prima
salta fuori una volta ancora!
Mi ha decisamente preso in simpatia a differenza del suo padrone. In tutti i
modi cerco di evitare le sue feste e provo a mandarlo via goffamente,
suscitando le risate della gente seduta a mangiare.
– È il cane di Nico - dice uno.
– E sì, non riesco a levarmelo di torno - rispondo. Allora uno di loro stacca
un bel pezzo di pane e mortadella dal suo panino e dice al cane: - Tie' bello!
- gettando lontano la prelibatezza.
Meno male. Saluto veloce, ringrazio e scappo via, anch'io in direzione del
mio pranzo.
Al villaggio erano tutti svegli. La Convention era quanto mai animata dagli
smerci delle carte di Magic e materiale raro, da partite mattutine
improvvisate al volo, dal Cosplay e qualche scambio di colpi con le spade in
lattice. Il mio mal di testa stava tornando forte quanto prima, ma sentivo di
aver praticamente smaltito tutto l'alcol, era solo questione di rilassarmi e di
riposare per rimettermi definitivamente in sesto.
All'uopo decisi di ricorrere a una nuova tattica, quella del sonno forzato dopo
pranzo. Mi apprestai a mangiare in compagnia di due vecchie conoscenze e
mentre discutevamo del modulo finale di «Vampire: the Masquerade», mi
ciucciai un'intera brocca di delizioso vinello bianco. Alzandoci dal tavolo la
discussione era ancora molto accesa e verteva sul fatto che, secondo me, il
proporre la bellezza di quattro scenari (tutti brutti) possibili per chiudere un
gioco narrativo che ha avuto il suo punto forza nella stesura di una trama
complicatissima e dettagliatissima, era una mezza cagata, o meglio – volendo
Paolo Augusto - 9 - Pilot! «Solstizio d'Estate»
essere meno liquidatori – era una cosa fatta in fretta e furia per chiudere la
storia di un sistema divenuto ormai mastodontico e quasi ingestibile...
Sarei potuto continuare a lungo, ma ormai ero al secondo amaro e non ci
vedevo quasi più. Quindi mi ritirai nel bungalow e tappai proprio come un
vampiro, ogni spiraglio alla luce e caddi in torpore.
Con le prime ombre lunghe proiettate dalla luce del tramonto mi risvegliai
come resuscitato.
Dopo essermi sbarbato alla perfezione ed essermi rasato a zero i capelli
(operazione che effettuai, ahimè, in pochi minuti) mi feci una seconda doccia
e mi accinsi a diventare colui che avrei interpretato durante la sera.
Anfibi della Polizia di Stato, jeans neri, camicia nuova di zecca ancora più
nera, gilet nero mimetico multitask con ben celata in una di queste una
riproduzione in ferro di una P38, una torcia elettrica e poco altro strettamente
alla sopravvivenza di un tipo per cui la sopravvivenza è il primo obiettivo di
ogni notte, occhiali da sole in stile «Matrix» (con lenti graduate) ed ecco
pronto per voi Samuele Mareschi, Progenie di Emile Ducruoit, del Clan dei
Brujah, combattente per la libertà del mondo dei vivi e dei morti contro
l'oppressione degli anziani della Camarilla e del sistema neoliberista; Angelo
Oscuro in questo mondo spinto sul baratro dell'Apocalisse, terrore e Anatema
di tutti i Principati - «Caino è grande e il Sabbat è la sua spada!» - Gridai allo
specchio con il pugno sinistro alzato per gasarmi. E poi uscì per cenare.
«Qualcuno può pensare che tutto questo, come minimo non abbia senso,
forse è vero, ma dopotutto l'interna società è dominata dal desiderio di
impegnare il tempo libero nel ludus. Ebbene, noi qui lo si fa, cercando la
socialità e il divertimento collettivo in primo luogo, e poi scegliendo dei giochi
che non sono incentrati su delle cose, o sue di beni di mercato che devi
assolutamente possedere altrimenti non partecipi, ma sulla capacità di ogni
singolo giocatore di creare liberamente la sua identità e di comunicare con gli
altri. Sì lo so, a volte certi processi, come dire, possono entrare
profondamente a livello psicologico e avere reazioni non propriamente felici,
ma si tratta di casi estremamente rari, i quali, senza dubbio, insorgono solo se
i soggetti hanno già una sorta di predisposizione derivata da altre cause.
Vedete, il Gioco di ruolo stimola la fantasia e la socializzazione dell'individuo,
la voglia di acculturarsi e poi, essendo un fenomeno nel quale si incontrano
molte persone di diversa estrazione, età, livello culturale, se per davvero
qualcuno in qualche modo “esagera” e prende il gioco troppo sul serio,
immediatamente tutti gli altri intervengono per fermare la cosa prima che
diventi, seppur minimamente, pericolosa».
Tutto questo lo cercavo di spiegare a una coppia di genitori sulla cinquantina
che avevano portato il loro figlioletto a trastullarsi in compagnia di figuri
agghindati in modo tale da far sembrare Marylin Manson un chierichetto alla
prima comunione. Non credo di averli rassicurati più di tanto, ma il padre mi
aveva pagato un giro di rum e quindi mi sentivo in dovere di intrattenerli un
Paolo Augusto - 10 - Pilot! «Solstizio d'Estate»
po'. Poi mentre vado per dileguarmi a leggermi il background del live quasi
urto contro un tizio che riconosco. È uno degli operai che quest'oggi mi ha
liberato dal cane, si era preso un caffè e stava ordinandosi una sambuca.
– Salve! - gli faccio. Non so perché ma quest'uomo alto e panciuto, con i
capelli ricci e rossi in testa mi sta simpatico.
Mi saluta pure lui, - Visto che oggi mi ha aiutato a liberarmi dal cane, vorrei
offrirle la bevuta - gli dico.
Il signore mi ringrazia e io non resisto alla tentazione di un terzo Pampero.
– Poi avevo incontrato anche il padrone del cane poco prima sa? Un signore
che neanche si è degnato di salutarmi.
L'uomo a sentire questa frase scuote la testa e poggia il bicchiere sul
bancone: - Eh, il Nico è così, non è una persona che dà tanta confidenza a
nessuno, sta incattivito da parecchio. – Poraccio. - interviene la signora grassa che da stamattina non sembra
essersi mossa da dietro il bancone.
– Ma poraccia tutta la sua famiglia. Quando capitano le disgrazie... – Oh, ecco...Che cosa gli è successo? - Dico io che da «Medicente» scrittore
ho drizzato le antenne.
– Gli è morto un figlio, era...Era l'Ottantasette se non mi sbaglio, una notte di
questi tempi gli è andato a fuoco il grano nel campo. Era notte e si è
svegliato mezzo paese per aiutare a spengere. Poi sono arrivati i pompieri e
quanto tutto era finito il figlio suo non si è trovato più. – Un incendio in un campo di grano, di notte? - di tante cose strane che ho
sentito raccontarmi, questa sicuramente si piazza bene nella Top Ten.
L'uomo con la sambuca sembrava aver capito che un incendio notturno in
campagna era una cosa se non improponibile, sicuramente losca, ma non
trovò di meglio che allargare le braccia e dire: - È successo, ogni tanto
succedono qua...
– Scusi, «succedono» cosa? – I nonni miei mi raccontavano di cose strane, gente che spariva ogni tanto,
ma so' storie. – Storie popolari? Ora l'ho messo in imbarazzo, ha la faccia che sbuffa come quando si
cercano parole che non si conoscono.
– Sì, storie di questo genere, i lupi, i Santi, le streghe e così via... Lupi, santi, streghe e Vampiri ovviamente! Il tipo doveva andare a letto
perché domani si sarebbe alzato con il sole, mentre io, in quanto vampiro,
avrei avuto tempo per condurre i miei affari fino all'alba.
Leggendo il contenuto della busta che l'organizzazione mi aveva preparato
avevo da fare delle cose relativamente semplici. Come sempre mi dovevo
infiltrare all'interno di un numeroso cenacolo di vampiri appartenenti alla
setta avversaria della mia e cercare di manovrare al fin di ottenere una
posizione vantaggio rispetto a loro. I vampiri sono esseri strani, sono presenti
Paolo Augusto - 11 - Pilot! «Solstizio d'Estate»
in tutte le città del mondo, anche se in numero molto ridotto, e spesso sono
capaci di controllare come burattinai pezzi interi di società riuscendo a
rimanere completamente nascosti e sconosciuti ai mortali. Ovviamente non
sia mai detto che degli esseri che si considerano l'ultimo anello della catena
alimentare, possano avere la speranza di andare d'amore e d'accordo tra loro,
la loro storia «recente» (500 anni o giù di lì) racconta del conflitto continuo
tra due grandi sette: la Camarilla e il Sabbat.
Io/Samuele Mareschi sono un «sabbatico». Credo nella libertà e nella
giustizia, odio la Camarilla perché è solo un residuo di un'epoca feudale dove
chi comanda sono i vampiri anziani di secoli e alcuni vecchi di millenni, che
non lasciano né scampo né libertà ai loro figli più giovani. Odio la Camarilla
perché credo che il mondo dei vivi e dei morti abbia preso il suo ben noto
aspetto per causa sua.
Sono un vampiro del Clan dei Brujah, una linea di sangue, una grande
famiglia che discende da Troilo, che tra le sue fila ha annoverato grandi
filosofi e guerrieri, condottieri come Menelao e Annibale, e io sono un grande
guerriero del XXI secolo, un assassino letale, ma anche un fine intessitore di
trame politiche, un freddo calcolatore senza sentimenti che ha per unico fine
quello di far esplodere la sua rabbia, che è la rabbia degli ultimi del mondo,
nella fiamma della Rivoluzione.
Il mio nome è conosciuto ed estremamente temuto, sono tra i primi ricercati
della «Lista Rossa» in Italia, ma quasi nessuno conosce il mio vero aspetto:
quando devo uccidere lo faccio dannatamente bene.
I «Narratori», ossia gli arbitri che organizzano tutto l'ambaradan di gente
strana che si aggira per il villaggio vacanze, osservando e regolando le trame e
le azioni, mi hanno lasciato praticamente carta bianca. Dopotutto sono un
giocatore espero ed equilibrato, e i rischi di fare l'infiltrato sono solo per me
visto che entrando nella «tana del lupo» rischio sempre di uscirne nonmorto-morto.
Comunque ho già un piano. C'è qui – per puro caso, giuro! - una giocatrice
che conosco da tempo, ho pure il suo contact su ICQ e ogni tanto ci chatto.
Non abita troppo lontano da me, è BONA, e ci sono in ottimi rapporti. Il suo
personaggio si chiama Donata de Cambrais, ed è un'importante figura di un
Principato vicino alla base operativa di Mareschi.
I nostri personaggi non si sono mia incontrati durante un live, ma alcuni
membri del Clan che lei dirige nella sua città, durante l'ultimo inverno hanno
avuto la cattiva idea di andare a rompere le scatole ad alcuni dei compagni di
Mareschi. Diverse mie sorelle e fratelli di sangue sono stati distrutti e la mia
vendetta è stata atroce, ma ancora non mi sento soddisfatto. Non mi basta
perché si deve sempre andare fino in fondo alle questioni, cogliendo al volo
tutte le occasioni che a mano a mano si offrono.
Dopo che in una partita ho spazzato via i tirapiedi di Donata in un
combattimento in stile Neo contro l'agente Smith, la mia avversaria vampira è
diventata molto debole nella cerchia degli anziani della sua città e scommetto
Paolo Augusto - 12 - Pilot! «Solstizio d'Estate»
che è disposta ad accettare l'aiuto di chiunque riesca ad essere convincente.
Ecco, in sintesi, l'essenza di «Vampire: the Masquerade»: il nemico numero
uno a tua insaputa ti si offre come un valido alleato, per poi rivelarsi per
quello che è, ma solo quando sarà troppo tardi per tornare indietro. Che
figata!
Esaurita la fase del rito del presepe vivente da corte rinascimentale, con la
sfilata delle cariche e delle autorità in pompa magna, mi metto al lavoro.
Mi accosto a Sua Signoria Donata, la quale indossa un meraviglioso abito da
sera su cui fioriscono due poppe di grande pregio, e mi presento, ovviamente
non come quello che gli ha decimato i carriarmatini sul tabellone del Risiko.
Di solito i Clan dei vampiri si caratterizzano per archetipi. Ci sono gli
aristocratici, i folli, quelli fisicamente ripugnanti, il Clan dei Brujah è spesso
visto e giocato come rappresentante del sottoproletariato urbano: punk,
freakkettoni, ultras, qualcuno abbozza al massimo a essere un autonomo dei
centri sociali. Io che mi presento come un serio e compíto vampiro che si
interessa alla politica degli umani, che fa citazioni colte usando correttamente
i congiuntivi e non porta catene e bandane, lascia spesso sbigottiti i miei
simili.
Donata dimostra di apprezzarmi, conosce un po' di storia del mio Clan e sa
che i nostri eccessi ribellistici nascono dalla grande passione che abbiamo di
cambiare il mondo. Dopo dieci minuti passeggiamo signorilmente al centro
della scena e io lodo lei e la bellezza della città in cui trascorre la sua non-vita.
Si dimostra molto interessata alla mia grande conoscenza del suo luogo di
residenza e non posso fare a meno di confessarle che stavo pensando di
allargare la cerchia dei miei affari e di mettere ogni tanto piede nella sua città,
sperando di riceve una debita accoglienza. La cosa le piace davvero molto e mi
dá il suo numero di cellulare: QUELLO VERO.
Considerato che stavamo dando troppo nell'occhio, decidiamo che è meglio
separarci per riprendere la conversazione dopo, quando vi sarà un ambiente
più consono.
Dopo esserci allontanati l'uno dall'altra potrei fare mille altre cosette, ma
voglio concentrarmi solo su questo affare. Quindi mi metto in un angolo
solitario e incrocio le braccia sul petto. Così facendo utilizzo un particolare
potere dei vampiri, che è quello di rendersi invisibili, da questo momento in
poi, a mio piacimento, se non faccio troppo rumore posso girare liberamente e
tutti gli altri giocatori devono far finta di non notarmi. Solo se uno possiede
un altro particolare potere può tentare di vedermi.
Resto così per qualche minuto e quando vedo Donata che splendida si sta
portando in solitudine da un luogo all'altro dell'area di gioco mi avvicino
tenendo le mani a formare una T: «time out», siamo «Out of Game».
– Ti convoco. - gli dico.
– Eh? – E sì – Pronta? Bim bum bam e giù sasso-forbice-carta! Paolo Augusto - 13 - Pilot! «Solstizio d'Estate»
Così funziona il gioco, con delle stupidissime morre cinesi che simulano
l'effetto dei poteri delle tenebre!
Vinco io e in questo caso particolare ho usato un dei più grande poteri che mi
sono concessi dal mio sangue e dalla mia magnetica personalità per
richiamare alla mia presenza qualunque essere intelligente...Va bene! Lo
ammetto! In questa occasione ho barato un poco. La «Convocazione» non
funziona esattamente così, prima dovrei scegliere un posto dove mettermi,
chiamare un arbitro, dirgli chi voglio convocare e poi sarà l'arbitro a fare per
mio conto la morra cinese con l'altro giocatore. Io dovrei solo aspettare per
capire se ho avuto successo con l'azione.
Chiedo venía ma l'ho dovuto fare perché volevo assolutamente capire se
«Donata» ci stesse. E sì, sono un molto birbaccione, ma del resto lei è una
giocatrice esperta e le regole le conosce molto bene, quindi, se in risposta a
tutto ho avuto un sorriso amichevole e un «dove andiamo?», questo
significava che non gli dispiaceva di passare da sola un po' di tempo con
me...O no?
Per esigenze di sicurezza, visto che stiamo per andare dritti dritti alla resa dei
conti, dovevamo per forza di cose uscire dal villaggio turistico. Dall'altra parte
della strada statale di fronte a questo c'è una bella radura, logicamente
coltivata a frumento, con una strada bene appartata (un po' come quella di
questa mattina).
Bene. Come attraversiamo la strada e mettiamo piede sul campo ci
accorgiamo che non esiste un vero e proprio sentiero, anzi abbiamo
l'impressione di camminare in un solco un po' più largo del normale tra le
spighe del grano. Lei ha paura di rovinarsi il vestito e quindi se lo tira su e si
appoggia a me nel caso inciampasse. Benissimo! Ci inoltriamo nel folto della
campagna! Così tanto nel folto che a un certo punto non ci si vede più, la luna
è coperta. Per fortuna ho con me la mia torcia. La accendo.
– Ehi, guarda laggiù - dico.
Il fascio di luce mi era andato a sbattere contro uno strano pezzo di roccia
alto almeno tre metri e largo, di lato, due. Un grosso monolite come quello di
«Odissea nello spazio». Rimaniamo per un momento attóniti, colpiti
dall'inaspettata apparizione, ma sentiamo muoversi qualcosa, qualcosa che
non è semplicemente frumento mosso da una tenue brezza...
Io e Donata ci guardiamo, muovo la torcia in tutte le direzioni e mentre la
luna esce da dietro una nuvola vedo qualcosa di molto strano.
Mi volto e metto in mano a Donata la torcia, - Torna al villaggio...Va...– Ma... – Io arrivo tra un secondo...Devo solo far pipì. Lei si tranquillizza, io con la luce della luna a mostrarmi la via avanzo e tra
le spighe si apre un varco, sicuramente qualcuno è passato di qua e le ha
calpestate prima di me. Oltre il varco c'è uno spiazzo dove si vede una larga
macchia dall'odore inconfondibile anche per chi vampiro lo è solo per
scherzo.
Paolo Augusto - 14 - Pilot! «Solstizio d'Estate»
«Sangue». Penso tra me e poi BUM! Qualcosa mi dá uno spintone e una
raffica di botte mi arrivano da tutte le parti insieme a un sacco che mi copre la
testa e qualcuno mi lega mani e piedi velocissimo.
E questo è quanto. Quanto tempo sia passato non ne ho idea, né riesco a
capire perché...
– Tuo padre mi tenga prigioniero. – Sì è stato lui a prenderti e a portarti qui dentro. Ieri sera era uscito perché
aveva visto qualcosa muoversi nella campagna. - Mi dice la ragazzina, poi
abbassa la voce e completa la frase: - fosse credeva che stessi facendo un
rituale? Cheeeeeeeeeeeeeeeee?
Nessuno mi aveva detto che ieri sera era in corso un'altra sessione live, molto
live, giudicando dal tipo dei combattimenti.
Ma ecco che un altro (non troppo) piccolo amico si avvicina alla porta della
cantina. È il capo. Entra nella stanza seminterrata con quegli occhi e quella
bocca a fessura, è senza cappello e i capelli ricordano la stoppa; nell'insieme
non riesco a fare a meno di associarlo all'immagine di un agricoltore
americano, sudista, razzista e dal grilletto facile quanto il bicchiere.
– Tu che ci fai ancora qua? Sali in casa, cammina - la ragazza, Lisa, si gela; il
terrore reverenziale gli si legge chiaro negli occhi, raccatta i resti della mia
cena a scappa via. Peccato, scopro solo ora che ha un culetto delizioso.
– Tu invece, mi devi dire che ci facevi nei miei campi ieri notte. Mi alzo in piedi di scatto, il catenaccio fa rumore, per guardarlo dritto negli
occhi, ma non sembra essere il mio metro e settanta di altezza a
impressionarlo. Così valutando anche il fatto che sono ancora legato, cerco di
abbozzare il più cordialmente possibile.
– Ho già spiegato tutto a vostra figlia. - Ovviamente senza scendere in TUTTI
i particolari nei quali mi sono divagato, - Sono solo un turista di passaggio,
ospite del villaggio vacanze lungo la statale e non so nulla di rituali. – Quali rituali? Azzo...Dunque il capo dei matti fa finta di non essere matto. Al limite sarà
schizofrenico e vive in due dimensioni separate.
– Senta, sia gentile e ragionevole. Io stavo solo cercando un posto dove fare
un bisogno, non volevo fare nulla di male...– E la ragazza? – Ahem... Riprendo da capo: - Davvero, eravamo tutti e due ospiti di quel villaggio, le
giuro. Non volevamo fare niente di niente ai suoi campi.
– E chi mi conferma questa cosa? Tu ne sai troppe sui miei campi!– Cosa?– Non hai detto che non avevi intenzione di fare nulla? Bene, significa che sai
quello che è successo.– Sì ma...Paolo Augusto - 15 - Pilot! «Solstizio d'Estate»
Sì ma cosa? Non permetterò che succeda ancora! – Non lo permetterò...Non lo permetterò...- ripete più volte mentre se ne va
incurante delle mie implorazioni, lasciandomi infine al buio.
Cazzo e...Mi viene da bestemmiare. Mi sono praticamente fregato da solo. E
ora che faccio?
Il padre di Lisa aveva una faccia strana però, come se lo avessi in qualche
modo spaventato, o io o una minaccia che pende sulla testa dei suoi amati
campi. Ma chi se ne fotte! Lui, il figlio morto, i rituali e tutto il resto! Io devo
uscirne e SUBITO!
–
McGyver con il suo coltellino svizzero apre tutti i lucchetti, altri usano un
chiodo o una forcina per capelli, al limite una graffetta.
Tzé, imbecilli, li vorrei vedere armeggiare con un lucchetto di bronzo e
acciaio cinquanta millimetri per cinquanta e la serratura a tamburo battente.
Qui ci vorrebbe una fiamma ossidrica altroché!
Ma io sono molto più intelligente di uno sceneggiatore americano e del suo
pubblico, oltretutto sono molto dotato fisicamente. E sì, la natura mi ha fatto
alto un metro e un Berlusconi, mi ha dato le gioie della calvizie precoce e una
voce roca con una affascinante «erre» moscia, ma soprattutto ho un pesoforma naturale giusto di un pelo sopra alla soglia della denutrizione. Chissà
perché avevo chiesto alla ragazzina la bottiglia dell'olio «per ravvivare la
pasta»? Semplicemente per ungermi bene i polsi e sforzare un po' le falangi et
voilà...McGyver? Houdiny? Mandrake? Ma de che ahò!, direbbe qualche mio
amico romano.
Oh! Ora devo architettare la fuga.
L'abbaìno che da sul cortile. Logico, non ci sono neppure delle grate. Fatico
un poco perché sarà largo sì e no un metro e va bene che sono piccoletto, ma
non sono un lombrico.
Eccoci fuori: fuori dove?
Probabilmente la casa di questa famiglia di pazzoidi si trova sulla collina che
vedevo alzarsi alle spalle dell'agriturismo. Sì, devo solo ritrovare quella strada
che ho percorso l'altra mattina.
Intanto qui intorno tutto sembra tacere. Guardo l'orologio, sono le undici di
sera, dormiranno da un pezzo questi. L'unico problema da affrontare è se il
cortile della casa abbia o no un cancello chiuso e una recinzione che corra a
perimetro.
Mi acquatto e inizio a fare il passo della rana. No! Non ho mai fatto il militare
in nessun reparto speciale, figuriamoci. Mi son solo ricordando di quando da
ragazzino andavo di notte a rubare ciliegie e albicocche.
Qualche passo in avanti e...Benissimo...ecco la strada che scende, buona terra
battuta che va giù ripida. In lontananza vedo l'incrocio con la Statale, ci sono i
puntini di luce dei lampioni.
Via!
Non l'avessi mai fatto.
Paolo Augusto - 16 - Pilot! «Solstizio d'Estate»
Porca puttana! Il Cane!
Abbaia, abbaia troppo a lungo e vedo scivolare in terra una lastra di luce. È
quella della camera da letto di sicuro.
Devo scappare in fretta...Via via, tagliamo per il campo appena mietuto.
Alle spalle mi pare di sentire rumori confusi di porte che sbattono, persone
che scendono le scale di corsa. Non mi interessa nulla! Voglio scappare via da
questo incubo. Corro come correrei nel vuoto durante un brutto sogno. Le mie
gambe vorticano, i piedi appena toccano la terra ripida che scende giù giù in
basso.
È notte ed è buio, è molto pericoloso correre così, basta mettere male un piede
per inciampare e ruzzolare rovinosamente. Ma dietro di me ho la certezza che
ci sia qualcuno che mi viene appresso. Ecco, ci mancava pure che la luna
uscisse da dietro una nuvola!
A sinistra! C'è una specie di boschetto!
Corri paolino...Corri!
Ecco, attento al fosso di scolo...Attentooooooo
Macché!
Inciampo e vado giù, giù giù giù giù....
Giù giù giù senza riuscire a fermarmi. Ma in che cazzo di fosso sono caduto?
Un buco nero?
Pochi secondi dopo riesco a saperlo.
Chiamatela come vi pare: caso, sfiga, fortuna...Espediente letterario! Ma
quando incespicai sull'orlo di quel fosso mi infilai dritto dritto in una buca che
scendeva sottoterra.
Appena terminai di rotolare come una patata mi rialzai di scatto per capire se
ero tutto intero.
Non avevo nulla. Bene, ora era il momento di capire dove ero finito e come mi
sarei definitivamente cavato fuori da questo casino. Mi frugai le tasche e cavai
fuori l'accendino. La fiamma mi fece vedere che questa era una buca bella
grossa, c'era sopra di me un soffitto alto più di due metri e non puzzava di
animale selvatico.
Una volta da ragazzino ho messo il muso dentro la tana di una volpe, non
potete immaginare che fetore poteva esserci lì dentro, qui invece era solo
umido. Mi spostai e iniziai a vedere una parete di terra, era come scavata
dall'uomo. Mi avvicinai ancora per rendermi conto meglio di quello che
vedevo e urtai qualcosa con il ginocchio. Era una pietra squadrata – sembrava
uno di quei panettoni che mettono sulle piazze delle città – non so, non mi
ricordo se riuscì a notare qualche «strana incisione» anche se alzai la fiamma
dell'accendino al massimo.
C'erano altre pietre intorno e lungo la parete si apriva una fessura bella larga,
un passaggio.
Ma...ma...
Non sapevo se ridere o piangere. Ero dentro a qualcosa che somigliava a una
Paolo Augusto - 17 - Pilot! «Solstizio d'Estate»
cripta, il punto i cui ero entrato non riuscivo più a individuarlo, quindi non mi
restava che fare l'ennesima cazzata. Cioè improvvisarmi speleologo in quel
cunicolo, probabilmente per incastrarmi sottoterra e morire di fame e sete.
Pensare positivo è la mia virtù principale.
Invece il cunicolo era una sorta di passaggio scavato pure questo. Non era
molto lungo e mi portò in un'altra stanza dove l'aria era molto più pesante. La
piccola fiammella (stavo maledicendomi per aver dato la torcia elettrica alla
vampira) mi fece vedere che c'era un altro passaggio in questa stanza, ma
anche dell'altro. Roba che lascia pietrificati e ti fa dire il nome di Dio...
Io vi aggiunsi dell'altro...La sala era tutta di pietra e in mezzo c'era una pietra
ancora più grossa che sembrava un tavolo, ma direi un altare, visto che
ospitava uno scheletro.
Il pollice mi scivolò via dal pulsante del gas orami arroventato, rimasi in piedi
al buio inorridito con in mente l'istantanea di quello che avevo visto. Io mi
occupo di cultura fantastica, ma i morti veri non sono esattamente parte del
mio genere. Che cazzo ci fa un morto quaggiù? Che scherzo è? È una tomba?
Ma di chi?
L'immagine mi assaliva il cervello in quei secondi lunghissimi, non fui sicuro
e non mi sognavo di riaccendere di nuovo la fiamma per osservare meglio,
però mi pareva che quei resti non erano di un adulto, aveva le ossa delle
gambe molto corte e la testa grande...
No!
Suggestioni?
Solo quel chiarore che venne verso di me senza avvertimento, proprio dal
passaggio che avrebbe dovuto tirarmi fuori da questa merda, e che avevo
messo stupidamente in secondo piano, avrebbe potuto darmi una
spiegazione. Ma non avevo nessuna voglia di riceverla ora.
Mi sono tirato indietro nel buio alla va o la spacca, alla cieca sono riuscito a
infilare il tunnel alle mie spalle. Ora mi trovavo nell'ombra più totale e potevo
vedere un vecchio apparire nella sala tombale con una torcia elettrica in
mano. Sembrava l'agricoltore che mi aveva imprigionato con una trentina di
anni in più. Iniziai a tremare per le scariche di adrenalina, era come se i fili di
un ordito squallido si stessero tirando di fronte ai miei occhi per ricomporre
la trama della una storia. Mi veniva da vomitare.
Non sapevo che cosa faceva il vecchio curvo in un angolo, ma sicuramente
non si pose nessuna delle domande che io mi sono fatto quando si voltò di
scatto e mi accecò con la luce.
– Nooooo! - urlò e mi venne addosso.
Ero del tutto impreparato, devo solo ringraziare il cielo che aveva almeno
quarant'anni più di me. Aveva qualcosa in mano, un'arma forse, lo buttai a
terra e sentì un battere metallico sulla pietra.
Ero sopra di lui. La luce della torcia illuminava il viso del vecchio, era
grottesco. Tutto era grottesco.
– Chi sei? Chi è quel ragazzo? Era il figlio del Nicola vero? Che gli avete
Paolo Augusto - 18 - Pilot! «Solstizio d'Estate»
fatto?
Il vecchio non sembrava per nulla spaventato. Mi urlava in faccia con una
voce spaventosa: - Non puoi capire! Non puoi capire! Dovevamo farloooo!
Le mani mi iniziarono a tremare, non era un film, cazzo, mi sono detto. Mi
ricordo di aver tirato un'anfibiata nelle costole al vecchio forte quanto più
potevo e senza rimorso. Poi sono scappato nel buio da dove lui era venuto.
Cercavo di ascoltare per capire se mi fosse dietro e intanto correvo e strisciavo
le spalle e la faccia sulle pareti di terra della caverna, di fronte a me un alone
di luce argentata e la sagoma di una scala a pioli mi apriva la strada alla fuga.
Salì, ero fuori sotto la luce della luna in mezzo a un campo di grano. C'era
un'altra fonte di luce e un odore di bruciato. Mi guardai intorno impietrito,
ero sulla cima di una colline e tutto intorno c'era un anello di fuoco che saliva!
Il grano giallo e maturo bruciava a una velocità strepitosa, in pochi minuti
avrebbe raggiunto il punto dove mi trovavo.
Ma come cazzo fanno gli eroi? Mi domandai.
La risposta è semplice: si cagano nei calzoni.
Presi il respiro più profondo che le mie trenta sigarette giornaliere potevano
permettermi e in apnea inizia correre verso il basso, incontro alle fiamme.
Il cuore mi scoppiava, speravo che mi venisse un infarto, così avrei evitato di
morire bruciato. Quando iniziai a sentire sulla pelle del viso il calore
insopportabile del fuoco decisi che era il momento, mi coprì la faccia
incrociando le braccia e saltai.
Misi un piedi in mezzo alla paglia che bruciava, sentì il fuoco corrermi su per
tutta la gamba fino allo stomaco, mi diedi un'altra spinta e un'altra ancora fin
quando non mi salvai la vita.
Mi trovai a guardare le stelle e a tossire come un tubercolotico. Volsi
l'attenzione verso il muro di fuoco e bestemmiai tra me e me. Di nuovo il
Nicola.
– E ora ti stai fermo lì! - mi urlò, aveva in mano un fucile.
E ora sono nella merda. Mi dissi battendomi le mani sui fianchi e
trasalendo.
Trasalì perché toccai nella tasca posteriore del mio gilet mimetico il ferro
della mia P38 giocattolo.
Giocattolo...ma in ferro, la canna è occlusa, ma se non lo sai e te la punto
contro ti caghi sotto lo stesso.
Non mi ricordo di aver mai avuto un tempo di estrazione fulmineo, ma
dovevo essere svelto soprattutto con la lingua, perché quello mi sparava sul
serio!
– No Nicola! Ti stai fermo tu! Ero sotto la luce diretta della luna, vedeva benissimo che ero «armato».
– Tu hai un fucile da caccia a pallini, io una Walther P38 a canna rigata. A
questa distanza se mi spari mi fai giusto qualche buchetto. Io ti spappolo la
testa! Bluffavo, e se aveva il fucile caricato con il pallettone per la caccia grossa
Paolo Augusto - 19 - Pilot! «Solstizio d'Estate»
ero finito.
– Senti io non so un cazzo di niente, e neanche mi frega niente di quello che
sta succedendo qua - dissi a una velocità incredibile, - Non so chi ha dato
fuoco al tuo campo un'altra volta, io voglio solo andare via. Via! Capito? Il tizio non mi rispose, si avvicinava lento lento con il fucile puntato
addosso a me. Era una sfida a chi aveva più palle, cioè a chi era più coglione o
matto.
Sirene! Pompieri, Carabinieri, protezione civile, l'ambulanza della
Misericordia! Non ho tempo di buttar via la pistola, è persino stupido
pensarlo, l'unica cosa da fare sarebbe scomparire, smaterializzarsi, oppure
aprire gli occhi e scuotersi sudato nel letto e bestemmiare perché ci si è
svegliati nel cuore della notte – e io di solito, quando mi succede, non riesco
più ad addormentarmi.
Invece no. Niente di tutto questo è possibile, perché è tutto maledettamente
reale, così tanto che la farsa a seguire mi urta la coscienza, e quasi non mi va
di raccontarla.
I carabinieri ci puntano contro le armi, il Nicola obbedisce muto come un
sasso – non dirà più una sola parola in pubblico per tutto il resto della notte.
Io lancio il mio giocattolo ai piedi dei carabinieri. - È finta. - gli dico mentre
cerco di crearmi in testa una scaletta per raccontargli la verità; ma cazzo!,
sono veramente, ma veramente nella merda: sorpreso dentro una proprietà
privata durante un incendio doloso e armato, nel mentre che tento di fuggire
dalla scena del crimine, il proprietario mi ferma puntandomi contro un fucile
da caccia e io rispondo con la mia arma giocattolo, ma pur sempre valida a
fini intimidatori...
Come cazzo faccio a dimostrare che sono stato picchiato e sequestrato dal
Nicola, e sono del tutto estraneo all'incendio? Mi ci sono ritrovato in mezzo
durante la fuga così come sono caduto in una specie di ossario dove ho
ritrovato uno scheletro di un ragazzino disposto per fini ipoteticamente
rituali...
Ancora ci sto pensando seduto su una sedia nel corridoio della Stazione dei
carabinieri, con uno di questi che mi piantona e con la statua del Nicola rossa
e nera e i capelli a spazzola color della stoppa che guarda il vuoto con un odio
inindagabile.
– Sono assolutamente estraneo all'incendio - devo essere sicuro, preciso,
inappellabile. Se l'ufficiale in servizio vuole sapere di più dovrà essere lui a
farmi le domande.
– Ah sì? E allora cosa stava facendo nelle proprietà del Meli? Nicola Meli, ho scoperto il nome completo del mio nemico.
– Stavo andandomene, per la precisione ero in fuga perché sono stato
sequestrato dal Meli per un giorno intero. Il maresciallo, o forse il tenente – non ho fatto il servizio militare e non
conosco i gradi – spalanca la bocca e allora, prima che possa rimettere
insieme cervello e lingua: - Sono venuto in questo paese per la Convention
Paolo Augusto - 20 - Pilot! «Solstizio d'Estate»
culturale che si è tenuta presso il villaggio-vacanze, l'altra sera passeggiavo
lungo la strada in compagnia di una ragazza, ci siamo inoltrati un po' in un
sentiero tra i campi, poi per...ehm...una mia esigenza fisiologica ci siamo
separati e a quel punto qualcuno mi ha colpito alle spalle... – Come si chiama questa ragazza? Perché cazzo non mi fa parlare questo stronzo!
– Conosco solo il nome e non è di qua, potrei rintracciarla e fornirle tutte le
generalità ma non ora. Ecco, lo sapevo! Ho fatto la cazzata. Non ho sparato il nome semplicemente
perché non mi ricordavo se quello vero fosse Donata o un altro, so per certo
che il nickname su ICQ è «Elistraee» ma ora con questo colpo di genio mi
sono fottuto, perché questo qua crede che stia cercando di costruirmi un alibi.
Complimenti paolino, sei proprio un bel cazzone.
– Che cosa ha fatto alla camicia?
– Eh?
Mi guardo le maniche e vedo che hanno delle grosse macchie oleose, ho
anche le mani viscide e sporche sotto le unghie.
– È olio di oliva, se lei mi avesse fatto terminare prima glielo avrei detto:
sono stato tenuto legato a una catena nella cantina del Nicola e ho trovato
modo di liberarmi ungendomi i polsi e le mani con dell'olio per far
scivolare la catena. Non dovevo essere così acido, ora sicuramente si incazzerà, ma tant'è.
– Mi sa dire un motivo perché il Meli avrebbe dovuto sequestrarla? – Forse perché è uno psicopatico? Alle nove e mezzo di mattina mi svegliano, ho dormito sempre sulla sedia di
prima, e mi dànno la seguente notizia: il giudice non mi arresta, sono solo
denunciato a piede libero per violazione di domicilio e incendio doloso, tutto
ovviamente da dimostrare. In risposta ho denunciato il Nicola per sequestro
di persona e tentato omicidio, ma non essendoci consistenti prove a suo
carico è anche lui a piede libero. Infine il comandante dei carabinieri mi ha
consigliato di rendermi reperibile: ossia di non tornare a casa.
E infatti non ho nessuna voglia di tornare, perché ora sono incazzato come un
giaguaro. Voglio tirarmi fuori da questo casino, voglio tornare ad abbindolare
le belle turiste che passano davanti al mio negozio, a internet, ai videogame, ai
libri...Rivoglio la mia fottuta vita del cazzo da pezzente pocofacente. Ma prima
voglio fare il culo a striscie al Nicola.
Torno all'agriturismo, faccio colazione e senza troppi crismi fermo il
bungalow per qualche altro giorno. Non sono assolutamente intenzionato a
fare conversazione. Assumo la postura dello «straniero di città» di ceto
medio-alto e acculturato per non essere trascinato nel gorgo della chiacchiera
da paesotto. E che cazzo, io sono cresciuto in un ambiente identico a questo,
so come vanno le cose; è già molto che il padrone dell'agriturismo non mi
dice: «Ehi gringo, vattene, da noi non sei il benvenuto». Be' almeno per il
Paolo Augusto - 21 - Pilot! «Solstizio d'Estate»
momento mi sembra che questo film abbia un copione un po' debole, io avrei
messo l'eroe contro tutto il mondo a questo punto, lo avrei costretto all'azione
in clandestinità per dimostrare la sua innocenza e sconfiggere il male.
Entro nel mio bungalow, non ho sonno, però mi stendo sul letto a pensare sul
da farsi. Allungo la mano tra le lenzuola, verso il cellulare e
Il cellulare!
Il CELLULARE!
Per prima cosa bestemmio. Poi salto in piedi e lo scaglio in un angolo – la pila
schizza via dalla parte opposta, la SIM-Card boh! - e infine mi ritrovo a
battere la testa contro il muro. Signore e signori, questa è una crisi di nervi in
piena regola, sarebbe ammesso anche lo scroscio di pianto isterico.
Ho dimenticato l'altra sera il cellulare nel bungalow. Mi accade molto spesso
di dimenticarlo per giorni e giorni con una naturalezza che a molti di voi
apparirà anormale. Credo che non appena risolvo questo affare dell'incendio e
del Nicola, la mia prima necessità sarà quella di una pesante terapia
psichiatrica. Non è normale infilarsi in un casino di tali proporzioni e
dimenticarsi dell'esistenza dei telefoni cellulari. Il fatto che se l'avessi avuto in
tasca probabilmente sarebbe cambiata ogni cosa è secondario rispetto al non
avere minimamente pensato ad esso fino a questo momento.
Ora sto proprio di merda. Mi serve un conforto spirituale. Un cicchetto
penserete voi. E forse avreste pure ragione, chiunque si procurerebbe una
bella sbronza per dimenticare per mezza giornata i guai in cui si trova.
Eh ma io non sono normale. Oggi ne ho avuto persino una conferma
indubitabile. Quindi non bevo, anche perché non bevo mai di mattina e non
bevo quando mi sento depresso e incazzato.
Prendo le chiavi della macchina, esco e vado alla mia Peugeot 206. Penserete:
ora accende e parte sgommando (la macchina ha il motore diesel) lasciandosi
alle spalle tutto, si dá alla vita clandestina per davvero e alla lotta armata nella
rete anarchica informale. Ma se dovessi sceglierei il PCC, non mi sono mai
considerato un anarchico politicamente parlando.
Vi piacerebbe: Paolo Augusto on the road, Paolo's Augusto wild life? Mi
dispiace, io non sono normale, non sono neppure un normale protagonista di
un b-movie «pulp»; sono arrivato alla macchina solo per ascoltare una
canzone che fa:
Sojùz njerushìmij rjespùblik svobòdnjch
Splotìla navjéki vjelìkaja Rus';
Da zdràvstvujet sòzdannij vòlej naròdof
Jedìnij, mogùtchij Sovjétskij Sojùz!
Slàv'sa, otjéchjestva, nàshje svobòdnaje,
Drùzhbj naròdov nadjòzhnij oplòt!
Partìja Ljénina - Sila naròdnaja
Nas k torzhestvù Kommunizma vidjòt!.....
Paolo Augusto - 22 - Pilot! «Solstizio d'Estate»
Oh sì, sì, sì. Questa si che è arte, questo si che è Potere, questo sì che mi dà
la carica. Avevate ancora dubbi sulla mia normalità?
O.K.
Fatta la doccia.
Fatta la barba – i capelli (quei pochi e maledetti) sono giusto degli spunzocchi
che per ora lasceremo così come sono.
Rimessa a posto un po' di merda nella stanza – ma speriamo di fare in fretta
la valigia che qua va a finire che non ho i soldi in banca per saldare il contro.
Fumata una sigaretta – cazzo, non ne ho toccata una per giorni. Stesso
processo psicologico del cellulare?
Mandato SMS a mia madre; oggetto: prolungamento delle ferie – non è il caso
di scendere nei dettagli per ora, povera donna.
Chiamato il mio amico avvocato: mi ha detto cosa fare – ma dubito che si sia
formato una minima idea di quello che è veramente successo.
A questo punto dovrei comparire in caserma per comunicare le generalità del
mio difensore legale e sarebbe finita qui. Solo che se la faccio finire, finisce
male per me.
Non è che ho molte alternative.
Devo chiamare Polverini.
Compongo il numero di cellulare di Christian Polverini assolutamente
consapevole di quanto sia ridotto male. Conosco questo tipo da dieci anni
almeno e sinceramente non lo posso vedere. Lo incontrai la prima volta ai
tempi dell'università, quando eravamo entrambi studenti; nel mentre che io
mi barcamenavo tra feste ed esami a cui prendevo regolarmente trenta, lui
faceva lo stesso, al triplo della velocità!
Io mi sono laureato dopo otto anni di gloriosa carriera accademica,
inventandomi mille modi per avere in tasca due lire di allora, lui in otto anni
di lauree ne ha prese tre!
Ovviamente la cosa non finisce qua, perché io me la tiro avanti
dignitosamente tra cocci dipinti a mano, avventure ipertestuali e velleità
letterarie, lui fa il consulente per questo o quest'altro ente e addirittura è un
esperto criminologo.
Fondamentalmente di tutte queste cose me ne fotterei, se non si sommassero
al fatto più insopportabile di tutti: mi prende in giro perché io mi interesso
dell'immaginario fantastico, e considera la cosa decisamente insulsa, mentre
lui, potete immaginare come gestisce il suo lavoro? Si interessa di
criminologia seriale, ed è convintissimo dell'esistenza del sovrannaturale.
Possiede teorie tutte sue che lo portano ad affermare che veramente esistono i
mostri e che Satana sia attivo nel mondo e altre stronzate del genere...
Sarebbe un personaggio molto più ridicolo di me se non fosse che spesso e
volentieri riesce a dare un apporto positivo alle indagini, almeno a leggere i
ritagli di giornale che ogni tanto distribuisce come fossero santini o confetti.
Se posso lo evito come la peste, ma ormai mi pare chiaro che ci vuole un
Paolo Augusto - 23 - Pilot! «Solstizio d'Estate»
matto per prendere un altro matto e salvarmi il culo.
OooooK, brutta mignotta della TIM, ho capito che non è raggiungibile.
Vaaaa Bene!Va bene una sega.
Ero sulla veranda del bungalow. Rientro dentro. Come cazzo sono messo? A
quest'ora i carabinieri avranno fatto il sopralluogo, raccolto le prove, sentiti
amici e parenti del Nicola. Oramai è questione di poche ore e verranno a
prendermi. Addio mondo di merda, l'ho sempre saputo che un giorno mi
sarebbe successo qualcosa che mi faceva finire male.
«So' l'amico tuo e ti sto a chiama'. No, non è per i soldi, ti voglio parla'.
Rispondi che non ti voglio mena'».
Questa è la mia suoneria del cellulare. L'ho fatta io con un programma di
sintesi vocale per il computer.
Carina vero?
Celestiale direi. È Polverini che mi sta chiamando.
Perdo il controllo e al cellulare lo sommergo di frasi sconnesse e forsennate,
roba che se non mi conoscesse mi manderebbe a cagare. Invece mi comunica
che non è neanche a due ore di macchina da me e arriva subito.
È bello avere degli amici, anche quando sanno che non li sopporti.
–
Polverini guida una Audi A3 nuova di zecca.
Polverini non è invecchiato: è abbronzato ed è infiocchettato nella sua
matassa di dreadlock e appare molto figo con il suo piercing sul sopracciglio
sinistro.
Polverini è sempre il solito genietto strafottente, così carico di sé da rendersi
giustamente odioso. Polverini ama il buon mangiare e soprattuto il buon bere
e offre sempre. Un punto a suo favore.
Andiamo in un ristorate nei pressi del paese e ci abbuffiamo di tartufo,
cacciagione e vino.
Poi arriva il momento della grappa e la conversazione entra nel vivo.
– Così finalmente ti sarai ricreduto sulla tua idea della religione druidica. – Cosa scusa? – Eheh paolino, intendevo dire della vostra visione sui druidi come sacerdoti
“buoni”, seguaci dei principi della natura o al limite, come dite voi, neutrali
rispetto al bene e al male. Il «Voi» non lo digerisco.
– Guarda Christian, io lo so benissimo che la figura del druido che è presente
nel fantasy moderno non ha niente a che vedere con la realtà storica. Vuoi
che ti citi i sacrifici umani? Ma forse neanche tu hai mai calcolato che nelle
religioni antiche molto spesso non esistevano concetti legati alla
compassione, alla pietà, alla misericordia; sono principi morali che si sono
affermati con il cristianesimo. – No, no paolino, sono cose che so e forse ti sbagli di nuovo; io direi che già il
Paolo Augusto - 24 - Pilot! «Solstizio d'Estate»
mondo ellenico aveva dei concetti etico-religiosi per così dire avanzati. – I greci e i romani però avevano gli schiavi – Però non li bruciavano, non li davano in pasto ai lupi, non gli cavavano le
viscere per avere auspici sul raccolto... – Va be' Polvere, ora che siamo d'accordo sulla concezione della religione
celtica vogliamo indagare il caso concreto, magari con due dita di rum? – Ottima idea.Arrivano i rum e io frego una Marlboro dal pacchetto di Polverini. Ho
mezza busta di Van Nelle che mi deve durare a lungo. Sentiamo che ci dice
l'esperto ora.
– Be' secondo me, da un punto di vista etnologico sarebbe molto interessante
scoprire il motivo della sopravvivenza di chiari rituali druidici in questo
paese. Detto questo sorseggia il suo Pampero con aria sibillina e soddisfatta.
– Come scusa? Se vuoi te lo spiego io: i Meli sono una famiglia di matti, come
si sono sciroccati non lo so e non me ne frega per un cazzo; per me possono
aver avuto un transfert collettivo dopo una lettura di Asterix. Minchia,
cerchiamo di essere analitici, al limite cerca di farmi capire: per te è
normale che qui in Italia, ci sia una sopravvivenza di un culto celtico?
Fossimo in Bretagna, in Cornovaglia, sull'Isola di Man!, la considererei una
possibilità, avessi visto in giro una congrega New Age lo capirei...Mi
sembra una cosa assurda insomma. – Sei sempre il solito scettico razionalista. L'occulto ti attrae ma la tua mente
timorosa te lo fa rinviare lontano dalla verità: lo tratti come un fenomeno
di costume, un'esperienza letteraria, un merchandising, alla faccia della
tua acuta intelligenza. – Polvere, per favore. – Va bene. - schiocca la lingua sul palato, - Intanto: magari ci fosse un
cenobio di «niuaggiani», non avremo questo casino per le mani. La New
Age è solo neopaganesimo post-hippies, nulla di più, e mi sembra che la
materia della trasformazione delle forme dell'immaginario collettivo dei
gruppi sia un campo in cui ti ritrovi bene. Nella mia umiltà di studioso che
ha evitato come la peste di impastricciarmi il cervello con le etichettature
della sociologia ideologica, posso pensarla come un fenomeno che
riproduce certe esperienze di uno stile di vita olistico e naturale dopo il
grande vuoto degli anni '80. Ma qui mi fermo, perché a me questi
polpettoni storico-politici non mi interessano. Io cerco la verità. – E sarebbe? – Che la verità per questo caso è tutta da scoprire. E che per farlo dobbiamo
accettare diverse cose. – Del tipo? – Innanzitutto che tutto è vero. Tutto è reale: qui c'è qualcuno che ieri sera
ha dato vita a un vecchio rituale celtico, del resto l'ambiente e il periodo
dell'anno lo possono far presupporre. Paolo Augusto - 25 - Pilot! «Solstizio d'Estate»
Che tipo di rituale, ne hai un'idea? – Così su due piedi qualcosa mi torna in mente, ma preferisco non fare
l'errore di assumere una conoscenza acquisita come operante. Potrebbe
essere una ricostruzione di un pezzo di cultura celtica fatta male e
sostanzialmente errata. Potrebbe essere un qualcosa che non c'entra nulla
perché i celti erano un popolo che si diffuse largamente in tutta l'Europa, e
sai bene che più una società tribale si disperde in un territorio vasto e più i
legami si indeboliscono e aumenta la differenziazione. I nostri druidi, in
ultimo aveva un pantheon così grande che ancora nessuno è stato in grado
neppure di definire il nocciolo duro delle loro triadi divine. A un tratto si interrompe e mi chiede: - Qualcosa non va? Sì: è finito di nuovo il rum. Ma a parte questo: - Forse, ma proprio forse, ho
capito quello che vuoi dire: cerchi di non imboccare la prima strada che salta
all'occhio per evitare di prendere una cantonata in partenza. Ma ora ti chiedo:
non è che l'hai già presa essendo sicuro che siamo di fronte a qualcosa di
gallico?
– Lo devo accettare e anche tu devi farlo. Gli déi antichi sono potenti,
infinitamente più potenti delle generazioni di cristiani che in duemila anni
hanno tentato di farli scomparire. Ma tu pensi che per davvero gli uomini
siano in grado di sconfiggere degli déi? Gli uomini sono solo in grado di
sconfiggere altri uomini, e il monoteismo cristiano è stato in grado di
essere la forma religiosa più efficace per guidare alcuni popoli contro altri.
Ha vinto i cristianesimo in Europa e l'Islam in Africa e in Oriente perché il
loro monoteismo rafforzava se stesso anche nel conflitto interno. Il
paganesimo politeista era più debole sotto questo aspetto. I cristiani si
sono ammazzati tra loro per oltre diciassette secoli: ariani e romani,
monofisisti e duofisisti, i copti, gli ordini esoterico-cavallereschi, gli eretici
valdesi, gli ortodossi e i cattolici, la Riforma...Eppure alla fine si sono in
qualche modo ricompattati sotto pochi, o anche sotto un solo dogma di
fede. Per i politeisti questa cosa non può funzionare, essi sanno che che
esistono una molteplicità di forze sovrannaturali, tanti déi, e spesso gli déi
sono presi a pretesto per far nascere i conflitti, ma questi non si
ricompongono mai in una sintesi unitaria. La cultura dei popoli pagani non
si rafforza nell'irrigidimento del precetto religioso, si indebolisce e basta, e
indebolendosi questa tutto il popolo ne paga pegno con la sua forza vitale.
Gli antichi déi si sono accorti di questo e hanno preferito sopravvivere tra
le maglie della nuova religione monoteista, a volte come setta segreta, altre
volte con nuove forme. Ti sei mai chiesto, guarda caso, come mai il
cattolicesimo dà tanta importanza ai santi? Lo sai che tutta la popolazione
creola dei Caraibi e dell'America Nera ha fatto sopravvivere la propria
cultura originaria dando vita al voodoo? Credi che in Europa o in Italia le
cose debbano per forza essere diverse? Ma guardati intorno: credi che
questo paese sia «L'Italia» che si ostinano a farci credere? L'Italia del
Corriere della Sera, delle parole di politici? Delle immagini della RAI o
–
Paolo Augusto - 26 - Pilot! «Solstizio d'Estate»
delle televisioni di Berlusconi? Questo pezzo di territorio non è più Italia o
più Europa di qualunque altro pezzo di mondo. È una piccola comunità
locale chiusa intorno a un nucleo di antiche credenze. Certamente, la gente
di qui parla di politica e non sopporta il governo, non credo più né nella
sinistra né nella Democrazia Cristiana come in tutti gli altri posti del Paese.
Hanno paura degli immigrati, si comprano macchine nuove quando c'è la
rottamazione, guardano i reality e i telefilm americani; molti di loro
escono da questa dimensione e vanno e vengono, alcuni se ne vanno anche
per sempre; ma in tutto questo una cosa è certa: loro continuano a credere
da millenni nei vecchi déi di un tempo e qui ne abbiamo conferma...Non è
affascinante? Io lo accetto! Ero al quarto Pampero e, dopo un litro abbondante di vino
posso affermare senza vergogna di che ero assolutamente ubriaco!
Sulle condizioni psicofisiche di Christian Polverini non posso esprimermi con
certezza perché l'alcol a volte ha reazioni estremamente diverse da persona a
persona. Io di solito mi rilasso fino a desiderio di distendermi a dormire
ruminando pensieri sulla precarietà e sulla miseria della vita, altri, come lui,
sembrano essere più lucidi del normale e ascendono a deliri d'onnipotenza.
Tuttavia potete credermi se vi dico che sarebbe capacissimo di esporre
un'arringa del genere in qualsiasi altra situazione, anche durante un
convegno. Come possa questo essere effettuare delle perizie per i tribunali
penali è un mistero insondabile del nostro Paese. Ma se tutti gli alti gerarchi
nazisti si credevano di essere gli epigoni Cavalieri della Tavola Rotonda, è
plausibile che tutti i potenti possano essere affascinati dall'occulto come i
contadini superstiziosi. Anche Lady D. aveva uno staff di cartomanti e
guaritori paranormali e scomparve nel mistero...
Insomma, come sempre, girala come vuoi, ma ha sempre ragione il Polvere. E
io rosico anche perché ancora non abbiamo fatto un passo avanti per evitarmi
un soggiorno in galera.
Quello che più mi fa incazzare è che se io devo dare una mano a qualcuno
taglio corto, se posso mi do da fare per tirarlo fuori dai casini. Polverini no, lui
è una Star, lui scrive saggi, va ai convegni e sta accumulando via via un
sempre maggiore capitale di apparizioni televisive. Se hai bisogno di lui devi
pagare, se non in denaro – suvvia non è venale come persona – in ossequi, in
rispetto e adulazione, oppure – ed è la cosa a cui tiene di più – lo devi lasciar
fare come vuole lui. È senza dubbio un demiurgo del tempo e della vita; della
sua vita e di quella degli altri che sono affaccendati con lui. Non importa
quanto grande e quanto urgente sia chiudere la questione; l'unico valore che
realmente gli interessa è che lui stesso risalti su tutto come l'eroe che
dall'inizio alla fini tiri la sua trama.
Bene. Cercheremo di riemergere dai flutti dell'alcol e di dare un verso alla
cosa.
– O.K. ora ho capito. Quindi se voglio salvarmi il culo sono, anzi siamo
obbligati a fare uscire allo scoperto il substrato arcaico di questa comunità.
Paolo Augusto - 27 - Pilot! «Solstizio d'Estate»
– Esatto, anche se tu questa cosa già la sapevi, visto che mi hai chiamato. – A dire il vero ti ho chiamato solo perché se non mi aiuti tu non so a chi
altro rivolgermi. Se lasciassi tutto in mano al mio amico avvocato sono
certo che mi becco la condanna piena. Christian si accese una sigaretta, io mi trovai un sigaro nella tasca della
giacca.
– Se ce la facciamo non avrai bisogno di alcun avvocato, domani prendi la
tua roba e torni a casa.– E no, a me un avvocato servirà comunque perché ho denunciato questo
Nicola qua e voglio andare fino in fondo. – Sei sicuro? Scusa ma non ero io quello che si fissava con i mostri? Ora hai
cambiato idea e vuoi fare come me? Come mi avevi detto quella volta? Ah
sì: io do la caccia ai mostri incarnati, i poveracci che per strane e
insondabili alchimie della sofferenza si distruggono come persone e si
trasformano in soggetti disperati; dicevi che loro non sono il male, ma
delle vittime del male. Così facendo allora diventi sul serio come me, o
come tu credi che io sia: un cacciatore di mostri che accontenta questa
società di merda che sta costruendo imperi con la paura...Scriverai un
romanzo su questo mostro? Forse quello che ti renderà famoso? – Ma che cosa c'entra tutto questo? Io voglio giustizia, e poi il Meli è una
persona pericolosa. – Ehi amico,O.K., sono con te. Il Meli è estremamente pericoloso, e infatti ha
aggredito uno sconosciuto e lo ha tenuto sequestrato per un giorno intero
senza una ragione apparente per delle normali persone; i suoi campi di
frumento vanno a fuoco ogni diciassette anni, e a quanto pare nel
sottosuolo della sua proprietà esiste una cripta dove si conservano i resti di
un ragazzino, o almeno così ti è sembrato. Ehi, Paolo, ma ti rendi conto che
anche se tutta la storia dei druidi non sia che che una fregnaccia e quindi le
tue ceramiche non si tramuteranno in sterco di capra e di vacca, questo
Meli potrebbe avere amici e alleati? E sicuramente è gente del suo stesso
stampo? Hai ancora tutto questo desiderio di «giustizia»? Già puoi essere
in pericolo...Vediamo di non fare il passo più lungo della gamba. Questo bastardo mi sta letteralmente facendo cagare sotto. Scrivere un
romanzo? Ma se sono io una vittima di un romanzo che si deve affidare al
protagonista altrimenti finisce male, ma a chi crede di prendere per il culo?
– O.K., diventiamo operativi però. – E sarebbe anche ora. Quindi, punto primo: come scopriamo prove sul culto
celtico? – Facciamo domande alla gente del paese? – No e a che cosa servirebbe? Ammesso che non sbarrino gli occhi e ci diano
qualche risposta non avremo che il solito frasario popolare concernente le
solite superstizioni ricoperte dall'operato della Chiesa. Queste sono
ricerche che si fanno molto più comodamente nelle biblioteche o nei
Paolo Augusto - 28 - Pilot! «Solstizio d'Estate»
dipartimenti di archeologia e antropologia culturale. Mettiamola così:
sappiamo che il Meli ha subito due incendi, e sappiamo, parole tue, che
questo paese è coinvolto ogni tanto in strani fenomeni; inoltre abbiamo un
luogo strano: la cripta. – Vuoi tornare là? – E tu vuoi rimettere piede in casa del Meli? Vuoi entrare in una zona di
indagine della polizia ed essere inquisito anche per tentato inquinamento
delle prove? Su, qualcosa d'altro deve esserci. PAFF! - Mi colpisco con il palmo della mano sulla fronte, il rumore è tanto
forte che fa sussultare Christian: sarà la mia testa sempre più vuota o la
superficie della stessa lasciata libera?
– Il campo davanti all'agriturismo...- Biascico.
– Cosa? - sono decisamente ubriaco, inizio ad avere qualche problema
nell'essere compreso dagli altri, mi ripeto sforzandomi di pronunciare tutte
le sillabe con la mia lingua intorpidita.
– Di fronte all'agriturismo, c'è il campo dove il Nicola mi ha catturato, e c'è
un grosso sasso, un monolite. – Un Nemeton, un luogo rituale, andiamoci subito. Polverini paga il conto e mi accompagna barcollante verso la sua macchina.
Di fronte alla portiera mi mette le chiavi in mano per farmi guidare.
Lo squadro con un occhio aperto e uno chiuso e la faccia assolutamente poco
convinta della sua idea: - Mi ce la faccio a guidare...
– Avanti! - mi risponde, - Ti ho visto fare di peggio, e poi ho una cosa da
combinare.
Ah! Se per lui sono O.K., per me va bene, tanto è sua la macchina.
Ci avviamo. La A3 si guida da sola in pratica, basta andare piano piano
piano e fissare la striscia bianca sulla destra della carreggiata senza mai
perderla di vista e forse riesci addirittura ad andare diritto. Spero solo di non
passare a breve dal vederci leggermente sfocato al veder doppio...Intanto
Polverini armeggia nell'oscurità; cerco di non dargli nessuna attenzione per
non finire fuori strada, ma la fiammata dell'accendino prima e
l'inconfondibile odore che ne segue mi distraggono alla fin fine. Polvere però è
serafico e si fida così tanto delle mie capacità che mi allunga addirittura la
canna accesa, fumante, fragrante.
Che a tutto si possa resistere meno che a una tentazione è un detto vecchio, e
di certo non mi faccio problema calcolandoci pure che potrebbe essere
l'ultima volta che posso beccarmi una botta di queste proporzioni.
Il fumo ha uno strano sapore, è amaro, è pesante, sembra scendere nei
polmoni come fosse un liquido. In un attimo la vista mi torna normale e un
cerchio alla testa mi avvolge.
Polverini guarda fuori dal finestrino, i fari della macchina fanno scorrere
distese infinite di campi, grano o paglia a non finire come se qui non crescesse
altro, ogni tanto si vede qualche lucciola.
– C'è qualcosa di strano. - dice, e si muove sul sedile dando l'impressione di
Paolo Augusto - 29 - Pilot! «Solstizio d'Estate»
aver visto qualcosa là fuori.
– Cosa? – Ormai il grano si miete con le macchine trebbiatrici quasi sempre di notte,
o al mattino presto, per mantenere i chicchi umidi. Qui non c'è una
trebbiatrice in funzione. – Già, strano. – Abbiamo appena passato il paese ed è tutto chiuso, buio,
morto...
Parcheggiamo di fronte all'agriturismo, attraversiamo la strada e torniamo
sul luogo dove sono stato aggredito dal Meli. Segni di carabinieri o polizia non
vedo, e questo mi fa rabbia: non hanno minimamente preso in considerazione
le mie indicazioni.
- Ecco qui, più o meno. Ho visto la macchia di sangue in terra, ed ecco laggiù
il monolite. Nero sotto la luna, alto tre metri, si staglia minaccioso di fronte a
me come una sorta di varco per una nuova e terrificante dimensione di
esistenza.
Polverini inizia a camminare pensoso intorno alla zona. Io mi sento tremare
le gambe e anche i polsi; il mondo barcolla abbondantemente e sono costretto
a sedermi in terra. Come lo faccio, strane ondate di energia mi corrono su per
le braccia e si incrociano sul mio petto. Oddio che botta gente!, che cazzo ci
fosse dentro quel cannone in verità, è cosa che non vorrò mai sapere.
Cerco di restare vigile il più possibile; mi ripeto mentalmente che siamo in
una situazione di reale pericolo, forse siamo osservati; se saltasse fuori dal
nulla un licantropo per difendere un luogo di potere da un atto sacrilego non
mi meraviglierei. Già mi immagino un mostro antropomorfo alto due metri e
mezzo, che si sposta fulmineo e letale con andamento bradipico, la pelle rossa
e nera, ricoperta di ispido pelo color della stoppa e un muso bestiale dietro un
agghiacciante luccicore delle zanne e due fessure di feroci occhi neri ma con
macchie rosse sul loro fondo.
Per il momento non succede nulla, anche il mio cuore essersi calmato; un
secondo prima tra lo stress, l'alcol, l'hashis e la stanchezza si era messo a
battere impazzito. Mi sento rilassato, sto scivolando nell'ambiente, nel suo
odore di erba umida, nel suo rumore di grilli e fruscii, nei suoi colori: il nero
del buio e l'argento della luna sulla terra, l'oro delle lucciole vaganti e
l'azzurro delle stelle lassù. E respiro...
Polverini mi è distante; sono solo e non mi aiuta a essere al tempo stesso un
mistico e un guardiano di noi stessi, perché lui sembra assorto: strappa ciuffi
di paglia, se li mette in bocca e li risputa.
Ora lo vedo allargare le braccia e piroettare su se stesso – due, tre, quattro
volte, sempre più veloce – Si mette a saltellare come un rospo e poi picchia in
terra di colpo. Non lo vedo più, è scomparso nel terreno coperto di paglia.
«Ma che cazzo sta facendo? Alzati Paolo»
«Ma che cazzo sta facendo? Alzati Paolo»
Sento i muscoli del corpo temprarsi, mi sforzo di alzarmi ma sul momento
cruciale cedono e resto lì.
Paolo Augusto - 30 - Pilot! «Solstizio d'Estate»
«Alzati cazzo!»
Non ce la faccio! Sono bloccato, il tempo è congelato e non so cosa succede a
Polvere.
«Alzati!»
Uno strappo. Uno scatto che non è certo normale per me. Corro per centro
metri in trance, quasi non mi rendo conto di farlo, ho la testa piena di
pensieri di droga, morte, ospedali, maledizioni antiche, paura.
Sono sopra a Christian, mi sono fermato giusto in tempo per non calpestarlo.
Il sudore cola sulla schiena ma non ho il fiatone.
– Christian È steso a terra, come si direbbe, a Quattro di Bastoni. È scosso da
convulsioni, vedo chiaramente che gli occhi riversi e la bocca aperta. Cazzo!
Fa le bolle con la saliva e gorgoglia.
– Christian! Attacco epilettico, infarto, collasso, overdose, choc anafilattico...
– Christian! Salta in piedi come se nulla fosse.
– Qui ci hanno fatto un rituale non troppi giorni fa - dice come se nulla fosse.
Mi sento svenire.
I rumori della campagna notturna scompaiono. Vengono sovrastati dai
rintocchi di una campana in direzione del paese.
– Perché suona? - chiede Polverini. Il suo sguardo è come quello di un felino
che fiuta l'aria, - Andiamo! - mi tira per un braccio senza aggiungere altro e
mi fa correre come non ho mai fatto; credo che morirò qui tra poco perché
non ho la forza ma corro, e se mi fermassi, mi schianterei.
Saltiamo in macchina. Il tachimetro schizza a centottanta e siamo in paese,
le vie sono strette e le case mi sembrano cadere sul parabrezza. Polverini
inchioda sulla piazza deserta, sembra un set cinematografico.
La chiesa è aperta.
Ha una sola navata illuminata con pochi ceri votivi, ma l'abside risplende
come a giorno di festa, si vedono quattro figure laggiù in fondo.
– Ah-Ah! - Esclama Polverini e si avvia a grandi passi.
Io non so se mettere una mano nell'acquasantiera e segnarmi come da
ragazzino, è una vita che non lo faccio e non ci ho mai creduto.
Polverini è già poco sotto l'altare, sopraggiungo e le figure si fanno distinte.
Uno è sicuramente il vecchio che ho avuto il piacere di incontrare sottoterra,
l'altra, non mi crederete ma è Lisa, e poi c'è una donna più anziana che gli
assomiglia. Il quarto non è il Nicola, come in molti speravano, ma una statua
di gesso ed è la cosa più scioccante. Sul piedistallo c'è scritto «San Ioannes
Baptistas» e non ha la testa, o meglio, la sua testa è poggiata in terra ai piedi
del resto della statua. Non posso fare a meno di correre subito con gli occhi
verso il collo dell'artefatto e notare che il gesso sembra avere tutti i giunti e i
bordi adatti per rimuovere la testa a piacere.
Durante questa mia veloce e incredibile osservazione Polverini ha detto: Paolo Augusto - 31 - Pilot! «Solstizio d'Estate»
Buonasera care e cari, ma non sapete che è buona natura fare certe cose senza
dare troppo nell'occhio? – Qua non c'è niente di nascosto - risponde il vecchio che assomiglia sputato
al Nicola, ma è più esile e basso. Veste come se fosse un giorno qualunque.
Sua nipote è alla sua sinistra, ha abbassato gli occhi e si è portata una
mano alla bocca come una bambina redarguita, è vestita solo con una
camicetta rossa e una leggerissima gonna fantasia e infradito; ha i capelli
raccolti come l'altra volta in una treccia unica e posso giurare che sotto non
ha nient'altro. Sua madre, la nuora del vecchio, è completamente in nero,
capelli sono sciolti e gli cadono in tante ciocche scarmigliate, non mi
soffermo, questa volta, a scoprire se abbia o meno le mutande.
– Dove sta Nicola! Irrompo e mi meraviglio: non ho biascicato, non sto barcollando.
L'adrenalina è una gran cosa.
– Non c'è, è a casa a dormire, lui non sa, non crede. – Non crede però a me ha dato un sacco di botte e poi... – Certo, non dovevi entrare nella roba nostra. – Sentite! - entra in scena Polverini, si frappone tra me e loro, - In che cosa
non crede Nicola? Che state facendo qui? Perché fuori sembra che siano
tutti morti? Afferro Polvere per una spalla.
– Ma sei scemo? Ma che ti credi di essere in un fumetto della Marvel? Mi spinge via, con brutalità: - Stai zitto per favore - mi aggrappo alla prima
panca che incontro e comicamente ci finisco seduto sopra come un
chierichetto. Poi mi si allarga il cervello: fin ora non abbiamo scoperto un
benemerito cazzo sulla storia. Dobbiamo andare in fondo, altrimenti non se
ne esce.
– Se state qua, qualcosa sapete - dice il vecchio.
– È la festa di San Giovanni - interviene la donna anziana, Lisa resta muta a
suggersi il pollice, come assente da ogni cosa.
– E allora? Non si dovrebbe fare una processione o qualcosa del genere? - gli
chiede Polverini.
– No qui non si può fare, la gente non vuole, la gente se ne frega, ma poi ha
paura e allora ci crede - gli risponde la donna.
– Paura di cosa? - Polverini indica l'universo con le braccia, - È una paura
bella grossa se vi fanno stare in chiesa di notte e restano tutti in casa con le
luci spente. Ma il parroco dov'è? – Non ce l'abbiamo il prete in paese. Viene uno da fuori di domenica e dice la
messa, ma non sa neanche il latino, è un cattivo prete e non ci piace. Io
faccio le pulizie qui e ho le chiavi. - gli risponde ancora la donna.
– E quindi visto che il parroco di fuori non è capace, pensate che potete fare
le funzioni voi – Nonno lo sa fare, ha imparato dal suo, e il suo ha imparato dai vecchi e dai
più vecchi ancora, qui facciamo come si è sempre fatto Paolo Augusto - 32 - Pilot! «Solstizio d'Estate»
Che significa ammazzare la gente? - Polverini mi fulmina con con lo
sguardo e forse per davvero dovrei imparare a stare zitto una buona volta.
– Qua non ammazziamo nessuno! - urla come un pazzo il vecchio, un pazzo
offeso, - Che ne sai tu di come vanno fatte le cose? Bruciamo un campo
ogni diciassette anni perché dalla cenere viene la forza della terra, e San
Giovanni battezzava la gente coll'acqua e noi facciamo lo stesso– No scusa e la statua senza la testa che c'entra? – È un'altra tradizione...Sicuramente l'effetto della canna e l'ubriacatura mi sono passate, ma a
sentire discorsi del genere mi risale tutto, come si usa dire.
– E il ragazzino? - Polverini si batte le mani sui fianchi, è imbestialito perché
gli ho rubato il posto di primo attore.
– Era un benedetto ed era mio figliolo. Era il prescelto di San Giovanni e
ogni anno alla festa lo battezzavamo in un pozzo – Zitta Conce'! Ora è tutto chiaro: - Buttate il bambino in un pozzo, perché lui, benedetto
dal Battista dava forza alla terra toccando le acque! È così? Ma dove cazzo le
avete lette queste cose?
– Da nessuna parte, è così che si è sempre fatto. – Già ma scommetto che una anno come un altro, il figlioletto vostro buttato
nel pozzo, legato con una corda, batte la testa, sviene, muore affogato e voi
che fate? Gli fate una cripta perché benedica la terra. Oh andiamo.... Cazzo, so' forte! Li ho inchiodati e voglio togliermi un'altra soddisfazione: Branco di matti esagitati che non siete altro, ma vi rendete conto che abbiamo
passato da un pezzo il duemila dopo Cristo? E soprattuto: io che cazzo
c'entro? – Anche se non credi nel Signore sei un benedetto di San Giovanni. – Io?
Dal nulla esce Polverini: - Scusa Paolo, in che giorno sei nato tu?
– Porc...- (E no, bestemmiare in chiesa no!) - Il 24 di giugno! Ma come
facevano questi a saperlo? Polvere alza spalle e mento: - Non ne ho idea, ma se tu non credi...Scuoto forte la testa: mi pare di aver preso una tranvata da dieci tonnellate
dritta in fronte.
– E così quest'anno in fondo al pozzo ci sarei dovuto finire io? Bene bene. È
facile, vero signo', convincere il marito a dare una botta in testa al primo
che capita perché...Perché sta facendo qualcosa alla Roba – Gesù, qui
ancora resiste il termine verghiano, - Ma adesso vado dal maresciallo e gli
dico tutto e poi so cazzi vostri. Polvere sghignazza, la donna indurisce l'espressione, ma non sembra
affatto spaventata dalla mia minaccia.
– E chi vuoi che ti ascolti? Il Maresciallo meno che mai, se no al figlio torna il
malocchio. – Che malocchio? –
Paolo Augusto - 33 - Pilot! «Solstizio d'Estate»
Questo! Concetta – perché così l'ho sentita chiamare dal vecchio – si fa avanti. È
una donna grossa dai fianchi larghi stretti nella gonna. Di colpo alza le braccia
e si afferra le ciocche dei capelli tra le dita per farle svolazzare, digrigna i denti
storti e gialli e si fa brutta come una medusa e poi...SPAT!
– Ma io ti spacco la faccia, vacca! La troia mi ha sputato in fronte. Polverini cerca di trattenermi. Mi divincolo
e balzo in avanti. Non riesco a picchiarla, non so il perché. La supero per
ritrovarmi ad alzare sopra di me la testa del Battista.
- E se vi rompo la vostra statua del Santo?Il vecchio, che si era scostato, memore del placcaggio che gli avevo fatto,
riprende coraggio: - Non fare il coglione, non puoi fare niente contro il
malocchio. Le gambe mi ricominciano a tremare e tanto per cambiare penso: «Ma che
situazione di merda!», e poi, «Ma come cazzo fanno cacciatori di streghe?».
A questo non so rispondere, però mi sono portato Polvere apposta!
Lo vedo correre verso la fonte battesimale e immergere le mani nell'acqua e
tirarle fuori unite a coppa. Ci sputa dentro (alla faccia mia che mi sono
trattenuto dal bestemmiare) mentre corre verso...Lisa! Gli tira l'acqua
esattamente sulla fica.
Di colpo la ragazza ritorna dall'assenza catatonica in cui è sempre stata e
inizia a urlare disperata.
– Ecco ora siamo pari. - dice polverini fiero di sè e di essere diventato l'eroe
del giorno.
– Piscia figlia mia, piscia! - Urla Concetta.
Divenuta furore puro vedo Lisa alzarsi la gonna senza alcuna vergogna –
era nuda per davvero sotto – e accosciarsi per orinare in una chiesa, il tutto
senza smettere di urlare a bocca aperta e occhi chiusi come un'aquila. Inizia
pure a strapparsi la camicetta e a graffiarsi la pelle.
Polvere è più veloce di lei, gli salta addosso e nel preciso momento in cui
l'uretra di Lisa inizia a lasciare il piscio l'afferra per i fianchi e la solleva
rovesciandola come una bambola. Fa un po' schifo a dirlo, ma l'orina gli
scivolò giù per tutto il corpo fino in faccia.
Dopo pochi secondi, come se niente fosse (come se niente fosse!), Polverini
adagia la ragazza in terra, e lei gli scivolò via per andare a nascondersi
singhiozzante e miagolante.
– Bene! - Dice Christian facendo il gesto di cercarsi il pacchetto delle
sigarette. Tu Concetta hai fatto il malocchio al mio amico e io ho maledetto
tua figlia. Chi ci guadagna nella cosa? Nessuno credo. Quindi visto che né
io né voi possiamo farci del male o spezzare le maledizioni dell'altro
raggiungiamo un accordo.
– Che vuoi? – Primo: togliamo tutte le maledizioni, secondo... - Polverini si avvicina al
vecchio con il pacchetto delle sigarette in mano e glielo infila nel taschino
–
Paolo Augusto - 34 - Pilot! «Solstizio d'Estate»
–
–
della camicia, - Andiamo a fare due chiacchiere con i carabinieri. Tu gli
dirai che l'incendio è scoppiato perché sei andato a fumare di nascosto (Eh,
questi medici che ti mettono contro la famiglia, eh!) e per quanto riguarda
il fatto di tuo figlio e del mio amico Paolo, facciamo finta che non sia
successo niente e ritiriamo tutto, O.K.? Va bene. - Mugugna il vecchio.
Tu Paolo, intanto poggia la testa di San Giovanni Battista, e poi torna a
casa dopo esserti riposato. Anzi, accompagnami fuori, così ci fumiamo una
sigaretta. -
Fuori dalla chiesa: - Allora, hai visto che è andato tutto a posto?– Posso dirti una cosa? Ma che storia di merda! – E già. La scriverai? – Ma neanche morto! Io scrivo roba seria Polvere ride fumando.
– Ehi polvere scusa una cosa – Sì? – Come toglierai la maledizione all'utero della ragazza? – Be', probabilmente gli prescriverò una calda razione di sperma via orale – Ma non ti fai un po schifo? Polvere sbuffa come per dire: noblesse oblige.
– E il mio di malocchio? – Ma dai su! - pacca sulla spalla, - Riposati e torna a casa. E scrivila questa
storia prima che mi venga voglia di batterti sul tempo. Ehi, aspettate! Non andate via! Credete che si potesse concludere così?
Vi siete sbagliati. Dovete sapere che io sono uno scrittore di stampo
manzoniano e non posso resistere all'idea di porre a fine del racconto il «sugo
di tutta la storia».
Quindi mi sono incamminato nella notte e sono uscito dal paese a piedi,
lasciando soli Polverini, il vecchio Meli, sua nuora Concetta e la piccola (ma
neanche troppo) Lisa.
Durante i primi passi rimuginavo proprio su questa ragazza sui vent'anni e su
come potesse essere la sua vita. Senz'altro una schiavitù psicologica,
sottomissione a leggi così antiche e crudeli che noi, uomini moderni che
viviamo di tecnologia e innovazione, facciamo finta di essercene dimenticati.
Ma io credo che in realtà più di una ragazza sarebbe disposta a succhiare il
cazzo di Polverini per farsi togliere una maledizione, e non solo perché sa
essere piacente (oltre che bastardo! L'eroe di questa storia sono io, la fanciulla
spetta a me! Fanculo!)
Poi mi sono guardato intorno e ho visto che il paese era davvero vuoto,
spoglio di ogni parvenza di abitante. Ero, per la precisione sul limitare dei
confini del caseggiato, di fronte a me si allungava una strada statale che
portava in altri luoghi come questo o forse peggiori. La cosa inquietante era
Paolo Augusto - 35 - Pilot! «Solstizio d'Estate»
che in lontananza potevo vedere qualche lumicino, qualche casa con la
televisione accesa, qualche bel giardino curato e recintato coi suoi
lampioncini che fanno così «roba da ricchi», ma in paese nulla di nulla. Era
solo un insieme di vecchie case addossate tra loro, di mattoni grigi o rossastri
che iniziavano a sgretolarsi, infissi di lego con i vetri rotti e porte incatenate
con i cardini sul punto di cedere.
Infine ho realizzato: il paese era fantasma perché disabitato. Non piace più a
nessuno abitare in posti come questi, neppure ai ricchi turisti stranieri che
sono in grado di comprarsi anche l'aria e i tramonti: qui ci sono troppi vicoli,
troppi angoli bui dove si nascondono cose inquietanti...Molto meglio un
grande spazio recintato in campagna, difeso da cani feroci e dal fucile del
padrone, e ciò che resta dei paesi e delle città, dello spazio di una società,
venga lasciato agli ultimi, ai poveracci, ai pazzi fanatici.
È indubbio – pensavo passeggiando lungo la cunetta della strada – cambiare
è difficile e regredire è questione di un attimo. La società urbana è stata parte
di un cambiamento, però è stata difficile da costruire e poi da sostenere, ecco
un risultato...
Questo pensiero mi si interrompe così, a metà strada e quasi senza senso non
appena mi chiudo la porta del bungalow dietro le spalle, perché i miei occhi si
bloccano su una bottiglia di vino da aprire in un angolo vicino al letto.
L'avevo acquistata in un discount insieme ad altre, è una superstite dei
bagordi delle ultime notti, quando ancora credevo che nessuno pensasse più
alla magia se non in qualche Gioco di Ruolo.
Erano le tre di notte ormai, ero completamente sobrio, non ero stanco più di
tanto. Ero nelle condizioni ideali per ricominciare da capo.
Quindi all'opera con il cavatappi e due profonde sorsate. Poi viene il momento
di andare in bagno dove mi esprimo in una defecazione che oserei definire
«Imperiale».
Dio...sarà stata un chilo...
Torno nella stanza e mi rimetto all'opera tra il bianco secco e una cartina di
tabacco.
La stanza del bungalow è decisamente schifosa: le assi di legno del parquet
sono scolorite, il letto è una branda puzzolente; penso infatti di dormire in
terra su uno dei cumuli di vestiti sporchi che ho sparso. Al muro c'è un
armadio dozzinale che non mi sono sognato di aprire, ma c'è una sedia, una
scrivania e una lampada scrostata nei pressi della finestra e fuori quel buio
tremulo della notte profonda, tremulo perché io e lui sappiamo che tra poco
albeggerà.
Accendo la lampada, spengo la luce sul soffitto, apro una borsa e tiro fuori
uno degli oggetti del desiderio di tutta l'umanità. Un quaderno, un diario, un
taccuino di appunti, uno Zibaldone de' pensieri. E io ne possiedo uno e altre
decine a casa, e li uso.
Inforco la penna, verso il vino nel bicchiere di carta ponendolo sotto la luce.
Polverini mi ha consigliato fortemente di scrivere la mia avventura, ma
Paolo Augusto - 36 - Pilot! «Solstizio d'Estate»
essendo nuovamente ubriaco ho tutt'altre cose per la mente:
La morte non mi fa né paura né tristezza, c'è qualcosa di pauroso o di
triste nella morte? Io credo che sia la vita una delle cose più terribili al
mondo, almeno certe vite e certi modi di vivere. C'è gente che vive al mondo
come se cagasse. Troppo attratti dalle scopate che fanno o non fanno, dal
tempo libero che hanno o non hanno, i soldi...come sopra...E la famiglia che
devono o mantenere o massacrare con il coltello da cucina. Per cosa poi? Per
ritornare liberi e pieni di soldi a scopare di nuovo?
Questi qua non si accorgono che stanno cagando la vita invece di farci
qualcos'altro; ogni tanto si accorgono che passano più tempo sul water che
a fare qualcosa della loro vita, ma essendo esseri che non sanno pensare,
questa sensazione arriva e riparte, e poi continuano a mangiare merda
convinti che sia buona.
Sono tutti brutti e parlano male, si atteggiano da schifo perché mandano giù
qualsiasi cosa e non sanno che si atteggiano con delle cose false. Quando
muoiono, muoiono quando il medico appone la sua firma sul certificato, ma
di morire, prima e dopo, rimane sempre ben poca cosa.
Domani riparto, torno a casa, riprendo a vendere cocci ai morti e a scrivere
qualcosa di buono. È dura da accettare, ma tutti quanti devono allo stesso
tempo essere qualcuno e qualcosa. È ancora più duro da dimostrare il
motivo perché tra tanti miliardi, le signore e i signori qualcuno e qualcosa
sono sempre dei nessuno di merda. Mi dànno davvero la nausea, e ancora di
più quando incontro quelli che gli è stato raccontato che non sono un
numero, che hanno delle responsabilità, una testa pensante, e che dalle loro
azioni dipende il destino di molti altri. Purtroppo non riesco mai a
incontrare chi mette in giro queste storie, è gente che ha sempre la scorta
attaccata al culo.
Il problema è che devo continuare io stesso a interagire con loro – almeno se
voglio pagare le bollette, andare su internet, se voglio offrire un drink a una
ragazza; devo continuare a interagire. Ho bisogno di tanti piccoli stronzi
per le piccole necessità.
E non credo che se un giorno, io, Paolo Augusto, un ometto di carta,
un'invenzione letteraria, avrò di che vivere solo insultando tale scempio
della Creazione, potrò finalmente smettere di interagire. Sono decisamente
condannato.
Però sia chiaro. Non scrivo per i soldi. Io scrivo per il potere. Sì, voglio
diventare tanto potente da poter dire qualunque cosa voglia. Tipo che il
Manzoni non mi è mai piaciuto, così da ricevere, che so, una di quelle lettere
che qualche pazzo fanatico scrive alla gente importante per dirgli cose del
tipo: «Lei non può affermare in pubblico che Manzoni non le piace, vi sono
dei giovani che potrebbero prenderla in parola e non si darebbero neppure
la pena di leggere una riga del Manzoni». A questo punto potrei
rispondergli: ma vaffanculo, e non mi piace neppure l'Ariosto!
Paolo Augusto - 37 - Pilot! «Solstizio d'Estate»
Ecco perché scrivo. Scrivo solo per questo.
Sul fondo della bottiglia resta un dito scarso di vino. Cerco di scolarmela
però mi sono sopravvalutato questa notte. Tutta la stanza gira, gira, gira...
Ho bisogno di dormire. Gli ultimi sprazzi di lucidità li impegno nel tentativo
inutile di aggrappare un lenzuolo alla finestra perché è ormai giorno pieno.
Faccio solo danni. In piedi sul tavolo mi scivola ogni cosa dalle mani e tutto
quello che si trovava sul piano cade in terra.
Mi butto in un angolo della stanza, nudo, con il lenzuolo avvolto o io avvolto
nel lenzuolo, non mi ricordo, mi ricordo che l'ultimo pensiero era rivolto alla
paura di essere mangiato da formiche e ragni.
Dopo un comprensibile indefinibile periodo di tempo mi pare di mettermi a
pensare nel dormiveglia o di sognare di pensare. E non volevo pensare a
quella cosa. No, non cercavo di rimuoverla, sarebbe sciocco, cerco solo di
accettarla per quello che è. Milioni di persone accettano per quello che sono le
cose che non capiscono, non vedo perché dovrei rovinarmi la vita
scervellandomi di capire una tradizione arcana dove non c'è nulla da capire. È
forse vera quella cosa sulla magia?
Secondo me non è altro che suggestione. C'è sempre una componente
suggestiva alla base dei rituali magico-religiosi, esoterici e anche nei fenomeni
medianici; sono il risultato della messa in opera di precise tecniche ipnotiche
che convincono direttamente l'inconscio attraverso l'attuazione di
meccanismi emozionali e oscuri che disaggregano il comportamento.
È tutta e solo ipnosi, dove è possibile vivere fisiologicamente emozioni
puramente allucinate, tutto sembra diventare possibile. C'era un tizio
ricoverato in un ospedale psichiatrico che annunciò che sarebbe morto il
sabato successivo. I medici lo tennero sotto osservazione strettissima, ma
nessuna analisi rivelò alcunché di anormale; il paziente mangiava
regolarmente, ma poi si spense proprio la mattina di quel sabato in faccia ai
medici, e neppure l'autopsia riuscì a svelare il perché di una morte improvvisa
ma presentita.
Senza dubbio c'è qualche zona oscura nel nostro cervello che non conosciamo
ancora, non conosciamo più, ma è eccezionalmente potente. Gli ipnotizzati
sono capaci di aumentare o diminuire praticamente qualunque tipo di valore
fisiologico: il battito cardiaco, la temperatura, la pressione del sangue, la
sensibilità al dolore.
Sono certo che è proprio così: qualcuno possiede ancora la capacità di entrare
in quella zona della mente e di manipolare le pulsioni oniriche del cervello, il
suo e quello degli altri. Questi sono i maghi, o i druidi, e nel contenuto che
manipolano non esiste il filtro ritardante del pensiero razionale e l'azione,
anche se solo immaginata, è l'unico comportamento dell'individuo. È
fondamentale sapere che l'atto compiuto non ha alcun bisogno di collegarsi
alla razionalità.
Apro gli occhi per un secondo. - Fanculo va... - Torno a dormire e questa volta
Paolo Augusto - 38 - Pilot! «Solstizio d'Estate»
sogno per davvero.
Ne sono sicuro perché mi ritrovo tra le braccia Donata, la vampira: occhi
grandi e neri, pelle di porcellana, capelli selvaggi che gli cadono sulle spalle e
solo un velo di veste nera. Una vedova erotica. Gli scopro le spalle e faccio
scivolare il vestito verso il basso, mi infilo nel suo seno prosperoso come il
vampiro che beve sangue dalle mammelle. Scendo per tutto il suo corpo. Ho
la fantasia del suo ventre e dei suoi bellissimi fianchi prosperosi, un caldo
giaciglio mi accoglie tra le sue gambe. Metto la testa tra le sue cosce e gli alzo
il grembo fin quando non la metto con le gambe all'aria e corpo piegato su se
stesso. A un certo punto la sua carne non è più così florida, le tettone sono
diventate tettine e le cosce smilze come quelle di una ragazzina. Certo che è
una ragazzina! È diventata Lisa! E non vi sto a dire che sta facendo a cosce
aperte verso il cielo.
A questo punto, non senza un enorme disgusto, sono definitivamente sveglio.
Ore 15.05.
Caffè! Caffè! Non voglio altro che del caffè! Mi schizzo addosso dell'acqua in
bagno e poi riempio alla meglio la valigia con tutta la mia zozzeria.
Esco. Fuori c'è una coltre di aria calda tipica dell'estate, afa immobile e i versi
delle cicale.
Dovrei pagare il conto. Mi avvio alla ricerca della direzione ma la trovo vuota.
Non c'è anima in giro.
Quindi prendo carta e penna.
Grazie di tutto
Per il conto rivolgetevi al Druido
P.Ag.
Paolo Augusto - 39 - Pilot! «Solstizio d'Estate»
Paolo Augusto
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uno sguardo su poesia e letteratura
2004-2006
Anno 3 – Numero 20
Le(f)t me up Criticize!
Paolo Augusto - 40 - Pilot! «Solstizio d'Estate»