Invenzioni e Inventori della Rivoluzione Industriale

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Invenzioni e Inventori della Rivoluzione Industriale
DIEGO CECATO IV EE
INVENZIONI E INVENTORI DELLA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE
1700-1800
IV Ee 20/2/2004
INVENZIONI E INVENTORI DELLA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE
1700-1800
SOMMARIO
SOMMARIO...........................................................................................................................2
CALENDARIO TECNOLOGICO DAL 1700 AL 1800...........................................................3
IL PERSONAGGIO: JAMES WATT......................................................................................6
L’INVENZIONE DEL SECOLO: LA MACCHINA A VAPORE..............................................7
LA SIDERURGIA E IL CARBONE........................................................................................8
LE INVENZIONI NEL TESSILE...........................................................................................10
I MEZZI DI TRASPORTO....................................................................................................11
LE BASI PER LA SECONDA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE: VOLTA E LA PILA.........13
INDICE.................................................................................................................................15
BIBLIOGRAFIA / SITOGRAFIA..........................................................................................17
APPENDICE: I DOCUMENTI..............................................................................................18
Inghilterra, culla della rivoluzione industriale..............................................................................................................18
Alessandro Volta e la storia della "scienza elettrica"...................................................................................................25
Diego Cecato
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INVENZIONI E INVENTORI DELLA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE
1700-1800
CALENDARIO TECNOLOGICO DAL 1700 AL 1800
1698
Invenzione della macchina a vapore-- Thomas Savery
Viene costruita la prima macchina a vapore. Il suo impiego è quello di togliere l’acqua,
tramite una pompa, dalle miniere. La macchina a vapore verrà in seguito perfezionata e
riadattata da James Watt che introdurrà per la prima volta il sistema biella-manovella capace
di modificare il moto rettilineo in un moto rotatorio (1769).
1701
Invenzione della seminatrice-- Jethro Tull
Viene messa a punto una seminatrice che tramite delle piccole pale era in grado di disporre
uniformemente e automaticamente i semi lungo linee rette, velocizzando così i lavori nei
campi.
1714
Invenzione del termometro a mercurio-- Gabriel Daniel Fahrenheit
Il fisico tedesco inventa il primo termometro a mercurio, molo più preciso rispetto ai vecchi
modelli ad alcol.
1730
Invenzione del sestante-- John Hadley e Thomas Godfrey
Viene inventato il sestante, uno strumento ottico che sfrutta alcuni principi matematici, usato
per misurare la distanza angolare tra due oggetti qualunque. Questo strumento viene utilizzato
soprattutto nella navigazione.
1742
Formulazione della scala Celsius-- Anders Celsius
Lo scienziato svedese inventa la scala di misurazione della temperatura a lui dedicata, ancora
oggi usata nella maggior parte degli stati del mondo.
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INVENZIONI E INVENTORI DELLA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE
1700-1800
1745
Invenzione della bottiglia di Leida-- Pieter van Musschenbroek
Tramite un esperimento effettuato grazie ad una bottiglia di vetro e dei fogli di carta stagnola
il fisico olandese inventa il primo condensatore elettrico, il primo passo verso la scoperta
dell’elettricità.
1762
Invenzione del cronometro da marina-- John Harrison
Viene inventato un cronometro sincronizzato con il meridiano di Greenwich. Lo strumento
viene usato in marina e permette di calcolare la longitudine di una nave durante la
navigazione.
1777
Formulazione della legge di Coulomb-- Charles Coulomb
Dopo numerosi esperimenti il fisico francese scopre la relazione per la quale le cariche
elettriche si attraggono o si respingono.
1784
Invenzione della trebbiatrice-- Andrew Meikle
L’inventore scozzese mette a punto la prima trebbiatrice capace di separare i chicchi del grano
dalla pula e dal fusto della pianta. Lo strumento per quanto venisse ancora trainato da animali
(cavalli o buoi) velocizzava molto le operazioni agricole aumentandone quindi la produzione.
1785
Invenzione del telaio meccanico--Edmund Cartwright
Viene inventato in Inghilterra il primo telaio meccanico che oltre a velocizzare le operazioni
di tessitura, aiuta l’operatore a rendere più precise le rifiniture, quindi i prodotti ultimati
acquistano maggiore pregio e valore.
1788
Invenzione del regolatore a forza centrifuga--James Watt
Dopo aver rivisitato la macchina a vapore Watt mette a punto un regolatore di velocità per
perfezionare definitivamente la sua “macchina”.
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1700-1800
1792
Illuminazione a gas--William Murdock
Questa nuova invenzione viene adottata in molte grandi città, fino all’avvento della lampada
elettrica di Thomas A.Edison.
1793
Invenzione del telaio a schede perforate--Joseph-Marie Jacquard
Il tessitore francese inventa un nuovo tipo di telaio che consente,tramite l’applicazione di
schede perforate, di eseguire sui tessuti disegni di finissima fattura.
1800
Pila di Volta--Alessandro Volta
Viene inventata dal fisico italiano la prima pila, in grado di trasformare l’energia chimica in
energia elettrica, questo è il primo passo verso la seconda rivoluzione industriale.
1803
Prima macchina per la produzione della carta--fratelli Fourdrinier
Viene messa a punto dai due editori di Londra la prima macchina in grado di produrre
continuamente carta, soddisfando così, le crescenti richieste del mercato.
1804
Prima locomotiva--Richard Trevithick
Viene costruita, in Inghilterra, la prima locomotiva a vapore. Anche se all’ inizio questa
invenzione non ha molto successo, è infatti lenta e non trasporta ancora passeggeri, viene
sfruttata nelle miniere. Solo dopo un ventennio la locomotiva a vapore sarà in grado di
trasportare passeggeri e raggiungere velocità convenienti.
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1700-1800
IL PERSONAGGIO: JAMES WATT
James Watt è forse il personaggio più significativo di quest’epoca di rivoluzione, in quanto con il
suo ingegno ha apportato delle modifiche che hanno
molto influito sui cicli produttivi delle industrie di
quel tempo e non solo.
È però da precisare che Watt non fu il vero inventore della macchina a vapore, già inventata da
Thomas Savery1 nel 1698 (v.
CALENDARIO TECNOLOGICO
pag. 2), ma si limitò a perfezionarla aggiungendo la
parte a condensazione (1769) e il regolatore a forza
James Watt (Greenock 1736 - Heathfield,
Birmingham 1819)
centrifuga (1788), apparecchio capace di regolare la
velocità della macchina a vapore, rendendo quindi
regolabile la potenza sprigionata da questo nuovo motore.
Il vecchio prototipo di macchina a vapore era stata usata soprattutto nelle miniere come macchina di drenaggio delle acque, ma le nuove innovazioni introdotte da Watt fornirono una maggiore utilità all’invenzione, che oltre al solito utilizzo (come drenante nelle miniere) viene anche
usata per trasportare dei materiali, vengono inventati i primi treni, ed in seguito viene anche applicata per far funzionare i primi macchinari all’interno delle industrie.
L’idea di perfezionare il prototipo della macchina a vapore la ebbe già in giovinezza quando
lavorava come "manutentore" di strumenti scientifici all’ università di Glasgow.
Dopo aver brevettato la sua nuova invenzione Watt si mise in società con il proprietario della
Soho Engineering Works di Birmingham assieme al quale fino al 1800 iniziò a produrre e a
vendere i suoi primi motori a vapore.
Durante la sua carriera di inventore Watt brevettò altre innovazioni, sempre applicate alla macchina a vapore, come il sistema biella-manovella che permette di trasformare il moto longitudinale
sviluppato dal motore in un moto circolare. L’altro grande brevetto di Watt è l’indicatore di vapore, che permette di misurare costantemente la pressione del vapore all’interno del motore, così da
migliorarne l’efficienza e le prestazioni.
Watt conclude gli ultimi anni della sua vita dedicandosi interamente alla ricerca scientifica nel
campo della meccanica.
1
Thomas Savery: inventore scozzese, il primo a progettare e a costruire una macchina a vapore (v. calendario
tecnologico pag. 3)
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INVENZIONI E INVENTORI DELLA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE
1700-1800
L’INVENZIONE DEL SECOLO: LA MACCHINA A VAPORE
La
macchina
vapore
è
a
certamente
l’invenzione
più
significativa
di
quest’
epoca, in quanto grazie
alla
sua
capacità
di
sfruttare un’energia non
proveniente dal lavoro
Struttura della macchina a vapore perfezionata da James Watt
dell’uomo
animali
per
o
degli
compiere
degli sforzi, agevola per
la prima volta il lavoro dell’uomo nelle fabbriche.
In realtà lo studio delle potenzialità del vapore erano già state studiate dagli antichi greci nel 200
a.C. con Erone di Alessandria2 che inventò una prima turbina che sfruttava la forza del vapore per
girare su se stessa. Anche il grande Leonardo da Vinci3 dimostrò con il suo “archituono” che il
vapore poteva sviluppare una potenza tale da disintegrare una
pentola di coccio chiusa ermeticamente.
Durante la rivoluzione industriale i nomi che sono
associati alla macchina a vapore sono Thomas Savery, Denis
Papin4, Thomas Newcomen 5e James Watt.
La prima macchina, quella di Savery, aveva un
rendimento molto basso: a pieno regime solo il 4% di
energia termica veniva trasformata in lavoro e non era
dotata di pistone. Anche in fatto di sicurezza la prima
macchina lasciava molto a dubitare, infatti non era raro che La macchina a vapore di Savery. Il processo
di aspirazione dell’acqua dalla miniera si
scoppiassero la caldaia o il cilindro, durante la fase di effettua aprendo e chiudendo alternativa
riscaldamento. Nonostante questi enormi difetti la macchina
mente le valvole A-B e C-D
venne accolta di buon grado nella sua utilità principale, quella di aspirare l’acqua dalle miniere
migliorando così il regime di vita dei minatori.
2
Erone di Alessandria: matematico e scienziato greco vissuto ad Alessandria nel I secolo a.C.
Leonardo da Vinci: pittore, scultore, architetto, scienziato e inventore (Firenze 1452 - Castello di Cloux, Amboise
1519)
4
Denis Papin: inventore e fisico francese (Chitenay 1647 - Londra 1712 ca.)
5
Thomas Newcomen: inventore inglese (Dartmouth 1663 - Londra 1729)
3
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INVENZIONI E INVENTORI DELLA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE
1700-1800
Il francese Papin non apportò grandi modifiche alla macchina di Savery, si limitò a renderla più
sicura aggiungendo una valvola in cuoio sopra a un foro praticato sulla caldaia. In immediato il
francese non si rese conto della grande scoperta che aveva appena compiuto, infatti la sua idea
viene sfruttata tuttora in cucina, ed è la pentola a pressione.
Newcomen può essere definito il primo ad apportare sostanziali modifiche alla macchina a
vapore, in quanto oltre ad essere il primo ad
introdurre il pistone, aumenta di molto il
rendimento del suo motore sfruttando anche
le forze messe in gioco dalla pressione
atmosferica. La macchina diventa sempre
più sicura anche perché le valvole si aprono
e si chiudono in maniera automatica.
L’unico problema, è dato dall’immissione
del vapore nel cilindro, operazione che deve
essere eseguita manualmente e se viene
effettuata in ritardo si rischia la rottura del
pistone e del cilindro.
Modello di macchina a vapore di Newcomen. Con questo
modello si riescono a sollevare pesi di circa 45 Kg con un ciclo
di circa 12 volte al minuto
Watt
infine
cambiamenti
trasformandola
fa
i
più
nella
definitivamente
radicali
macchina
in
un
motore, aggiungendo il regolatore di
velocità, il sistema biella-manovella e l’introduzione dello stantuffo, un sistema di eliminazione del
vapore in eccesso che in seguito verrà anche applicato ai treni. Watt riduce ulteriormente i consumi
della sua macchina apportando alcuni accorgimenti come tenere la temperatura del pistone uguale a
quella del vapore e utilizzare tutto il vapore per premere sui pistoni evitando così le perdite di
energia.
La versione definitiva di Macchina a Vapore venne brevettata da Watt nel 1769.
LA SIDERURGIA E IL CARBONE
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INVENZIONI E INVENTORI DELLA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE
1700-1800
L’estrazione e la lavorazione del ferro e del carbone ha
avuto una grande importanza durante la rivoluzione
industriale per due motivi: il primo è che i nuovi
macchinari avevano struttura e ingranaggi in ferro, il
secondo è che l’aumento della popolazione e la
conseguente crescita dei centri abitati creavano la
necessità di scaldare le case e qui il carbone ebbe un
ruolo fondamentale. È da far notare che il carbone Raffigurazione di Le Creusot, piccolo centro urbano della
entrerà solo alla fine del XVIII secolo a far parte del Francia sviluppatosi in seguito alla scoperta di giacimenti di
ciclo produttivo del ferro, in quanto solo nel 1784
carbone e di ferro, Parigi, Biblioteca nazionale
Henry Cort, dopo aver modificato il sistema di raffinazione del carbone coke introdotto da
Abraham Derby nel 1709, introdurrà un sistema di lavorazione del carbone in grado di far
sviluppare al minerale più calorie per poter fondere il ferro.
L’Inghilterra la fece da padrone anche in questo campo, infatti
aveva sul suo territorio la maggior quantità di miniere di ferro e
carbone rispetto agli altri stati europei, e questo la incentivò anche
dal punto di vista commerciale, perché il carbone per la prima
Miniera inglese all'inizio dell'Ottocento
con una macchina a vapore per sollevare
il carbone dalle gallerie, Liverpool,
Walker Art Gallery
volta nella storia viene anche commerciato con gli altri stati.
L’estrazione di minerali venne anche favorita dall’invenzione
della macchina a vapore che aspirando l’acqua dalle miniere
migliorava anche le condizioni di lavoro dei minatori, solo dopo
le modifiche che apporterà Watt nel 1769 i minatori applicheranno la macchina a vapore anche per
trasportare i minerali su dei
piccoli convogli che viaggiavano
su delle rotaie all’interno della
miniera.
La tabella di seguito riporta a
sinistra la produzione di carbone
e a destra la produzione di ferro.
In entrambi i casi i dati riguardano solo l’Inghilterra.
9
ANNO
QUANTITÀ
ANNO QUANTITÀ
1550 - 1560
170
1740
16 - 25
1680 - 1690
2500
1760
20 - 26
1700
2500
1788
61
1750
5000
1796
109
1770
6205
1806
235
1780
6425
1825
382
1800
10000
1830
630
1829
16250
1840
1155
1850
44000
1850
2249
(dati in migliaia di tonnellate) (dati in migliaia di tonnellate)
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1700-1800
LE INVENZIONI NEL TESSILE
In Inghilterra “la culla dello sviluppo tecnologico” durante la rivoluzione industriale vennero
apportate molte modifiche al campo della tessitura di lane e cotoni. Anche in questo caso come per
la macchina a vapore il contributo di poche persone è servito ad apportare modifiche sostanziali sia
dal punto di vista della qualità di produzione sia dal punto di vista della quantità.
Questi grandi inventori furono perlopiù degli operai nel campo del tessile che applicavano
le loro conoscenze pratiche a delle nuove innovazioni. I
personaggi che hanno maggiormente influito in questo
campo sono: Kay di Bury, James Hargreaves6, Richard
Arkwright 7 e Edmund Cartwright8.
Il più geniale dei quattro fu sicuramente Arkwright
un garzone che lavorava per un barbiere.
Forse l’intuizione di inventare una macchina usata per
filare il cotone la ebbe mentre tentava di riparare una
parrucca.
Filatoio meccanico brevettato da Arkwright nel 1760
Il filatoio meccanico di Arkwright fu brevettato
nel 1760 e entrò per la prima volta nelle fabbriche nel
1768. A quei tempi la diffusione della macchina a vapore utilizzata per muovere i macchinari
all’interno delle industrie non era ancora molto utilizzata, quindi per far funzionare il filatoio
meccanico l’energia necessaria era data dalla
forza animale, infatti per far girare tutti i
meccanismi era solito usare cavalli o asini.
Un’altra grande invenzione nel campo
tessile fu la filatrice Jenny inventata da Edmund
Cartwright. Questa macchina fu brevettata subito
Filatoio Jenny inventato da E. Cartwright.
dopo quella di Arkwright e aveva una struttura
completamente diversa, infatti era disposta orizzontalmente e aveva delle guide laterali che
rendevano il lavoro più preciso.
È però da far notare che questo modello era dotato di una manovella e quindi non era
predisposto per lavorare con energie alternative non fornite dall’uomo.
6
James Hargreaves: inventore e industriale (Blackburn 1720 - Nottingham 1778)
Richard Arkwright: inventore ,imprenditore e garzone da barbiere (Preston 1732 – Cromford 1792)
8
Edmund Cartwright: inventore e parroco nel Leicestershire (Marnhan, Nottingham 1743 - Kent 1823)
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INVENZIONI E INVENTORI DELLA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE
1700-1800
I MEZZI DI TRASPORTO
In seguito all’introduzione della macchina a vapore sono stati introdotti anche i primi mezzi di
trasporto quali navi e treni. I trasporti marittimi si evolsero prima di quelli terrestri, infatti già nei
primi anni del 1700 il francese Denis Papin (v. L’INVENZIONE DEL SECOLO: LA MACCHINA A VAPORE pag.
7 ) compì il primo esperimento applicando il suo motore ad un “pedalò” spaventando così le
autorità marine.
Il
primo
esperimento
vero
di
far
muovere una barca a
motore fu eseguito nel
1775 sulla Senna dal
francese Perire.
Nel 1783 d’Abbans
Il battello a vapore "Regina Margherita" in navigazione sull'Elba, incisione del XIX
secolo
ripete
lo
esperimento
stesso
di
Perire
con un battello da 182
tonnellate.
Le prime ferrovie dei principali stati europei
La macchina di Watt venne utilizzata per
la prima volta applicata ad una imbarcazione
solo nel 1801 quando Symigton costruì un
rimorchiatore a due scafi.
Il passo definitivo venne fatto nel 1845
quando il Great Britain attraversò l'Atlantico.
La nave era dotata di uno scafo di ferro e
Stato
Gran
Bretagna
Francia
Irlanda
Belgio
Germania
Austria
Russia
differentemente dalle navi precedenti che
avevano le pale, questa come sistema di
propulsione utilizzava un’elica.
Molto più difficoltoso fu lo sviluppo dei
mezzi di trasporto terrestri: facilmente
realizzabili in teoria come modellini, ma
molto impegnativi e pieni di difetti i modelli
reali, i quali non erano in grado fin da subito
Paesi Bassi
Italia
Ungheria
Danimarca
Svizzera
Spagna
Norvegia
Portogallo
Svezia
Finlandia
Linea
Stockton-Darlington
Anno
1825
Saint-Etienne-Lione
Dublino-Kingstown
Bruxelles-Malines
Norinberga-Furth
Vienna-Florisdorf
Pietroburgo-Tsarskoe
Selo
Amsterdam-Haarlem
Napoli-Portici
Pest-Vacz
Copenaghen-Roskilte
Zurigo-Baden
Barcellona-Matarò
Oslo-Eidsvoll
Lisbona-Corregado
Goteborg-Jonsered
Helsinki - Tavastehus
1830
1834
1835
1835
1838
1838
1839
1839
1846
1847
1847
1848
1854
1856
1856
1862
di raggiungere velocità accettabili.
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INVENZIONI E INVENTORI DELLA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE
1700-1800
Ricordo inoltre che i primi modelli di locomotiva utilizzavano anche la trazione animale per
poter partire.
I primi tentativi di costruire una vera locomotiva furono messi in pratica da Richard Trevithick9,
che nel 1797 realizzò il primo modello di locomotiva e nel 1804 lo fece viaggiare su dei binari ad
una velocità di 8 Km/h . In seguito Trevithick provò ad applicare un vagone a seguito della
locomotiva, ma il mezzo era talmente pesante tanto da far piegare i binari sotto il suo immenso
peso.
Nel 1812 Blenkinsop costruì la prima ferrovia di uso pratico che collegava la città di Ledds con
la vicina miniera.
Solo nel 1825 venne costruita la prima locomotiva in grado di
trasportare dei passeggeri, questo progetto fu attuato da George
Stephenson10, nella tratta che va da Stckton a Darlington, ma il
viaggio era lungo e molto costoso, perciò molte persone
preferivano ancora viaggiare utilizzando gli animali. Lo stesso
Stephenson eliminò nel 1830 la trazione animale nei treni
rendendoli solamente e interamente a vapore, questo grande passo
venne fatto per la tratta Manchester-Liverpool.
La "Puffing Bill", Londra, Museo della
Scienza
Modello della locomotiva di Trevithick
(1804), Londra, museo della scienza
9
Richard Trevithick: Lavorò come minatore in una miniera in Cornovaglia. Nel 1800 progettò un modello di macchina
a vapore che presentava un rendimento migliore rispetto alla macchina ideata da Watt (Illogan 1771- Dartford 1833)
10
George Stephenson: Inventore inglese. Fin da piccolo era a contatto con le pompe di aspirazione usate nelle miniere
(il padre era un fuochista) così potette analizzare all’atto pratico le macchine delle quali in futuro si servirà per creare i
primi treni. (Wylam, Nothumberland 1781 - Tapton-House, Chesterfield 1848)
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1700-1800
LE BASI PER LA SECONDA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE: VOLTA E LA
PILA
La prima rivoluzione industriale si può far concludere con la scoperta della pila eseguita
dall’italiano Alessandro Volta11.L’elettricità infatti l’elettricità si inizierà ad utilizzare non prima
della seconda rivoluzione industriale. Nel 1769 dopo aver
frequentato la casa di Giulio Cesare Gattoni pubblica la sua
prima dissertazione12, in seguito nel 1775 viene nominato
docente di fisica nel ginnasio di Como. Appoggiato da Firmian13
e di Kaunitz14, due autorità dell’epoca, Volta intraprende i suoi
primi viaggi a scopo scientifico in Austria, Alsazia e Savoia.
Nel 1778 Volta riceve la cattedra di fisica dell’università di
Pavia.
Il 20 marzo del 1800 Volta
comunica tramite una lettera
alla Royal Society la scoperta
La prima pubblicazione di Volta
"De vi attractiva ignis electrici ac
phaenomenis inde pendentibus"
della pila.
Da allora in poi l’inventore
italiano ha un successo esorbi-
tante.
Lo stesso Napoleone lo riceverà nel 1805 per nominarlo
cavaliere della legione d’onore.
La lettera alla Royal Society 20
marzo 1800
Giovita Garavaglia ritratto in abito da cerimonia
Giuseppe Bossi
Ignoto, olio, secondo decennio
olio, primo decennio dell'Ottocento con la Legion d'Onore e la Corona di Ferro
dell'Ottocento
incisione, 1814
(Busto Arsizio, raccolta M. Crespi)
(Camnago Volta, Famiglia Volta)
11
Alessandro Volta:Professore e inventore italiano (Como 18 febbraio del 1745, Como 5 marzo 1827)
Dissertazione: Discorso o studio su un dato argomento condotto con metodo scientifico
13
Carlo Giuseppe Conte di Firmian: governatore generale della Lombardia Asburgica
14
Wenzel Anton von Kaunitz-Rietberg: cancelliere di stato austriaco (Vienna 1711-1794)
12
13
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INVENZIONI E INVENTORI DELLA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE
1700-1800
Da quel momento Volta fa veramente fatica a condurre una vita riservata e umile come lui
aveva sempre desiderato, come si può leggere nella lettera alla moglie in cui l’inventore dice: “in
mezzo a tante cose, che devono certo farmi piacere, io non m'invanisco a segno di credermi di più
di quel che sono; e alla vita agitata da una vana gloria preferisco la tranquillità e dolcezza della
vita domestica”. A questo titolo c’è una piccola curiosità, infatti Volta può essere definito l’uomo
dai mille volti, in quanto in pittura esistono molti ritratti dell’inventore comasco, tutti con delle
consistenti variazioni tra loro.
Presentazione della pila a Napoleone Bonaparte nel 1801
Diego Cecato
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INVENZIONI E INVENTORI DELLA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE
1700-1800
INDICE
A
K
archituono..............................................................................7
Arkwright, Richard..............................................................10
asini.....................................................................................10
Kaunitz................................................................................13
B
barca a motore.....................................................................11
battello.................................................................................11
biella-manovella....................................................................6
Blenkinsop...........................................................................12
bottiglia di Leida....................................................................4
Bury, Kay............................................................................10
C
caldaia....................................................................................7
calorie....................................................................................9
carbone..................................................................................9
Cartwright, Edmund.........................................................4, 10
cavaliere della legione d’onore............................................13
cavalli..................................................................................10
Celsius Andres.......................................................................3
centri abitati...........................................................................9
ciclo produttivo del ferro.......................................................9
cilindro..................................................................................7
coke.......................................................................................9
commerciato..........................................................................9
condensatore elettrico............................................................4
condensazione........................................................................6
condizioni di lavoro...............................................................9
Cort, Henry............................................................................9
cotoni...................................................................................10
Coulomb, Charles..................................................................4
cronometro da marina............................................................4
D
Derby, Abraham....................................................................9
dissertazione........................................................................13
drenaggio delle acque............................................................6
E
elica.....................................................................................11
energia...................................................................................7
Erone di Alessandria..............................................................7
estrazione di minerali.............................................................9
F
Fahrenheit, Gabriel Daniel.....................................................3
ferro.......................................................................................9
ferrovia................................................................................12
filatoio meccanico................................................................10
Firmian................................................................................13
fisica....................................................................................13
forza animale.......................................................................10
Fourdrinier, fratelli................................................................5
G
Gattoni, Giulio Cesare.........................................................13
Great Britain........................................................................11
guide laterali........................................................................10
L
lane......................................................................................10
legge di Coulomb...................................................................4
locomotiva.......................................................................5, 12
M
macchina a vapore.................................................................7
macchina per la produzione della carta..................................5
Manchester-Liverpool..........................................................12
manovella............................................................................10
Meikle, Andrew.....................................................................4
mezzi di trasporto terrestri...................................................11
miniere...................................................................................9
motore....................................................................................8
Murdock, William.................................................................5
Musschenbroek, Peter............................................................4
N
Napoleone............................................................................13
Newcomen, Thomas..............................................................7
O
operai...................................................................................10
operazioni agricole.................................................................4
P
Papin, Denis.....................................................................7, 11
pedalò..................................................................................11
pentola a pressione.................................................................8
Perire...................................................................................11
pila.......................................................................................13
Pila.........................................................................................5
pistone...................................................................................8
pressione atmosferica.............................................................8
R
regolatore a forza centrifuga..............................................4, 6
rimorchiatore a due scafi......................................................11
rivoluzione industriale.......................................................7, 9
rotaie......................................................................................9
Royal Society.......................................................................13
S
Savery, Thomas.....................................................................7
scafo di ferro........................................................................11
seconda rivoluzione industriale............................................13
Senna...................................................................................11
sestante..................................................................................3
Soho Engineering Works.......................................................6
stantuffo.................................................................................8
Stephenson, George.............................................................12
struttura..................................................................................9
Symigton.............................................................................11
T
Illuminazione.........................................................................5
indicatore di vapore...............................................................6
ingranaggi..............................................................................9
telaio a schede perforate........................................................5
telaio meccanico....................................................................4
temperatura............................................................................3
termometro a mercurio...........................................................3
tessile...................................................................................10
trasporti marittimi................................................................11
trazione animale...................................................................12
trebbiatrice.............................................................................4
Trevithick, Richard................................................................5
Tull, Jethro.............................................................................3
J
U
Jacquard, Joseph-Marie.........................................................5
università di Pavia................................................................13
H
Hargreaves, James...............................................................10
Harrison, John........................................................................4
I
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INVENZIONI E INVENTORI DELLA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE
1700-1800
V
Volta, Alessandro............................................................5, 13
valvola in cuoio.....................................................................8
velocità................................................................................11
Vinci, Leonardo.....................................................................7
Watt, James............................................................................6
Diego Cecato
W
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INVENZIONI E INVENTORI DELLA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE
1700-1800
BIBLIOGRAFIA / SITOGRAFIA
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Microsoft Encarta Enciclopedia Plus
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origine.
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INVENZIONI E INVENTORI DELLA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE
1700-1800
APPENDICE: I DOCUMENTI
Inghilterra, culla della rivoluzione industriale
Il processo che portò alla cosiddetta Rivoluzione industriale ebbe origine lontana nel tempo e radici, dove
per un aspetto e dove per un altro, in più paesi. Maturò lentamente, alimentandosi delle invenzioni che
avrebbero trasformato i modi della produzione, per manifestarsi nella sua pienezza durante la prima metà
del XIX secolo. In questa ultima fase, soprattutto, il processo non fu indolore, anzi ebbe “mali gravi e
indiscutibili”: fu però anche, alla distanza, strumento di emancipazione e di progresso per la classe
lavoratrice, anche se questa dovette pagarli al prezzo di lotte spesso sanguinose. Lo storico inglese
Herbert Fisher (Londra 1865-1940) descrive in queste pagine i fenomeni salienti della Rivoluzione in
Inghilterra: è una lucida sintesi che al lettore di oggi offre molti motivi di riflessione sulla nuova, e
certamente ancor più radicale, rivoluzione “informatica” in atto da pochissimi decenni e sulle sue
possibili, e in parte ancora inimmaginabili, conseguenze.
Tra le conseguenze delle guerre inglesi contro Luigi XIV, troviamo la creazione della Banca d’Inghilterra e
del Debito pubblico consolidato (1697), innovazioni importanti, aspramente avversate in quell’epoca, ma
che permisero a un’isola agricola relativamente povera di diventare l’officina d’Europa e il massimo
mercato finanziario d’Europa: mete che non avrebbe mai potuto altrimenti raggiungere, nonostante lo
splendore delle sue invenzioni meccaniche e le proprie ricchezze minerarie. Soltanto il solido sistema di
credito bancario, fondato durante il regno di Guglielmo III, permise di sfruttare in pieno le conseguenze
economiche della macchina a vapore e della filatrice meccanica: cosa impossibile se il congegno
finanziario inglese fosse stato difettoso come quello francese. La rivoluzione industriale che rese
l’Inghilterra così ricca e potente, permettendole di resistere alla tensione delle guerre napoleoniche, fu
alimentata dalla finanza; e la Banca era il cuore del suo sistema finanziario.
Da tempo banche e banchieri erano familiari in Europa. Barattare, accumulare, prestare denaro sono
operazioni antiche quanto gli emporii di Babilonia e d’Egitto. I cambiavalute di Grecia e di Roma, gli usurai
ebrei emersi dalle invasioni barbariche, la banca di Genova che finanziò le crociate, i lombardi che
diedero il nome a una celebre via inglese, i Medici di Firenze che raccoglievano le tasse per il papa, i
Fugger di Augusta sostegno dell’impero di Carlo V, gli orefici di Londra che tesaurizzavano la ricchezza dei
suoi mercanti e concedevano credito a Carlo II, assolvevano in grado diverso alle funzioni di una banca
moderna, facilitando le operazioni del commercio e favorendo l’accumularsi della ricchezza. Ma soltanto
nel 1609, con la fondazione della Banca di Amsterdam, il meccanismo del commercio e della finanza
cominciò ad assumere la sua forma moderna. In questa città popolosa e fiorente, si comperavano e
vendevano titoli del Debito pubblico e azioni di società private, si giocava al rialzo e al ribasso e si
facevan prestiti ai governi, e un commercio in continuo aumento era sbrigato attraverso un meccanismo
rapido ed efficace. Era impossibile che il popolo in più intimi rapporti commerciali con gli olandesi non ne
fosse colpito. Londra vedeva con giustificato stupore il piccolo paese vicino finanziare flotte, eserciti e
grandi imprese commerciali, assolutamente sproporzionate alla sua minuscola superficie e popolazione.
Sir William Temple, uno dei più saggi statisti del regno di Carlo II, comprese qual forza l’Olanda derivasse
da un Debito pubblico consolidato e da una Banca nazionale e volle che l’Inghilterra imitasse l’esempio
olandese. Il sistema aveva meriti indiscutibili. Provvedendo un investimento sicuro ai risparmi dei
cittadini, era un forte incentivo all’economia privata: permettendo alle nazioni di raccoglier denaro più
facilmente, le metteva in grado di meglio sopportare il peso di grandi imprese. Forniva al commercio
Diego Cecato
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INVENZIONI E INVENTORI DELLA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE
1700-1800
capitali appartenenti a individui che non eran mercanti e al capriccio sostituiva un regime di regolarità
finanziaria. Prima della creazione delle banche e dei prestiti di stato a lunga scadenza, i governi europei
erano continuamente in deficit. La sola Elisabetta, la più parsimoniosa delle regine, aveva offerto alla sua
generazione un raro e unico esempio di solvibilità; invece gli olandesi, benché spendessero molto, furono
solvibili per tutto il secolo diciassettesimo, grazie al loro solido sistema di finanziamento di stato.
Una circolazione disordinata e una guerra costosa resero ancora più attraente in Inghilterra l’esempio
degli olandesi. L’idea di una Banca di Stato, suggerita al governo da Guglielmo Patterson, brillante e
immaginoso scozzese che aveva fatto fortuna a Londra, fu attuata nel 1694 da Carlo Montagu, conte di
Halifax. Essendo necessario un prestito per finanziare la guerra, si formò per raccoglierlo una
corporazione nota sotto il nome di Direzione e Compagnia della Banca d’Inghilterra, a cui fu concesso per
garanzia l’interesse dell’otto per cento sulle tasse. Nonostante una forte opposizione, il progetto dei whig
per una Banca d’Inghilterra fu approvato dal parlamento; i dubbi dei politici erano così poco condivisi
dalla City di Londra che, dieci giorni dopo l’apertura del prestito, l’intero ammontare (1.200.000 sterline) –
senza cui la flotta inglese non avrebbe potuto mettersi in mare – era già sottoscritto.
Ai possidenti campagnoli tory il nuovo sistema finanziario dei whig parve un odioso piano inteso a colpire
gli interessi terrieri e destinato a rovinare il paese. Ma la Banca era troppo superiore ai suoi nemici e
resisté vittoriosamente agli attacchi degli orefici e alla concorrenza di una banca fondiaria, creata con lo
scopo preciso di metterla in rovina. Ottenne presto il privilegio di emettere biglietti (1697), mutatosi poi in
monopolio durato fino al 1810. Tra le cause che favorirono la successione protestante, nessuna fu più
forte della convinzione generale che i giacobiti, tornando al potere, avrebbero ripudiato il debito pubblico
consolidato che aveva reso possibili le vittorie di Marlborough. Il primo passo sulla via della rivoluzione
che diffuse l’industria in tutto il mondo, moltiplicando così la ricchezza e la popolazione, fu compiuto
quando si diede al credito inglese una base moderna.
La musica della Germania, dominata dai suoni e dallo spirito dei boschi, ci richiama a un’epoca in cui la
civiltà materiale dell’Europa settentrionale e centrale si fondava quasi unicamente sulle sue foreste. Per
più di duemila anni gli uomini abitarono quasi tutti in case di legno, navigarono su navi di legno, si
riscaldarono con fuochi di ceppi, traendo dalla foresta il materiale per foggiarsi gli utensili domestici e gli
strumenti dell’agricoltura e dell’industria. Quando da tempo gl’italiani avevano inaugurato le costruzioni
in pietra, mattoni e marmo, e l’arte di cuocere i mattoni, già nota all’antica Roma, era stata risuscitata dai
contemporanei di Caxton, le principali città dell’Europa settentrionale erano ancora costruite in massima
parte di legno. Era di legno la Londra preda delle fiamme durante il regno di Carlo II, di legno la Mosca
ridotta in cenere sotto gli occhi di Napoleone. La tradizione rurale era così persistente che la prima
macchina a vapore fu rinchiusa in una vettura di legno e il primo telaio meccanico messo in movimento
da un bove.
La conservazione delle foreste era stata sin dal quindicesimo secolo argomento di preoccupazioni
intermittenti, quando gli alberi erano abbattuti in maggior quantità per qualche eccezionale esigenza,
come lo sfruttamento delle miniere d’argento o la fabbricazione della porcellana o del vetro. Ma per gli
stati marittimi dell’occidente, che si venivano affermando nel secolo diciassettesimo, il legname non era
una concorrenza qualunque, bensì uno degli elementi fondamentali della potenza nazionale. Quando si
abbatté un milione di querce per costruire la flotta della Repubblica, il colto e intelligente umanista
Giovanni Evelyn chiese, nella sua deliziosa Sylva, quando si sarebbe provveduto ad assicurare l’avvenire
marittimo dell’Inghilterra con un sistema scientifico di rimboschimento. Ci piace pensare che la flotta di
Nelson fu forse costruita col legname assicurato all’Inghilterra dalla previdenza di questo brillante
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INVENZIONI E INVENTORI DELLA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE
1700-1800
campagnolo del Surrey. Ma per soddisfare un’esigenza così vitale l’Inghilterra non poteva limitarsi alle
proprie possibilità interne. Le foreste vergini del Massachusetts furon chiamate a salvare gli antichi boschi
di Windsor, di Hatfield e di Sherwood: anche qui, come in molti altri casi, il nuovo mondo venne a colmare
le deficienze dell’antico.
Frattanto un altro combustibile, noto sin dal medio evo, era divenuto oggetto di commercio. Già nel
secolo diciassettesimo, il carbone di Newcastle era usato comunemente a Londra. Per la nuova èra della
storia europea che ora s’inizia, non fu privo d’importanza il fatto che la nazione marittima e commerciale
più progredita avesse recentemente ricostruito la propria capitale con pietre e mattoni, avesse fondata
una banca statale di emissione e di deposito rendendo popolare, col libero uso del carbone, la nuova
sorgente di forza che doveva trasformare la struttura economica del mondo.
Più di mezzo secolo prima degli altri paesi d’Europa, l’Inghilterra prese l’aspetto di uno stato industriale
moderno, perdendo il suo carattere di paese di agricoltori e di piccoli artigiani, percorso da strade così
mal tenute che per andare da York a Londra a cavallo, unico mezzo di trasporto dell’epoca, ci voleva una
settimana. Il rovinoso sistema agricolo medievale, con le sue culture sparse nei campi aperti, scomparve
dinanzi ai recinti chiusi dei proprietari bonificatori i quali, fondandosi sulle particolarità di radici e di erbe,
praticavano una rotazione scientifica delle messi che, accrescendo la produzione degli alimenti,
aumentava anche la popolazione. I lineamenti della vita economica furono trasformati prima dalla forza
idraulica, poi dalla forza del vapore. L’industria del ferro che, durante il regno della regina Anna, minacciò
di fallire per scarsezza di combustibile, trovò nelle ricche miniere di carbone delle regioni centrali e
settentrionali un inatteso impulso a più ampi sviluppi. Al legno si sostituì il ferro, ai carbonai successero i
minatori. Le fiere e i mercanti girovaghi cedettero il posto alle botteghe delle città e dei villaggi che
esercitavano in tutto il paese un attivo commercio al minuto. In mezzo secolo (dal 1760 al 1821) la
popolazione dell’Inghilterra salì da sei milioni e tre quarti a dodici milioni. Dopo quattro generazioni
d’invenzioni e d’attività, l’Inghilterra presentava uno spettacolo mai visto: comunicazioni rapide, quali non
si sarebbero sperate neanche nei sogni più pazzi, fabbriche che corrompevano l’aria col loro fumo, piene
di macchinari ingegnosi per risparmiare il lavoro umano, industrie che traevano le materie prime da un
emisfero e mandavano in un altro i loro manufatti, enormi e orrende città, costruite in fretta, e una
popolazione dominata, sin dalla più tenera infanzia, dal suono della campana della fabbrica e costretta a
una squallida e mortificante disciplina di fatica.
Fu in parte la natura generosa a fare della Gran Bretagna la pioniera del capitalismo industriale. Il clima
umido era adatto all’industria del cotone. Le regioni settentrionali e nord-occidentali eran ricche di forza
idraulica. E soprattutto vi era grande abbondanza di carbone e di ferro, situati l’uno sull’altro e facilmente
trasportabili per via d’acqua. Le miniere di carbone dell’Inghilterra erano più grandi di tutte quelle
scoperte in Francia e in Germania e più vicine a porti importanti. Con ferro, carbone e tessili, la Gran
Bretagna creò un tipo di civiltà copiato poi da tutto il mondo.
Le ricchezze naturali furono così ben sfruttate, non perché esistesse un alto livello di educazione
popolare, ma per l’atmosfera particolarmente favorevole all’invenzione industriale e al rapido e pronto
sfruttamento dei suoi risultati. Ben diversa dalla nobiltà francese, l’aristocrazia dominante dell’Inghilterra
prendeva interesse al commercio. Avendo bisogno di denaro per procurarsi i lussi che solo il denaro può
procurare, i lord del partito dei whig non erano certo disposti a disprezzare un patrimonio conquistato per
mezzo di una fabbrica, di una miniera, o di un’impresa commerciale in India.
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INVENZIONI E INVENTORI DELLA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE
1700-1800
Inoltre, avendo vittoriosamente posto un freno alla potenza della corona, non volevano veder risorgere
sotto altra forma un nuovo governo autocratico. Si può rimproverare ai parlamenti inglesi del diciottesimo
secolo di aver fatto troppo poco, ma non certo di aver fatto troppo: ché all’avidità e presunzione di una
popolazione amante del denaro, non opposero mai ostacoli seri.
In tale atmosfera di relativa libertà – ché, dopo l’unione con la Scozia, la Gran Bretagna era la più grande
superficie d’Europa in cui esistesse libertà di commercio – i discendenti dei puritani si trovarono a loro
agio. Esclusi fino al 1828 da un’attiva partecipazione alla politica, i non-conformisti dedicarono la loro
energia grave e intrepida alla conquista della ricchezza: il lavoro era un sacramento, il piacere un
peccato, la ricchezza il segno che le loro opere eran ben accette al Signore. Tentando, rozzi e decisi, ogni
forma d’impresa industriale e commerciale, ma attratti specialmente dal ferro, influirono profondamente
sulla formazione di una nuova Inghilterra, meno amena e tranquilla, ma più ricca, più potente e assai più
popolosa dell’antica.
Una trasformazione simile non avrebbe potuto attuarsi senza le invenzioni. Un piccolo gruppo di scozzesi
e inglesi intelligenti, meno di quanti ne occorrano oggi per una partita di calcio, riuscirono col loro
ingegno a trasformare la vita economica del paese. Certo l’atmosfera dell’epoca diede loro inspirazione e
aiuto ché, da quando Francesco Bacone aveva proclamato il valore del metodo induttivo, la scienza s’era
venuta sempre più diffondendo; e scienziati furono alcuni inventori, tra cui Giacomo Watt (1738-1819),
che per primo seppe dare un vero valore industriale alla macchina a vapore. Ma più importante ancora
della vera cultura scientifica fu forse l’idea, potentemente diffusa dalla Royal Society, che il sapere fosse
una forza in svolgimento, e che con l’osservazione e l’esperimento si potessero scoprire nuove verità.
Destatosi, lo spirito di curiosità si volse inevitabilmente a ciò che maggiormente preoccupava il popolo
britannico: non più la religione, come nell’epoca puritana, ma la conquista della ricchezza attraverso
l’industria e il commercio.
Alcuni grandi inventori furono poveri operai privi d’istruzione o cultura scientifica, ma guidati nelle
applicazioni delle industrie da loro esercitate da un intuito meccanico che rasentava il genio: come Kay di
Bury che, nel 1733, con la sua spoletta automatica, raddoppiò abbondantemente le possibilità di lavoro
dei tessitori oltre a migliorarne le qualità, e Giacomo Hargreaves che, con la sua filatrice meccanica
(1754), rese otto volte maggiore la potenza produttiva del tessitore. E così pure Riccardo Arkwright di
Preston (1732-92), creatore del dispositivo per ottener con la filatrice fili di ogni grossezza e resistenza.
fondatore dell’industria inglese del cotone e padre della fabbrica. Pochi inglesi influirono più
profondamente sulla civiltà di questo vigoroso abitante del Lancaster che, dopo esser stato
successivamente garzone di barbiere e fabbricante di parrucche, rese possibile, con una. serie
d’invenzioni per cardarlo e filarlo, la produzione del cotone su larga scala, e, nelle fabbriche che fondò per
sfruttare la propria scoperta, installò il sistema di lavoro complesso e disciplinato, caratteristico dell’epoca
capitalistica.
Derivando dall’acqua la loro forza, le prime fabbriche di tessili furono erette accanto a cascate,
generalmente su qualche alta e desolata brughiera, lontana dai centri naturali di popolazione, dove oggi
ancora si può trovare l’involucro in rovina di uno sfiancato edificio dalle grandi ciminiere, un tempo scena
di affannosa attività e ormai da tempo abbandonato. La sostituzione del vapore all’acqua come forza
agente nelle filature di cotone rese opportuna la concentrazione delle fabbriche nelle città. Potendosi
generare la forza ovunque fosse più conveniente, non fu più necessario spostare i lavoratori ad acque
lontane. La fabbrica isolata seguì l’industria casalinga nel limbo delle antichità e l’applicazione del vapore
alle macchine segnò l’avvento della fabbrica cittadina.
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Diego Cecato
INVENZIONI E INVENTORI DELLA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE
1700-1800
L’ingegnere Giacomo Watt di Greenock non scoprì l’uso del vapore come forza agente, né creò la
macchina a vapore. Ma, meditando sui difetti di una macchina inventata cinquantotto anni prima, questo
genio delicato, inquieto e malinconico, scoprì il segreto della macchina a condensazione (1769), che
permise alla forza del vapore di rivoluzionare l’industria. La macchina di Newcomen era stata adoperata
come pompa nelle miniere: ma a un livello molto basso non funzionava, e a qualsiasi livello, sia perché
dissipava una gran quantità di calore che per altre cause, aveva scarsa potenza e incerto funzionamento.
Watt eliminò questi difetti, applicando la macchina a condensazione. Un lampo geniale diede all’umanità
il dominio delle miniere con tutto ciò che tale dominio comportava: più forza, più macchine , più luce e più
calore, e insomma più alto livello di vita per una grande popolazione. L’applicazione del movimento
rotativo a imitazione della ruota ad acqua portò ben presto la macchina a vapore nelle fabbriche di
cotone. Ciò avveniva nel 1781, l’anno della capitolazione britannica a Yorktown. Inosservato da tutti, il
timido inventore meccanico aveva creato negli Stati Uniti e Inghilterra un nuovo legame assai più utile
delle catene ormai spezzate del monopolio e dei privilegi imperiali. Un secolo dopo, il cotone americano,
lavorato nelle filature del Lancashire, era diffuso in tutto il mondo.
Queste invenzioni meccaniche ebbero tanta efficacia per l’aiuto dato all’inventore da un grande uomo
d’affari la cui fiducia nel vapore non si lasciò abbattere da perdite o rischi finanziari. Senza l’aiuto di
Matteo Boulton, fabbricante di chincaglierie di Birmingham, l’invenzione di Watt sarebbe stata forse
trascurata. Boulton, chiamato Watt in suo aiuto (1775), cominciò a fabbricare macchine a vapore e a
lanciarle sul mercato. Radunò il capitale necessario, assunse la mano d’opera, cercò il lavoro, e finì col
convincere il pubblico. La sua confidente energia e le sue qualità indomabili, unite alle invenzioni
meccaniche del suo intelligente amico, attuarono in dieci anni una rivoluzione che in altre circostanze
avrebbe forse richiesto un secolo. La prima macchina efficace uscì dalla sua fabbrica di Soho nel 1776.
Quattro anni dopo, quaranta macchine erano spedite alle miniere della Cornovaglia. Nel 1789, il vapore si
era ormai affermato come fattore dominante in quasi tutte le industrie principali dell’Inghilterra.
Nella prima metà del secolo diciottesimo, l’unico grande ostacolo allo sviluppo industriale in Inghilterra
erano le comunicazioni. Mentre la Francia possedeva canali e strade che formavano l’ammirazione di tutti
i viaggiatori, le strade inglesi, la cui sovrintendenza era affidata a funzionari parrocchiali non pagati,
erano in condizioni vergognose e, quanto a canali, non ne esisteva neppure uno. Finché durava questo
stato di cose e molte strade eran praticabili soltanto nei mesi estivi, mentre altre, troppo cattive per carri
e vetture, permettevano soltanto il traffico a cavalli, un grande sviluppo industriale era assolutamente
impossibile. Ma finalmente, verso la metà del secolo, il pubblico inglese cominciò a rendersi conto di un
guaio da troppo tempo tollerato con indulgenza. Si promulgarono leggi sul pedaggio, che attuarono
migliorie sostanziali anche se non sistematiche. Il geniale analfabeta Guglielmo Brindley diresse la
costruzione dei canale di Bridgewater tra Liverpool e Manchester; poi, sotto il vigoroso impulso di tre
grandi ingegneri, Metcalfe, Telford e Macadam, si ricuperò il tempo perduto e il paese fu arricchito da un
sistema di strade, ponti e canali, non inferiori a quelli degli altri paesi d’Europa. L’epoca del trasporto a
cavalli svaniva nell’ombra del passato, e s’iniziava la breve epoca delle corriere. "L’anno 1770", scrive
Giuseppe Aston nella sua Storia di Manchester pubblicata nel 1816, "esisteva soltanto una corriera per
Londra e una per Liverpool, che andava da Aston a Manchester; ed entrambe non partivano che due volte
alla settimana. Ora abbiamo settanta corriere in partenza di qui, di cui cinquantaquattro fanno servizio
ogni giorno, e sedici tre volte alla settimana, per diverse destinazioni. Nell’anno 1754, si parlava di una
corriera volante, affermando orgogliosamente che ‘per quanto possa apparire incredibile, questa corriera
va, veramente (salvo incidenti) da Manchester a Londra in quattro giorni e mezzo’. Oggi le corriere
percorrono normalmente questo tragitto in sole trenta ore, e in diverse circostanze, quando la rovina di
Bonaparte era imminente, e quando si ebbe la notizia della definitiva vittoria di Waterloo, le diligenze
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INVENZIONI E INVENTORI DELLA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE
1700-1800
Viaggiatore, Sfida e Telegrafo, arrivarono in sole diciotto ore." Fu l’epoca breve, ma aurea dei viaggi
inglesi, immortali nelle pagine di Pickwick, in cui il cavallo era in piena gloria e al viaggiatore era concesso
di godere le bellezze del paesaggio e le scene umoristiche della strada. La ferrovia di Giorgio Stephenson
(1829) chiuse quel capitolo della storia inglese, iniziando per tutta l’umanità un’epoca di maggiore
mobilità, ricchezza e irrequietezza.
Già alla fine delle guerre napoleoniche (1815), si potevano scorgere in Inghilterra le caratteristiche di una
società capitalistica, qual si venne poi creando in tutto il mondo. In una forma o nell’altra, il Capitalismo è
esistito sin dall’alba della storia. Ma il nuovo capitalismo non era più, come nelle epoche precedenti,
essenzialmente agricolo o commerciale, bensì prevalentemente industriale: ne seguì necessariamente
una separazione tra capitale e lavoro in un’ampia sfera dell’economia in cui capitale e lavoro erano prima
generalmente combinati e uniti. Nelle nuove fabbriche, le cui ciminiere annerivano il cielo, l’operaio non
poteva rendere altro che il proprio lavoro. La classe dei datori di lavoro comperava la mano d’opera, la
classe operaia la vendeva. Agli antichi rapporti tradizionali, resi più blandi dal sentimento umano, si
sostituiva ora il legame puramente economico tra padrone e operaio.
Ma, sin verso il 1840, la nazione non ebbe coscienza dei mali derivanti da tale rapida e spietata
industrializzazione. Si trattava di problemi nuovi che mal poteva intendere un parlamento dominato da
facoltosi possidenti di campagna. La vita che si conduceva nel Lancashire o nella Black Country, il faticoso
lavoro delle donne e dei fanciulli, le abitazioni vergognose, la mancanza di ogni sollievo, la sproporzione
tra salari e profitti, le condizioni incerte e provvisorie del lavoro, erano problemi che non attiravano
l’interesse né destavano la simpatia dei legislatori di Westminster. Lo stesso Burke che con la sua ardente
immaginazione, abbracciò India e America, e seppe intendere il grande significato della rivoluzione
francese, non aveva occhi per gli urgenti problemi interni della rivoluzione industriale. E poiché la legge
proibiva le unioni del lavoro, i lavoratori erano disorganizzati e senza voce.
La lunga guerra con la Francia, benché non riuscisse ad arrestare l’espansione dell’industria e del
commercio britannici, fu sotto tutti gli altri aspetti assai dannosa alla Gran Bretagna e al mondo intero. I
nuovi e importanti problemi della società industriale, alla cui soluzione erano appena sufficienti le forze
unite di un governo laborioso e intelligente, furono, a causa della guerra, completamente trascurati.
Mentre il governo d’Inghilterra lottava per la propria esistenza contro la Francia rivoluzionaria e
napoleonica e la classe dirigente era atterrita dalla possibilità di una rivoluzione interna, era vano sperare
che i bisogni della nuova popolazione industriale, ignota e semibarbara, moltiplicatasi così rapidamente
nelle fabbriche delle regioni settentrionali dell’isola, fossero considerati con simpatia. Lo stesso Guglielmo
Pitt che, a un certo punto dimostrò fuggevolmente interesse e comprensione, non volle dedicarsi ad
alleviare il destino dei salariati. Non bisogna dimenticare come la mentalità che, dentro e fuori del
parlamento, sostenne il commercio degli schiavi sino al 1807, fosse un elemento dell’atmosfera spirituale
dell’epoca; altro elemento era la paura della rivoluzione: entrambi sfavorevoli a una saggia soluzione dei
problemi sociali imposti dalla rivoluzione industriale.
Adamo Smith, salutando ne La ricchezza delle nazioni (1776) l’aurora di una nuova epoca industriale,
esalta l’enorme produzione di ricchezza possibile in un regime fondato sulla libertà del commercio, l’uso
della macchina e la divisione del lavoro. Nel suo classico trattato, che ben si può definire la Bibbia del
libero commercio, l’acuto professore di Glasgow additava le terribili forze economiche. latenti nel popolo
inglese e necessariamente scatenate da un sistema di libertà. La cauta fiducia dell’economista scozzese
fu giustificata dai fatti. La libertà del commercio si dimostrò efficace e l’industrialismo fu una fonte di
prosperità materiale in continuo aumento; comunque si consideri la ricchezza nazionale, il suo progresso
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INVENZIONI E INVENTORI DELLA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE
1700-1800
non incontrò ostacoli, per tutto il diciannovesimo secolo. Ma novantun anni dopo la pubblicazione della
sua Ricchezza delle nazioni, quando il sistema capitalistico britannico era ormai giunto alla maturità e
veniva rapidamente diffondendosi in Europa, Carlo Marx, un ebreo tedesco residente a Londra (1818-83),
volse la sua intelligenza critica all’esame delle sue conseguenze. Mentre Smith ne aveva visto soltanto il
lato luminoso, Marx non vide che le ombre gettate sulla vita umana dallo sfrenato esercizio della libertà
individuale: una divisione del lavoro così minuta da ottundere l’intelligenza e togliere all’artigiano la gioia
della propria fatica, un abisso sempre più ampio tra ricchezza e povertà, la perdita del senso di stabilità e
permanenza, caratteristico delle società più antiche, e l’inesorabile sfruttamento del proletariato da parte
dei datori di lavoro. Il quadro era eccessivo e in certi particolari importanti infedele alla realtà; ma fa utile
a richiamare l’attenzione su mali gravi e indiscutibili che, pur non giustificando una rivoluzione,
chiedevano però imperiosamente un’efficace riforma.
H.A.L. FISCHER, Storia d’Europa, volume II, traduzione di A. Prospero, Laterza, Roma-Bari 1973.
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INVENZIONI E INVENTORI DELLA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE
1700-1800
Alessandro Volta e la storia della "scienza elettrica"
Il periodico scientifico-letterario "Il Conciliatore", edito a Milano tra il 1818 e il 1819, ebbe la funzione,
come già aveva fatto nel Settecento la rivista "Il Caffè" quanto alle idee illuministiche, di diffondere i
principi liberali e i programmi del romanticismo italiano. Tra i suoi autorevoli collaboratori (tra i quali si
annoverano Giovanni Berchet, Giandomenico Romagnosi e Silvio Pellico, che ne fu direttore) vi fu il
medico e patriota Giovanni Rasori (1766-1837): sul primo numero della rivista (giovedì 3 settembre 1818)
comparve una sua recensione alle opere del fisico Alessandro Volta, l'inventore della pila, nella quale egli
fa un resoconto delle scoperte nel campo dell'elettricità di "questo genio di cui l'Italia va superba"
nell'intento di "contribuire a render sempre più vivo e generale presso di noi il gusto della fisica
sperimentale".
La scienza elettrica, tutta quanta è, appartiene ai tempi moderni. Gli antichi seppero che l'ambra
soffregata traeva a sè de' corpiciattoli, ma non seppero più di così, e dall'ambra, electrum, il fenomeno
ebbe il nome di elettricità. L'inglese Gilbert, sebbene vissuto in tempi ancora infelici per le scienze
sperimentali, tentò nondimeno alcuni sperimenti, coi quali riuscì ad ampliare il catalogo dei corpi godenti
della proprietà stessa dell'ambra, e a posare alcuni fatti, ragguardevoli sì in quanto ai tempi, e sì per
essere le origini prime di questo bellissimo ramo della fisica. Ma il primo embrione d'una macchina
elettrica, corso pel capo d'un borgomastro di Magdeburgo, non è vecchio di due secoli, e lo strepitoso
sperimento della bottiglia di Leyden non fu fatto prima del 1746. D'allora in poi, che vuol dire nella
seconda metà dell'ultimo passato secolo, lo studio dell'elettricità ebbe tanto favore e fu coltivato in tanta
ampiezza, che non ci si offre esempio simile nella storia di nessuna altra scienza sperimentale. L'Europa e
l'America hanno gareggiato a promuovere l'elettricità, e l'Asia stessa vi ha contribuito la sua utile quota
col celebre esperimento delle lastre di vetro, in cui s'imbatterono i Gesuiti di Pekino.
Sovra tutti però i numerosi e benemeriti coltivatori della elettricità, due uomini sursero altissimi,
meritevoli del nome di genj creatori ed ampliatori della scienza elettrica, l'americano Franklin e l'italiano
Volta. L'uno, quasi gli paresse di non avere beneficato abbastanza la schiatta umana consacrandosi a
posare l'indipendenza della sua patria, creò le prime leggi dei fenomeni elettrici, e finì coll'insegnare
all'uomo a padroneggiare i fulmini del cielo. L'altro diede alla scienza un principio fondamentale, ne creò
un nuovo ramo importantissimo, ed inventò il più mirabile strumento, il più possente all'analisi de' corpi,
la pila, che giustamente ed esclusivamente chiameremo voltiana. Or di questo genio, di cui l'Italia va
superba, e che è ad un tempo l'Achille e il Nestore della fisica sperimentale de' nostri giorni, sono state
finalmente raccolte in uno e pubblicate tutte le opere, che quasi tutte di picciola mole, e date fuori
dall'autore secondo l'opportunità del ritrovamento dei fatti, giacevano disperse e quasi sepolte per entro
a molti e giornali scientifici e volumi accademici di molti anni addietro. Del qual divisamento, dettato
dall'amor dell'Italia e delle scienze, andiamo debitori al sig. Vincenzo Antinori; ma il divisamento non
sarebbe venuto ad effetto senza la protezione onde onora tutti i buoni studj S.A.I.R. l'Arciduca d'Austria,
Gran Duca di Toscana. Imperocché la numerosa e scelta biblioteca di questo principe si è quella che ha
somministrato tutte le varie opere periodiche, da cui si è potuto ricavare il materiale della bella collezione
che abbiamo sott'occhio. Noi la percorreremo rapidissimamente, toccando alcuna delle più principali cose,
non per rammentarle a chi le sa di lunga mano, né per dichiararle a chi ne è affatto al buio; ma colla mira
se non altro di contribuire a render sempre più vivo e generale presso di noi il gusto della fisica
sperimentale. Da Galileo in poi gl'ingegni italiani mirabil prova fecero di questi studj, i quali possono dirsi
veramente solidi ed utili, come quelli dove si cammina sempre sulla via dei fatti, col modesto, ma sicuro
lume dell'induzione.
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La prima è una dissertazione epistolare, scritta in latino, diretta al padre Beccaria, piemontese, altro fra
gl'Italiani i più benemeriti della scienza elettrica. Il subbietto si è di dimostrare la forza attrattiva del fuoco
elettrico, e così al gran principio fondamentale dell'attrazione newtoniana riferire i principali e sino allora
male intesi fenomeni elettrici. Questo scritto di tanta importanza e vecchio oramai d'un mezzo secolo (18
aprile 1769), e vi si veggono per entro già sviluppati i germi della teoria che più sempre l'Autore
perfezionò; e degli altri fatti che andò via disotterrando coll'andar degli anni. L'abbate Nollet, il più insigne
fisico sperimentale che avesse a que' tempi la Francia, ragguagliato per lettere dal N.A. di ciò ch'egli
stava maturando, gli scriveva: "personne jusqu'à prèsent n'a osé l'entreprendre; il sera glorieux pour
vous de l'avoir fait avec succès" [nessuno ha mai osato farlo prima; sarebbe gloria per voi l'averlo fatto
con successo]. Pone dunque il fuoco elettrico diffuso largamente in natura per tutti i corpi, e ciascun
corpo averne secondo la capacità attraente vicendevole di esso e del fuoco. Finchè ne ha ognuno la
naturale sua porzione, stanno tutti per questo riguardo in un perfetto equilibrio. Come prima, per
qualsivoglia modo, più se ne accumuli in uno, i corpi circostanti verranno tratti ad ubbidire alla cresciuta
forza attrattiva di quell'eccesso di fuoco elettrico.
Ciò che avviene per rispetto d'un corpo elettrico in eccesso, avviene, solo che in senso inverso, d'un corpo
elettrico in difetto, a cui cioè sia stata sottratta una porzione del natural suo fluido elettrico; da che il
fluido de' circostanti corpi tenderà a lui, ed egli a quello. Ed ecco la cagione dello attrarsi effettivo ed
accorrer l'uno all'altro due corpi vicendevolmente elettrici in più ed in meno. Che se taluno dimandasse
perché non lo stesso fluido elettrico trascorra egli, mobilissimo com'è, di là dov'è eccessivo in verso dove
è difettivo, senza dar punto occasione ai movimenti dei corpi a cui tende, la cagione si è la forza coibente
dell'aria circostante, la quale malagevolmente accorda il passo, e trattiene il fluido che si sprigiona, e fa sì
che i corpi, le cui particelle sentono la forza attraente del fuoco elettrico, più presto accorrano elle a lui,
che non esso a quelle. Il perché, rarefatta al sommo l'aria nella macchina pneumatica, cessano o
scemano d'assai i movimenti elettrici de' corpi, da che il fluido passa più agevolmente di per sé ad
equilibrarsi dagli uni agli altri.
Ci ha dei corpi, che, fregati, tramandano dal loro seno il fluido elettrico; ce ne ha, che, parimente fregati, il
ricevono. Dei primi è lo zolfo, e sono anche le resine, la seta, la lana, ec., dei secondi è il vetro; quindi le
due improprie denominazioni di elettricità vitrtea e resinosa. Ma né lo zolfo e quegli altri sempre danno;
né il vetro sempre riceve, e ci ha di molte diversità giusta la diversità di circostanze anche minime. Tutti i
quali fenomeni, meglio che a niun'altra cagione sono riferibili all'attrazione. Imperocchè il fregamento non
può non indurre una mutazione, foss'anche minima, nella disposizione reciproca delle particelle del corpo,
e per conseguente una mutazione nelle forze loro attraenti per rispetto al fluido elettrico. E le diversità
stesse del fregamento, secondo che sarà fatto più coll'uno che coll'altro corpo, ovvero col corpo
medesimo ora liscio, ora aspro di superficie, o secondo che il corpo sarà battuto piuttosto che fregato, e
così si dica di tante altre diversità di circostanze benchè tenuissime, sono cose che debbono operar sì che
il corpo medesimo ora dia dal suo seno, ora riceva egli fluido elettrico, secondo che sarà variamente
sollecitato dal fregamento.
È una legge nella scienza elettrica, statuita prima di tutti da Franklin, che, accumulato il fluido elettrico
sur una faccia d'un vetro, altrettanto ne perde l'opposta faccia, e vicendevolmente. Questa legge, che
altri poi dilatò a tutti i corpi coibenti, si è appunto quella che comprende il gran fenomeno della bottiglia
di Leyden o quadrante magnetico, che torna lo stesso. Se certo era il fatto, ignote erano le cagioni, e
tutt'al più non erano state mosse che delle impotenti conghietture. L'attrazione spiegò finalmente l'oscuro
fenomeno in tutte le sue parti, e fu questo uno de' primi trionfi del genio di Volta. Quando, mediante un
conduttore, si carica di fluido elettrico la faccia d'un vetro, ne consegue uno scemare proporzionato della
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forza d'attrazione del vetro pel fluido, dovendo essa forza, che è determinata, impiegarsi contra una
indeterminata crescente quantità di fluido, la quale soprassatura, per così dire, la capacità del vetro. Ma il
fluido, del quale il vetro si sopraccarica, rimansi tutto su quella faccia che è esposta alla carica, da che il
vetro, coibente, non gli dà passaggio. Siccome però esso vetro, che è pur sempre un tutto, non può non
andar soggetto in tutte le sue parti alla soprallegata diminuzione di forza attrattiva in verso al proprio
fluido elettrico; perciò la faccia inferiore va perdendo del suo proprio, attratto dai corpi circostanti, a
misura che ne è sopraccarica la faccia superiore. Della forte esplosione poi del fluido elettrico allo aprirsi
la comunicazione tra la faccia caricata in eccesso e quella in difetto vuolsi accagionare precipuamente la
somma elasticità e tendenza all'equilibrio di esso fluido.
Il fenomeno qui sopra considerato si è ne' corpi coibenti; e a prima giunta parrebbe dovess'essere loro
peculiare ed esclusivo. Ma non è già. Perché, ove si darà il caso che un corpo deferente subisca soltanto
certa approssimazione o applicazione, come l'autore la chiama, al fuoco elettrico, da toccare quella che
dicesi atmosfera elettrica, e non però rimanervi immerso, la cosa allora tornerà la stessa come fosse un
corpo coibente. Allora scemerà anche nel deferente la forza d'attrazione che ha per la sua natural dose di
fluido, e diverrà elettrico per difetto. A questo principio si riferiscono tutti gli esperimenti registrati nella
dissertazione del Beccaria intorno all'atmosfera elettrica. Che se uno volesse pur anco vedere in questo
caso il fenomeno ultimo dell'esplosione e della scossa; tenue sì, ma pur potrà vederlo a non dubitarne.
Collocato perciò un corpo deferente ad una debita distanza dal conduttore carico, e ponendogli presso il
dito d'una mano, mentre con un dito dell'altra tenta il conduttore, da questo partirà una scintilluzza al
dito, mentre un'altra ne partirà dall'altro dito e si gitterà sul corpo deferente. Né la sensazione mancherà
di farsi sentire nelle dita almeno, e talvolta anco nelle braccia; ciò che è in diminutivo quello stesso che
accade quando si scarica la bottiglia di Leyden, ovvero il quadrante magico.
Alla spiegazione del fatto soprallegato sembra opporsi lo sperimento famoso, detto del pozzo elettrico di
Beccaria. In un cilindro metallico, discretamente alto, largo alcuni pollici, chiuso in fondo, isolato, reso
elettrico per comunicazione colla catena, s'immerga una sferetta coperta di lamina metallica, sospesa ad
un filo di seta, e le si faccia toccare il fondo del pozzo. Estrattala poscia, si troverà non dar essa alcun
segno elettrico. Ma la diversità delle circostanze salta all'occhio; e si comprende anzi non dovere la
sferetta presentar segni elettrici neppure secondo i principj del nostro Autore. Imperocchè, a questo
modo, vien essa a trovarsi circondata in ogni sua parte da un'atmosfera elettrica, dove rimansi in
equilibrio qual corpo elettrico per eccesso, senza potere scaricarsi del fluido suo proprio, come accade nel
caso della semplice applicazione di un corpo all'atmosfera elettrica di un conduttore.
Che se un corpo deferente verrà posto a contatto non già d'altro deferente, ma d'un coibente reso
elettrico per eccesso, poi ne venga rimosso e subito esplorato, offrirà segni d'elettricità negativa. La qual
cosa in sostanza torna lo stesso del caso precedente. Perché, sebbene il corpo coibente stentatamente
comunichi il proprio fluido eccessivo al deferente applicatogli, nondimeno ne comunica tanto o quanto, e
sì che in quel corpo venga a scemare dell'attrazione sua verso il proprio fluido, e ne perda. Per la stessa
ragione poi, quella cioè del distrigarsi tanto difficilmente il fluido elettrico dai corpi coibenti, accadrà che,
istituito lo sperimento precedente, ed esaminata di poi la lastra di vetro, staccato che ne sia il corpo
deferente, essa lastra dura tuttavia a dare aperti segni di elettricità per eccesso. Ed ecco la sorgente dei
fenomeni che tanta meraviglia eccitarono nei coltivatori della scienza elettrica, e a cui Beccaria si piacque
di dare il nome di elettricità vindice. Col qual nome egli intese di far comprendere che, laddove nel
combaciamento l'elettricità eccessiva del corpo coibente era rimasa distrutta, nel distacco se la
rivendicasse di bel nuovo. Ma in effetto né vi è distruzione di fluido elettrico dapprima, né riproduzione
dappoi; ma soltanto un equilibrio del fluido ridondante nel corpo coibente col difettivo del deferente. E
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che distruzione d'elettricità non ci abbia nell'atto del combaciamento, lo dimostra a chiare note la durata
stessa di quello; che tale si è appunto la proprietà dei corpi oppostamente elettrici, accorrere e aderire
l'uno all'altro. Questo difficile distrigarsi del fluido elettrico da' corpi coibenti adopera giudiziosamente il
nostro Autore a dare la spiegazione anche dell'altro curioso fenomeno delle due lastre di vetro
sovrapposte ed elettrizzate colla catena alla foggia del quadrante magico. Le quali, separate prima di
scaricarle, si trovano essere elettriche; la superiore per eccesso da ambedue le facce; l'inferiore
egualmente da ambidue elettrica per difetto. Ma basti di questa dissertazione per dimostrare il valore di
ciò che contiene, e il rinnovamento che portò a que' giorni nella scienza elettrica.
GIOVANNI RASORI, Alessandro Volta e la storia della “scienza elettrica”, in “il Conciliatore”, n 1, 3-9-1818
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