clicca qui - IMPACT proactive

Transcript

clicca qui - IMPACT proactive
27/03/2015
10:43
IlFarmacistaOnline.it
Sito Web
Le 80 Associazioni che aderiscono a Fcp chiedono "d'investire risorse negli Hospice e nelle cure domiciliari e
il superamento della frammentazione regionale" al fine di dare piena attuazione alla legge sulle cure palliative
. Moroni: "La mancata attuazione a livello regionale rende inaccessibile l'assistenza a molti malati".
L'APPELLO
27 MAR - Sono oltre 51mila le firme raccolte dalla Federazione cure palliative a sostegno dell'appello al
Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. Le 80 Associazioni che aderiscono alla Fcp con i loro 5000 volontari
avanzano alcune proposte affinché in tutte le Regioni si dia attuazione alla legge 38/2010 che garantisce ai
cittadini con una malattia incurabile l'accesso alle cure palliative. Investire risorse adeguate negli Hospice e
nelle cure domiciliari, identificando un sistema tariffario per le cure palliative, valido per tutte Regioni e
indirizzando parte dei finanziamenti già stanziati per le cure palliative allo sviluppo dell'assistenza domiciliare
E poi per Fcp occorre "superare le barriere regionali per accedere agli Hospice, alle cure domiciliari e
ambulatoriali". "In un momento di evidente scarsità di risorse - commenta Luca Moroni, Presidente di FCP diventa fondamentale un uso appropriato dei fondi pubblici. Nelle Regioni in cui si è investito nelle cure
palliative, infatti, si assiste a un rilevante risparmio sulla spesa sanitaria pubblica". "In Italia - prosegue la nota
- si contano 235 Hospice e 118 unità di cure palliative domiciliari, esiste un quadro normativo chiaro e il pieno
riconoscimento delle professionalità in campo. Eppure, a più di quattro anni dalla legge 38, solo il 30% dei
malati oncologici inguaribili accede alle cure palliative, nonostante nel 2007 il DM 43 avesse posto come
obiettivo il 65%. Inoltre solo 4 provincie (Trento, Lecco, La Spezia e Bologna) garantiscono le cure palliative a
domicilio allo standard di 14 malati ogni 10.000 abitanti. (Fonte: Osservatorio buone pratiche AGENAS, 2°
recall 2014, Rapporto al Parlamento 2014). Restano quasi completamente esclusi i bambini e i malati con
patologie evolutive non oncologiche, questi ultimi per l'OMS dovrebbero rappresentare il 60% del bisogno di
cure palliative". "La legge 38/2010 è considerata una model law a livello europeo tuttavia, la mancata
attuazione a livello regionale rende di fatto inaccessibile questa assistenza per la molti malati che ne
avrebbero bisogno" conclude Moroni.
TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 30/03/2015
36
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Legge 38. Federazione cure palliative : "Attuare la legge". Raccolte 51mila
firme a sostegno dell'appello al Ministro
28/03/2015
QN - Il Resto del Carlino
Pag. 39
(diffusione:165207, tiratura:206221)
A cinque anni dalla legge 38, molti italiani ancora non conoscono i loro diritti nella lotta al dolore e il 25 per
cento dei cittadini non fruisce della possibilità di accedere ai trattamenti contro il dolore. In Italia c'è ancora un
deficit di prescrizione e di accesso ai farmaci oppioidi, per carenze organizzative e per riluttanza da parte di
chi prescrive. A ricordarlo è Guido Fanelli, Presidente della Commissione dolore e Cure Palliative, in
occasione del convegno 'Cinque anni di Legge 38', tenutosi presso la Biblioteca del Senato a Roma.
TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 30/03/2015
17
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
I diritti dei pazienti nella lotta al dolore
28/03/2015
La Sicilia
Pag. 48
(diffusione:64550, tiratura:80914)
Nelle foto: sopra, il dott. Sergio Chisari, direttore del Centro terapia del dolore (servizio di ... paolo francesco
minissale Il dolore è il sintomo più lamentato ai medici di medicina generale e rappresenta solitamente il
primo campanello d'allarme attraverso cui il nostro corpo segnala un problema. A causa del dolore ci
rivolgiamo ai medici che definiscono la diagnosi e che impostano la terapia attivando il processo di
guarigione. Talvolta però il dolore perde la funzione protettiva di sentinella del corpo e diventa, da sintomo di
un quadro clinico, una vera malattia che limita la vita del paziente in ogni suo aspetto, lo costringe a
modificare drasticamente le proprie abitudini quotidiane causando spesso gravi difficoltà dal punto di vista
psicologico, economico e relazionale. In Europa (survey Pain Europe 2006) il 19% della popolazione adulta è
interessata dal problema del dolore cronico e, nell'ambito di questa percentuale, il 13% è affetto da dolore
moderato mentre il 6% risulta essere affetto da un dolore di grado severo. L'Italia, con una percentuale del
26% (13% moderato e 13% severo), si colloca al terzo posto, preceduta dalla Norvegia (30%) e dalla Polonia
(27%) mentre Spagna e Gran Bretagna (rispettivamente 11% e 13%) risultano le nazioni con più bassa
prevalenza. Sebbene sia evidente che nessuna fascia di età sia esente, l'età media degli individui affetti da
dolore cronico è 50 anni, con una età differente nei due sessi a vantaggio delle donne (rapporto M/F = 56/44),
con durata media della sintomatologia dolorosa di circa 7,7 anni con un 21 % dei pazienti che hanno riferito di
soffrire di dolore moderato-grave da oltre 20 anni. Nell'intervista è emerso che il 75% crede che il dolore
faccia parte della propria condizione medica, il 43% richiede aiuto come sostegno sociale e sanitario, il 36%
non riesce ad immaginarsi senza dolore, il 28% si sente solo con il proprio malessere, il 26% vorrebbe essere
considerato al centro della massima attenzione e addirittura il 16% soffre così tanto da desiderare la morte.
Per quanto riguarda il grado di soddisfazione delle cure, i dati sono poco confortanti con punte del 61% di
inadeguatezza (Danimarca e Belgio) per giungere alle migliori condizioni del 20% (Irlanda e Germania), con
una media europea di inadeguato controllo del dolore pari al 40%; l'Italia si attesta al 41%. Questi dati
coincidono con il basso utilizzo di oppiacei maggiori e adiuvanti ed uno smodato uso improprio di Fans oltre a
una bassa percentuale di pazienti (23%) che si rivolge a uno specialista determinando così la persistenza di
una delle condizioni mediche più invalidanti del continente. Approfondendo i dati emersi dall'intervista di oltre
48.000 persone, si rivela che il 30%-35% lamenta dolore da moderato a severo per patologie osteo-articolari
con punte del 70%-74% negli ultra sessantacinquenni; il dolore addominale cronico è presente nel 20%. Altra
sede molto interessata è la colonna vertebrale con dati del 30%-40% negli adulti e 27%-33% nella
popolazione pediatrica, di questi il 24% per pazienti operati per ernia discale e punte del 33% per interventi
rachidei maggiori; il 28% della popolazione giovanile è affetta da severe algie da fibromialgia con prevalenza
nel sesso femminile. Il paziente è spesso costretto a una sorta di pellegrinaggio da un ambulatorio all'altro
alla ricerca di un medico che abbia le competenze per trattare la patologia dolorosa o sappia perlomeno
dell'esistenza delle terapie mirate al dolore per effettuare un invio a un collega esperto. Se, infatti, il ministero
della Salute italiano ha reso mutuabili da alcuni anni i farmaci antidolorifici per tutti i livelli di dolore,
rivolgendosi dunque anche a chi soffre di patologie acute e croniche e non solo ai malati terminali, è anche
vero che i centri e le unità di medicina del dolore sono sporadiche realtà nel territorio, ostacolando chi ha già
spesso serie difficoltà negli spostamenti. Nell'ambito del servizio di anestesia e rianimazione del presidio
Vittorio Emanuele, diretto dal dott. Salvatore Nicosia (azienda Policlinico Vittorio Emanuele di Catania) è
operante da quasi 20 anni, un centro di Terapia del dolore che per tipologia di tecniche eseguite, competenza
specialistica e formazione è da annoverare fra i più funzionali in ambito nazionale. A dirigerlo, fin dalla sua
nascita è il dott. Sergio Chisari che - insieme coi colleghi anestesisti C. Abbattista, A. Lazzaro, C. Allegretti,
R. Rapisarda, M. Zappalà con il prezioso contributo degli infermieri professionali V. Cicolecchia, M. Indelicato,
P. Musumeci e A. Molino - quotidianamente è impegnato nella lotta contro il dolore in tutte le sue forme e
TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 30/03/2015
26
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Quando il dolore diventa cronico non è più sintomo ma malattia
28/03/2015
La Sicilia
Pag. 48
(diffusione:64550, tiratura:80914)
TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 30/03/2015
27
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
varietà cliniche raggiungendo un'attività, sia ambulatoriale sia chirurgica, di più di 8 mila prestazioni annue.
L'attività clinica del Centro, a oggi, è punto di riferimento per tanti pazienti con sindromi algiche complesse
provenienti anche da altre provincie ed è noto soprattutto per l'alta qualità delle prestazioni di tipo sia
diagnostico sia terapeutico. Il punto di forza è rappresentato dalle moderne e sofisticate tecniche chirurgiche
adottate per il dolore cronico di tipo neuropatico come l'elettromodulazione midollare e la recente
stimolazione gangliare che riesce selettivamente ad escludere le afferenze nocicettive generate in parti ben
precise del corpo (nevralgie posterpetiche o da danni post chirurgia toracica, neuropatie da altre cause, ecc).
Sempre allo scopo antalgico, in quei casi in cui non si raggiunge il risultato farmacologicamente per inevitabili
effetti collaterali da alti dosaggi o per inefficacia degli stessi, tecniche percutanee con la radiofrequenza o con
la crioanalgesia riescono dare soddisfazione al paziente agendo selettivamente sui nervi interessati
(nevralgie del trigemino, radicolopatie post interventi chirurgici vertebrali, lombalgie e lombosciatalgie non
chirurgiche, ecc). Analoghe tecniche vengono utilizzate per dolori incoercibili da cancro dove la qualità di vita
del paziente è di per sé minata dalla patologia e spesso interventi come la cordotomia, l'infusione di oppioidi
nel canale spinale o l'alcolizzazione di plessi nervosi riescono egregiamente a condurre il paziente a termine
senza dolore. Allo stato attuale la tecnologia offre valide soluzioni che in mani esperte possono essere
utilizzate per lotta contro affezioni dolorose complesse che fino a poco tempo addietro sembravano insolvibili
costringendo i pazienti a "convivere" con un nemico che giorno dopo giorno sfibra, deprime e riduce al
minimo la qualità della vita. Per informazioni. 0957436555 per prenotazioni Cup tel: 800553131 28/03/2015
29/03/2015
Il Messaggero - ed. Rieti
Pag. 42
(diffusione:210842, tiratura:295190)
SANITA'/2
La sanità che non deve correre dietro alle emergenze e che funziona ha un nome e un indirizzo, l'Hospice
San Francesco (nella foto) sulla collina che sale verso la Tavola d'Argento. In cinque anni di onoratissimo
servizio, hanno imparato a conoscerlo le famiglie dei tanti reatini arrivati «all'ultimo miglio» che nella luminosa
struttura ricavata da un vecchio padiglione dello Psichiatrico sono scivolati verso la morte con le cure e
l'assistenza del caso. L'ultima lettera di ringraziamento a primario, medici e personale è di tre giorni fa e porta
la firma di Paolo e Roberto Bellosono, i figli di Angelo, scomparso la scorsa settimana dopo una grave
malattia proprio all'Hospice: «Vorremmo rimarcate le grandi positività riscontrate nel livello di assistenza
medica che nostro padre ha ricevuto in questo periodo di malattia. Nel percorso terapeutico fatto negli ultimi
tre mesi della sua vita abbiamo avuto la fortuna di incontrare all'ospedale De Lellis diversi ottimi
professionisti. Negli ultimi giorni poi, trasferito nostro padre all'Hospice, abbiamo avuto la fortuna di venire a
contatto con una vera e propria struttura d'eccellenza. Forse. parlare di fortuna in una situazione come
questa può suonare strano, ma vi assicuriamo che i termini usati sono assolutamente congrui. La
permanenza di nostro padre è stata caratterizzata dalla grande professionalità e umanità degli operatori che
si sono prodigati per assicurargli serenità, conforto e giusto sostegno medico e di questo siamo grati
all'equipe diretta dal dottor Giorgio Amedoro. Ricevere così tanto in un momento così difficile è una cosa
importante che va rimarcata e resa pubblica».
IL PERICOLO
Rieti, nel bilancio che ovunque si sta facendo in Italia dei primi cinque anni dalla legge sulle cure palliative,
non solo c'è ma può davvero vantare livelli di grande eccellenza. Unica preoccupazione, la possibile
esternalizzazione del servizio, che doveva già partire dal gennaio 2015 e che sembra invece destinata a
slittare di qualche mese. L'intenzione, pare di capire, è quella di affidare all'esterno il servizio ma mantenendo
la supervisione in capo ai medici della Asl. Sarebbe una garanzia.
Alessandra Lancia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 30/03/2015
14
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
L' Hospice San Francesco conferma la città al top nelle cure palliative
30/03/2015
Il Fatto Quotidiano
Pag. 4
(tiratura:100000)
ROVIGO VIAGGIO NEL CENTRO DEL MINISTERO DELL ' AGRICOLTURA, UNO DEI PIÙ AVANZATI DEL
MONDO. QUI SI SELEZIONANO LE MIGLIORI SPECIE DI CANNABINOIDI CHE SARANNO UTILIZZATE
PER SCOPI TERAPEUTICI
Alessio Schiesari
Visto da fuori sembra un istituto tecnico per l ' agri coltura: quattro file di persiane rosse, due piccole serre e le
papere che attraversano il vialetto pedonale. L ' unico indizio per capire che in questo edificio c ' è la più
avanzata piantagione di cannabis d ' Europa è il grande cartello bianco che campeggia sul portone di
ingresso: " Area videosorvegliata " . Siamo al Cra-Cin di Rovigo, Centro di ricerca per le colture industriali. Un
chilometro più a sud c ' è la stazione dei treni del capoluogo, poco più a ovest l ' au tostrada. All ' interno, oltre
cinquecento piante di cannabis di un centinaio di varietà differenti. Qui, lo scorso 20 marzo, un furgoncino dell
' Esercito ha prelevato le prime 80 piante destinate allo Stabilimento farmaceutico militare di Firenze dove sta
partendo la prima produzione italiana di cannabis a scopo terapeutico. Ma quello che si produce in Toscana è
stato studiato, selezionato e coltivato a Rovigo. " Qui abbiamo gli ingegneri che da anni progettano un '
automobile, a Firenze è sorta la prima fabbrica " , spiega un funzionario del ministero dell ' Agricoltura. Quelle
piante clonate Nelle quattro stanze adibite alla coltivazione le finestre sono sbarrate, ma la luce è intensa e l '
odore inconfondibile. La filiera comincia con un cubetto di lana di roccia poco più grande di un dado: qui
vengono impiantate le talee, piccoli rami di cannabis che metteranno radici fino a diventare autosufficienti.
Per assicurare la stabilità genetica necessaria alla produzione farmaceutica, le piante non seguono il ciclo di
riproduzione naturale, ma vengono clonate. I " segreti " per una produzione perfettamente standardizzata,
requisito fondamentale per un prodotto farmaceutico, sono un ambiente sterile, 18 ore di luce al giorno,
temperatura e umidità costanti. Solo così si riescono ad assicurare fino a quattro cicli di produzione all ' anno,
equivalenti a un raccolto di 150 grammi per pianta. L ' obiettivo è massimizzare la resa con il minimo sforzo,
benché quasi tutti gli strumenti utilizzati si possano reperire in un negozio Leroy Merlin e altri siano addirittura
artigianali, come le mezze bottiglie di plastica che coprono le piante per mantenere alta l ' umidità. La
sensazione di essere in un laboratorio professionale sorge solo guardando i dodici armadi in plastica
riflettente: servono a capire quale sia la luce migliore per la crescita. Ognuno contiene una pianta e una
lampada diversa: blu, rossa, al neon e una al led capace di produrre tanta luce quanto il sole, ma senza
calore. Un campione di ogni produzione viene portato al piano inferiore, dove viene testato il contenuto di
cannabinoidi. Il risultato è una linea ondulata simile a un encefalogramma: l ' ampiezza di picchi e curve
decreterà qual è la cannabis " giusta " per alleviare il dolore, quale quella per ridurre gli spasmi muscolari.
Dimenticatevi i nomi pittoreschi e un po ' hippie sui menu dei coffee shop di Amseterdam: qui non si produce
nessuna vedova bianca, bubblegum o grandine viola. La varietà destinata a Firenze, quella che combina nel
giusto gradiente i due principi attivi curativi (il Thc responsabile dello sballo e il Cbd), si chiamerà CinRo:
Colture industriali di Rovigo. Seguiranno per altre patologie il CinBo e il CinFe, in omaggio a Bologna e
Ferrara. A selezionare ogni varietà, dopo una sperimentazione che dura più anni, è il primo ricercartore
Giampaolo Grassi. Anche lui, come i nomi della " sua " can nabis, non tradisce alcuna fascinazione
fricchettona: giacca blu, camicia e un marcato accento ferrarese. Eppure è stato lui, da quando nel 2002 ha
cominciato a condurre la sede di Rovigo, a introdurre la prima coltivazione per fini di ricerca della cannabis in
Italia. In realta si tratta di una coltura di ritorno: " Da piccolo passavo le giornate a giocare tra le piante di
canapa da fibra " . Canapa, eravamo secondi al mondo Prima di Grassi a Rovigo si studiava solo la
barbabietola da zucchero, la pianta che nell ' Ottocento aveva portato le prime industrie in Romagna e nel
basso Veneto, ma oramai in declino. Proprio la barbietola aveva soppiantato la secolare produzione di
canapa da fibra (della stessa famiglia dell ' indica, quella psicotropa, ma senza Thc) di cui l ' Italia era la
seconda produttrice al mondo e che veniva impiegata per costruire le vele delle navi. Tra le peculiarità del
TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 30/03/2015
15
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
La marijuana è made in Italy
30/03/2015
Il Fatto Quotidiano
Pag. 4
(tiratura:100000)
TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 30/03/2015
16
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
centro c ' è una banca del seme con oltre 300 varietà e 2 mila incroci. " Ogni volta che un amico va a fare un
viaggio all ' estero me ne porta uno. È legale perché non contengono Thc " . I centri come questo nel mondo
si possono contare sulle dita di una mano. Per questo, quando l ' industria farmaceutica inglese GW inizia a
sperimentare i primi farmaci a base di cannabis, il suo ricercatore va a confrontarsi con Grassi. E lo stesso
hanno provato a fare il governo uruguagio e i produttori del Colorado dopo le legalizzazioni. Eppure, nessuna
delle varietà isolate a Rovigo è stata " brevettata " . La ragione? Burocratica: " Per legge non possiamo
trasportare il materiale fino alla sede olandese " , dove ne verrebbe riconosciuta l ' unicità. Si è deciso di
produrre cannabis a Firenze perché l ' Olanda, unico paese autorizzato a esportare, è rimasta a corto della
principale varietà usata per scopi medici, il Bedrocan. I fondatori dell ' azienda omonima hanno iniziato
rifornendo i coffee shop. Oltre a sopperire in modo costante alla domanda, quando entro fine anno la
produzione a Firenze sarà a regime si potranno produrre un quintale di inflorescenze l ' anno. Nel 2014 sono
stati importati in Italia " so lamente " 25 chili, ma la lista dei pazienti in attesa è lunga e la domanda crescita.
Anche sul fronte economico si prospettano risparmi che giustificheranno il milione di euro investito nello
stabilimento fiorentino. Oggi un paziente curato con il Sativex l ' unico farmaco a base di cannabinoidi in
commercio - spende 726 euro al mese rimborsati dal servizio sanitario nazionale. I residenti nelle undici
regioni italiane che hanno recepito il decreto Balduzzi del 2013, dove è quindi possibile curarsi con i fiori di
cannabis, spendono 15 euro al grammo nelle farmacie ospedaliere. Se, come spesso accade, il prodotto non
è disponibile, possono rivolgersi alle farmacie private, dove però il prezzo sale, per un ' imposizione di legge,
fino a 35-40 euro al grammo. " Con la produzione in Italia abbiamo previsto significativi risparmi " , fa sapere l
' Agenzia industrie difesa che gestisce l ' impianto fiorentino. " Contiamo di dimezzare i costi al grammo " , gli
fa eco l ' Ufficio centrale stupefacenti. Per risparmiare però basterebbe migliorare la somministrazione. "
Conosco malati pugliesi che assumono 4 grammi al giorno perché nessuno ha loro spiegato come preparare
il decotto necessario ad assimilarla. Ai miei pazienti bastano 30 milligrammi, meno dell ' 1% " , spiega Paolo
Poli, primario dell ' Unità di terapia del dolore dell ' ospedale di Pisa. Nonostante inizialmente fosse " molto
scettico " , oggi tratta con cannabis oltre 500 pazienti affetti da varie patologie: cefalee, fibromialgia, sla,
malattie reumatiche. La lista di problemi è però lunga: farmacie ospedaliere che non predosano il prodotto
costringendo i pazienti a prenderlo a cucchiaini, medici di base che non sanno di poterla somministrare e
tempi di attesa medi di sei mesi. Per risolvere queste difficoltà il governo ha scelto Firenze. Ma dove finisce la
cannabis di Rovigo? Gli 80 chili prodotti negli ultimi mesi sono stivati dietro una porta blindata dentro a dei
sacchi neri. La legge sugli stupefacenti 309/90 darebbe la possibilità al ministero della Salute di cedere le
giacenze a farmacie e centri di ricerca, ma non è mai stato fatto. Negli ultimi due anni si è preferito spendere
600 mila euro per importare 43 chili di cannabis dall ' Olanda. Tra un paio di settimane un camion per
trasporti speciali, di quelli usati per esplosivi e materiale radioattivo, andrà a ritirare i sacchi e li porterà all '
inceneritore. Ad accompagnarlo, oltre a Grassi, ci saranno due finanzieri: la legge impone che assistano
personalmente alla distruzione. E mentre il raccolto di Rovigo andrà in fumo, migliaia di pazienti
continueranno ad aspettare che lo stabilimento di Firenze entri a regime.
30/03/2015
Il Secolo XIX
Pag. 13
(diffusione:103223, tiratura:127026)
Legge 38, diritto a non soffrire: poco conosciuta dopo cinque anni
FE. ME.
GLI ITALIANI stanno davvero vincendo il dolore "inutile"? A cinque anni dalla Legge 38, che sancisce il diritto
per tutti a non avere dolore, il bilancio è ancora fatto di luci ed ombre. Secondo una ricerca condotta dal
Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva su 46 ospedali in 15 regioni e 711 pazienti, i margini di
miglioramento sono estremamente significativi. Ad esempio in circa due casi su dieci non esiste l'area
dedicata alla valutazione del trattamento del dolore nella cartella clinica del paziente. Appare in crescita
l'attenzione a questo aspetto da parte dei sanitari, visto che nell'87,7 per cento dei casi è stata posta la
domanda al paziente sull'eventuale presenza di dolore. Rimane, però, ancora da migliorare la gestione clinica
del problema, visto che il dolore viene effettivamente misurato solo in un caso su due. Ciò che più preoccupa,
tuttavia, è la carenza di informazione dei cittadini. Solamente nel 25 per cento dei casi conoscono i loro diritti
nella lotta al dolore. Sul fronte dei trattamenti, infine, l'Italia ha ancora molta strada da fare. «L'impatto totale
degli oltre otto milioni di italiani che fanno i conti con il dolore cronico è di circa 37 miliardi di euro l'anno, vale
a dire il 2,3 per cento del Pil» ha spiegato nel corso di un convegno tenutosi a Roma Guido Fanelli,
anestesista dell'Università di Parma e presidente della Commissione Dolore e Cure Palliative del Ministero
della Salute «la spesa farmaceutica, a fronte di questi oneri totali, è una goccia nell'oceano. Spendiamo per
gli antinfiammatori, i famosi Fans, circa 280 milioni di euro l'anno, contro 180 milioni per gli oppioidi (cioè i
derivati farmacologici della sostanza), di cui poco più di 100 milioni per gli oppioidi forti. In Europa, l'Italia si
conferma agli ultimi posti per uso di oppioidi e ai primi per uso di Fans. Spendiamo per gli oppioidi 1,7 euro
per abitante l'anno a fronte dei 910 spesi in Germania».
TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 30/03/2015
21
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
L'INDAGINE
31/03/2015
Corriere del Veneto - ed. Venezia
Pag. 9
(diffusione:47960)
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
uso terapeutico, la normativa del veneto
Cannabis, i limiti della regione sono arbitrari
Nel 1937 iniziò negli USA una crociata contro la cannabis con il Marijuana Tax Act firmato da Roosvelt; essa
fu poi artatamente demonizzata (soprannominandola «erba del diavolo» per una millantata relazione tra il suo
uso e crimini violenti) con lo scopo di distruggere la coltivazione della canapa per proteggere dalla
concorrenza l'industria del nylon e della carta. La cannabis fu dunque inserita tra le sostanze proibite per
ragioni indipendenti da quelle farmacologiche e tossicologiche. Più in generale, si deve osservare che il
concetto stesso di droga, al di fuori dell'ambito farmacologico e antropologico, presenta connotazioni
convenzionali e pregiudiziali, e va quindi riconsiderato dalle sue fondamenta. Infatti qualsiasi principio attivo
ha un complesso di effetti, in parte utili e in parte dannosi (come già affermava saggiamente Paracelso, la
differenza tra farmaco e veleno è solo nella dose) dipendenti da dosaggio, indicazioni, effetti desiderati e
indesiderati e dal contesto. Le sostanze psicotrope sono molto eterogenee per farmacologia ed effetti, mentre
le leggi antidroga fanno proverbialmente di tutte le erbe un fascio (trattandosi in gran parte di principi di
origine vegetale). Infine gli effetti negativi non sono proprietà delle piante, ma un problema di conoscenza e di
corretto impiego. Per quanto riguarda la cannabis, la ricerca scientifica ha dimostrato straordinarie proprietà
farmacologiche e applicazioni cliniche molto interessanti di alcuni dei suoi principi attivi. I recettori per i
cannabinoidi sono distribuiti in diverse aree cerebrali, connesse con l'attività motoria, la coordinazione dei
movimenti, la memoria, il dolore, il pensiero e l'affettività, ma anche nelle cellule immunitarie e nei tessuti
periferici, dove sono in grado di modulare l'infiammazione e l'immunosoppressione. Nel loro complesso i
cannabinoidi si sono dimostrati efficaci per il trattamento di nausea e vomito da chemioterapia, anoressia
nell'AIDS, dolore cronico intrattabile di diversa origine e spasticità da sclerosi multipla, con effetti indesiderati
generalmente non severi. Infine alcuni recenti studi sperimentali suggeriscono un ruolo degli
endocannabinoidi nello sviluppo del sistema nervoso centrale e nell'inibizione della crescita di tumori cerebrali
nei modelli animali di glioma, dove sembrano agire in sinergia con alcuni chemioterapici. L'aspetto più grave
delle leggi antidroga del secolo scorso è la loro indebita interferenza con la scienza medica, cosa che ha
creato danni e sofferenze incalcolabili: è stato infatti impedito lo studio scientifico di molte sostanze
psicotrope e ritardato la conoscenza della loro farmacologia. Il problema è molto serio, se si pensa alle
conseguenze di un inadeguato trattamento del dolore cronico severo, come quello da cancro: chiunque ne
impedisca la cura si trasforma inconsapevolmente in una sorta di torturatore passivo. È dunque
indispensabile che leggi e regolamenti siano rigorosamente coerenti con le conoscenze scientifiche e con
una ponderata riflessione bioetica. Purtroppo la recente Deliberazione della Giunta Regionale n. 2526
23/12/2014 limita le indicazioni terapeutiche della cannabis in modo arbitrario, scientificamente ed eticamente
inammissibile, e smentisce lo spirito della stessa Legge Regionale n. 38 28/9/2012, della quale norma
l'applicazione. È inoltre incompatibile con le recenti dichiarazioni in materia del Ministro della Sanità, con la
normativa adottata dalla Regione Toscana e con il nuovo progetto interministeriale per la produzione
nazionale della cannabis terapeutica. È dunque indispensabile una sua radicale e urgente revisione da parte
delle Autorità Regionali per rendere possibile la prescrizione della cannabis secondo i migliori criteri di
scienza e coscienza. * Professore di Anestesiologia e Rianimazione, Università di Padova
TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 31/03/2015
7
31/03/2015
Gazzetta di Reggio
Pag. 3
(diffusione:13244, tiratura:16908)
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
L'assistenza domiciliare? Un pool di specialisti h24 Il direttore generale dell'Azienda Usl Fausto Nicolini
commenta i dati della ricerca che ci colloca al top nel panorama della sanità nazionale
L'assistenza domiciliare? Un pool di specialisti h24
L'assistenza domiciliare?
Un pool di specialisti h24
Il direttore generale dell'Azienda Usl Fausto Nicolini commenta i dati
della ricerca che ci colloca al top nel panorama della sanità nazionale
di Massimo Sesena wREGGIO EMILIA «Se oggi potessi disporre di risorse aggiuntive le metterei senza
esitare sul sistema integrato di assistenza domiciliare». Così il direttore generale dell'Azienda Usl Fausto
Nicolini, commentando - assieme al direttore infermieristico e tecnico dell'Ausl, Sandra Coriani i risultati
dell'Osservatorio nazionale sulla Salute nelle Regioni italiane, che proprio sul versante dell'assistenza
domiciliare collocano l'Emilia Romagna al top: 11,94 pazienti assistiti a domicilio per 100.000 abitanti contro
un tasso medio in Italia di 4,29 per 100.000. Dottor Nicolini, da cosa nasce questa determinazione, ancorché
ipotetica? Dopotutto la ricerca significa che state già lavorando bene... «Il problema è che sappiamo come va
a finire: conosciamo i dati sui cambiamenti demografici che si verificheranno nei prossimi anni, con il
progressivo allungamento della prospettiva di vita e, di conseguenza, l'aumento di popolazione anziana. E
l'invecchiamento, a sua volta, porta con sè fattori su cui i nostri servizi, e quando dico nostri intendo non solo
quelli dell'Ausl,. ma anche i servizi sociali territoriali, sono chiamati a confrontarsi». Di quali fattori parliamo?
«La cronicità delle malattie, innanzi tutto. I malati cronici non posso essere ricoverati in ospedale se non
quando le malattie di cui soffrono si riacutizzano o danno origine ad altre malattie in fase acuta. Poi, altro
aspetto che ovviamente chiama in causa l'assistenza di tipo domiciliare è quello della non autosufficienza,
che può essere parziale o totale e che ancora una volta richiede gli sforzi congiunti di un team
multiprofessionale come è quello che sta alla base del nostro sistema. Infine, dobbiamo fare i conti con la
fragilità». Di cosa stiamo parlando? «Stiamo parlando di persone che, nonostante non siano malate, vivono
magari da sole e diventano un problema socio-sanitario. Da qui l'importanza di un approccio che coinvolga
più professionalità». Quali sono queste professionalità? Come si compone il team multidisciplinare della
cosiddetta Assistenza domiciliare integrata? «In campo ci sono, per tutti i sei distretti, 124 infermieri. Una
dotazione che negli ultimi quattro anni è cresciuta, dal momento che nel 2011 erano 111. A loro si
aggiungono i 335 medici di medicina generale, tutti coinvolti in questo progetto. Sono in gran parte il primo
punto di riferimento a cui si rivolge la famiglia del paziente. Nella nostra provincia, questo team può essere
integrato, qualora sia necessario anche da professionisti ospedalieri, ad esempio i medici pneumologi che
intervengono per controllare o regolare le cure che vengono somministrate, ad esempio, a coloro che non
respirano autonomamente. Quando pensiamo all'assistenza domiciliare dobbiamo inoltre considerare che tra
i pazienti assistiti ci sono anche quelli più gravi, come i malati di Sla e tutti quelli completamente costretti a
letto». Un sistema che funziona, come certifica l'osservatorio dell'Università cattolica... «Quello della
assistenza domiciliare è, in effetti, il settore in cui riceviamo più elogi. Ma non solo: è anche quello in cui i
familiari dei pazienti interagiscono con noi, segnalandoci i problemi e le criticità che sorgono. E questo ci
permette di migliorare il livello di assistenza, che adesso copre tutte le 24 ore. E, in passato, era proprio
quello uno degli aspetti più critici». In che senso? «Spesso accadeva che i familiari di un paziente ci
contattassero per evidenziare la bontà del nostro servizio durante il giorno, evidenziando tuttavia come, la
notte, la situazione cambiasse drasticamente. Perché magari il paziente veniva portato al pronto soccorso
dell'ospedale cittadino dove, non era conosciuto dal punto di vista clinico. E questo, oltre all'attesa, creava
ulteriori disagi. Per questo abbiamo creato una rete d'intevento h24 che partendo dal servizio di continuità
assistenziale, ovvero la cosiddetta Guardia medica, passi per l'infermiere fino al medico palliativista. Un
meccanismo reso possibile soltanto dalla condivisione delle informazioni. Per questo ogni persona assistita a
domicilio ha una propria cartella clinica, consultabile e aggiornabile da tutti i componenti del pool
TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 31/03/2015
8
31/03/2015
Gazzetta di Reggio
Pag. 3
(diffusione:13244, tiratura:16908)
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
multidisciplinare». Che ruolo hanno nell'assistenza domiciliari le cure palliative? «Un ruolo assolutamente
rilevante. A questo scopo operano sul territorio e negli ospedali i medici palliativisti. E alle cure palliative è
improntata l'attività dei due Hospice presenti sul territorio provinciale, l'Hospice Madonna dell'Uliveto e l'
Hospice creato all'interno dell'ospedale di Guastalla. Sulla medicina palliativa, in questi anni l'Ausl ha fatto un
importante investimento, coinvolgendo soprattutto i medici di medicina generale». massimosesena
©RIPRODUZIONE RISERVATA
TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 31/03/2015
9
31/03/2015
La Nuova Sardegna
Pag. 28
(diffusione:59819, tiratura:72030)
Terapie appropriate per chi sta soffrendo
Terapie appropriate per chi sta soffrendo
Si è svolto a Nulvi un convegno sulle cure palliative: operatori a confronto sull'assistenza domiciliare
PLOAGHE Si è tenuto sabato a Ploaghe il convegno sulle cure palliative "Non lasciamoci soli... Un universo
sconosciuto: le cure palliative", promosso dall'associazione "Amici di Gianni Brundu" di Siligo e patrocinato
dal Comune di Ploaghe con il contributo della "Croce Gialla" e dell'associazione "Carnevale Ploaghese".
Davanti a una sala gremita un gruppo di esperti tra medici, infermieri e operatori sociosanitari si sono
confrontati sul tema delle cure palliative ovvero l'insieme degli interventi terapeutici, diagnostici e assistenziali
rivolti sia alla persona malata sia al suo nucleo familiare e finalizzati alla cura attiva e totale dei pazienti la cui
malattia non risponde più a trattamenti specifici. Ad aprire la discussione, in qualità di moderatrice, è stata
Giusi Sechi che ha evidenziato l'importanza del tema oggetto del convegno, facendo riferimento anche al
ruolo dell'associazionismo. Nei loro interventi il sindaco di Ploaghe Francesco Baule si è soffermato sulla
necessità che le istituzioni collaborino sinergicamente perché l'assistenza sia un diritto universale e il
commissario straordinario della Asl Agostino Sussarellu si è impegnato a lavorare verso la piena attuazione
della legge 30/2010 che prevede per la persona che soffre la garanzia di percorsi di cure palliative, terapie
del dolore e assistenza domiciliare intraprendendo un percorso individuale di cura. Poi Chiara Musio ha
spiegato il ruolo del medico di medicina generale nell'ambito delle cure palliative, figura con il quale il
paziente si relaziona e con il quale pianifica la terapia e l'intervento di un servizio specializzato. Giuseppe
Profili ha relazionato invece sullo stato dell'arte delle cure domiciliari, in particolare nei pazienti affetti da Sla,
snocciolando numeri e attività che svolge il team di esperti. Antonio Pazzola, primario di oncologia medica, ha
illustrato cause, diagnosi e trattamento dei tumori e le modalità di approccio e lotta alla malattia attraverso la
"Simultaneos Care", l'integrazione tra terapie oncologiche e cure palliative. Il ruolo del volontario come
sostegno al paziente e alla famiglia è stato illustrato da don Luca Collu, parroco di Siligo che ha invitato tutti a
riflettere e mettersi a disposizione del prossimo. Sonia Desiderio, Giandomenico Congiu e Gino Macaluso
hanno invece raccontato il ruolo dell'infermiere sia in ambito ospedaliero che a domicilio mentre Daniela
Serra il ruolo dell'operatore sociosanitario nelle cure palliative, argomento che ha suscitato molto interesse,
considerato che tale figura professionale solo da pochi anni opera in questi contesti. A chiudere i lavori del
convegno è stata la presidente dell'associazione "Amici di Gianni Brundu" Angela Atzori che ha voluto
richiamare due concetti fondamentali: l'umanizzazione e la centralità del malato, sottolineando che purtroppo
non sempre tali concetti trovano riscontro nel quotidiano. Mauro Tedde
TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 31/03/2015
12
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Terapie appropriate per chi sta soffrendo Si è svolto a Nulvi un convegno sulle cure palliative : operatori a
confronto sull'assistenza domiciliare
31/03/2015
La Nuova Venezia
Pag. 39
(diffusione:12660, tiratura:84000)
Lotta contro il dolore le scoperte di Santello
Lotta contro il dolore
le scoperte di Santello
Mira. Il ricercatore lavora al dipartimento di Biologia dell'università di Berna
«Trovata una proteina difettosa nei neuroni di un'area della corteccia cerebrale»
MIRA Un giovane ricercatore di Mira in prima linea nella lotta al dolore cronico. Il ricercatore, che ora ha
fama a livello mondiale è Mirko Santello 33 anni che lavora al Dipartimento di Biologia cellulare dell'Università
di Berna. Santello lavora per un gruppo di ricerca svizzero che ha scoperto un'alterazione in un'area del
cervello che amplifica la percezione del dolore e, visto che ripristinando il corretto funzionamento di detta
area il dolore si "spegne". La notizia della nuova potenziale via di cura al dolore cronico è stata pubblicata
qualche giorno fa sulla rivista Neuron da Mirko Santello e dal suo collega Thomas Nevian. Il dolore cronico è
un problema molto diffuso che peggiora la qualità di vita: quasi un adulto su cinque (19%) ne soffre in
Europa. A oggi non esistono ancora terapie del tutto efficaci contro il dolore cronico. «Quello scoperto»,
spiega Santello, «è un meccanismo chiave nello sviluppo del dolore cronico: abbiamo trovato una proteina
"difettosa" nei neuroni di un'area importante nella percezione del dolore (la corteccia cingolata anteriore, ndr)
e visto che tale difetto porta all'aumento dell'eccitabilità di quest'area e quindi all'aumento della sensibilità al
dolore». Mirko Santello risiede con i genitori in via Bernini a Mira Porte e, anche se ora vive in Svizzera, ha
mosso i primi passi in Italia e in Veneto. Si è laureato a Padova in Biologia molecolare. Dell'università e della
scuola ha tanti bei ricordi. «Con i compagni e i professori italiani mi sono sempre trovato benissimo», ha detto
qualche anno fa quando il Comune di Mira gli conferì un riconoscimento, «e in Italia conto di tornarci il prima
possibile. Certo che, però, seguirò le direttive e le opportunità che mi offrirà il campo della ricerca. In Svizzera
poi le remunerazioni sono più alte di quelle che esistono in Italia». Il team di cui fa parte Santello aveva già
pubblicato diversi risultati sulla rivista scientifica Neuron, ha scoperto come la molecola Tnf giocasse un ruolo
chiave nel funzionamento normale dell'ippocampo, un'area cerebrale fondamentale per i processi di memoria
. Santello non si è mai definito un cervello in fuga. Il ricercatore ha sempre ricordato come «esistono anche in
Italia centri di ricerca specializzati di grandissimo livello. Mancano però quegli investimenti che permettono a
stati come la Germania o la Svizzera di destinare alla ricerca tanti fondi». L'Italia destina poco più dell'1 per
cento del Pil, la Germania oltre il 4 per cento. Alessandro Abbadir ©RIPRODUZIONE RISERVATA
TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 31/03/2015
13
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Lotta contro il dolore le scoperte di Santello Mira. Il ricercatore lavora al dipartimento di Biologia dell'università
di Berna «Trovata una proteina difettosa nei neuroni di un'area della corteccia cerebrale»
01/04/2015
Corriere della Sera - ed. Milano
Pag. 6
(diffusione:619980, tiratura:779916)
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Succede a Giovanna Cavazzoni
Cure palliative : l'associazione Vidas cambia presidente Arriva de Bortoli
Sarà Ferruccio de Bortoli, direttore del Corriere della Sera , il nuovo presidente di Vidas. Lo ha stabilito ieri,
all'unanimità, il consiglio direttivo dell'associazione che si è riunita insieme alla Fondazione presieduta da
Mario Usellini. «Non si tratta di problemi di salute - spiega Giovanna Cavazzoni, fondatrice e dal 1995
presidente dell'organizzazione che in 33 anni ha garantito assistenza socio sanitaria gratuita a 29 mila malati
terminali - ma di età e consapevolezza. Passare il testimone a chi è più giovane e di elevata statura, si
tradurrà in nuovi orientamenti del cammino Vidas. Ringrazio fin d'ora Ferruccio de Bortoli, nostro consigliere
da 10 anni, che ha accettato di assumersi questa responsabilità e saprà viverla con l'impegno che tutti
conosciamo». Commenta il neopresidente: «È un grande onore e una forte responsabilità succedere a
Giovanna Cavazzoni che Vidas ha fondato e sviluppato in questi anni. So che Giovanna continuerà a dare il
suo contributo nelle forme che sceglierà. È l'anima di Vidas e tale resterà. Con il nostro infinito
ringraziamento».
Giovanna Cavazzoni ha deciso di tornare consigliera: «La carica di presidente onorario o emerito non mi
piaceva», dice la fondatrice dell'impresa sociale che assiste gratuitamente a domicilio e nell'hospice Casa
Vidas oltre 1.600 persone all'anno. Erano 20 nel 1982.
TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 01/04/2015
7
02/04/2015
Avvenire
Pag. 16
(diffusione:105812, tiratura:151233)
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Il ministro Lorenzin: il «fine vita» è materia che spetta al Parlamento
La complessità e la delicatezza della materia del fine vita mi inducono a ritenere senza alcuna riserva che la
tematica sia di esclusiva prerogativa parlamentare; e come tale necessiti di un approfondito confronto e
dibattito in Parlamento». L'ha affermato il ministro della Salute Beatrice Lorenzin rispondendo ieri a
un'interrogazione alla Camera. Lorenzin ha ricordato che il Ministero «svolge una continua funzione di
monitoraggio e coordinamento per garantire su tutto il territorio l'attuazione della legge 38 del 2010 per
l'accesso alle cure palliative» che sono «rivolte alla rimozione di quegli ostacoli, primo fra tutti il dolore, che
impediscono la piena realizzazione della persona fino al confine ultimo della vita». Nei nuovi Livelli essenziali
di assistenza (Lea) all'esame delle Regioni è «prevista l'assistenza nella fase terminale della vita, garantendo
prestazioni specialistiche, diagnostiche, riabilitative, nutrizione artificiale, prestazioni sociali e di sostegno
spirituale».
TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 02/04/2015
5
02/04/2015
Il Mattino
Pag. 1.32
(diffusione:79573, tiratura:108314)
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Cure palliative , nasce la rete tra ospedali e ambulatori
La Rete regionale di Terapia del dolore da ora è legge. Un traguardo fondamentale per migliaia di cittadini
campani affetti da tumori e da malattie degenerative che non saranno costretti a convivere con la sofferenza
fisica e potranno migliorare la qualità della propria vita. Ad annunciare che è stato firmato il decreto che
individua i nodi della rete, i requisiti, i compiti e le funzioni, avvalendosi del contributo del Coordinamento
regionale di Terapia del dolore e di altri specifici esperti è stata ieri Flora Beneduce, consigliere regionale
della Campania e componente della Commissione permanente Sanità e Sicurezza sociale e vice presidente
Commissione Affari istituzionali.
«Stefano Caldoro, ancora una volta, ha considerato prioritaria la Sanità e, in particolare, la dignità del
malato» ha commentato l'onorevole Beneduce. E ha aggiunto: «Il testo prevede che venga sviluppato il
sistema informativo di Terapia del dolore, a partire dai flussi informativi dedicati alle cure palliative e alla
specialistica ambulatoriale e farmaceutica. Inoltre, viene definito un piano di monitoraggio delle attività
erogate dai centri Hub & Spoke dal quale si evidenziano il volume di attività e la tipologia».
«Il decreto stabilisce anche la formulazione di prescrizioni ed indicazioni per ciascuna azienda sanitaria
locale, in modo da completare l'assetto della rete di terapia del dolore implementando gli spoke» precisa
Beneduce. E conclude: «Infine, le singole aziende sono chiamate a stilare un piano di formazione degli
operatori dedicati o da destinare a tali attività».
Sul fronte della terapia del dolore un centro di eccellenza in Campania è rappresentato dall'ospedale civile di
Giugliano che assiste centinaia e centinaia di pazienti, soprattutto oncologici. Ne parla il direttore sanitario
Anna Punzo: «Trattiamo soprattutto pazienti con dolore oncologico, ma anche pazienti con dolore in
generale. Per esempio quello articolare. Siamo all'avanguardia, per esempio, nel posizionare i neuro
stimolatori. Grazie al lavoro senza sosta del responsabile di medicina del dolore Piero Vassetti e dei suoi
anestesistti, che peraltro prestano la loro attività anche in rianimazione per carenza di personale, riusciamo
ad alleviare le pene di un esercito di ammalati che arrivano nel nostro ospedale provenienti da tutta la
regione».
Nel reparto diretto da Vassetti presta servizio anche un neurochirurgo. E c'è anche una struttura dedicata alle
cure palliative di retta da Antonio Tomasello.
m.l.p.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 02/04/2015
7