In Veneto, cannabis terapeutica per una sola

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In Veneto, cannabis terapeutica per una sola
18/02/2015
Corriere.it
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Salute
Assieme alla Toscana e alla Liguria, il Veneto è stata tra le prime regioni a dare attuazione concreta al
«decreto Turco» del 2007 che ha riconosciuto l'utilizzo terapeutico del principale principio attivo della
cannabis, il THC, e di due medicinali cannabinoidi di origine sintetica. Nel 2013, con il «decreto Balduzzi» si
sono ammessi anche i cannabinoidi a base naturale (sostanze vegetali, estratti e tinture), che possono quindi
essere utilizzati come materia prima per l'allestimento di preparazioni magistrali da parte del farmacista su
prescrizione medica. Ora però, la Giunta regionale ha approvato i decreti attuativi della legge del 28
settembre 2012 e sono emerse nel testo alcune "sorprese" che hanno gettato nello sgomento i pazienti e
hanno spinto una ventina tra associazioni attiviste nel campo della cannabis terapeutica, medici e specialisti
italiani ed europei a lanciare un appello perché la delibera di giunta venga corretta.Scrivono i firmatari del
documento:«Ha avuto vasta risonanza negli ultimi giorni la notizia che la regione Toscana ha introdotto,
prima in Italia, la rimborsabilità dei farmaci derivati dalla cannabis. La legge regionale, promulgata due anni
fa, ha ottenuto le delibere attuative che non prevedono limiti né sul tipo di patologie né sul per quanto
riguarda la specializzazione del medico che prescrive. Ogni specialista, cioè, può decidere "in scienza e
coscienza" se il suo paziente può essere curato con questi farmaci. Successivamente anche il medico di
famiglia potrà continuare la prescrizione. Tale legge è stata accolta con grande soddisfazione sia dai medici
che si interessano di questo tipo di terapia, sia dal mondo dei malati, in quanto mette a disposizione di chi
soffre un ulteriore strumento di lotta al dolore».E in Veneto cosa succede? «Abbiamo saputo solo in maniera
fortuita e per vie traverse che una "commissione tecnica", non si sa bene da chi composta, ha stabilito le
modalità attuative, subito recepite dalla Regione - sottolineano gli autori dell'appello -. Ebbene, le regole
prevedono la rimborsabilità esclusivamente "per gli spasmi da lesione del midollo, solo dopo aver provato tutti
gli altri possibili farmaci, e solo su prescrizione di specialisti neurologi identificati!". Non a caso la delibera
prevede che il provvedimento riguarderà solo una trentina di pazienti! Sono stati lasciati fuori tutti i malati con
dolore neuropatico, con nausea e vomito da chemioterapia, con AIDS, con fibromialgia, con epilessia
farmaco-resistente, e con tutte quelle patologie che potenzialmente possono rispondere ai cannabinoidi. Una
decisione presa senza consultare le associazioni di medici e pazienti che della legge si erano fatte promotrici,
e che ne tradisce completamente lo spirito. Non sono state nemmeno sentite le società scientifiche che si
occupano di tali malattie: è paradossale che il 12 e 13 gennaio scorso si sia svolto a Venezia l'annuale
congresso di neuro- modulazione del dolore, ove una sessione è stata dedicata ai farmaci cannabinoidi, e
nessuno degli specialisti presenti ne era al corrente! Una decisione basata su una rassegna della letteratura
medica, tralasciando dati fondamentali, quali le linee guida europee sul dolore neuropatico, o recentissimi
lavori internazionali (es. Boychuk DG et al, J Oral Facial Pain Headache 2015, Kahan M et al, Can Fam
Physician 2014, Moulin DE et al, Pain Res Manag 2014). Non si è tenuto conto delle esperienze ormai
maturate anche in Italia, ad esempio presso il centro di Terapia del dolore di Pisa, ove in poco più di un anno
sono stati trattati circa cinquecento malati, con cefalea, fibromialgia, insonnia senile e altre
patologie».L'appello fa presente altre incongruenze della decisione di Giunta. «Non è stato tenuto in
considerazione nemmeno il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, che recentemente ha affermato: "È la
risposta ai pazienti con patologie gravi come Sla, sindrome di Tourette e sclerosi multipla". Il sito del Ministero
ricorda ancora che tali farmaci verranno impiegati nella terapia del dolore: ma un altro paradosso sarà che un
medico veneto di un centro di terapia del dolore potrà, ad esempio ad un paziente con dolore neuropatico,
inserire sotto la pelle con un intervento chirurgico uno stimolatore in grado di dare impulsi elettrici
direttamente al midollo spinale, con una procedura invasiva, non scevra di complicanze ed effetti collaterali, e
peraltro molto costosa, ma rimborsata dalla regione, mentre allo stesso paziente un estratto di cannabis non
sarà concesso (a meno che il malato non se lo paghi). Si dirà che si è voluto ottemperare le regole di
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«In Veneto, cannabis terapeutica per una sola patologia, a 30 pazienti»
18/02/2015
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farmaco-economia; cioè, in pratica, che si è voluto risparmiare. Allora lo si dica chiaramente, senza addurre
come scusante qualche lavoro scientifico. Perché tanto valeva utilizzare criteri come la dichiarazione dei
redditi dei malati. Malati che si vedranno negare un farmaco, che qualche altro malato a centotrenta
chilometri di distanza potrà ricevere senza problemi. Auspichiamo quindi che si corregga immediatamente
questa delibera, la cui introduzione appare intollerabile: perché "nulla è così facilmente sopportabile come il
dolore degli altri"».
21/02/2015
ANSA
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(ANSA) - PARMA, 21 FEB - E' stato presentato a Parma il primo Centro di riferimento individuato per l'EmiliaRomagna per la Terapia del Dolore. Il Centro dell'unità operativa di 2/a anestesia e rianimazione
dell'ospedale Maggiore di Parma, recentemente ristrutturato e ampliato, con 6 ambulatori, 6 posti letti e 2 sale
operatorie, risponde ai requisiti della legge 38, garantendo l'accesso a cure palliative e terapia del dolore da
parte del malato, nell'ambito dei livelli essenziali di assistenza. "Il nostro - spiega il dg dell'Azienda
Ospedaliero Universitaria di Parma, Leonida Grisendi - è stato il primo, e per ora l'unico, Centro Hub
individuato dalla Regione Emilia Romagna, punto di riferimento per un'area vasta di circa 2 milioni di abitanti.
Una scelta maturata per gli anni di competenza ed esperienza di struttura specialistica di secondo livello, che
premia il lavoro clinico-assistenziale e di ricerca dei nostri professionisti". "L'Hub - precisa Guido Fanelli,
direttore della struttura e presidente della Commissione ministeriale per l'attuazione della legge 38 - con oltre
16.000 prestazioni erogate ogni anno ha al proprio attivo numeri che testimoniano la grande mole di lavoro
svolta quotidianamente. A questo si aggiunge una feconda attività di ricerca, il cui valore è stato
recentemente attestato dall'assegnazione di fondi da parte della Commissione Europea per uno specifico
progetto di ricerca farmaco-genomica condotto sui dolori alla schiena, nell'ambito del Seven Fraimwork
Program for Research". "L'Università di Parma - conclude Fanelli - è stata la prima nell'anno accademico
2012-2013 ad istituire il Master di secondo livello di alta formazione e qualificazione in terapia del dolore e
cure palliative. Ogni anno diplomiamo 20 medici con competenze professionali specifiche, proprio per
un'adeguata gestione del dolore cronico, in base ai principi della legge 38". (ANSA).
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A Parma hub regionale per terapia dolore
22/02/2015
Avvenire - Ed. bologna - bologna sette
Pag. 7
(diffusione:105812, tiratura:151233)
Da Ant, Federconsumatori e Impact Proactive un «Vademecum sul dolore
»
Per rendere più informati i cittadini sugli strumenti legislativi e medici per combattere il dolore,
Federconsumatori, con Fondazione Ant Italia Onlus e Impact Proactive e col patrocinio del ministero della
Salute, ha lanciato una capillare campagna nazionale di sensibilizzazione su tale tematica. Dall'impegno
congiunto dei tre enti è nato un apposito «Vademecum sul dolore», esaustivo e di facile consultazione, per
informare il più ampio numero possibile di cittadini: per poter riconoscere il dolore e saper valutare i propri
sintomi, per conoscere i farmaci, ma soprattutto per sapere a chi rivolgersi e dove sono ubicati i centri di
terapia del dolore e di cure palliative. Il Vademecum, accompagnato da una locandina, sarà a disposizione
dei cittadini negli oltre 1000 sportelli Federconsumatori e nelle 120 delegazioni Ant sul territorio nazionale e
sarà distribuito ai partner coinvolti (e scaricabile dai siti di Federconsumatori, Ant e Impact Proactive). A due
mesi dal lancio della campagna sarà diffuso un questionario per cogliere le reali esigenze del cittadino. I
risultati saranno analizzati in un Workshop che si terrà a Firenze nel prossimo mese di giugno.
TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 23/02/2015
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informazione.
22/02/2015
La Gazzetta di Parma
Pag. 13
(diffusione:42090, tiratura:51160)
La «guerra» al dolore inizia da Parma
Inaugurato all'ospedale il maggior centro regionale: sei posti letto, due sale operatorie
Monica Tiezzi II Il 26% degli italiani (uno su quattro) soffre di dolore cronico. Mal di schiena, dolore
osteoarticolare e neuropatico sono i più comuni. Ma di terapie del dolore hanno bisogno anche i malati di
tumore e, ad esempio, i bambini che soffrono di spina bifida. A lungo il dolore è stato considerato un aspetto
ineludibile di malattie e terapie. Oggi - anche grazie alla legge 38 del 2010 sulle cure palliative e la terapia del
dolore - è cresciuta una rete territoriale che vede l'Emilia Romagna fra le regioni leader. Con l'inaugurazione,
ieri al secondo piano del monoblocco dell'ospedale Maggiore, del Centro di terapia del dolore, inserito nel
secondo reparto di Anestesia e rianimazione, Parma diventa capofila della «lotta al dolore» in regione. Il
centro è infatti uno dei due principali in regione (l'altro sarà in Romagna), con l'ambizione - in parte già
realizzata - di diventare anche punto di riferimento nazionale: un bacino di circa due milioni e mezzo di
abitanti (come ha ricordato il direttore del Maggiore Leonida Grisendi) e 16 mila prestazioni l'anno, «numeri
che testimoniano la grande mole di lavoro - dice Guido Fanelli, direttore della Seconda anestesia e
rianimazione e presidente della commissione ministeriale per l ' attuazione della legge 38 - A questo si
aggiunge un'attività di ricerca, il cui valore è stato recentemente attestato dall ' asse gnazione di fondi dalla
Commissione europea per un progetto di ricerca farmaco-genomica contro il mal di schiena». Il nuovo centro
del dolore (entrato in realtà in funzione a settembre) può contare su sei posti letto, dislocati in tre camere
doppie, due sale d'attesa, sei ambulatori e due sale operatorie, dove si svolgono interventi di vario tipo:
terapia percutanea, interventistica con ecografia, pompe infusionali. Il 60% degli interventi è ambulatoriale, il
30% in regime di day hospital, il restante 10% richiede una o due notti di degenza. «Abbiamo fatto tanta
strada rispetto a 30 anni fa, quando iniziammo in una stanza al Padiglione Barbieri. Oggi la lista d'attesa è
stata abbattuta da 90 a 18 giorni, ed è stata creata una rete di collaborazione importante con gli specialisti
ospedalieri e i medici di medicina generale. La presa in carico del paziente continua così nel territorio e grazie
a periodici controlli nel centro», dice Fanelli. Il centro è stato intitolato a Marco Berti, medico, anestesista e
terapista del dolore dell ' Azien da Ospedaliero-Universitaria, scomparso a soli 53 anni il maggio dello scorso
anno. La moglie Cristina Lecci (caposala al Maggiore) svelando la targa di intitolazione è riuscita a dire, con
la voce rotta dall'emozione: «Marco ne sarebbe felice». «Questo luogo - ha aggiunto Fanelli in ricordo del
collega - le cui fondamenta sono la cura e la ricerca contro il dolore, trae ispirazione dal suo sapere e dalla
sua umanità. Marco è stato il motore di molte cose successe qui negli ultimi dieci anni». Presenti
all'inaugurazione i parlamentari Patrizia Maestri e Giorgio Pagliari, il presidente del consiglio comunale Marco
Vagnozzi, Gian Paolo Ceda, presidente del corso di laurea in Medicina e chirurgia, primari e dirigenti
ospedalieri del Maggiore, con rappresentanti di Provincia e Ausl. Tutti concordi nel ribadire che, oltre ai locali
e alle attrezzature, il centro vive della professionalità, umanità e disponibilità dimostrata da medici ed
infermieri. «La nostra risorsa principale - ha concluso Grisendi, che lascerà la guida del Maggiore fra una
settimana - sono le persone». u Taglio del nastro Fanelli (a sinistra) e Grisendi inaugurano il centro. Qui
sopra Cristina Lecci, vedova di Marco Berti, davanti alla targa che ricorda il marito. Sotto, alcuni locali.
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l'anno
i medici specialisti
mila all'anno
i centri di primo livello per la cura del dolore in regione. Quelli di secondo livello sono due. Uno è, da
novembre scorso, quello del Maggiore. L'altro sarà in Romagna, sede ancora da stabilire in terapia del dolore
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SALUTE BACINO D'UTENZA DA DUE MILIONI E MEZZO
22/02/2015
La Gazzetta di Parma
Pag. 13
(diffusione:42090, tiratura:51160)
TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 23/02/2015
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
che si diplomano ogni anno al Master di alta formazione istituito, per la prima volta, nell'anno accademico
2012-2013 dall'Università di Parma di promulgazione della legge 38 che riconosce, prima in Europa, la
garanzia di accesso alle cure palliative alla terapia del dolore nell'ambito dei livelli essenziali di assistenza le
prestazioni erogate nel centro del dolore di Parma. Il bacino di utenza comprende, oltre all'Emilia-Romagna,
Bassa Lombardia, Liguria, Toscana, Umbria
24/02/2015
Corriere della Sera - Ed. milano
Pag. 8
(diffusione:619980, tiratura:779916)
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La scomparsa di Enrico Ghislandi
Addio all'oncologo che combatteva dolore e paura
Francesca Bonazzoli
Era un medico sapiente, un professore primario di oncologia. Ma non aveva alcuna delle caratteristiche dei
vecchi baroni. Enrico Ghislandi aveva sempre un sorriso dolce per i suoi pazienti, accompagnato da un
guizzo di malinconica ironia che dissipava, almeno per quell'attimo, l'angoscia della diagnosi. Era il primo a
soffrire con i suoi malati e per questo trasmetteva una speciale empatia che riusciva a consolare. Il professor
Ghislandi è scomparso ieri a 86 anni nel suo ospedale Niguarda dove, nel 1968, aveva fondato il reparto di
radiologia.
Dal 1974 fu sempre Ghislandi a sviluppare un programma di visite ambulatoriali e nel 1980 l'attività di day
hospital. Nel 1983 organizzò ex novo un centro per la diagnosi e la terapia delle malattie della mammella.
Restava da risolvere il problema della degenza e Ghislandi pensò di costituire l'Associazione amici
dell'oncologia medica Ca' Granda. Poi andò personalmente a chiedere i soldi a Giulia Devoto Falck dicendole
che se l'avesse aiutato a costruire un nuovo reparto, questo sarebbe stato intitolato ai Falck. Lei donò 600
milioni di lire, il resto lo raccolse l'Associazione e l'impresa di costruzioni Lodigiani fatturò solo i costi vivi. Ad
inaugurarlo andarono il sindaco Paolo Pillitteri e l'arcivescovo Carlo Maria Martini.
Era un uomo alto e magrissimo, e non si capiva dove trovasse l'energia con cui si spendeva fino a notte. Ma
le cure per i pazienti non gli bastavano. Voleva sconfiggere anche il dolore e la paura e così è stato un
pioniere nello sviluppo delle cure palliative dei malati terminali e il fondatore della prima Onlus in Italia
dedicata a queste cure. Quando andò in pensione, nel 1994, non poté staccarsi dalla grande passione della
sua vita, la medicina. Si impegnò come presidente scientifico con il Vidas ed entrò a far parte del comitato
etico della Fondazione don Gnocchi. Solo negli ultimi anni il suo impegno era diminuito, distolto dalle cure
quotidiane per l'amata moglie Lucia. Ma erano migliaia gli ex pazienti che continuavano a cercarlo e amarlo.
I funerali si svolgeranno domani alle 11 nel suo ospedale Niguarda, come hanno fortemente voluto medici e
infermieri.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Foto: Il professor Enrico Ghislandi
con l'arcivescovo di Milano,
Carlo Maria Martini, all'inaugurazione del Reparto
di Oncologia Medica Falck di Niguarda, per il quale Giulia Devoto Falck donò 600 milioni di lire
TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 24/02/2015
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24/02/2015
La Repubblica - Ed. milano
Pag. 9
(diffusione:556325, tiratura:710716)
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LUTTO 1 / MORTO L'EX PRIMARIO PIONIERE DI ONCOLOGIA
Ghislandi, a Niguarda fu l'anticipatore delle cure palliative per gli ammalati
(al. co.)
ADDIO a Enrico Ghislandi, 87 anni, tra i padri fondatori dell'Oncologia milanese e storico primario del
Niguarda: fu lui, alla fine degli anni Ottanta, a farsi promotore della costruzione del Padiglione Falck all'interno
dell'ospedale. Un reparto all'avanguardia e moderno, costruito grazie all'aiuto della famiglia Falck e
all'impegno di Ghislandi. Che, durante tutta la sua carriera, ha sempre avutoa cuore la cura del malato,
specialmente durante le ultime fasi della vita: sempre a lui, e alla sua collaborazione con la Fondazione Don
Gnocchi (di cui fino a un paio di anni fa è stato presidente del Comitato etico), si deve la costruzione dell'
hospice oncologico di Monza. «È stato - ricorda monsignor Angelo Bazzari, presidente della fondazione Don
Gnocchi - tra i primi a dedicare attenzione alle cure palliative, ancor prima che la legislazione attuale fosse in
vigore». Il tutto, sempre all'insegna della "terapia della seggiola": «Era convinto - dice Bazzari - che la cura
dovesse sempre partire da un ascolto, profondo e attento, del malato». Per tanti anni Ghislandi ha collaborato
con l'associazione Vidas, ricoprendo il ruolo di direttore socio sanitario fino al 2000: «Era un uomo di grande
sapere medico e grande sensibilità - racconta Giovanna Cavazzoni, presidente di Vidas - . Ha collaborato con
noi per tanto tempo, e ha continuato anche dopo a offrire la sua consulenza volontaria. Un filo di amiciziae di
stima che non siè mai spezzato».
Foto: MEDICO Enrico Ghislandi collaborava anche con il Vidas
TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 24/02/2015
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24/02/2015
14:02
AGI
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Ricerca e sviluppo
Salute: grazie a Internet non piu' "pazienti" ma "esigenti"
(AGI) - Roma, 24 feb. - "Attraverso internet, chi e' malato partecipa a forum con altri malati, cerca studi e tutto
quello che riguarda la propria malattia, tanto che alcuni hanno proposto di inserire il degente stesso nel team
sanitario che prende le decisioni che lo riguardano". Lo afferma un'indagine dell'Agenzia nazionale per i
servizi sanitari regionali (Agenas), citata nell'ebook "Tanto ormai" dedicato alla giovane scrittrice Chiara
Palazzolo, morta di tumore nell'agosto 2012, dopo un calvario che le cure palliative avrebbero potuto almeno
in parte alleggerire. "Di fronte a questo 'nuovo' malato definito non piu' 'paziente' ma 'esigente', i sanitari rileva l'ebook - non hanno ancora un'adeguata preparazione per instaurare un rapporto e molto spesso
entrano in conflitto che finisce quasi sempre per approdare in tribunale". Eppure "basterebbe poco per
instaurare da parte del sanitario un rapporto veramente partecipato con il cittadino malato, incentrato
sull'umanizzazione dell'assistenza, e sul 'prendersi cura' che, insieme al 'curare', sono stati da sempre una
caratteristica dell'attivita' dei sanitari e in particolare dei medici". La proposta avanzata in ricordo di Chiara
Palazzolo e' quella di istituire negli ospedali la figura del "Garante per la tutela della dignita' del malato". La
scrittrice mori' dopo un ricovero di due settimane, senza il ricorso alle cure palliative e alla terapia del dolore.
Tali cure sono previste dalla legge 38 del 2010, approvata cioe' 5 anni fa, ma da allora e' cambiato ben poco.
"Tanto ormai..." e' infatti l'espressione che alcuni medici e infermieri continuano a pronunciare con le parole e
con i fatti quando si trovano davanti malati terminali. Questo accade oggi anche in alcuni ospedali
d'eccellenza che sarebbero in grado di attivare una serie di prestazioni per eliminare la sofferenza di questi
malati. Grazie a questa legge, "ogni paziente inguaribile e' curabile". Serve dunque un'assistenza che realizzi
nella pratica questi principi permettendo ai sanitari anche di mettere in pratica realmente in Italia un diritto
costituzionale, che pone la tutela della salute dei cittadini al centro del Servizio sanitario nazionale e ne fa
l'obiettivo prioritario di qualsiasi attivita' sanitaria. (AGI) Eli .
TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 25/02/2015
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27/02/2015
Il Quotidiano di Calabria - Ed. catanzaro
Pag. 21
Cure palliative Il centro residenziale apre i battenti
Fondazione "Villa della Frater nità"
IL prossimo 14 marzo alle 10.30, a Sant'Andrea Jonio in via della Fraternità, la Fondazione "Vil la della
Fraternità -onlus"inaugurerà il Centro residenziale di cure palliative "Sant'Andrea Hospice". Si tratta del primo
ed unico hospice della Provincia di Catanzaro autorizzato all'esercizio sanitario. Atteso da anni, offrirà ai
pazienti in fase avanzata di malattia, così come stabilito dalla legge 38/2010 sulle cure palliative, qualificata
assistenza sanitaria, socio-sanitaria, psicologica e spirituale, aiutando così il pazienteed i familiaria superare
un periodo difficile della loro vita. L'hospice, realizzato interamente dalla Fondazione "Villa della Fraternità Onlus" sulla base di una Conferenza dei Servizi del 2009 con il Dipartimento tutela della Salute della Regione
Calabria e con l'Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro, è dotato delle più moderne attrezzature e di
ambienti particolarmente curati, simili a quelli domestici.
TERAPIA DEL DOLORE - Rassegna Stampa 27/02/2015
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SANT'ANDREA Unica nella provincia