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XIII 02/2015 © Caffè Moak S.p.A.
Qualcuno dice che nella vita bisogna andare avanti senza mai
voltarsi. Non sempre è così, perché altrimenti non esisterebbe
la storia. Così come non può prescindere sapere che dietro
ogni caffè, dietro quei chicchi, ci sono persone, storie e dinamiche di mercato a cui spesso non si pensa. Uomini – o
meglio donne – che lavorano nelle piantagioni, spesso ripagati
con sveglie, specchietti o penne. Come se questo servisse a
migliorargli la vita. Abbiamo seguito fin da principio la strada
dell’innovazione coniugata a una produzione di tipo artigianale, credendo fermamente in questo modello d’impresa ed
in questo valore culturale che pone sempre l’attenzione alle
persone che fanno caffè e al loro ambiente. Con il 2015 abbiamo rafforzato questa idea e consapevolezza, avviando un processo di interlocuzione diretta con i piccoli produttori, da cui
abbiamo iniziato a selezionare eccellenti monorigini. Così ho
ripreso a viaggiare, partendo dall’Africa. Sono arrivato nelle
piantagioni, ho parlato con i contadini, ho conosciuto le loro
abitudini, constatato con il mio olfatto e i miei occhi la qualità
delle ciliegie e dei chicchi, mentre donne avvolte in truscie, si
affacciavano a questi grandi teli su cui erano distese tonnellate
di caffè appena raccolto. Sono appena tornato da quei luoghi
equatoriali e sono ancora più convinto – senza timore che sia
solo conseguenza del contagioso mal d’Africa – che nella vita
è vero che bisogna guardare avanti, innovarsi ed evolversi, ma
se ci si ferma ad osservare anche il mondo da altre prospettive
si scopre che esiste altro, che esistono altri modi per essere
“avanti”, pur percorrendo strade non asfaltate.
Il Presidente
Giovanni Spadola
commenta su Twitter l’editoriale con l’hashtag #caramoak.
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Sicilia in rosa. Paola Maugeri - Articolo a pag. 18
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XIII 02/2015 © Caffè Moak S.p.A.
In copertina:
Music pattern
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Modica n.218/2013 VG - Notizie n.2/2013.
Direttore Responsabile: Sara Di Pietro
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Mymusic coffee: Moak entra “a casa” con la nuova
linea di capsule e cialde
Ecco chi selezionerà i finalisti di Caffè Letterario
e Fuori Fuoco Moak
Put your face contest
Moak a Microcosmi Festival
Locali storici, Grand Hotel Timeo
Il caffè fra Dolce e Salato
Lillo Freni e Tony Lo Coco
Bombe di fiori, orti in casa e matite che germogliano
piante, per un futuro più grin
Sicilia in rosa. Paola Maugeri, tra centrifughe e
vinili, sostenitrice di una vita a impatto zero
Farm Cultural Park, da borgo decaduto a sesta
meraviglia nel mondo dell’arte contemporanea
Caffè e salute
Il caffè fa bene ai capelli
Foodss, imprese e studenti tra cibo e design
Caffè da leggere
Moak people contest
lo stile di arredare
Caffè e sani dintorni
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Mymusic coffee: Moak entra “a casa” con la nuova
linea di capsule e cialde
S
i chiama “mymusic coffee”, la nuova linea di capsule e cialde che Caffè Moak lancia per il mercato
del serving. Con il nuovo progetto, l’azienda punta
l’attenzione - oltre che al settore bar - all’universo del monoporzionato, proponendo una nuova gamma di prodotti che
traduce, dalle miscele ai packaging, i valori da sempre sostenuti da Moak: qualità, ricerca e passione per la cultura. Sei
le miscele disponibili nei tre diversi formati - capsula, fap e
cialda – in grado di soddisfare, da nord a sud, i diversi gusti
degli amanti del dono di David. Mymusic coffee - come già
suggeriscono l’headline e i packaging - sancisce ancora una
volta il legame tra caffè e cultura. Moak, azienda mecenate
che da anni promuove giovani scrittori, filmaker e fotografi,
con la linea serving questa volta porta sul palcoscenico la
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forma d’arte che, proprio come il caffè, ci lega a ricordi,
persone e luoghi: la musica. Secondo la ricerca di Charles
Spence dell’Oxford University, i suoni esaltano e modificano i sapori di cibi e bevande: quelli acuti amplificano
l’agrodolce, quelli più bassi i sapori amari. Allo stesso modo
una miscela di caffè, per le sue caratteristiche aromatiche e
sensoriali, può evocare un genere musicale. Per dar forza al
progetto, Moak ha quindi creato un packaging modulare, in
cui ogni miscela è rappresentata dal genere musicale che più
si avvicina al suo aroma, riconoscibile da un colore pantone.
Ciascuna delle sei miscele, nei tre differenti formati, è invece identificata dal linguaggio iconografico della famiglia
degli strumenti musicali: per la capsula quelli a fiato, per le
cialde gli strumenti a corda, mentre le percussioni identifica-
no il formato fap. Per ottimizzare l’esposizione dei prodotti e
facilitare la selezione da parte del consumatore delle sei miscele nei tre diversi formati, for[me]moak ha inoltre ideato
un sistema di mobili modulare, realizzato in mdf - materiale
sostenibile ricavato da scarti del legno - e ispirato alle librerie degli anni ‘50 di Franco Albini per Cassina. Le linee e
la componibilità degli elementi – che permette di collocare
mensole e contenitori a diverse altezze - rende la struttura
un vero e proprio mobile di design e d’arredo per il settore
home . Le librerie for[me]moak si potranno acquistare anche
online (store.caffemoak.com).. Attenzione alla sostenibilità
anche nell’utilizzo dei materiali dei packaging, realizzati con
carta certificata FSC®, il marchio che identifica i prodotti
contenenti legno proveniente da foreste gestite in maniera
corretta e responsabile secondo rigorosi standard ambientali,
sociali ed economici.
Brano consigliato per la lettura di questo articolo: Punk Rock Parranda - Gogol Bordello
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Moak e laFeltrinelli
Per il lancio sul mercato di mymusic coffee Moak ha
scelto un partner d’eccezione, il gruppo laFeltrinelli. Ad
unire i due brand non è solo il legame storico e millenario
del caffè con la letteratura. Si scopre che c’è molto di più:
l’italianità, due aziende che mantengono ancora alto il
valore della conduzione familiare, la passione comune per
la cultura e Bob Noorda, stesso padre dei due marchi. Una
partnership che risponde alle nuove tendenze di mercato
e alle abitudini del consumatore, in grado oggi di lasciarsi
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catturare in un solo spazio e in un solo momento da più
impulsi. Venti le librerie del Gruppo Feltrinelli, da Milano
a Napoli, in cui sono presenti i corner Moak. Le miscele
mymusic coffee si potranno acquistare, oltre che nei punti
vendita Feltrinelli, anche online su store.caffemoak.com.
“Il nostro obiettivo – spiega Alessandro Spadola, direttore
generale del gruppo Moak – è di stringere sempre nuove
sinergie commerciali e culturali, scegliendo come partner
chi condivide la nostra filosofia, che punta sulla qualità e
sull’innovazione”.
Il progetto mymusic
Per promuovere e divulgare i progetti musicali di band e
giovani artisti, Moak ha affidato lo scouting a chi di musica se ne intende: Paola Maugeri, volto storico di MTV e
speaker di Virgin Radio, che ha selezionato per ogni genere
musicale un gruppo emergente del panorama artistico italiano. Ogni scatola ha un qr-code dinamico “my selection”
che punta ad una pre homepage dove Paola Maugeri presenta il gruppo musicale selezionato rispetto alla tipologia
di prodotto. Da qui si accede automaticamente alla sezione
della miscela scelta, con l’avvio contestuale di un player
che riproduce il brano per intero della band selezionata. Un
viaggio, quello di mymusic, multisensoriale, dove la pausa
caffè diventa anche “pausa ascolto”.
Brano consigliato per la lettura di questo articolo: Listen, learn, read on - Deep Purple
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Ecco chi selezionerà i finalisti di Caffè Letterario e
Fuori Fuoco Moak
di Sara Di Pietro
Mauro Covacich
A
l completo la giuria di Caffè Letterario Moak, che
quest’anno vanta come presidente Mauro Covacich, scrittore e giornalista italiano e finalista del
Premio Strega 2015 con il romanzo “La Sposa”. Dal ‘98
collabora anche con il Corriere della Sera, Panorama, Il
Gazzettino e Vanity Fair, scrivendo reportage, racconti di
viaggio e storie tratte dalla cronaca. Covacich ha inoltre
realizzato per la Rai alcuni radio documentari e il radiodramma Safari. Al suo fianco ritroveremo, come nelle precedenti edizioni, gli ormai fedeli Guido Conti e Gianluca
Morozzi, entrambi legati dalla passione per i versi. Nuovo
ingresso in giuria, invece, per Enza Campino, vincitrice
del Premio Mauri come “libraia dell’anno” e responsabile della rubrica “parola di libraio”, l’inserto culturale
della Domenica de Il Sole 24 Ore. A completare la rosa
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dei giurati un’altra donna: Elena Stancanelli, scrittrice di
fama nazionale e collaboratrice di alcuni quotidiani, fra cui
“Repubblica”,“il Manifesto” e “l’Unità”. Nel 1998 vince il
premio Giuseppe Berto con il romanzo “Benzina”, da cui
la regista Monica Strambini ha realizzato l’omonimo film
nel 2001. La giuria, già a lavoro per valutare i numerosi
manoscritti, è chiamata, anche per questa edizione, a premiare la voglia di mettersi in gioco di scrittori emergenti ed
affermati, che dovranno dimostrare abilità nel saper conciliare passione e arte della scrittura.
info:
www.caffe-letterario.it
www.facebook.com/letterariomoak
www.twitter.com/letterariomoak
Svelate anche le identità della commissione di “Fuori
Fuoco”, il contest internazionale di fotografia giunto alla
sua seconda edizione. Nella giuria di Denis Curti1, anche
per l’edizione 2015 personalità di spicco del panorama
artistico nazionale valuteranno i lavori presentati da
aspiranti ed esperti fotografi. Unica donna in giuria è Ginette Caron2, graphic designer e membro di Aiap. Nata e
cresciuta a Montreal, attualmente vive a Milano dove ha
realizzato diversi progetti di identità aziendale, branding
e libri d’arte per Barilla, Moleskine e Swatch. Di origine
palermitana è invece il terzo giurato Tony Gentile3, autore
della celebre e pluripremiata foto dei giudici Falcone e
Borsellino, icona della lotta alla mafia. Gentile collabora
dal ‘92 con l’agenzia di stampa internazionale Reuters.
Fotografo di eventi di cronaca e politica ha anche immortalato i viaggi di Giovanni Paolo II e l’elezioni di
Benedetto XVI e di Papa Francesco. Dalla caput mundi
emerge, invece, il fotografo Massimo Siragusa4, già in
giuria nella prima edizione di Fuori Fuoco; insegnante
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della rinomata accademia IED e ideatore di numerose
campagne pubblicitarie per aziende mondiali come Alfa
Romeo, Versace e Kartell, ha anche vinto per ben quattro
volte il“ world press Photo”. A rappresentare la giuria per
la sezione “comunicazione” ci sarà Marco Lentini5, grafico e responsabile della comunicazione di Caffè Moak. Al
di là del giudizio tecnico, gli sguardi attenti dei giurati di
Fuori Fuoco poseranno su quelle opere che riusciranno a
comunicare una “pulsione”, quella che arriva dal cuore e
regala emozioni sia a chi fotografa e sia a chi ha l’onore
di ammirarne il risultato.
L’appuntamento con la serata di Premiazione è il prossimo
10 Ottobre a Modica. Anche per l’edizione 2015 a proclamare i vincitori sarà Paola Maugeri.
info:
www.fuori-fuoco.com
FB[fuori fuoco moak]
TW [@fuorifuocomoak]
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Brano consigliato per la lettura di questo articolo: Library pictures - Arctic Monkeys
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@simone_trita | Ap
rile 2015
@lavienro
se29 | M
aggio 20
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@mamiter | Giugno 2015
Diventa anche tu protagonista della Moak Generaction nel mondo.
#Putyourfacemoak, I volti del mese più votati dagli utenti su Instagram
Moak a Microcosmi Festival
di Francesca Puglisi
M
oak partner di Microcosmi. Settantadue ore di
musica, gusto, arte e cultura sono state protagoniste della terza edizione del festival che si
è tenuto lo scorso giugno a Comerio, piccolo gioiello
nel Varese. La manifestazione, organizzata da Vittorio
Cosmo - musicista e produttore discografico - è riuscita
ad attrarre come una calamita circa settemila persone
provenienti da ogni parte del mondo. Lo scopo comune,
in cui Moak si è riconosciuta, è sempre quello di sancire
il forte legame fra musica, cibo e diverse forme d’arte.
Atmosfera magica e buoni propositi hanno allietato le tre
serate, rese uniche dalla partecipazione di diversi volti del
panorama musicale come Pacifico, Enrico Ruggeri e Renato Pozzetto. Nello splendido scenario naturale del Parco di Villa Tatti Talacchini Moak non poteva che essere
presente con il nuovo progetto “mymusic coffee”, la linea
serving che promuove giovani band. Sei modi di inten-
dere il caffè e la musica attraverso la degustazione delle
miscele che hanno permesso agli oltre 1500 visitatori del
corner Moak di “ascoltare” un buon caffè. E se è vero
che la cultura è a portata di tutti, nel calendario della tre
giorni anche i più piccoli hanno potuto esprimere la loro
creatività. Per loro Moak ha organizzato un laboratorio
di Latt Art Junior, l’arte di decorazione dei cappuccini. Il
corso è stato accolto con entusiasmo dai numerosi bambini che hanno tirato fuori tutto il loro estro attraverso pennelli e colori, dando libero sfogo alla fantasie su svariate
nuvole di latte. “Essere presenti a Microcosmi – spiega
Annalisa Spadola, direttore marketing di Caffè Moak – è
stata un’altra bella opportunità per divulgare arte e cultura attraverso il caffè e in un evento dove la musica è protagonista non potevamo che cogliere l’occasione per far
conoscere le nuove band di mymusic coffee selezionate
da Paola Maugeri”.
Brano consigliato per la lettura di questo articolo: Cosmos Rockin’ - Queen, Paul Rodgers
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Locali storici, Grand Hotel Timeo
di Francesca Puglisi
A
Taormina, in un’oasi di naturale bellezza contornata dall’azzurro del cristallino Mar Ionio sorge una
struttura di secolare importanza, il Grand Hotel
Timeo. Nel dopoguerra questa meravigliosa meta dell’isola siciliana si era ormai ridotta ad una semplice e vacante
stazione balneare incapace di accogliere nel giusto modo
i visitatori che, anche nel periodo invernale, soggiornavano lì. Fu grazie a Francesco La Floresta - appartenente
all’omonima casata nobiliare originaria di Taormina - che
la città riuscì a tornare fra le vette delle mete turistiche più
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visitate.Nel 1850 La Floresta - già gestore del “Fondaco”
sul Corso - decise di investire le sue energie ed il suo amore per questo angolo di paradiso nella costruzione del primo hotel taorminese. Fu battezzato con il nome di Grand
Hotel Timeo per rendere omaggio a due personaggi illustri
che avevano contribuito a fare la storia della “Perla dello
Jonio”, ovvero Timeo, famoso storico nato a Taormina nel
356 a.c e il padre Andromaco fondatore della città nel 358
a.c. Oggi il Timeo è un patrimonio culturale e artistico di
infinita maestosità che permette a chi visita questo luogo
di godere di magiche sensazioni. A rendere ancora più
suggestiva la location è il panorama offerto dall’ampia
terrazza panoramica da cui si può godere della vista
dell’imponente Teatro Greco, oltre che dell’incantevole
costa ionica. Non un semplice albergo, dunque, ma un
modus vivendi. L’Hotel Timeo rappresenta, infatti, un
eccellente percorso sensoriale. Il grande spazio dedicato
al benessere psicofisico è un momento fondamentale nella giornata degli ospiti; per chi ama concedersi attimi di
silenzio niente è paragonabile a quel locus amoenus che
è il giardino antico, luogo che ispirò i moltissimi scrittori
e personaggi noti che calpestarono questo piccolo ritaglio
di mondo. Tra tutti è doveroso ricordare lo scrittore inglese Lawrence che in queste finestre sul mare fu inspirato
per la composizione del suo romanzo “L’amante di Lady
Chatterley”. Anche il mondo del cinema entra a far parte di questo spettacolo fatto di luci e colori, con Sophia
Loren, Elizabeth Taylor e Burt Lancaster, che hanno più
volte riposato sui guanciali del Timeo, riuscendo a rubare
scorci di ineguagliabili tramonti sul mare.
Brano consigliato per la lettura di questo articolo: La lunga estate di Taormina - Johnny Dorelli
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Il caffè fra Dolce e Salato
Lillo Freni e Tony Lo Coco
di Sara Di Pietro
Espresso, in polvere o in chicchi, a renderlo protagonista – tra note dolci e salate - saranno Lillo Freni della Pasticceria Freni
di Messina e Tony Lo Coco del ristorante I Pupi di Bagheria (Pa)
N
ell’estrema punta nordorientale della Sicilia, esattamente a Messina, sorge un antico gioiello della
tradizione dolciaria sicula, che da oltre 60 anni
allieta i palati più golosi. Il fondatore di questa bottega
fu Giuseppe Freni che, nel 1968, decise di dar vita ad un
progetto che aveva il sapore di eccellenza e professionalità
creando l’omonima Pasticceria. Il padre lascia nelle mani
del figlio Lillo, un’eredità che è simbolo della passione per
il proprio territorio e per i profumi che lo caratterizzano.
Grazie all’esperienza del padre, grande maestro di arte e di
vita, Lillo riesce ad apprendere le tecniche che fanno di un
semplice dolce un insieme di bontà e passione. Nel 2011
si laurea in “Scienze dell’enogastronomia mediterranea e
salute”. Volto noto di Alice tv, Lillo Freni è anche membro
dell’associazione Ducezio, che riunisce i migliori Maestri
Pasticceri della Trinacria. Dalla terra baciata dal sole non
poteva che proporci un dessert estivo, fresco e prelibato.
Lillo Freni
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Coppa delizia ai fichi.
Ingredienti (x 6): 1 kg. di fichi interi, 100 gr. liquore
all’arancia, 500 gr. panna da montare, 100 gr. zucchero
semolato (per la panna), 10 gr. polvere di caffè, 30 gr. cacao in polvere, 10 gr. farina di pistacchio di Sicilia
Preparazione: Sbucciare i fichi e tagliarli a pezzettoni,
metterli in una scodella e mescolarli con il liquore; coprire con pellicola e porre in frigo a macerare per circa
mezz’ora. Montare la panna fredda aggiungendo lo
zucchero semolato sin dall’inizio, fino ad ottenere una
massa liscia e compatta. Versare nella coppa (modello
Martini), una cucchiaiata di fichi, polvere di caffè, una
cucchiaiata di panna montata, ripetendo un altro strato
dei tre ingredienti. Ultimare la coppa con panna montata, spolverizzare di cacao e decorare con farina di pistacchio di Sicilia.
Tony Lo Coco
S
iamo sempre a nord dell’isola, ma ci spostiamo di
qualche chilometro ad ovest, a Bagheria. In questa
città ricca di storia e tradizioni, che Tornatore scelse come set del suo film Baarìa, Tony Lo Coco apre nel
2009 I Pupi, raccolto ristorante di design, dove insieme
alla moglie Laura, realizza il suo grande sogno: cucinare
in un contesto gradevole, con lo stesso amore con cui si
cucina a casa propria per amici e ospiti. Una passione per
l’arte culinaria che Tony manifesta sin da piccolo, quando
la mamma e la nonna faticavano a tenerlo lontano dai
fornelli. La continua ricerca di nuovi accostamenti della
materia prima della terra e del mare siciliani, trattata sempre con semplicità e rispetto, gli fanno guadagnare una
stella Michelin, 1 cappello dalla guida L’Espresso e due
forchette dal Gambero Rosso.
Rollé di arancino con maiale nero dei Nebrodi e polvere di caffè
Ingredienti (per 4 pax): 500 gr di riso carnaroli, 1 cipolla
di Giarratana, 40 gr di burro, 2 gr di curcuma, pepe e sale
qb, dammuso (formaggio delle Madonie); per il ragù: 500
gr di maiale nero dei Nebrodi, 100 ml di caffè espresso,
anice stellato, pepe nero e finocchi in grani qb, 100 gr di
concentrato di pomodoro, 300 gr di pomodorino datterino, 100 gr di sedano, 100 di cipolla, 100 di carota, noce
moscata qb, 200 gr di mollica caramellata.
Procedimento: marinare il maialino per 24 ore con 1 lt
d’acqua, caffè espresso e spezie. In un tegame mettere
sedano, carota e cipolla, aggiungere acqua e portare in
ebollizione. In una casseruola in rame tostare il riso con
il trito di cipolla, sfumare e portare a cottura unendo
il brodo vegetale. Fare freddare. Una volta marinato,
cuocere il maialino in un forno a legna a temperatura
di 64 gradi per 5 ore. A cottura ultimata tritare un tocco
di maiale a coltello, unirlo in una casseruola al sedano,
carote, cipolla e concentrato di pomodoro e ultimare
la cottura. Prendere il riso e con l’aiuto di un paglietta
per sushi, formare dei nighiri con ripieno di ragù, poi
passarlo dalla mollica caramellata; tagliare a piccoli
straccetti il restante cosciotto. Sciogliere il dammuso a
bagnomasia sino a quando non diventa cremoso, adagiarvi sopra il nostro rollè decorando con gli straccetti
di maialino, erbette miste e polvere di caffè.
Brano consigliato per la lettura di questo articolo: I left my sugar in Salt Lake City - Peggy Lee
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Bombe di fiori, orti in casa e matite che germogliano
piante, per un futuro più grin
di Sara Di Pietro
“F
ate l’amore, non fate la guerra”. Non portano
camicie e collane fiorite, ma promuovono guerriglie di piante e fiori. L’idea è di due giovani
startupper siciliani che hanno reso il loro sogno
realtà, producendo e distribuendo matite che germogliano
calendule e granate che, bombardate su un terreno, danno
(nuova) vita a piante ed erbe aromatiche. Salvatore Martorina
e Claudio Pitrolo, appena trentenni, amano ricercare e sperimentare. Il loro progetto si chiama Grin (termine italianizzato
di green) perché la loro missione è far si che la natura possa
esprimersi sempre e ovunque rendendo gli spazi urbani e non,
sempre più verdi ed eco sostenibili. A noi piace la loro idea,
il modo di pensarla e comunicarla, il fatto di essere rivoluzionari e innovativi. Li abbiamo invitati a bombardare il nostro
cavedio con un mix di esplosivi composti da carta riciclata e
una selezione di semi di fiori ed erbe aromatiche. La pioggia,
la luce e la terra daranno il loro contributo e noi non vediamo
l’ora di vedere il nostro prato/orto esplodere e fiorire.
Salvatore Martorina e Claudio Pitrolo
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Perchè Grin e da dove nasce l’idea?
L’ idea di business nasce dall’esigenza di voler sperimentare un nuovo concetto di verde, semplice e alla portata
di tutti, cercando di mettere in pratica parte delle conoscenze acquisite con gli studi universitari. Letteralmente
il termine inglese “Grin” significa “sorriso”, ragion per
cui abbiamo approfittato di questo gioco di parole per
esprimere al meglio il nostro concetto di verde e il nostro
rapporto con la natura in generale.
Qual’è la vostra mission?
La mission di Grin è cercare di diffondere la cultura del
verde urbano e il piacere dell’autoproduzione. Le nostre
iniziative e i nostri prodotti, sostenuti da un’attenta attività di ricerca, selezione e sperimentazione, intendono
infatti rinnovare il legame tra natura e mondo urbano,
portando avanti l’idea del recupero, della sostenibilità e
della lotta al degrado ambientale.
Piantare una matita o gettare bombe di semi e fiori è
una forte azione marketing. La semplicità premia anche
quando il mercato delle idee è saturo?
Il mercato dei gadget ecologici è in continua evoluzione;
sia piccoli produttori che grandi marchi sono alla ricerca
costante di prodotti sempre più innovativi e sostenibili. In
quest’ottica, i nostri prodotti rappresentano il meglio che il
mercato possa attualmente offrire, caratteristica confermata
anche dai numerosi premi e riconoscimenti ricevuti nel corso degli anni. Ad esempio la pianta-matita Sprout (in inglese
“germoglio”), una normale matita che una volta consumata
si pianta al suolo e germoglia dando vita a erbe aromatiche
o ortaggi, è stata nominata “Miglior prodotto ecologico del
2013” e “Miglior gadget promozionale del 2014”.
La vostra è anche una sfida a quei giovani che invece
lasciano demoralizzati la propria terra. Credete di vincerla anche dal sud della Sicilia?
Grin rappresenta la nostra sfida, una scommessa che giorno dopo giorno crediamo di poter vincere. In poco più di
un anno, abbiamo raggiunto risultati inattesi creando una
rete commerciale che vede i nostri prodotti presenti da
Nord a Sud. Il nostro progetto può essere un esempio per
giovani laureati che intendano ribellarsi ad una situazione
lavorativa critica, che li vede costretti a cambiare città.
Oltre agli articoli ecologici, di cui siete unici distributori
in Italia, avete creato anche oggetti di vostra produzione?
Tra i vari progetti realizzati ed in corso d’opera, quello
che ha avuto più successo è “PUF”, l’orto a portata di
scatola, un kit tascabile ideale per chi, con poco spazio
e tempo, vuole cimentarsi nell’orticoltura comodamente
restando in città, sul proprio balcone o terrazzo di casa.
Il vostro ambito è anche quello del green design per locali pubblici. Qual’è il progetto che più vi ha entusiasmati?
Il green design è un settore in forte crescita e, sebbene non
rientri esplicitamente nella sfera delle nostre competenze,
più volte è capitato di fare da “consulenti” per portare un
tocco di natura all’interno di edifici o locali pubblici. Ci
piace ricreare scenari verdi mediante l’impiego di lampade
a led specifiche per la coltivazione indoor o rivestire intere
pareti di moss, un lichene naturale personalizzabile nei
colori e nelle composizioni, che permette di creare giardini
verticali indoor semplici e facili da mantenere.
La vostra filosofia è quella del km zero e dell’autoproduzione. È davvero così facile ricreare un piccolo
orto biologico in casa o in ufficio anche per chi non ha
il pollice verde?
Crediamo da tempo nell’importanza dell’agricoltura
a km 0, della vendita diretta e dell’autoproduzione. I
buoni motivi per coltivare sono sicuramente numerosi,
ma è bene considerare anche le difficoltà che si dovranno affrontare. Prendersi cura delle piante richiede
infatti tempo per concimare, rinvasare, irrigare, ripararle dal freddo o dall’eccessivo caldo. Pertanto, prima
di cimentarsi con un orto sul balcone è meglio prevedere queste difficoltà.
Quali idee green avete in cantiere?
È in arrivo una nuova serie di prodotti completamente
“piantabili”, dai block notes, alle cartoline di auguri, dai
confetti ai biscotti delle fortuna, per poi concludere con
un acquario in cui, oltre ad ospitare dei pesci, si potranno coltivare fiori e piante. Un altro progetto interessante
è quello degli eco-graffiti, murales realizzati in coabitazione con il verde presente o completamente ecologici
in cui l’impiego di bombolette o vernici è stato interamente sostituito da un elemento naturale e vivo come
il muschio. Una forma creativa d’arte contro il degrado
urbano, per riqualificare facciate o quartieri dove il verde non trova spazio.
Brano consigliato per la lettura di questo articolo: Proposta - I giganti
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Sicilia in rosa. Paola Maugeri, tra centrifughe e vinili,
sostenitrice di una vita a impatto zero
di Francesca Puglisi
D
ue ortaggi al posto delle cuffie per ascoltare forse
la natura più da vicino e imparare a rispettarla. È
l’immagine che gira sul web e sui social, l’icona di
una donna che della musica e della sana alimentazione ne
ha fatto ragion di vita. Paola Maugeri, eclettica vj siciliana, è il punto di riferimento del giornalismo musicale, al
punto da essere soprannominata Wikipaola, con oltre
1200 interviste alle più grandi Rock Star del mondo. Su
radio Virgin conduce Longplaying Stories, ma è anche
appassionata di ambiente e sana alimentazione.Vegetariana da 32 anni e vegana da 16 – si legge nel suo profilo
facebook - è autrice per Mondadori di libri di successo:
“La mia vita a impatto zero”, “Las Vegans” e l’ultimo,
appena pubblicato, “Alla salute”, in cui si fa portavoce e
promotrice di temi green.
Partiamo dalla musica, la tua grande passione. Quando
è nata e perché, più di altri, il genere rock?
Da bambina amavo ascoltare insieme a mio padre la musica jazz e mi incuriosiva sapere come potesse nascere
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la melodia nella testa dei grandi musicisti. È stata questa
curiosità e il desiderio di conoscere più da vicino le grandi band, a farmi scegliere il mio lavoro. La passione per
il genere rock in qualche modo è nata subito dopo, man
mano che crescevo e ascoltavo i Velvet Undergroung. In
quegli anni Catania era una città estremamente rock, paragonata musicalmente a Seattle. Ho capito subito che il
rock sarebbe stata la mia strada.
La musica è anche mezzo di protesta, strumento che
alcuni artisti utilizzano per scuotere le coscienze. Lo
hanno fatto alcune band rock e oggi il rap sembra aver
assunto questo ruolo. Cosa ne pensi? E quanto c’è di
tendenza “modaiola”?
Il rap è una musica adatta ai tempi di oggi, è veloce ed
immediato. Non la trovo una scelta modaiola, ma una
tendenza culturale assolutamente pertinente.
L’intervista che più ti è rimasta nel cuore?
Sicuramente quella agli U2, una delle più cliccate sul
Chris Martin e Paola Maugeri
Paola Maugeri e Moby
web. Una bellissima esperienza e un intervista che ancora
oggi anche loro ricordano con affetto.
Rispondo che è esattamente il contrario. La dieta vegana è
la più giusta per i bambini, per farli crescere in modo sano,
sensibile e consapevole. È ovvio che bisogna essere informati su una corretta alimentazione, affinché sia equilibrata;
i bambini necessitano, più di tutti, di nutrienti fondamentali
per il loro sviluppo. È quindi dovere dei genitori non essere
superficiali – a prescindere che siano o no vegani – e prestare molta attenzione al regime alimentare dei propri figli.
Negli anni 90 hai lasciato la Sicilia per vivere a Milano.
Cosa hai portato dalla terra vulcanica e cosa invece non
avresti voluto lasciare?
In realtà, era talmente forte il desiderio di cambiare città
e vita, che non pensavo a ciò che avrei lasciato, quanto a
ciò che avrei trovato in una città come Milano, capitale
della musica. A 25 anni non stai a guardarti indietro. Sicuramente mi sono portata il blu del Mediterraneo, tanto
che da lì a poco dopo il mio trasferimento, mi sono tinta i
capelli di blu, il colore del mare etneo.
Oggi sei ambasciatrice non solo di buona musica, ma
anche di buoni valori, come quelli legati alla sostenibilità. Com’è la vita “a impatto zero”?
“La mia vita a impatto zero” è un bellissimo titolo, che
ho anche dedicato al mio primo libro; in realtà nella vita
di tutti i giorni è impossibile. Sarebbe stato più corretto
dire “la mia vita verso l’impatto zero”, una vita basata più
sulla consapevolezza che sullo spreco.
Sei mamma di un bimbo, Timo, anche lui vegano. Dopo
l’ultima vicenda del bambino di Firenze, cosa rispondi a
chi crede che la dieta vegana non sia adeguata ai fabbisogni dei bambini?
In che modo la musica si accosta a un piatto o a una
bevanda?
È bello ascoltarla durante la preparazione. È sorprendente
e piacevole il modo in cui la musica può ispirare la scelta
degli ingredienti e la buona riuscita di un piatto.
Parlaci del tuo ultimo libro e perché vale la pena leggerlo?
“Alla salute” è un libro che vale la pena leggere perché,
partendo dal cibo, affronta ogni aspetto della nostra vita.
Samuel Johnson, poeta inglese del ‘700, diceva che “chi
non bada a ciò che mangia, difficilmente baderà a qualsiasi altra cosa”. Un pensiero di tre secoli fa, ma attualissimo. Mangiamo tre volte al giorno ed è tutto ciò che
gli esseri umani fanno, oltre a respirare e a dormire. L’alimentazione può cambiare totalmente la nostra vita, le
nostre relazioni, il nostro lavoro, il rapporto con i nostri
figli. Ciò che mettiamo nel nostro corpo nutre il nostro
sangue, le nostre cellule e quindi i nostri pensieri.
Brano consigliato per la lettura di questo articolo: Gratitude feat. Will Oldham - Bjork
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Farm Cultural Park, da borgo decaduto a sesta
meraviglia nel mondo dell’arte contemporanea
di Francesca Puglisi
F
ino a poco tempo fa era solo un piccolo borgo
che viveva nel quasi totale anonimato. Persino le
autorità pubbliche lo avevano abbandonato alle
sorti del proprio destino: restare un puntino geograficamente collocato nella nostra meravigliosa isola. Favara, a pochi passi dalla Valle dei Templi, dimenticata
ed esclusa dai percorsi turistici, si è però riscattata, o
meglio, a riscattarla come “deus ex machina” sono stati
Andrea Bartoli e la moglie Florinda Saieva. Notaio lui
e avvocato lei, uniti da una grande passione per l’arte
contemporanea e soprattutto per la loro terra. Nel 2010
con coraggio e determinazione decidono di fare qualcosa non solo per loro, ma anche per la collettività, stravolgendo (positivamente) le giornate monotone degli
abitanti del posto. In pochi anni riescono a trasformare
il centro decaduto di Favara in un parco culturale turistico. “Farm Cultural Park” è oggi la rivincita di questo
piccolo borgo, inserito tra le sei mete turistiche internazionali da visitare. Ammirati e contagiati da chi ancora
Andrea Bartoli e Florinda Saieva
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oggi crede di poter costruire un mondo migliore e di
inventare nuovi modi di pensare e fare cultura, abbiamo
intervistato l’ideatore di questo bellissimo progetto,
Andrea Bartoli.
Da cosa nasce l’idea di realizzare un progetto che porta
il nome di farm cultural park?
Con mia moglie Flò avevamo un sano desiderio: vivere in
Sicilia e poterci stare bene. Insieme a questo desiderio c’è
stata la necessità di creare un ambiente fertile e stimolante per le nostre due bambine, ma anche la consapevolezza
di assumerci una responsabilità rispetto al piccolo pezzo
di mondo nel quale viviamo.
Cosa ha in comune la kasba araba con i sette cortili
Bentivegna di Favara?
Place Jamaa el Fna, la principale piazza di Marrakech
attorno alla quale si sviluppa la Medina é il principale
luogo di ispirazione del progetto Farm Cultural Park. I
Sette Cortili sono una Kasba siciliana dove piccole architetture bianche sono intervallate da sette piccole corti che
nascondono due meravigliosi giardini. In uno di questi a
giugno abbiamo inaugurato Riad Farm, un luogo destinato all’ospitalità e al relax.
Il blog londinese Purple travel vi ha inseriti al sesto
posto fra le mete internazionali per gli amanti dell’arte
contemporanea da visitare. Vi aspettavate un tale riscontro?
Sono stati molto generosi a paragonarci alle più importanti capitali del mondo dell’arte contemporanea. Tuttavia
quello che a mio avviso rende veramente unica la nostra
esperienza è la forza di trasformazione che ha avuto
questo progetto sull’intera città e gli effetti che oggi sta
determinando in tutta la Sicilia. Ci tengo molto a dire che
dall’esperienza di Farm è nato Boom-Polmoni Urbani, un
progetto che nei prossimi mesi, attraverso un concorso,
premierà tre città siciliane per realizzare dei Polmoni Urbani che come Farm per Favara abbiano la forza di cambiare l’identità delle città che li ospitano e possano dare
alla città stessa una dimensione di futuro.
Brano consigliato per la lettura di questo articolo: You’re an artist - Morphine
Quali e a chi sono rivolti gli eventi artistico-culturali
che promuovete?
Promuoviamo principalmente appuntamenti legati alla
cultura del contemporaneo ma siamo molto interessati a
temi come l’architettura a bassa definizione, il public design, l’agricoltura urbana. Qui la cultura è uno strumento
nobile che ha dato vita ad una piccola comunità di sognatori che non hanno rinunciato all’idea di vivere in una
Sicilia più bella, più etica e cosmopolita.
Dal 2010 cosa è cambiato nel settore turistico della vostra città e come hanno reagito gli abitanti di Favara?
Favara sino a cinque anni fa, era un luogo escluso da
qualsiasi percorso turistico. Oggi è una piccola capitale
della cultura, siamo su Lonely Planet con una recensione
talmente importante che ci mette persino in imbarazzo, i
giornali di mezzo mondo hanno parlato di Farm e i turisti arrivano tutti i giorni. In una città che non offriva nulla, si stanno centuplicando B&B e ristoranti e non c’è un
immobile del centro storico che non sia attenzionato da
una attività di ristrutturazione con destinazione turisticoculturale.
[ the sign moak ]
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Caffè e salute
Il caffè fa bene ai capelli
di Francesca Puglisi
I
l vecchio pregiudizio secondo cui il caffè abbia degli
effetti negativi sul nostro corpo sembra oramai tramontato. A dimostrarlo, nuovamente, è una ricerca
condotta dall’Università di Jena (Germania), pubblicata
dall’autorevole rivista “International journal of dermatology”, che spiega come il caffè favorisca la crescita
dei capelli. Un’ulteriore ed efficace conferma che sancisce il legame positivo tra il caffè e i capelli giunge
dall’Università Charitè di Berlino e dallo studio di Peter
e Seeber di Amburgo. Secondo questo studio, condotto
su un campione di trentanove volontari con problemi di
caduta intensa di capelli, la caffeina penetrerebbe in maniera veloce ed efficace nel follicolo pilifero e nel 79%
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dei casi ridurrebbe la calvizie. A fornirci risposte più
esaustive è il dottor Paolo Gigli, medico chirurgo specialista in dermatologia e Presidente della Sitri (Società
Tricologa Italiana).
In che modo il caffè riduce il rischio di caduta dei capelli?
Esistono diversi studi sulle proprietà della caffeina intesa
come stimolante della crescita dei capelli in vitro. Questo
può ipotizzare un suo uso nel trattamento delle calvizie.
È stato, inoltre, dimostrato che la caffeina viene assorbita
dal cuoio capelluto attraverso i follicoli piliferi in maniera
significativa e ciò permette di ritenerla un’ottima alleata
contro la perdita dei capelli.
In generale quali proprietà il caffè ha sul cuoio capelluto?
Secondo le ricerche di alcuni studiosi la caffeina risulta
essere una potenziale molecola da poter utilizzare nel
trattamento per la cura delle calvizie. Il caffè, infatti,non
solo migliorerebbe l’aspetto estetico del cuoio capelluto
se applicato sotto forma di lozioni o impacchi, ma aiuterebbe in maniera incisiva il cuoio capelluto rendendolo
più forte dall’interno.
Quanti caffè bisognerebbe assumere al giorno per ridurre la calvizie in un soggetto propenso alla perdita dei
capelli?
Al momento non possiamo stabilire quanti caffè, intesi
come bevanda, un individuo con problemi di calvizia può
assumere per avere risultati sulla caduta dei capelli.
È ovvio che vanno valutati anche diversi fattori che incidono sulla salute del paziente, come ad esempio eventuali
problemi cardiovascolari o di ipertensione.
Esistono integratori o prodotti cosmetici a base di
caffeina che possono migliorare l’aspetto dei nostri
capelli?
Esistono in commercio diversi prodotti a base di caffeina,
sotto forma di lozioni e shampoo, che possono essere
applicati in maniera frequente sui capelli. Questi prodotti
combattono non solo il problema della calvizie, ma hanno
effetti benefici anche sui capelli che tendono a sfibrarsi o
ad opacizzarsi. Il caffè può anche essere utilizzato insieme ad altri ingredienti naturali, come impacco per rafforzare e ravvivare il cuoio capelluto.
Brano consigliato per la lettura di questo articolo: Long Haired Child - Devendra Banhart
[ the sign moak ]
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Foodss, imprese e studenti tra cibo e design
rubrica a cura di ADI Sicilia
I
l design come garanzia di qualità per la vita quotidiana di
tutti. È il leit-motiv del Compasso d’Oro, il più importante premio di design al mondo, che da oltre cinquant’anni
l’ADI (Associazione per il disegno industriale) assegna a
progetti e prodotti che si distinguono per il loro grado di
innovazione e funzionalità. Ma qualità della vita vuol dire
anche cibo, rispetto e valorizzazione del territorio. Nasce
da questo presupposto il progetto Foodss, un laboratorio
didattico che ha l’obiettivo di indagare e svelare le relazioni complesse intorno alla produzione e al cibo. Obiettivo
finale è dar vita ad un prodotto materiale o immateriale
– tenendo conto delle variabili del percorso ideazione/rea-
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lizzazione/vendita/consumo - in grado di esaltare le risorse
del territorio e migliorare le condizioni di vita di tutti. Attori
di questo ambizioso spin-off - ideato e sviluppato da Vincenzo Castellana, docente di Design System nel corso di
Laurea in Design e Comunicazione Visiva di Abadir – sono
università, studenti ed imprese siciliane del settore food, tra
cui Moak. Il filo conduttore si ispira al tema di Expo Milano 2015: Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita. Il progetto,
diviso in quattro fasi, è stato avviato già lo scorso dicembre,
quando la commissione Food design di ADI per Expo ha
presentato il Manifesto del food design, alla presenza delle
aziende siciliane selezionate. La terza fase, appena conclu-
sa, ha visto studenti e aziende partner con un workshop a
Palazzo Cafisi (Favara) durante l’evento “It’s a wonderful
time, Summer Design Fest” di ADI Sicilia. L’ultima fase
si concluderà a settembre a Milano, con la presentazione e
mostra dei progetti definitivi di Foodss alla Casa del Design
per Expo che ADI Nazionale ha allestito nel periodo dell’e-
sposizione universale. Un dialogo, quello tra studenti ed
imprese, che ha generato proposte spendibili e attuabili nel
mercato reale, in un momento in cui, più che mai, bisogna
che venga riconosciuta quell’innata attitudine al gusto e alla
creatività che ha reso il nostro territorio un modello di stile
non solo in fatto di cibo ma anche di design.
Brano consigliato per la lettura di questo articolo: I’m designer - Queens of the Stone Age
[ the sign moak ]
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Caffè da leggere
a cura di
Migliaia di titoli tra gli scaffali, libri di ogni genere. Si intravedono anche titoli di film, musica e molto altro. Spazi, salotti e
corridoi dove esporre quadri e opere d’arte. Sono le librerie laFeltrinelli, dove prende vita un nuovo modo di intendere e vivere la lettura, dove chi entra con la sola intenzione di prendere un libro, scopre nuovi stimoli ed interessi. A raccontarci questi
affascinanti luoghi, da Nord a Sud, da Milano a Catania, saranno i loro direttori. E chi meglio di loro può suggerirci, tra un
sorso e l’altro di caffè, quale libro leggere e quale musica ascoltare.
Enrica Cavallari, direttore de laFeltrinelli Duomo Milano
P
oche settimane fa, due importanti negozi di cultura
milanesi sono diventati, una volta per tutte, una
cosa sola, laFeltrinelli Duomo. Fino a inizio anno
erano due: la gloriosa libreria Feltrinelli Duomo e la
RicordiMediaStores di Galleria Vittorio Emanuele. Due
ingressi collegati da un passaggio diretto, con insegne
differenti, ma un direttore solo, Enrica Cavallari. Una
donna che oggi guarda con orgoglio questo luogo meraviglioso, letteralmente rinato, dove risalta ancora più
l’enormità dei 2.500 metri quadri pieni di 70.000 titoli
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di libri, di 18.000 titoli di musica, 8.000 di dvd e 6.500
di spartiti musicali. In molti, già dal giorno dell’inaugurazione, hanno già preso possesso delle poltrone degli
spazi di lettura, del tavolo di studio, del comodo divano
del Salotto di laEffe, o dell’ottomana che occupa il centro dello spazio espositivo. Enrica, passato il frastornante
tripudio dell’inaugurazione con la folla, il trambusto e
l’allegro stupore degli habituées, fa prove di abitudine in
questo nuovo spazio che conosce tanto bene e che deve
finire di scoprire.
Vi suggerisco un libro e un film
Non è un periodo per letture troppo dense: il rifacimento
di una libreria come quella di Milano Duomo non lascia
né tempo né energie mentali per quasi nulla. È così che
mi sono infilata nella lettura de La promessa (Feltrinelli),
di Friedrich Dürrenmatt. Pensavo di rilassarmi leggendo
un giallo. Mi sono trovata davanti a un capolavoro: la
vicenda del commissario Matthäi, freddo e infallibile,
che promette a una madre di trovare l’assassino della sua
bambina e segna così il resto della sua vita, è una di quelle letture di cui non ci si libera una volta finito il libro.
Resta dentro, e lavora.
E se giallo deve essere, uno dei film che più mi hanno
convinta ed emozionata negli ultimi anni è Il segreto dei
suoi occhi, dell’argentino Juan José Campanella, premio
Oscar per il miglior film straniero nel 2010. La storia
di un’indagine per omicidio che dura venticinque anni,
una storia d’amore ancora più lunga, e la storia tragica
dell’Argentina che irrompe da tutti i lati in questa vicenda privata e criminale. Il miglior punto di incontro tra la
dolente umanità di Raymond Chandler e le metafisiche
geometrie di Jorge Luis Borges.
di Enrica Cavallari
Collana: Universale economica
Edizioni: La Feltrinelli
Autore: Friedrich Durrenmatt
Anno: 1991
Numero di pagine: 160
Prezzo: € 7,50 euro
ISBN: 9788807811425
Anno: 2009
Genere: Drammatico
Regia: Juan José Campanella
Attori: Ricardo Darín,
Soledad Villamil, Pablo Rago,
Javier Godino, Guillermo
Francella
Distribuzione: Lucky Red
Paese: Spagna, Argentina
Durata: 129 Min
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Lo stile di arrbeiednatereri.lassante in
Ricreare un am
un contesto urbano
azione
rubrica a cura della red
Anche in un contesto urbano si può ricreare un ambiente rilassante, dal gusto mediterraneo. È l’esempio del ristorante Bronda
a Helsinki in Finlandia. Gli interni luminosi e accoglienti si dividono in tre aree principali: il cocktail bar, l’ariosa sala da pranzo
con un soffitto alto 7 metri e l’area più intima e riservata. A dare
un tocco di italianità e design sono le duecento sedute Malmö di
Pedrali. Una collezione in legno dal forte sapore nordico, nata
da un’escursione immaginaria alle rive di un lago in Scandinavia, che si inserisce perfettamente nell’atmosfera del ristorante,
creando un ambiente elegante e allo stesso tempo familiare.
photo © baraBild Sverige AB
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Caffè e sani dintorni
rubrica a cura della redazione
Avvicinarsi a una cucina sostenibile vuol dire prediligere ingredienti che provengano da un’agricoltura naturale, che non
sia stata forzata nell’intento di produrre cibi esteticamente accattivanti, ma poveri di nutrimento per il corpo e per l’anima.
Roberta Tribastone ha creato a Modica il progetto Singola, un ristorante in una struttura di legno e paglia, in cui assiduamente ricerca ingredienti, metodologie e pratiche lavorative che rispettino la persona, il pianeta e l’ambiente che ci
circonda. E lo fa puntando sulla certificazione partecipata, creando un rapporto di fiducia con il produttore seguendolo
passo passo. Una scelta non soltanto legata alla salute, ma anche etica. Roberta, con le sue ricette e suggerimenti, ci farà
scoprire come – a dispetto di chi sostiene il contrario – la cucina vegana sia piacevolmente prelibata, facile da preparare
e alla portata di tutti.
Roberta Tribastone
Gelato alla fragola con chicchi di caffè
ingredienti per 5 persone:
- 200gr fragole
- 100gr banane
- 180gr malto di riso
- 1gr succo di limone
- 20gr zucchero di canna
- 8gr olio di mais spremuto
- 1 granello di sale
- 20 chicchi di caffè
- 20 gr cioccolato fondente
Procedimento: frullate insieme la frutta, il malto, il succo di limone, lo zucchero e l’olio e il granello di sale.
Quando gli ingredienti saranno ben amalgamati, versate
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il composto nella gelatiera e aspettate finché sarà diventato denso e cremoso; in alternativa, se non disponete
di una gelatiera, mettete il composto in freezer in una
terrina ampia e bassa. Dopo un’ora tirate fuori la terrina,
rimescolate il composto e rimettete nel freezer, ripetendo l’operazione almeno tre volte finché non si sarà addensato. Nel frattempo, sciogliete a parte a bagnomaria
il cioccolato fondente e intingete, con l’aiuto di una pinza da cucina, i chicchi di caffè uno ad uno. Disponeteli
a raffreddare su un foglio di carta forno posto su di un
vassoio. Una volta terminato, ponete il vassoio in frigo.
I chicchi saranno pronti quando il cioccolato usato come
copertura si sarà indurito.
Servite il gelato guarnendolo con i chicchi di caffè.
Potete aggiungere a piacere frutta fresca, fiori o foglie
aromatiche.
Brano consigliato per la lettura di questo articolo: Green Onions - Booker T & the MG’s
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XIII 02/2015 © Caffè Moak S.p.A.
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