articolo Publiredazionale DICEMBRE 2 COLONNE 05
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articolo Publiredazionale DICEMBRE 2 COLONNE 05
Esperienza con la protesi di ginocchio ADVANCE PIVOT MEDIALE I fattori che definiscono la buona funzionalità di una protesi sono riconoscibili dalla stabilità dell’impianto che è correlata con il bilanciamento articolare e dell’interfaccia nei confronti della patella e dei retinacoli rotulei. La durata di una protesi discende direttamente dal corretto posizionamento dei componenti dell’impianto e dal basso tasso di usura del polietilene. La conservazione ossea dipende dalla forma dei componenti protesici, soprattutto quello femorale. La ricerca di tutte queste caratteristiche ci ha portato a fare un esperienza con la protesi ADVANCE della WRIGHT, conosciuta anche come la protesi a PIVOT MEDIALE. Il componente femorale presenta raggi di curvatura costante1,2 offrendo così una tensione regolare sui collaterali laterali. Tale curvatura viene riproposta sull’interfaccia mediale dell’inserto tibiale che di fatto crea quindi un articolazione sferica che definisce il pivot mediale. Ulteriore vantaggio della contro-sfera è quello di avere una maggiore superficie articolare di contatto3 e una riduzione dell’usura del polietilene4. Tale contro-sfera è leggermente posteriorizzata ed in questo modo il condilo femorale mediale viene stabilizzato rispetto alla tibia e ne viene quindi impedito lo spostamento anteroposteriore con conseguente riduzione delle pressioni sul comparto rotuleo. Anche l’interfaccia con la rotula è disegnata in modo da non avere punti di pressione: una troclea approfondita ed estesa e dotata di una inclinazione anatomica, insieme ai bordi laterali smussati, permettono una forte riduzione dell’incidenza di dolore rotuleo associato all’impianto protesico. MATERIALI E METODI Dal 2000 al 2007, 207 pazienti affetti da gonartrosi sono stati sottoposti ad intervento di artroprotesi totale di ginocchio con protesi WRIGHT ADVANCE, cementata. In questo studio il follow up medio è stato di 4 anni e 2 mesi. In tutti i casi l’impianto è stato eseguito dopo opportuna preparazione secondo protocollo standard, con trattamento antitromboembolico (4000 U.I. di calciparina a bpm nell’87% dei casi, 6000U.I. nel 13% dei casi) ed antibioticoterapia da 4 ore preintervento a 4 giorni post. 130 pazienti di questo studio erano di sesso maschile, 77 di sesso femminile. L’età media al momento dell’intervento era di 71,3 anni (da 31 a 86). In 172 casi sono state trattate ginocchia artrosiche vare con una variabilità da 0 a 22°. I restanti 35 casi erano ginocchia con valgismo da 1 a 24°. 110 pazienti erano già stati sottoposti ad interventi di varia natura a carico delle ginocchia: 85 artroscopie per meniscectomie e/o trattamenti cartilaginei, 15 osteotomie di valgizzazione, 5 riallineamenti rotulei, 5 post traumatici. La flessione preoperatoria era in media di 90° (117°max, 52°minimo). I pazienti sono stati valutati preoperatoriamente con l’indice WOMAC OSTEOARTHRITIS, con il KNEE SOCIETY e con un punteggio elaborato per le protesi monocompartimentali (GIUM) ma valido secondo noi per la valutazione esclusivamente funzionale. Il valore WOMAC medio è risultato di 1.8 per il dolore, 0.7 per la rigidità, 4.7 per la funzionalità. Il punteggio medio del protocollo KNEE SOCIETY è risultato 84.5 ed il GIUM 78.0. I pazienti si sono detti molto soddisfatti nel 60% dei casi, abbastanza soddisfatti nel 30%. Nel restante 10% i pazienti riferivano dolore saltuario ai gradi estremi dell’articolarità, difficoltà nel deambulare per lunghi tratti, difficoltà nell’alzarsi da seduti, dolore anteriore, rigidità articolari. Di questi, 3 pazienti sono stati sottoposti a protesizzazione della rotula con scomparsa dei sintomi, altri 3 hanno subito artrolisi artroscopica con scomparsa del dolore anteriore e miglioramento dell’articolarità. Dei 7 rimanenti 1 ha lamentato instabilità articolare con lassità in valgo dopo trauma distorsivo del ginocchio. Trattato inizialmente conservativamente, ha dovuto poi essere sottoposto a protesi totale ADVANCE nella versione P.S., con buon risultato ad 1 anno di distanza. 3 pazienti hanno lamentato rigidità nei 4 mesi successivi all’intervento, non risolta da sblocco in narcosi ed artrolisi. La protesi è stata così revisionata, con sostituzione di inserti di spessore minore e risoluzione del problema. E’ da notare come la diminuzione dello spessore non abbia causato peggioramento nella stabilità ma solo miglioramento nell’articolarità. Dei restanti 4 casi 3 sono andati persi, mentre all’unico paziente che presentava segni clinici di infezione dell’impianto è stata rimossa la protesi e con procedimento 2 steps è stato revisionato. DISCUSSIONE L’intervento di artroplastica di ginocchio ha subito importanti cambiamenti nel corso degli ultimi anni, sia riguardo ai prodotti sia dal punto di vista della tecnica chirurgica. L’utilizzo delle tecniche mini invasive ha permesso di comprendere l’importanza del rispetto dei tessuti molli per ottenere un più rapido recupero funzionale. Questo tipo di attenzione non può prescindere da un pari rispetto delle strutture ossee. Si deve sempre tenere in considerazione che un intervento di artroplastica può andare incontro ad una eventuale seppur indesiderata futura revisione. Risulta quindi necessario cercare di essere il più conservativi possibile rispetto alle strutture scheletriche. La protesi di ginocchio deve quindi essere il risultato di un giusto equilibrio tra funzionalità, durata nel tempo, impatto sulle strutture tissutali. L’utilizzo di una protesi totale cosiddetta MEDIAL PIVOT ci ha consentito di rivoluzionare i concetti che avevamo sia per quanto riguarda la funzione che la forma della stessa. La protesi riproduce con esattezza i punti cardine di un ginocchio anatomico: la sfericità della componente funzionalmente utile del condilo femorale mediale con il suo raggio di curvatura costante, l’utilizzo del comparto esterno nella stabilizzazione del ginocchio stesso con il suo movimento a binario, il raggio costante di distanza tra rotula e linea intercondilica durante il movimento; tutto ciò contribuisce a diminuire i punti critici di una protesi proprio perché non viene ad alterare le caratteristiche anatomico-funzionali fondamentali. Tutte queste caratteristiche ci hanno indotto ad utilizzare questo tipo di protesi di ginocchio ed i risultati a distanza sembrano confermare le nostre aspettative. M. MAFFI, P. VOLPI U.O.II ORTOPEDIA, ISTITUTO CLINICO S. ANNA BRESCIA Dr. Maurizio Maffi Via Battisti,7-25040 CORTE FRANCA (BS) e-mail: [email protected] 1. Mancinelli, CA. The instanteneous axis of rotation of the human knee joint.Doctoral dissertation. The University of West Virginia, 1994. 2. Elias, SG, Freeman, MAR, and Gokcay, EI. A correlative study of the geometry and anatomy of the distal femur. Clinical Orthopaedics and Related Research: 260, 1990. 3. Greenwald, A.S., Heim, C.S., Pastak, P.D., Tibial Plateau Surface Stress in TKA. Presented at the 65th Annual AAOS Meeting, 1998. 4. Minoda Y, Kobayashi A, Iwaki H, Miyaguchi M, Kadoya Y, Polyethylene wear particles in synovial fluid after total knee arthroplasty. Clin Orthop Relat Res. 2003 May;(410):165-72.