La ricetta

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La ricetta
n. 2/2013
Sapori d’estate
Pasta fredda,
che bontà
Il melone,
un amico in cucina
Sapori genuini,
a tutto pepe!
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n. 2 2013
editoriale
Fa più paura il penitenziario di Alcatraz nella splendida baia di San Francisco o
le roventi celle cubane del campo di prigionia di Guantànamo? No, forse non è
proprio questo il dilemma del prigioniero a cui mi riferisco, ma piuttosto il più
famoso gioco di logica, enunciato nel 1950 dal matematico americano Albert
Tucker. La teoria dei giochi, abitualmente utilizzata per studiare il posizionamento
concorrenziale delle aziende, oggi ci offre invece una chiave di lettura anche
dell’attualità politica ed economica. Il punto focale è che ciascun attore in gioco
è portato a ragionare seguendo il proprio interesse, allontanandosi così dalla
soluzione ottimale per tutti. Non solo, ma a livello planetario, ogni Nazione si
vuole sviluppare e la crescita di tutti i Paesi sta producendo un’insostenibilità
globale. Il risultato è però che il pianeta da qualche decennio non sta più al passo
con la fame di benessere di una minoranza dell’umanità. La teoria ci insegna
che, in questi casi, la strada maestra per evitare l’implosione è un patto sociale
mondiale, dove ciascun soggetto si autolimiti e crei un sistema che gli impedisca
di cambiare idea nel tempo, mentre a livello individuale occorre sviluppare una
nuova “etica del limite” interiorizzata da ogni cittadino del pianeta.
Per ciò che attiene a noi, cari Lettori della rivista e splendidi Clienti dei nostri
supermercati, ecco subito qualche esempio. Basta con le proposte di attività
3x2 che probabilmente fanno acquistare di più, ma contestualmente, a volte
sprecare prodotti: eccoci quindi pronti con promozioni dirette, convenientissime, sul singolo prodotto. Basta con il riempire sempre più il punto di vendita
di migliaia di prodotti a volte inutili: eccoci da tempo alla ricerca, faticosa ma
appagante, di assortimenti mirati, studiati ad hoc per le vostre singole esigenze. Basta con la logica delle aperture dei supermercati 24 ore su 24, quando
probabilmente occorre solo rimodulare gli orari, rispondendo maggiormente alle
vostre importanti esigenze temporali.
Come cittadini del mondo, infine, non dobbiamo erroneamente percepire l’etica
del limite come becero neo-pauperismo: anzi, è una cultura di vita che ci rende
più ricchi, in primis perché permette di valorizzare maggiormente il “nuovo
essenziale” che avremo, ma soprattutto perché, conseguenzialmente, questo
“nuovo essenziale” si estenderà, permettendo una maggiore sostenibilità globale.
Hasta luego quindi, né Cuba né San Francisco, ma nel nuovo mondo essenziale!!
Giorgio Santambrogio
editoriale
Il dilemma del prigioniero
Sapori d’estate
6
Fredda come…
la pasta!
sommario
Un piacevolissimo piatto estivo da
reinventare in mille modi
di Stefania Pianigiani
11 Melone mon amour
6
Un frutto dalle molte facce e numerosi usi
un cucina
di Vanessa Bartoli
14 Un tesoro nel piatto
Il pesce è ricco di sostanze nutrienti
indispensabili ma non è molto amato
dai piccoli: ecco come fare
di Chiara Brandi
14
n. 2 2013
sommario
17 Aromi lusitani
4
Non solo baccalà. La cucina portoghese
mescola carne, pesce e zuppe regalandoci
sapori intensi e genuini
di Caterina Simonato
26 Si fa presto
a dire pepe
Non tutti i tipi di pepe sono tali. Tutti però
esaltano il gusto dei piatti e rallegrano
le vivande
di Claudia Soldati
34 Un cocktail “lungo”
ed è già estate
Tranquillizzano la sete, sono poco alcolici,
belli da guardare e facili da preparare
anche a casa
di Claudio Salvi
34
39
36 Salento terra
di confine
Itinerari inconsueti fra l’Adriatico
e lo Ionio
di Vanessa Bartoli
39 Anche l’occhio
vuole la sua parte!
Dall’ombretto all’eyeliner i consigli
per uno sguardo impeccabile
di Alessandro Zafarana
42 MSF in azione
È uno dei pochi attori umanitari
internazionali presenti in Siria
di Sabina Armani
45 Oasi urbane
45
Balconi di città: piante belle e ‘facili’
per chi ha poco tempo
di Enrico Zoi
Edizioni Libò, via Lorenzo il Magnifico 71 - 50129 Firenze
Comitato di redazione: Giorgio Santambrogio, Gianluca Tositti, Mauro De Feudis, Andrea Crescenti
Coordinamento editoriale: Gianluca Tositti
Caporedattore: Lirio Mangalaviti
Impaginazione: Lucrezia Lazzeri
Coordinamento redazionale: Edi Ferrari
Collaboratori: Sabina Armani, Vanessa Bartoli, Chiara Brandi, Giulia Christopher, Aldo Fantini,
Claudio Salvi, Caterina Simonato, Claudia Soldati, Stefania Pianigiani, Alessandro Zafarana,
Enrico Zoi
Foto: Marka. Le foto delle ricette e i piatti sono di Mario Genovesi; le foto a pag. 6, 11, 17,
23 sono di Andrea Fantauzzo; per le foto a pag. 29-30, grazie a www.turismo.marche.it;
e per quelle a pag. 31-32, grazie al Consorzio di Tutela dei Vini d’Abruzzo e al Consorzio
Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane. Il cruciverba è di Enrico Zoi
Le Edizioni Libò sono disposte a negoziare il pagamento dei diritti per le immagini delle quali
non è stato possibile chiedere preventivamente il permesso di pubblicazione.
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La ricetta filmata
Le ricette gustose
Scuola di cucina
Vini bianchi
Vini rossi
Giochi
Libri
Musica
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n. 2 2013
Direttore responsabile: Leonardo Romanelli
Rubriche
Registrazione del Tribunale di Firenze n. 4964 del 15/05/2000
n. 2 2013
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i
a tavola
Fredda come…
la pasta!
di Stefania Pianigiani
Le tavole estive e le spiagge italiane erano, un
tempo, decisamente democratiche per quanto
riguarda i piatti stagionali: la pasta alla Norma o
la parmigiana di melanzane venivano mangiate indistintamente sia sotto l’ombrellone che nella sala
da pranzo tirata a lucido per le grandi occasioni
conviviali. Poi negli anni le cose sono cambiate e
per ferragosto in spiaggia si tengono pasta party
di pasta e riso freddo.
Il segreto per una buona pasta fredda o per un
insalata di riso, miglio o farro, è quello di prepararle
con qualche ora di anticipo, al massimo mezza
giornata, così i sapori avranno modo di amalgamarsi. E quando tornerete dalla spiaggia o da una
passeggiata, il primo sarà già pronto, allettante e
profumato.
Per quanto riguarda la pasta, è meglio utilizzare il
formato “corto” perché si raffredda meglio; quindi
sono benvenute le ruote, le penne, mezze penne,
fusilli e farfalle; mentre per il riso è bene scegliere
un tipo che non scuoce, come il parboiled; inoltre
da alcuni anni si trovano in commercio risi adatti
alle insalate estive. Anche il farro si trova tranquillamente sugli scaffali, già cotto e pronto per
essere condito.
Si può usare di tutto per condire un’insalata di
pasta fredda, però bisogna essere bravi nello scegliere gli ingredienti. Sugli scaffali troviamo comodi
barattoli con tutto l’occorrente per il condimento,
prevalentemente a base di sottoli e wurstel, ai
quali possiamo aggiungere tonno, uova sode e
olive. Formaggio come il groviera e del prosciutto
cotto sono considerati tra gli ingredienti storici
Ingredienti (per 4 persone): 300 g di fusilli corti integrali,
200 g di piselli lessati, 100 g di punte di asparagi lessate,
2 carote lessate, 150 g di mais al naturale, 2 spicchi
d’aglio, 1 rametto di rosmarino, 1 mazzetto di basilico, ½
cucchiaio di paprica dolce, 2 cucchiai di aceto di mele, 6
cucchiai di olio extra vergine di oliva, sale, pepe in grani
Tempo di preparazione 20 minuti (più il tempo per
raffreddare)
Tempo di cottura 10-12 minuti
Difficoltà O PPCosto O PP Calorie O PP
Vino consigliato Sauvignon del Collio
Tagliate a tocchetti le carote e le punte di asparagi,
metteteli in una terrina e unitevi i piselli.
Scaldate in una casseruola l’aglio finemente tritato
insieme al rosmarino e 4 cucchiai di olio, senza farlo
friggere. Togliete dal fuoco prima che l’aglio cominci a
prendere colore, e aggiungete 1 cucchiaio di aceto di
mele, un pizzico di sale e versate sulle verdure. Mescolate
e lasciate raffreddare. Lavate il basilico, mettetelo nel
mixer con il resto dell’aceto di mele, 2 pizzichi di sale,
la paprica dolce e l’olio rimasto. Frullate per qualche
secondo, aggiungete il mais ben sgocciolato, 2 o 3
cucchiai di acqua e frullate di nuovo, fino ad ottenere una
crema. Lessate la pasta, scolatela al dente, passatela un
attimo sotto acqua fredda corrente, unitela alle verdure e
condite il tutto con la crema precedentemente ottenuta.
Lasciate raffreddare prima di servire.
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n. 2 2013
Un piacevolissimo piatto estivo
da reinventare in mille modi
La ricetta
Fusilli al mais
Insalata di riso giardiniera
La ricetta
delle insalate di riso e pasta, ma se
usiamo un po’ di fantasia in cucina,
otteniamo delle ricette davvero sfiziose. Pomodori, pesto, mozzarella
e capperi per un’insalata di pasta
mediterranea; lenticchie, riso e coniglio lessato vanno bene per un piatto
alternativo e con tante proteine, e
che allo stesso tempo risulta anche
leggero; mentre pollo, peperoni, me-
La ricetta
Ruote del sole
Ingredienti (per 4 persone): 250 g di riso, 150 g di tonno sottolio,
100 g di giardiniera sottolio, 100 g di giardiniera sottaceto, 150 g di
fagiolini, 1 cipollotto, 1 cucchiaio di senape, ½ cucchiaio di succo di
limone, 6 cucchiai di olio extra vergine di oliva, basilico, sale, pepe,
8 pomodorini
Tempo di preparazione 50 minuti
Tempo di cottura 10-12 minuti
Difficoltà O PPCosto O OP Calorie O OP
Vino consigliato Frascati
Tempo di preparazione 30 minuti (più il tempo per
raffreddare/insaporire)
Tempo di cottura 12 minuti
Difficoltà O PPCosto O OP Calorie O OP
Vino consigliato Chiaretto del Garda
Fate la mozzarella a dadini e lasciateli sgocciolare in un colino.
Private i pomodori della pelle e dei semi. Tagliateli a dadini,
raccoglieteli in un colino e lasciateli sgocciolare per un quarto
d’ora. Trasferiteli poi in una ciotola, conditeli con un pizzico
di sale, 2 cucchiai d’olio e 4 foglie di basilico spezzettate
grossolanamente. Mescolate e lasciate insaporire a temperatura
ambiente per un’ora circa. Cuocete la pasta in una pentola
contenente abbondante acqua bollente, leggermente salata.
Scolatela al dente, conditela con 1 cucchiaio di olio, mettetela
in una terrina e lasciatela raffreddare completamente. Lavate i
capperi sotto acqua corrente e asciugateli con carta assorbente.
Lavate ed asciugate il prezzemolo, sgocciolate i filetti d’acciuga
e private l’aglio dell’anima. Tritate finemente questi ingredienti,
raccogliate il tutto in una ciotola ed emulsionatevi l’olio rimasto,
mescolando bene con una frusta a mano. Condite la pasta
con la salsa di prezzemolo e acciuga, unitevi la mozzarella ed il
pomodoro, mescolate e servite. Decorate con il basilico rimasto.
lanzane e zucchine sono adatti per una pasta
sostanziosa e dai mille sapori.
E la pasta fredda si può fare anche con il pesce.
I gamberetti uniti a zafferano e piselli fini lessati
sono ideali per una pasta ricca e leggermente
speziata. Meglio cuocerli con il guscio però i
gamberi, così risulteranno più saporiti e potrete
usare il brodo per un buon risotto.
Ricordate anche che le insalate, nell’attesa di
essere consumate, vanno tenute ben coperte
con pellicola nella parte meno fredda del frigorifero.
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n. 2 2013
Ingredienti (per 4 persone): 250 g di pasta tipo ruote, 4-5
pomodori perini maturi ma sodi, 4 filetti d’acciuga sottolio,
1 cucchiaio di capperi sotto sale, 1 ciuffo di prezzemolo, 1
spicchio d’aglio, 6 cucchiai di olio extra vergine di oliva, 200 g di
mozzarella, basilico, sale
Lessate il riso, conditelo con un cucchiaio di olio e allargatelo in una
terrina per farlo raffreddare. Lavate e spuntate i fagiolini, tagliateli
a tocchetti e lessateli in acqua bollente salata per 8/10 minuti.
Scolateli bene, allargateli in un piatto piano e lasciateli raffreddare.
Sgocciolate i 2 tipi di giardiniera e tagliate le verdure più grosse a
dadini. Fate sgocciolare il tonno e poi sbriciolatelo. Pulite il cipollotto
tenendo il bulbo bianco, quindi affettatelo a rondelle sottili.
Sciogliete un pizzico di sale con il limone in una ciotolina, quindi
stemperatevi la senape, aggiungendo un pizzico di pepe e l’olio
rimasto. Condite il riso con la salsa ottenuta, aggiungete il tonno, la
giardiniera, il cipollotto e i fagiolini. Mescolate, poi mettete il tutto su
di un piatto da portata. Decorate con i pomodorini tagliati a spicchi
e il basilico sminuzzato.
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di stagione
Melone mon amour
di Vanessa Bartoli
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n. 2 2013
Un frutto dalle molte facce e dai numerosi usi un cucina
È certamente il miglior amico dell’estate: fresco, leggero, dissetante, ricco di vitamine
preziose: Ed è anche un ottimo alleato in cucina: oltre al classico e rapidissimo (per la
preparazione) piatto di prosciutto e melone, questo profumato figlio del sole si presta a
essere utilizzato in tanti e gustosi modi.
Regalo di paesi lontani
n. 2 2013
La ricetta
Il nome scientifico della pianta del melone è Cucumis melo, e appartiene alla famiglia
delle Cucurbitaceae (la stessa, per intendersi, di zucca e zucchina, cetriolo e cocomero).
Incerte le origini: secondo alcuni arriva dall’Africa, secondo altri dall’Asia. Certo è invece,
perché documentato, quando il melone ha fatto la sua comparsa sulle tavole dei nostri
progenitori Romani: siamo nel I secolo dopo Cristo e Plinio ne parla nella sua Naturalis
Historia. E, sempre secondo Plinio, pare che l’imperatore Tiberio fosse davvero ghiotto
del dolce melone. Che oltretutto, probabilmente
perché ricco di semi, nell’antichità era considerato
simbolo di fecondità e prosperità.
Risotto al melone
Certe, certissime, le tante proprietà di questo
frutto (che però sempre loro, i nostri avi Romani,
utilizzavano come verdura in insalata): poche
calorie, tantissima acqua (il 90 per cento!) e
vitamine, A e C soprattutto; e poi sali minerali,
ferro, potassio, fosforo e calcio. Una manna per
l’organismo. L’elevata percentuale di acqua ne
fa un alimento dalle grandi proprietà dissetanti
e rinfrescanti e, di conseguenza, diuretiche; vitamina A vuol dire avere un potente alleato contro
i radicali liberi, responsabili dell’invecchiamento
Ingredienti (per 4 persone): 1 melone di media grandezza,
1 cipolla bianca, 400 g di riso vialone, 1 bicchiere di vino
cellulare; fosforo e calcio ci aiutano a proteggerci
bianco secco, 1 uovo, parmigiano, burro, olio extravergine
dall’osteoporosi; il potassio è amico della circodi oliva, sale, pepe
lazione e della pressione arteriosa; la vitamina B
ci aiuta a combattere gli stati depressivi; e, non
Tempo di preparazione 30 minuti
ultimo visto che parliamo di un figlio dell’estate,
Tempo di cottura 20 minuti
Difficoltà OPPCosto OPPCalorie OPP
il melone contiene betacarotene, sostanza che
Vino consigliato Greco di Tufo
stimola la produzione di melanina: in pratica dà
una mano alla nostra pelle prima nel regalarci una
Soffriggete la cipolla tagliata a fettine sottili in un po’
bella – e sana – abbronzatura dorata, e poi ci aiuta
d’olio, a fiamma bassa. Unite il riso e il vino. Alzate la
fiamma per lasciarlo sfumare, quindi abbassarla di nuovo
a mantenerla un po’ più a lungo. E se esageriamo
e proseguite la cottura. Tagliate a grossi pezzi la polpa
con la tintarella (troppo sole e nelle ore sbagliate:
del melone, frullatela e passatela in un colino fine per
attenzione!), il melone corre di nuovo in nostro
eliminare l’acqua in eccesso. Quando il riso è vicino alla
soccorso: la sua polpa è infatti un ottimo calmante
cottura, aggiungete il melone. Quando il riso sarà pronto,
per le bruciature leggere.
spegnete il fuoco, mantecate con una noce di burro e
Cos’altro serve per innamorarsi incondizionataunite l’uovo sbattuto. Salate, pepate e cospargete di
parmigiano. Servite, volendo, con un ciuffo di prezzemolo.
mente di questo meraviglioso frutto? Niente, se
Una possibile variante è l’aggiunta di prosciutto crudo o
non fosse per quel suo sapore…
speck, che vanno fatti rosolare nell’olio e devono cuocere
insieme al riso. Se al riso preferite la pasta, la crema di
Le tante facce del melone
melone si ottiene facendo soffriggere la polpa con olio e
Retato o cantalupo? Sono queste infatti le due
cipolla, aggiungendo acqua o brodo fino a fine cottura,
varietà estive – quelle che troviamo sugli scaffali
e poi frullandola. Anche in questo caso, spruzzata di
prezzemolo finale.
da maggio a settembre – del nostro amico melo-
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ne. Il primo ha una buccia più sottile, attraversata da
un intreccio di linee e reticoli: la sua polpa è di colore
giallo intenso, ed è ha conservazione più breve; il
secondo ha invece la buccia liscia e più robusta, e
la polpa un po’ più chiara, e si conserva più a lungo.
C’è anche il melone invernale, in realtà: si tratta di
frutti colti non ancora maturi, che possono essere
conservati per alcuni mesi, e che costituiscono un
piatto tipico natalizio di alcune tradizioni culinarie
soprattutto del sud Italia.
Come riconoscere un melone buono e maturo al
punto giusto? Molti lo annusano: il principio in sé
non è sbagliato, il profumo è certamente indice di
bontà. Il problema è che sentire o meno un profumo
è questione soggettiva, dunque è meglio affidarsi ad
altri metodi, come esaminare il peduncolo (che si
stacca facilmente dal frutto se la maturazione è al
punto giusto) o tastare il melone (il frutto maturo è
‘elastico’).
Quanto alla conservazione, può stare in frigorifero per
3 o 4 giorni, ma bisogna fare attenzione e tenerlo
separato dagli altri alimenti a causa del suo forte
profumo.
Oltre il prosciutto
E sì, bisogna avere il coraggio di andare oltre il classico prosciutto e melone. Questo delizioso frutto si
presta infatti a molte preparazioni diverse (in queste
pagine ve ne proponiamo alcune), dall’antipasto al
dolce. Certo bisogna superare qualche resistenza
dettata dall’abitudine, ma la sperimentazione è il
motore, e l’anima, della cucina. Buon appetito!
La ricetta
Cestini al melone
Ingredienti (per 4 persone): 2 meloni, 100 g di tonno in
scatola, 100 g di olive, lattuga, 4 pomodori maturi, 100 g di
gamberetti precotti, 1 limone, panna da cucina, sale, pepe
Tempo di preparazione 30 minuti
Difficoltà OPP
Costo OPP
Calorie OPP
Vino consigliato Grecale
Fate raffreddare bene i meloni in frigorifero. Nel frattempo
lavate e affettate i pomodori e metteteli in un recipiente
insieme al tonno spezzettato, alle olive (snocciolate), ai
gamberetti. Lavate poi alcune foglie di lattuga e asciugatele
bene. Lavate bene i meloni e tagliateli a metà in senso
orizzontale. Eliminate i semi e i filamenti e usando l’apposito
attrezzo scavate la polpa ricavandone delle palline, che
unirete al composto già preparato. Condite il composto
con il succo del limone, qualche cucchiaio di panna, sale e
pepe. Infine mettete le foglie di lattuga nei meloni scavati e
riempiteli con il composto. Questo semplice piatto si presta a
molte varianti a seconda del gusto (e della disponibilità della
dispensa). Si possono ad esempio aggiungere dei capperi o
dei cetrioli, o sostituire la panna con la maionese oppure, se
non piacciono i gamberetti, sostituirli con formaggio fresco
o mozzarelline. Qualche foglia di profumato basilico poi non
guasta mai!
Ingredienti (per 4 persone): 1 melone di circa 300 g, 1 cipolla dorata, 400 g di petto di pollo,
vino bianco (o brodo), un mazzetto di basilico, sale, pepe, olio extravergine di oliva
Tempo di preparazione 20 minuti
Tempo di cottura 20 minuti
Difficoltà OPP Costo OPP Calorie OPP
Vino consigliato Soave
Lavate il melone, apritelo ed eliminate semi e filamenti. Togliete la buccia e tagliate la polpa a
cubetti. Tritate la cipolla e fatela appassire in un po’ d’olio; aggiungete poi i cubetti di melone e
bagnate con il vino (o il brodo). Salate, pepate e fate cuocere per una decina di minuti, facendo
attenzione che la salsa non bruci e aggiungendo se serve altro brodo. Tagliate i petti di pollo a
listarelle e fateli rosolare in una padella con un po’ d’olio. Salate e pepate. Infine tritate il basilico
e aggiungetelo alla salsa di melone. Servite i petti di pollo accompagnati dalla salsa di melone.
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n. 2 2013
La ricetta
Petti di pollo con salsa di melone
n. 2 2013
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bambini
di Chiara Brandi
Amore e odio, ovvero i bambini e il pesce. Difficile trovare un
bambino che non sia attratto da un pesciolino rosso, dal cartone animato con il pescecane o dal delfino dell’acquario. Ma
quando il pesce lo trovano nel piatto, iniziano le dolenti note.
Eppure, nella dieta consigliata da pediatri e nutrizionisti non può
mancare almeno una porzione di pesce fresco alla settimana,
per cui non rimane che armarsi di tanta pazienza.
Anzitutto, possiamo togliere dalla lista della spesa alcune tipologie, come i crostacei, gamberoni e scampi, troppo grassi oltre
che potenzialmente allergenici. Allo stesso modo si possono
evitare alcune specie dal sapore troppo particolare o con carni
troppo liscose, come, ad esempio, le triglie.
Via libera invece al pesce azzurro (acciughe in primis), così
come alle varietà di pesci dalle carni delicate e non liscose
tipo il palombo, la rana pescatrice o la sogliola, il pesce più
raccomandato nella dieta dei piccolini anche in virtù del sapore
molto delicato.
Una volta individuate le tipologie da preferire, conviene affrontare il problema di come proporle nel piatto. Un trucco, può
essere quello di usare il pesce per preparare delle gustose
polpettine con patate o carote lesse, così da confondere il bam-
La ricetta
Sogliola alla mugnaia
Ingredienti (per una porzione): 1 sogliola spellata, olio extra vergine di oliva, farina, sale
Tempo di preparazione 10 minuti
Tempo di cottura 10 minuti
Difficoltà OPPCosto OPPCalorie OPP
Procuratevi una sogliola freschissima e fatela spellare dal vostro pescivendolo.
Passatela nella farina in modo che entrambi i lati siano ben infarinati e poi mettetela
a cuocere in una padella con dell’olio ben caldo. Far rosolare bene da entrambi i lati.
Quando sarà ben cotta, salare un pochino e poi sfilettarla stando attenti a rimuovere
tutte le lische.
Ingredienti (per una porzione): 100 g di pesce
(filetto di salmone, filetto di tonno, pesce
persico), 100 g di patate e carote, sale, un
cucchiaio di maionese, qualche sottaceto
Tempo di preparazione 10 minuti
Tempo di cottura 15-20 minuti
Difficoltà OPP
Costo OPP
Calorie OPP
Cuocete il pesce al vapore insieme alle verdure;
quando saranno cotti, schiacciate bene con
la forchetta o passate tutto nel mixer fino ad
ottenere un impasto omogeneo. Regolate
con poco sale ed aggiungete un cucchiaio di
maionese per rendere il tutto più compatto.
Modellate il composto a forma di pesce, o altra
forma, e guarnite con qualche sottaceto.
bino che non riconoscerà il gusto del
pesce ma ne assimilerà comunque
tutte le importanti sostanze nutrienti.
Oppure, si può sbriciolare il pesce
(anche del salmone o del palombo
cotto a vapore) con delle uova sode
e creare delle forme carine, tipo dei
fiori o dei cuori nel piatto.
Uno dei consigli più validi rimane
comunque quello di dare il buon
esempio: se il bambino vede nel vostro piatto un filetto di orata arrosto,
molto probabilmente sarà incuriosito
e lo vorrà anche lui. Quindi, cercate
in parte di modificare anche le vostre
abitudini alimentari e di inserire,
almeno una volta alla settimana, un
pasto o una cena a base di pesce.
Tutto andrà più semplicemente del
previsto e la dieta dei vostri piccoli
sarà arricchita di fosforo, acidi grassi
essenziali ed altri elementi nutritivi
importanti per la crescita, utili anche
al benessere degli adulti!
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n. 2 2013
Il pesce è ricco di sostanze nutrienti
ma non è molto amato dai piccoli:
ecco come fare
La ricetta
Un tesoro
nel piatto
Pesce finto
internazionale
Aromi lusitani
di Caterina Simonato
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n. 2 2013
Non solo baccalà. La cucina portoghese
mescola carne, pesce e zuppe
regalandoci sapori intensi e genuini
n. 2 2013
La ricetta
È famoso per il fado, canto popolare struggente e malinconico che richiama al
senso del destino, per l’architettura moresca, per le spiagge sorprendenti. Il
Portogallo rimane fra le mete più frequentate, il secolare passato marinaro ne fa
un Paese affascinante e ricco di contraddizioni dove la tradizione culinaria viene
celebrata in ogni sua forma e acquista
sapore anche grazie al mix di culture
diverse.
La cucina lusitana, che prende il nome
dalla popolazione che si insediò nella
Baccalà alla Portoghese
penisola iberica, è conosciuta in tutto
il mondo per il baccalà, ma l’oceano
Atlantico è generoso e in Portogallo
la varietà di pescato è enorme: sulle
tavole troviamo tonno, pesce spada,
merluzzo, aragoste, sardine, polpi,
crostacei, anguille, molluschi. Ma
partiamo dal fiore all’occhiello: il bacalhau, che viene cucinato in ben 366
modi diversi. Essiccato, fritto, arrosto,
alla brace o nella zuppa, se amate
questo tipo di pesce potrete mangiarlo
in ogni versione: come semplici tartine
se accompagnate dal pane, come
secondo, in salature differenti e forme varie di qualità e spessore, come
piatto unico. Alcune ricette possono
essere riprodotte con facilità anche
Ingredienti (per 4 persone): 600 g di baccalà già
in casa, come il baccalà al forno, o
ammollato, 6 patate, ½ bicchiere di olio extravergine
quello alla Bras, che viene servito ind’oliva, 3 cipolle medie, 3 spicchi d’aglio, ½ bicchiere di
sieme a cipolle, patate e uova, quello
vino bianco, 6 uova, 1 cucchiaio di prezzemolo tritato,
cucinato con fave e patate ma anche
pepe q.b.
il baccalà con i ceci. O perché no,
potreste cimentarvi con il baccalà in
Tempo di preparazione 15 minuti
Tempo di cottura 60 minuti
forma di polpette con patate, o come
Difficoltà OOPCosto OOPCalorie OOO
le chiamano i portoghesi, pastelinhos.
Vino consigliato Riesling
Ma a competere con il baccalà ci sono
anche le vongole, magari cotte a vaScolate il baccalà, pulite da pelle e lische, mettetelo in
pore nella cataplana, la tipica pentola
un tegame e, dopo averlo coperto con dell’acqua, fate
di rame, e le sardine: queste ultime
sobbollire per venti minuti. Tagliate a cubetti le patate già
solitamente vengono cotte alla brace
lessate; scaldate una teglia unta d’olio, aggiungetevi le
e consumate con del pane casereccio,
cipolle e l’aglio affettati sottili e cuocete mescolando per
quello cotto a legna (anche questo
qualche minuto. Unite quindi le patate al baccalà e, dopo
protagonista della cucina portoghecinque minuti, bagnate con il vino e pepate. Disponete
se) insieme a qualche verdura tipo
il tutto in una pirofila e passate in forno a 220° fino a
lattuga, pomodoro, cipolla e cetriolo.
doratura delle patate. Tritate tre uova sode, tagliate le
Fra le pietanze favorite della tradizione
altre tre a fette, cospargete la pietanza con le uova e il
prezzemolo e contornate con le fettine di uova rimaste.
ci sono anche le zuppe. Le più consumate, e assurte a piatto nazionale,
18
<
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n. 2 2013
La ricetta
Caldo Verde
sono il caldo verde, che significa brodo
verde: una zuppa densa a base di cavolo
portoghese (dalla forma più allungata) e
patate, insaporita da fettine di salsiccia
speziata, il chorizo; oppure troviamo
la caldeirada à pescador, una zuppa di
pesce, pomodoro e patate, e la sopa de
mariscos, una vellutata ai frutti di mare.
Non solo pesce però: in Portogallo dominano anche i piatti di carne, bovina e
suina, a volte unita al pesce, quasi sempre
accompagnata a verdure (quelle più usate
sono cavolo, pomodoro e cipolla) come
il cozido, che rimanda soprattutto alla
fantasia del cuoco e può essere di manzo
Ingredienti (per 4 persone): 1,5 l di acqua, 400 g di cavolo
o maiale mescolati a ortaggi e cereali; la
verde di Galizia (o cavolo nero), 800 g di patate farinose,
trippa à moda do Porto, trippa guarnita
1 cipolla grande, 2 spicchi d’aglio, 6 cucchiai di olio
con fagioli; o la celebre carne de porco à
extravergine d’oliva, 100 g di chorizo, sale e pepe q.b.
la alentejana, ossia carne di maiale cotta
insieme alle vongole. La bistecca portoTempo di preparazione 20 minuti
ghese si chiama bife, si tratta di manzo
Tempo di cottura 45 minuti
o maiale arrostito, alla quale si accompaDifficoltà OPPCosto OPPCalorie OOP
gnano spesso le classiche patatine fritte
Vino consigliato San Severo
con verdure e, a volte, le uova.
Affettate sottile la cipolla, sbucciate e tagliate a tocchetti
Da provare insieme ai piatti tipici portonon troppo piccoli le patate e disponete il tutto in un
ghesi è l’ottimo vino locale. Le varietà,
tegame: fate bollire in acqua salata per mezz’ora. Passate
grazie a climi e terreni diversi, non manle verdure tenendo da parte il brodo di cottura.
cano e sono il frutto di una lunghissima
Tagliate a listarelle molto sottili il cavolo già lavato,
tradizione che coinvolge il Paese da nord
unitelo quindi al passato insieme a un po’ d’acqua di
a sud: il Portogallo è infatti tra i maggiori
cottura e lasciate sobbollire. Cotto il tutto, aggiungetelo
produttori di vini al mondo e, per gli apall’olio, all’aglio spremuto e, a piacimento, ad altro brodo.
passionati, ne può valere il viaggio. Tra
Aggiustate di sale e pepe affogandoci le fettine di chorizo
vini rossi, bianchi e verdi (quelli giovani,
piccante e servite in scodelle di terracotta.
da consumare appena terminata la produzione) quello caratteristico del Paese
è forse il Porto: un vino forte, bianco,
rosso o “vintage”, che nasce nella regione
del fiume Douro, da bere come aperitivo
insieme a stuzzichini e formaggi, oppure
a fine pasto con i dolci. Famoso e molto
apprezzato in patria è il Madeira, vino liquoroso prodotto nell’omonimo arcipelago. Parlando di vinho verde invece ci riferiamo a vini frizzanti, freschi, non molto
alcolici, da bere nella versione rossa, bianca o rosata e perfetti per accompagnare
il pesce e il frutti di mare: sono i vini leggeri come il Mateus o il Malvasia Vina. I
vinhos tintos sono rossi, corposi, adatti ai piatti di carne, esempi apprezzati sono
il Touriga Nacional, il Baga e l’Afrocheiro. Sebbene il rosso rappresenti la maggior parte della produzione portoghese anche i vini bianchi figurano tra i migliori
d’Europa: tra questi, ricordiamo l’Arinto e il Bical.
la ricetta
filmata
Foto 1
Sfogliata di ciliegie
Ingredienti (per 6 persone): 1 confezione di pasta sfoglia già pronta, 300 g di
zucchero, 1 bicchiere di latte, 500 g di ciliegie, 3 uova, 1 limone, una bustina
di lievito, burro
Foto 2
Tempo di preparazione 20 minuti
Tempo di cottura 30 minuti
Difficoltà OPP
Costo OPP
Calorie OOP
Vino consigliato Aleatico
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n. 2 2013
Foto 3
Rompete le uova e separate i tuorli dagli albumi in due recipienti diversi.
Sbattete i tuorli con lo zucchero (Foto 1). Unite poi il latte, sempre sbattendo
bene per rendere omogeneo il composto (Foto 2). Grattugiate la scorza di
un limone (attenzione a non grattugiare anche la parte bianca) e unitela al
composto. Unite anche il lievito. Montate a neve ben ferma gli albumi e uniteli
al composto, sempre facendo attenzione che tutto sia ben amalgamato e
che non restino grumi (Foto 3). Lavate e snocciolate le ciliegie e unitele al
composto. Disponete la pasta sfoglia in una tortiera, versate il composto e
mettete in forno già caldo a 180° per circa 30 minuti. Per controllare che
sia ben cotta utilizzate uno stecchino (infilatelo nella torta: deve uscire ben
asciutto). Servite, volendo, con una guarnizione di panna montata.
Ingredienti (per 4 persone): per le crespelle:
80 g di farina, 4 uova, parmigiano grattugiato,
sale e pepe, olio extravergine d’oliva; per il
ripieno: 150 g di ricotta, capperi sott’aceto,
4 acciughe sotto sale; burro
Tempo di preparazione 30 minuti
Tempo di cottura 20 minuti (più il tempo per
le crespelle)
Difficoltà OOP
Costo OPP
Calorie OOP
Vino consigliato Prosecco di Valdobbiadene
Setacciate la farina e mettetela in una ciotola,
aggiungendo il latte poco per volta e facendo attenzione
che il composto resti liscio e omogeneo. Aggiungete poi
le uova, il parmigiano grattugiato (un paio di cucchiaiate),
sale e pepe, e sbattete il tutto. Mettete sul fuoco una
padella antiaderente e fatela scaldare; quando sarà
pronta, aggiungete un po’ d’olio che distribuirete
uniformemente, muovendo la padella, su tutta la
superficie. Versate due cucchiaiate del composto e fate
cuocere la crespella da tutti e due i lati, poi mettetela
da parte e ricominciate fino a quando il composto sarà
terminato. Mettete la ricotta in una ciotola e lavoratela
a lungo fino a ottenere una crema. Togliete poi la lisca
alle acciughe e lavatele bene sotto acqua corrente per
far andare via il sale; prendete un paio di cucchiai di
capperi, sgocciolateli e strizzateli, e tritateli insieme alle
acciughe. Aggiungete il tutto alla ricotta e con questo
composto riempite le crespelle, piegatele e mettetele in
una pirofila leggermente imburrata. Mettete in forno già
caldo a 180° e fate cuocere per circa 20 minuti.
le ricette gustose
Crespelle alle
acciughe
Gelo di anguria
Ingredienti (per 4 persone): un’anguria piuttosto grossa di circa 5 kg,
700 g di zucchero, 250 g di amido per dolci, 100 g di cioccolato
fondente, 100 g di zucca candita, 40 g di pistacchi, vanillina, cannella
in polvere
Tempo di preparazione 40 minuti
Tempo di cottura 5 minuti
Difficoltà OPPCosto OPPCalorie OOO
Vino consigliato Marsala
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n. 2 2013
Tagliate l’anguria, togliete tutta la polpa facendo attenzione a eliminare
i semi e passatela al setaccio. Mettetela in una pentola e unite lo
zucchero e l’amido, mescolando bene; mettetela poi sul fuoco e fate
bollire qualche minuto, continuando a mescolare. Togliete dal fuoco e
unite un pizzico di vanillina. Lasciate raffreddare un po’. Nel frattempo
tagliate il cioccolato e la zucca candita a pezzettini, e unite i pistacchi
pelati. Distribuite il composto in ampie coppette (meglio di vetro
trasparente), e coprite con l’anguria. Lasciate in frigorifero o nel freezer
per qualche ora. Al momento di servire guarnite, volendo, con un po’ di
cioccolato grattugiato.
scuola di cucina
Sapori
in vaso
Le regole base per
la preparazione di
conserve e marmellate
casalinghe
di Giulia Christopher
Provate a immaginare per un attimo di essere in una fredda e grigia
giornata invernale (sì lo so che ora
sembra impossibile, ma provateci
lo stesso). Cosa potrebbe tirarvi
su? Il cibo è consolatorio, si sa
(occhio a non esagerare però!),
ed ecco allora che la mente corre
a quegli spaghettini al pomodoro
fresco e basilico che avete assaporato solo qualche mese prima…
Come fare? Bisogna pensarci ora:
con l’attrezzatura giusta, e un po’
di pazienza e attenzione, potremo
scaldare il nostro inverno con i
profumi e i sapori di conserve e
marmellate preparate in casa.
L’attrezzatura giusta
24
n. 2 2013
Mestoli o spatole di legno (piuttosto lunghi), schiumarola, passaverdure, coltelli e
recipienti vari, strofinacci, bilancia, sono strumenti di lavoro già a disposizione in
ogni cucina. Se si ci vuole cimentare con le conserve bisogna aggiungere tegami
e casseruole in rame non stagnato o in acciaio inossidabile per la cottura, una
casseruola piuttosto capiente per la sterilizzazione, un termometro per misurare la
temperatura dell’acqua; alcune preparazioni richiedono poi setacci di crine o filtri di
tela. E poi, ovviamente, i recipienti per la conservazione. I più consigliati sono i vasi
di vetro a chiusura ermetica e con guarnizione di gomma, e non troppo capienti,
perché una volta aperti il contenuto deve essere consumato abbastanza rapidamente. Nel caso di conserve di pomodoro, meglio adoperare le bottiglie, che poi vanno
chiuse con i tappi a corona (in commercio ci sono delle apposite macchinette).
Parola d’ordine: igiene
Preparare conserve casalinghe è divertente e dà anche molta soddisfazione. Ma
bisogna fare molta attenzione perché un passaggio sbagliato o frettoloso può non
solo rovinare il nostro lavoro, ma soprattutto avere risvolti pericolosi per la nostra
salute, come la formazione di tossine e soprattutto del letale botulino. Quindi la
prima regola è lavare bene non solo gli alimenti che vogliamo trattare, ma anche
tutta la nostra attrezzatura e i piani di lavoro, e sterilizzare accuratamente in acqua
bollente i vasi (compresi i coperchi) per la conservazione.
Cosa e come
Frutta e verdura devono essere di prima qualità e, possibilmente, non trattate.
Evitate le primizie: sono costose e poco saporite.
Nel caso di marmellate e gelatine, la frutta deve essere accuratamente ‘ripulita’
(buccia, semi, noccioli) e affettata (a meno che non si tratti di frutti molto piccoli,
che invece vanno lasciati interi); per le conserve sotto spirito o sotto sciroppo, va
lasciata intera o tagliata a metà se molto grossa; per quelle sotto alcol o liquori
bisogna lasciare attaccato al frutto un pezzettino di picciolo.
Per quanto riguarda la verdura, alcune prima della conservazione vanno sbollentate
in acqua salata a recipiente scoperto e il più rapidamente possibile, e poi sgocciolate. Le erbe aromatiche devono essere fatte asciugare all’aria per evitare che
si formino muffe.
Conservare e riporre
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n. 2 2013
Terminata la preparazione della conserva, arriva
uno dei momenti più delicati: la sterilizzazione. Si
può procedere in due modi.
Con l’invasatura a caldo o autosterilizzazione, bisogna prima riscaldare il nostro vaso, poi versarvi
il composto (anche questo caldo, appena tolto dal
fuoco), ricordandosi di lasciare circa un centimetro
di spazio vuoto, e chiudere subito ermeticamente.
Lasciare quindi raffreddare.
Per la sterilizzazione vera e propria, mettere i vasi
riempiti con il composto (sempre lasciando un po’
di spazio vuoto) e chiusi ermeticamente, in una
casseruola (che deve essere più alta dei vasi di
una decina di centimetri). Sul fondo posizionate
una gratella e avvolgete ogni vaso con uno strofinaccio per evitare che, urtando fra
loro durante la bollitura, si rompano. L’acqua deve coprire i vasi.
Prima di riporli in cantina o in un ripostiglio (fresco, buio e aerazione i requisiti indispensabili del luogo che scegliete), assicuratevi che la procedura di sterilizzazione
sia stata eseguita correttamente. Basta provare ad aprire i vasi: se sganciando la
molla del coperchio questo rimane chiuso, pur tentando di sollevarlo, vuol dire che
è tutto a posto; altrimenti dovrete ripetere la procedura.
Munitevi di etichette che indicheranno il contenuto e la data di preparazione, e
lasciate riposare, maneggiando il meno possibile. E ricordate sempre che se al
momento dell’apertura doveste trovare muffe o bollicine, o se l’odore non fosse
proprio gradevole, il prodotto non deve essere consumato: vuol dire che ci riproverete l’anno prossimo.
n. 2 2013
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spezie
Si fa presto a dire pepe
di Claudia Soldati
Roast-beef alla creola
La ricetta
Non tutti i tipi di pepe sono tali.
Tutti però esaltano il gusto dei
piatti e rallegrano le vivande
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n. 2 2013
Fra le spezie usate nelle cucine di tutto il mondo, il
pepe è sicuramente la più diffusa. Si tratta di una
spezia antichissima, usata in India fino dalla preistoria
Ingredienti (per 6 persone): 2 kg di carne di manzo (lombata
e nota agli antichi Romani. Nell’antichità il pepe era
o scannello), qualche rametto di rosmarino, 4 spicchi d’aglio,
considerato merce pregiatissima e usato sovente come
sale, olio extravergine d’oliva, creola (miscela di pepe nero,
moneta di scambio.
bianco, verde, rosa e pimento) in grani
Il pepe nelle sue varie declinazioni esalta e valorizza
Tempo di preparazione 15 minuti
il gusto di molti piatti e, se usato con parsimonia, ha
Tempo di cottura 90 minuti
proprietà benefiche: è stimolante, tonico, antibatterico
Difficoltà OPP Costo OOP Calorie OOP
e contiene una sostanza alcaloide, la piperina (alla
Vino consigliato Chianti Colline Pisane
base del sapore piccante) che attiva la salivazione e la
Ripulite il pezzo di carne dall’eventuale eccesso di grasso e
produzione dei succhi gastrici, favorendo la digestione.
pelli in superficie e legatelo perché non si sformi in cottura.
Usato in dosi eccessive invece irrita la mucosa dello
Macinate i grani di creola fino a ottenere un cucchiaio da
stomaco e può causare infiammazione,ed è controinminestra di polvere e massaggiateci la carne fino a ricoprirla
dicato per chi soffre gastrite o ulcera.
del tutto. Sistemate il pezzo di carne in una teglia che lo
In realtà esistono numerose spezie a cui viene dato il
contenga a misura, con qualche rametto di rosmarino e gli
nome di pepe, provenienti da piante diverse e ottenute
spicchi d’aglio non sbucciati, e irroratelo con un filo d’olio.
Passatelo in forno già ben caldo a 250°, calcolando circa
con procedimenti differenti. La vera pianta del pepe è
20/25 minuti per ogni chilo di peso. Salate soltanto a cottura
il Piper nigrum, albero della famiglia delle Piperacee,
avvenuta. Servite il roast-beef a fette, accompagnato da
originario del sud dell’India e coltivato un po’ ovunque
insalata verde oppure patate arrosto.
nei paesi tropicali. I frutti sono piccoli grappoli di bacche
sferiche dal diametro di circa mezzo centimetro, con
un solo seme, verdi da acerbe e rosso scuro o marroni
quando sono mature. Il pepe verde, il pepe nero e quello bianco si ricavano tutti da questa
pianta, raccogliendo le bacche a un diverso grado di maturazione e lavorandole con procedimenti
differenti. Il pepe verde si ottiene dalle bacche acerbe, è poco piccante e dal sapore fresco e
aromatico; ha consistenza croccante e si conserva in aceto o in salamoia. Per il pepe nero le
bacche vengono raccolte a metà maturazione e poi lavate ed essiccate al sole fino a che diventano di color nero: i grani del pepe nero sono piccanti e aromatici, di consistenza dura. Il pepe
bianco si ricava dalle bacche raccolte quando sono completamente mature, messe a bagno
in acqua e sale fino a che la pellicola esterna che avvolge i semi si dissolve, e poi essiccate. I
grani del pepe bianco sono più piccoli di quelli neri e hanno un sapore più dolce e meno forte.
Esistono anche altri tipi di spezie chiamate pepe, da piante che niente hanno a che fare con
le Piperacee: le bacche del pepe rosa per esempio nascono sull’albero dello Schinus molle,
appartenente alla famiglia sudamericana delle Anacardiacee. Si presenta in bacche disidratate
dal tenue color rosso-rosa e dal sapore delicato, aromatico e resinoso, lievemente piccante e
facilmente deperibile. C’è poi il pepe garofanato o pimento, spezia erroneamente associata al
pepe per via del suo nome (che in spagnolo significa appunto pepe). Il pepe garofanato invece
viene ricavato dai frutti essiccati della Pimenta dioica, un albero sempreverde della stessa
famiglia del mirto e originaria della Giamaica. In commercio si trova facilmente una miscela di
pepe bianco, nero, verde, rosa e pimento detta “creola”, molto aromatica e adatta soprattutto
ai piatti di carne, a cui è dedicata la ricetta di questa pagina.
LavelliADV.it
dal Monte Vulture
Uniche per Natura
bianchi
La forma del vino
di Aldo Fantini
29
n. 2 2013
Il verdicchio molto spesso è associato alla bottiglia che, ormai
quasi mezzo secolo fa, lo ha reso famoso
Il verdicchio è un vitigno a bacca bianca coltivato quasi
esclusivamente nelle Marche, utilizzato di solito in
purezza per produrre vini sia di pronta beva che molto
strutturati e longevi. Alcuni produttori lo impiegano
anche per produrre spumanti e vini passiti. Il nome
del vitigno deriva dal colore tipico dell’acino, che
conserva una bella sfumatura verde anche quando è
completamente maturo.
È ritenuto un vitigno autoctono delle Marche, dove
le prime testimonianze di coltivazione risalgono al
Cinquecento, e dove fu forse importato da coloni
veneti (un’origine che sarebbe spiegata dalle notevoli
somiglianze fra il verdicchio e il trebbiano di Soave). Le
principali zone di coltivazione sono l’area di Matelica,
in provincia di Macerata, e quella dei Castelli di Jesi,
in provincia di Ancona: in queste zone si producono
gli omonimi vini, entrambi nelle due declinazioni doc
e docg. Il Verdicchio dei Castelli di Jesi ha in genere
più corpo rispetto al Verdicchio di Matelica, che per
parte sua è solitamente più ricco dal punto di vista
olfattivo. Il verdicchio è coltivato anche in altre zone
delle Marche, dell’Abruzzo e dell’Umbria, ma al di
fuori delle zone di Matelica e dei Castelli di Jesi tende
a perdere le sue caratteristiche più tipiche e a far
emergere alcuni difetti.
Un vitigno versatile
n. 2 2013
Si tratta di un vitigno versatile, adatto a tecniche
di vinificazione anche molto diversificate. Associato
storicamente a una versione molto fresca e di facile
beva, adatta a piatti di pesce e verdure e lanciata
negli anni Sessanta anche grazie a una indovinata
campagna pubblicitaria e a una bottiglia originale,
l’“anfora” ispirata ai vasi greci, negli ultimi anni grazie
alle cure più avanzate a cui viene sottoposto in vigna e
in cantina il verdicchio dà uve di grande qualità che si
trasformano in vini di alto livello con una buona acidità,
un’ottima struttura e un tenore alcolico elevato. Questi vini “evoluti” presentano profumi
floreali e fruttati di notevole complessità e raffinatezza oltre a significative note minerali,
in particolare con un tipico sentore di pietra focaia al naso, e con un finale gradevolmente
amarognolo in bocca. Si ottengono risultati di rilievo anche con la vendemmia tardiva.
Quanto agli abbinamenti dei vini da verdicchio, quello più tradizionale è con il pesce di
tutte le qualità e in tutte le possibili versioni; il verdicchio dà ottimi risultati anche con gli
antipasti tradizionali a base di salumi delicati, con i primi di pasta fresca e crostacei, con
i risotti e gli sformati a base di verdure, con le carni bianche, con i funghi, con i fritti di
carne, con i formaggi di media stagionatura e, nel caso delle vendemmie tardive, anche
con i formaggi molto stagionati o erborinati.
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vini
rossi
Un vino forte
e gentile
di Lirio Mangalaviti
31
n. 2 2013
Dopo anni di gavetta come “taglio” di vini ben più nobili,
arriva la consacrazione del Montepulciano d’Abruzzo
nell’olimpo dei grandi
c[dWXe$Yec
Loriana è la piadina con la Romagna dentro!
Gustosa, soffice e pronta in un minuto,
è l’ideale non solo per uno spuntino,
ma anche per una cena sana, veloce e ricca di gusto!
Prodotto testato ed approvato dai consumatori.
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Crescono a poca distanza dall’Adriatico una volta selvaggio di D’Annunzio, sulle
prime colline che nel mare si affacciano e salgono verso l’interno; oppure nell’entroterra morbido delle vallate dei fiumi che dall’Appennino scendono verso la
costa; oppure ancora lontanissimo dalle spiagge, nel cuore della regione forte e
gentile come il vino che sta migliorando le sue credenziali in campo vitivinicolo:
sono i grappoli del Montepulciano d’Abruzzo. Fino alla metà del secolo scorso,
era concentrata in questo cuore la stragrande maggioranza delle vigne abruzzesi;
soprattutto in un altopiano a forma di anfiteatro, chiamato il Forno d’Abruzzo, ai
piedi del ghiacciaio del Calderone, il più meridionale del nostro emisfero e l’unico
di tutti gli Appennini. Poi sono cresciute di numero, trovando spazio più facile nei
terreni collinari che vanno verso il mare. E hanno prodotto fino a un ventennio fa un
vino robusto, senza pretese, che era, insieme a quello pugliese, adatto a tagliare
vini più nobili, cioè a dare sostanza a vini di pregio ma di bassa gradazione alcolica.
Potenza e freschezza
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n. 2 2013
Poi i modelli di consumo, ma soprattutto
l’impegno e la testardaggine di alcuni viticoltori che hanno spinto quasi tutti gli altri
a raggiungere livelli di qualità sempre nuovi,
hanno trasformato spesso il Montepulciano
d’Abruzzo, doc dal 1968, in un vino nuovo
ma antico, figlio di uve tenaci, che si adattano
alla terra e al clima che trovano. E crescono
rigogliose. Magari cambiando tono e sapore;
e quindi dando corpo a vini più di pronta beva
o a vini possenti, di spessore e personalità
distinti. Vini luminosi, soleggiati, ricchi di struttura, seducenti e carnali, che evocano aromi
di erbe selvatiche secche e di frutta candita.
A seconda del territorio, il Montepulciano
può dare risultati più o meno fruttati, tannici,
morbidi e forti.
Vitigno rosso per eccellenza, il migliore Montepulciano pare cresca nei dintorni di Teramo
che nel 2003 hanno ottenuto la docg Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane.
In ogni caso il Montepulciano d’Abruzzo possiede un equilibrio naturale tra potenza
e freschezza; e svela un bouquet caratterizzato da note di spezia e di ciliegia nera.
La struttura è destinata a lungo invecchiamento in bottiglia.
A seconda della sua età può accompagnare molti tipi diversi di piatti: dai primi
più leggeri a quelli con condimento di carne; dalle carni bianche alle più robuste
carni rosse o di selvaggina; dai formaggi più freschi a quelli stagionati; addirittura
può essere abbinato ai dolci coi passiti ottenuti dallo stesso vitigno. E finanche col
pesce, perché il Montepulciano può essere declinato in versione rosata, il Cerasuolo d’Abruzzo che si presenta gradevolmente secco e pieno e se ne apprezzano
le qualità se servito non troppo freddo.
n. 2 2013
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long drink
Un cocktail “lungo”
ed è già estate
Tranquillizzano la sete, sono poco alcolici, belli
da guardare e facili da preparare anche a casa
di Claudio Salvi
35
n. 2 2013
Sono freschi, dissetanti, un piacere per gli occhi e per il palato, adatti ad alleviare i caldi
estivi. Alcuni di essi sono addirittura entrati a far parte della storia e della letteratura: sono
i long drink, un particolare tipo di cocktail cosiddetto “lungo”, che va dai 25 ai 30 cl, e che
mescola armoniosamente succhi di frutta, agrumi o sciroppi (ingredienti in questo caso
chiamati colorante), ghiaccio e parti alcoliche, dando vita a una bevanda tendenzialmente
leggera e rinfrescante. Si distinguono per il minore grado alcolico, danno tono senza inebriare, al contrario degli short drink che vengono invece serviti in bicchieri più piccoli, come
pre dinner (in quanto l’alcol stimola l’appetito) e after-dinner (solitamente distillati e liquori).
I long drink sono cocktail serviti a ogni ora del giorno, anche lontano dai pasti, ed è per
questo motivo che la dose di alcol in essi contenuti deve essere moderata e mantenuta
fra il 12 e il 20 percento del volume. Si presentano in bicchieri capienti, per contenere
anche il ghiaccio che va usato in quantità, e sono quasi sempre arricchiti da cannucce,
pagliuzze e guarnizioni di frutta, magari tropicale, richiamando alla memoria temperature
e mari caraibici.
Ma come si prepara un perfetto long drink? Le tecniche sono essenzialmente due: la build
e la shake. La prima prevede la miscelazione di ghiaccio e ingredienti direttamente nel
bicchiere, più facile da realizzare anche a casa propria, mentre nella seconda si utilizza lo
shaker, e soltanto dopo che la bevanda viene miscelata per qualche secondo può essere
versata nel bicchiere.
I long drink sono tantissimi e adatti alle sperimentazioni: vediamone qualcuno dei più
celebri. Il Cuba Libre, nato probabilmente all’Avana nel 1900, mescola una parte di rum
bianco e due parti di coca cola alle quali si aggiunge un quarto di lime spremuto, ghiaccio,
e una fetta di limone per guarnire, mescolando il tutto delicatamente. Conosciutissimo
anche il Gin Fizz, era il preferito dell’ammiraglio Nelson: procuratevi del gin di ottima qualità, versatene 4,5 cl in uno shaker insieme a 3 cl di succo di limone, 1 cl di sciroppo di
zucchero; miscelate e solo dopo aggiungetevi la soda. Diverse sono le varianti: diventa
Green Fizz con l’aggiunta di crema di menta, Diamond Fizz con il vino frizzante, Silver Fizz
con bianco d’uovo.
Anche il Mojito è molto dissetante: mettete sul fondo di un grande bicchiere il lime a
pezzi e lo zucchero di canna grezzo, amalgamate il tutto schiacciando con un pestello,
aggiungete la menta premuta delicatamente, il ghiaccio tritato e infine il rum bianco. Ma
come dimenticare la Caipirinha? Qui l’alcol aumenta, perché il cocktail è a base di cachaca
o vodka: prendete tre spicchi di lime, aggiungete tre o quattro cucchiaini di zucchero di
canna e due parti di alcol, mescolate pestando il lime per spremerne il succo, riempite il
bicchiere con il ghiaccio e decorate con le fettine di lime rimaste.
n. 2 2013
36
viaggi
Salento
terra di confine
Itinerari inconsueti fra l’Adriatico e lo Ionio
di Vanessa Bartoli
Le chiese barocche e la Taranta, i menhir e frantoi ipogei, il Primitivo e il Negroamaro
e, naturalmente, il mare, fra aree protette e chilometri di litorale nei quali si alternano
spiagge dorate e scogliere a strapiombo. Abbracciata da due mari, l’Adriatico e lo Ionio,
il Salento – sud della Puglia ed estremo oriente dell’Italia - è una terra tutta da scoprire.
E, se ci si allontana dai consueti itinerari, ogni giorno sarà una indimenticabile scoperta.
Lecce, la “Firenze del sud”
È grazie al suo ricchissimo patrimonio architettonico che Lecce si è conquistata questo
soprannome. Fermatevi in piazza Sant’Oronzo, davanti alla Colonna che porta il suo
nome e portata qui in suo onore, ma che prima segnava il termine della via Appia a
Brindisi; lasciatevi sedurre prima da piazza Duomo e poi dalla strabordante bellezza
della Basilica di Santa Croce, facilmente raggiungibile da piazza Sant’Oronzo: elogio
per eccellenza del barocco, ammirate la facciata ricca di fiori, frutti, figure mitologiche,
festoni, cornucopie, uomini che si alternano a figure zoomorfe. Più di 300 anni di
lavori, tre architetti, centinaia di simboli, tre portali, una ricca balconata movimentata
da 13 putti e il rosone con tre ghiere interne, ne fanno un monumento imperdibile
per ogni turista.
Lecce è molto di più, ma noi dobbiamo proseguire il nostro viaggio, o meglio dare altri
possibili spunti a voi lettori.
Nella terra del Primitivo…
Porto Selvaggio
37
n. 2 2013
Vino rosso, corposo e intenso, per scoprirlo percorrete la Strada dei vini Doc Primitivo di Manduria e
Lizzano. Fermatevi a Manduria, antica città messapica circondata da imponenti mura megalitiche; e
scendete nel Fonte Pliniano che Plinio il Vecchio cita
nella sua Naturalis Historia, una enorme caverna
naturale dove sgorga l’acqua e il livello resta sempre
costante grazie al principio dei vasi comunicanti. E
poi lasciatevi stupire dalle dune di Campomarino
di Maruggio, sito di importanza comunitaria lungo
la litoranea ionica tarantina, con le sue colline di
sabbia ricche di rarità botaniche; a San Pietro in
Bevagna fate un bagno nell’acqua ghiacciata alla
foce del fiume Chidro, che nasce da un profondo
cratere subacqueo e si getta in mare; e non perdete
una sosta a Torre Colimena e alla vicina Vecchia
Salina dei Monaci, zona umida di ben 25 ettari, dal 2002 Riserva Regionale Orientata, dove
nidificano molte e preziose specie, fra le quali
garzette e fenicotteri rosa.
… e in quella del Negroamaro
S. Maria di Leuca, il faro
Il nome è quello di un vitigno a frutto nero, il risultato è un vino scuro, armonioso e caldo. Il cuore
della produzione è la Piana Messapica nell’Alto
Salento, da San Pietro Vernotico a Monteroni
di Lecce, e poi Cellino San Marco, San Donaci,
Guagnano, Salice Salentino, Leverano, sedi di
storiche cantine.
Se Francavilla Fontana è ricca di palazzi storici,
chiese e cripte, porte e mura medievali, l’antica
città messapica di Oria, che sorge su tre colli,
merita una sosta anche per la Cattedrale di
Maria Santissima Assunta in Cielo e per una
visita al quartiere ebraico; se poi siete da quelle
parti nella prima metà di agosto, ecco il Corteo
Storico di Federico II con oltre 400 figuranti in
costumi d’epoca che sfilano per le vie della città
addobbate con i vessilli dei quattro rioni che si
contendono, in torneo, l’ambitissimo palio.
Non finisce qui
Torre Lapillo
Luoghi e possibili suggestioni sono infatti ancora moltissimi. Fra gli altri, ci sono
Copertino, la città del santo che vola (visitate la chiesa dedicata a San Giuseppe da
Copertino); Nardò e la sua piazza Salandra, tripudio di barocco e rococò; Galatina, la
città della Taranta, al cui rito è dedicata la Cappella di S. Paolo; Casarano e la Chiesa
di Santa Maria della Croce (in località Casaranello) tra i più antichi luoghi di culto cristiano al mondo, un vero e proprio scrigno d’arte con mosaici paleocristiani, affreschi
bizantini e gotici.
E il mare, naturalmente. Da San
Foca a Roca Vecchia, da Castro
e la sua maestosa Grotta della
Zinzulusa a Santa Cesarea Terme,
all’affascinante centro storico della
città più a oriente d’Italia, Otranto,
alle spiagge e agli stabilimenti alla
moda di Gallipoli, al Parco Naturale
Regionale di Porto Selvaggio.
Un piccolo e ideale itinerario che non
può che terminare a Santa Maria di
Leuca, dove i due mari, e mondi, si
incontrano.
n. 2 2013
Sul web: www.viaggiareinpuglia.it.
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benessere
Anche l’occhio
vuole la sua parte!
di Alessandro Zafarana
39
n. 2 2013
Dall’ombretto all’eyeliner i consigli per uno sguardo impeccabile
Un bel make up può essere di grande
aiuto per dare intensità e magnetismo
allo sguardo. Vediamo quali sono gli
accorgimenti di base e qualche semplice soluzione per un trucco occhi
impeccabile.
I colori giusti per l’ombretto
n. 2 2013
Il primo dilemma che si pone è la scelta
del colore dell’ombretto. Un metodo sicuro per far risaltare al meglio la vostra
iride è affidarsi ai colori complementari.
Se avete occhi castani scuri, il colore
giusto per valorizzarli è il verde, in tutte
le sue tonalità. Per gli occhi color cioccolato, invece, non c’è niente di meglio
del blu, dell’azzurro puro e dell’azzurro
ghiaccio. Se la vostra tonalità tende al nocciola, usate ombretti sulle tonalità fredde
del viola, dall’iris al lilla chiaro. I colori più adatti per chi ha gli occhi verdi sono il magenta, il fucsia e il rosa pesca. Se la vostra iride è di un verde tendente al nocciola,
però, meglio optare per colori più freddi, come le tonalità del prugna, il viola e il rosa
confetto. Il verde tendente all’azzurro si sposa meglio a tonalità del marrone/rossiccio
e dell’arancio. Per mettere in risalto un bel paio di occhi azzurri, infine, usate colori
caldi sui toni dell’arancio e del giallo.
Qualunque sia il colore dei vostri occhi, vale una regola generale: usate toni più chiari
per il giorno, mentre per la sera intensificate lo sguardo applicando vicino al bordo
ciliare toni più scuri. Siate caute, però, con lo smokey eyes: un trucco occhi scuro
può essere molto bello, ma se non è realizzato a regola d’arte, dopo la prima mezz’ora
potrebbe farvi assomigliare a un panda!
In ogni caso, fate attenzione a non usare troppi colori insieme. Un trucco variopinto è
tutt’altro che chic, soprattutto nella vita quotidiana. Il consiglio è di non utilizzare più
di tre ombretti diversi per la realizzazione di un make up occhi.
Se avete raggiunto gli “anta”, evitate gli ombretti perlati e i colori brillanti, che riflettono
la luce e evidenziano le rughette sul contorno occhi; meglio, quindi, puntare su ombretti
opachi o solo leggermente satinati. Osate eventualmente un tocco di ombretto shimmer
(brillante) solo sotto l’arcata sopraccigliare, dove la pelle è solitamente più distesa.
Bene, adesso che avete scelto i colori… aspettate ancora qualche istante prima di
procedere al trucco! Volete assicurare al vostro fantastico make up una perfetta aderenza alla palpebra e una lunga durata, evitando accumuli di ombretto nelle pieghe
dell’occhio? Agite d’astuzia e, prima di stendere l’ombretto, applicate un sottile strato
di primer (una crema base che serve a fissare il trucco) o, in alternativa, un velo di
correttore.
A questo punto, potete cominciare a stendere un po’ di ombretto chiaro sulla parte
mobile della palpebra; un gesto semplicissimo che dona tridimensionalità all’occhio
e rende il sopracciglio più slanciato. Passate quindi alla tinta più scura, da applicare
prima sulla parte mobile e poi a sfumare verso l’esterno.
Il vero segreto per sfumare bene l’ombretto è non avere fretta: applicate poco colore
alla volta e sfumate il colore a lungo con il pennello, finché non ottenete un’ombreg-
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giatura graduale, senza stacchi netti tra un colore e l’altro. Badate a non terminare la
sfumatura in corrispondenza dell’angolo esterno dell’occhio, ma proseguite un po’ verso
l’esterno e verso l’alto, in modo da prolungare e far risaltare la sua forma naturale.
Come usare la matita
La scelta della matita giusta dipende dal risultato che volete ottenere: se desiderate
una riga sottile, usate matite non troppo morbide, dalla mina piccola; per una linea
più grossa e decisa, scegliete mine più grandi e morbide. Assicuratevi che la punta
sia ben temperata per ottenete un tratto preciso. Avvicinatevi quindi quanto più possibile allo specchio per avere ben chiaro dove mettete la matita. Molto importante
è la posizione che assumete: per far sì che la palpebra si abbassi in modo naturale,
alzate il mento guardando sempre lo specchio; in questo modo l’occhio è quasi immobile, la palpebra è liscia e ferma e le ciglia
si abbassano, lasciando spazio alla matita. Se
possibile, appoggiate il gomito su di un piano
per assicurare una buona stabilità e mantenere
la mano ben ferma. Fate, a questo punto, dei
piccoli tratteggi lungo i bordi superiori dell’occhio, dall’interno verso l’esterno. Creerete in
questo modo una guida su cui tracciare la riga
finale di matita. Fate attenzione a mantenere
un tratto sottile e a non calcare troppo, altrimenti rischiate l’effetto “pugno nell’occhio”.
Mentre vi truccate, guardate sempre dalla
parte opposta a dove state passando la matita;
se essa dovesse trovarsi a passare sopra la
pupilla, infatti, l’occhio tenderebbe a chiudersi, garantendovi un bel pasticcio! Sempre per
lo stesso motivo, fate attenzione a non fare
troppa pressione sull’occhio. Se volete far
apparire più grandi i vostri occhi, applicate un
tratto di matita bianca sul bordo interno delle
ciglia per dare maggiore volume.
Un eyeliner per amico
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n. 2 2013
Un altro modo sicuramente efficace per intensificare lo sguardo è utilizzare l’eyeliner,
il cui impiego va preceduto dalla stesura di un velo di cipria sull’occhio per renderlo
opaco e far durare più a lungo il trucco. Assumete, per applicare l’eyeliner, la posizione
consigliata prima per la matita, evitando di tirare l’occhio verso l’esterno, perché la
palpebra potrebbe assumere una posizione innaturale e, di conseguenza, innaturale
sarà la linea che traccerete.
Cominciate delineando una riga tratteggiata, in modo che se vi verrà di chiudere gli
occhi potrete farlo tranquillamente, senza sbavare il colore. Quando sentite che state
per chiudere l’occhio, staccate l’eyeliner e riprendete quando siete pronte. Alla fine di
questo procedimento, unite i tratti che avete formato in un’unica riga, dall’interno fino
alla punta esterna dell’occhio. Il segreto è quello di posizionarsi di tre quarti verso lo
specchio, così da costringere l’occhio a guardare da un’altra parte mentre compiete
l’operazione ed evitare l’istinto di chiudere le palpebre.
solidarietà
n. 2 2013
Brigitte Breulliac/MSF
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MSF in azione
È uno dei pochi attori umanitari
internazionali presenti in Siria
di Sabina Armani
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n. 2 2013
Medici Senza Frontiere Onlus
“Qualche giorno fa un elicottero ha sganciato un paio di
via Volturno 58, 00185 Roma
barili di tritolo e schegge di metallo proprio al centro di
Tel 06 88806000
un villaggio. Abbiamo curato le vittime nel nostro ospewww.medicisenzafrontiere.it
dale, c’erano anche donne e bambini”. A raccontarlo è
[email protected]
Katrin Kisswani, coordinatore di MSF in Siria e il “nostro
ospedale” è uno dei tre nei quali opera l’organizzazione
medico-umanitaria nel nord e nel nordest del Paese, in zone controllate dai gruppi armati
dell’opposizione.
Il conflitto, iniziato il 15 marzo 2011, secondo le stime Onu ha provocato già oltre 70
mila vittime, e vede opposte tra loro le forze governative e quelle riunite nella Coalizione Nazionale Siriana Araba. Povertà, fame e disoccupazione hanno creato un clima
d’insofferenza nel Paese sfociato nelle dimostrazioni d’inizio 2011 seguite da scontri
sempre più violenti. Le proteste avevano l’obiettivo di spingere il Presidente ad attuare
una serie di riforme democratiche. Dato il livello d’inasprimento del conflitto, il coinvolgimento della comunità internazionale è stato quasi immediato. Ma dietro al conflitto
si celano anche diversi interessi geopolitici, e proprio per questa ragione il ruolo di MSF
è di fondamentale importanza: data la sua indipendenza riesce a raggiungere persone
provenienti da entrambi gli schieramenti.
Prima dell’insurrezione, MSF forniva assistenza sanitaria ai migranti a Damasco. Il progetto è stato però chiuso nell’aprile 2011. In seguito ha più volte richiesto al governo
l’accesso per fornire assistenza di base ai bisogni sanitari, ovunque essi fossero, ma fino
ad ora le è stata negata questa possibilità. Così ha iniziato dando supporto a gruppi di
medici siriani che curavano i feriti rifornendoli di medicinali e forniture sanitarie. A metà
del 2011 MSF è rientrata ufficiosamente nelle aree controllate dall’opposizione e, da
giugno 2012 alla fine di febbraio 2013, le équipe hanno effettuato oltre 1500 interventi
chirurgici e più di 20.800 visite ambulatoriali e di pronto soccorso.
Le condizioni in cui operano i medici sono precarie e rischiose, e MSF è uno dei pochi
attori umanitari internazionali presenti in Siria. Oltre all’impegno sul territorio siriano,
fornisce anche servizi medici e chirurgici ai rifugiati (dall’inizio delle proteste, secondo
l’UNHCR-Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati, sono stati sfollati oltre due milioni e
mezzo di siriani) nei paesi limitrofi come Giordania, Libano, Iraq e Turchia: dall’inizio del
2012 fino a gennaio del 2013, ha effettuato circa 69 mila visite mediche e psicologiche
ai rifugiati di questi quattro paesi.
Il totale stanziato per le operazioni di MSF dentro e fuori la Siria nel 2013 è di 19 milioni di euro, tutti fondi che provengono da donazioni private. Aiuti, questi, che hanno
impatto concreto sulla vita delle persone: ad esempio con 4.879 euro si acquista un kit
di emergenza per rispondere agli iniziali bisogni di accesso alle cure primarie di almeno
2.500 sfollati per circa 20 giorni. Pensate: con meno di 2 euro si può aiutare uno di loro.
verdi
Oasi urbane
di Enrico Zoi
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n. 2 2013
Balconi di città: piante belle e ‘facili’ per chi ha poco tempo
Possedere il dono del cosiddetto pollice verde, se non verdissimo, abitando in
un condominio più o meno grigio e non avere la possibilità di realizzare il piccolo
grande sogno di coltivare fiori ed ortaggi: sono numerose le persone di ogni età
e sesso che, in tempi di esistenze cittadine o metropolitane e di corse frenetiche
da terzo millennio, possono subire tale antipatica frustrazione, pur avendo magari
un genitore o un nonno contadino e un passato rurale nei trascorsi infantili.
Nessun problema: un rimedio, per giunta a portata di mano (e... di piede!), c’è
sempre e qualcosa si può fare lo stesso, spendendo, anzi investendo non molto
tempo e rendendo i nostri balconi, altrimenti un po’ anonimi e ordinari, terre di
conquista del mondo vegetale e del cromatismo floreale. Si può, certo che si
può. Abbiamo, infatti, facoltà di trasformarli in orti o giardini, o in entrambe le
cose insieme.
Primo passo: i vasi
n. 2 2013
Trattandosi in ogni caso di arredamento, iniziamo dalla scelta dei vasi. Sono
preferibili quelli in terracotta: per traspirazione e freschezza del terriccio vanno
meglio degli altri in plastica, i quali però hanno l’indubbio vantaggio di essere più
comodi e leggeri nel caso in cui le nostre piante vadano spostate frequentemente
(non amano i temporali!) o magari ripiantate, come avviene con l’insalata. Vasi
più piccoli, per esempio, per timo e menta, ma con un occhio di riguardo allo
spazio e al tempo disponibile: se non sono molti (e probabilmente sarà così), i
contenitori rettangolari o quadrati, anche più grandi, vanno meglio. È un po’ come
in quel vecchio fumetto di Topolino in cui, se la memoria non inganna visto che
46
è un ricordo quasi d’infanzia, il pratico e ingenuo Pippo razionalmente chiedeva
uova cubiche o a parallelepipedo, forme assai più facili da sistemare in frigorifero!
Tornando nell’alveo della serietà, non si trascuri pure la profondità dei vasi: ogni
pianta ha le proprie esigenze.
Sul fondo dei vasi va collocata una base di argilla o di ghiaietto. Procurarsi poi,
se possibile, terra da orti o terreni. Al terriccio universale va unita quindi della
sabbia, preferibilmente a grana grossa. Che i vasi non diventino però dei Sahara
in miniatura: un dieci percento di sabbia può tranquillamente bastare!
Acqua sì ma senza esagerare
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n. 2 2013
L’acqua? Annaffiare spesso e non troppo, non bagnare fiori e piante a pioggia,
ma nel terreno: sui bordi è perfetto. E compiere questi dolci gesti di cura e di
rilassamento dopo il tramonto: la notte facilita l’assorbimento idrico, mentre il
sole, con il suo calore, provoca inevitabilmente l’evaporazione, facendoci sprecare acqua e tempo.
Quando piantare? Ogni pianta necessita di una tempistica specifica, tuttavia in
genere, pure per piantumazioni e trapianti, sono preferibili le ore serali, che tutelano di più le possibilità di vita dei nostri amici vegetali. Anche la concimazione
non deve essere eccessiva: meglio il terriccio
di lombrico, molto nutriente e senza controindicazioni. Per i contadini di città alle prime
armi massima attenzione ai concimi liquidi: un
dosaggio sbagliato (e basta davvero poco!) può
addirittura bruciare la pianta! E sarebbe proprio
un peccato.
Se l’orto sul balcone è urbano (e in genere lo
è), quindi più soggetto all’inquinamento rispetto
all’aperta campagna con i suoi larghi spazi, è
consigliabile, prima di consumarle, lavare le
verdure utilizzando il bicarbonato di sodio.
Ma non dimentichiamoci che, con le nostre
considerazioni, siamo partiti dall’arredamento e
dai colori del balcone! Dunque, ora che abbiamo
scelto piante e vasi, abbiamo imparato a curarli
e abbiamo diligentemente svolto tutti i nostri
compitini per casa (è proprio il caso di dirlo!),
per completare l’opera in modo funzionale ed
estetico, disponiamo i fiori a vista verso l’esterno
e gli ortaggi all’interno.
Et voilà, in quattro e quattr’otto, il balcone “orto
e giardino” non sarà magari quello di Romeo e
Giulietta e probabilmente nessuno dalla strada ci
canterà la serenata, ma il risultato di un ambiente naturale, colorato e profumato praticamente
in casa, sarà servito: un’oasi semplice da allestire, facile da curare e comoda da raggiungere!
giochi
Cruciverba
ORIZZONTALI
1. Un grande successo di Gino Paoli (tre parole).
12. La Santa fu costituita nel 1815.
13. Un formato di file per archiviazione
e compressione di dati.
14. La Pericoli ex tennista.
15. Messina
16. Non c’è due senza...
17. Tutt’altro che simpatico.
19. Esortazione in forma verbale.
20. Con Dada forma la più famosa canzone
delle gemelle Kessler.
22. Il nome del Machiavelli del Principe.
27. Rimini.
28. Il Guidi dirigente d’azienda, imprenditore
ed economista.
31. La quarta preposizione.
32. Istituto Nazionale delle Assicurazioni.
33. Sta tra il diavolo e Prada!
35. Collina, poggio.
37. Il Catalogo delle donne di Esiodo.
38. Consiglio Comunale.
40. Per lei Zeus si trasformò in cigno.
41. Associazione Temporanea di Scopo.
42. La Mata nota spia.
44. Pratica agronomica per la moltiplicazione
agamica delle piante.
47. Lo è il principe Myskin in un noto
romanzo di Fëdor Dostoevskij.
48. Se è …fast è la colazione!
Sudoku
2
9
3
9
8
8
8
6
6
5
8
4
4
8
1
1
2
6
4
7
4
n. 2 2013
2
7
9
48
1
3
5
6
3
5
VERTICALI
1. Un luogo ludico (tre parole).
2. La Seredova moglie di Gigi Buffon.
3. Il Michel grande calciatore francese degli
anni ‘70-’80 del ‘900.
4. Ode... solo le vocali!
5. Lo è l’edera come il convolvolo.
6. Spezzò il cuore a Didone.
7. Le consonanti del dazio.
8. Sono simili ai dittonghi.
9. L’Emanuele storico e partigiano aostano.
10. La Libia sulle targhe automobilistiche.
11. La capitale dell’Armenia.
18. L’opera più celebre di Edmondo De Amicis.
21. Dissenso, contestazione.
23. Storia d’amore senza problemi!
24. Il nome della Cardinale.
25. Fiume della Siberia Occidentale.
26. C’è anche quella militare.
29. Articolo indeterminativo.
30. Mosca africana.
34. Escursionisti Esteri.
36. Noto film di Akira Kurosawa del 1985.
39. Cadauno... ma in breve!
41. La Spa Ambiente Energia Risorse.
43. Rieti.
45. Nota Bene.
46. Va tutto bene... negli Stati Uniti!
Montesodi Marittimo è un paesino
dell’entroterra toscano di ottocento abitanti
su cui aleggia un insoluto mistero: è il “paese più forte d’Europa”,
o almeno, come tale viene considerato. Il perché se lo chiedono
addirittura all’Università, che spedisce il genetista Piergiorgio Pazzi
e l’archivista Margherita Castelli a ricostruire il patrimonio genetico
degli abitanti e trovare una risposta scientifica alla questione. Giunti a
destinazione, i due si trovano di fronte un’umanità nemmeno troppo
varia, abitudinaria e prevedibile, composta principalmente da due
gruppi familiari, quello del sindaco, uomo sposato con Viola, semplice
e schietto, e quello della maestra, vedova anziana con un figlio. Fin qui
nulla di strano, ma cosa può succedere se all’improvviso una tempesta
di neve sconvolge e isola la cittadina per giorni e la vedova Zerbi viene
trovata senza vita, uccisa non di morte naturale? Piergiorgio Pazzi
si ritrova investigatore e indagato, unico senza alibi in tutto il paese,
costretto alla verità per scagionarsi...
GIALLO
Gli onori di casa
Alicia Giménez-Bartlett
Sellerio
380 pp
15 euro
Torna Petra Delicado, quarantenne
ispettore di polizia dura ma sensibile,
al suo terzo matrimonio, protagonista
di tutti i gialli firmati da Alicia GiménezBartlett. Questa volta Petra e il suo vice,
Fermìn Garzon, devono fare i conti con un “caso freddo”, l’imprenditore
Adolfo Siguàn ucciso cinque anni prima, in circostanze poco chiare,
trovato a suo tempo in compagnia di una giovane prostituta che voleva
svaligiargli casa. La ragazza, in accordo con il protettore, aveva teso
una trappola all’uomo, ma qualcosa sfugge al piano: l’imprenditore
muore e la giovane viene condannata per favoreggiamento. A fine pena
però il caso viene riaperto, su insistenza della vedova, e poco dopo,
misteriosamente, la ragazza viene assassinata. Chi le ha sparato e
perché? Un colpo di scena conduce in Italia Petra e Fermìn, a Roma,
alla ricerca di tale Franco Catania... Gli onori di casa non è soltanto un
noir dai toni leggeri ma anche un omaggio alla città preferita dell’autrice,
alla moda e alla cultura italiana, raccontata con ironia ed entusiasmo.
ROMANZO
ZeroZeroZero
Roberto Saviano
Feltrinelli
448 pp
18 euro
Lo zero a cui fa riferimento il titolo
è quello della farina, in questo
caso un tipo di farina purissima:
cocaina. È sulla cocaina che
si focalizza il nuovo lavoro di
Saviano, raccontandone la storia,
dalle radici lontane, a chi oggi ne
fa uso. A consumarla è spesso
chi non sospettiamo: il vicino di
casa, il collega, la persona che
incrociamo ogni giorno sotto casa;
a trarne profitto sono sempre in
più: dal boss della malavita al
ragazzo qualunque, tutti vogliono
far parte dell’“impero bianco”, pur
sacrificando la vita di milioni di
persone. Il racconto di Saviano,
incalzante, senza punti senza
virgole, è una vera e propria
indagine costellata di dati forniti
dagli enti che si occupano del
fenomeno; passa dal romanzo al
reportage giornalistico senza mai
dimenticare lo scopo principale:
informare, diffondere. Storie forti,
lontane e vicine, il Messico, la
Colombia, l’Africa: tutto teso a
dimostrare che, amaramente, la
cocaina resta un mercato che non
conosce crisi.
tempo libero
GIALLO
Milioni di milioni
Marco Malvaldi
Sellerio
208 pp
13 euro
49
n. 2 2013
Libri
tempo libero
n. 2 2013
50
Musica
CD
Michael Bublé
To be loved
CD
Bruce Springsteen
Collection: 1973-2012
Ad anticipare l’esibizione del
Boss in quattro città italiane è
uscito Collection: 1973-2012,
una raccolta di diciotto canzoni
fra le più belle firmate Bruce
Springsteen. Pezzi storici come
Atlantic city, Brilliant disguise,
Born to run, Born in the USA:
brani che raccontano l’America
degli anni ’80 e quella di
oggi, che mostrano le facce
dell’emigrazione e la vita di tutti
i giorni. Come la commovente
Street of Philadelphia, canzone
che valse al film Philadelphia
un Oscar per la colonna sonora
nel 1994. E ancora, canzoni
più recenti ma già entrate nella
memoria collettiva, come Working
on a dream, che il cantautore
statunitense ha eseguito durante
la campagna presidenziale di
Barack Obama, e Wrecking Ball,
tratta dall’album dell’anno scorso.
Un album imperdibile per chi vuole
rivisitare la carriera di un artista
che, secondo Rolling Stones e a
furor di popolo, è fra i migliori di
tutti i tempi.
Pop e classici rivisitati per il nuovo album di
Michael Bublé, l’artista canadese dalla voce
che ricorda Frank Sinatra e Nat King Cole.
Cresciuto a ritmo di swing, Bublé esordisce
nel 2003 con un mix di canzoni pop e jazz
accompagnato da una grande orchestra
alla maniera delle big band americane, un omaggio agli autori e agli interpreti
del passato ai quali chiaramente si ispira. Dopo It’s Time, Call me irresponsable,
Crazy love e Christmas (il secondo album più venduto nel 2011), tutti di successo,
via via più contemporanei e meno vintage, ecco il sesto album, composto da
cover e inediti. Un ritorno alle origini e alle atmosfere del passato con i brani
Young at heart, Something stupid, ma anche qualcosa di nuovo con le riletture
dei Bee Gees di To be loved, che dà anche il nome all’album, senza dimenticare
It’s a beautiful day, la canzone più pop dell’album, singolo divertente e divertito
che è anche una delle quattro originali all’interno del disco.
CD
Calibro 35
Said
Nascono così i Calibro 35: rielaborando le colonne
sonore dei polizieschi italiani anni ’70 mescolando
funk, jazz e rock. Nel 2007 Enrico Gabrielli,
Massimo Martellotta, Fabio Rondanini e Luca Cavini
(ovvero i musicisti di Afterhours, Vinicio Capossela,
Eugenio Finardi e altri) si uniscono per dare vita a
un progetto che mescola molti generi dando vita a brani originali della band e
cover di grandi autori come L’appuntamento di Ornella Vanoni e brani di Ennio
Morricone. Il legame fra musica e cinema viene celebrato anche questa volta
con Said, pellicola italo spagnola di Joseph Lefevre, di cui i Calibro 35 firmano
la colonna sonora. Dal western, questa volta, si passa al pulp: all’interno del
disco, tutto ispirato ai B-movie degli anni ’60 e ’70 e alle colonne sonore che li
accompagnavano, anche un brano per voce di Manuel Agnelli.
Le soluzioni dei giochi di pag. 48
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4
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