La ricetta
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La ricetta
n. 2/2013 Sapori d’estate Pasta fredda, che bontà Il melone, un amico in cucina Sapori genuini, a tutto pepe! 3 n. 2 2013 editoriale Fa più paura il penitenziario di Alcatraz nella splendida baia di San Francisco o le roventi celle cubane del campo di prigionia di Guantànamo? No, forse non è proprio questo il dilemma del prigioniero a cui mi riferisco, ma piuttosto il più famoso gioco di logica, enunciato nel 1950 dal matematico americano Albert Tucker. La teoria dei giochi, abitualmente utilizzata per studiare il posizionamento concorrenziale delle aziende, oggi ci offre invece una chiave di lettura anche dell’attualità politica ed economica. Il punto focale è che ciascun attore in gioco è portato a ragionare seguendo il proprio interesse, allontanandosi così dalla soluzione ottimale per tutti. Non solo, ma a livello planetario, ogni Nazione si vuole sviluppare e la crescita di tutti i Paesi sta producendo un’insostenibilità globale. Il risultato è però che il pianeta da qualche decennio non sta più al passo con la fame di benessere di una minoranza dell’umanità. La teoria ci insegna che, in questi casi, la strada maestra per evitare l’implosione è un patto sociale mondiale, dove ciascun soggetto si autolimiti e crei un sistema che gli impedisca di cambiare idea nel tempo, mentre a livello individuale occorre sviluppare una nuova “etica del limite” interiorizzata da ogni cittadino del pianeta. Per ciò che attiene a noi, cari Lettori della rivista e splendidi Clienti dei nostri supermercati, ecco subito qualche esempio. Basta con le proposte di attività 3x2 che probabilmente fanno acquistare di più, ma contestualmente, a volte sprecare prodotti: eccoci quindi pronti con promozioni dirette, convenientissime, sul singolo prodotto. Basta con il riempire sempre più il punto di vendita di migliaia di prodotti a volte inutili: eccoci da tempo alla ricerca, faticosa ma appagante, di assortimenti mirati, studiati ad hoc per le vostre singole esigenze. Basta con la logica delle aperture dei supermercati 24 ore su 24, quando probabilmente occorre solo rimodulare gli orari, rispondendo maggiormente alle vostre importanti esigenze temporali. Come cittadini del mondo, infine, non dobbiamo erroneamente percepire l’etica del limite come becero neo-pauperismo: anzi, è una cultura di vita che ci rende più ricchi, in primis perché permette di valorizzare maggiormente il “nuovo essenziale” che avremo, ma soprattutto perché, conseguenzialmente, questo “nuovo essenziale” si estenderà, permettendo una maggiore sostenibilità globale. Hasta luego quindi, né Cuba né San Francisco, ma nel nuovo mondo essenziale!! Giorgio Santambrogio editoriale Il dilemma del prigioniero Sapori d’estate 6 Fredda come… la pasta! sommario Un piacevolissimo piatto estivo da reinventare in mille modi di Stefania Pianigiani 11 Melone mon amour 6 Un frutto dalle molte facce e numerosi usi un cucina di Vanessa Bartoli 14 Un tesoro nel piatto Il pesce è ricco di sostanze nutrienti indispensabili ma non è molto amato dai piccoli: ecco come fare di Chiara Brandi 14 n. 2 2013 sommario 17 Aromi lusitani 4 Non solo baccalà. La cucina portoghese mescola carne, pesce e zuppe regalandoci sapori intensi e genuini di Caterina Simonato 26 Si fa presto a dire pepe Non tutti i tipi di pepe sono tali. Tutti però esaltano il gusto dei piatti e rallegrano le vivande di Claudia Soldati 34 Un cocktail “lungo” ed è già estate Tranquillizzano la sete, sono poco alcolici, belli da guardare e facili da preparare anche a casa di Claudio Salvi 34 39 36 Salento terra di confine Itinerari inconsueti fra l’Adriatico e lo Ionio di Vanessa Bartoli 39 Anche l’occhio vuole la sua parte! Dall’ombretto all’eyeliner i consigli per uno sguardo impeccabile di Alessandro Zafarana 42 MSF in azione È uno dei pochi attori umanitari internazionali presenti in Siria di Sabina Armani 45 Oasi urbane 45 Balconi di città: piante belle e ‘facili’ per chi ha poco tempo di Enrico Zoi Edizioni Libò, via Lorenzo il Magnifico 71 - 50129 Firenze Comitato di redazione: Giorgio Santambrogio, Gianluca Tositti, Mauro De Feudis, Andrea Crescenti Coordinamento editoriale: Gianluca Tositti Caporedattore: Lirio Mangalaviti Impaginazione: Lucrezia Lazzeri Coordinamento redazionale: Edi Ferrari Collaboratori: Sabina Armani, Vanessa Bartoli, Chiara Brandi, Giulia Christopher, Aldo Fantini, Claudio Salvi, Caterina Simonato, Claudia Soldati, Stefania Pianigiani, Alessandro Zafarana, Enrico Zoi Foto: Marka. Le foto delle ricette e i piatti sono di Mario Genovesi; le foto a pag. 6, 11, 17, 23 sono di Andrea Fantauzzo; per le foto a pag. 29-30, grazie a www.turismo.marche.it; e per quelle a pag. 31-32, grazie al Consorzio di Tutela dei Vini d’Abruzzo e al Consorzio Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane. Il cruciverba è di Enrico Zoi Le Edizioni Libò sono disposte a negoziare il pagamento dei diritti per le immagini delle quali non è stato possibile chiedere preventivamente il permesso di pubblicazione. Per la pubblicità su queste pagine: Interdis S. Cons. p. A., Via Lomellina 10, 20133 Milano tel. 02/752961 Stampa: Abramo Printing & Logistics, Catanzaro - tel. 0961/900001 21 23 24 29 31 48 49 50 La ricetta filmata Le ricette gustose Scuola di cucina Vini bianchi Vini rossi Giochi Libri Musica 5 n. 2 2013 Direttore responsabile: Leonardo Romanelli Rubriche Registrazione del Tribunale di Firenze n. 4964 del 15/05/2000 n. 2 2013 6 i a tavola Fredda come… la pasta! di Stefania Pianigiani Le tavole estive e le spiagge italiane erano, un tempo, decisamente democratiche per quanto riguarda i piatti stagionali: la pasta alla Norma o la parmigiana di melanzane venivano mangiate indistintamente sia sotto l’ombrellone che nella sala da pranzo tirata a lucido per le grandi occasioni conviviali. Poi negli anni le cose sono cambiate e per ferragosto in spiaggia si tengono pasta party di pasta e riso freddo. Il segreto per una buona pasta fredda o per un insalata di riso, miglio o farro, è quello di prepararle con qualche ora di anticipo, al massimo mezza giornata, così i sapori avranno modo di amalgamarsi. E quando tornerete dalla spiaggia o da una passeggiata, il primo sarà già pronto, allettante e profumato. Per quanto riguarda la pasta, è meglio utilizzare il formato “corto” perché si raffredda meglio; quindi sono benvenute le ruote, le penne, mezze penne, fusilli e farfalle; mentre per il riso è bene scegliere un tipo che non scuoce, come il parboiled; inoltre da alcuni anni si trovano in commercio risi adatti alle insalate estive. Anche il farro si trova tranquillamente sugli scaffali, già cotto e pronto per essere condito. Si può usare di tutto per condire un’insalata di pasta fredda, però bisogna essere bravi nello scegliere gli ingredienti. Sugli scaffali troviamo comodi barattoli con tutto l’occorrente per il condimento, prevalentemente a base di sottoli e wurstel, ai quali possiamo aggiungere tonno, uova sode e olive. Formaggio come il groviera e del prosciutto cotto sono considerati tra gli ingredienti storici Ingredienti (per 4 persone): 300 g di fusilli corti integrali, 200 g di piselli lessati, 100 g di punte di asparagi lessate, 2 carote lessate, 150 g di mais al naturale, 2 spicchi d’aglio, 1 rametto di rosmarino, 1 mazzetto di basilico, ½ cucchiaio di paprica dolce, 2 cucchiai di aceto di mele, 6 cucchiai di olio extra vergine di oliva, sale, pepe in grani Tempo di preparazione 20 minuti (più il tempo per raffreddare) Tempo di cottura 10-12 minuti Difficoltà O PPCosto O PP Calorie O PP Vino consigliato Sauvignon del Collio Tagliate a tocchetti le carote e le punte di asparagi, metteteli in una terrina e unitevi i piselli. Scaldate in una casseruola l’aglio finemente tritato insieme al rosmarino e 4 cucchiai di olio, senza farlo friggere. Togliete dal fuoco prima che l’aglio cominci a prendere colore, e aggiungete 1 cucchiaio di aceto di mele, un pizzico di sale e versate sulle verdure. Mescolate e lasciate raffreddare. Lavate il basilico, mettetelo nel mixer con il resto dell’aceto di mele, 2 pizzichi di sale, la paprica dolce e l’olio rimasto. Frullate per qualche secondo, aggiungete il mais ben sgocciolato, 2 o 3 cucchiai di acqua e frullate di nuovo, fino ad ottenere una crema. Lessate la pasta, scolatela al dente, passatela un attimo sotto acqua fredda corrente, unitela alle verdure e condite il tutto con la crema precedentemente ottenuta. Lasciate raffreddare prima di servire. 7 n. 2 2013 Un piacevolissimo piatto estivo da reinventare in mille modi La ricetta Fusilli al mais Insalata di riso giardiniera La ricetta delle insalate di riso e pasta, ma se usiamo un po’ di fantasia in cucina, otteniamo delle ricette davvero sfiziose. Pomodori, pesto, mozzarella e capperi per un’insalata di pasta mediterranea; lenticchie, riso e coniglio lessato vanno bene per un piatto alternativo e con tante proteine, e che allo stesso tempo risulta anche leggero; mentre pollo, peperoni, me- La ricetta Ruote del sole Ingredienti (per 4 persone): 250 g di riso, 150 g di tonno sottolio, 100 g di giardiniera sottolio, 100 g di giardiniera sottaceto, 150 g di fagiolini, 1 cipollotto, 1 cucchiaio di senape, ½ cucchiaio di succo di limone, 6 cucchiai di olio extra vergine di oliva, basilico, sale, pepe, 8 pomodorini Tempo di preparazione 50 minuti Tempo di cottura 10-12 minuti Difficoltà O PPCosto O OP Calorie O OP Vino consigliato Frascati Tempo di preparazione 30 minuti (più il tempo per raffreddare/insaporire) Tempo di cottura 12 minuti Difficoltà O PPCosto O OP Calorie O OP Vino consigliato Chiaretto del Garda Fate la mozzarella a dadini e lasciateli sgocciolare in un colino. Private i pomodori della pelle e dei semi. Tagliateli a dadini, raccoglieteli in un colino e lasciateli sgocciolare per un quarto d’ora. Trasferiteli poi in una ciotola, conditeli con un pizzico di sale, 2 cucchiai d’olio e 4 foglie di basilico spezzettate grossolanamente. Mescolate e lasciate insaporire a temperatura ambiente per un’ora circa. Cuocete la pasta in una pentola contenente abbondante acqua bollente, leggermente salata. Scolatela al dente, conditela con 1 cucchiaio di olio, mettetela in una terrina e lasciatela raffreddare completamente. Lavate i capperi sotto acqua corrente e asciugateli con carta assorbente. Lavate ed asciugate il prezzemolo, sgocciolate i filetti d’acciuga e private l’aglio dell’anima. Tritate finemente questi ingredienti, raccogliate il tutto in una ciotola ed emulsionatevi l’olio rimasto, mescolando bene con una frusta a mano. Condite la pasta con la salsa di prezzemolo e acciuga, unitevi la mozzarella ed il pomodoro, mescolate e servite. Decorate con il basilico rimasto. lanzane e zucchine sono adatti per una pasta sostanziosa e dai mille sapori. E la pasta fredda si può fare anche con il pesce. I gamberetti uniti a zafferano e piselli fini lessati sono ideali per una pasta ricca e leggermente speziata. Meglio cuocerli con il guscio però i gamberi, così risulteranno più saporiti e potrete usare il brodo per un buon risotto. Ricordate anche che le insalate, nell’attesa di essere consumate, vanno tenute ben coperte con pellicola nella parte meno fredda del frigorifero. 9 n. 2 2013 Ingredienti (per 4 persone): 250 g di pasta tipo ruote, 4-5 pomodori perini maturi ma sodi, 4 filetti d’acciuga sottolio, 1 cucchiaio di capperi sotto sale, 1 ciuffo di prezzemolo, 1 spicchio d’aglio, 6 cucchiai di olio extra vergine di oliva, 200 g di mozzarella, basilico, sale Lessate il riso, conditelo con un cucchiaio di olio e allargatelo in una terrina per farlo raffreddare. Lavate e spuntate i fagiolini, tagliateli a tocchetti e lessateli in acqua bollente salata per 8/10 minuti. Scolateli bene, allargateli in un piatto piano e lasciateli raffreddare. Sgocciolate i 2 tipi di giardiniera e tagliate le verdure più grosse a dadini. Fate sgocciolare il tonno e poi sbriciolatelo. Pulite il cipollotto tenendo il bulbo bianco, quindi affettatelo a rondelle sottili. Sciogliete un pizzico di sale con il limone in una ciotolina, quindi stemperatevi la senape, aggiungendo un pizzico di pepe e l’olio rimasto. Condite il riso con la salsa ottenuta, aggiungete il tonno, la giardiniera, il cipollotto e i fagiolini. Mescolate, poi mettete il tutto su di un piatto da portata. Decorate con i pomodorini tagliati a spicchi e il basilico sminuzzato. Acquista dal 01/05/2013 al 31/08/2013 presso i punti vendita aderenti all’iniziativa n. 1 prodotto della gamma Ambre Solaire. Per partecipare all’estrazione finale, spedisci entro il 06/09/2013 in busta chiusa l’originale dello scontrino fiscale integro in ogni sua parte, attestante l’acquisto del prodotto in promozione, avendo cura di indicare i tuoi dati anagrafici completi ed il tuo esatto indirizzo, a: Concorso “Vinci un viaggio da supereroe!”c/o Slang Comunicazione s.r.l. via Savona n. 97 – 20144 Milano (MI). Il regolamento integrale potrà essere richiesto a titolo gratuito direttamente a L’Oréal Italia S.p.A. Dir. Fiscale – via Primaticcio 155 – 20147 Milano oppure consultato sul sito www.garnier.it. di stagione Melone mon amour di Vanessa Bartoli 11 n. 2 2013 Un frutto dalle molte facce e dai numerosi usi un cucina È certamente il miglior amico dell’estate: fresco, leggero, dissetante, ricco di vitamine preziose: Ed è anche un ottimo alleato in cucina: oltre al classico e rapidissimo (per la preparazione) piatto di prosciutto e melone, questo profumato figlio del sole si presta a essere utilizzato in tanti e gustosi modi. Regalo di paesi lontani n. 2 2013 La ricetta Il nome scientifico della pianta del melone è Cucumis melo, e appartiene alla famiglia delle Cucurbitaceae (la stessa, per intendersi, di zucca e zucchina, cetriolo e cocomero). Incerte le origini: secondo alcuni arriva dall’Africa, secondo altri dall’Asia. Certo è invece, perché documentato, quando il melone ha fatto la sua comparsa sulle tavole dei nostri progenitori Romani: siamo nel I secolo dopo Cristo e Plinio ne parla nella sua Naturalis Historia. E, sempre secondo Plinio, pare che l’imperatore Tiberio fosse davvero ghiotto del dolce melone. Che oltretutto, probabilmente perché ricco di semi, nell’antichità era considerato simbolo di fecondità e prosperità. Risotto al melone Certe, certissime, le tante proprietà di questo frutto (che però sempre loro, i nostri avi Romani, utilizzavano come verdura in insalata): poche calorie, tantissima acqua (il 90 per cento!) e vitamine, A e C soprattutto; e poi sali minerali, ferro, potassio, fosforo e calcio. Una manna per l’organismo. L’elevata percentuale di acqua ne fa un alimento dalle grandi proprietà dissetanti e rinfrescanti e, di conseguenza, diuretiche; vitamina A vuol dire avere un potente alleato contro i radicali liberi, responsabili dell’invecchiamento Ingredienti (per 4 persone): 1 melone di media grandezza, 1 cipolla bianca, 400 g di riso vialone, 1 bicchiere di vino cellulare; fosforo e calcio ci aiutano a proteggerci bianco secco, 1 uovo, parmigiano, burro, olio extravergine dall’osteoporosi; il potassio è amico della circodi oliva, sale, pepe lazione e della pressione arteriosa; la vitamina B ci aiuta a combattere gli stati depressivi; e, non Tempo di preparazione 30 minuti ultimo visto che parliamo di un figlio dell’estate, Tempo di cottura 20 minuti Difficoltà OPPCosto OPPCalorie OPP il melone contiene betacarotene, sostanza che Vino consigliato Greco di Tufo stimola la produzione di melanina: in pratica dà una mano alla nostra pelle prima nel regalarci una Soffriggete la cipolla tagliata a fettine sottili in un po’ bella – e sana – abbronzatura dorata, e poi ci aiuta d’olio, a fiamma bassa. Unite il riso e il vino. Alzate la fiamma per lasciarlo sfumare, quindi abbassarla di nuovo a mantenerla un po’ più a lungo. E se esageriamo e proseguite la cottura. Tagliate a grossi pezzi la polpa con la tintarella (troppo sole e nelle ore sbagliate: del melone, frullatela e passatela in un colino fine per attenzione!), il melone corre di nuovo in nostro eliminare l’acqua in eccesso. Quando il riso è vicino alla soccorso: la sua polpa è infatti un ottimo calmante cottura, aggiungete il melone. Quando il riso sarà pronto, per le bruciature leggere. spegnete il fuoco, mantecate con una noce di burro e Cos’altro serve per innamorarsi incondizionataunite l’uovo sbattuto. Salate, pepate e cospargete di parmigiano. Servite, volendo, con un ciuffo di prezzemolo. mente di questo meraviglioso frutto? Niente, se Una possibile variante è l’aggiunta di prosciutto crudo o non fosse per quel suo sapore… speck, che vanno fatti rosolare nell’olio e devono cuocere insieme al riso. Se al riso preferite la pasta, la crema di Le tante facce del melone melone si ottiene facendo soffriggere la polpa con olio e Retato o cantalupo? Sono queste infatti le due cipolla, aggiungendo acqua o brodo fino a fine cottura, varietà estive – quelle che troviamo sugli scaffali e poi frullandola. Anche in questo caso, spruzzata di prezzemolo finale. da maggio a settembre – del nostro amico melo- 12 ne. Il primo ha una buccia più sottile, attraversata da un intreccio di linee e reticoli: la sua polpa è di colore giallo intenso, ed è ha conservazione più breve; il secondo ha invece la buccia liscia e più robusta, e la polpa un po’ più chiara, e si conserva più a lungo. C’è anche il melone invernale, in realtà: si tratta di frutti colti non ancora maturi, che possono essere conservati per alcuni mesi, e che costituiscono un piatto tipico natalizio di alcune tradizioni culinarie soprattutto del sud Italia. Come riconoscere un melone buono e maturo al punto giusto? Molti lo annusano: il principio in sé non è sbagliato, il profumo è certamente indice di bontà. Il problema è che sentire o meno un profumo è questione soggettiva, dunque è meglio affidarsi ad altri metodi, come esaminare il peduncolo (che si stacca facilmente dal frutto se la maturazione è al punto giusto) o tastare il melone (il frutto maturo è ‘elastico’). Quanto alla conservazione, può stare in frigorifero per 3 o 4 giorni, ma bisogna fare attenzione e tenerlo separato dagli altri alimenti a causa del suo forte profumo. Oltre il prosciutto E sì, bisogna avere il coraggio di andare oltre il classico prosciutto e melone. Questo delizioso frutto si presta infatti a molte preparazioni diverse (in queste pagine ve ne proponiamo alcune), dall’antipasto al dolce. Certo bisogna superare qualche resistenza dettata dall’abitudine, ma la sperimentazione è il motore, e l’anima, della cucina. Buon appetito! La ricetta Cestini al melone Ingredienti (per 4 persone): 2 meloni, 100 g di tonno in scatola, 100 g di olive, lattuga, 4 pomodori maturi, 100 g di gamberetti precotti, 1 limone, panna da cucina, sale, pepe Tempo di preparazione 30 minuti Difficoltà OPP Costo OPP Calorie OPP Vino consigliato Grecale Fate raffreddare bene i meloni in frigorifero. Nel frattempo lavate e affettate i pomodori e metteteli in un recipiente insieme al tonno spezzettato, alle olive (snocciolate), ai gamberetti. Lavate poi alcune foglie di lattuga e asciugatele bene. Lavate bene i meloni e tagliateli a metà in senso orizzontale. Eliminate i semi e i filamenti e usando l’apposito attrezzo scavate la polpa ricavandone delle palline, che unirete al composto già preparato. Condite il composto con il succo del limone, qualche cucchiaio di panna, sale e pepe. Infine mettete le foglie di lattuga nei meloni scavati e riempiteli con il composto. Questo semplice piatto si presta a molte varianti a seconda del gusto (e della disponibilità della dispensa). Si possono ad esempio aggiungere dei capperi o dei cetrioli, o sostituire la panna con la maionese oppure, se non piacciono i gamberetti, sostituirli con formaggio fresco o mozzarelline. Qualche foglia di profumato basilico poi non guasta mai! Ingredienti (per 4 persone): 1 melone di circa 300 g, 1 cipolla dorata, 400 g di petto di pollo, vino bianco (o brodo), un mazzetto di basilico, sale, pepe, olio extravergine di oliva Tempo di preparazione 20 minuti Tempo di cottura 20 minuti Difficoltà OPP Costo OPP Calorie OPP Vino consigliato Soave Lavate il melone, apritelo ed eliminate semi e filamenti. Togliete la buccia e tagliate la polpa a cubetti. Tritate la cipolla e fatela appassire in un po’ d’olio; aggiungete poi i cubetti di melone e bagnate con il vino (o il brodo). Salate, pepate e fate cuocere per una decina di minuti, facendo attenzione che la salsa non bruci e aggiungendo se serve altro brodo. Tagliate i petti di pollo a listarelle e fateli rosolare in una padella con un po’ d’olio. Salate e pepate. Infine tritate il basilico e aggiungetelo alla salsa di melone. Servite i petti di pollo accompagnati dalla salsa di melone. 13 n. 2 2013 La ricetta Petti di pollo con salsa di melone n. 2 2013 14 bambini di Chiara Brandi Amore e odio, ovvero i bambini e il pesce. Difficile trovare un bambino che non sia attratto da un pesciolino rosso, dal cartone animato con il pescecane o dal delfino dell’acquario. Ma quando il pesce lo trovano nel piatto, iniziano le dolenti note. Eppure, nella dieta consigliata da pediatri e nutrizionisti non può mancare almeno una porzione di pesce fresco alla settimana, per cui non rimane che armarsi di tanta pazienza. Anzitutto, possiamo togliere dalla lista della spesa alcune tipologie, come i crostacei, gamberoni e scampi, troppo grassi oltre che potenzialmente allergenici. Allo stesso modo si possono evitare alcune specie dal sapore troppo particolare o con carni troppo liscose, come, ad esempio, le triglie. Via libera invece al pesce azzurro (acciughe in primis), così come alle varietà di pesci dalle carni delicate e non liscose tipo il palombo, la rana pescatrice o la sogliola, il pesce più raccomandato nella dieta dei piccolini anche in virtù del sapore molto delicato. Una volta individuate le tipologie da preferire, conviene affrontare il problema di come proporle nel piatto. Un trucco, può essere quello di usare il pesce per preparare delle gustose polpettine con patate o carote lesse, così da confondere il bam- La ricetta Sogliola alla mugnaia Ingredienti (per una porzione): 1 sogliola spellata, olio extra vergine di oliva, farina, sale Tempo di preparazione 10 minuti Tempo di cottura 10 minuti Difficoltà OPPCosto OPPCalorie OPP Procuratevi una sogliola freschissima e fatela spellare dal vostro pescivendolo. Passatela nella farina in modo che entrambi i lati siano ben infarinati e poi mettetela a cuocere in una padella con dell’olio ben caldo. Far rosolare bene da entrambi i lati. Quando sarà ben cotta, salare un pochino e poi sfilettarla stando attenti a rimuovere tutte le lische. Ingredienti (per una porzione): 100 g di pesce (filetto di salmone, filetto di tonno, pesce persico), 100 g di patate e carote, sale, un cucchiaio di maionese, qualche sottaceto Tempo di preparazione 10 minuti Tempo di cottura 15-20 minuti Difficoltà OPP Costo OPP Calorie OPP Cuocete il pesce al vapore insieme alle verdure; quando saranno cotti, schiacciate bene con la forchetta o passate tutto nel mixer fino ad ottenere un impasto omogeneo. Regolate con poco sale ed aggiungete un cucchiaio di maionese per rendere il tutto più compatto. Modellate il composto a forma di pesce, o altra forma, e guarnite con qualche sottaceto. bino che non riconoscerà il gusto del pesce ma ne assimilerà comunque tutte le importanti sostanze nutrienti. Oppure, si può sbriciolare il pesce (anche del salmone o del palombo cotto a vapore) con delle uova sode e creare delle forme carine, tipo dei fiori o dei cuori nel piatto. Uno dei consigli più validi rimane comunque quello di dare il buon esempio: se il bambino vede nel vostro piatto un filetto di orata arrosto, molto probabilmente sarà incuriosito e lo vorrà anche lui. Quindi, cercate in parte di modificare anche le vostre abitudini alimentari e di inserire, almeno una volta alla settimana, un pasto o una cena a base di pesce. Tutto andrà più semplicemente del previsto e la dieta dei vostri piccoli sarà arricchita di fosforo, acidi grassi essenziali ed altri elementi nutritivi importanti per la crescita, utili anche al benessere degli adulti! 15 n. 2 2013 Il pesce è ricco di sostanze nutrienti ma non è molto amato dai piccoli: ecco come fare La ricetta Un tesoro nel piatto Pesce finto internazionale Aromi lusitani di Caterina Simonato 17 n. 2 2013 Non solo baccalà. La cucina portoghese mescola carne, pesce e zuppe regalandoci sapori intensi e genuini n. 2 2013 La ricetta È famoso per il fado, canto popolare struggente e malinconico che richiama al senso del destino, per l’architettura moresca, per le spiagge sorprendenti. Il Portogallo rimane fra le mete più frequentate, il secolare passato marinaro ne fa un Paese affascinante e ricco di contraddizioni dove la tradizione culinaria viene celebrata in ogni sua forma e acquista sapore anche grazie al mix di culture diverse. La cucina lusitana, che prende il nome dalla popolazione che si insediò nella Baccalà alla Portoghese penisola iberica, è conosciuta in tutto il mondo per il baccalà, ma l’oceano Atlantico è generoso e in Portogallo la varietà di pescato è enorme: sulle tavole troviamo tonno, pesce spada, merluzzo, aragoste, sardine, polpi, crostacei, anguille, molluschi. Ma partiamo dal fiore all’occhiello: il bacalhau, che viene cucinato in ben 366 modi diversi. Essiccato, fritto, arrosto, alla brace o nella zuppa, se amate questo tipo di pesce potrete mangiarlo in ogni versione: come semplici tartine se accompagnate dal pane, come secondo, in salature differenti e forme varie di qualità e spessore, come piatto unico. Alcune ricette possono essere riprodotte con facilità anche Ingredienti (per 4 persone): 600 g di baccalà già in casa, come il baccalà al forno, o ammollato, 6 patate, ½ bicchiere di olio extravergine quello alla Bras, che viene servito ind’oliva, 3 cipolle medie, 3 spicchi d’aglio, ½ bicchiere di sieme a cipolle, patate e uova, quello vino bianco, 6 uova, 1 cucchiaio di prezzemolo tritato, cucinato con fave e patate ma anche pepe q.b. il baccalà con i ceci. O perché no, potreste cimentarvi con il baccalà in Tempo di preparazione 15 minuti Tempo di cottura 60 minuti forma di polpette con patate, o come Difficoltà OOPCosto OOPCalorie OOO le chiamano i portoghesi, pastelinhos. Vino consigliato Riesling Ma a competere con il baccalà ci sono anche le vongole, magari cotte a vaScolate il baccalà, pulite da pelle e lische, mettetelo in pore nella cataplana, la tipica pentola un tegame e, dopo averlo coperto con dell’acqua, fate di rame, e le sardine: queste ultime sobbollire per venti minuti. Tagliate a cubetti le patate già solitamente vengono cotte alla brace lessate; scaldate una teglia unta d’olio, aggiungetevi le e consumate con del pane casereccio, cipolle e l’aglio affettati sottili e cuocete mescolando per quello cotto a legna (anche questo qualche minuto. Unite quindi le patate al baccalà e, dopo protagonista della cucina portoghecinque minuti, bagnate con il vino e pepate. Disponete se) insieme a qualche verdura tipo il tutto in una pirofila e passate in forno a 220° fino a lattuga, pomodoro, cipolla e cetriolo. doratura delle patate. Tritate tre uova sode, tagliate le Fra le pietanze favorite della tradizione altre tre a fette, cospargete la pietanza con le uova e il prezzemolo e contornate con le fettine di uova rimaste. ci sono anche le zuppe. Le più consumate, e assurte a piatto nazionale, 18 < 19 n. 2 2013 La ricetta Caldo Verde sono il caldo verde, che significa brodo verde: una zuppa densa a base di cavolo portoghese (dalla forma più allungata) e patate, insaporita da fettine di salsiccia speziata, il chorizo; oppure troviamo la caldeirada à pescador, una zuppa di pesce, pomodoro e patate, e la sopa de mariscos, una vellutata ai frutti di mare. Non solo pesce però: in Portogallo dominano anche i piatti di carne, bovina e suina, a volte unita al pesce, quasi sempre accompagnata a verdure (quelle più usate sono cavolo, pomodoro e cipolla) come il cozido, che rimanda soprattutto alla fantasia del cuoco e può essere di manzo Ingredienti (per 4 persone): 1,5 l di acqua, 400 g di cavolo o maiale mescolati a ortaggi e cereali; la verde di Galizia (o cavolo nero), 800 g di patate farinose, trippa à moda do Porto, trippa guarnita 1 cipolla grande, 2 spicchi d’aglio, 6 cucchiai di olio con fagioli; o la celebre carne de porco à extravergine d’oliva, 100 g di chorizo, sale e pepe q.b. la alentejana, ossia carne di maiale cotta insieme alle vongole. La bistecca portoTempo di preparazione 20 minuti ghese si chiama bife, si tratta di manzo Tempo di cottura 45 minuti o maiale arrostito, alla quale si accompaDifficoltà OPPCosto OPPCalorie OOP gnano spesso le classiche patatine fritte Vino consigliato San Severo con verdure e, a volte, le uova. Affettate sottile la cipolla, sbucciate e tagliate a tocchetti Da provare insieme ai piatti tipici portonon troppo piccoli le patate e disponete il tutto in un ghesi è l’ottimo vino locale. Le varietà, tegame: fate bollire in acqua salata per mezz’ora. Passate grazie a climi e terreni diversi, non manle verdure tenendo da parte il brodo di cottura. cano e sono il frutto di una lunghissima Tagliate a listarelle molto sottili il cavolo già lavato, tradizione che coinvolge il Paese da nord unitelo quindi al passato insieme a un po’ d’acqua di a sud: il Portogallo è infatti tra i maggiori cottura e lasciate sobbollire. Cotto il tutto, aggiungetelo produttori di vini al mondo e, per gli apall’olio, all’aglio spremuto e, a piacimento, ad altro brodo. passionati, ne può valere il viaggio. Tra Aggiustate di sale e pepe affogandoci le fettine di chorizo vini rossi, bianchi e verdi (quelli giovani, piccante e servite in scodelle di terracotta. da consumare appena terminata la produzione) quello caratteristico del Paese è forse il Porto: un vino forte, bianco, rosso o “vintage”, che nasce nella regione del fiume Douro, da bere come aperitivo insieme a stuzzichini e formaggi, oppure a fine pasto con i dolci. Famoso e molto apprezzato in patria è il Madeira, vino liquoroso prodotto nell’omonimo arcipelago. Parlando di vinho verde invece ci riferiamo a vini frizzanti, freschi, non molto alcolici, da bere nella versione rossa, bianca o rosata e perfetti per accompagnare il pesce e il frutti di mare: sono i vini leggeri come il Mateus o il Malvasia Vina. I vinhos tintos sono rossi, corposi, adatti ai piatti di carne, esempi apprezzati sono il Touriga Nacional, il Baga e l’Afrocheiro. Sebbene il rosso rappresenti la maggior parte della produzione portoghese anche i vini bianchi figurano tra i migliori d’Europa: tra questi, ricordiamo l’Arinto e il Bical. la ricetta filmata Foto 1 Sfogliata di ciliegie Ingredienti (per 6 persone): 1 confezione di pasta sfoglia già pronta, 300 g di zucchero, 1 bicchiere di latte, 500 g di ciliegie, 3 uova, 1 limone, una bustina di lievito, burro Foto 2 Tempo di preparazione 20 minuti Tempo di cottura 30 minuti Difficoltà OPP Costo OPP Calorie OOP Vino consigliato Aleatico 21 n. 2 2013 Foto 3 Rompete le uova e separate i tuorli dagli albumi in due recipienti diversi. Sbattete i tuorli con lo zucchero (Foto 1). Unite poi il latte, sempre sbattendo bene per rendere omogeneo il composto (Foto 2). Grattugiate la scorza di un limone (attenzione a non grattugiare anche la parte bianca) e unitela al composto. Unite anche il lievito. Montate a neve ben ferma gli albumi e uniteli al composto, sempre facendo attenzione che tutto sia ben amalgamato e che non restino grumi (Foto 3). Lavate e snocciolate le ciliegie e unitele al composto. Disponete la pasta sfoglia in una tortiera, versate il composto e mettete in forno già caldo a 180° per circa 30 minuti. Per controllare che sia ben cotta utilizzate uno stecchino (infilatelo nella torta: deve uscire ben asciutto). Servite, volendo, con una guarnizione di panna montata. Ingredienti (per 4 persone): per le crespelle: 80 g di farina, 4 uova, parmigiano grattugiato, sale e pepe, olio extravergine d’oliva; per il ripieno: 150 g di ricotta, capperi sott’aceto, 4 acciughe sotto sale; burro Tempo di preparazione 30 minuti Tempo di cottura 20 minuti (più il tempo per le crespelle) Difficoltà OOP Costo OPP Calorie OOP Vino consigliato Prosecco di Valdobbiadene Setacciate la farina e mettetela in una ciotola, aggiungendo il latte poco per volta e facendo attenzione che il composto resti liscio e omogeneo. Aggiungete poi le uova, il parmigiano grattugiato (un paio di cucchiaiate), sale e pepe, e sbattete il tutto. Mettete sul fuoco una padella antiaderente e fatela scaldare; quando sarà pronta, aggiungete un po’ d’olio che distribuirete uniformemente, muovendo la padella, su tutta la superficie. Versate due cucchiaiate del composto e fate cuocere la crespella da tutti e due i lati, poi mettetela da parte e ricominciate fino a quando il composto sarà terminato. Mettete la ricotta in una ciotola e lavoratela a lungo fino a ottenere una crema. Togliete poi la lisca alle acciughe e lavatele bene sotto acqua corrente per far andare via il sale; prendete un paio di cucchiai di capperi, sgocciolateli e strizzateli, e tritateli insieme alle acciughe. Aggiungete il tutto alla ricotta e con questo composto riempite le crespelle, piegatele e mettetele in una pirofila leggermente imburrata. Mettete in forno già caldo a 180° e fate cuocere per circa 20 minuti. le ricette gustose Crespelle alle acciughe Gelo di anguria Ingredienti (per 4 persone): un’anguria piuttosto grossa di circa 5 kg, 700 g di zucchero, 250 g di amido per dolci, 100 g di cioccolato fondente, 100 g di zucca candita, 40 g di pistacchi, vanillina, cannella in polvere Tempo di preparazione 40 minuti Tempo di cottura 5 minuti Difficoltà OPPCosto OPPCalorie OOO Vino consigliato Marsala 23 n. 2 2013 Tagliate l’anguria, togliete tutta la polpa facendo attenzione a eliminare i semi e passatela al setaccio. Mettetela in una pentola e unite lo zucchero e l’amido, mescolando bene; mettetela poi sul fuoco e fate bollire qualche minuto, continuando a mescolare. Togliete dal fuoco e unite un pizzico di vanillina. Lasciate raffreddare un po’. Nel frattempo tagliate il cioccolato e la zucca candita a pezzettini, e unite i pistacchi pelati. Distribuite il composto in ampie coppette (meglio di vetro trasparente), e coprite con l’anguria. Lasciate in frigorifero o nel freezer per qualche ora. Al momento di servire guarnite, volendo, con un po’ di cioccolato grattugiato. scuola di cucina Sapori in vaso Le regole base per la preparazione di conserve e marmellate casalinghe di Giulia Christopher Provate a immaginare per un attimo di essere in una fredda e grigia giornata invernale (sì lo so che ora sembra impossibile, ma provateci lo stesso). Cosa potrebbe tirarvi su? Il cibo è consolatorio, si sa (occhio a non esagerare però!), ed ecco allora che la mente corre a quegli spaghettini al pomodoro fresco e basilico che avete assaporato solo qualche mese prima… Come fare? Bisogna pensarci ora: con l’attrezzatura giusta, e un po’ di pazienza e attenzione, potremo scaldare il nostro inverno con i profumi e i sapori di conserve e marmellate preparate in casa. L’attrezzatura giusta 24 n. 2 2013 Mestoli o spatole di legno (piuttosto lunghi), schiumarola, passaverdure, coltelli e recipienti vari, strofinacci, bilancia, sono strumenti di lavoro già a disposizione in ogni cucina. Se si ci vuole cimentare con le conserve bisogna aggiungere tegami e casseruole in rame non stagnato o in acciaio inossidabile per la cottura, una casseruola piuttosto capiente per la sterilizzazione, un termometro per misurare la temperatura dell’acqua; alcune preparazioni richiedono poi setacci di crine o filtri di tela. E poi, ovviamente, i recipienti per la conservazione. I più consigliati sono i vasi di vetro a chiusura ermetica e con guarnizione di gomma, e non troppo capienti, perché una volta aperti il contenuto deve essere consumato abbastanza rapidamente. Nel caso di conserve di pomodoro, meglio adoperare le bottiglie, che poi vanno chiuse con i tappi a corona (in commercio ci sono delle apposite macchinette). Parola d’ordine: igiene Preparare conserve casalinghe è divertente e dà anche molta soddisfazione. Ma bisogna fare molta attenzione perché un passaggio sbagliato o frettoloso può non solo rovinare il nostro lavoro, ma soprattutto avere risvolti pericolosi per la nostra salute, come la formazione di tossine e soprattutto del letale botulino. Quindi la prima regola è lavare bene non solo gli alimenti che vogliamo trattare, ma anche tutta la nostra attrezzatura e i piani di lavoro, e sterilizzare accuratamente in acqua bollente i vasi (compresi i coperchi) per la conservazione. Cosa e come Frutta e verdura devono essere di prima qualità e, possibilmente, non trattate. Evitate le primizie: sono costose e poco saporite. Nel caso di marmellate e gelatine, la frutta deve essere accuratamente ‘ripulita’ (buccia, semi, noccioli) e affettata (a meno che non si tratti di frutti molto piccoli, che invece vanno lasciati interi); per le conserve sotto spirito o sotto sciroppo, va lasciata intera o tagliata a metà se molto grossa; per quelle sotto alcol o liquori bisogna lasciare attaccato al frutto un pezzettino di picciolo. Per quanto riguarda la verdura, alcune prima della conservazione vanno sbollentate in acqua salata a recipiente scoperto e il più rapidamente possibile, e poi sgocciolate. Le erbe aromatiche devono essere fatte asciugare all’aria per evitare che si formino muffe. Conservare e riporre 25 n. 2 2013 Terminata la preparazione della conserva, arriva uno dei momenti più delicati: la sterilizzazione. Si può procedere in due modi. Con l’invasatura a caldo o autosterilizzazione, bisogna prima riscaldare il nostro vaso, poi versarvi il composto (anche questo caldo, appena tolto dal fuoco), ricordandosi di lasciare circa un centimetro di spazio vuoto, e chiudere subito ermeticamente. Lasciare quindi raffreddare. Per la sterilizzazione vera e propria, mettere i vasi riempiti con il composto (sempre lasciando un po’ di spazio vuoto) e chiusi ermeticamente, in una casseruola (che deve essere più alta dei vasi di una decina di centimetri). Sul fondo posizionate una gratella e avvolgete ogni vaso con uno strofinaccio per evitare che, urtando fra loro durante la bollitura, si rompano. L’acqua deve coprire i vasi. Prima di riporli in cantina o in un ripostiglio (fresco, buio e aerazione i requisiti indispensabili del luogo che scegliete), assicuratevi che la procedura di sterilizzazione sia stata eseguita correttamente. Basta provare ad aprire i vasi: se sganciando la molla del coperchio questo rimane chiuso, pur tentando di sollevarlo, vuol dire che è tutto a posto; altrimenti dovrete ripetere la procedura. Munitevi di etichette che indicheranno il contenuto e la data di preparazione, e lasciate riposare, maneggiando il meno possibile. E ricordate sempre che se al momento dell’apertura doveste trovare muffe o bollicine, o se l’odore non fosse proprio gradevole, il prodotto non deve essere consumato: vuol dire che ci riproverete l’anno prossimo. n. 2 2013 26 spezie Si fa presto a dire pepe di Claudia Soldati Roast-beef alla creola La ricetta Non tutti i tipi di pepe sono tali. Tutti però esaltano il gusto dei piatti e rallegrano le vivande 27 n. 2 2013 Fra le spezie usate nelle cucine di tutto il mondo, il pepe è sicuramente la più diffusa. Si tratta di una spezia antichissima, usata in India fino dalla preistoria Ingredienti (per 6 persone): 2 kg di carne di manzo (lombata e nota agli antichi Romani. Nell’antichità il pepe era o scannello), qualche rametto di rosmarino, 4 spicchi d’aglio, considerato merce pregiatissima e usato sovente come sale, olio extravergine d’oliva, creola (miscela di pepe nero, moneta di scambio. bianco, verde, rosa e pimento) in grani Il pepe nelle sue varie declinazioni esalta e valorizza Tempo di preparazione 15 minuti il gusto di molti piatti e, se usato con parsimonia, ha Tempo di cottura 90 minuti proprietà benefiche: è stimolante, tonico, antibatterico Difficoltà OPP Costo OOP Calorie OOP e contiene una sostanza alcaloide, la piperina (alla Vino consigliato Chianti Colline Pisane base del sapore piccante) che attiva la salivazione e la Ripulite il pezzo di carne dall’eventuale eccesso di grasso e produzione dei succhi gastrici, favorendo la digestione. pelli in superficie e legatelo perché non si sformi in cottura. Usato in dosi eccessive invece irrita la mucosa dello Macinate i grani di creola fino a ottenere un cucchiaio da stomaco e può causare infiammazione,ed è controinminestra di polvere e massaggiateci la carne fino a ricoprirla dicato per chi soffre gastrite o ulcera. del tutto. Sistemate il pezzo di carne in una teglia che lo In realtà esistono numerose spezie a cui viene dato il contenga a misura, con qualche rametto di rosmarino e gli nome di pepe, provenienti da piante diverse e ottenute spicchi d’aglio non sbucciati, e irroratelo con un filo d’olio. Passatelo in forno già ben caldo a 250°, calcolando circa con procedimenti differenti. La vera pianta del pepe è 20/25 minuti per ogni chilo di peso. Salate soltanto a cottura il Piper nigrum, albero della famiglia delle Piperacee, avvenuta. Servite il roast-beef a fette, accompagnato da originario del sud dell’India e coltivato un po’ ovunque insalata verde oppure patate arrosto. nei paesi tropicali. I frutti sono piccoli grappoli di bacche sferiche dal diametro di circa mezzo centimetro, con un solo seme, verdi da acerbe e rosso scuro o marroni quando sono mature. Il pepe verde, il pepe nero e quello bianco si ricavano tutti da questa pianta, raccogliendo le bacche a un diverso grado di maturazione e lavorandole con procedimenti differenti. Il pepe verde si ottiene dalle bacche acerbe, è poco piccante e dal sapore fresco e aromatico; ha consistenza croccante e si conserva in aceto o in salamoia. Per il pepe nero le bacche vengono raccolte a metà maturazione e poi lavate ed essiccate al sole fino a che diventano di color nero: i grani del pepe nero sono piccanti e aromatici, di consistenza dura. Il pepe bianco si ricava dalle bacche raccolte quando sono completamente mature, messe a bagno in acqua e sale fino a che la pellicola esterna che avvolge i semi si dissolve, e poi essiccate. I grani del pepe bianco sono più piccoli di quelli neri e hanno un sapore più dolce e meno forte. Esistono anche altri tipi di spezie chiamate pepe, da piante che niente hanno a che fare con le Piperacee: le bacche del pepe rosa per esempio nascono sull’albero dello Schinus molle, appartenente alla famiglia sudamericana delle Anacardiacee. Si presenta in bacche disidratate dal tenue color rosso-rosa e dal sapore delicato, aromatico e resinoso, lievemente piccante e facilmente deperibile. C’è poi il pepe garofanato o pimento, spezia erroneamente associata al pepe per via del suo nome (che in spagnolo significa appunto pepe). Il pepe garofanato invece viene ricavato dai frutti essiccati della Pimenta dioica, un albero sempreverde della stessa famiglia del mirto e originaria della Giamaica. In commercio si trova facilmente una miscela di pepe bianco, nero, verde, rosa e pimento detta “creola”, molto aromatica e adatta soprattutto ai piatti di carne, a cui è dedicata la ricetta di questa pagina. LavelliADV.it dal Monte Vulture Uniche per Natura bianchi La forma del vino di Aldo Fantini 29 n. 2 2013 Il verdicchio molto spesso è associato alla bottiglia che, ormai quasi mezzo secolo fa, lo ha reso famoso Il verdicchio è un vitigno a bacca bianca coltivato quasi esclusivamente nelle Marche, utilizzato di solito in purezza per produrre vini sia di pronta beva che molto strutturati e longevi. Alcuni produttori lo impiegano anche per produrre spumanti e vini passiti. Il nome del vitigno deriva dal colore tipico dell’acino, che conserva una bella sfumatura verde anche quando è completamente maturo. È ritenuto un vitigno autoctono delle Marche, dove le prime testimonianze di coltivazione risalgono al Cinquecento, e dove fu forse importato da coloni veneti (un’origine che sarebbe spiegata dalle notevoli somiglianze fra il verdicchio e il trebbiano di Soave). Le principali zone di coltivazione sono l’area di Matelica, in provincia di Macerata, e quella dei Castelli di Jesi, in provincia di Ancona: in queste zone si producono gli omonimi vini, entrambi nelle due declinazioni doc e docg. Il Verdicchio dei Castelli di Jesi ha in genere più corpo rispetto al Verdicchio di Matelica, che per parte sua è solitamente più ricco dal punto di vista olfattivo. Il verdicchio è coltivato anche in altre zone delle Marche, dell’Abruzzo e dell’Umbria, ma al di fuori delle zone di Matelica e dei Castelli di Jesi tende a perdere le sue caratteristiche più tipiche e a far emergere alcuni difetti. Un vitigno versatile n. 2 2013 Si tratta di un vitigno versatile, adatto a tecniche di vinificazione anche molto diversificate. Associato storicamente a una versione molto fresca e di facile beva, adatta a piatti di pesce e verdure e lanciata negli anni Sessanta anche grazie a una indovinata campagna pubblicitaria e a una bottiglia originale, l’“anfora” ispirata ai vasi greci, negli ultimi anni grazie alle cure più avanzate a cui viene sottoposto in vigna e in cantina il verdicchio dà uve di grande qualità che si trasformano in vini di alto livello con una buona acidità, un’ottima struttura e un tenore alcolico elevato. Questi vini “evoluti” presentano profumi floreali e fruttati di notevole complessità e raffinatezza oltre a significative note minerali, in particolare con un tipico sentore di pietra focaia al naso, e con un finale gradevolmente amarognolo in bocca. Si ottengono risultati di rilievo anche con la vendemmia tardiva. Quanto agli abbinamenti dei vini da verdicchio, quello più tradizionale è con il pesce di tutte le qualità e in tutte le possibili versioni; il verdicchio dà ottimi risultati anche con gli antipasti tradizionali a base di salumi delicati, con i primi di pasta fresca e crostacei, con i risotti e gli sformati a base di verdure, con le carni bianche, con i funghi, con i fritti di carne, con i formaggi di media stagionatura e, nel caso delle vendemmie tardive, anche con i formaggi molto stagionati o erborinati. 30 vini rossi Un vino forte e gentile di Lirio Mangalaviti 31 n. 2 2013 Dopo anni di gavetta come “taglio” di vini ben più nobili, arriva la consacrazione del Montepulciano d’Abruzzo nell’olimpo dei grandi c[dWXe$Yec Loriana è la piadina con la Romagna dentro! Gustosa, soffice e pronta in un minuto, è l’ideale non solo per uno spuntino, ma anche per una cena sana, veloce e ricca di gusto! Prodotto testato ed approvato dai consumatori. Per informazioni consulta il sito: www.saporedellanno.com www.decoindustrie.it Crescono a poca distanza dall’Adriatico una volta selvaggio di D’Annunzio, sulle prime colline che nel mare si affacciano e salgono verso l’interno; oppure nell’entroterra morbido delle vallate dei fiumi che dall’Appennino scendono verso la costa; oppure ancora lontanissimo dalle spiagge, nel cuore della regione forte e gentile come il vino che sta migliorando le sue credenziali in campo vitivinicolo: sono i grappoli del Montepulciano d’Abruzzo. Fino alla metà del secolo scorso, era concentrata in questo cuore la stragrande maggioranza delle vigne abruzzesi; soprattutto in un altopiano a forma di anfiteatro, chiamato il Forno d’Abruzzo, ai piedi del ghiacciaio del Calderone, il più meridionale del nostro emisfero e l’unico di tutti gli Appennini. Poi sono cresciute di numero, trovando spazio più facile nei terreni collinari che vanno verso il mare. E hanno prodotto fino a un ventennio fa un vino robusto, senza pretese, che era, insieme a quello pugliese, adatto a tagliare vini più nobili, cioè a dare sostanza a vini di pregio ma di bassa gradazione alcolica. Potenza e freschezza 33 n. 2 2013 Poi i modelli di consumo, ma soprattutto l’impegno e la testardaggine di alcuni viticoltori che hanno spinto quasi tutti gli altri a raggiungere livelli di qualità sempre nuovi, hanno trasformato spesso il Montepulciano d’Abruzzo, doc dal 1968, in un vino nuovo ma antico, figlio di uve tenaci, che si adattano alla terra e al clima che trovano. E crescono rigogliose. Magari cambiando tono e sapore; e quindi dando corpo a vini più di pronta beva o a vini possenti, di spessore e personalità distinti. Vini luminosi, soleggiati, ricchi di struttura, seducenti e carnali, che evocano aromi di erbe selvatiche secche e di frutta candita. A seconda del territorio, il Montepulciano può dare risultati più o meno fruttati, tannici, morbidi e forti. Vitigno rosso per eccellenza, il migliore Montepulciano pare cresca nei dintorni di Teramo che nel 2003 hanno ottenuto la docg Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane. In ogni caso il Montepulciano d’Abruzzo possiede un equilibrio naturale tra potenza e freschezza; e svela un bouquet caratterizzato da note di spezia e di ciliegia nera. La struttura è destinata a lungo invecchiamento in bottiglia. A seconda della sua età può accompagnare molti tipi diversi di piatti: dai primi più leggeri a quelli con condimento di carne; dalle carni bianche alle più robuste carni rosse o di selvaggina; dai formaggi più freschi a quelli stagionati; addirittura può essere abbinato ai dolci coi passiti ottenuti dallo stesso vitigno. E finanche col pesce, perché il Montepulciano può essere declinato in versione rosata, il Cerasuolo d’Abruzzo che si presenta gradevolmente secco e pieno e se ne apprezzano le qualità se servito non troppo freddo. n. 2 2013 34 long drink Un cocktail “lungo” ed è già estate Tranquillizzano la sete, sono poco alcolici, belli da guardare e facili da preparare anche a casa di Claudio Salvi 35 n. 2 2013 Sono freschi, dissetanti, un piacere per gli occhi e per il palato, adatti ad alleviare i caldi estivi. Alcuni di essi sono addirittura entrati a far parte della storia e della letteratura: sono i long drink, un particolare tipo di cocktail cosiddetto “lungo”, che va dai 25 ai 30 cl, e che mescola armoniosamente succhi di frutta, agrumi o sciroppi (ingredienti in questo caso chiamati colorante), ghiaccio e parti alcoliche, dando vita a una bevanda tendenzialmente leggera e rinfrescante. Si distinguono per il minore grado alcolico, danno tono senza inebriare, al contrario degli short drink che vengono invece serviti in bicchieri più piccoli, come pre dinner (in quanto l’alcol stimola l’appetito) e after-dinner (solitamente distillati e liquori). I long drink sono cocktail serviti a ogni ora del giorno, anche lontano dai pasti, ed è per questo motivo che la dose di alcol in essi contenuti deve essere moderata e mantenuta fra il 12 e il 20 percento del volume. Si presentano in bicchieri capienti, per contenere anche il ghiaccio che va usato in quantità, e sono quasi sempre arricchiti da cannucce, pagliuzze e guarnizioni di frutta, magari tropicale, richiamando alla memoria temperature e mari caraibici. Ma come si prepara un perfetto long drink? Le tecniche sono essenzialmente due: la build e la shake. La prima prevede la miscelazione di ghiaccio e ingredienti direttamente nel bicchiere, più facile da realizzare anche a casa propria, mentre nella seconda si utilizza lo shaker, e soltanto dopo che la bevanda viene miscelata per qualche secondo può essere versata nel bicchiere. I long drink sono tantissimi e adatti alle sperimentazioni: vediamone qualcuno dei più celebri. Il Cuba Libre, nato probabilmente all’Avana nel 1900, mescola una parte di rum bianco e due parti di coca cola alle quali si aggiunge un quarto di lime spremuto, ghiaccio, e una fetta di limone per guarnire, mescolando il tutto delicatamente. Conosciutissimo anche il Gin Fizz, era il preferito dell’ammiraglio Nelson: procuratevi del gin di ottima qualità, versatene 4,5 cl in uno shaker insieme a 3 cl di succo di limone, 1 cl di sciroppo di zucchero; miscelate e solo dopo aggiungetevi la soda. Diverse sono le varianti: diventa Green Fizz con l’aggiunta di crema di menta, Diamond Fizz con il vino frizzante, Silver Fizz con bianco d’uovo. Anche il Mojito è molto dissetante: mettete sul fondo di un grande bicchiere il lime a pezzi e lo zucchero di canna grezzo, amalgamate il tutto schiacciando con un pestello, aggiungete la menta premuta delicatamente, il ghiaccio tritato e infine il rum bianco. Ma come dimenticare la Caipirinha? Qui l’alcol aumenta, perché il cocktail è a base di cachaca o vodka: prendete tre spicchi di lime, aggiungete tre o quattro cucchiaini di zucchero di canna e due parti di alcol, mescolate pestando il lime per spremerne il succo, riempite il bicchiere con il ghiaccio e decorate con le fettine di lime rimaste. n. 2 2013 36 viaggi Salento terra di confine Itinerari inconsueti fra l’Adriatico e lo Ionio di Vanessa Bartoli Le chiese barocche e la Taranta, i menhir e frantoi ipogei, il Primitivo e il Negroamaro e, naturalmente, il mare, fra aree protette e chilometri di litorale nei quali si alternano spiagge dorate e scogliere a strapiombo. Abbracciata da due mari, l’Adriatico e lo Ionio, il Salento – sud della Puglia ed estremo oriente dell’Italia - è una terra tutta da scoprire. E, se ci si allontana dai consueti itinerari, ogni giorno sarà una indimenticabile scoperta. Lecce, la “Firenze del sud” È grazie al suo ricchissimo patrimonio architettonico che Lecce si è conquistata questo soprannome. Fermatevi in piazza Sant’Oronzo, davanti alla Colonna che porta il suo nome e portata qui in suo onore, ma che prima segnava il termine della via Appia a Brindisi; lasciatevi sedurre prima da piazza Duomo e poi dalla strabordante bellezza della Basilica di Santa Croce, facilmente raggiungibile da piazza Sant’Oronzo: elogio per eccellenza del barocco, ammirate la facciata ricca di fiori, frutti, figure mitologiche, festoni, cornucopie, uomini che si alternano a figure zoomorfe. Più di 300 anni di lavori, tre architetti, centinaia di simboli, tre portali, una ricca balconata movimentata da 13 putti e il rosone con tre ghiere interne, ne fanno un monumento imperdibile per ogni turista. Lecce è molto di più, ma noi dobbiamo proseguire il nostro viaggio, o meglio dare altri possibili spunti a voi lettori. Nella terra del Primitivo… Porto Selvaggio 37 n. 2 2013 Vino rosso, corposo e intenso, per scoprirlo percorrete la Strada dei vini Doc Primitivo di Manduria e Lizzano. Fermatevi a Manduria, antica città messapica circondata da imponenti mura megalitiche; e scendete nel Fonte Pliniano che Plinio il Vecchio cita nella sua Naturalis Historia, una enorme caverna naturale dove sgorga l’acqua e il livello resta sempre costante grazie al principio dei vasi comunicanti. E poi lasciatevi stupire dalle dune di Campomarino di Maruggio, sito di importanza comunitaria lungo la litoranea ionica tarantina, con le sue colline di sabbia ricche di rarità botaniche; a San Pietro in Bevagna fate un bagno nell’acqua ghiacciata alla foce del fiume Chidro, che nasce da un profondo cratere subacqueo e si getta in mare; e non perdete una sosta a Torre Colimena e alla vicina Vecchia Salina dei Monaci, zona umida di ben 25 ettari, dal 2002 Riserva Regionale Orientata, dove nidificano molte e preziose specie, fra le quali garzette e fenicotteri rosa. … e in quella del Negroamaro S. Maria di Leuca, il faro Il nome è quello di un vitigno a frutto nero, il risultato è un vino scuro, armonioso e caldo. Il cuore della produzione è la Piana Messapica nell’Alto Salento, da San Pietro Vernotico a Monteroni di Lecce, e poi Cellino San Marco, San Donaci, Guagnano, Salice Salentino, Leverano, sedi di storiche cantine. Se Francavilla Fontana è ricca di palazzi storici, chiese e cripte, porte e mura medievali, l’antica città messapica di Oria, che sorge su tre colli, merita una sosta anche per la Cattedrale di Maria Santissima Assunta in Cielo e per una visita al quartiere ebraico; se poi siete da quelle parti nella prima metà di agosto, ecco il Corteo Storico di Federico II con oltre 400 figuranti in costumi d’epoca che sfilano per le vie della città addobbate con i vessilli dei quattro rioni che si contendono, in torneo, l’ambitissimo palio. Non finisce qui Torre Lapillo Luoghi e possibili suggestioni sono infatti ancora moltissimi. Fra gli altri, ci sono Copertino, la città del santo che vola (visitate la chiesa dedicata a San Giuseppe da Copertino); Nardò e la sua piazza Salandra, tripudio di barocco e rococò; Galatina, la città della Taranta, al cui rito è dedicata la Cappella di S. Paolo; Casarano e la Chiesa di Santa Maria della Croce (in località Casaranello) tra i più antichi luoghi di culto cristiano al mondo, un vero e proprio scrigno d’arte con mosaici paleocristiani, affreschi bizantini e gotici. E il mare, naturalmente. Da San Foca a Roca Vecchia, da Castro e la sua maestosa Grotta della Zinzulusa a Santa Cesarea Terme, all’affascinante centro storico della città più a oriente d’Italia, Otranto, alle spiagge e agli stabilimenti alla moda di Gallipoli, al Parco Naturale Regionale di Porto Selvaggio. Un piccolo e ideale itinerario che non può che terminare a Santa Maria di Leuca, dove i due mari, e mondi, si incontrano. n. 2 2013 Sul web: www.viaggiareinpuglia.it. 38 benessere Anche l’occhio vuole la sua parte! di Alessandro Zafarana 39 n. 2 2013 Dall’ombretto all’eyeliner i consigli per uno sguardo impeccabile Un bel make up può essere di grande aiuto per dare intensità e magnetismo allo sguardo. Vediamo quali sono gli accorgimenti di base e qualche semplice soluzione per un trucco occhi impeccabile. I colori giusti per l’ombretto n. 2 2013 Il primo dilemma che si pone è la scelta del colore dell’ombretto. Un metodo sicuro per far risaltare al meglio la vostra iride è affidarsi ai colori complementari. Se avete occhi castani scuri, il colore giusto per valorizzarli è il verde, in tutte le sue tonalità. Per gli occhi color cioccolato, invece, non c’è niente di meglio del blu, dell’azzurro puro e dell’azzurro ghiaccio. Se la vostra tonalità tende al nocciola, usate ombretti sulle tonalità fredde del viola, dall’iris al lilla chiaro. I colori più adatti per chi ha gli occhi verdi sono il magenta, il fucsia e il rosa pesca. Se la vostra iride è di un verde tendente al nocciola, però, meglio optare per colori più freddi, come le tonalità del prugna, il viola e il rosa confetto. Il verde tendente all’azzurro si sposa meglio a tonalità del marrone/rossiccio e dell’arancio. Per mettere in risalto un bel paio di occhi azzurri, infine, usate colori caldi sui toni dell’arancio e del giallo. Qualunque sia il colore dei vostri occhi, vale una regola generale: usate toni più chiari per il giorno, mentre per la sera intensificate lo sguardo applicando vicino al bordo ciliare toni più scuri. Siate caute, però, con lo smokey eyes: un trucco occhi scuro può essere molto bello, ma se non è realizzato a regola d’arte, dopo la prima mezz’ora potrebbe farvi assomigliare a un panda! In ogni caso, fate attenzione a non usare troppi colori insieme. Un trucco variopinto è tutt’altro che chic, soprattutto nella vita quotidiana. Il consiglio è di non utilizzare più di tre ombretti diversi per la realizzazione di un make up occhi. Se avete raggiunto gli “anta”, evitate gli ombretti perlati e i colori brillanti, che riflettono la luce e evidenziano le rughette sul contorno occhi; meglio, quindi, puntare su ombretti opachi o solo leggermente satinati. Osate eventualmente un tocco di ombretto shimmer (brillante) solo sotto l’arcata sopraccigliare, dove la pelle è solitamente più distesa. Bene, adesso che avete scelto i colori… aspettate ancora qualche istante prima di procedere al trucco! Volete assicurare al vostro fantastico make up una perfetta aderenza alla palpebra e una lunga durata, evitando accumuli di ombretto nelle pieghe dell’occhio? Agite d’astuzia e, prima di stendere l’ombretto, applicate un sottile strato di primer (una crema base che serve a fissare il trucco) o, in alternativa, un velo di correttore. A questo punto, potete cominciare a stendere un po’ di ombretto chiaro sulla parte mobile della palpebra; un gesto semplicissimo che dona tridimensionalità all’occhio e rende il sopracciglio più slanciato. Passate quindi alla tinta più scura, da applicare prima sulla parte mobile e poi a sfumare verso l’esterno. Il vero segreto per sfumare bene l’ombretto è non avere fretta: applicate poco colore alla volta e sfumate il colore a lungo con il pennello, finché non ottenete un’ombreg- 40 giatura graduale, senza stacchi netti tra un colore e l’altro. Badate a non terminare la sfumatura in corrispondenza dell’angolo esterno dell’occhio, ma proseguite un po’ verso l’esterno e verso l’alto, in modo da prolungare e far risaltare la sua forma naturale. Come usare la matita La scelta della matita giusta dipende dal risultato che volete ottenere: se desiderate una riga sottile, usate matite non troppo morbide, dalla mina piccola; per una linea più grossa e decisa, scegliete mine più grandi e morbide. Assicuratevi che la punta sia ben temperata per ottenete un tratto preciso. Avvicinatevi quindi quanto più possibile allo specchio per avere ben chiaro dove mettete la matita. Molto importante è la posizione che assumete: per far sì che la palpebra si abbassi in modo naturale, alzate il mento guardando sempre lo specchio; in questo modo l’occhio è quasi immobile, la palpebra è liscia e ferma e le ciglia si abbassano, lasciando spazio alla matita. Se possibile, appoggiate il gomito su di un piano per assicurare una buona stabilità e mantenere la mano ben ferma. Fate, a questo punto, dei piccoli tratteggi lungo i bordi superiori dell’occhio, dall’interno verso l’esterno. Creerete in questo modo una guida su cui tracciare la riga finale di matita. Fate attenzione a mantenere un tratto sottile e a non calcare troppo, altrimenti rischiate l’effetto “pugno nell’occhio”. Mentre vi truccate, guardate sempre dalla parte opposta a dove state passando la matita; se essa dovesse trovarsi a passare sopra la pupilla, infatti, l’occhio tenderebbe a chiudersi, garantendovi un bel pasticcio! Sempre per lo stesso motivo, fate attenzione a non fare troppa pressione sull’occhio. Se volete far apparire più grandi i vostri occhi, applicate un tratto di matita bianca sul bordo interno delle ciglia per dare maggiore volume. Un eyeliner per amico 41 n. 2 2013 Un altro modo sicuramente efficace per intensificare lo sguardo è utilizzare l’eyeliner, il cui impiego va preceduto dalla stesura di un velo di cipria sull’occhio per renderlo opaco e far durare più a lungo il trucco. Assumete, per applicare l’eyeliner, la posizione consigliata prima per la matita, evitando di tirare l’occhio verso l’esterno, perché la palpebra potrebbe assumere una posizione innaturale e, di conseguenza, innaturale sarà la linea che traccerete. Cominciate delineando una riga tratteggiata, in modo che se vi verrà di chiudere gli occhi potrete farlo tranquillamente, senza sbavare il colore. Quando sentite che state per chiudere l’occhio, staccate l’eyeliner e riprendete quando siete pronte. Alla fine di questo procedimento, unite i tratti che avete formato in un’unica riga, dall’interno fino alla punta esterna dell’occhio. Il segreto è quello di posizionarsi di tre quarti verso lo specchio, così da costringere l’occhio a guardare da un’altra parte mentre compiete l’operazione ed evitare l’istinto di chiudere le palpebre. solidarietà n. 2 2013 Brigitte Breulliac/MSF 42 MSF in azione È uno dei pochi attori umanitari internazionali presenti in Siria di Sabina Armani 43 n. 2 2013 Medici Senza Frontiere Onlus “Qualche giorno fa un elicottero ha sganciato un paio di via Volturno 58, 00185 Roma barili di tritolo e schegge di metallo proprio al centro di Tel 06 88806000 un villaggio. Abbiamo curato le vittime nel nostro ospewww.medicisenzafrontiere.it dale, c’erano anche donne e bambini”. A raccontarlo è [email protected] Katrin Kisswani, coordinatore di MSF in Siria e il “nostro ospedale” è uno dei tre nei quali opera l’organizzazione medico-umanitaria nel nord e nel nordest del Paese, in zone controllate dai gruppi armati dell’opposizione. Il conflitto, iniziato il 15 marzo 2011, secondo le stime Onu ha provocato già oltre 70 mila vittime, e vede opposte tra loro le forze governative e quelle riunite nella Coalizione Nazionale Siriana Araba. Povertà, fame e disoccupazione hanno creato un clima d’insofferenza nel Paese sfociato nelle dimostrazioni d’inizio 2011 seguite da scontri sempre più violenti. Le proteste avevano l’obiettivo di spingere il Presidente ad attuare una serie di riforme democratiche. Dato il livello d’inasprimento del conflitto, il coinvolgimento della comunità internazionale è stato quasi immediato. Ma dietro al conflitto si celano anche diversi interessi geopolitici, e proprio per questa ragione il ruolo di MSF è di fondamentale importanza: data la sua indipendenza riesce a raggiungere persone provenienti da entrambi gli schieramenti. Prima dell’insurrezione, MSF forniva assistenza sanitaria ai migranti a Damasco. Il progetto è stato però chiuso nell’aprile 2011. In seguito ha più volte richiesto al governo l’accesso per fornire assistenza di base ai bisogni sanitari, ovunque essi fossero, ma fino ad ora le è stata negata questa possibilità. Così ha iniziato dando supporto a gruppi di medici siriani che curavano i feriti rifornendoli di medicinali e forniture sanitarie. A metà del 2011 MSF è rientrata ufficiosamente nelle aree controllate dall’opposizione e, da giugno 2012 alla fine di febbraio 2013, le équipe hanno effettuato oltre 1500 interventi chirurgici e più di 20.800 visite ambulatoriali e di pronto soccorso. Le condizioni in cui operano i medici sono precarie e rischiose, e MSF è uno dei pochi attori umanitari internazionali presenti in Siria. Oltre all’impegno sul territorio siriano, fornisce anche servizi medici e chirurgici ai rifugiati (dall’inizio delle proteste, secondo l’UNHCR-Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati, sono stati sfollati oltre due milioni e mezzo di siriani) nei paesi limitrofi come Giordania, Libano, Iraq e Turchia: dall’inizio del 2012 fino a gennaio del 2013, ha effettuato circa 69 mila visite mediche e psicologiche ai rifugiati di questi quattro paesi. Il totale stanziato per le operazioni di MSF dentro e fuori la Siria nel 2013 è di 19 milioni di euro, tutti fondi che provengono da donazioni private. Aiuti, questi, che hanno impatto concreto sulla vita delle persone: ad esempio con 4.879 euro si acquista un kit di emergenza per rispondere agli iniziali bisogni di accesso alle cure primarie di almeno 2.500 sfollati per circa 20 giorni. Pensate: con meno di 2 euro si può aiutare uno di loro. verdi Oasi urbane di Enrico Zoi 45 n. 2 2013 Balconi di città: piante belle e ‘facili’ per chi ha poco tempo Possedere il dono del cosiddetto pollice verde, se non verdissimo, abitando in un condominio più o meno grigio e non avere la possibilità di realizzare il piccolo grande sogno di coltivare fiori ed ortaggi: sono numerose le persone di ogni età e sesso che, in tempi di esistenze cittadine o metropolitane e di corse frenetiche da terzo millennio, possono subire tale antipatica frustrazione, pur avendo magari un genitore o un nonno contadino e un passato rurale nei trascorsi infantili. Nessun problema: un rimedio, per giunta a portata di mano (e... di piede!), c’è sempre e qualcosa si può fare lo stesso, spendendo, anzi investendo non molto tempo e rendendo i nostri balconi, altrimenti un po’ anonimi e ordinari, terre di conquista del mondo vegetale e del cromatismo floreale. Si può, certo che si può. Abbiamo, infatti, facoltà di trasformarli in orti o giardini, o in entrambe le cose insieme. Primo passo: i vasi n. 2 2013 Trattandosi in ogni caso di arredamento, iniziamo dalla scelta dei vasi. Sono preferibili quelli in terracotta: per traspirazione e freschezza del terriccio vanno meglio degli altri in plastica, i quali però hanno l’indubbio vantaggio di essere più comodi e leggeri nel caso in cui le nostre piante vadano spostate frequentemente (non amano i temporali!) o magari ripiantate, come avviene con l’insalata. Vasi più piccoli, per esempio, per timo e menta, ma con un occhio di riguardo allo spazio e al tempo disponibile: se non sono molti (e probabilmente sarà così), i contenitori rettangolari o quadrati, anche più grandi, vanno meglio. È un po’ come in quel vecchio fumetto di Topolino in cui, se la memoria non inganna visto che 46 è un ricordo quasi d’infanzia, il pratico e ingenuo Pippo razionalmente chiedeva uova cubiche o a parallelepipedo, forme assai più facili da sistemare in frigorifero! Tornando nell’alveo della serietà, non si trascuri pure la profondità dei vasi: ogni pianta ha le proprie esigenze. Sul fondo dei vasi va collocata una base di argilla o di ghiaietto. Procurarsi poi, se possibile, terra da orti o terreni. Al terriccio universale va unita quindi della sabbia, preferibilmente a grana grossa. Che i vasi non diventino però dei Sahara in miniatura: un dieci percento di sabbia può tranquillamente bastare! Acqua sì ma senza esagerare 47 n. 2 2013 L’acqua? Annaffiare spesso e non troppo, non bagnare fiori e piante a pioggia, ma nel terreno: sui bordi è perfetto. E compiere questi dolci gesti di cura e di rilassamento dopo il tramonto: la notte facilita l’assorbimento idrico, mentre il sole, con il suo calore, provoca inevitabilmente l’evaporazione, facendoci sprecare acqua e tempo. Quando piantare? Ogni pianta necessita di una tempistica specifica, tuttavia in genere, pure per piantumazioni e trapianti, sono preferibili le ore serali, che tutelano di più le possibilità di vita dei nostri amici vegetali. Anche la concimazione non deve essere eccessiva: meglio il terriccio di lombrico, molto nutriente e senza controindicazioni. Per i contadini di città alle prime armi massima attenzione ai concimi liquidi: un dosaggio sbagliato (e basta davvero poco!) può addirittura bruciare la pianta! E sarebbe proprio un peccato. Se l’orto sul balcone è urbano (e in genere lo è), quindi più soggetto all’inquinamento rispetto all’aperta campagna con i suoi larghi spazi, è consigliabile, prima di consumarle, lavare le verdure utilizzando il bicarbonato di sodio. Ma non dimentichiamoci che, con le nostre considerazioni, siamo partiti dall’arredamento e dai colori del balcone! Dunque, ora che abbiamo scelto piante e vasi, abbiamo imparato a curarli e abbiamo diligentemente svolto tutti i nostri compitini per casa (è proprio il caso di dirlo!), per completare l’opera in modo funzionale ed estetico, disponiamo i fiori a vista verso l’esterno e gli ortaggi all’interno. Et voilà, in quattro e quattr’otto, il balcone “orto e giardino” non sarà magari quello di Romeo e Giulietta e probabilmente nessuno dalla strada ci canterà la serenata, ma il risultato di un ambiente naturale, colorato e profumato praticamente in casa, sarà servito: un’oasi semplice da allestire, facile da curare e comoda da raggiungere! giochi Cruciverba ORIZZONTALI 1. Un grande successo di Gino Paoli (tre parole). 12. La Santa fu costituita nel 1815. 13. Un formato di file per archiviazione e compressione di dati. 14. La Pericoli ex tennista. 15. Messina 16. Non c’è due senza... 17. Tutt’altro che simpatico. 19. Esortazione in forma verbale. 20. Con Dada forma la più famosa canzone delle gemelle Kessler. 22. Il nome del Machiavelli del Principe. 27. Rimini. 28. Il Guidi dirigente d’azienda, imprenditore ed economista. 31. La quarta preposizione. 32. Istituto Nazionale delle Assicurazioni. 33. Sta tra il diavolo e Prada! 35. Collina, poggio. 37. Il Catalogo delle donne di Esiodo. 38. Consiglio Comunale. 40. Per lei Zeus si trasformò in cigno. 41. Associazione Temporanea di Scopo. 42. La Mata nota spia. 44. Pratica agronomica per la moltiplicazione agamica delle piante. 47. Lo è il principe Myskin in un noto romanzo di Fëdor Dostoevskij. 48. Se è …fast è la colazione! Sudoku 2 9 3 9 8 8 8 6 6 5 8 4 4 8 1 1 2 6 4 7 4 n. 2 2013 2 7 9 48 1 3 5 6 3 5 VERTICALI 1. Un luogo ludico (tre parole). 2. La Seredova moglie di Gigi Buffon. 3. Il Michel grande calciatore francese degli anni ‘70-’80 del ‘900. 4. Ode... solo le vocali! 5. Lo è l’edera come il convolvolo. 6. Spezzò il cuore a Didone. 7. Le consonanti del dazio. 8. Sono simili ai dittonghi. 9. L’Emanuele storico e partigiano aostano. 10. La Libia sulle targhe automobilistiche. 11. La capitale dell’Armenia. 18. L’opera più celebre di Edmondo De Amicis. 21. Dissenso, contestazione. 23. Storia d’amore senza problemi! 24. Il nome della Cardinale. 25. Fiume della Siberia Occidentale. 26. C’è anche quella militare. 29. Articolo indeterminativo. 30. Mosca africana. 34. Escursionisti Esteri. 36. Noto film di Akira Kurosawa del 1985. 39. Cadauno... ma in breve! 41. La Spa Ambiente Energia Risorse. 43. Rieti. 45. Nota Bene. 46. Va tutto bene... negli Stati Uniti! Montesodi Marittimo è un paesino dell’entroterra toscano di ottocento abitanti su cui aleggia un insoluto mistero: è il “paese più forte d’Europa”, o almeno, come tale viene considerato. Il perché se lo chiedono addirittura all’Università, che spedisce il genetista Piergiorgio Pazzi e l’archivista Margherita Castelli a ricostruire il patrimonio genetico degli abitanti e trovare una risposta scientifica alla questione. Giunti a destinazione, i due si trovano di fronte un’umanità nemmeno troppo varia, abitudinaria e prevedibile, composta principalmente da due gruppi familiari, quello del sindaco, uomo sposato con Viola, semplice e schietto, e quello della maestra, vedova anziana con un figlio. Fin qui nulla di strano, ma cosa può succedere se all’improvviso una tempesta di neve sconvolge e isola la cittadina per giorni e la vedova Zerbi viene trovata senza vita, uccisa non di morte naturale? Piergiorgio Pazzi si ritrova investigatore e indagato, unico senza alibi in tutto il paese, costretto alla verità per scagionarsi... GIALLO Gli onori di casa Alicia Giménez-Bartlett Sellerio 380 pp 15 euro Torna Petra Delicado, quarantenne ispettore di polizia dura ma sensibile, al suo terzo matrimonio, protagonista di tutti i gialli firmati da Alicia GiménezBartlett. Questa volta Petra e il suo vice, Fermìn Garzon, devono fare i conti con un “caso freddo”, l’imprenditore Adolfo Siguàn ucciso cinque anni prima, in circostanze poco chiare, trovato a suo tempo in compagnia di una giovane prostituta che voleva svaligiargli casa. La ragazza, in accordo con il protettore, aveva teso una trappola all’uomo, ma qualcosa sfugge al piano: l’imprenditore muore e la giovane viene condannata per favoreggiamento. A fine pena però il caso viene riaperto, su insistenza della vedova, e poco dopo, misteriosamente, la ragazza viene assassinata. Chi le ha sparato e perché? Un colpo di scena conduce in Italia Petra e Fermìn, a Roma, alla ricerca di tale Franco Catania... Gli onori di casa non è soltanto un noir dai toni leggeri ma anche un omaggio alla città preferita dell’autrice, alla moda e alla cultura italiana, raccontata con ironia ed entusiasmo. ROMANZO ZeroZeroZero Roberto Saviano Feltrinelli 448 pp 18 euro Lo zero a cui fa riferimento il titolo è quello della farina, in questo caso un tipo di farina purissima: cocaina. È sulla cocaina che si focalizza il nuovo lavoro di Saviano, raccontandone la storia, dalle radici lontane, a chi oggi ne fa uso. A consumarla è spesso chi non sospettiamo: il vicino di casa, il collega, la persona che incrociamo ogni giorno sotto casa; a trarne profitto sono sempre in più: dal boss della malavita al ragazzo qualunque, tutti vogliono far parte dell’“impero bianco”, pur sacrificando la vita di milioni di persone. Il racconto di Saviano, incalzante, senza punti senza virgole, è una vera e propria indagine costellata di dati forniti dagli enti che si occupano del fenomeno; passa dal romanzo al reportage giornalistico senza mai dimenticare lo scopo principale: informare, diffondere. Storie forti, lontane e vicine, il Messico, la Colombia, l’Africa: tutto teso a dimostrare che, amaramente, la cocaina resta un mercato che non conosce crisi. tempo libero GIALLO Milioni di milioni Marco Malvaldi Sellerio 208 pp 13 euro 49 n. 2 2013 Libri tempo libero n. 2 2013 50 Musica CD Michael Bublé To be loved CD Bruce Springsteen Collection: 1973-2012 Ad anticipare l’esibizione del Boss in quattro città italiane è uscito Collection: 1973-2012, una raccolta di diciotto canzoni fra le più belle firmate Bruce Springsteen. Pezzi storici come Atlantic city, Brilliant disguise, Born to run, Born in the USA: brani che raccontano l’America degli anni ’80 e quella di oggi, che mostrano le facce dell’emigrazione e la vita di tutti i giorni. Come la commovente Street of Philadelphia, canzone che valse al film Philadelphia un Oscar per la colonna sonora nel 1994. E ancora, canzoni più recenti ma già entrate nella memoria collettiva, come Working on a dream, che il cantautore statunitense ha eseguito durante la campagna presidenziale di Barack Obama, e Wrecking Ball, tratta dall’album dell’anno scorso. Un album imperdibile per chi vuole rivisitare la carriera di un artista che, secondo Rolling Stones e a furor di popolo, è fra i migliori di tutti i tempi. Pop e classici rivisitati per il nuovo album di Michael Bublé, l’artista canadese dalla voce che ricorda Frank Sinatra e Nat King Cole. Cresciuto a ritmo di swing, Bublé esordisce nel 2003 con un mix di canzoni pop e jazz accompagnato da una grande orchestra alla maniera delle big band americane, un omaggio agli autori e agli interpreti del passato ai quali chiaramente si ispira. Dopo It’s Time, Call me irresponsable, Crazy love e Christmas (il secondo album più venduto nel 2011), tutti di successo, via via più contemporanei e meno vintage, ecco il sesto album, composto da cover e inediti. Un ritorno alle origini e alle atmosfere del passato con i brani Young at heart, Something stupid, ma anche qualcosa di nuovo con le riletture dei Bee Gees di To be loved, che dà anche il nome all’album, senza dimenticare It’s a beautiful day, la canzone più pop dell’album, singolo divertente e divertito che è anche una delle quattro originali all’interno del disco. CD Calibro 35 Said Nascono così i Calibro 35: rielaborando le colonne sonore dei polizieschi italiani anni ’70 mescolando funk, jazz e rock. Nel 2007 Enrico Gabrielli, Massimo Martellotta, Fabio Rondanini e Luca Cavini (ovvero i musicisti di Afterhours, Vinicio Capossela, Eugenio Finardi e altri) si uniscono per dare vita a un progetto che mescola molti generi dando vita a brani originali della band e cover di grandi autori come L’appuntamento di Ornella Vanoni e brani di Ennio Morricone. Il legame fra musica e cinema viene celebrato anche questa volta con Said, pellicola italo spagnola di Joseph Lefevre, di cui i Calibro 35 firmano la colonna sonora. Dal western, questa volta, si passa al pulp: all’interno del disco, tutto ispirato ai B-movie degli anni ’60 e ’70 e alle colonne sonore che li accompagnavano, anche un brano per voce di Manuel Agnelli. Le soluzioni dei giochi di pag. 48 6 4 5 2 1 9 8 7 3 1 2 7 5 3 8 4 6 9 9 8 3 6 4 7 5 2 1 7 3 8 9 2 5 1 4 6 4 6 9 8 7 1 3 5 2 5 1 2 4 6 3 7 9 8 2 7 6 1 8 4 9 3 5 3 9 1 7 5 2 6 8 4 8 5 4 3 9 6 2 1 7