Anche nel mese di febbraio l`Europa e la Grecia sono state al centro

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Anche nel mese di febbraio l`Europa e la Grecia sono state al centro
29 FEBBRAIO 2012
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Anche nel mese di febbraio l’Europa e
la Grecia sono state al centro
dell’attenzione dei mercati
A cura di: Tommaso Corcos
A Davos in occasione del World Economic Forum e nei recenti vertici internazionali si è
discusso in maniera estensiva dell’Europa con molta enfasi sui piani di austerità fiscale e
molta poca attenzione al tema della crescita. Senza crescita il processo di
aggiustamento fiscale sarà lungo e gravoso e potrà creare nel tempo una forte
disaffezione dei cittadini europei verso l’Unione Monetaria.
L’Area Euro è oggi afflitta da un doppio problema, l'elevato debito di alcuni paesi
ed il divario di competitività presente all'interno dell'Area, forse il tema più
importante, ma di cui si parla ancora molto poco.
I piani di risanamento fiscale e le riforme strutturali che la Spagna e l'Italia hanno avviato
sono necessarie a riportare nel tempo in pareggio il bilancio fiscale e servono ad alzare il
tasso di crescita potenziale dei paesi, rendendoli più competitivi nel medio periodo ma
con effetti che inizialmente avranno probabilmente un impatto negativo sulla crescita.
Già nel quarto trimestre si sono visti i primi effetti recessivi di queste manovre che hanno
accentuato l’andamento economicamente divergente tra il Nord ed il Sud dell’Europa.
La preoccupazione del nostro governo e dei mercati è che senza crescita saranno
necessarie nuove manovre correttive per raggiungere i target di deficit concordati con le
Autorità Europee, avviando una spirale negativa che rischia di non avere una fine, così
come oggi si sta verificando in Grecia ed in Portogallo.
Lungo questa direzione sono allora da incoraggiare alcune iniziative intraprese a livello
europeo, quale la lettera scritta all’Europa da alcuni Paesi, tra cui l’Italia e l’Inghilterra,
per promuovere una maggiore apertura nei servizi e nelle infrastrutture al fine di rendere
il mercato europeo più dinamico, favorendo in tal modo la crescita. Un altro canale
importante che andrebbe attivato subito è quello degli investimenti infrastrutturali su
progetti comunitari finanziati con strumenti come gli Euro-Bonds.
Anche il ruolo della Bce in questa fase è stato determinante. La sua politica monetaria
espansiva con il mantenimento di tassi bassi e il programma di finanziamento al sistema
bancario effettuato con le due aste a tre anni (LTRO), stanno rallentando il processo di
riduzione della leva del settore bancario, ricreano la fiducia all’interno del sistema
finanziario ed attenuano gli effetti negativi che le manovre fiscali hanno sulla crescita,
facendo guadagnare del tempo utile ad attivare altre iniziative di sviluppo economico. Al
riguardo va notato che il risultato della seconda asta di rifinanziamento della BCE, che si
è tenuta oggi, è stato caratterizzato da un’ulteriore ampia domanda di liquidità (circa 530
miliardi di euro) da parte di 800 banche. La BCE con le due aste ha così fornito 1000
miliardi lordi al sistema bancario e probabilmente circa la metà in termini di effettiva
“nuova liquidità”. Forte è la speranza che parte di queste risorse vada a finanziare
anche l’economia reale dei paesi europei.
È importante che la politica espansiva continui nel corso del tempo e che la Bce si
prepari ad affrontare con determinazione l’opposizione dei falchi tedeschi ad una politica
monetaria ritenuta troppo generosa. Dichiarazioni come quella di Nowotny, Governatore
della Banca Centrale Austriaca, secondo cui il programma di acquisti dei titoli
governativi é sospeso e l'incertezza relativamente al fatto che ci possano essere altri
finanziamenti triennali, non sono segnali incoraggianti, e rischiano di riattivare un
meccanismo di risposta negativa da parte dei mercati.
È altrettanto fondamentale che il mercato guardi all’Unione Monetaria come un progetto
politico irreversibile dal quale non si torna indietro.
La facilità con la quale è considerato e discusso lo scenario dell’uscita della Grecia
dall’Unione Monetaria, anche da esponenti di primo piano del governo tedesco, è in tal
senso sorprendente e richiama alla mente errori di valutazione simili e non troppo lontani
nel tempo. E’ corretto immaginare che l’uscita della Grecia porterebbe ad uno stadio
ancora più acuto della crisi, causando una fuga di depositi bancari e di risparmi dai Paesi
deboli a quelli forti dell’Unione che difficilmente potrebbe essere arrestata. Un primo
esempio di ciò che potrebbe accadere l'abbiamo già visto con il forte deflusso di capitali
che si é avuto nei Paesi Periferici negli ultimi mesi del 2011.
In attesa di notizie più positive dai Paesi Periferici dell’Area Euro, bisogna guardare ad
altre aree del mondo per avere notizie migliori sul fronte della crescita. E qui la
situazione é più confortante. In particolare negli Stati Uniti, i dati economici confermano
un quadro ancora positivo e per molti versi superiore alle attese.
Ma la notizia più importante e di cui ancora si parla poco, è che l’America potrebbe
non essere lontana dal raggiungere l’indipendenza energetica. Addirittura già nel
2011 oltre l’80% del fabbisogno energetico del Paese è stato soddisfatto internamente.
Gli sviluppi della tecnica di “fratturazione” idraulica, data la struttura morfologica del
Paese, hanno fatto aumentare sensibilmente le riserve di gas naturale utilizzabili,
rendendo possibile questa autonomia. La stessa Agenzia Internazionale dell’Energia ha
parlato dell’età dell’oro per il gas, che, come utilizzo, potrebbe diventare nel prossimo
ventennio la primaria risorsa energetica, con implicazioni economiche, visto il basso
costo, straordinariamente positive.
Anche da un punto di vista della competitività del sistema americano,
l’approvvigionamento di fonti energetiche a basso costo potrebbe costituire un elemento
differenziante nel prossimo futuro. Abbiamo recentemente assistito a dichiarazioni da
parte di alcune multinazionali (Ford, Emerson Electric, Intel) di voler rilocalizzare alcune
loro attività negli Stati Uniti. La discesa del costo della robotica con un’automazione più
spinta, soprattutto in sostituzione di manodopera non specializzata, gli aumenti salariali
in Cina e la complessità di una logistica con impianti produttivi in paesi geograficamente
lontani, sta portando le big americane a rivalutare la loro strategia produttiva. Ed in effetti
i dati sull’occupazione confermano che dal 2010 gli Stati Uniti sono il paese occidentale
che ha creato più posti di lavoro nel settore manifatturiero. La Società di consulenza
Boston Consulting Group ha appena terminato una ricerca sul "Made in America",
sostenendo il forte recupero di competitività che questo Paese sta avendo.
Se questo trend dovesse essere confermato e rafforzato in futuro, andrebbe rivalutato al
rialzo il sistema competitivo americano ed al ribasso il modello di sviluppo di alcuni Paesi
Emergenti troppo legati al basso costo della manodopera come unico elemento
competitivo, con immaginabili conseguenze sui mercati finanziari.
Infine l’economia cinese dovrebbe subire un rallentamento solo moderato della
crescita economica. Al rallentamento della domanda estera, provocato dalla crisi del
debito nell’area euro, si dovrebbe contrapporre la vivacità dei consumi, sostenuti dalla
crescita del reddito, e un rallentamento solo lieve degli investimenti. Questi ultimi, pur
subendo l’indebolimento del mercato immobiliare, dovrebbero rimanere sostenuti, grazie
al programma di costruzione di case popolari elaborato dal governo nel piano
quinquennale. Il mercato immobiliare rappresenta uno dei principali fattori di rischio per
la sostenibilità della crescita cinese e sarà cruciale la capacità del governo nel capire
quando invertire le politiche restrittive adottate in precedenza, in modo da evitare un
rallentamento troppo brusco dei prezzi delle case. Il venir meno delle pressioni
inflazionistiche permetterà di attuare una politica monetaria più espansiva. Dobbiamo
però ipotizzare che questo processo avverrà in una maniera cauta, in quanto la
preoccupazione di una risalita dell'inflazione non è ancora venuta meno ed inoltre Le
autorità locali sono consapevoli degli effetti distorsivi che le aggressive manovre fiscali
del 2008-2009 hanno avuto nell'alimentare una forte speculazione sul mercato
immobiliare. Molte aziende domestiche, a fronte di costi di produzione sempre più elevati
che hanno compresso la redditività aziendale, anziché procedere ad inevitabili
ristrutturazioni, si sono, infatti, lanciate in speculazioni immobiliari per raggiungere una
profittabilità accettabile.
Le autorità cinesi hanno mostrato di essere consapevoli che le rivolte sociali, non ultima
la Primavera Araba, sono sempre state innescate da una inflazione fuori controllo su
beni di prima necessità e sull'acquisto della prima abitazione. È, quindi, da mettere in
conto che fino a che l'inflazione ed il settore immobiliare non saranno pienamente sotto
controllo la loro azione volta ad evitare una marcata decelerazione economica sará
estremamente incisiva.
In questo contesto di crescita ancora incerto, eventuali shock esterni possono
peggiorare decisamente il quadro d'insieme. La preoccupazione dei mercati si sta, in
questo momento, concentrando sulla risalita del prezzo del petrolio, legata non solo ad
una domanda più forte, ma soprattutto alle preoccupazioni di un possibile conflitto tra
l'Iran ed Israele. È però confortante il fatto che il prezzo del petrolio per consegna futura
sia rimasto costante, segnalando cosí la base contingente di quest’accelerazione; allo
stesso modo sono rasserenanti le dichiarazioni del Presidente Obama di voler immettere
sul mercato una parte delle riserve strategiche.
Le valutazioni ancora contenute e la liquidità abbondante nel sistema sostengono
ancora le attività finanziarie più a rischio, quali l’azionario e le obbligazioni a spread,
ma bisogna tenere d’occhio le prossime scadenze elettorali, le più vicine delle quali sono
ad aprile in Grecia ed in Francia, alle quali si è aggiunto a giugno, come temevamo ed
avevamo scritto, il referendum irlandese sul fiscal compact europeo.