CONTRIBUTI 104 NOTE SULLA PASSIONE DEL GELOSO IN

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CONTRIBUTI 104 NOTE SULLA PASSIONE DEL GELOSO IN
CONTRIBUTI
NOTE SULLA PASSIONE DEL GELOSO IN AMORE E GINNASTICA1
RAFFAELLA CECCARINI
Urbino
Abstract:
A partire dalla definizione del Grande dizionario della lingua italiana si
intende individuare alcune figure del discorso del geloso, seguendo le
sollecitazioni suscitate dalla lettura di Roland Barthes e Algirdas Julien
Greimas e Jaques Fontanille. L intervento si conclude con brevi osservazioni
sulla plurivocità nel testo.
Parole chiave:
Roland Barthes, A. J. Greimas, Jaques Fontanille.
ulle tracce di Calvino, che ha stilato una nota introduttiva al testo e che
di Barthes2 e di Greimas3 era estimatore, vorrei ritrovare nel testo di De
Amicis le figure del discorso del geloso.
I costituenti sintattici della gelosia
La gelosia sembra costituita da:
S1 congiunto \ S2 congiunto (vedere un altro godere di un vantaggio che si
desiderava possedere in maniera esclusiva);
S1 congiunto \ S2 disgiunto (paura di condividere o di perdere);
S1 disgiunto \ S2 congiunto (la paura di condividere o di perdere);
S1 disgiunto \ S2 disgiunto (la paura che un altro ottenga ciò che non si
possiede ma che si desidera possedere in maniera esclusiva).
Si può notare subito che il percorso passionale è funzione alle relazioni
duali tra tre attanti e l insieme è orientato dalla prospettiva adottata dal
geloso; la gelosia a questo riguardo può essere considerata come sia
anteriore o posteriore alla crisi passionale. Se l evento la giunzione col
rivale con l oggetto (S3) è colto prima del suo verificarsi, la relazione di
rivalità (S1 \ S2) passa in primo piano e suscita il timore; se l evento è colto
a cose fatte è evidente che al geloso non resta molto da fare riguardo al rivale,
in compenso passa in primo piano la relazione di amore esclusivo (S1 \ S3),
ed è a questo punto che la sofferenza si nutre di variazioni fiduciarie ed
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epistemiche. Comincerei con la definizione che ne dà il Grande dizionario
della lingua italiana di Battaglia:
Geloso (ant. Zeloso), che nutre o manifesta un amore sospettoso ed
esclusivo nei confronti della persona amata; che è angustiato per il timore
di perdere l affetto di chi si ama; che si tormenta per l esistenza presunta
o reale di un rivale in amore; che prova gelosia sia nei confronti della
persona amata sia nei confronti del rivale [ ]. Lat. tardo Zelosus, deriv.
da zelus zelo, ardore, fervore , anche spirito d emulazione; rivalità .
Le definizioni della gelosia tengono conto di un antisoggetto che minaccia di
infierire. D altra parte il geloso è prima di tutto e in virtù della sua stessa
etimologia qualcuno che manifesta un amore esclusivo nei confronti della
persona amata, ed è la ragione per cui la gelosia rinvia anche allo zelo
(emulazione) e alla rivalità; e sta nell intersezione tra la configurazione di un
amore esclusivo e quella della rivalità, le quali corrispondono rispettivamente
alla relazione tra il geloso e il suo oggetto (S1 \ O, S3) e alla relazione tra il
geloso e il suo rivale (S1 \ S2).
Amore esclusivo
Quell alta e robusta giovine di ventisette anni larga di spalle e stretta di
cintura modellata come una statua, che gli spirava da tutto il corpo la salute
e la forza [ ] gli aveva fatto, fin dal suo primo apparire l effetto di una
persona lungamente desiderata e aspettata (p. 9).
Emulazione
Sentimento che porta a eguagliare o superare qualcuno in merito, in sapere,
in lavoro; è un antico sinonimo di rivalità e gelosia. Lungi dal battere la
stessa strada della concorrenza e della competizione l emulazione mette a
fuoco il confronto tra la competenza di S1 ed S2; questa competenza può
essere colta in quanto tale come sapere e potere fare. Il giovane Ginoni è un
ginnasta e Celzani va in palestra a fare ginnastica.
Rivalità
L ingegnere (Ginoni padre) fece un gesto vago, senza rispondere, perché
era occupato da qualche momento a sfar dei cenni del capo al suo figliol
maggiore, il quale si avvicinava tanto alla maestra e la bruciava con gli
occhi in un modo che era una vera indecenza (p. 12).
Il giovane Ginoni le si strinse addosso in modo, civettando col capo e con
gli occhi, che suo padre non potè a meno di fargli un cenno severo che
egli non vide (pp. 33-34).
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Mentre essa parlava, il segretario la dardeggiava con occhiate di fianco,
geloso a morte dell apparente familiarità con cui s intratteneva col
giovine, e sconsolato ad un tempo di veder tutti i suoi pensieri e
sentimenti volti alla ginnastica con tanto ardore, da non lasciar luogo a
sperare che la potesse capire un altra passione nel cuore (p. 37).
Se si considerano ora gli attanti narrativi e le giunzioni, si nota che il soggetto
attaccato è semantizzato dal proprio oggetto qualunque sia il modo della
giunzione, in un certo senso prima che la giunzione venga categorizzata in
disgiunzione \ congiunzione, cioè quando ancora non è altro che fiducia. E
dimostrazione dell attaccamento sono le due prove (qualificanti) cui si
sottopone Celzani. Per quanto riguarda la prima si tratta di una dichiarazione
d amore tramite lettera:
La più terribile era quella d arrischiarsi a dichiarare aperto a lei la sua
passione (p. 10). Uscì di casa senza farsi sentire, e, arrivato al canto della
strada, dopo esser rimasto un po incerto con la mano alzata davanti alla
buca delle lettere, vi lasciò cadere la sua. Il dado era tratto (pp. 9-10).
Quanto alla seconda si spacca la testa:
Alla palestra dove andava essendosi lanciato ad un esercizio troppo ardito
sulla trave d equilibrio, era caduto, picchiando del capo in una delle travi
di sostegno (p. 1009).
Le metafore della lingua quotidiana vanno prese sul serio e i sensi figurati
come altamente significativi; infatti attrezzo: [ incr. Attrait (it. Attrazzi) +
pezzo] in francese attrait: fascino, rinvia anche ad attrattive (di una donna).
Con la prova qualificante si ha a che fare con segmenti semionarrativi, in
cui l eroe dovrebbe ricevere una competenza relativa al sapere e potere fare,
che si rivelano entrambi fallimentari. Comunque alla prima il soggetto cerca
di reagire, alcuni tratti figurativi della sua attorialità (cambia abito, frequenta
persone diverse, ecc.) e fa sembrare di non essere solo innamorato, dopo la
seconda medita progetti di andarsene per sempre dalla casa:
E allora egli cadde nell ultima disperazione, la quale non lasciò che un
dubbio nella sua mente sconvolta: se dovesse partire per Genova e
imbarcarsi per l America, o rimanere a Torino e profondere il suo piccolo
patrimonio in bagordi e pazzie, per istupidirsi e dimenticare. In ogni
modo se ne doveva andar subito da quella casa, dove la vita non era più
tollerabile (p. 100).
Universalità ed esclusività
Oltre al geloso, alla maestra Pedani sono interessati, per motivi diversi,
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numerosi personaggi: Fassi, Zibelli e il giovane Ginoni. Ciò che più
particolarmente è in discussione nella costruzione del simulacro
dell oggetto amato è perciò la sua universalità. Si fa strada, infatti, una
contraddizione insuperabile tra un oggetto (amato) che non si può
condividere e un valore riconosciuto come universale. La contraddizione
consisterebbe in definitiva tra l universalità e l esclusività. Fassi, Zimbelli
e il giovane Ginoni fanno della Pedani una totalità partitiva, mentre il
geloso ne reclama l esclusività.
Il merito del rivale
Debbo ringraziarla del suo bel regalo. Il giovine diede un guizzo. Ma non
arrossì punto. Ci voleva ben altro. (p. 33)
Rumores [ ] senum severiorum | omes unius aestimenus assis (Catullo,
Carmina V, vv. 2-3)
C è grande circolazione di informazioni intorno sia al geloso che
all oggetto della gelosia, da parte di indiscreti. Intorno al geloso a tal
punto che tutti gli tolgono il saluto e sparlano di lui. Anche intorno alla
Pedani: Del resto, ci sarebbe ben altro da dire. Queste maestre giovani che
prima di venire a Torino hanno girato per mezza dozzina di comuni [ ].
C è una certa storia di una compagnia di bersaglieri, che ha fatto del
chiasso. (p. 44)
Tra questi figura emblematica è il cavaliere Pruzzi, informatore reticente, ma
sul punto di screpolarsi, o fuor di metafora aprirsi, del quale anche la
parrucca, messa di sbieco, è indicativa:
Quegli lo ricevette con un viso pien di rughe sorridenti, somigliante a una
maschera di terra cotta che si screpolasse (p. 48) vide le mille rughe
sorridenti del cavalier Pruzzi
sotto la sua parrucca messa di sbieco. (p.
113)
La veridizione del geloso
Nella struttura sintagmatica Celzani, prima di arrivare alla verità che
coincide con l happy end , parte dal segreto , attraversa la menzogna
infine giunge alla verità . E tale percorso lo si può riassumere con il
quadrato della veridizione :
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verità
Essere
sembrare
Non sembrare
non essere
segreto
menzogna o illusione
falsità
La sintassi modale
Era deciso: avrebbe mandato la lettera che teneva da una settimana sul
tavolino. Voleva una sentenza di vita o di morte. (p. 5)
Abbiamo osservato che, nel corso del racconto, l amore cambia di natura:
Celzani, da fiducioso, si fa sospettoso, esclusivo, perfino aggressivo, quando
sfida a duello il giovane Ginoni. Ci si può chiedere allora se fin dal principio
l amore del segretario non sia di natura geloso. Si tratterebbe, cioè, di un
certo modo di amare che emergerebbe a un tratto, e nel nostro caso si legge
che il geloso vuole una sentenza di vita o di morte (p. 5). Celzani ha
un attrazione per la Pedani, ma cosa vuol dire avere attrazione per
qualcuno ? È sentirsi esclusi da quella vita e voler entrarvi e occuparla
interamente. L amore del segretario non provoca, dunque, la gelosia, è già
dal principio in tutto e per tutto gelosia: il piacere di contemplare la maestra è
il piacere di essere il solo a contemplarla. E noi aggiungiamo come MerleauPonty4 quando osserva a proposito di Swann in Proust che vi sarebbe come
una struttura di esistenza a caratterizzare il geloso.
L osservatore
Figura amichevole che tuttavia sembra avere la costante funzione di ferire il
soggetto amoroso dandogli, come se niente fosse, delle informazioni anodine
sull essere amato, il cui effetto è quello di guastare l immagine che il
soggetto ha di esso (Barthes, p. 114):
A veder per la strada quell uomo [ ] sempre con lo sguardo rivolto a
terra [ ] nessuno avrebbe mai pensato che non sfuggisse alla sua vista né
un piedino scoperto sul montatoio d una carrozza [ ] né alcuna cosa ed
immagine che potesse eccitare i sensi. Un osservatore non avrebbe potuto
riconoscere il suo temperamento che dalla grande bocca mobile [ ] (p.
8);
L ingegnere continuò, seguitò a dir barzellette, e il segretario, con suo
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gran dolore, non trovò una parola da dire [ ] L ingegnere indovinò dal
suo silenzio la tristezza d una delusione e, fatto più libero dall oscurità,
gli disse a bruciapelo: - Segretario caro, lei è innamorato della maestra.
Il segretario scattò, negò, si stizzì, si mostrò meravigliato e offeso di
quello scherzo.
E perché mai? domandò il Ginoni, tra il serio e il faceto. (p. 38)
La circolazione del sapere, doppiata dall iper-sapere di cui essa è oggetto, è
determinata dall incontro di due soggetti (osservatore e informatore) e il
confronto delle loro rispettive posizioni modali permette di generare i regimi
di intersoggettività (comunicazione, indiscrezione, pudore, dissimulazione,
violazione dell informazione, ecc.). L ingegner Ginoni è un osservatore,
talvolta serio, ma per lo più faceto, cioè un specie di briccone , che osserva.
A lui fa da contrappeso l informatore, nel nostro caso il povero segretario,
che si vede costretto a confessare il suo amore. L osservatore poi riferisce
quanto sa alla maestra:
L ingegner Ginoni, che seguitava con occhio curioso ed accorto questo
crescit eundo, incontrata una mattina la maestra nel cortile, si fermò a cinque
passi davanti a lei, e le fece scherzosamente un atto minaccioso con la canna.
Poi s avvicinò, e tradusse l atto in parole: A! spietata signorina! Ma non sa
lei che il povero Celzani si va perdendo per cagion sua?
La maestra non capì.
Ma positivamente, continuò l ingegnere, egli va perdendo la cuccuma.
(p. 87)
La plurivocità5
Con plurivocità si intende quella varietà di forme espressive, di modelli e
registri linguistici che quotidianamente vivono all interno dei vari strati della
realtà sociale, da cui passano alla lingua del testo letterario. Il testo può
riflettere la polifonia del parlare sociale. Ne viene di conseguenza che il testo
letterario può non avere una lingua unitaria, ma costruirsi su varie unità
linguistiche. Come esempio di un linguaggio d ambiente non si può non fare
riferimento al registro sportivo, che entra come ideologema. Nel racconto,
osserva Calvino, di ginnastica se ne parla molto. La voce narrante è orientata,
dunque, a una doppia vocalità; quella sociale con i suoi ideologemi che
possono essere accettati o citati tra virgolette o ironizzati, e quella del mondo
narrato, per i riflessi, accettati, della lingua dei personaggi, nel senso che non
è possibile farli muovere senza quel tanto di partecipazione e simpatia
almeno intellettuale che è anche accoglimento, temporaneo o con riserva, dei
punti di vista assiologici.
E questi gli rispondeva con un gesto comico, come per dire:
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Tutto è
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passato. E così durò tutto il mese di marzo. Dopo di che [ ] ricadde più
perdutamente innamorato di prima.
Ma come si fa, Dio Grande! Ai primi giorni della nuova stagione la
Pedani aveva messo su un vestitino di lanetta color marrone, guernito con
una straliciatura di seta nera, una miseria che poteva costar trenta lire per
la fattura, e che aveva fors anche dei difetti di taglio; ma la sarta vera e
meravigliosa era la persona che lo riempiva e lo tirava, informandolo ai
più seducenti contorni che avesse mai trovato uno scultore di Dee.
V erano adesso delle giornate, quando essa tornava dalla ginnastica, delle
ore in cui l aria, il sole, l esercizio fatto mettevano nella sua carne come
uno splendore calmo di giovinezza matura la freschezza di un corpo di
nuotatrice uscita allora dall acqua, qualche cosa che si effondeva intorno
come la fragranza inebriante di un albero in fiore.
Il brano è un discorso libero indiretto che si apre con l esclamazione di
Celzani (esclamazione che compare nel testo dodici volte, come a segnalare
punti strategici di trasformazione), in corsivo cui segue il deittico ( adesso )
che evidenzia la presenza di una delle tre sottocomponenti (attorializzazione,
spazializzazione, e temporalizzazione) del soggetto dell enunciazione,
mentre ci si poteva attendere un allora essendo il brano diegesizzato in
tempi storici, continua poi con i due paragoni, sottolineati da come della
nuotatrice e dell albero in fiore .
Il discorso indiretto libero è una procedura assai complessa di
debraiaggio che consiste da parte del soggetto dell enunciazione nel
delegare la parola a un soggetto installato nel discorso, poi a riprenderla,
embraiandola come per parlare a suo nome, quasi si trattasse non più di
un io ma di un egli qualunque, cioè conservando di debraiaggio
attanziale6.
Il narratore si fa contaminare dal punto di vista assiologico del
personaggio? La cosa è, per così dire, indecidibile.
I fiori del vegetale (= primavera) che stanno lì come a preannunciare
l incoatività dell amore, ci offrono l occasione di riflettere su un isotopia che
percorre il testo. Allora mi chiedo se non ci si trovi di fronte ad un caso di
intertestualità. Quando Celzani va nell abbaino:
s arrampicò e distese quant era lungo su una catasta di fascinotti [ ] si
scosse di dosso con le mani tremanti le foglie secche e i fuscelli. (p. 46)
è un po come Orlando quando diventa furioso e matto per amore. E come
potrebbe Angelica ravvisare in quell energumeno [ ] in quella barba e
chioma piene di foglie secche [ ]?7
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Diventa secco e vegetale ? E osserva Barthes: nell assenza amorosa io
sono, tristemente un immagine disseccata, che si secca, ingiallisce,
s accartoccia (p. 35).
__________
NOTE
1
E. De Amicis, Amore e ginnastica, con una nota introduttiva di Italo
Calvino, Milano: Mondadori, 2001.
2
R. Barthes, Frammenti di un discorso amoroso, Torino: Einaudi, 1979.
3
A. Greimas, J. Fontanille, Semiotica delle passioni, Milano: Bompiani,
1996.
4
M. Merleau-Ponty, Phénomenologie de la perception, Paris: Gallimard,
1945 (trad. it. Milano: Il Saggiatore 1965).
5
C. Segre, Avviamento all analisi del testo letterario, Torino: Einaudi,
1985.
6
P. Fabbri, G. Marrone, Semiotica in nuce, Vol. II, Roma: Meltemi, 2001,
pp. 360-61.
7
I. Calvino, Orlando furioso di Ludovico Ariosto, Torino: Einaudi, 1970,
p. 160.
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