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Eike D. Schmidt
Direttore delle Gallerie degli Uffizi
Il generoso dono dell’autoritratto dell’artista da parte degli eredi di Ardengo Soffici è stato il motore e
l’occasione per celebrarne in questa mostra non solo la figura di pittore, ma anche l’attività di critico,
caratterizzata da grandi passioni e da intense avversioni. Non si è tracciata, dunque, una semplice
ricostruzione monografica del maestro di Rignano sull’Arno, ma si è andati oltre ricostruendone il
discorso polemico e l’impegno intellettuale attraverso opere su cui egli aveva appuntato la sua
attenzione, tra le più significative – sia in senso positivo che negativo – di una requisitoria che non
conosceva mezzi termini, ma anzi si esprimeva sempre in toni fortissimi e decisivi. Non a caso il titolo
della mostra riprende, praticamente alla lettera, quello della raccolta di saggi pubblicata nel 1919, in cui i
giudizi trancianti dell’autore-pittore si organizzano per partiture opposte, in una netta divisione tra
“scoperte” e “massacri”. Tra le stroncature violente, nientemeno che Raffaello e Michelangelo, ma
anche Franz von Stuck, i pittori italiani della generazione precedente a quella di Soffici, e perfino i
futuristi, nonostante la simile spinta iconoclasta, aggressiva, graffiante. Tra le scoperte osannate dal
Soffici regna sovrano Paul Cézanne. E tra i maestri del passato, egli si fa precoce paladino italiano della
riscoperta pan-europea di El Greco già nel 1911, lo stesso anno in cui a Monaco di Baviera si apre
l’influente mostra sul pittore manierista che tanto ammaliò gli espressionisti tedeschi intorno al gruppo
del Blaue Reiter. Così come nella sua attività di critico e saggista, anche da pittore Soffici esplora le
correnti antitetiche dei suoi tempi, passando dalle esercitazioni cubiste alla copia fedele di una natura
morta del doganiere Rousseau, al fregio espressionista della Stanza dei manichini nella casa di Giovanni
Papini a Bulciano (1914). Nel grande pannello Il bagno (1905) – l’unico superstite del fregio dipinto per
l’albergo termale di Roncegno in Trentino – l’artista intreccia il soggetto così caro a Cézanne con
memorie della tradizione figurativa italiana, come la donna vista di lato che si piega in avanti togliendosi
la maglia, chiara eco del neofita in secondo piano nel Battesimo di Piero della Francesca a Londra.
Una mostra sull’arte del primo Novecento sarebbe stata fino ad ora legata piuttosto alle iniziative e ai
programmi della Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti. Il fatto che la si possa visitare invece al piano
nobile degli Uffizi, e che per tali spazi sia stata programmata ben prima che avvenisse l’unificazione del
grande complesso museale, non solo mostra il sempre fruttuoso dialogo tra antico e moderno ma è
altresì un segno del cambiamento che felicemente ricompone le collezioni medicee con quanto vi si è
aggiunto nei periodi successivi, lorenesi, sabaudi e infine post-bellici.