Il pittore Il pittore: così lo chiamano nella mia città d

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Il pittore Il pittore: così lo chiamano nella mia città d
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Racconti
Il pittore
Il pittore: così lo chiamano nella mia città d’origine, e forse anche in altri posti, anche se si
direbbe imbianchino. Ma nella mia città d'origine è il pittore.
Il pittore è una professione notevole. Faticosa e nobile. Le pareti fatte bene cambiano l'aspetto
di una casa, e dunque l'aspetto delle nostre vite.
Egli si spende per noi. Spende il proprio collo, le proprie braccia. Si espone alla tendinite e ai
dolori cervicali. Salendo sulle scalette, si espone alle fratture, che non teme.
Di sicuro è un lavoro solitario, che richiede, io credo, il possesso di una vita interiore.
Non puoi fare il pittore se non hai pensieri con cui occupare la mente mentre lavori: le pareti
sono pagine bianche immense, e pochi reggono una vita intera passata in compagnia delle
pagine bianche immense.
Dunque il pittore pensa.
Io allora mi chiedo se questi suoi pensieri non vadano a impigliarsi, talvolta, nel bianco delle
pareti, catturati dalla pittura che viene via via stesa.
Mi chiedo se le nostre case, una volta ridipinte, non serbino per gli anni a venire i pensieri del
pittore.
Il mio pittore di adesso – stiamo ristrutturando l’appartamento – si chiama Brian, e sta sempre
un po' in disparte, quando è in pausa pranzo ad esempio. Non parla molto con i muratori. Si
porta da casa la sua propria pietanziera e si siede per terra, di fronte alle portefinestre.
Spesso ride da solo, di cose sue che gli vengono in mente, saranno magari certe frasi che gli
hanno detto i mates al pub la sera prima, oppure sarà qualche scemenza che ha combinato la
sua fidanzata, o delle cose che ha sentito alla radio. O forse ride di noi che non sappiamo
dipingere e di conseguenza lo copriamo di soldi, chi lo sa.
Mio padre è famoso in famiglia per non avere alcuna attitudine ai lavori manuali. Sono quelle
cose un po' vere, un po' che si fomentano, si chiama “la tradizione”.
Siccome mio nonno nella vita restaurava i mobili e ne costruiva, anche, mobili e oggetti
molto belli e spesso inutili (una sedia enorme e tutta scolpita, in realtà più che una sedia è un
trono, ma un trono senza un re), allora si usa dire che mio padre, per contrasto e per ironia
della sorte, non sappia fare nulla, e sia una persona solo intellettuale.
Ciò non è del tutto vero.
Mio padre per anni ha svolto un'attività pratica, e questa attività è la pittura dei muri.
Nessuno ha mai capito perché desiderasse dipingere i muri, ma lo ha sempre fatto, quando
necessario, con passione autentica, mandando tutti noi in vacanza e fuori dalle balle, magari
d'estate.
È un lavoro che ha svolto bene, negli anni, spostando tutto e rimettendo a posto esattamente
allo stesso modo, riservando una particolare attenzione ai libri, nel senso che ogni volta sono
stati riposizionati senza alcun criterio intelligibile.
A lungo abbiamo dunque vissuto coi suoi pensieri, che non possiamo conoscere né osiamo
chiedere, impigliati alle pareti.
Ha smesso da qualche tempo, per raggiunti limiti d'età: l'anno scorso per la prima volta ha
pagato un pittore.
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