Scarica il programma di sala - Teatro Comunale Giuseppe Verdi
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A tu per tu 24, 25 novembre Intervista di Theodor Holman tratto dal film di Theo van Gogh traduzione di Alessandra Griffoni con Viola Graziosi e Graziano Piazza costumi Sabrina Chiocchio musiche originali Andrea Nicolini assistente alla regia Elisabetta Canu disegno luci Gill Mc Bride regia di Graziano Piazza fonica e video Valerio Rodelli scene Francesco Mari produzione Neraonda Comune di Pordenone Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia Provincia di Pordenone Libera Forte Diversa Graziano Piazza, talvolta ama esplorare territori non visitati. Qui anche regista e protagonista insieme a Viola Graziosi, dà vita a “un gioco di crudele intelligenza che rivela una società dove ogni parola è mossa da calcolo, e che i due interpreti conducono con una prova d’attore generosa e convincente” (Simona Spaventa, La Repubblica). comunale giuseppeverdi.it In occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne Un giornalista e un’attrice. Un uomo colto, impegnato, un corrispondente politico, e una biondina apparentemente superficiale, star della fiction. Due opposti universi si lambiscono, si annusano, si scontrano, mescolando ambiguamente gli ingredienti della violenza e della seduzione. L’occasione (forzata) di un’intervista diventa l’arena. Un impianto teatrale per antonomasia nel quale i due personaggi incrociano le lame in una partita crudele, una battaglia spietata che non lascia via di scampo, un perfido “risiko” dove i giocatori studiano mosse e mettono a punto strategie per sopraffarsi a vicenda. Parole che lacerano o parole che blandiscono, in una trincea dove si smarrisce la distinzione tra verità e menzogna. Una lotta di sessi che diventa lotta di classe e di cultura. Intervista è un adattamento teatrale dell’omonimo film di Theo van Gogh, regista e autore di numerosi film, ucciso nel 2004 da un fondamentalista islamico per aver diretto Submission, cortometraggio di denuncia delle violenze subite da alcune donne in famiglie musulmane... Tutta un’altra stagione 16 Prosa 17 abbonati subito Lo spettacolo Note di regia La questione femminile è centrale in questo testo (del 2003) in cui la famosissima star di soap opera Katia è messa “sotto accusa” dal giornalista politico Pierre Peters, mandato controvoglia a intervistarla la sera della caduta del governo. L’incontro tra i due inizia in maniera disastrosa e si trasforma rapidamente in una battaglia spietata. Non si distingue più la verità dalla menzogna, né il vero dal falso. Lui sembra appartenere alla cruda realtà, mostrando le ferite procurate dalla guerra. Lei pare non avere nulla di vero, vantando le sue tette finte e la capacità di piangere a comando, ambasciatrice di una cultura pop ai limiti del trash. La lotta dei sessi è anche guerra di culture e classi, dove ciascuno rimane fedele ai propri pregiudizi generazionali e al proprio habitat professionale. Conoscevo Theo van Gogh come un regista particolarmente impegnato nella denuncia sociale e per il coraggio di proporre una visione personale incisiva ed efficace. La notizia della sua morte avvenuta nello stesso giorno della morte di Pier Paolo Pasolini lo ha, nel mio immaginario, accostato alla grandezza creativa di quest’ultimo. Solo dopo la sua morte, da parte di un fondamentalista islamico, in Italia si è cominciato a mostrare un interesse per il suo lavoro e anche negli Usa il remake del film Intervista ad opera di Steve Buscemi ne è una prova tangibile, come il disseminarsi nel mondo di questo testo divenuto un cult teatrale nei vari continenti. La proposta di Buscemi mi è sempre sembrata troppo patinata e poco consona all’irridente e graffiante personalità di van Gogh. Dopo la lettura in inglese del testo teatrale ho compreso la portata dell’impianto classico della pièce, rielaborandone le linee essenziali della contemporaneità del mito. Come in una tragedia classica i destini e le verità, le stesse identità e le ferite, svelano gli archetipi della nostra origine, paradigmi contemporanei della nostra illusione. Così, ho elaborato un luogo neutro, un quadrato, un ring con tanto di sgabelli agli angoli, dove poter assistere al match fisico ed emotivo che i due protagonisti vivono. Cercando la semplicità dei corpi, il loro contrapporsi alla menzogna delle parole, costruendone linee essenziali che potessero suscitarne gli svelamenti. Di chi fidarsi quando si assiste al loro confronto? Chi dice il vero? La pièce diventa una disperata ricerca degli ultimi rimasugli di inter-vista “tra” esseri umani; zona grigia “tra” verità e menzogna; trincea in cui il giornalista esplora il territorio femminile con le modalità ciniche di un corrispondente di guerra, a cui l’attrice risponde con le armi della seduzione fino a scardinare in lui le più oscure realtà. Ci sono ferite da svelare, scritte sulla pelle, come la donna araba di Submission, che devono essere guarite e soltanto nell’altro trovano la propria guarigione. Come in un gioco di matrioske la verità appare sempre più profonda e cambia di nome. La superficie del pensiero di silicone, anzi della vera e propria “filosofia al silicone” ad opera della star, si rivelerà una sacra presa di coscienza del mondo e delle sue contraddizioni, in una prismatica valenza femminile in grado di contenere tutte le sfaccettature. L’uomo portatore di un pensiero razionale e rigido, fallimentare e depresso, convinto della sua verità assoluta non riesce a trovare in se stesso quel cambiamento necessario, quelle nuove forme che potrebbero portarlo all’amore. È un inno al superamento delle forme, dei pregiudizi, per ritrovare una comune capacità di amare, e amare se stessi attraverso l’altro. Il finale scardina ogni ipotesi. Katya mostrerà la sua vera forza, ribaltando l’immagine di star superficiale e siliconata che Pierre aveva di lei. Uno scacco matto per il giornalista, qui simbolo dell’incapacità di comprendere il mondo femminile. “Il dialogo è l’unica medicina possibile per guarire dal veleno dell’apparenza. Solo la sincerità può aiutarci a vincere la nostra battaglia. Sono onestà e confronto a darci la possibilità di mostrare le nostre cicatrici”. Livia Grossi, Corriere della Sera 16 Prosa 17 Graziano Piazza Prossimi appuntamenti La recensione I due protagonisti sono il perfetto simbolo della perfidia. Lui usa tutto il suo potere per strappare segrete confessioni alla sua intervistata, mentre lei, la preda, cerca di difendersi per preservare la sua intimità usando le sue armi preferite, seduzione, intelligenza e astuzia. Solo gli sguardi e i silenzi saranno capaci di svelare tutto ciò che le parole celano. “L’eterno gioco dell’essere e dell’apparire, una raffinata apologia della menzogna destinata a fallire”. 2, 3 dicembre (ore 20.45) 4 dicembre (ore 16.00) Prosa Un’ora di tranquillità di Florian Zeller con Massimo Ghini 5 dicembre (ore 20.45) La voce del violino Domenico Nordio Filippo Gamba 9, 10 dicembre (ore 20.45) 11 dicembre (ore 16.00) Prosa Play Strindberg di Friedrich Dürrenmatt con Maria Paiato, Franco Castellano, Maurizio Donadoni A tu per tu Intervista