Bisignani: potere meglio del sesso
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Bisignani: potere meglio del sesso
Bisignani: potere meglio del sesso Luigi Bisignani ospite dell'ultima puntata della stagione di "Roma InConTra - Ara Pacis", la trasmissione televisiva di Enrico Cisnetto. “C’era una volta il potere”. Inizia così la chiacchierata tra Enrico Cisnetto e Luigi Bisignani, “l’uomo che sussurra ai potenti” per dirla con il titolo del libro scritto a quattro mani con Paolo Madron. E il potere è al centro di tutta l’intervista che ha coinvolto quello che Berlusconi definisce come l’uomo più potente d’Italia. Si parte dalla P2, per arrivare alla P4 e scoprire che, alla fine, ha vinto la P1, di cui pochi conoscono l’esistenza. Ma è l’Italia intera a essere rivoltata come un calzino dalla flemma pungente con cui il “faccendiere” (secondo la vulgata) racconta le brutture del nostro Paese. Come nel caso di Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria cui Bisignani non riserva certo un trattamento di favore, definendolo il responsabile del tracollo del potere dell’unione degli industriali. “La P2 – ha detto Bisignani – è stata un’organizzazione messa su da Gelli che ha riunito attorno a sé molti militari. Io la seguivo perché ero un giornalista dell’ANSA. Da lì sono venuto in contatto con Gelli, e ritengo che la P2 ha avuto il suo potere massimo quando ha messo le mani sul Corriere. Le accuse di illegalità? Il 90% si sono dissolte in una bolla di sapone, un castello di false accuse. Cossiga ha detto che il fenomeno P2 ha detto che è stato talmente amplificato che, alla fine, ha favorito alti poteri più occulti e più radicati”. È corretto, a proposito della P2 dire che c’era un triangolo GelliOrtolani-Bisi? “No, il vero triangolo era Gelli-Ortolani-Calvi”. E chi ha suicidato Calvi? “Non lo so, ma ho un ricordo di quello che mi disse Maria Angiolillo: era qualcuno che voleva fare un favore al Vaticano”. Esiste quindi una P1? Una loggia che ha beneficiato del polverone sollevatosi attorno alla P2 per mantenere il potere, quello vero? “La P1 è formata da tutti quelli che hanno sfruttato la P2, ci hanno ricamato e guadagna to. È quella che è servita alla Repubblica e L’Espresso per prendere il sopravvento sul Corriere. Ne faceva parte Maccanico e lo stesso Ciampi”. In qualità di capo ufficio stampa del Ministero del Tesoro, Bisignani ha avuto modo di conoscere sia Ciampi che Antonio Fazio: chi preferisce tra i due? “Fazio ha difeso l’italianità del sistema bancario ed è finito com’è finito, Ciampi invece è stato fatto presidente della Repubblica”. Più chiaro di così… Che cos’è davvero il potere per Luigi Bisignani (chiamato “Luigino nella Prima Repubblica, Gigi – che io detesto – nella Seconda”)? “Il potere è quello di influenzare gli altri, forse alcune volte può essere un consiglio giusto al momento giusto. Non ho mai fatto nessuna nomina, secondo me mi attribuiscono più potere di quanto io abbia. Diciamo che, in una scala da 1 a 100, sarò a quota 35”. E lo stesso Bilderberg è costituito da “dei manager che se lavorassero di più in Italia e andassero di meno ai convegni farebbero un bene. Contano quegli ambienti lì? La massoneria internazionale è molto seria, quella italiana molto meno”. Ma, in fin dei conti, come si dice a Roma “Comandare è meglio che fottere”, o almeno così sostiene Bisignani. Ma se un marziano chiedesse a Bisignani chi è, che risposta otterebbe? “Un battitore libero, senza padroni né padrini. Faccendiere non lo sono, lobbista neanche”. E come mai hai sentito il bisogno di scrivere un libro? “Per provare a fare chiarezza attorno alla mia figura, si erano costruiti troppi castelli”. Castelli che però non sono del tutto campati per aria, basti pensare alla condanna per finanziamento illecito ai partiti. “Verissimo, sono stato condannato per un fatto che ho commesso. Ma non va dimenticato che sono stato condannato per un reato che poi è stato derubricato per perm ettere al Pci di passarla indenne”. Potere e poteri: Bisignani ne ha davvero per tutti. Quanto conta la Confindustria? “È del tutto inutile, Giorgio Squinzi l’ha massacrata, l’ha trasformata in un interlocutore del governo. Con Montezemolo no, d’altronde è l’imprenditore che ha più carisma in Italia. Come mai finora il delfino di Agnelli non è sceso in politica? Con Monti era un abbraccio mortale, ma rimane uno che in Italia potrà avere un futuro”. Ma è in generale tutto il sistema imprenditoriale che è in seria crisi: “oggi i poteri forti non ci sono più, quel sistema che ruotava attorno a Mediobanca si è sgretolato. L’italiano più importante del mondo è Mario Draghi e il potere più grande è la magistratura, poi le banche. Il miglior banchiere è Cucchiani, Intesa è quella con meno problemi. Della Valle conta perché vende un prodotto straordinario e vende se stesso molto bene in tv. Tra i manager pubblici salvo solo Massimo Sarmi, che ha fatto delle Poste una grandissima realtà, poi Paolo Scaroni e Fulvio Conti. Ma non chiedetemi di fare profezie se rimarranno ancora al loro posto: a marzo dell’anno prossimo non ci sarà più questo Governo”. È la volta di un lungo capitolo dedicato alla politica. Il potere politico e il sistema dei partiti hanno perso progressivamente la loro predominanza nella vita pubblica italiana. “Bisogna anche intendersi sul perché il potere è così cambiato. Ci sono stati due elementi fondamentali: il crollo del Muro e la diffusione di internet e dei nuovi sistemi di comunicazione”. Che voto si può dare alla Prima e alla Seconda Repubblica? “La Seconda Repubblica ancora neanche sa che cosa sia il potere. L’ha frantumato il potere, hanno distrutto la classe dirigente. C’era una tradizione di meritocrazia e di professionalità: una burocrazia efficiente che ha caratterizzato tutta la Prima Repubblica. Oggi invece ci sono agglomerati di potere asfittici”. Dando per scontato che uomini come Craxi e Andreotti sono stati tra i più potenti della Prima Repubblica, che giudizio dà di Berlusconi? “Non è un uomo di potere perché lasciava fare tutto a Letta. Lui è un grande imprenditore, a lui piace essere il presidente del consiglio, non farlo. Uno dei motivi che hanno portato al tracollo dell’ultimo governo Berlusconi è che contava molto Letta per l’attività di coordinamento e soprattutto Tremonti per la capacità di veto che aveva su tutto e su tutti. La Lega era l’azionista di maggioranza del governo, ma Berlusconi ha fatto un errore anche su quello: se dopo il lunedì mattina a colazione con Bossi, fosse andato il martedì a prendere un caffè con Fini, molto probabilmente non ci sarebbero stati problemi. La chiusa, come nello stile del personaggio, è dedicata a uno dei tanti misteri italiani: la morte di Giovanni Falcone. Ebbene, secondo Bisignani, Giulio Andreotti ipotizzava che vi fosse una connessione tra l’attentato al giudice e una sua indagine sui finanziamenti ricevuti dal Pci."La Confindustria da quando c'è Giorgio Squinzi a condurla non conta assolutamente nulla". Così Luigi Bisignani durante l'ultima puntata della stagione di "Roma InConTra - Ara Pacis", la trasmissione televisiva di Enrico Cisnetto. "Prima - ha detto Bisignani - era un grande centro studi, mentre ora è un ente completamente inutile. Quando c'era Montezemolo, che aveva carisma e potere, Confindustria contava molto di più. Montezemolo - ha aggiunto - poi non è entrato in politica perché si era accorto che quello di Mario Monti sarebbe stato un abbraccio mortale. Ciò non toglie che per lui ci sarà ancora un grande ruolo nella politica italiana" ha concluso Bisignani. Marco Scotti