Newsletter - ATS Bergamo

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Newsletter - ATS Bergamo
Progetto Collaborativo
Valutazione dell’efficacia di un intervento integrato per la razionalizzazione della
prescrizione e il controllo della spesa farmaceutica nel territorio della ASL di Bergamo
Newsletter
Numero 16 - Febbraio 2008
In questo numero
VACCINO ANTI-HPV: Dispendioso e non supportato da evidenze scientifiche.
Dalla letteratura… Pillole di buona pratica prescrittiva: Moxifloxacina: nuovi dati
sulla sicurezza. Gardasil: benefici superano i rischi. Codeina e allattamento. Gestione
dell’incontinenza urinaria nelle donne. Glucosamina sulfato nell’osteoartrite dell’anca.
Profillassi probiotica della pancreatite acuta grave.
MEDICINA E INORMATICA: Web 2.0: una introduzione.
DALLA PARTE DEI CITTADINI: Un sito deidicato ai tumori ginecologici
BACHECA SITI INTERNET UTILI: Clinical Evidence.
Bergamo: la Città Alta
VACCINO ANTI-HPV
E’ dispendioso e non è supportato da evidenze scientifiche
L’annuncio della disponibilità di un vaccino contro il virus del papilloma umano (HPV) ha suscitato inevitabilmente grande interesse. Si tratta di un
vaccino che può difendere indirettamente da un tumore. Ma gli interrogativi collegati al suo utilizzo sono numerosi e complessi.
COSA SAPPIAMO
Si conoscono più di 100 genotipi di HPV e almeno 35 di questi infettano l’epitelio genitale. Esistono HPV a basso rischio, associati alla comparsa di
condilomi acuminati, e HPV ad alto rischio ritenuti responsabili dello sviluppo di tumori. I tipi 16 e 18, contro i quali è diretto il vaccino, corrispondono
al 70% degli HPV oncogeni riscontrati a livello mondiale. L’infezione interessa circa il 75% delle donne, ma per lo più (70-90%) decorre in modo
asintomatico ed è transitoria. Se persiste, può evolvere verso il carcinoma nel giro di 20-30 anni, in mancanza di diagnosi e trattamento. Il cancro
del collo dell’utero è il secondo tumore femminile a livello mondiale dopo quello del seno, ma il peso della malattia è quasi tutto concentrato nei
paesi più poveri: l’80% dei 500.000 casi/anno, secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Negli USA vengono riferiti circa
10.000 casi all’anno con una letalità del 30%. In Italia si stimano circa 3500 nuovi casi ogni anno (periodo 1998-2002) e circa 1000 decessi, con
un’incidenza di 10 su 100.000 donne e una letalità dello 0,8%, che appaiono entrambe in costante calo dopo l’introduzione dello screening(Paptest).
IL VACCINO E LA VACCINAZIONE
I vaccini contro l’HPV sono due: Gardasil – autorizzato dalla
FDA nel giugno 2006 e pochi mesi dopo dall’EMEA – e
Cervarix in attesa di autorizzazione. Il primo è un tetravalente
contro gli HPV 16, 18 (ad alto rischio), 6 e 11 (a basso
rischio), il secondo è un bivalente contro i tipi 16 e 18.
Entrambi richiedono la somministrazione di 3 dosi e sono stati
studiati dai 9 ai 26 anni di età. I dati disponibili – riferiti a 5
anni di follow-up – mostrano che nelle donne da 16 a 26 anni
di età, mai infettate dall’HPV, l’efficacia sulle displasie di
grado moderato (CIN2) e severo (CIN3) associate agli HPV
16 e 18, arriva fino al 100%. Mentre nelle donne con
precedente infezione, questo valore è più che dimezzato. A
9-15 anni l’efficacia non è nota, ma la risposta immunitaria è
più elevata che nelle altre età. L’OMS ha valutato che la
strategia migliore sia la vaccinazione delle ragazze prima
dell’inizio della vita sessuale. Ma non tutti condividono la
scelta. Un recente editoriale di JAMA mette in luce i tanti vuoti
conoscitivi: la durata dell’immunità, l’eventuale necessità di
richiami, la sicurezza a medio-lungo temine e infine l’efficacia
protettiva sul tumore. E Diane Harper – ricercatrice
americana che ha collaborato agli studi sul vaccino – arriva a
dichiarare che la vaccinazione delle bambine è “un’enorme
sperimentazione di salute pubblica”. Diversi paesi hanno già
introdotto la vaccinazione. All’inizio del 2007, gli USA hanno
scelto una strategia allargata, dalle 12enni fino alle donne di
26 anni. L’Australia ha fatto una scelta analoga a distanza di
pochi mesi. Germania, Austria, Francia e Italia l’hanno
inserita con strategie diversificate,mentre nel resto
dell’Europa sono ancora in corso valutazioni sul presunto
vantaggio
aggiuntivo
della
vaccinazione
rispetto
all’implementazione del Pap-test. (continua a pag.2)
SPESA FARMACEUTICA: NOVEMBRE CRESCITA ZERO
“Crescita zero” per la spesa farmaceutica netta nel mese di novembre 2007
rispetto all’anno precedente, nonostante un sensibile incremento del numero
delle ricette (+5,7% rispetto a novembre 2006). Complessivamente la spesa
farmaceutica netta SSN nel periodo gennaio-novembre 2007 è diminuita del 7%, attestandosi a 10.584 milioni di euro, pari a 180,15 euro per ciascun
cittadino. Al calo di spesa non corrisponde una diminuzione dei consumi che,
al contrario, sono in aumento. Complessivamente, nei primi undici mesi del
2007 il numero delle ricette è aumentato del +4,4%, attestandosi a oltre 482
milioni, pari a 8,21 ricette per ciascun cittadino. Nei primi undici mesi del 2007
sono state erogate quasi 900 milioni di confezioni di medicinali (+3,3% rispetto
allo stesso periodo del 2006), circa 15 confezioni per ciascun cittadino italiano.
Spesa
Spesafarmaceutica
farmaceuticanetta
nettaSSN:
SSN:confronto
confronto2006
2006- 2007
- 2007
Fonte: http://www.federfarma.it
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Dalla letteratura… e non solo: pillole di buona pratica prescrittiva
VACCINO ANTI-HPV (continua dalla prima pagina)
In Olanda, in attesa della decisione per la fine del 2007, i medici si sono trovati a fronteggiare una richiesta abnorme di vaccinazione, che ha fatto
insorgere il Collegio dei General Practitioners contro l’intensa campagna di promozione dell’industria al di fuori dalle indicazioni ufficiali. La scelta più
interessante è quella della Finlandia che ha intrapreso un grande trial di popolazione su una coorte di adolescenti per decidere l’opportunità di
introdurre la vaccinazione in base ai risultati attesi entro la fine del 2020.
IN ITALIA
La scorsa primavera il nostro Ministero della Salute ha reso disponibile il vaccino – a pagamento – nelle farmacie e ha annunciato l’offerta gratuita
alle 12enni, dal 2008. Ma il piano nazionale per definire le azioni è tuttora in discussione in Conferenza Stato-Regioni. Intanto sta crescendo una
domanda difficilmente governabile e una promozione incontrollata da parte del privato. E siamo ancora in attesa dei dati nazionali sulla prevalenza
degli HPV associati ai tumori, della valutazione di impatto della vaccinazione e dello screening, del rapporto costo/beneficio, della fattibilità e
dell’accettazione della strategia vaccinale.
Storia naturale dell’infezione da HPV e cancro della cervice uterina.
Senza contare che questa vaccinazione richiede la messa
in rete di innumerevoli soggetti, pubblici e privati rivolti
all’infanzia, alla salute riproduttiva e della donna, fino a chi
cura i registri dei tumori e degli screening. Se il
coordinamento è il cardine di qualsiasi strategia vaccinale,
in questo caso governare le azioni, l’informazione, la
formazione, la sorveglianza, presenta una complessità mai
vista prima. Conoscendo la fragilità organizzativa di tante
aree del paese, c’è di che
preoccuparsi.
LA FRETTA E L’INCERTEZZA
Tanta fretta è poco comprensibile date le caratteristiche
della malattia e visto che esiste un altro strumento di
prevenzione di comprovata efficacia: il Pap-test. Sorprende
che nessuno si sia mai scandalizzato che tante donne non
possano usufruire dello screening, anche in molte regioni
italiane, mentre si ritiene inaccettabile non offrire subito il
vaccino, la cui efficacia sul tumore necessita ancora di
evidenze solide.
Un altro problema sono i costi molto elevati del vaccino, che
acuiranno le disuguaglianze nel diritto alla salute. Negli USA
il ciclo vaccinale costa 375$, in Italia 564€ in farmacia e
376€ ai servizi pubblici. A questi vanno aggiunti i costi
organizzativi della vaccinazione e della sorveglianza che,
come si è detto, sono estremamente impegnative. Le analisi
costo/efficacia hanno dato risultati diversi a seconda delle
assunzioni di base e spesso non si dispone delle variabili
indispensabili per una valutazione adeguata. Di fronte a
tante incertezze, l’informazione assume un ruolo cruciale
sia nei confronti dei medici che delle donne. Inoltre non sarà
semplice affrontare, con le famiglie e con le bambine, una
tematica tanto delicata.
CONCLUSIONI
L’ipotesi che il vaccino contro l’HPV possa contribuire a
proteggere le donne da un tumore è certamente di grande
interesse. Tuttavia i tanti vuoti conoscitivi fanno ritenere che
si tratti di “un’enorme sperimentazione di salute pubblica” e
che quindi come tale andrebbe condotta e promossa la
vaccinazione. La fretta con cui si è proceduto in tante parti
del mondo fa riflettere sui meccanismi e i criteri di scelta in
sanità pubblica.
Fonte: Grandori L.Ricerca & Pratica 2007;23:145-7.
Fonte: Sciffman M. N Engl J Med 2005;353:2101-104.
MOXIFLOXACINA: NUOVE INFORMAZIONI SULLA SICUREZZA
Una recente valutazione delle reazioni avverse correlate alla somministrazione di
moxifloxacina ha portato alle seguenti informazioni e raccomandazioni:
・ Il trattamento con moxifloxacina è associato al rischio di sviluppare
manifestazioni pericolose per la vita del paziente come epatite fulminante, che
potenzialmente può portare ad insufficienza epatica, e reazioni cutanee bollose
come la Sindrome di Stevens-Johnson (SJS) o la necrolisi epidermica
tossica (NET).
・ Per la scarsità dei dati clinici al riguardo, la somministrazione di moxifloxacina è
controindicata nei pazienti con funzionalità epatica compromessa (categoria C
secondo la classificazione di Child Pugh) e nei pazienti con valori delle
transaminasi di oltre 5 volte il limite superiore della norma (LSN).
・ I pazienti devono essere informati di sospendere il trattamento e di mettersi in
contatto con il proprio medico qualora si manifestino segni e sintomi iniziali di
queste reazioni.
・ Le informazioni sul prodotto (Scheda tecnica e Foglio Illustrativo) sono state
adeguatamente aggiornate.
・ Si invitano gli Operatori Sanitari a segnalare tutte le sospette reazioni avverse
che si manifestino in concomitanza con l'uso di moxifloxacina.
Fonte : http://www.agenziafarmaco.it
GARDASIL, PER L’EMEA I BENEFICI SUPERANO I RISCHI
Il Gardasil è un vaccino approvato nell’UE per la prevenzione della displasia di alto grado del collo dell’utero (CIN 2/3), del carcinoma del collo
dell’utero, delle lesioni displastiche di alto grado della vulva ( VIN 2/3 ) e delle lesioni genitali esterne (condilomi acuminati) causate dal
Papillomavirus Umano (HPV) tipi 6, 11, 16 e 18.
All’EMEA sono pervenute segnalazioni di decessi in donne che avevano assunto in precedenza il Gardasil, inclusi due casi di morte improvvisa ed
inattesa verificatisi in due giovani donne dell’UE, uno in Austria e l’altro in Germania. In entrambi i casi la causa di morte non è stata identificata e
non è stata stabilita nessuna relazione causale con la somministrazione del vaccino.
Sulla base delle evidenze attualmente disponibili, il comitato scientifico dell’EMEA (Committee for Medicinal Products for Human Use - CHMP)
ritiene che i benefici di Gardasil superino i rischi e che non sia necessario alcun cambiamento nelle informazioni del prodotto.
La sicurezza di Gardasil continuerà ad essere attentamente monitorata dall’EMEA, insieme alle altre Agenzie nazionali, in modo da intervenire
prontamente dal punto di vista regolatorio nel caso in cui dovessero emergere nuove informazioni che possano modificare il profilo beneficio/rischio
del farmaco.
Fonte: http://www.agenziafarmaco.it./allegati/com_stampa_240108.pdf
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Dalla letteratura… Pillole di buona pratica prescrittiva
CODEINA E ALLATTAMENTO
L’AIFA ha avviato una procedura di revisione del profilo beneficio/rischio di tutti i medicinali
contenenti codeina utilizzati durante l’allattamento. La codeina è un alcaloide naturale
dell’oppio che agisce sul sistema nervoso centrale. E’ contenuta in specialità medicinali
dispensabili soltanto su prescrizione medica ed è indicata, in associazione con altri principi
attivi, per la sedazione della tosse e per il trattamento di affezioni dolorose acute e
croniche. Il profarmaco codeina viene trasformato nel metabolita attivo morfina tramite
l'enzima citocromo P450 (CYP2D6). A causa di variazioni genetiche, circa il 5,5% della
popolazione in Europa occidentale presenta un notevole aumento dell'attività dell'enzima
CYP2D6. Questi soggetti sono definiti "metabolizzatori ultrarapidi" ed in essi è più
probabile che si manifestino effetti indesiderati in seguito alla assunzione di codeina
poichè convertono codeina in morfina più velocemente ed in maggiori quantità.
Generalmente, se assunta a dosi terapeutiche, la codeina è escreta nel latte materno in
quantità clinicamente trascurabili ma nel caso di madri metabolizzatrici ultra-rapide che
allattano si può verificare un aumento delle concentrazioni di morfina nel sangue e nel
latte, con conseguente aumento del rischio di reazioni avverse nel neonato.
Un caso pubblicato sul Lancet ha descritto il decesso di un neonato allattato al seno
materno per intossicazione da morfina associata all'uso nella madre di dosi terapeutiche di
codeina. In questo caso la madre risultava al test di tipizzazione genetica una
metabolizzatrice ultra-rapida di codeina (Koren G, et al. Lancet 2006; 368:704.).
Contestualmente alla revisione del rapporto beneficio-rischio, attualmente in corso, l’AIFA
ritiene necessario richiamare l’attenzione dei medici su quanto segue:
・ prescrivere medicinali a base di codeina nelle donne che allattano, soltanto previa
attenta valutazione del rapporto rischio/beneficio, alle più basse dosi efficaci e per
brevi periodi di tempo,
・ tenere sotto stretto controllo le pazienti in allattamento che sono in terapia con
codeina ed i loro bambini,
・ informare le pazienti che allattano e che fanno uso di codeina sugli effetti collaterali tipici
degli oppioidi, che potrebbero comparire nel bambino (sonnolenza, difficoltà nella
suzione o nella respirazione, riduzione del tono muscolare e miosi) ed avvisarle di
segnalare al medico l’eventuale comparsa nel bambino di tali sintomi.
Fonte: http://www.agenziafarmaco.it/REGISTRAZIONE_FARMACO/registrazione_farmaco024.html
INCONTINENZA URINARIA NELLE
DONNE: REVISIONE SISTEMATICA
GLUCOSAMINA SULFATO
NELL’OSTEOARTRITE DELL’ANCA
In questa revisione sono stati analizzati gli
approcci non chirurgici della gestione
dell’incontinenza urinaria nelle donne.
Le conclusioni mostrano che il training
vescicale ed i farmaci anticolinergici
(oxibutina e tolterodina) sono efficaci,
mentre la duloxetina lo è in misura minore.
Mancano invece evidenze consistenti per
qualunque altro tipo di trattamento.
Gli studi inclusi nella revisione avevano
come outcome primario il controllo vescicale
a lungo termine ovvero il controllo al sesto
mese di follow-up.
La duloxetina non ha mostrato di essere più
efficace del placebo nelle donne con
incontinenza urinaria da stress, mentre in
associazione al training vescicale ha offerto
risultati migliori.
Gli anticolinergici sono risultati migliori del
placebo nell’incontinenza urinaria da vescica
iperattiva
e
l’effetto
collaterale
più
comunemente segnalato è stata la
secchezza delle fauci.
Esercizi del pavimento pelvico e della
vescica migliorano il controllo soprattutto se
eseguiti in associazione tra loro, mentre
l’elettrostimolazione, i dispositivi medici, la
terapia ormonale e gli agenti adrenergici
hanno dato risultati inconsistenti.
Secondo un recente studio condotto su
222 pazienti affetti da osteoartrite
dell’anca, la glucosamina solfato non
sarebbe efficace nel ridurre i sintomi e la
progressione della patologia.
Lo studio è stato condotto somministrando
per due anni una dose giornaliera di 1500
mg di glucosamina o placebo e valutando
eventuali differenze nel dolore e nella
funzionalità attraverso la scala di misura
WOMAC (Western Ontario and McMaster
University) e nello spazio articolare.
Dall’analisi dei punteggi del dolore e della
funzionalità non è emersa alcuna
differenza con il placebo e non si sono
evidenziate nemmeno differenze nello
spazio articolare.
Gli autori concludono quindi che la
glucosamina non è più efficace del
placebo nel modificare la progressione
sintomatica e radiografica dell’osteoartrite
dell’anca dopo due anni di trattamento
quotidiano, nonostante riconoscano alcuni
limiti dello studio come ad esempio il fatto
che il numero dei pazienti dei due gruppi
non fosse bilanciato, fattore questo che
rende difficile la corretta interpretazione
dei risultati.
Fonte: Shamliyan TA, Kane RL, Wyman J, Wilt TJ.
Systematic Review: Randomized, Controlled Trials
of Nonsurgical Treatments for Urinary Incontinence
in Women. Ann Intern Med. 2008
Fonte: Rozendaal RM, Koes BW, van Osch GJ,
Uitterlinden EJ. Effect of glucosamine sulfate on
hip osteoarthritis: a randomized trial. Ann Intern
Med. 2008;148(4):268-77
NESSUN BENEFICIO DELLA
PROFILASSI PROBIOTICA NELLA
PANCREATITE ACUTA GRAVE
La profilassi probiotica effettuata mediante
somministrazione enterale di differenti ceppi
probiotici in pazienti con pancreatite acuta al
fine di prevenire l’insorgenza di infezioni
complicate, non solo non ha dimostrato di
essere efficace, ma è risultata associata ad un
aumento del rischio di mortalità.
Lo studio ha incluso 298 pazienti randomizzati
alla
somministrazione
di
multi-probiotici
(Lactobacillus acidophilus, Lactobacillus casei,
Lactobacillus salivarius, Lactobacillus lactis,
Bifidobacterium bifidum e Bifidobacterium lactis)
e placebo.
L’endpoint primario dello studio era l’insorgenza
di infezioni complicate (necrosi pancreatica
infetta, sepsi, polmonite, urosepsi o ascite
infetta) durante il ricovero e nei 90 giorni
successivi. I risultati dello studio hanno
mostrato infatti che:
• le infezioni complicate hanno interessato il
30% dei pazienti in trattamento con i probiotici
vs il 28% di quelli con placebo
• il 16% dei pazienti nel gruppo con i probiotici
è deceduto vs il 6% del gruppo con placebo
• 9 pazienti del gruppo con i probiotici ha avuto
un’ischemia intestinale, che è risultata fatale
in 8 casi, mentre nessuno dei pazienti con
placebo è deceduto
Fonte: GH Besselink, HC Santvoort, E Buskens.
Probiotic prophylaxis in predicted severe acute
pancreatitis: a randomised, double-blind, placebo3
controlled trial. The Lancet 2008; 371:651-659
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MEDICINA E INFORMATICA
WEB 2.0 E MEDICINA: UNA INTRODUZIONE
Inizia con questo numero una collaborazione con il Dr. Eugenio Santoro del laboratorio di Informatica Medica, Dipartimento di Epidemiologia
dell’Isituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri”, peer affrontare alcuni dei nuovi orizzonti delle applicazioni di Internet in ambito medico. Il Dr.
Santoro oltre che autore di diversi articoli su riviste mediche e informatiche, nazionali e internazionali, di due volumi “Guida alla medicina in rete” e
“Internet in medicina: guida all’uso e applicazioni pratiche”, tiene anche corsi specifici sull’argomento. Speriamo fare cosa gradita ai lettori ospitare il
suo autorevole contributo su una tematica molto diffusa, ma nello stesso tempo molto controversa e piena di insidie.
I media si occupano ormai quasi ogni giorno del web 2.0. Se ne parla molto in televisione, sui quotidiani, sui settimanali; se ne parla (e sempre più
spesso lo si usa, qualche volta inconsapevolmente) in rete. La rivista Time è arrivata addirittura a dedicare al web 2.0 la sua prima pagina
decretando “You” (inteso come persona che partecipa e collabora in rete) persona dell’anno 2006. Ma cosa è esattamente il web 2.0?
La definizione forse più corretta è quella che la avvicina al mondo dell’ “open access”, inteso come luogo (virtuale) al quale chiunque può
liberamente accedere attraverso l’impiego di software gratuito al fine di condividere informazioni e collaborare per creare nuova conoscenza, e nel
quale gli utenti siano al tempo stesso produttori e fruitori dell’informazione. Ciò avviene grazie all’uso di strumenti innovativi tra i quali i più noti sono i
social network, i blog, i podcast, i wiki e i feed RSS.
Esempi di social network sono MySpace, YouTube, Flickr, SlideShare,
Wikipedia, cioè portali che permettono di condividere ogni sorta di
informazione (nell’ordine musica, filmati, immagini fotografiche,
diapositive, voci enciclopediche). I feed RSS (Really Simple
Syndication) e (in parte) i sistemi di podcasting sono comunemente
utilizzati dai portali che fanno informazione (quotidiani, settimanali,
radio, televisioni e portali generici) per distribuire più velocemente le
notizie in formato testo o nel formato audio e/o video. I wiki stanno poi
sostituendo le enciclopedie, specie quelle nel formato elettronico
(l’esempio più noto di wiki è proprio Wikipedia), grazie allo sforzo
collaborativo degli stessi utenti, mentre i blog permettono a chiunque
di costruire un diario elettronico personale, aperto, eventualmente, al
contributo di chiunque desideri partecipare con propri contributi.
Tali strumenti possono essere utili alla classe medica? Si, a giudicare
dalle applicazioni che negli ultimi due anni sono state sviluppate da
riviste mediche, società scientifiche, organizzazioni istituzionali e
università nel campo della formazione e dell’aggiornamento
professionale. Per esempio, i portali delle riviste mediche e quelli che
producono informazione scientifica hanno ormai affiancato i feed RSS
agli usuali sistemi di “e-alert” basati sulla posta elettronica per
segnalare ai lettori l’uscita di nuovi articoli e di nuove notizie. Inoltre, i
portali di alcune società scientifiche (e quelli di varie riviste
internazionali) hanno attivato sistemi di podcasting che permettono
agli iscritti di ricevere periodicamente in formato audio (o video), e
direttamente sui loro computer, approfondimenti su determinate
tematiche, interviste a esperti e le relazioni più significative presentate
ai congressi nazionali. Lo stesso Wikipedia sta diventando (a torto o a
ragione) un punto di riferimento per gli utenti in rete anche per gli
argomenti riguardanti la salute e la medicina, mentre nuove
enciclopedie mediche stanno per essere sviluppate seguendo un
analogo modello.
Stanno infine sviluppandosi social network nei quali i medici
appartenenti a una stessa community possono scambiarsi
informazioni sui casi clinici, cercare consigli per effettuare una
diagnosi e condividere le proprie conoscenze, ai quali si
contrappongono social network di pazienti e cittadini pronti a sfruttare
le potenzialità del mezzo per creare una massa critica, giudicare
medici e strutture sanitarie, e gestire/condividere i propri dati sanitari.
E poi ancora l’uso di blog, di YouTube e di SecondLife da parte di organi istituzionali e società scientifiche per informare i cittadini su piani sanitari
regionali, per avvicinarli alle biotecnologie o per lanciare campagne di sensibilizzazione su specifici argomenti sanitari.
Ce n’è abbastanza per iniziare a parlare di questi temi anche in Italia, per diffondere tra i medici l’uso di queste tecnologie e, in definitiva, per tentare
di colmare il divario che ci separa dagli Stati Uniti e dagli altri paesi europei. Anche perché, come illustrato in un editoriale apparso sull’ultimo
numero del 2007 del British Medical Journal, il web 3.0 sta per arrivare e promette ulteriori rivoluzioni, anche in ambito medico.
Bibliografia
1) Santoro E. Podcast, wiki e blog: il web 2.0 al servizio della formazione e dell’aggiornamento del medico. Recenti Progressi in Medicina
2007;98:484-94.
2) Giustini D. Web 3.0 and medicine. British Medical Journal 2007;335:1273-1274.
Nota:
Il prossimo 11 giugno, l’Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri” ha in programma, presso la propria sede di Milano, un corso dal
titolo “Il web 2.0 al servizio della formazione e dell'aggiornamento del medico”.
Per informazioni: Dr. Eugenio Santoro, [email protected], tel: 0239014562.
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Numero 16 - Febbraio 2008
Dalla parte dei cittadini
TUMORI GINECOLOGICI: FINALMENTE UN SITO DEDICATO
NOVITÁ on line un sito di informazione sui tumori ginecologici: www.fondazionemattioli.it.
Come nasce il sito?
Dal 1981, il Dipartimento di Oncologia
dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario
Negri ha attivato un’intensa collaborazione tra
ricercatori, medici e tecnici nel settore
dell’oncologia ginecologica e ha promosso
numerosi progetti di ricerca a livello nazionale
e internazionale. La ricerca si è particolarmente
focalizzata
sui
tumori
dell’ovaio,
che
rappresentano il sesto tipo di cancro più
comune nelle donne europee nonché la prima
causa di morte per tumore nella sfera genitale
femminile.
Che cosa è la Fondazione Mattioli?
Dal 1995, la Fondazione Nerina e Mario Mattioli ONLUS ha contribuito a sviluppare e catalizzare questa collaborazione interdisciplinare e favorire il rapido trasferimento di conoscenze tra laboratorio e clinica, nella speranza di ottenere benefici per
tutte le pazienti affette da tumori dell’apparato genitale femminile. Molteplici gli obiettivi:
 studiare le proprietà biologiche e biochimiche dei tumori dell’apparato genitale femminile, in particolare dei tumori
dell’ovaio; approfondire la conoscenza dei meccanismi che portano all’insorgenza e allo sviluppo di questi tumori;
 favorire lo sviluppo e l’applicazione di nuove strategie terapeutiche che permettano maggiore efficacia e minore
tossicità, quindi una migliore qualità della vita;
 promuovere ogni collaborazione nazionale ed internazionale perché i risultati della ricerca di base e della ricerca
clinica, accompagnati dalla valutazione della letteratura medico-scientifica, favoriscano il trasferimento nella
pratica dei risultati ottenuti e portino a migliorare la sopravvivenza e la qualità di vita.
A chi è rivolto il sito?
Il sito si rivolge alla popolazione in generale, in
particolare alle donne e alle pazienti. Il linguaggio che
si è voluto adottare è semplice ed immediato e può
essere segnalato come un sito di riferimento per
cercare informazioni corrette ed aggiornate. Su questa
tematica ci sono siti molto interessanti per i paesi
anglosassoni ma in Italia mancava una fonte di
informazione specifica. Il sito, essendo nato da poco,
presenta alcune sezioni ancora in preparazione o da
completare.
Il sito è coordinato da un gruppo multidisciplinare cui
fanno parte ricercatori, clinici e consumers.
Cosa si trova sul sito?
Sul sito si trovano informazioni sull’apparato genitale
femminine, informazioni sul vaccino HPV, sui tumori
dell’apparato genitale femminile, ovaio, utero o
endometrio, collo dell’utero; inoltre si invitano le
persone a scrivere la propria storia di malattia per
aiutare attraverso la propria esperienza tante altre
donne. Naturalmente sul sito si trovano anche
informazioni sulla Fondazione Mattioli e su come
sostenere la sua attività a favore della ricerca in
oncologia.
Per ulteriori informazioni:
[email protected], [email protected]
A cura di
Paola Mosconi - Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri
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Numero 16 - Febbraio 2008
Per approfondire…
Le iniziative di formazione
Interazioni tra farmaci:
una valutazione della loro rilevanza clinica
Sala Lombardia ASL di Bergamo
Via Gallicciolli, 4
1 aprile 2008 dalle 9.00 alle 13.00
Per informazioni/iscrizioni: tel 035/4535313 Villa Camozzi -Ranica
La prescrizione di FANS e IPP nel rispetto
dell’appropriatezza e della continuità terapeutica
ospedale-territorio
Sala Lombardia ASL di Bergamo
Via Gallicciolli, 4
23 aprile 2008 dalle 9.30 alle 13.00
“Spazio Aperto”
all'informazione dell'Industria
Il
Dipartimento
Funzionale
Interaziendale
di
Farmacologia Clinica degli Ospedali Riuniti di Bergamo,
in condivisone con la Direzione Aziendale, dal mese di
giugno del 2005 ha istituito presso i locali dell'USC
Farmacia un momento di incontro e dibattito settimanale con
l'Informazione dell'Industria (farmaci e dispositivi medici)
dove il personale sanitario (Medici, Infermieri, Farmacisti
dell'Ospedale e del Territorio) può accedere in modo libero e
collegiale.
L'iniziativa "spazio aperto" all'informazione dell'industria si
tiene presso la sala riunioni dell'USC Farmacia.
Gli incontri del mese di marzo si svolgeranno nei giorni:
5 - 12 - 19 - 26
dalle 16,00 alle 17,30
Per informazioni/iscrizioni: tel 035/385253
Piano Formativo Aziendale 2008
per MMG e PLS
I semestre 2007
Per informazioni prendere contatti con il Dipartimento Cure
Primarie e Comunità Assistenziale ASL Bergamo
Per ulteriori informazioni e per conferma degli
appuntamenti si può contattare la Segreteria dell'USC
Farmacia (Tel. 035-269737)
BACHECA DEI SITI INTERNET UTILI
CLINICAL EVIDENCE: LA RISORSA ON-LINE SUI RISULTATI DELLE RICERCHE CLINICHE
http://www.clinicalevidence.com (In inglese)
Clinical Evidence è un sito, edito dal BMJ Publishing Group, che rappresenta, per completezza e aggiornamento, una delle
migliori risorse disponibili on-line sui risultati delle ricerche cliniche. Il suo obiettivo è quello di promuovere la decisioni informate
in medicina.
Il sito indicizza lo stato dell’arte sulle prove di efficacia (o la mancanza di) di oltre 2000 trattamenti e 200 condizioni, scelte tra
quelle più importanti o comuni nella pratica clinica e nell’ospedalizzazione.
I riassunti pubblicati in Clinical Evidence sono il risultato di un rigoroso processo che garantisce la loro credibilità e rilevanza per
la pratica clinica. Il lavoro di revisione viene svolto analizzando migliori revisioni sistematiche di studi randomizzati controllati
della letteratura scientifica: la Cochrane Library, Medline, Embase e, saltuariamente, database elettronici.
Lo scopo è quello di valutare rischi e benefici degli interventi preventivi e terapeutici, facendo il punto sui risultati che riguardano i
pazienti. Gli argomenti sono scelti in funzione della loro rilevanza nella pratica clinica, in collaborazione con medici clinici e
gruppi di pazienti.
I contenuti del sito sono consultabili dopo registrazione, a pagamento.Interessante è la sezione Resources (liberamente
accessibile) che pubblica una serie di strumenti e risorse utili per la comprensione e l’applicazione della evidence-based
medicine.
Fonte: http://www.partecipasalute.it
Riferimenti utili per l’informazione indipendente sul farmaco
E’ possibile avere informazioni indipendenti sui principali problemi nell’uso razionale dei farmaci
contattando gratuitamente i seguenti Servizi di Informazione sul Farmaco:
Per l’uso dei farmaci in gravidanza:
- Unità di Tossicologia Clinica - Centro Antiveleni AO Ospedali Riuniti di Bergamo.
Numero Verde 800 88.33.00
Per l’uso dei farmaci in età pediatrica:
- Centro di Informazione sul Farmaco e la Salute, Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri” di
Milano (dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 15).
Telefono 02.3900.5070
Per l’uso dei farmaci negli anziani:
- Servizio di Informazione sull’uso dei Farmaci nell’Anziano, Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario
Negri” di Milano (dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 17).
Telefono 02.3570319
Questo numero è stato redatto a cura di Alessandro Nobili, Luca Pasina, Paola Mosconi, Maurizio Bonati, Cinzia Colombo,
Eugenio Santoro - Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri” di Milano.
Si ringraziano tutti coloro che hanno contribuito a questo numero inviando o segnalando notizie e documentazione.
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