Brevi note sulle principali strategie lessicali e strutturali del parlato di

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Brevi note sulle principali strategie lessicali e strutturali del parlato di
Brevi note sulle principali strategie lessicali e strutturali del
parlato di quattro lingue romanze (italiano, francese,
portoghese e spagnolo): dati dal corpus C-ORAL-ROM.1
Emanuela Cresti
LABLITA –Dipartimento di italianistica di Firenze
1. Premessa
L’analisi delle basi dati di C-ORAL-ROM 2 consentono di presentare, forse
per la prima volta, alcune caratteristiche fondamentali, derivate
dall’osservazione e dalle misurazioni sia automatiche che manuali di
corpora, delle principali lingue parlate romanze (Moneglia 2004), e di
proporre confronti sia tra di esse che all’interno della loro variazione
sociolinguistica (Berruto 1993, Biber 1995). Se infatti una ormai secolare
tradizione di studi (Dietz 1836-43) ha messo a disposizione del mondo
scientifico descrizioni ampie e rigorose di ciascuna di tali lingue, come
anche lavori comparativi tra le stesse, a nostra conoscenza nessuno di
1
Una versione più ampia, in lingua inglese, degli argomenti trattati nel presente
contributo fa parte del VI° capitolo del volume Cresti e Moneglia (eds) (in stampa).
2
Il Progetto C-ORAL-ROM “Integrated reference corpora for spoken romance
languages”, (V° Programma Quadro, IST, 2001-03), coordinato da E. Cresti e M.
Moneglia, è stato realizzato da un consorzio di importanti istituzioni europee nel settore
(Università di Firenze (LABLITA, Dipartimento di Itanianistica) (coordinazione);
Université de Provence (Description linguistique Informatizée sur Corpus); Universidad
Autónoma de Madrid (Departemento de linguistica Lenguas modernas, logica y
filosofia de la ciencia. Laboratorio de Lingüística Informática ); Fundação da
Universidade de Lisboa (Centro de Linguística da Universidade de Lisboa); Instituto
Cervantes (Oficina del Español en la Sociedad de la Información); European Language
Association Agency SARL (ELDA); Istituto Trentino di Cultura (Centro per la ricerca
scientifica e tecnologica); Pitch Instruments France SARL). Il Progetto, completato nel
giugno 2004, ha permesso la costituzione di un corpus multimediale, comparabile, di
parlato delle quattro principali lingue romanze (italiano, francese, portoghese,
spagnolo). Le basi di dati (più di 30 h di registrazioni per ciascuna lingua, per
complessive 1.300.000 parole di trascrizione, con allineamento testo/ suono su base di
enunciato) sono distribuite, in forma non compressa, a fini industriali per lo sviluppo
delle tecnologie del linguaggio da ELDA e per fini di ricerca scientifica, in forma
compressa su DVD, da parte dell’editore Benjamins, unitamente ad un volume di studi.
Per una presentazione dettagliata del progetto si veda M. Moneglia in questo volume e il
sito web dedicato.
2
questi era né rivolto allo studio specifico della varietà parlata né desunto da
un corpus rappresentativo della sua variazione sociolinguistica. 3
Passeremo in rassegna da un lato quelli che potremmo chiamare gli
aspetti macroscopici del parlato (strategie del lessico e della struttura
testuale), visti in complesso per le quattro lingue romanze (da qui in avanti
QLR),4 ma anche la variazione di ciascuno di essi a seconda della comune
composizione sociolinguistica dei corpora, cercando di evidenziare le
tendenze condivise in ambito romanzo.
2. Strategie lessicali
Molto brevemente, i nostri dati confermano le ipotesi tradizionalmente
avanzate dalla letteratura sulla diversa consistenza e organizzazione del
lessico del parlato rispetto allo scritto (Halliday 1985, Voghera e Laudanna
2004). I suoi caratteri salienti appaiono:
a) bassa densità lessicale;
b) prevalenza dei verbi rispetto ai nomi.
Il primo punto può essere evidenziato dalla proporzione intercorrente tra
parole semanticamente “piene” e parole grammaticali, ivi compresi le
interiezioni e i segnali discorsivi. Per l’italiano tale rapporto può essere così
quantificato: 5
(nomi 19,52%, verbi 19,80%, aggettivi qualificativi 3,83%, avverbi
lessicali 3,26%) tot. 46,41%
(avverbi 8,11%, aggettivi e pronomi 14,92%, articoli 7,46%,congiunzioni
7,68%, preposizioni 11,46%, interiezioni 1,56%, non linguistico 2,40%)
tot. 53,59%
Per il secondo punto, la cui consistenza sembrava messa in dubbio dai dati
forniti da Biber (1999) per l’inglese parlato, in cui tra le due classi lessicali
3
Per una descrizione del corpus design di C-ORAL-ROM si veda ancora Cresti e
Moneglia cit.
4
Per ragioni di spazio se una certa caratteristica è comune per esempio a italiano,
portoghese e spagnolo, il riferimento ad essi è IPS, ovvero i diversi raggruppamenti
entro le quattro lingue romanze sono indicati con la sequenza delle iniziali maiuscole
delle lingue interessate.
5
Ringraziamo A. Panunzi per i dati fornitici: sono tratti dalla sua ricerca dottorale,
svolta in LABLITA e dedicata allo studio del lessico del parlato italiano.
3
quella dei nomi sarebbe anche se di poco prevalente, i dati per le QLR
evidenziano in modo chiaro una prevalenza dei verbi. Si veda la Tabella 1.
Corpus
Italiano
Francese
Portoghese
Spagnolo
Nomi
19,51%
15,90 %
15,31%
13, 40%
Verbi
19,80%
18,60%
18,09%
17,12%
Tabella 1. Nomi vs Verbi nei corpora C-ORAL-ROM
La disparità dei valori percentuali delle due classi lessicali nelle QLR è in
gran parte dovuta ai diversi software usati da ciascuna delle équipés
nazionali per l’etichettamento morfosintattico automatico, secondo proprie
tradizioni e strumentazioni a disposizione. Tali programmi, che sono stati
sviluppati e perfezionati per i corpora di lingua scritta, sono ancora in una
fase sperimentale per quanto concerne il parlato e soprattutto quello
spontaneo, come è il caso della nostra risorsa. In particolare per quanto
riguarda l’italiano, ricerche attualmente in corso permettono di anticipare
che la valutazione dei Nomi appare sovrastimata. Essa dovrà essere ridotta
di qualche punto percentuale, portando ad un risultato che evidenzierà da
un lato in maniera molto più netta lo scarto tra Verbi e Nomi e dall’altro
condurrà ad una maggiore vicinanza con i dati delle altre lingue romanze.
Indipendentemente da tali considerazioni, ed anzi nonostante esse, continua
ad essere pienamente confermato uno scarto in favore dei Verbi per le
QLR.
2.1. La variazione lessicale del rapporto Nomi-Verbi
Per poter apprezzare in maniera chiara la variazione della ratio nomi-verbi,
come della maggior parte dei fenomeni morfo-sintattici e strutturali, è stato
necessario ridurre la complessità dell’organigramma del corpus, sulla base
del quale la raccolta delle diverse risorse nazionali è stata compiuta, ad uno
schema di soli 6 “nodi” di classificazione. Essi permettono di cogliere linee
molto generali di variazione della lingua parlata che sono apprezzabili solo
se vengono chiaramente distinti in primo luogo i testi prodotti faccia a
faccia da quelli tramessi. All’interno dei due raggruppamenti primari
devono poi essere fatte ulteriori distinzioni riguardanti, per i testi naturali,
la informalità o formalità, che a loro volta devono essere distinte a seconda
4
del tipo di evento comunicativo dialogico e conversazionale di contro ad
uno monologico.6 Per i testi trasmessi, poi, è necessaria una distinzione tra
quelli telefonici (tendenzialmente simili ai testi informali dialogici, ma con
forti peculiarità) e quelli radio-televisi che presentano aspetti misti
all’interno di un quadro in complesso più vicino alla formalità; in
particolare il lessico è a prevalenza nominale ed è presente un maggiore
livello di strutturazione sintattica, unito però ad un’alta frequenza di
fenomeni di brachilogia e di enunciati privi di verbo. Lo schema è il
seguente: Informale dialogico – Informale monologico- Formale dialogicoFormale monologico- Media- Telefono
FIFURA 1.
6
Vorremmo accennare al fatto che nel parlato spontaneo ciò che viene classificato
come monologico, lo è pienamente solo in casi specifici e tutto sommato marginali
(conferenze non lette), in genere però i racconti, le descrizioni, le spiegazioni, che sono
considerati monologici, vedono un parlante tenere la battutta dialogica a lungo e con un
ruolo predominante, ma sono in ogni caso interrotte, magari brevemente, dalla presa di
parola di altri interlocutori, che raramente sono del tutto muti.
5
Nella FIGURA 1 è possibile apprezzare la variazione sistematica lungo i 6
nodi della percentuale dei Verbi e dei Nomi.
Se non consideriamo i nodi del trasmesso, che portano una sorta di
rumore nei valori percentuali, possiamo osservare che esiste una tendenza
molto regolare per l’italiano, ma sostanzialmente confermata da FPS, di
presenza massima dei Verbi nel nodo Informale dialogico e di una loro
diminuzione lineare fino a raggiungere il punto più basso nel nodo Formale
monologico. Fa riscontro ad essa la tendenza inversa dell’andamento dei
Nomi con una presenza minima nell’Informale dialogico ed una punta
massima nel Formale monologico.
La composizione lessicale sembra quindi essere fortemente
caratterizzata dai tratti della maggiore o minore formalità unitamente al
tratto dell’alternanza dialogica.
3 Strategie strutturali
3.1. L’enunciato e la sua articolazione
Diversamente dagli aspetti appena visti caratterizzanti il lessico, l’indagine
sulle strategie di costruzione testuale porta a trattare un livello di
organizzazione della lingua superiore a quello della parola, rimandando alla
tanto dibattuta questione delle unità di riferimento del parlato. Riportiamo
succintamente il nostro quadro di riferimento. 7
L’unità di strutturazione della lingua parlata è l’enunciato, definito
come ogni espressione che sia interpretabile pragmaticamente, ovvero con
la quale venga compiuto un atto illocutivo (Austin1962), e la cui marca
formale di identificazione è un pattern prosodico (‘t Hart et alii 1990) che
ne opera la demarcazione nel continuum fonico.
L’enunciato, inoltre, non è un’unità monolitica, ma corrisponde ad un
pattern di unità d’informazione. La sua composizione non è fondata, come
proposto dalla letteratura, sulla progressione da informazioni note (o
presuppposte o di periferia o non rilevanti) a informazioni nuove (o focali o
7
Non è questa la sede per descrivere e dare conto delle nostre scelte. Rimandiamo al
sito web di LABLITA, dove sono raccolte sotto forma di preprint elettronici molte delle
pubblicazioni prodotte negli ultimi anni dai ricercatori che vi afferiscono. Ricordo
inoltre una prima formulazione della teoria della lingua in atto (Cresti 1987), il volume
Cresti 2000, e la pubblicazione di C-ORAL-ROM (Cresti e Moneglia ), di cui è attesa la
pubblicazione entro il 2004.
6
centrali o rilevanti). Essa si fonda sulla necessaria realizzazione di un’unità
d’informazione (comment) che compia un’illocuzione (e quindi sia
automaticamente nuova, focale, centrale e rilevante), e su quella di altre
unità d’informazione opzionali (e quindi automaticamente di sfondo) ad
essa correlate secondo funzionalità ausiliare di tipo diverso (topic,
appendice, inciso, introduttore locutivo, fatico, allocutivo, conativo).
Il pattern prosodico serve a segnalare ogni unità d’informazione
tramite unità tonali di tipo specifico, in maniera tendenzialmente biunivoca.
Le unità tonali fanno parte di uno stesso programma melodico, così come le
diverse unità d’informazione fanno parte di uno stesso pattern informativo,
ovvero di un enunciato.
La nostra proposta evidentemente ha implicazioni teoriche ed
euristiche rilevanti. Vorremmo evidenziare solamente che, sebbene
l’enunciato non abbia nel nostro quadro definizione sintattica, ma
pragmatica, ciononostante esso continua ad essere identificabile (tramite
intonazione) e di conseguenza ad essere descrivibile morfo-sintatticamente.
L’enunciato, che costituisce la base tradizionale di analisi dei testi di
LABLITA, con il progetto C-ORAL-ROM è stato applicato in maniera
sistematica a tutto il corpus romanzo ed è in relazione ad esso che
presentiamo alcune caratteristiche tipiche della struttura parlata.
3.2. Caratteristiche di strutturazione testuale
All’interno del quadro teorico della lingua in atto e sulla base di una lunga
esperienza di osservazione della lingua parlata, le caratteristiche primarie di
strutturazione devono essere ricercate in alcuni tratti e nelle loro possibili
combinazioni:
1) presenza o meno di un verbo nell’enunciato, che schematicamente
indichiamo come enunciato verbale vs non verbale;
2) pattern informativo semplice (una sola unità d’informazione) o
articolato (più unita d’informazione);
3) quattro tipologie strutturali di enunciato derivanti dalla combinazione
dei due tratti precedenti (composto verbale; semplice nominale;
semplice verbale; composto nominale).
7
Motivi di spazio impediscono di poter trattare anche succintamente il punto
3), relativo alle quattro tipologie strutturali di enunciato, per l’illustrazione
delle quali rimandiamo a Cresti e Moneglia (in stampa).
3.3. La verbalità degli enunciati
Le ricerche condotte sul carattere della verbalità hanno confermato in
maniera puntuale il dato già presente in Biber et alii (1999), secondo il
quale il 38% delle unità prese a riferimento per la lingua parlata (C-unit)
risultano prive di struttura di clausola (e quindi di verbo). E’ interessante
notare che tale risultato, che è stato ottenuto con un’accurata analisi morfosintattica del vasto corpus di riferimento di inglese parlato, coincida
quantitativamente e sia ampiamente comparabile quanto a caratteristiche
morfo-sintattiche con quello del corpus romanzo, le cui unità di riferimento
(enunciati) sono stati identificati invece attraverso il riconoscimento
percettivo dei loro pattern prosodici.
La Tabella 2 presenta i risultati per le QLR:
Corpus
Italiano
Francese
Portoghese
Spagnolo
en. verbali
61,86%
74,9% %
63,40%
62,77%
en. non verbali
38,14%
24,14%
36,60%
37,23%
Tabella 2. Enunciati verbali e non verbali nei corpora C-ORAL-ROM
Più di un terzo degli enunciati manca di un verbo, il dato è sicuramente uno
dei caratteri “sintattici” più rilevanti del parlato. 8
Da ricerche condotte da Scarano (2004), conosciamo anche quale sia
la composizione morfosintattica e lessicale di tali enunciati “nominali” per
l’italiano parlato:
8
Il corpus francese in questo caso, e in tutti quelli concernenti l’unità di enunciato,
presenta dati percentuali discordanti. Lo scarto di questa lingua, che sicuramente è la
più “diversa” tra quelle romanze, non appare però giustificato da differenze oggettive
così marcate. Esso sembra più da imputare al modo d’identificazione degli enunciati (in
prima istanza su base di pausa e non di pattern prosodico), impiegato dall’équipé
francese.Tutti i dati francesi che non fanno riferimento all’identificazione
dell’enunciato, infatti, risultano pienamente comparabili con quelli delle altre lingue
romanze. In ogni caso anche con tale diverso criterio un quarto degli enunciati continua
ad essere privo di verbo.
8
frasi nominali 1,56%, avverbi 38,12%, SN 24,80%, interiezioni 19,90%,
SPr. 8,19%, SAg. 7,43%
Solo una piccola percentuale, dunque, è costituita da vere frasi nominali
(ieri niente), per il resto tali enunciati corrispondono a semplici espressioni,
come avverbi (in particolare affermativi e negativi), interiezioni, ma anche
aggettivi, gruppi nominali e preposizionali. Questo non ci può stupire,
perché la comunicazione parlata, oltre ad essere motivata da principi di
economia e supportata dall’“appoggio contestuale”, che permette ellissi e
brachilogie, è fondata sul compimento di azioni comunicative, in gran parte
veicolate dall’intonazione. 9 Per la loro realizzazione è sufficiente un
“materiale” linguistico anche molto ridotto. Che cosa meglio di un sì per
siglare un accordo o una conferma o una risposta positiva?10
3.3.1. La variazione del tratto verbale
Nella FIGURA 2 sono rappresentate le variazioni della caratteristica
verbale degli enunciati secondo il corpus design di 6 nodi.
9
Ricerche condotte in LABLITA hanno permesso la formulazione di una nuova
tassonomia dell’illocuzione, fondata sull’analisi di grandi corpora di parlato (Cresti e
Firenzuoli1999), e all’identificazione di un repertorio di forme intonative di valore
illocutivo (Firenzuoli 2003).
10
Forse può apparire contraddittorio che il parlato, caratterizzato a livello di lessico in
maniera preponderante da forme verbali, presenti poi una così alta percentuale di
enunciati privi di verbo. La distinzione dei due livelli (lessicale e di struttura) se ha
permesso di evidenziare diverse strategie, non oscura tuttavia il fatto che uno stesso
fondamento interattivo nel lessico privilegia i verbi per esprimere azioni e nella
morfosintassi si contenta di qualsiasi espressione adatta e sufficiente alla realizzazione
di una certa illocuzione.
9
FIGURA 2
Non è facile evidenziare dai precedenti istogrammi una tendenza che
accomuni l’andamento della variazione del tratto verbale degli enunciati,
così come avevamo fatto per la ratio nomi-verbi nel lessico. Tuttavia,
escludendo ancora i nodi del trasmesso, possiamo scoprire una regolarità
“incrociata” dipendente dall’associazione dei due tratti della formalità e
dell’evento comunicativo lungo una progressione così strutturata:
Informale dialogico- Formale dialogico- Informale monologico- Formale
monologico
Seguendo tale scala, risulta che il massimo della concentrazione di
enunciati nominali è rintracciabile nel nodo Informale dialogico, con una
progressiva diminuzione verso il nodo Formale dialogico, seguito
dall’Informale monologico per raggiungere il livello minimo nel Formale
monologico, mentre in modo parallelo ma inverso vediamo che il minimo
degli enunciati verbali è nell’Informale dialogico con una crescita
significativa e il massimo nel nodo Formale monologico. Il verbo mostra
dunque di essere il nucleo primario di costruzione testuale della lingua, 11
mentre qualunque espressione lessicale, purché semanticamente piena, può
costituire un supporto adeguato per l’espressione dell’illocuzione o lo
svolgimento di una qualche funzione informativa, che sono le finalità
fondanti la comunicazione parlata. Ancora una volta l’italiano mostra la
11
Per la centralità del verbo nella costruzione sintattica e in particolare per il suo rilievo
nel parlato ricordiamo l’approche pronominal, sviluppato da Cl. Blanche-Benveniste
(1990) e dai ricercatori del GARS (Università de Provence).
10
maggiore regolarità, ma la tendenza è confermata anche da portoghese e
spagnolo.
3.5. L’articolazione degli enunciati
Per quanto riguarda il carattere della semplicità o articolazione del pattern
informativo, in tre lingue IPS, abbiamo una tendenziale prevalenza dei
pattern informativi articolati rispetto a quelli semplici, anche se nello
spagnolo si presenta una sostanziale equilibrio tra i due tipi di enunciato,
con una differenza veramente minima. 12 La Tabella 3 presenta i valori
percentuali per le QLR di enunciati semplici e articolati.
Tabella 3
Corpus
Italiano
Francese
Portoghese
Spagnolo
en. articolati
57,12%
38,50%
53,20%
50,08%
en. semplici
42,88%
61,50%
46,80%
49,92%
Tabella3. Enunciati articolati e semplici nei corpora C-ORAL-ROM
Non ci deve trarre in inganno, tuttavia, la lieve maggioranza degli enunciati
articolati in IPS, perché il dato più significativo per la caratterizzazione del
parlato è invece che quasi la metà degli enunciati corrispondono a pattern
informativi semplici, ovvero composti da una sola unità d’informazione,
ovviamente un comment dedicato al compimento dell’illocuzione di
enunciato. Dal momento che le unità tonali non possono avere lunghezza
illimitata - esisterebbe una buona regola per l’italiano di limite
endecasillabico – l’unità di comment, scandita dall’unica unità tonale del
pattern prosodico, ha scarso spazio sillabico per svolgere un qualsiasi tipo
di costruzione complessa. Già abbiamo visto che almeno uno ogni tre
enunciati è privo di una forma verbale, a ciò dobbiamo aggiungere che uno
ogni due enunciati è comunque breve e quindi poco strutturato.
Caratteristica del parlato sembra, dunque, quella di un susseguirsi di
enunciati sintatticamente poco complessi, ma che consentono una continua
mutazione azionale. La letteratura ha spesso tacciato tale aspetto di
12
Per lo scarto del francese abbiamo già detto in nota 8. Si consideri, però, come per
quanto riguarda la caratteristica dell’articolazione la diversa identificazione delle unità
porti ad un rovesciamento di proporzione.
11
frammentazione, evidentemente prendendo come termine di paragone la
lingua scritta, che ha finalità informative e modalità esecutive
completamente diverse. Se la valutazione del parlato viene condotta solo
sulle sue trascrizioni e l’audio con l’intonazione, che permette la
demarcazione delle unità, l’apprezzamento dei valori funzionali e
l’interpretabilità pragmatica, viene ignorato, quello che resta può apparire
in effetti una specie di povero e caotico canovaccio teatrale, che in
confronto ad un qualsiasi testo scritto può essere stigmatizzato solo in
termini negativi.
3.5.1. La variazione del tratto articolazione
La variazione del tratto semplicità o articolazione dell’enunciato per le
QLR è la seguente, come riportato in FIGURA 3
FIGURA 3.
Una certa regolarità di variazione può essere ancora apprezzata solo
facendo riferimento ad una scala incrociata, come quella proposta per il
carattere della verbalità. Da essa risulta un valore massimo di semplicità
nel nodo Informale dialogico con una diminuzione sistematica verso il
nodo Formale fonologico, e parallelamente un valore minimo degli
enunciati articolati nel nodo Informale dialogico con aumento verso il
12
Formale fonologico. Anche in questo caso l’italiano mostra una maggiore
regolarità delle altre lingue romanze. 13
4. Conclusioni
A conclusione della succinta esposizione dei dati, ci sembra rilevante
sottolineare da un lato la conferma delle ipotesi classiche sulla
composizione del lessico parlato (bassa densità lessicale; prevalenza dei
verbi rispetto ai nomi), ma anche il loro arricchimento dovuto alla scoperta
di tendenze regolari della variazione nelle QLR. Dall’altro, invece, è giusto
mettere in risalto aspetti finora mai considerati della strutturazione testuale
parlata (il carattere verbale o non verbale degli enunciati; quello della loro
articolazione informativa o semplicità), che si possono apprezzare, anche
quantitativamente, solo a condizione però di una definizione pragmatica e
intonativa dell’enunciato stesso. Anche per tali aspetti emergono linee di
variazione sistematica, in gran parte simili per le QLR.
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Amsterdam: Benjamins.
13
La maggiore regolarità dell’italiano non si spiega con meriti particolari della nostra
lingua, ma con il fatto che, essendo l’équipé italiana quella che ha ideato e coordinato il
progetto C-ORAL-ROM, il suo corpus si è attenuto in maniera più stretta al modello di
raccolta. Questo ha indirettamente mostrato, però, anche la bontà del corpus design e
quanto esso sia rilevante per la comparabilità e la documentazione della variazione.
13
Dietz, F. 1836-43. Grammatik der romanischen Sprachen. 3 vol. Bonn:
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