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Brevi note sulle principali strategie lessicali e strutturali del parlato di quattro lingue romanze (italiano, francese, portoghese e spagnolo): dati dal corpus C-ORAL-ROM.1 Emanuela Cresti LABLITA –Dipartimento di italianistica di Firenze 1. Premessa L’analisi delle basi dati di C-ORAL-ROM 2 consentono di presentare, forse per la prima volta, alcune caratteristiche fondamentali, derivate dall’osservazione e dalle misurazioni sia automatiche che manuali di corpora, delle principali lingue parlate romanze (Moneglia 2004), e di proporre confronti sia tra di esse che all’interno della loro variazione sociolinguistica (Berruto 1993, Biber 1995). Se infatti una ormai secolare tradizione di studi (Dietz 1836-43) ha messo a disposizione del mondo scientifico descrizioni ampie e rigorose di ciascuna di tali lingue, come anche lavori comparativi tra le stesse, a nostra conoscenza nessuno di 1 Una versione più ampia, in lingua inglese, degli argomenti trattati nel presente contributo fa parte del VI° capitolo del volume Cresti e Moneglia (eds) (in stampa). 2 Il Progetto C-ORAL-ROM “Integrated reference corpora for spoken romance languages”, (V° Programma Quadro, IST, 2001-03), coordinato da E. Cresti e M. Moneglia, è stato realizzato da un consorzio di importanti istituzioni europee nel settore (Università di Firenze (LABLITA, Dipartimento di Itanianistica) (coordinazione); Université de Provence (Description linguistique Informatizée sur Corpus); Universidad Autónoma de Madrid (Departemento de linguistica Lenguas modernas, logica y filosofia de la ciencia. Laboratorio de Lingüística Informática ); Fundação da Universidade de Lisboa (Centro de Linguística da Universidade de Lisboa); Instituto Cervantes (Oficina del Español en la Sociedad de la Información); European Language Association Agency SARL (ELDA); Istituto Trentino di Cultura (Centro per la ricerca scientifica e tecnologica); Pitch Instruments France SARL). Il Progetto, completato nel giugno 2004, ha permesso la costituzione di un corpus multimediale, comparabile, di parlato delle quattro principali lingue romanze (italiano, francese, portoghese, spagnolo). Le basi di dati (più di 30 h di registrazioni per ciascuna lingua, per complessive 1.300.000 parole di trascrizione, con allineamento testo/ suono su base di enunciato) sono distribuite, in forma non compressa, a fini industriali per lo sviluppo delle tecnologie del linguaggio da ELDA e per fini di ricerca scientifica, in forma compressa su DVD, da parte dell’editore Benjamins, unitamente ad un volume di studi. Per una presentazione dettagliata del progetto si veda M. Moneglia in questo volume e il sito web dedicato. 2 questi era né rivolto allo studio specifico della varietà parlata né desunto da un corpus rappresentativo della sua variazione sociolinguistica. 3 Passeremo in rassegna da un lato quelli che potremmo chiamare gli aspetti macroscopici del parlato (strategie del lessico e della struttura testuale), visti in complesso per le quattro lingue romanze (da qui in avanti QLR),4 ma anche la variazione di ciascuno di essi a seconda della comune composizione sociolinguistica dei corpora, cercando di evidenziare le tendenze condivise in ambito romanzo. 2. Strategie lessicali Molto brevemente, i nostri dati confermano le ipotesi tradizionalmente avanzate dalla letteratura sulla diversa consistenza e organizzazione del lessico del parlato rispetto allo scritto (Halliday 1985, Voghera e Laudanna 2004). I suoi caratteri salienti appaiono: a) bassa densità lessicale; b) prevalenza dei verbi rispetto ai nomi. Il primo punto può essere evidenziato dalla proporzione intercorrente tra parole semanticamente “piene” e parole grammaticali, ivi compresi le interiezioni e i segnali discorsivi. Per l’italiano tale rapporto può essere così quantificato: 5 (nomi 19,52%, verbi 19,80%, aggettivi qualificativi 3,83%, avverbi lessicali 3,26%) tot. 46,41% (avverbi 8,11%, aggettivi e pronomi 14,92%, articoli 7,46%,congiunzioni 7,68%, preposizioni 11,46%, interiezioni 1,56%, non linguistico 2,40%) tot. 53,59% Per il secondo punto, la cui consistenza sembrava messa in dubbio dai dati forniti da Biber (1999) per l’inglese parlato, in cui tra le due classi lessicali 3 Per una descrizione del corpus design di C-ORAL-ROM si veda ancora Cresti e Moneglia cit. 4 Per ragioni di spazio se una certa caratteristica è comune per esempio a italiano, portoghese e spagnolo, il riferimento ad essi è IPS, ovvero i diversi raggruppamenti entro le quattro lingue romanze sono indicati con la sequenza delle iniziali maiuscole delle lingue interessate. 5 Ringraziamo A. Panunzi per i dati fornitici: sono tratti dalla sua ricerca dottorale, svolta in LABLITA e dedicata allo studio del lessico del parlato italiano. 3 quella dei nomi sarebbe anche se di poco prevalente, i dati per le QLR evidenziano in modo chiaro una prevalenza dei verbi. Si veda la Tabella 1. Corpus Italiano Francese Portoghese Spagnolo Nomi 19,51% 15,90 % 15,31% 13, 40% Verbi 19,80% 18,60% 18,09% 17,12% Tabella 1. Nomi vs Verbi nei corpora C-ORAL-ROM La disparità dei valori percentuali delle due classi lessicali nelle QLR è in gran parte dovuta ai diversi software usati da ciascuna delle équipés nazionali per l’etichettamento morfosintattico automatico, secondo proprie tradizioni e strumentazioni a disposizione. Tali programmi, che sono stati sviluppati e perfezionati per i corpora di lingua scritta, sono ancora in una fase sperimentale per quanto concerne il parlato e soprattutto quello spontaneo, come è il caso della nostra risorsa. In particolare per quanto riguarda l’italiano, ricerche attualmente in corso permettono di anticipare che la valutazione dei Nomi appare sovrastimata. Essa dovrà essere ridotta di qualche punto percentuale, portando ad un risultato che evidenzierà da un lato in maniera molto più netta lo scarto tra Verbi e Nomi e dall’altro condurrà ad una maggiore vicinanza con i dati delle altre lingue romanze. Indipendentemente da tali considerazioni, ed anzi nonostante esse, continua ad essere pienamente confermato uno scarto in favore dei Verbi per le QLR. 2.1. La variazione lessicale del rapporto Nomi-Verbi Per poter apprezzare in maniera chiara la variazione della ratio nomi-verbi, come della maggior parte dei fenomeni morfo-sintattici e strutturali, è stato necessario ridurre la complessità dell’organigramma del corpus, sulla base del quale la raccolta delle diverse risorse nazionali è stata compiuta, ad uno schema di soli 6 “nodi” di classificazione. Essi permettono di cogliere linee molto generali di variazione della lingua parlata che sono apprezzabili solo se vengono chiaramente distinti in primo luogo i testi prodotti faccia a faccia da quelli tramessi. All’interno dei due raggruppamenti primari devono poi essere fatte ulteriori distinzioni riguardanti, per i testi naturali, la informalità o formalità, che a loro volta devono essere distinte a seconda 4 del tipo di evento comunicativo dialogico e conversazionale di contro ad uno monologico.6 Per i testi trasmessi, poi, è necessaria una distinzione tra quelli telefonici (tendenzialmente simili ai testi informali dialogici, ma con forti peculiarità) e quelli radio-televisi che presentano aspetti misti all’interno di un quadro in complesso più vicino alla formalità; in particolare il lessico è a prevalenza nominale ed è presente un maggiore livello di strutturazione sintattica, unito però ad un’alta frequenza di fenomeni di brachilogia e di enunciati privi di verbo. Lo schema è il seguente: Informale dialogico – Informale monologico- Formale dialogicoFormale monologico- Media- Telefono FIFURA 1. 6 Vorremmo accennare al fatto che nel parlato spontaneo ciò che viene classificato come monologico, lo è pienamente solo in casi specifici e tutto sommato marginali (conferenze non lette), in genere però i racconti, le descrizioni, le spiegazioni, che sono considerati monologici, vedono un parlante tenere la battutta dialogica a lungo e con un ruolo predominante, ma sono in ogni caso interrotte, magari brevemente, dalla presa di parola di altri interlocutori, che raramente sono del tutto muti. 5 Nella FIGURA 1 è possibile apprezzare la variazione sistematica lungo i 6 nodi della percentuale dei Verbi e dei Nomi. Se non consideriamo i nodi del trasmesso, che portano una sorta di rumore nei valori percentuali, possiamo osservare che esiste una tendenza molto regolare per l’italiano, ma sostanzialmente confermata da FPS, di presenza massima dei Verbi nel nodo Informale dialogico e di una loro diminuzione lineare fino a raggiungere il punto più basso nel nodo Formale monologico. Fa riscontro ad essa la tendenza inversa dell’andamento dei Nomi con una presenza minima nell’Informale dialogico ed una punta massima nel Formale monologico. La composizione lessicale sembra quindi essere fortemente caratterizzata dai tratti della maggiore o minore formalità unitamente al tratto dell’alternanza dialogica. 3 Strategie strutturali 3.1. L’enunciato e la sua articolazione Diversamente dagli aspetti appena visti caratterizzanti il lessico, l’indagine sulle strategie di costruzione testuale porta a trattare un livello di organizzazione della lingua superiore a quello della parola, rimandando alla tanto dibattuta questione delle unità di riferimento del parlato. Riportiamo succintamente il nostro quadro di riferimento. 7 L’unità di strutturazione della lingua parlata è l’enunciato, definito come ogni espressione che sia interpretabile pragmaticamente, ovvero con la quale venga compiuto un atto illocutivo (Austin1962), e la cui marca formale di identificazione è un pattern prosodico (‘t Hart et alii 1990) che ne opera la demarcazione nel continuum fonico. L’enunciato, inoltre, non è un’unità monolitica, ma corrisponde ad un pattern di unità d’informazione. La sua composizione non è fondata, come proposto dalla letteratura, sulla progressione da informazioni note (o presuppposte o di periferia o non rilevanti) a informazioni nuove (o focali o 7 Non è questa la sede per descrivere e dare conto delle nostre scelte. Rimandiamo al sito web di LABLITA, dove sono raccolte sotto forma di preprint elettronici molte delle pubblicazioni prodotte negli ultimi anni dai ricercatori che vi afferiscono. Ricordo inoltre una prima formulazione della teoria della lingua in atto (Cresti 1987), il volume Cresti 2000, e la pubblicazione di C-ORAL-ROM (Cresti e Moneglia ), di cui è attesa la pubblicazione entro il 2004. 6 centrali o rilevanti). Essa si fonda sulla necessaria realizzazione di un’unità d’informazione (comment) che compia un’illocuzione (e quindi sia automaticamente nuova, focale, centrale e rilevante), e su quella di altre unità d’informazione opzionali (e quindi automaticamente di sfondo) ad essa correlate secondo funzionalità ausiliare di tipo diverso (topic, appendice, inciso, introduttore locutivo, fatico, allocutivo, conativo). Il pattern prosodico serve a segnalare ogni unità d’informazione tramite unità tonali di tipo specifico, in maniera tendenzialmente biunivoca. Le unità tonali fanno parte di uno stesso programma melodico, così come le diverse unità d’informazione fanno parte di uno stesso pattern informativo, ovvero di un enunciato. La nostra proposta evidentemente ha implicazioni teoriche ed euristiche rilevanti. Vorremmo evidenziare solamente che, sebbene l’enunciato non abbia nel nostro quadro definizione sintattica, ma pragmatica, ciononostante esso continua ad essere identificabile (tramite intonazione) e di conseguenza ad essere descrivibile morfo-sintatticamente. L’enunciato, che costituisce la base tradizionale di analisi dei testi di LABLITA, con il progetto C-ORAL-ROM è stato applicato in maniera sistematica a tutto il corpus romanzo ed è in relazione ad esso che presentiamo alcune caratteristiche tipiche della struttura parlata. 3.2. Caratteristiche di strutturazione testuale All’interno del quadro teorico della lingua in atto e sulla base di una lunga esperienza di osservazione della lingua parlata, le caratteristiche primarie di strutturazione devono essere ricercate in alcuni tratti e nelle loro possibili combinazioni: 1) presenza o meno di un verbo nell’enunciato, che schematicamente indichiamo come enunciato verbale vs non verbale; 2) pattern informativo semplice (una sola unità d’informazione) o articolato (più unita d’informazione); 3) quattro tipologie strutturali di enunciato derivanti dalla combinazione dei due tratti precedenti (composto verbale; semplice nominale; semplice verbale; composto nominale). 7 Motivi di spazio impediscono di poter trattare anche succintamente il punto 3), relativo alle quattro tipologie strutturali di enunciato, per l’illustrazione delle quali rimandiamo a Cresti e Moneglia (in stampa). 3.3. La verbalità degli enunciati Le ricerche condotte sul carattere della verbalità hanno confermato in maniera puntuale il dato già presente in Biber et alii (1999), secondo il quale il 38% delle unità prese a riferimento per la lingua parlata (C-unit) risultano prive di struttura di clausola (e quindi di verbo). E’ interessante notare che tale risultato, che è stato ottenuto con un’accurata analisi morfosintattica del vasto corpus di riferimento di inglese parlato, coincida quantitativamente e sia ampiamente comparabile quanto a caratteristiche morfo-sintattiche con quello del corpus romanzo, le cui unità di riferimento (enunciati) sono stati identificati invece attraverso il riconoscimento percettivo dei loro pattern prosodici. La Tabella 2 presenta i risultati per le QLR: Corpus Italiano Francese Portoghese Spagnolo en. verbali 61,86% 74,9% % 63,40% 62,77% en. non verbali 38,14% 24,14% 36,60% 37,23% Tabella 2. Enunciati verbali e non verbali nei corpora C-ORAL-ROM Più di un terzo degli enunciati manca di un verbo, il dato è sicuramente uno dei caratteri “sintattici” più rilevanti del parlato. 8 Da ricerche condotte da Scarano (2004), conosciamo anche quale sia la composizione morfosintattica e lessicale di tali enunciati “nominali” per l’italiano parlato: 8 Il corpus francese in questo caso, e in tutti quelli concernenti l’unità di enunciato, presenta dati percentuali discordanti. Lo scarto di questa lingua, che sicuramente è la più “diversa” tra quelle romanze, non appare però giustificato da differenze oggettive così marcate. Esso sembra più da imputare al modo d’identificazione degli enunciati (in prima istanza su base di pausa e non di pattern prosodico), impiegato dall’équipé francese.Tutti i dati francesi che non fanno riferimento all’identificazione dell’enunciato, infatti, risultano pienamente comparabili con quelli delle altre lingue romanze. In ogni caso anche con tale diverso criterio un quarto degli enunciati continua ad essere privo di verbo. 8 frasi nominali 1,56%, avverbi 38,12%, SN 24,80%, interiezioni 19,90%, SPr. 8,19%, SAg. 7,43% Solo una piccola percentuale, dunque, è costituita da vere frasi nominali (ieri niente), per il resto tali enunciati corrispondono a semplici espressioni, come avverbi (in particolare affermativi e negativi), interiezioni, ma anche aggettivi, gruppi nominali e preposizionali. Questo non ci può stupire, perché la comunicazione parlata, oltre ad essere motivata da principi di economia e supportata dall’“appoggio contestuale”, che permette ellissi e brachilogie, è fondata sul compimento di azioni comunicative, in gran parte veicolate dall’intonazione. 9 Per la loro realizzazione è sufficiente un “materiale” linguistico anche molto ridotto. Che cosa meglio di un sì per siglare un accordo o una conferma o una risposta positiva?10 3.3.1. La variazione del tratto verbale Nella FIGURA 2 sono rappresentate le variazioni della caratteristica verbale degli enunciati secondo il corpus design di 6 nodi. 9 Ricerche condotte in LABLITA hanno permesso la formulazione di una nuova tassonomia dell’illocuzione, fondata sull’analisi di grandi corpora di parlato (Cresti e Firenzuoli1999), e all’identificazione di un repertorio di forme intonative di valore illocutivo (Firenzuoli 2003). 10 Forse può apparire contraddittorio che il parlato, caratterizzato a livello di lessico in maniera preponderante da forme verbali, presenti poi una così alta percentuale di enunciati privi di verbo. La distinzione dei due livelli (lessicale e di struttura) se ha permesso di evidenziare diverse strategie, non oscura tuttavia il fatto che uno stesso fondamento interattivo nel lessico privilegia i verbi per esprimere azioni e nella morfosintassi si contenta di qualsiasi espressione adatta e sufficiente alla realizzazione di una certa illocuzione. 9 FIGURA 2 Non è facile evidenziare dai precedenti istogrammi una tendenza che accomuni l’andamento della variazione del tratto verbale degli enunciati, così come avevamo fatto per la ratio nomi-verbi nel lessico. Tuttavia, escludendo ancora i nodi del trasmesso, possiamo scoprire una regolarità “incrociata” dipendente dall’associazione dei due tratti della formalità e dell’evento comunicativo lungo una progressione così strutturata: Informale dialogico- Formale dialogico- Informale monologico- Formale monologico Seguendo tale scala, risulta che il massimo della concentrazione di enunciati nominali è rintracciabile nel nodo Informale dialogico, con una progressiva diminuzione verso il nodo Formale dialogico, seguito dall’Informale monologico per raggiungere il livello minimo nel Formale monologico, mentre in modo parallelo ma inverso vediamo che il minimo degli enunciati verbali è nell’Informale dialogico con una crescita significativa e il massimo nel nodo Formale monologico. Il verbo mostra dunque di essere il nucleo primario di costruzione testuale della lingua, 11 mentre qualunque espressione lessicale, purché semanticamente piena, può costituire un supporto adeguato per l’espressione dell’illocuzione o lo svolgimento di una qualche funzione informativa, che sono le finalità fondanti la comunicazione parlata. Ancora una volta l’italiano mostra la 11 Per la centralità del verbo nella costruzione sintattica e in particolare per il suo rilievo nel parlato ricordiamo l’approche pronominal, sviluppato da Cl. Blanche-Benveniste (1990) e dai ricercatori del GARS (Università de Provence). 10 maggiore regolarità, ma la tendenza è confermata anche da portoghese e spagnolo. 3.5. L’articolazione degli enunciati Per quanto riguarda il carattere della semplicità o articolazione del pattern informativo, in tre lingue IPS, abbiamo una tendenziale prevalenza dei pattern informativi articolati rispetto a quelli semplici, anche se nello spagnolo si presenta una sostanziale equilibrio tra i due tipi di enunciato, con una differenza veramente minima. 12 La Tabella 3 presenta i valori percentuali per le QLR di enunciati semplici e articolati. Tabella 3 Corpus Italiano Francese Portoghese Spagnolo en. articolati 57,12% 38,50% 53,20% 50,08% en. semplici 42,88% 61,50% 46,80% 49,92% Tabella3. Enunciati articolati e semplici nei corpora C-ORAL-ROM Non ci deve trarre in inganno, tuttavia, la lieve maggioranza degli enunciati articolati in IPS, perché il dato più significativo per la caratterizzazione del parlato è invece che quasi la metà degli enunciati corrispondono a pattern informativi semplici, ovvero composti da una sola unità d’informazione, ovviamente un comment dedicato al compimento dell’illocuzione di enunciato. Dal momento che le unità tonali non possono avere lunghezza illimitata - esisterebbe una buona regola per l’italiano di limite endecasillabico – l’unità di comment, scandita dall’unica unità tonale del pattern prosodico, ha scarso spazio sillabico per svolgere un qualsiasi tipo di costruzione complessa. Già abbiamo visto che almeno uno ogni tre enunciati è privo di una forma verbale, a ciò dobbiamo aggiungere che uno ogni due enunciati è comunque breve e quindi poco strutturato. Caratteristica del parlato sembra, dunque, quella di un susseguirsi di enunciati sintatticamente poco complessi, ma che consentono una continua mutazione azionale. La letteratura ha spesso tacciato tale aspetto di 12 Per lo scarto del francese abbiamo già detto in nota 8. Si consideri, però, come per quanto riguarda la caratteristica dell’articolazione la diversa identificazione delle unità porti ad un rovesciamento di proporzione. 11 frammentazione, evidentemente prendendo come termine di paragone la lingua scritta, che ha finalità informative e modalità esecutive completamente diverse. Se la valutazione del parlato viene condotta solo sulle sue trascrizioni e l’audio con l’intonazione, che permette la demarcazione delle unità, l’apprezzamento dei valori funzionali e l’interpretabilità pragmatica, viene ignorato, quello che resta può apparire in effetti una specie di povero e caotico canovaccio teatrale, che in confronto ad un qualsiasi testo scritto può essere stigmatizzato solo in termini negativi. 3.5.1. La variazione del tratto articolazione La variazione del tratto semplicità o articolazione dell’enunciato per le QLR è la seguente, come riportato in FIGURA 3 FIGURA 3. Una certa regolarità di variazione può essere ancora apprezzata solo facendo riferimento ad una scala incrociata, come quella proposta per il carattere della verbalità. Da essa risulta un valore massimo di semplicità nel nodo Informale dialogico con una diminuzione sistematica verso il nodo Formale fonologico, e parallelamente un valore minimo degli enunciati articolati nel nodo Informale dialogico con aumento verso il 12 Formale fonologico. Anche in questo caso l’italiano mostra una maggiore regolarità delle altre lingue romanze. 13 4. Conclusioni A conclusione della succinta esposizione dei dati, ci sembra rilevante sottolineare da un lato la conferma delle ipotesi classiche sulla composizione del lessico parlato (bassa densità lessicale; prevalenza dei verbi rispetto ai nomi), ma anche il loro arricchimento dovuto alla scoperta di tendenze regolari della variazione nelle QLR. Dall’altro, invece, è giusto mettere in risalto aspetti finora mai considerati della strutturazione testuale parlata (il carattere verbale o non verbale degli enunciati; quello della loro articolazione informativa o semplicità), che si possono apprezzare, anche quantitativamente, solo a condizione però di una definizione pragmatica e intonativa dell’enunciato stesso. Anche per tali aspetti emergono linee di variazione sistematica, in gran parte simili per le QLR. Riferimenti bibliografici Austin, L.J. 1962. How to do things with words. Oxford: Oxford University Press. C-ORAL-ROM htpp://lablita.dit.unifi.it/coralrom. Berruto, G. 1993. Le varietà del repertorio. In Sombrero, A. (acd) Introduzione all’italiano contemporaneo. Bari: Laterza. 3-36. Biber, D. 1995. Dimensions of register variation: a cross-linguistic comparison. Cambridge: Cambridge University Press. Biber, D., Johansson, S., Leech, G., Conrad, S., Finegan, E..1999. The Longman grammar of spoken and written English. London: Longman. Blanche-Benveniste, Cl., Bilger, M., Rouget, Ch., Van den Eynde, K. Mertens, P. (eds). 1990. Le français parlé. Paris: Éditions du CNRS. Cresti, E. 1987. L’articolazione dell’informazione nel parlato. In A.A. V.V: Gli italiani parlati. Firenze, Accademia della Crusca. 27-90 Cresti, E. 2000. Corpus di italiano parlato, vol I°-II° + CD-ROM. Firenze: Accademia della Crusca. Cresti, E. e Firenzuoli, V. 1999. Illocutions et profils intonatifs de l’italien. Revue française de linguistique appliquée IV, 2: 77-98. Cresti, E. e Moneglia, M. (eds). In stampa. C-ORAL-ROM. Integrated reference corpora for spoken romance languages, vol. I° + DVD. Amsterdam: Benjamins. 13 La maggiore regolarità dell’italiano non si spiega con meriti particolari della nostra lingua, ma con il fatto che, essendo l’équipé italiana quella che ha ideato e coordinato il progetto C-ORAL-ROM, il suo corpus si è attenuto in maniera più stretta al modello di raccolta. Questo ha indirettamente mostrato, però, anche la bontà del corpus design e quanto esso sia rilevante per la comparabilità e la documentazione della variazione. 13 Dietz, F. 1836-43. Grammatik der romanischen Sprachen. 3 vol. Bonn: Weber. Firenzuoli, V. 2003. Le forme intonative di valore illocutivo dell’italiano parlato. Analisi sperimentale di un corpus di parlato spontaneo (LABLITA). Tesi dottorale. Università di Firenze. Halliday, M. K. 1985. Spoken and written language. Oxford: Oxford University Press. t’Hart, J., Collier, R., Cohen, A. 1990. A perceptual study on intonation. An experimental approach to speech melody. Cambridge: Cambridge University Press. LABLITA http://lablita.dit.unifi.it Moneglia, M. 2004. Measurements of spoken language variability in a multilingual corpus (C-ORAL-ROM). In LREC 2004. Lisbon. 14191422. Scarano, A. 2004. Enunciati nominali in un corpus di italiano parlato. In Albano-Leoni, F., Cutugno, F., Pettorino, M., Savy, R. (eds). Il parlato italiano. 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