Active listening
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Active listening Lucia Maddii IRRE Toscana Giochiamo Scegliete una delle risposte. LCG- Siete di origine marocchina. Un docente di corsi per adulti vi ferma nella sala insegnanti per parlare con voi: ha un problema urgente da porvi. Conoscete il docente ed avete svolto i colloqui iniziali con gli allievi. Sapete che il docente ha una metodologia piuttosto tradizionale di insegnamento e che gli allievi faticano a seguire lo svolgimento del programma. Vi sedete e ascoltate il docente. Docente- Siete un docente di corsi di lingua per adulti immigrati. Avete svolto i colloqui iniziali con l’aiuto dell’LCG e avete concordato con i corsisti il programma di lavoro. A metà corso la frequenza dei corsisti è però piuttosto scarsa e non vi sembra che il loro impegno nello studio sia adeguato. I risultati sono insoddisfacenti. I vostri corsisti hanno quasi tutti la cittadinanza/ origine del vostro LCG. Chiedete se ci sono differenze culturali che giustifichino lo scarso impegno degli allievi. Siamo appena a metà corso e la frequenza è già piuttosto scarsa. Eppure abbiamo perso un sacco di tempo a fare i colloqui iniziali, abbiamo chiesto che cosa desideravano imparare, che cosa serviva e poi… ecco i risultati. Forse era meglio fare il programma e buonanotte! Tanto per loro mi sembra che sia la stessa cosa… e poi… che fatica! Sembra che proprio non interessi niente! Consiglio di fare attività a casa, ma senza risultati. Ma, in Marocco ci sono corsi per adulti? la cultura araba quanta importanza dà allo studio? Non è che siccome sono donna gli uomini danno meno importanza a quello che dico? Risposta 1 – Domani parlerò con i corsisti e cercherò di capire quali sono le difficoltà. Dirò di frequentare maggiormente il corso, perché è importante per loro. Se hanno un problema posso cercare di risolverlo. Risposta 2 – È difficile fare l’insegnante nei corsi per adulti, non è vero? Risposta 3- Lei è una insegnante in gamba troverà sicuramente le modalità per incoraggiare gli allievi. Risposta 4 – Non credo proprio che dipenda dal fatto che lei è donna: si è mai chiesta come sta insegnando? Risposta 5 – Provi ad introdurre più momenti per la conversazione su temi quotidiani e meno grammatica: vedrà che i corsisti mostreranno più interesse. Le do questa guida didattica in cui può trovare tutte le indicazioni necessarie. Allievo – Siete un allievo del corso. Avete svolto il colloquio iniziale con il docente e LCG ed avete concordato il piano di lavoro, ma vostro marito/moglie ha problemi di salute e non potete frequentare molto. Quando tornate a scuola non riuscite a recuperare le ore che avete perso. Vi aspettavate maggior sostegno da parte del LCG e pensavate di essere in grado di seguire le lezioni. Il metodo di insegnamento usato dall’insegnante vi piace, ma poi non riuscite a utilizzare quello che imparate nella vita di tutti i giorni. Non avendo molto tempo per studiare a casa, non sapete se continuare o meno. Vi sentite inadeguato/a e decidete di rivolgervi al docente per comunicare la vostra decisione di abbandonare il corso. Docente- Avete svolto il colloquio iniziale con l’allievo e con la LCG ed avete concordato il programma di apprendimento. Sapete che l’allievo è in gamba, ma vi aspettavate maggiore impegno. Sapete che la sua frequenza è diminuita molto in questi ultimi tempi e che non riesce a portare avanti il programma. Questo corso è molto pesante: non riesco più a seguire e non sto imparando niente che mi possa servire. Forse è meglio se non vengo più. Risposta 1 – Dovresti finire il corso. Imparare la lingua è molto importante per trovare una occupazione e migliorare la propria posizione. Risposta 2- Ho capito. Ti sembra di perdere tempo. Potresti dirmi qualcosa in più su perché trovi pesante il corso? Risposta 3- È vero, la frequenza è molto impegnativa, ti capisco. Anch’io quando frequentavo i corsi di lingua ero spesso in preda alla disperazione. Ma poi sono riuscito a superare tutte le difficoltà. Risposta 4- Domani parlerò con il tuo docente e farò presente le tue difficoltà. Proverò con lui a vedere se è possibile ridurre gli obiettivi del corso. Risposta 5- Le ore del corso sono state pensate in maniera da raggiungere gli obiettivi del corso. Anche i metodi utilizzati servono per sviluppare meglio la lingua. Potete identificare, più o meno la vostra posizione in una delle precedenti risposte. Quale si avvicina di più al vostro modo di gestire le relazione. Vi ricordano altri stili comunicativi? Dovresti finire il corso. Imparare la lingua è molto importante per trovare una occupazione e migliorare la propria posizione. Genitori/figlio Le ore del corso sono state pensate in maniera da raggiungere gli obiettivi del corso. Anche i metodi utilizzati servono per sviluppare meglio la lingua. . Insegnante/studente Provi ad introdurre più momenti per la conversazione su temi quotidiani e meno grammatica: vedrà che i corsisti mostreranno più interesse. Le do questa guida didattica in cui può trovare tutte le indicazioni necessarie. Dottore- paziente E’ una ricetta Non credo proprio che dipenda dal fatto che lei è donna: si è mai chiesta come sta insegnando? Investigatore investigato Domani parlerò con il tuo docente e farò presente le tue difficoltà. Proverò con lui a vedere se è possibile ridurre gli obiettivi del corso. Lo sherpa Domani parlerò con i corsisti e cercherò di capire quali sono le difficoltà. Dirò di frequentare maggiormente il corso, perché è importante per loro. Se hanno un problema posso cercare di risolverlo. Il risciò È vero, la frequenza è molto impegnativa, ti capisco. Anch’io quando frequentavo i corsi di lingua ero spesso in preda alla disperazione. Ma poi sono riuscito a superare tute le difficoltà. . Amiconi Pazienti in una sala d’attesa Lei è una insegnante in gamba troverà sicuramente le modalità per incoraggiare gli allievi Il distributore di dolcetti Ho capito. Ti sembra di perdere tempo. Potresti dirmi qualcosa in più su perché trovi pesante il corso? È difficile fare l’insegnante nei corsi per adulti, non è vero? Atteggiamento di ascolto Costruire la relazione di fronte al problema Sia il collega sia l’apprendente possono rivolgersi a voi o alla LGC nel ruolo di “portatore di problema Chi è il portatore del problema? La parola portatore di problema rende l’idea di una persona che sostiene un peso che deve in qualche modo consegnare a qualcuno per sentirsi “alleggerito” “sollevato”. Il portatore di problema è colui che in qualche misura avverte disagio per una situazione reale o percepita. L’espressione di tale disagio può essere più o meno elaborata (anche perché il reale problema può essere più o meno portato alla coscienza) e può essere portato con modalità diverse (sia in maniera conflittuale aperta sia come richiesta d’aiuto). Il messaggio inviato dal portatore di problema deve essere interpretato: il significato del messaggio inviato dal portatore di problema è deciso dall’interlocutore (in questo caso LCG) il quale sceglie se collocarlo nell’area del conflitto o della richiesta di aiuto. È importante sapere come spostare un messaggio dall’area conflittuale alla richiesta di aiuto perché in questo modo è possibile capire/intuire il problema e favorire la soluzione. È importante non innalzare il conflitto e non utilizzare come direbbe Thomas Gordon “il linguaggio del rifiuto” Il linguaggio del rifiuto (Thomas Gordon) Facciamo un esempio Un allievo arriva portando una decisione apparentemente irremovibile: “Non ce la faccio a studiare, non capisco la lingua, le ore del corso sono troppe…..” Vediamo le diverse risposte L’ordine Studia di più e porta a termine il tuo impegno La minaccia Devi studiare altrimenti ….. La predica Devi studiare perché è importante per il tuo futuro altrimenti non avrai alcun successo a scuola e senza sapere la lingua non troverai mai un lavoro dignitoso Una risposta del genere è tipica della relazione genitori figli e pone il portatore in una situazione non paritaria La spiegazione Le ore di lingua sono importanti e sono proporzionate agli obiettivi che ci siamo posti per il corso: un numero inferiore di ore sarebbe insufficiente per raggiungere certi apprendimenti. Una risposta del genere è tipica invece della relazione docente allievo (ma la LCG non è un docente) e pone il portatore in una situazione non paritaria La prescrizione Prova a studiare un po’ per volta, da pag 32 a pag 34 troverai degli esercizi interessanti… Una risposta del genere è tipica della relazione medico paziente, anche questa pone il portatore in una situazione non paritaria Queste risposte offrono tutte una soluzione al problema, senza però sviluppare autonomia da parte dell’allievo. Sviluppano una relazione asimmetrica e possono provocare radicamento nelle proprie posizioni, resistenza o la percezione di una scarsa stima da parte del docente / tutor/ LCG La relazione non paritaria porta a due reazioni: la prima di innalzamento del conflitto, la seconda di “fuga”. A volte muovere il primo passo e chiedere aiuto, anche in maniera sbagliata è costato sforzo. Chiudere in maniera sbrigativa può portare ad una chiusura in se stessi. Di fronte ad una richiesta formulata in maniera tale da essere percepita, più o meno consapevolmente, come un “attacco”, teniamo presente che già il fatto che la persona è lì davanti a noi ad esporre il problema è già un passo importante nella relazione; va letto come un segnale di richiesta di relazione Il giudizio Sei un indolente, cerca di impegnarti di più Ridicolizzare Scansafatiche Ti comporti come un bambino della scuola elementare, non fare il piagnone Diagnosticare Sei semplicemente stanco… Queste risposte comunicano un giudizio, una valutazione sull’allievo. La comunicazione si interrompe perché la maggior parte delle persone (in particolare gli adulti) non amano perdere la faccia e temono i giudizi negativi. Anche la diagnosi può portare l’allievo a sentirsi valutato, senza però essere compreso. La lode Sei un ragazzo in gamba. Sono sicuro che riuscirai a superare tutte le difficoltà. Solidarizzazione È proprio vero, hai ragione è veramente duro studiare in una lingua che non è la propria, anch’io ho avuto tante difficoltà prima di capire…. Apparentemente il ricevente si mette in una situazione paritaria, ma attenzione ai ruoli: un tutor o una guida linguistico culturale non è pari né al docente né al discente, è una figura professionale autonoma, non sta parlando fra colleghi; inoltre solidarizzare porta spesso a minimizzare il problema o a innalzare il tono per sottolineare la gravità (effetto sala di attesa dello studio medico) Ti salvo io Vieni domani dopo il corso ti spiego io le cose che non hai capito Oppure Domani parlerò con il tuo insegnante e gli farò capire che deve procedere più lentamente nel programma. Queste risposte sono fornite nel tentativo di alleviare il problema del discente e di far sentire la propria disponibilità. Possono essere avvertiti però come tentativi di cancellare o minimizzare il problema E’ necessario non sostituirsi nella ricerca delle soluzioni: quando ci sostituiamo sottraiamo competenze a chi dovrebbe essere incaricato di svolgere certe mansioni (ad esempio la tendenza da parte del mediatore di sostituire l’insegnante- o qualsiasi altro servizio alla persona- nel caso di inadeguatezza della risposta) o al diretto interessato. Sviluppiamo dipendenza. Si adegua la risposta in base all’immagine che noi abbiamo dell’interlocutore: se pensiamo che X non sia in grado di fare una determinata cosa, finisce che poi non gliela chiediamo più. Mettiamo in atto il famoso meccanismo della profezia che si autoavvera . È importante dunque riflettere su quelle che sono le aspettative verso il proprio interlocutore. Contestare Perché hai aspettato così tanto per chiedere aiuto? Le ore del corso non sono poi così tante .. Non è vero che non capisci,… Cambiare argomento, minimizzare Ora non è il momento, parliamone più tardi Ma quando vai in ferie? Queste risposte, pur se con modalità diverse tendono a evitare di affrontare il problema: nel primo caso, contestando le affermazioni dell’allievo e ponendo domande ci si concentra più sulle proprie ansie e sui propri bisogni indagativi; il secondo caso è invece un più evidente tentativo di non prendere in mano la situazione aggirando l’ostacolo. Il metodo dell’ascolto attivo e dell’esplorazione "Abbiamo due orecchie e una sola bocca. Dovremmo quindi ascoltare il doppio e parlare la metà". Nel colloquio, come dicevamo sopra, occorre trasferire il conflitto alla richiesta di aiuto Come? Esplorando il problema insieme all’interlocutore. L’esplorazione del problema serve a spostare dal sintomo (il disagio) alla definizione del problema e quindi ad ipotizzare una soluzione. La prima cosa da fare è …. Prendere tempo Prendere tempo, non rispondere ad una richiesta posta in maniera conflittuale innalzando il conflitto Il silenzio accettante è fondamentale perché la comunicazione possa avvenire in maniera più fluida e consente all’interlocutore di poter esporre il proprio problema senza essere interrotto. Si può incoraggiare l’esposizione con messaggi di accoglimento e cioè cenni di attenzione non verbali o verbali (ti ascolto, Mmh, capisco, sì…. E…). In contesto interculturale i messaggi di attenzione non verbali possono essere i più vari: in Italia lo sono il mantenere il contatto visivo con l’intercolutore, il fare cenni di assenso con la testa, il sorridere, il chinarsi verso l’interlocutore o l’avvicinarsi. La seconda cosa da fare è ….. ascolta la storia del portatore di problema … poni domande molto aperte in modo che possa avviare la narrazione. Si può incoraggiare l’esposizione invitando l’interlocutore ad approfondire quanto sta dicendo: “ È interessante… Vorresti dirmi qualcosa di più?” La terza cosa da fare è… informati poni domande più precise in modo da raccogliere tutti gli elementi possibili. Evita le domande con Chi, Perché? Dove? Quando? Che cosa? (le 5 W) La quarta cosa è…… rinvia il feed back . Riproponi quello che a tuo parere è emerso dal colloquio le decisioni prese in modo che sia verificata la comprensione, ma anche che l’interlocutore prenda coscienza delle eventuali conseguenze, delle mosse necessarie… È importante che venga rispecchiato il messaggio senza emettere interpretazioni e giudizi personali. In questo modo viene colta la comprensione e l’accettazione.. È importante precisare che il rispecchiamento non riguarda le parole, cioè la forma con cui sono comunicati gli stati d’animo, ma i sentimenti e quindi va riproposta l’essenza della comunicazione evitando i messaggi “tu” ma utilizzando i messaggi “io” (Mi sembra che … Ho capito che….) L’interlocutore può confermare oppure può confutare e dare la giusta spiegazione. La comunicazione così non si svilupperà intorno ad un equivoco. Grazie per avermi ascoltato !