pace, murdoch e bertoneri lo sport cerca un lieto fine

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pace, murdoch e bertoneri lo sport cerca un lieto fine
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Carriere spezzate R Dalla fama all’indigenza
MERCOLEDÌ 24 DICEMBRE 2014 LA GAZZETTA DELLO SPORT
italia: 51565055545555
LA CADUTA DEGLI EROI
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CONTENUTO
PREMIUM
Campioni di strada
L'IDENTIKIT
JOE
PACE
Joe Pace è nato il 18 dicembre
1953 a New Brunswick (Stati
Uniti). Centro di 2.08, è scelto con
il numero 31 nel draft Nba 1976.
NELL’NBA
Con i Washington Bullets gioca
poco, ma vince il titolo 1978
contro Seattle. Sono i Bullets di
Elvin Hayes, Bob Dandridge e Wes
Unseld. Con lui giocano diversi
giocatori che poi militeranno in
Serie A: Pace (Pesaro), Larry
Wright (Roma e Udine) e Greg
Ballard (Pesaro e Forlì).
Joe Pace in maglia Scavolini Pesaro. Fuggito dall’Italia giocò anche in Inghilterra, Messico ,Venezuela e Argentina
PACE, MURDOCH
E BERTONERI
LO SPORT CERCA
UN LIETO FINE
IN ITALIA
Pace gioca una sola stagione in A,
nella Scavolini Pesaro 1979-80.
Stupisce per le doti atletiche e
per il suo carattere bizzarro.
Lasciata l’Italia giocherà in
Argentina, dove finisce la carriera
per un infortunio alla schiena.
Pace oggi, in un’immagine del video postato su youtube. Ha 61 anni
tata sulle scene anche in Italia.
L'IDENTIKIT
L'IDENTIKIT
KEITH
MURDOCH
DANTE
BERTONERI
RUGBY
Neozelandese, è nato a Dunedin
il 9/9/1943. Pilone, con gli All
Blacks giocò tre partite
CALCIO
È Nato a Massa il 10/8/1963. Ala,
giocò al Torino, Avellino, Parma,
Perugia e Massese.
sera in hotel non fu mai chiari­
to. Si sarebbe parlato di una
birra di troppo, di una rissa
nelle cucine, di come i dirigen­
ti della squadra non riuscissero
a placarlo. Di certo un addetto
alla sicurezza, Peter Grant, si
prese un cazzotto in faccia da
lui. Due giorni dopo, il mana­
ger Ernie Todd decise di man­
darlo a casa Murdoch. Gli ven­
ne strappata la felce argentata
dalla giacca, un affronto inau­
dito per un All Black. Gli venne
messo in tasca un biglietto He­
athrow­Auckland, ma a Singa­
pore Murdoch prese un aereo
per Darwin, in Australia. Lì
svanì, e da allora non è mai più
tornato in Nuova Zelanda.
Ogni tentativo ufficiale di con­
tattarlo, da parte dell’ambien­
te rugbistico neozelandese, è
fallito. Si sa che vive nell’out­
back, che si sposta da nomade
tra Western Australia, Queen­
sland e Northern Territory in­
seguendo lavori saltuari. Alcu­
ni giornalisti hanno provato a
intervistarlo. Nel 1977 Terry
McLean scoprì che lavorava in
una piattaforma petrolifera vi­
cino a Perth. Decise di raggiun­
gerlo, scese dal bus e lo salutò,
ma Murdoch lo respinse bran­
dendo una chiave inglese. Nel
1990 Margot McRae lo scovò
nel Queensland. Gli parlò, ma
a patto che non registrasse la
conversazione. «Io non sono
una storia, io sono un uomo»
disse alla giornalista, convin­
cendola a rinunciare allo scoop
e ad accettare una chiacchiera­
ta al pub, davanti a un bicchie­
re di birra, tra amici. Sulla vi­
cenda è stata scritta una pièce
teatrale, Finding Murdoch, por­
BASKET, RUGBY, CALCIO: TRE GRANDI STELLE FINITE AI MARGINI
Erano campioni, giocavano davanti a migliaia di persone, erano famosi.
Poi, a un certo punto, la loro vita ha svoltato. Una notte folle, un
infortunio, una scazzottata e il destino ha cancellato in un colpo il
successo, precipitandoli in mezzo alla strada o nelle realtà più assurde.
C’è chi l’ha fatto coscientemente, per rabbia; c’è chi lotta, con la stessa
rabbia, per riprendersi un po’ di serenità; e c’è chi, infine, sembra averla
presa con filosofia. Vi raccontiamo tre delle mille storie di ex atleti finiti
ai margini. Sperando che il Natale regali loro un’opportunità in più.
IL RACCONTO
di SIMONE BATTAGGIA
I
l video è d’autore. Mostra
un uomo molto alto, il vol­
to scavato, l’espressione
da persona buona e smarrita.
Si muove a fatica tra una sedia
a rotelle e strani robot, mostra
alle telecamere tutto ciò che
ha: qualche bastone da passeg­
gio che crea con le sue mani, la
foto in quadro di una squadra
di basket, una tazza per il tè. A
un tratto alle sue spalle si vede
passare un camion della spaz­
zatura.
ALLA RICERCA DI UN ANGELO
Joe Pace è un homeless. Il cam­
pione di un tempo, l’uomo che
vinse un titolo Nba con
Washington nel 1978 e che nel
1979 arrivò in Italia, continua
a vivere per strada. A Pesaro lo
ricordano ancora. Presto di­
venne «il matto»: era capace di
giocare per 10 minuti in ma­
niera straordinaria e poi spari­
re. Saltava come un grillo, inti­
midiva ogni avversario. Gene­
rosissimo, organizzava feste
memorabili. Nelle trasferte
spaccava i timpani dell’allena­
tore Carlo Rinaldi e dei compa­
gni ascoltando musica a un vo­
lume insopportabile. Un gior­
no attraversò la statale Adriati­
ca a tutto gas, senza guardare
se stesse passando qualche
macchina. Una roulette russa.
Chiuse l’esperienza in Italia sul
letto di un ospedale, in coma
per un’overdose. Quel giorno
avrebbe dovuto giocare lo spa­
reggio per la salvezza. Venne
arrestato, processato e con­
dannato. Scappò in America.
Si tornò a parlare di lui nel
1997: si era rifugiato in una
stazione abbandonata di Char­
lotte, aveva perso tutto.
«Ognuno dice che c’è un ange­
lo che ci protegge, ma il mio
non l’ho ancora trovato», disse
allora. Pesaro si mobilitò, gli
vennero anche spediti dei sol­
di. Diciassette anni dopo, la
sua vita non è cambiata. «Ho
vinto un titolo Nba contro Se­
attle, ma dopo un paio di anni
mi feci male e ora ho tanto
tempo a disposizione — rac­
conta nel video —. Faccio og­
getti di design, bastoni per
camminare. Mi piacerebbe in­
segnare ai ragazzi, fare da
mentore a chi è in difficoltà.
Cerco un aiuto».
DAGLI ALL BLACKS AL NULLA
Qualcuno, invece, non ne vuo­
le proprio sapere del proprio
passato. Keith Murdoch è il so­
lo, nella storia degli All Blacks,
a essere stato cacciato dalla
squadra per ignominia. Avven­
ne nel dicembre 1972, in Gal­
les. Era un pilone da 110 kg, un
bisonte per quegli anni. Faceva
il contadino, arrivava dalla
provincia di Otago. Il 1° dicem­
bre, all’Arm’s Park di Cardiff,
segnò la meta decisiva del 19­
16 finale. Ciò che avvenne la
CORRERE PER VIVERE Dante
Bertoneri, invece, vorrebbe ri­
stabilire un rapporto col pro­
prio sport. Toscano di Massa,
si trasferì a Torino nel 1978 —
aveva solo 15 anni — e giocò
per i granata fino l 1983. Esor­
dì in prima squadra nel 1981,
in serie A disputò 41 partite se­
gnando due gol. Portava i baffi
e volava sulla fascia, a molti ti­
fosi ricordava Gigi Meroni. Poi
passò all’Avellino per una sta­
gione, quindi in serie B tra Par­
ma e Perugia, poi in C2 nella
Massese e infine in Eccellenza,
sull’isola d’Elba. Smise di gio­
care a 26 anni per un brutto in­
fortunio a un ginocchio. Poi un
periodo di buio, qualche espe­
rienza da allenatore di squa­
dre giovanili, un negozio di
abbigliamento intimo che non
ha avuto fortuna. Fino all’an­
no scorso, per vivere, puntava
ai premi delle corse non com­
petitive della sua zona, nella
categoria master, ma da un an­
no è fermo per un infortunio.
Ha due figli, una separazione
alle spalle, vive in una casa
propria ma fatica a pagare le
bollette e teme che gliela pi­
gnorino. Un paio di anni fa ha
anche ottenuto il diploma di
badante, per darsi una possibi­
lità di più. Certo, se il calcio
decidesse di dargli una possi­
bilità, sarebbe il massimo.
«Qualche aiuto l’ho ricevuto,
soprattutto dall’associazione
degli ex granata e dall’Associa­
zione italiana calciatori — rac­
conta oggi —, ma per il resto
non trovo ascolto e non vedo
gratitudine. Per fortuna ho la
fede. È dal 1997 che cerco aiu­
to. Potrei fare l’osservatore,
nella mia zona ci sono molti
talenti. Mi mancano cinque
anni per la pensione, non sono
riuscito a pagare le ultime tre
rate di contributi volontari, ri­
schio di perdere 12 anni di la­
voro e sarebbe un dramma. I
figli? Mi aiutano, ma vorrei es­
sere io a aiutare loro».
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GIOCAVANO NELL’NBA, CON GLI ALL BLACKS E IN SERIE A.
OGGI PACE È UN HOMELESS, MURDOCH SI NASCONDE
IN AUSTRALIA E BERTONERI CERCA IL RISCATTO IN TOSCANA