In verità vi dico che non berrò più del frutto della vite fino al giorno in

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In verità vi dico che non berrò più del frutto della vite fino al giorno in
CORPUS DOMINI - Mc 14, 12-16. 22-26
In verità vi dico che non berrò più del frutto della vite fino al
giorno in cui lo berrò nuovo nel regno di Dio.
Nelle storie del Signor Keuner di Bertolt Brecht si legge che una persona chiese al signor
K se esiste un Dio. Il signor K rispose:” Ti consiglio di riflettere se il tuo comportamento
cambierebbe a seconda della risposta a questa domanda. Se non dovesse cambiare,
allora possiamo lasciar perdere la domanda”. Sono d’accordo. Ogni domanda è
importante, a condizione che non rimanga nel limbo delle idee. Ogni domanda è
importante solo a condizione che si faccia carne, vita, concretezza. Abbiamo il diritto di
lasciar perdere le domande che non si tramutano in cambiamento interiore ed esteriore e
che sono solo un puro gioco dialettico di parole e di concetti. Tutte queste domande
coltivano la vanità, non la verità. Anche noi che oggi celebriamo il Corpo del Signore
dobbiamo farci la domanda che per due millenni ha appassionato la religione cristiana, se
cioè nel pane e nel vino c’è la presenza totale di Gesù. Ma la risposta teologica, così facile
da recitare a memoria, ha senso solo se essa è incarnata nella propria esistenza
quotidiana. Finché “le migliaia di pubblicazioni che inneggiano al Pane disceso dal cielo
non spenderanno parole sulla transustanziazione dei fedeli e dei celebranti”, finché ”il
cambiamento di sostanza del Pane e del Vino in Corpo amoroso di Cristo non si
accompagnerà al cambiamento sostanziale del cattolico che partecipa al rito”, si potrà
affermare che crediamo all’Eucarestia? Se la comunità cristiana afferma che Dio è un
pezzo di pane e che Dio si fa mangiare “totalmente” da tutti significa che riconosce che in
Lui alberga la bontà più autentica, la condivisione più completa, la tenerezza più
inimmaginabile. Significa anche che Dio ha inventato di tutto, di più per comunicare
pienamente con i propri figli e per trasmettere loro il virus del suo amore. “Che
meraviglioso sollievo… scoprire che non c’è niente che dobbiamo dimostrare a Dio.
E’ questo che venne a dirci Gesù, è per questo che fu ucciso.
Venne per dirci: <<Non dovete guadagnarvi l’amore di Dio, non è una conquista umana.
Voi esistete perché Dio già vi ama>>.
E’ questa la realtà della buona novella”, ci ricorda Desmond Tutu.
Lui ha fatto tutto. Ora tocca a noi. Rimanere estasiati e in adorazione davanti al dono
eucaristico è certo importante e può essere un segno della nostra gratitudine per quanto
Dio ha saputo offrirci, ma, poiché l’unico culto essenziale a Lui gradito è la pratica della
giustizia e dell’amore (Mt 5,23) e poiché la condivisione del Corpo di Cristo comporta una
condivisione dei beni materiali (At 4-32- 35) solo un’eucarestia che invita a ripartire dagli
ultimi è l’eucarestia di Cristo. Il senso profondo dei gesti “inventati” da Gesù in quell’ultima
cena è stato quello di invitarci a coniugare sempre il credere in Dio con il diventare il
nutrimento di coloro che non hanno dignità, lo sperare totalmente nel Padre con il farci
fratelli universali di tutti, l’amarLo con il servirLo nei suoi figli meno garantiti. Gesù si fida di
Dio. Lui ci dona il pane come il suo dono corporeo, concreto, nutriente. Lui ci dona il vino
per confermare l’indistruttibile alleanza tra i figli e il Padre, nella certezza che “berrà
nuovamente il vino nuovo nel regno di Dio” (Mc14,25) Ha solo bisogno che qualcuno
creda così tanto in Dio da non preoccuparsi di niente altro che dei suoi figli.
Primo Levi ricorda che nella sua prigionia trasse una forza incredibile, per superare la
tremenda situazione in cui si trovava e la disperazione, dal comportamento di Lorenzo, un
operaio che si trovava nella sua stessa condizione di internato. Lorenzo per mesi gli passò
una parte del suo scarsissimo cibo. Così scrisse su quella sua esperienza: “Ora… io credo
che proprio a Lorenzo debbo di essere vivo; e non tanto per il suo aiuto materiale, quanto
per avermi costantemente rammentato con il suo modo piano e facile di essere buono ,
che ancora esisteva un mondo al di fuori del nostro…, una remota possibilità di bene, per
ui tuttavia metteva conto di conservarsi”.
Mons. Xavier Nguyen Van Thuan visse in Vietnam oltre 13 anni in prigione, di cui nove in
isolamento, senza neppure una visita della famiglia, e con due poliziotti che non parlavano. In
carcere non potè portare con sé la Bibbia, né altri segni cristiani. Senza radio, giornali, telefono,
televisione, Una cultura di morte. Allora raccolse tutti i pezzetti di carta che trovava e compose un
minuscolo libro sul quale trascrisse più di 300 frasi del Vangelo che ricordava a memoria. Ho
trascorso da giovane vescovo questi anni di disperazione e rivolta. Ma Gesù nell'eucaristia mi ha
aiutato. Celebrava ogni giorno Messa con il palmo della mano a far da calice. Il vino se l’era
procurato scrivendo a casa la richiesta di avere un po’ di “medicina per digerire. Scrive:”Con mia
grandissima gioia, grazie a quel vino, celebro le più belle messe della mia vita. Offro il sacrificio
eucaristico con tre gocce di vino e una di acqua. L'eucaristia è un sostegno per me e per gli altri
prigionieri cattolici. Dormiamo tutti su uno stesso letto. La sera alle 21.30, nell'oscurità, mi curvo
per celebrare la messa, il cui testo conosco a memoria. Poi faccio passare sotto la zanzariera la
comunione ai cinque cattolici vicini a me. La presenza di Gesù eucaristia ci conforta molto.
L'indomani raccogliamo carta di pacchetti di sigarette, con la quale fabbrichiamo dei sacchettini
per contenere il Santissimo. Ogni settimana, al venerdì, si tiene la sessione di indottrinamento
marxista. Tutti i prigionieri vi partecipano. Al momento della sosta consegniamo ad ogni gruppo di
50 persone un sacchettino con Gesù dentro. Ciascuno «intasca il Signore» e, nella prova, nella
tristezza ,nella ribellione, lo sente con sé, lo prega di notte, fa l'«ora santa». Con l'eucaristia, i laici
in carcere diventano coraggiosi nell'impegno e sereni nella tristezza: servono tutti con carità, e la
loro testimonianza affascina i non cattolici.
Una Messa in… automobile!
(scritta per un’amica che non poteva perdere la sua Eucaristia giornaliera)
Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Torino, Zona Crocetta. Comincia da qui questa Messa alternativa. Non ci sono orari
compatibili per l’incontro sacramentale con Te. Io ne ho bisogno. Mi manca quel segno
efficace della tua Presenza, che riscalda il cuore. Mi manca la mia comunità, piccola ma
sincera. Mi manca la tua Parola, come acqua dirompente di un torrente montano. Anch’io
ho sete, mentre anche le energie fisiche stanno diminuendo insieme a quelle spirituali. Tu
che sei acqua viva, non lesinare il dono del tuo Spirito. Io ti offro la mia fede. Ti offro me
stessa. So che ne sei felice e mi comunichi quella felicità. Torino, Palagiustizia.
Che traffico! Quanti siamo a percorrere la stessa via… E’ la via della vita, nascosta dietro
alle lamiere delle automobili, dietro alle pareti delle case, dei negozi, degli uffici. E’ un
incontro strano questo, ma batte il cuore della città. Milioni di pensieri, desideri,
attenzioni… c’è anche il mio, mentre scendono le ombre della sera; ma non fanno paura
perché Tu resti qui con noi. In questa Messa ho vicini questi aneliti di vita; in questa Messa
ho accanto le anime delle persone amate che sono volate in cielo, entrate in un’altra
dimensione, racchiuse nel grembo d’Amore di Dio. Siamo insieme, a pregare, a parlarci di
noi, a gioire, a respirare il Profumo di Dio, a scaldarci al Suo sole, a godere della Sua luce.
Tra i fari delle auto, piccoli specchi confusi e opachi dell’Infinito che verrà. Torino, Amedeo
di Savoia. L’ospedale degli ultimi, dei reietti, dei peccatori… Siamo tutti peccatori. Siamo
tutti piccoli, a volte meschini, … umani. Nel film delle azioni della giornata noi vediamo un
mare di piccole grandi omissioni, parole di troppo, pensieri lontani, dubbi di fede. E tu, di
fronte al nostro mea culpa, raccogli tutto il bene, regali un abbraccio, trasformi il male in
nuove possibilità. Grazie per il più grande dei tuoi doni. Grazie Signore del tuo perdono.
Torino, Madonna di Campagna. In ascolto della tua Parola. “Vi porto un annuncio di gioia:
Il Regno di Dio, la liberazione dal male, un tempo nuovo, la certezza dell’Amore di Dio è
qui! Gusta e vedi quanto è buono il Signore. Ricorda le meraviglia delle tue doti, delle
persone incontrate, dell’affetto regalato, del prezioso aiuto della vita spirituale”.
Come posso fare a restituire tutto questo? Il Signore dà solo una regola. Il tempo della
legge è passato. Ora si tratta di crescere nell’amore. “Fa’ agli altri ciò che vorresti gli altri
facciano a te”.
Ora la preghiera è dedicata a chi ha più bisogno. Serve anche a me. Mi aiuta a farmi
vicina alle persone, mi aiuta ad amare. Venaria, cinema di Viale Buridani. Quale storia
proiettano stasera? Una storia di una tenerezza infinita… ma anche struggente! Un uomo
che, conoscendo la sua fine di lì a poco, volle lasciare un ricordo indelebile ai suoi amici.
Un uomo che riassunse tutta la sua esistenza in quel gesto: “Io mi offro, mi faccio
mangiare. Fatelo anche voi!” Un uomo che sudò sangue. Un uomo tradito. Un uomo
svergognato senza colpa. Un uomo fedele al suo Dio. Un uomo che sentì l’abbandono del
Padre. Un uomo che superò l’ultima tentazione e accettando il dolore si lasciò andare
nelle mani di Dio. Un uomo che era Dio. Che poteva continuare a esistere nella
dimensione divina per sempre. Ma scelse di rendere tangibile il suo amore per l’umanità,
sua immagine, anche se soltanto somigliante. E volle vivere senza sconti, scontrandosi
con i limiti. Aprì la strada del perdono, dell’Amore, del Cielo.U na strada che possiamo
provare a percorrere anche noi. Robassomero. Prima dell’incrocio c’è sempre un
vecchietto con la barba che saluta. Mi rinvia all’immagine del Padre che fa il tifo per noi.
“Andate piano…” suggerisce con un sorriso sincero. Il suo saluto è per tutti,
nell’identica gratuità e apparente inutilità. Padre nostro, non sei soltanto in cielo…
Regalaci la pace, un riposo tranquillo, per ripartire un po’ più sereni domani. Fiano. La
rotonda è il segno del nostro incontro, la mia ostia… simbolica, spirituale. Questi ultimi
chilometri sono per te e con te. Pura e semplice contemplazione, adorazione del Mistero,
fiducia di un bambino nella braccia di un Padre devoto. Potrei addormentarmi in questa
pace…. No, non mi conviene. In questo caso è meglio essere come le vergini sagge,
differentemente da quelle stolte che si mettono a dormire! Cafasse, salita verso
Monasterolo. E così, la Messa è finita… o meglio: “la pace è finita, comincia la Messa”
come diceva mons. Tonino Bello. Era bello stare lì, fare tre tende… ma tu adesso mi
aspetti in cima. Per tornare a vivere nel quotidiano. Ma è un quotidiano diverso.
La mia auto oggi aveva una marcia in più.