Ferdinando d`Aragona - Comune di Santa Maria a Vico

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Ferdinando d`Aragona - Comune di Santa Maria a Vico
Uno sguardo al nostro passato
Ferdinando I d’Aragona
Una figura come quella di Ferdinando I d’ Aragona, il “fondatore” della Basilica dell’ Assunta che
dà il nome al nostro paese, merita il primo posto tra gli “antenati” della nostra cittadina. Perciò ora
parliamo di lui.
Prima, però, dobbiamo fare una breve premessa, dobbiamo vedere come gli Aragonesi dalla
Spagna arrivarono in Italia.
La prima regione d’ Italia conquistata dagli Aragonesi fu la Sicilia.
Pietro III, prendendo in sposa Costanza, figlia del re Manfredi di Svevia, acquisì diritti sulla Sicilia e
l’Italia meridionale. I siciliani da parte loro, poiché non sopportavano più la dominazione di Carlo
d’Angiò che imponeva imposte eccessive, si ribellarono e cacciarono gli Angioini con la rivoluzione
detta “dei Vespri siciliani” (1282); subito dopo chiamarono Piretro III d’ Aragona perché regnasse
sulla Sicilia. Il re aragonese intervenne, fece valere i suoi diritti, vinse gli Angioini e l’isola fu unita
alla Corona d’ Aragona. La Sicilia andò a far parte dell’ unico Regno aragonese, che si chiamò
Regno d’Aragona, Sardegna e Sicilia.
L’ultima regina di Napoli della dinastia degli Angioini, Giovanna II, nominò nel 1420 suo erede
Alfonso V, che già era re d’Aragona, Sardegna e Sicilia. Quando Giovanna morì, nel 1435, scoppiò
la guerra tra Alfonso V che, come erede, pretendeva il Regno di Napoli, e Renato d’Angiò,
anch’egli nominato erede da Giovanna II poco prima di morire. Alfonso vinse e nel 1442 entrò in
Napoli. Fu chiamato Alfonso V come re d’ Aragona, di Sardegna e Sicilia e Alfonso I come re di
Napoli, dove trasferì la sua Corte.
Alfonso fu chiamato “il Magnanimo” per la sua cavalleresca generosità. Regnò su Napoli e l’ Italia
Meridionale fino alla morte, avvenuta nel 1458.
Allora il suo regno fu diviso: l’Aragona, la Sicilia e la Sardegna toccarono a suo fratello Giovanni II
d’Aragona, padre del famoso Ferdinando il Cattolico, mentre il regno di Napoli toccò a suo figlio
Ferdinando, che, come primo re di Napoli con questo nome, fu Ferdinando I (1458-1494).
Per arrivare al pieno e sicuro possesso del suo regno Ferdinando I dovette lottare per quattro anni
(dal 1458 al 1462) con il figlio di Renato d’Angiò, Giovanni di Calabria, che contestava i suoi diritti
ereditari. Ferdinando vinse e rimase padrone del regno.
Governò con energia ed abilità, attuando una politica sagace e spesso spregiudicata, da vero
principe quattrocentesco. Nel 1467 formò la lega con Milano e Firenze per mantenere l’equilibrio
politico in Italia. Fu alleato di Lorenzo il Magnifico nell’ ultimo periodo della guerra di questi contro
il Papa Sisto IV, Siena ed il Duca di Urbino, che si concluse con la pace di Napoli (1479). Nel
1480-81 reagì contro l’invasione turca della Puglia, con successo. Negli anni 1482-84 partecipò
alla guerra della Lega antiveneziana che si concluse con la pace di Bagnolo. Resistette con
spregiudicatezza alla “congiura dei baroni” (1485), appoggiati dal Papa Innocenzo VIII, giungendo
ad una pace onorevole col Pontefice.
Per Napoli fece molto: ampliò la città verso oriente con nuove mura e torri, protesse la produzione
artigianale ed il commercio. Si fece benvolere dal popolo.
Possiamo aggiungere che fu anche benvoluto nella nostra zona, perché anche per essa fece
molto.
Vediamo quando e come.
Il barone di Arienzo Matteo Stendardo, insieme con altri baroni favorevoli a Giovanni d’Angiò, si
oppose a Ferdinando, ma questi vinse e nel 1460 prima obbligò i baroni pugliesi all’ obbedienza,
poi attaccò il barone Matteo marciando da Benevento, lungo la Via Appia. In un solo giorno
saccheggiò i castelli di Arpaia e di Airola della famiglia Stendardo, mentre Matteo si chiudeva nella
“Terra Murata” di Arienzo, alla quale il re subito pose l’ assedio.
La situazione si fece difficile per gli assedianti a causa delle piogge autunnali, secondo la
narrazione fatta dall’ umanista Giovanni Pontano nel suo scritto “ De bello Neapolitano” [“La guerra
napoletana”]: “ Ferdinando assediò Arienzo. Però i temporali impedirono al re di conquistare la
città murata: in effetti, poiché l’inverno ormai si avvicinava, i temporali si fecero frequenti, in modo
che molte tende furono rovinate… A questo punto il re si rivolse “ ad una miracolosa statua della
Madonna ”.
Già verso la metà del Quattrocento la famiglia dei baroni di Arienzo, gli Stendardo, di origine
francese, insediati dagli Angioini, aveva fatto costruire in onore della Vergine una piccola chiesa,
nella quale era stata collocata la venerata statua, e un piccolo convento dei Domenicani, ai quali
era affidata la cura di tale chiesa, situata probabilmente dove ora sta il grande tempio dell’
Assunta. Lì i fedeli si fermavano per pregare la Madonna e chiedere grazie.
Tra essi ci fu anche il re Ferdinando I.
Stando nel suo accampamento nelle vicinanze della chiesetta dell’ Assunta ed essendo ospitato
nel convento dei Domenicani, il re, pregando la Madonna per ottenere la vittoria, fece voto di
costruire , in Suo onore, in quello stesso luogo, una chiesa ed un convento grandi, monumentali, e
stabilì una rendita annua per i monaci.
Ferdinando vinse la guerra, però non mantenne subito la promessa.
Nel 1480, durante la guerra contro i Turchi che avevano conquistato Otranto in Puglia con terribili
massacri e minacciavano il suo regno, il re fece di nuovo lo stesso voto alla Madonna , vinse e
stavolta mantenne la promessa.
L’ attuale Basilica, dunque, nasce da un doppio voto di Ferdinando I.
I lavori per la costruzione della nuova chiesa cominciarono nel 1492 e furono compiuti
rapidamente.
Non solo fu costruita la nuova chiesa, in stile gotico- aragonese, secondo il modello architettonico
introdotto a Napoli dal maiorchino Guglielmo di Sagrera, ma anche il grande convento con artistico
chiostro: insieme formano il complesso architettonico aragonese, che fu completato poco prima del
1500.
Ad assistere i fedeli ed al culto provvedevano i Domenicani.