i borboni - Museo delle cere Caserta

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I BORBONE
Le vicende umane seminate nei solchi della storia producono la vita denotandola nei vari secoli con
specifiche caratteristiche. Il Settecento la illuminò riscoprendo per essa il lume della ragione, il
secolo precedente l’avvolse nella fede elevandola al misticismo divino; ancora prima essa fu in
fermento per la voglia di rinascere e, il genio dell’ uomo proiettò, per questa “voglia”, la sua
magnificenza nell’opera d’arte. Ogni secolo una ricchezza, ogni era successiva la sommatoria delle
precedenti le cui caratteristiche, traghettate sul fiume del tempo, segnano la vita dei popoli con
culture, tradizioni, fatti e vicende che coinvolgono uomini e donne, eroi e codardi, ricchi e
nullatenenti. Il Settecento celebrò la ricchezza delle idee. Come quelle di Rousseau (1712 – 1778)
che seppero urlare l’uguaglianza al popolo francese di allora e al mondo intero ancora oggi. Delle
sue idee beneficiò Cesare Beccaria rifiutando per l’uomo l’atrocità della pena di morte mentre
Montesquieu insisteva sul rispetto della libertà e la necessità del governo monarchico per i popoli
europei; cosa che favorì, nella metà del Settecento, la
nascita
dell’assolutismo illuminato,
riconosciuto nel motto dei re: “ fare tutto per il popolo ma nulla per mezzo del popolo”. Nel regno
di Napoli invece, il governo di Carlo III di Borbone si calò nell’attività riformatrice di tutto il
territorio napoletano affidandola al suo primo ministro Bernardo Tanucci che, nonostante la
resistenza della nobiltà, seppe fare già dell’Università il punto caldo della fioritura culturale del
secolo; tra i suoi docenti: Giambattista Vico sulla cattedra di eloquenza e retorica. Il 6 ottobre del
1759, Carlo III di Borbone consegnò a suo figlio Ferdinando la stessa spada che a sua volta il padre
aveva consegnato a lui inviandolo a Napoli come re. Mille furono le raccomandazioni di suo padre
per il popolo e mille furono le sue raccomandazioni al figlio Ferdinando affinchè conservasse la
Museo delle Cere
Piazza della Pace, 34 Maddaloni (Ce)
tel +39 0823 830456 | fax +39 0823 834993
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spada per la difesa della religione e del popolo di Napoli. Nel ricordargli poi di amare i sudditi lo
benedisse e gli ordinò la giustizia e la clemenza salutandolo con il nome di Maestà. Carlo III lasciò
il trono di Napoli come si lascia un’opera a metà, la cui conclusione si affida ad un altro uomo. E
sul re Ferdinando IV di Borbone cadde la responsabilità di un regno particolare ed eccessivo,
proprio come i due nomi che gli furono attribuiti: Ferdinando I re di Napoli e re “nasone”.
Quest’ultimo nome gli fu dato dai sudditi lazzaroni dell’ultima classe sociale in cui era diviso il
regno di un popolo eccessivo nel bene e nel male, nella gioia e nel dolore, nel sacro e nel profano.
Angela Gionti
PENSIERO UTILE: Ogni secolo una ricchezza, ogni era successiva la sommatoria delle precedenti le
cui caratteristiche, traghettate sul fiume del tempo, segnano la vita dei popoli con culture, tradizioni,
fatti e vicende che coinvolgono uomini e donne, eroi e codardi, ricchi e nullatenenti.
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