Commozione irresistibile ai funerali di Don Gnocchi

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Commozione irresistibile ai funerali di Don Gnocchi
Commozione irresistibile ai funerali di Don Gnocchi
Commozione irresistibile ai funerali di Don Gnocchi L'ADDIO DEI PICCOLI MUTILATI AL
CARO, PATERNO PROTETTORE Commozione irresistibile ai funerali di Don Gnocchi Una
coperta di fiori sulla bara, con la scritta: tuoi bambini„ - Un sogno del defunto che si avvererà: il
centro contro la poliomielite - Il successore: mons. Gilardi - I due ciechi operati attendono e sperano
(Dal nostro inviato speciale) Milano, 1 marzo. Il piccolo santuario di San Bernardino alle Ossa,
dopo che il suo parroco mons. Corbella, questa notte alle 2, ebbe detta la prima Messa in suffragio
di Don Carlo Gnocchi, è stato chiuso a tutti, in attesa delle 9 e mezzo, ora prevista per il trasporto
della salma in Duomo. Ma le porte si sono socchiuse un po' prima per accogliere i « mutilatini »
venuti in gran numero da Salerno, Roma, Firenze, Parma, Torino, Inverigo, Pessano, Passo dei
Giovi. In lenta processione, i più piccoli sollevati a braccia, ognuno imprimeva un bacio sulla punta
delle dita, sfiorava cosi la bara e poi, come se avesse attinto ad un'acquasantiera, si faceva il segno
della Croce. Molte lagrime, s'intende! E' facile dire che Don Gnocchi sarà sempre in mezzo a loro,
luce spirituale che li protegge dall'alto, ma la verità amara è che egli li ha lasciati per sempre e che è
immobile (lui, che non stava mai fermo), gelido (ed era tutto fuoco), mu-: to (ed aveva tante parole
belle per tutti, a cominciare dal sorriso e dall'amore che si sprigionava dal suo sguardo). Egli è
morto. Ecco la parola cruda. Come si fa a non piangere? E' delle anime gentili non nascondere il
dolore che strazia. A processione finita, il tetto di vetro che permetteva ancora dì vedere il volto di
Don Carlo Gnocchi scompare e la bara si chiude del tutto. Sei vecchi alpini, più esattamente sei
alpini della vecchia guardia, offrono le loro spalle per trasportarla. Sopra, a guisa di estremo
abbraccio, è distesa una coperta di fiori, rose e garofani bianchi, e ad un'estremità pende a guisa di
stola un nastro bianco che dice: «/ tuoi bambini», non < figli», « bambini » e, per tutta la strada gli
occhi che scopriranno la scritta, s'inumidiscono. In rappresentanza del Governo è venuto l'on.
Andreotti. C'è il prefetto di Milano, Liuti, il sindaco di Milano, Ferrari. Infinite rappresentanze di
enti, partiti politici, gruppi sindacali, una marea di bandiere. Lungo l'intero percorso (via Verziere,
Largo Augusto, via Durini, piazza San Babila, corso Vittorio Emanuele II) la folla si assiepa sui
marciapiedi per poi far grappolo spettacoloso sulle gradinate del Duomo. E' un immenso plebiscito
di affetto. La terra ha perduto un santo, un grande eroe della carità e l'anima schietta del popolo
vuol dirgli che è con lui, che lo ha compreso, che i « piccoli » non saranno abbandonati,
specialmente i « più piccoli », i « più colpiti » che ;fllano su carrozzelle o a caalcioni sulle spalle dei
grandi. Sono i poliomielitici. Per essi Milano completerà quanto prima (aiutata da tutta Italia) quel
Centro-pilota per combattere la poliomielite, il più alto sogno di Don Gnocchi. Occorre un miliardo
di lire. Trecento milioni ci sono già. Il corteo procede lento, tra pianti sommessi, in un mormorio di
preghiere. Al passaggio della bara, molte saracinesche si abbassano, in un grande cantiere edilizio
un'alta selva di gru ferma di schianto il suo fracasso e tutte si voltano per restare immote, in
direzione del grande Scomparso, come braccia tese, Occasionali, s'intende, ma forse anche no, densi
passaggi di colombi volteggiano nell'aria limpida, dove il sole fa del suo meglio per vincere il
freddo. Anche la primavera, si può dire, è intervenuta con un soffio di tenerezza alle esequie di Don
Gnocchi. All'ingresso del Duomo, tra i panneggi dei lutto una scritta dice: « Sacra deposizione di —
Don Carlo Gnocchi — nel Camposanto della Chiesa. Sia largo l'accorato suffragio — che dal pio
sacerdote — accompagna a Dio — la dolcissima anima. — Dalle nostre preghiere avranno loro
bene — i cento e cento rinati alla vita a prezzo della sua». Sono le 10 e 35. Dai sei alpini della
vecchia guardia, la bara passa alle spalle di sei sacerdoti. Tremolano tante fiammelle di candele
come mosse dal vento. Nel Duomo c'è già l'arcivescovo di Milano mons. Montini con i vescovi
ausiliari. La folla trattenuta da cordoni tesi nella navata centrale, invade le altre due e fa marea. Poi
anche la navata centrale si stipa sino all'inverosimile. Intorno al catafalco sono state disposte sedie
per i « mutilatini » ma quasi nessuno si siede, i più ci salgono sopra per veder meglio. L'organo e le
orazioni dei defunti danno a Don Gnocchi l'estremo addìo. Monsignor Montini Io benedice tra
nuvole d'incenso. « In paradiso ti portino gli angeli... ». Anche un intenso scampanio lo dice. A
cerimonia finita, il « mutilatine » Domenico Antonello, 13 anni, cieco di un occhio, legge un breve
saluto al « caro papà» per tutti. Egli dice tra l'altro: «Tu non sei più Don Carlo ma San Carlo... ».
Mancano 10 minuti a mezzogiorno. La vita, già sospesa al centro di Milano, ha ripreso il suo ritmo
di sempre. Si parte per il cimitero monumentale, non più a piedi, nessuno. E' il momento in cui la
morte comincia ad andare in fretta. Una piccola buca aspetta. Sulla terra scavata di fresco, una
mano ignota ha deposto un mazzo di stelle alpine, vecchie di chissà quanti anni, strette in un nastro
bianco. E' 11 saluto della montagna a chi le fu sempre amico. A sostituire lo Scomparso nella
continuazione della sua opera è stato scelto monsignor Edoardo Gilardi, già designato da Don
Gnocchi. Lo scomparso, ad esprimere questo suo' desiderio, aveva inviato una lettera a mons.
Gilardi il 25 febbraio scorso, pochi giorni prima della morte. Il successore del « Papà dei mutilatini
» prenderà possesso della carica subito dopo la riunione del consiglio d'amministrazione delia « Pro
Juventute *. Il nome di mons. Edoardo Gilardi è molto noto da oltre trent'anni come precursore
dello stesso Don Gnocchi nelle opere di assistenza ai minorati di guerra Cappellano nella guerra
1915-18, decorato di tre medaglie d'argento al valor militare, mons. Gilardi fu a fianco di Cipriano
Facchinetti nelle prime organizzazioni dei mutilati ed ex-combattenti, e fondò la prima casa per i
ciechi di guerra di Villa Mirabello, ch'egli tuttora dirige. Egli ha poco più di 60 anni. Intanto, il «
mutilatino » Angelo Colagrande e la giovane cieca jVngela Battistelio, ai quali, ^stremo dono
d'amore, le cornee di Don Gnocchi potranno forse restituire un po' di vista, hanno trascorso una
notte e una giornata tranquille, nel buio più completo, s'intende, ed immobili al massimo. Essi non
parlano della « cosa ». Sperano. Le bende saranno tolte per la prima volta tra quattro giorni. Ma ce
ne vorrà circa il doppio per sapere se il miracolo è riuscito. a. a. Su questi volti il pianto sgorga
sìncero, si mesce a una luce di tenerezza e di pietà (Tel.) Ah., se avesse preso in tempo il Formitrol f
Avrebbe evitato quel potente raffreddore, che gli rende così penosa la giornata. Quando il tempo è
brutto, quando entrate in luoghi affollati, quando in giro serpeggia l'influenza, tenete a portata di
mano un tubetto di Formitrol ! Formitrol chiude la porta ai microbi Dr. A. Wander S. A. Via
Meucci, 39 - Milano
Pagina 3
(02.03.1956) LaStampa - numero 53