SPECIALE Periodico di cultura e di

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SPECIALE Periodico di cultura e di
IASMA Notizie
Periodico di cultura e di informazione tecnico-scientifica della
Fondazione Edmund Mach - Istituto Agrario di S. Michele all’Adige
Gennaio 2010
n.
10
Taxe payée/Tassa riscossa - TN-CPO - Direttore responsabile: Michele Pontalti - San Michele all’Adige, Via E. Mach 1 - Autorizzazione Tribunale di Trento n. 1114 del 19.02.2002
Il teleriscaldamento
a biomassa
SILVIA CESCHINI
Duemila metri di tubazioni doppie, 160 mila metri cubi di volumi riscaldati e un consumo medio di 100 metri cubi di cippato
al giorno. All’Istituto Agrario è entrato a pieno regime il nuovo
impianto di teleriscaldamento a biomassa.
Il cuore del nuovo polo di produzione termica si trova dietro al
monastero agostiniano, vicino al convitto. L’impianto produce
energia termica che alimenta, tramite una capillare rete di teleriscaldamento, i fabbricati dell’intero complesso immobiliare:
continua a pag. 2
Il marchio “Qualitá Trentino”
LA NUOVA SFIDA DEI PRODUTTORI AGROALIMENTARI
TIZIANO MELLARINI
L’obiettivo: garantire il consumatore
e valorizzare l’intera filiera
agroalimentare provinciale.
Due parole, per dire tutto di noi, per comunicare un territorio
legandone il nome all’eccellenza dei suoi prodotti, del suo ambiente, della sua agricoltura di montagna. Qualità Trentino,
due parole, un marchio, per riassumere un’identità nella quale
ci riconosciamo e per la quale vogliamo essere riconosciuti. Ci
sono molti significati nella decisione, formalizzata il 6 novembre
scorso dalla Giunta provinciale, di rappresentare sotto il marchio
“Qualità Trentino” le nostre produzioni agroalimentari, affidandone la titolarità e la gestione a Trentino SpA. Sarà questo il logo
che distinguerà sul mercato i nostri prodotti lattiero-caseari,
mele, vini, salumi, prodotti ittici ed altre eccellenze della nostra
terra, compresi i prodotti di trasformazione, indicandone ai consumatori l’origine territoriale e insieme la loro corrispondenza
ad elevati standard di qualità certificati da organismi di controllo
indipendenti ed accreditati.
Con l’introduzione del marchio “Qualità Trentino” – che volutamente richiama il rinnovato logo territoriale “Trentino” – sarà
possibile perseguire un duplice obiettivo: garantire il consumatore finale rispetto alla elevata, e certificata, qualità di offerta
delle nostre produzioni, sostenendo al tempo stesso l’azione di
marketing territoriale del Trentino, valorizzando l’intera filiera
agroalimentare provinciale attraverso la promozione di un brand
in grado di evocare le “particolarità” del Trentino e di trasmettere qualità, genuinità e distintività nel vivere e nel produrre.
L’ambito di applicazione del nuovo marchio abbraccia le categorie di prodotti che rispondono a determinati requisiti qualitativi
nonché i prodotti classificati e disciplinati dalle relative direttive
comunitarie, vale a dire i prodotti tradizionali, quelli a denominazione e indicazione di origine protetta (Dop e Igp), le specialità
tradizionali garantite (Stg), i vini di qualità, le produzioni biologiche. Il marchio di qualità sarà un importante biglietto da visita
per i nostri prodotti, ma dovrà anche diventare uno strumento
per una più efficace promozione territoriale e commerciale in
ambito nazionale e internazionale. Dopo l’approvazione, anche
A L L ’ I N T E R N O
NUOVO IMPIANTO
2
Il declino dell’ape domestica in Trentino
Il comitato tecnico-scientifico
per la scuola
Acqua, ambiente, agricoltura, energia
3
Alla scoperta dei “tesori” di Falchetti
AQA certifica anche i prodotti
del …mare
4
Due campionati per i Comuni sostenibili
News e seminari
Recensioni
Fotonotizia
Inserto Speciale Tre bicchieri
in sede comunitaria, del nuovo marchio, i produttori agroalimentari sono chiamati ora a predisporre i disciplinari di produzione
per i prodotti che già non sono o non potranno essere certificati
come Dop, Doc, Igt e Igp. Per questi ultimi, infatti, l’autorizzazione all’utilizzo del marchio sarà automatica.
A partire dalla terza settimana di gennaio le associazioni dei
produttori saranno chiamate ad una prima fase di confronto con
il Comitato strategico per la qualità - nel quale sono rappresentati Camera di commercio, Trentino Spa e Provincia autonoma
di Trento – e con le Commissioni tecniche individuate per ogni
tipologia o famiglia di prodotti, per arrivare alla definizione dei
singoli disciplinari. Sarà questo un momento molto importante,
giacchè i prodotti ed i relativi disciplinari dovranno rispondere a
criteri e norme nettamente più rigorosi e specifici di quelli dettati dalle normative comunitarie o nazionali.
Un ulteriore importante passo dovranno però successivamente
compiere i produttori: chiedere la certificazione ad un organismo indipendente ed accreditato (quale ad esempio l’AQA attivata presso la Fondazione Mach di San Michele all’Adige) abilitato
dalla Provincia autonoma di Trento ad eseguire i controlli. Scegliendo la strada della certificazione, i produttori trentini hanno
scelto la strada forse più impegnativa, quella di non fare alcuno
sconto alla trasparenza ed alla garanzia nei confronti dei consumatori, in primo luogo, ma anche e soprattutto quella destinata
a collocare i prodotti agroalimentari trentini al vertice della scala
della qualità, affidando ad essi il ruolo di testimoni privilegiati di
un territorio ineguagliabile.
Tiziano Mellarini
Assessore all’Agricoltura, Foreste, Turismo e Promozione
Provincia autonoma di Trento
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IASMA Notizie
Gennaio 2010
Il teleriscaldamento
a biomassa
Il declino dell’ape
domestica in Trentino
ANALISI DELLE CAUSE E LINEE GESTIONALI
segue da pag. 1
dal convitto alla pescicoltura, dai laboratori alle aule didattiche,
dalla mensa alle serre. Non solo. L’impianto, che si avvale di tre
generatori di calore, uno funzionante a cippato forestale e due
a gas metano, utilizzabili ad integrazione del primo, garantisce
un notevole risparmio in termini di consumi energetici globali e
grandi vantaggi ambientali grazie alla consistente riduzione delle emissioni di anidride carbonica rispetto alle normali caldaie a
combustibile fossile. I fumi della caldaia subiscono due filtraggi:
il primo “a ciclone” e il secondo “con filtri a manica”: in tal modo
il quantitativo di polveri emesse in atmosfera è di gran lunga inferiore al limite ammesso. L’opera comprende un edificio per il
contenimento degli impianti e lo stoccaggio delle biomasse.
Il silos interrato ha una capacità di 400 metri cubi e viene rifornito
settimanalmente da un’azienda trentina che si è aggiudicata la
gara. Un sistema automatico alimenta la caldaia; la combustione
consente di riscaldare l’acqua dell’impianto di teleriscaldamento
che, attraverso un viaggio nelle tubazioni sotterranee, raggiunge le varie strutture allacciate. Una volta ceduto il calore, l’acqua
del teleriscaldamento, ritorna in centrale per essere riportata alla
massima temperatura e ricominciare il suo viaggio.
PAOLO FONTANA
La produttività degli apiari non
è più oggi legata solo all’andamento climatico ma alla devastante azione della Varroa,
che può causare la distruzione di interi apiari. Proprio a
causa di queste morie gli apicoltori fanno spesso ricorso
all’acquisto di api regine o di
nuclei, senza dare importanza
alla razza di ape scelta. Vi è
poi il rischio di morie per l’uso
scorretto di agrofarmaci quali
ad esempio i neonicotinoidi.
Nell’apiario della Fondazione,
costituito nel 2009, sono state
condotte sperimentazioni per
valutare queste problematiche e proporre linee gestionali per gli apicoltori e le realtà
agricole in generale. Si è dato
inizio ad una sperimentazione
per capire se le diverse razze
subiscano ugualmente i danni
della Varroa, ma anche per
verificarne la sopravvivenza e
la produttività nei climi trentini. In questo primo anno è
già apparso evidente come le
due razze di ape domestica
più diffuse in Trentino, l’ape
carnica (della fascia alpina) e
Il comitato tecnico-scientifico per la scuola
MARCO DAL RÌ
Come previsto dal regolamento di organizzazione della FEM, poco dopo l’entrata in vigore dello stesso, il Consiglio di
Amministrazione ha nominato il Comitato tecnico scientifico per la valutazione
delle attività scolastiche in attuazione a
quanto previsto dall’articolo 6, comma 2
dello Statuto della Fondazione.
L’organismo, previsto dallo statuto della
fondazione, dura in carica cinque anni
ed ha il compito di valutare la qualità e
l’efficienza del sistema educativo e formativo di San Michele. In particolare
fornisce al CdA gli strumenti per valutare l’efficacia del sistema educativo e
formativo del Centro Istruzione e Formazione, propone criteri e metodologia
per la valutazione del personale docente,
valuta nel tempo gli effetti degli esiti applicativi delle iniziative e delle politiche
scolastiche e formative, valuta il grado di
soddisfazione degli utenti, ecc.
Marco Dal Rì e Michele Covi, rispettivamente dirigente del Centro Istruzione e
Formazione e responsabile dei sistemi
di gestione della qualità, sono membri di
diritto, mentre Arduino Salatin e Michele Pellerey sono stati nominati tra
i soggetti di riconosciuta competenza
scientifica nel settore scolastico e della
valutazione.
Il professor Salatin, nato a Caneva (PD)
nel 1952, laureato in filosofia presso
l’Università di Venezia è in possesso
dell’abilitazione all’insegnamento di
materie letterarie ed ha conseguito il
Dottorato di ricerca in scienze dell’educazione presso l’Università di Padova
con una tesi ad indirizzo epistemologico
su Ricerca pedagogica e “critica” della formazione. Attualmente è dirigente
dell’IPRASE Trentino ed è membro di
numerosi commissioni e staff che ope-
l’ape ligustica (della penisola
italiana e oggi allevata in tutto
il mondo) abbiano un ritmo di
sviluppo molto diverso ma anche differenti esigenze climatiche. Queste caratteristiche
sono poi correlate allo sviluppo della Varroa nelle colonie.
In Trentino, oltre alle due
razze in purezza, sono allevate forme ibride o intermedie
carnica/ligustica. Il maggior
problema di questi ibridi è la
scarsa omogeneità che comporta difficoltà gestionali per
gli apicoltori che non riescono
a sincronizzare gli interventi e
ad avere produzioni elevate.
Questa disomogeneità è ancor più grave in relazione alle
diverse tecniche di controllo
della Varroa, legate allo stato
di sviluppo delle colonie. Queste api ibride carnica/ligustica, sono poi ottenute senza
alcun programma di selezione, mancando in Trentino
una stazione di fecondazione
controllata per api regine.
La produzioni di api regine
e nuclei (di tutte le razze) in
Trentino risulta comunque
insufficiente. Un altro aspetto
emerso è quello legato al flus-
so nettarifero. Dopo le grandi
fioriture primaverili le api nelle are trentine intensamente
coltivate possono trovarsi in
carenza di nettare e polline
per sviluppare le colonie e prepararsi all’inverno. Ciò rende
ormai indispensabile la nutrizione artificiale delle colonie.
Nell’apiario della Fondazione
è stata condotta una sperimentazione sull’effetto di quattro
alimenti zuccherini sullo sviluppo di nuclei costituiti in
estate ed è stato valutato l’effetto sulle api di alcuni insetticidi neonicotinoidi. Inoltre la
Fondazione ha lavorato a fianco degli apicoltori trentini, fornendo consulenze e ricevendo
gli stimoli indispensabili per
mantenere il contatto con la
realtà apistica locale.
Le relazioni intessute sono
state di primaria importanza
e ancor di più questo aspetto
sarà curato in futuro, cercando
di creare una rete di contatti
tra gli apicoltori delle diverse
aree del Trentino, il personale
della Fondazione e le figure
del territorio coinvolte con
le problematiche dell’ape e
dell’impollinazione.
Acqua, ambiente,
agricoltura, energia
BRUNO MAIOLINI
rano nel settore della formazione, come
quello per il riordino degli istituti tecnici
e professionali del MIUR che coordina
dal 2007.
La sua formazione, le numerose esperienze lavorative nel settore dell’istruzione, dell’educazione e della formazione,
l’ampio curriculum scientifico e professionale consentiranno al dott. Salatin di
contribuire in modo altamente significativo al funzionamento del Comitato
scientifico per la valutazione delle attività scolastiche, nonché di trasferire al
Centro Istruzione e Formazione una serie di proposte metodologiche non solo
sul piano della valutazione, ma più in
generale della didattica e della programmazione dei nuovi piani di studio.
Il prof. Michele Pellerey, nato a Genova nel 1935, ha conseguito il dottorato
in matematica ed ha insegnato presso
l’università Pontificia salesiana e all’Università La Sapienza di Roma. Dal 1974 è
membro della Commissione internazionale per lo Studio e il miglioramento della matematica.
Iscritto all’albo degli psicologi, è stato
componente della commissione ministeriale che ha redatto i programmi
scolastici delle scuole elementari e superiori.
Dal 1994 coordina la sperimentazione
del percorso di formazione professionale presso la Provincia Autonoma di
Trento. Ha già fatto parte del comitato
scientifico dello IASMA e conosce molto
bene le attività presenti presso questo
Istituto Agrario non solo nell’ambito
della didattica, ma anche della ricerca e
del trasferimento tecnologico nonchè la
loro evoluzione nel passaggio da IASMA
a FEM. Anche il prof. Pellerey potrà garantire, come già fatto in passato, non
solo un apporto altamente scientifico al
Comitato, ma anche il trasferimento di
esperienze pratiche, didattiche ed anche
umane.
Il nuovo comitato si è insediato il 2 luglio
2009. I due esperti collaboreranno con la
dirigenza del Centro istruzione e formazione; in questo momento delicato una
grossa priorità è la definizione e l’implementazione dei nuovi piani di studio a
livello nazionale e provinciale.
Acqua: i modelli climatici indicano una tendenza verso minori
e più concentrate precipitazioni nelle Alpi centro-meridionali.
Agli effetti diretti del cambiamento climatico si sommeranno
quelli indiretti, che comporteranno maggiori richieste di risorse idriche.
Ambiente: gli ecosistemi alpini, e in particolare quelli acquatici, sono tra i più delicati e minacciati in ambito europeo. Le
aree di fondovalle sono quelle con maggiore biodiversità ed
efficienza dei processi ecologici, e, per questo, sono state particolarmente utilizzate da insediamenti agricoli ed infrastrutture.
Agricoltura: le previste minori precipitazioni estive e l’aumento della evo-traspirazione potranno indurre limitazioni alle richieste di acqua per irigazione.
Energia: l’energia idroelettrica è oggi la più importante fonte
rinnovabile, con vantaggi strategici a livello locale e nazionale.
Tuttavia, l’impatto della filiera di produzione sugli ecosistemi
fluviali è pesante e la Direttiva Europea sulle Acque impone di
intraprendere azioni mitigatrici.
In questo scenario si colloca un progetto di ricerca del Gruppo Ecohydro del Centro Ricerca ed Innovazione della FEM,
in collaborazione con ingegneri idraulici dell’Università di
Trento.
Il gruppo di lavoro si è occupato per diversi anni degli impatti,
a diverse scale temporali e spaziali, della produzione idroelettrica. Successivamente, ha iniziato ad elaborare possibili strategie di mitigazione. Tra le
opzioni abbiamo privilegiato
un approccio di ri-uso delle
acque turbinate, che permette di intervenire alla fine
della fase di produzione (che
resta quindi inalterata) e di
limitare uno degli effetti più
pesanti: le improvvise e frequenti variazioni di portata e
di temperatura a valle degli
impianti. L’idea di fondo è
di destinare una parte delle
acque turbinate all’alimentazione dell’esteso sistema dei
fossi agricoli nella Piana Ro-
IASMA Notizie
Gennaio 2010
Alla scoperta dei “tesori” di Falchetti
ALESSANDRA LUCIANER
Nei mesi scorsi la biblioteca dell’Istituto Agrario di san Michele all’Adige
è stata contattata da uno studioso d‘arte di Torino alla ricerca di informazioni su due pittori piemontesi, Giuseppe
Falchetti e suo figlio Alberto, presenti
in Trentino tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo. Giuseppe Falchetti
(1843-1918), originario del Canavese, ispirato dal grande amore per la terra ed il mondo contadino e dall’ammirazione per
l’arte fiamminga, fu pittore validissimo e prolifico.
Incoraggiato da Massimo d’Azeglio e discepolo del pittore Camino, era conosciuto anche in Inghilterra e nell’America del Nord
per la notevole produzione di paesaggi rurali e di ricchissime
nature morte con superbe composizioni decorative di frutta e
cacciagione. Il figlio Alberto, specializzato in paesaggi, fu allievo
alla scuola di Segantini.
Nel 1879 le qualità artistiche valsero a Giuseppe l’invito del Ministero dell’agricoltura a creare il Corpus delle uve da vino e da
pasto d’Italia. Erano gli anni del grande sviluppo in Italia dell’ampelografia moderna, con una enorme quantità di studi; fondamentale fu nel 1825 l’opera di Acerbi, che proponeva descrizioni
morfologiche basate non solo sulla forma dei frutti ma anche
delle foglie. Nel 1872-73 era stata costituita a Vienna la prima
Commissione ampelografica internazionale; l’anno seguente in
Italia fu istituito il Comitato centrale ampelografico con diverse
commissioni provinciali e l’impostazione di un primo Piano per
l’ampelografia generale italiana.
Ogni autunno, per 27 anni, Falchetti fu inviato nelle principali
zone viticole italiane – Sicilia, Puglia, Calabria, Abruzzo, Toscana, Emilia, Veneto e Piemonte – per riprodurre le varietà di uve.
Come attesta la Storia della vite e del vino in Italia (Dalmasso e
Marescalchi, 1931-1937) egli si rivelò disegnatore abilissimo nel
rendere i caratteri dei vari vitigni. Le sue tavole riproducono, su
sfondo bianco, il grappolo-tipo attaccato al tralcio, con due foglie,
una palmare e l’altra dorsale; a ciascuna è allegata una scheda
descrittiva delle varietà.
Nel 1899 Falchetti riceve un incarico analogo per la riproduzione delle varietà del Tirolo meridionale, da effettuarsi presso la
Scuola di San Michele all’Adige. Il volume di quell’anno dell’Almanacco agrario della Sezione di Trento del Consiglio provinciale d’agricoltura pel Tirolo riporta le iniziative avviate per la
partecipazione all’Esposizione universale di Parigi del 1900 dei
rappresentanti delle principali attività produttive del Tirolo. L’entità eccessiva delle spese indusse però il Comitato centrale per
la viticoltura austriaca ad optare per l’invio a Parigi di sole tavole
illustrate delle principali uve d’Austria. L’idea fu condivisa anche
dal Consiglio provinciale d’agricoltura, che nel deliberò di prendere accordi con Giulio Catoni, direttore della Società enologica
trentina, il quale “di proprio impulso aveva avviata una riproduzione dei principali tipi d’uva del paese a mezzo di un valente
pittore” e in tal modo veder rappresentate a Parigi tutte le varietà
di uva dell’Austria.
Il “valente pittore” era proprio Giuseppe Falchetti, stavolta in
compagnia del figlio Alberto, secondo l’Almanacco agrario del
1900. Furono prodotte 12 tavole ad olio, raffiguranti le principali
varietà dei vitigni locali, e 5 paesaggi con i sistemi di coltivazione
adottati in viticoltura.
L’Almanacco riferisce che la collaborazione del Direttore e dei
docenti di San Michele fu assidua, affinché “i quadri rappresentassero il più fedelmente possibile i nostri vitigni “ e che “quanti
esaminarono il lavoro ne rimasero soddisfatti”, tanto da sugge-
3
rirne la riproduzione in oleografia, a scopo di promozione della
produzione viticola locale. Anche Rebo Rigotti nei “Rilievi statistici” del 1931 ricorda le riproduzioni come opera dei Falchetti,
annotando che esse erano di proprietà del Consiglio provinciale
dell’economia corporativa.
Le tavole ampelografiche furono pubblicate nel 1922 sul Bollettino del Consiglio provinciale d’agricoltura e sulla Rivista di
ampelografia a corredo dei lavori di Giulio Catoni sui Vitigni del
Trentino. Nel 1927 vennero inviate a Conegliano Veneto per la
Mostra Internazionale d’arte ispirata alla vite e al vino e quindi
negli anni Trenta utilizzate per fini didattici; successivamente di
esse e dei paesaggi si perse quasi ogni traccia.
Solo recentemente ne sono state individuate due presenti sul
mercato antiquario ed acquistate da un collezionista privato.
Giuseppe Falchetti
(Caluso 1843 - Torino 1918)
Rossara
olio su tavola di cm 53 x 40 firmato
e datato 1899 in basso a destra intolato in italiano e tedesco in basso
a destra sul retro descrizione delle
caratteristiche dell’uva, esposto nel
1927 a Conegliano Veneto:
Mostra Internaz. d’Arte ispirata alla
vite e al vino.
Giuseppe Falchetti
(Caluso 1843 - Torino 1918)
Schiava gentile
olio su tavola di cm 53 x 40 firmato
e datato 1899 in basso a destra intitolato in italiano e tedesco in basso
a sinistra sul retro descrizione delle
caratteristiche dell’uva, esposto nel
1927 a Conegliano Veneto:
Mostra Internazionale d’Arte ispirata
alla vite e al vino.
AQA certifica anche i prodotti del …mare
LUCA TOMASI
taliana, su cui insiste una delle maggiori centrali idroelettriche
del Trentino, quella di Mezzocorona.
I risultati attesi sono molteplici: ricarica della falda grazie alla
maggior quantità di acqua presente sul territorio; riduzione
dell’impatto sul fiume Noce (l’acqua verrà restituita al fiume
nell’arco di 24 ore e non negli attuali circa 10 minuti); maggior
disponibilità idrica per l’irrigazione; aumento della biodiversità grazie alla creazione di “nuove” zone umide; abbattimento
di prodotti azotati attraverso denitrificazione e bioaccumulo;
minori spese di gestione dei fossi (più acqua = meno vegetazione).
Nella prima fase sono stati studiati per un anno due fossi agricoli rappresentativi sottoposti a gestione “normale”. La seconda fase prevede l’immissione nell’area campione di acque turbinate, valutando i cambiamenti nel comparto biologico e nei
processi ecologici.
Il progetto è svolto in collaborazione con il Consorzio Trentino
di Bonifica, il BIM Adige e i settori interessati della PAT e dei
Comuni.
FOS – Friend of the Sea è
un’Organizzazione non governativa senza scopo di lucro,
costituita nel dicembre 2006
al fine di perseguire la conservazione degli habitat e delle
risorse marine per mezzo di
incentivi di mercato e di specifici progetti di conservazione.
L’organizzazione è stata fondata dal dott. Paolo Bray, già
direttore dell’Earth Island Institute’s Dolphin-Safe Project,
precursore di tutti gli schemi
di certificazione dei prodotti alimentari marini e della
pesca, il quale è riuscito a
salvare milioni di delfini dai
danni procurati dalla pesca
del tonno. FOS è titolare del
sistema di certificazione per i
prodotti provenienti da attività di pesca e da acquacoltura
sostenibili. È l’unico sistema
al mondo che possa certificare sia i prodotti di allevamento
che quelli pescati in contesto
naturale.
I Criteri FOS per la pesca e
per l’acquacoltura sostenibili
sono gli unici nel mercato che
seguono le Linee guida FAO
per l’Ecolabelling di pesce e
prodotti della pesca derivanti
da cattura marittima.
Dopo aver verificato più di
10 milioni di tonnellate di pescato e 500 mila tonnellate di
prodotti da allevamento, è il
principale sistema di certifi-
AQA certificazioni uno dei cinque enti
al mondo autorizzati ad effettuare verifiche
a fronte dei criteri Friend of the Sea.
cazione di prodotti alimentari
marini nel mondo, quali: acciughe, caviale, vongole, seppie, sgombri, cozze, gamberi,
salmoni, spigole, orate, gamberi, calamari, storioni, trote,
tonni, rombi ed anche farina
di pesce, mangimi e olio di
pesce Omega-3.
AQA Certificazioni è uno dei
quattro enti riconosciuti al
mondo per effettuare i controlli dello schema Friend of
the Sea. Applicando le proprie
procedure di verifica, perfezionate nel corso degli anni su
svariati schemi di certificazio-
ne e riconosciute dal sistema
di accreditamento nazionale,
ha svolto nel corso del 2009
verifiche FOS in tutta Italia
su diverse tipologie di prodotti ittici, dalle trote del nostro
Trentino fino alle spigole e le
orate nel mare di Sicilia.
Sono stati svolti controlli sia
a terra - presso gli impianti
di acquacoltura ed i rispettivi
stabilimenti di trasformazione
- che a mare, talvolta anche
in condizioni agitate tanto da
rendere la traversata piuttosto
movimentata e raggiungendo
le gabbie off shore con appo-
site imbarcazioni in modo da
appurare in loco la conformità
degli impianti valutati.
Per le verifiche è stato impiegato personale tecnico esperto nei settori ambientale e veterinario, al fine di garantire
- grazie alla multidisciplinarità
- la competenza complessiva
dei Gruppi di verifica. Le verifiche sono state affiancate
anche dai tecnici incaricati
dalla Grande Distribuzione interessata a qualificare i propri
fornitori di prodotti ittici e per
appurare l’effettiva efficacia
delle verifiche svolte.
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IASMA Notizie
Gennaio 2010
Due campionati per i Comuni sostenibili
GIANCARLO ORSINGHER
Sta entrando nella fase conclusiva il progetto “Un pieno
di energia”, promosso dallo
Europe Direct Trentino e dal
Consorzio BIM Brenta (con
la collaborazione degli altri
tre Consorzi BIM trentini)
nell’ambito della campagna
“Energia sostenibile per
l’Europa” e cofinanziato dal
Ministero dell’Ambiente, del
Territorio e del Mare. Fra le
numerose iniziative di comunicazione e di sensibilizzazione sul tema della gestione sostenibile delle risorse, due in
particolare stanno riscuotendo un interesse sul territorio.
Si tratta dei “campionati”
chiamati “Serie A solare” e
“Serie A-cqua”, rivolti alle
amministrazioni
comunali
NEWS E SEMINARI
PREMIO INTERNAZIONALE “EUROBERRY 2009”
Urska Vrhovsek, coordinatrice della piattaforma di profiling metabolico dell’Area alimentazione del Centro ricerca e innovazione,
ha ricevuto il premio Mars - Glaxo per il miglior poster, durante la
quarta conferenza internazionale sui polifenoli e sulla salute che si
è svolta, a Yorkshire, in Inghilterra. Un’attività promettente, quella
che si svolge a San Michele, che sta riscontrando interesse e pareri favorevoli dalla comunità scientifica internazionale.Lo scopo
delle ricerche è valorizzare gli effetti benefici che il loro consumo
determina sulla salute umana e possibilmente aumentarne la concentrazione.
PREMIATI SETTE STUDENTI... D’ORO
Sono sette gli studenti “più meritevoli” premiati all’Istituto Agrario
di San Michele all’Adige, nell’ambito della assemblea annuale di
Udias, l’Unione diplomati dell’Istituto Agrario.
Si tratta di Alberto Chizzola, Nicola Gatti, Giuliano Postinghel, Loris
Bonato, Sara Ceccon, Giuliano Zanon, Tiziano Toller. I ragazzi si
sono diplomati nell’anno scolastico 2008-2009 e hanno conseguito
una votazione tra i 95 e 99 centesimi. Premiate oggi anche le tesine
migliori dell’Istituto tecnico agrario e dell’Istituto professionale per
l’agricoltura e l’ambiente con i premi messi a disposizione da diversi
enti e associazioni.
IASMA NEL CONSORZIO PER LA DIFENDERE LA
BIODIVERSITÀ
Valorizzare le conoscenze e sviluppare strategie mirate a conservare
e salvaguardare la biodiversità genetica dell’ambiente che ci circonda. È lo scopo del consorzio pan-europeo che raggruppa i migliori
esperti del settore nell’ambito dell’azione europea “Congress”, a cui
partecipa anche l’Istituto Agrario di San Michele all’Adige.
Proprio nei giorni scorsi la pubblicazione sulla gestione e conservazione della fauna selvatica, intitolata “Population Genetics for
Animal Conservation” e realizzata dal gruppo di ricerca coordinato
da Cristiano Vernesi in collaborazione con Heidi Hauffe, è stata recensita da una delle riviste scientifiche ambientali più importanti a
livello internazionale, la “Trends in Ecology and Evolution”.
OPERATORE ORTOFLOROVIVAISTA.
IL 28 FEBBRAIO SCADONO LE PREISCRIZIONI
C’è tempo fino al 28 febbraio per iscriversi al corso triennale per
operatore. Complessivamente si struttura in 1.066 ore articolate secondo un’area culturale ed un’area professionale. Al terzo anno lo
studente può optare per la qualifica ortoflorovivaistica, zootecnica o
vegetale. È possibile frequentare un ulteriore anno, al termine del
quale si ottiene il diploma di formazione professionale di “tecnico
agricolo” ed il contestuale rilascio del brevetto professionale di
imprenditore agricolo. Per maggiori informazioni contattare il coordinatore della sezione qualificazione professionale agricola: dott.
Michele Covi, [email protected], 0461/615234, 335/8359132.
della provincia di Trento.
La “Serie A solare” - la cui
terza edizione sta prendendo
il via in queste settimane- intende mettere a confronto i
territori comunali in base alle
installazioni di pannelli solari
e fotovoltaici messe in opera
nel corso dell’anno precedente. È un’idea che è stata
mutuata dalla tedesca “Solabundesliga” e che ha visto la
partecipazione di 21 Comuni
alla prima edizione (riferita
alle installazioni realizzate
nel 2007 e vinta da Carano
davanti a Molveno e Tuenno),
passati a 29 nella seconda edizione, con la vittoria di Nanno
davanti a Molveno e a Preore.
Alle amministrazioni comunali viene chiesto di comunicare
la superficie di pannelli solari
termici e la potenza di picco
di quelli fotovoltaici installati
nei dodici mesi sugli edifici
pubblici e privati del Comune;
i dati vengono poi trasformati
in punteggio che va a formare
la classifica annuale. La premiazione della terza edizione
è in programma il 1° maggio
prossimo a Borgo Valsugana
nello stand “Clima days” che
sarà allestito da Europe Direct Trentino nell’ambito della fiera “Valsugana expo”.
Se per un Comune è naturalmente importante vincere,
anche per i premi in denaro
messi a disposizione, per gli
organizzatori è più importante la partecipazione, in quanto
anche il solo impegno a inviare i dati sta a significare una
buona sensibilità da parte delle amministrazioni locali nei
confronti dell’utilizzo del sole
quale fonte energetica.
A fine dicembre è invece
scaduto il termine per l’invio
delle adesioni alla seconda
edizione dell’altro “campionato” attivato con il progetto: la
“Serie A-cqua” che vuole sensibilizzare i Comuni verso una
gestione più oculata dell’”oro
blu”, andando a premiare quei
territori che dimostrano di
sprecare meno acqua. Così
le Amministrazioni comunali
sono invitate a comunicare i
dati di consumo di acqua potabile registrati al proprio acquedotto nel corso dei dodici
mesi. Rapportando il valore al
numero di abitanti e confrontando il consumo con l’anno
precedente viene assegnato
un punteggio che tiene conto
sia del consumo pro capite che
del risparmio ottenuto. Anche
in questo caso, come per la
“Serie A solare” è per noi importante la partecipazione dei
Comuni, a prescindere dalla
posizione di classifica ottenu-
ta. E il boom di iscrizioni alla
seconda edizione, arrivate
a 78 contro le 21 del primo
anno, è un chiaro indicatore
della notevole sensibilità delle
amministrazioni locali trentine
verso l’oculata gestione della
propria acqua potabile. Il prossimo 22 marzo, in occasione
della “Giornata mondiale
dell’acqua”, è in programma la
premiazione e in quell’occasione vedremo chi succederà sul
podio ad Albiano, Imer e Carzano, classificatisi nelle prime
tre posizioni l’anno scorso.
Intanto si sta già pensando ad
estendere le due iniziative a
livello sopranazionale.
RECENSIONI
Il melo
Con il contributo dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige è stata realizzata dal gruppo
Bayer una pubblicazione dedicata interamente al melo. Il libro fa parte della collana ideata e
coordinata da Renzo Angelini intitolata “Coltura & Cultura” che ha lo scopo di far conoscere
i valori della produzione agroalimentare italiana e che prevede la realizzazione di dodici
volumi. La pubblicazione “Il melo”, 624 pagine, affronta varie tematiche: dalla botanica alla
storia e all’arte, dall’alimentazione al paesaggio, dalla coltivazione alla ricerca passando per
l’utilizzazione e il mondo del mercato. Elementi che vengono completati con la presentazione di alcune ricette.
IL MELO - Collana “COLTURA E CULTURA” ideata e coordinata da Renzo Angelini, AA.VV , 2008, 624 pagine,
prezzo 69,00 euro
La grappa
Una pubblicazione per curiosi, appassionati, professionisti, interessati a conoscere e ad approfondire il mondo della distillazione. Diversi gli argomenti trattati: dalla produzione al
consumo, dalla tecnologia di produzione alle tecniche di degustazione, per arrivare agli
abbinamenti.
Le firme sono quelle di esperti della distillazione, professionisti e degustatori, che forniscono preziose informazioni tecniche relative alla produzione e all’assaggio delle acquaviti.
Il Trattato Moderno delle Grappe e delle Acquaviti, Bibenda editore, AA.VV. 2009, pag.200, prezzo 50 euro
Fotonotizia
LA 4^ CLASSE
DELLA SCUOLA
PER IMPRENDITORI
CONVEGNO NAZIONALE DI VITICOLTURA
CONAVI 2010
Sarà l’Istituto Agrario di San Michele all’Adige ad ospitare dal 5 al 9
luglio la terza edizione del Convegno Nazionale di Viticoltura - CONAVI 2010. Diverse le tematiche affrontate: genetica, risorse genetiche e vivaismo; biologia, fisiologia, adattamento agli stress biotici
ed abiotici; gestione del vigneto: aspetti agronomici, biologici ed
economici; tecniche di viticoltura sostenibile.
ALLEVATORI INSIEME, SESTA EDIZIONE
Dopo l’incontro del 20 gennaio scorso, sono in programma altri due
appuntamenti di “Allevatori insieme”, la proposta formativa rivolta
agli allevatori trentini, organizzata in collaborazione tra Federazione provinciale allevatori di Trento, Istituto Agrario di San Michele
all’Adige e Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie.
Mercoledì 10 e 24 febbraio, rispettivamente presso la Federazione
allevatori e l’Istituto Agrario di San Michele all’Adige, si parlerà degli aspetti generali e applicativi nella produzione del latte.
AGRICOLI
IN VISITA
AGLI STUDI
RADIOTELEVISIVI
DELLA RAI DI
TRENTO
Per gli approfondimenti sulle notizie pubblicate e sulle modalità di ricevimento della rivista IASMA Notizie, scrivere a [email protected]
IASMA Notizie n. 10 - Gennaio 2010 - DIRETTORE RESPONSABILE Michele Pontalti - CAPOREDATTORE Silvia Ceschini
COMITATO DI REDAZIONE Ivano Artuso, Alessandra Lucianer, Lucia Martinelli, Marina Monfredini, Giancarlo Orsingher, Flavio Pinamonti, Cecilia Trentin - HANNO COLLABORATO Marco Dal Rì, Alessandro Dini,
Paolo Fontana, Mauro Leveghi, Bruno Maiolini, Andrea Rea, Francesco Spagnolli, Luca Tomasi - FOTOGRAFIE Archivio Fondazione E. Mach, Archivio CCIAA (Agf Bernardinatti, Magrone)
DIREZIONE E AMMINISTRAZIONE Fondazione E. Mach, San Michele all’Adige (TN), Via E. Mach 1 - PROGETTO E REALIZZAZIONE GRAFICA Palma & Associati - STAMPA Litotipografia Editrice Alcione
IASMA Notizie
Sp
Speciale
Tre bicchieri
Il prestigioso riconoscimento
to i fa
che abbiamo ottenuto,
famosi Tre Bicchieri del Gambero Rosso, è un risultato importante e anche molto atteso,
che va a premiare il lavoro di
tutto il personale dell’azienda
agricola, a cominciare dal direttore Flavio Pinamonti, dal
nostro enologo, Enrico Paternoster e dal responsabile delle
coltivazioni, Paolo Poletti.
Vorrei sottolineare però che
questo riconoscimento celebra l’intera spumantistica
trentina: il Gambero Rosso
L’impegno nella formazione
ALESSANDRO DINI
ha incoronato infatti undici
aziende trentine, di cui sei
produttrici di metodo classico. Possiamo dire finalmente,
che il Trentino può identificarsi con il Trentodoc.
Il Trentino è terra di grandi
spumanti e uno dei maggiori
produttori italiani. Sono circa
otto milioni le bottiglie che
dalle cantine della provincia
raggiungono tutte le parti del
mondo: il 35 per cento della
produzione nazionale. Il settore, in continua crescita, lamentava però la mancanza di
tecnici altamente specializzati.
Per questo motivo l’Istituto Agrario con la collaborazione tecnica e scientifica
dell’Università degli Studi di
Milano ha attivato lo scorso
anno il master universitario
sui vini spumante, il primo a
livello nazionale. L’iniziativa
formativa, che si concluderà nelle prossime settimane,
si sviluppa su un percorso di
tre moduli riguardanti la viticoltura per le basi spumante,
l’enologia dei vini spumante
e il mercato degli spumanti,
intende dare un’approfondi-
ta conoscenza interdisciplinare finalizzata alla gestione
tecnica delle risorse viticole
ed enologiche delle diverse
vocazionalità spumantistiche.
Gli iscritti diventeranno tecnici specializzati in produzione di uve, trasformazione ed
elaborazione di vini spumante, con competenze in analisi sensoriale e strumentale,
nella gestione economica del
comparto, nel marketing e
nella comunicazione. Non c’è
dubbio che la realizzazione di
questo percorso va a colmare
non solo un vuoto formativo
nel panorama nazionale, ma
intende contribuire alla creazione di esperti qualificati, in
grado di far crescere ulteriormente il comparto spumantistico nazionale.
Direttore generale Fondazione
Edmund Mach Istituto Agrario di San Michele
all’Adige
Cin cin ai tre bicchieri
del Fondatore
SILVIA CESCHINI
Lo spumante “Trento Mach Riserva del Fondatore 2004” dell’Istituto Agrario di San Michele
all’Adige ha conquistato i “Tre bicchieri”, il massimo riconoscimento assegnato dalla guida
Vini d’Italia del Gambero Rosso, best seller dell’enologia.
Il vino della fondazione figura tra le 392 etichette pubblicate sul sito del Gambero rosso, di cui
11 sono trentine (www.gamberorosso.it).
Il premio va all’intera filiera del prodotto: dal progetto in campagna a quello enologico in
cantina.
Gli undici vini, di cui sei spumanti metodo classico, che hanno ottenuto il prestigioso
riconoscimento dalla Guida Vini d’Italia sono:
- Olivar 07 Cesconi
- Ritratto Bianco 07 La Vis/Valle di Cembra
- San Leonardo 05 Tenuta San Leonardo
- Teroldego Rotaliano Clesurae 06 Cantina Rotaliana
- Teroldego Rotaliano Nos Ris. 04 MezzaCorona
- Trento Altemasi Graal Brut Ris. 02 Cavit
- Trento Aquila Reale Ris. 02 Cesarini Sforza
- Trento Brut Cuvée dell’Abate Ris. 04 Abate Nero
- Trento Giulio Ferrari Riserva del Fondatore Brut 00 Ferrari
- Trento Mach Riserva del Fondatore 04 Istituto Agrario Provinciale San
Michele all’Adige
- Trento Methius Brut Ris. 03 F.lli Dorigati.
Dal vigneto alla cantina: come nasce lo spumante Mach
FLAVIO PINAMONTI ED ENRICO PATERNOSTER
Lo spumante Mach nasce a Maso Togn, vigneto situato ad un’altitudine di 700 m s.l.m. nella parte
apicale del conoide di Faedo, in una zona di confine dal punto geomorfologico, dove si incontrano terreni di natura porfirica tipici della Valle di Cembra e terreni a mineralogia calcarea tipici dei
versanti collinari della valle dell’Adige. Alla fondazione dell’Istituto Agrario, nel 1874, Maso Togn si
presentava come un’azienda foraggicola dotata di un piccolo vigneto.
Le condizioni climatiche ed altimetriche erano infatti ritenute limitanti per la frutti-viticoltura. Questo tipo di connotazione è rimasto inalterato per più di un secolo, fino a quando nel 1987, su progetto del direttore Attilio Scienza, il maso è stato integralmente convertito alla viticoltura.
Il piano sperimentale prevedeva la verifica di numerosi fattori allo studio: varietà per base spu-
mante e per bianchi aromatici, cloni e portainnesti, distanze e sesti di impianto, forma di allevamento e criteri di potatura, sistemi di palificazione e materiali di impianto, gestione del suolo,
livelli di meccanizzazione.
Le osservazioni sperimentali si sono protratte fino alla fine degli anni ’90 e hanno gradulamente
consentito di dare all’intero maso una veste produttiva, a cui si è arrivati attraverso l’ottimizzazione delle tecniche colturali e la sostituzione integrale delle parcelle di Pinot Meunier con Chardonnay e Pinot nero. Le situazioni pedo-climatiche al limite per la viticoltura e l’utilizzo di due vitigni
di grande tradizione nella spumantistica internazionale rappresentano un requisito fondamentale
per la produzione di un grande vino spumante. La raffinata e particolare tecnica produttiva segue
un preciso e meticoloso protocollo, a cominciare dalla raccolta
delle uve che (70% Chardonnay, 30% Pinot Nero) viene effettuata manualmente in piccole cassette, in modo da rispettare
l’integrità degli acini, aspetto di primaria importanza nella vinificazione in bianco del Pinot nero.
Molta attenzione viene riservata alla fase di pressatura delle
uve, che prevede la scrupolosa separazione di tre frazioni in
modo da mantenere un corretto equilibrio acidico.
Un articolato assemblaggio tra Pinot nero e Chardonnay vinificati in acciaio e in legno consente di dare la giusta complessità
al vino di base.
Segue un periodo di maturazione in bottiglia di almeno 36 mesi,
limite minimo per assicurare armonia tra maturità del frutto, freschezza, eleganza e vivacità, accompagnata da un’evoluzione
lenta e sottile del perlage.
Gennaio 2010
IASMA Notizie
Speciale Tre bicchieri
Le origini
della spumantistica
classica trentina
FRANCESCO SPAGNOLLI
Sulla base di alcune documentazioni
storiche e soprattutto per un ormai
consolidata tradizione, non v’è dubbio che il “padre” dello champagne
debba essere ritenuto il monaco
benedettino Dom Pierre Pérignon
(1638-1715), così come il “pioniere”
della spumantistica classica trentina
(per lui esisteva solo quella) debba
essere individuato necessariamente
in Giulio Ferrari. Nato a Calceranica
al lago (di Caldonazzo) nel 1879 da
famiglia appartenente alla borghesia agricola trentina, compì gli studi
presso l’Imperial Regia Scuola di S.
Michele all’Adige, distinguendosi
ben presto per acutezza d’ingegno
e predisposizione all’innovazione,
tanto che, appena diplomato si
recò prima a Montpellier (Francia)
e poi a Geisenheim (Germania) per
approfondire le conoscenze viticolo-enologiche rispettivamente nei
settori della vivaistica e della microbiologia.
E fu proprio a Geisenheim che avvenne l’incontro con il rampollo
di una famosa casa produttrice di
Champagne (Pierlot) che lo invitò
a trascorrere un periodo nella zona
di quello che unanimemente è ritenuto il più famoso spumante del
mondo: colpito dalla singolarità del
vino e dalle relative tecniche di ottenimento, quando tornò in Trentino diede inizio alla sua attività di
spumantistica (1902) ottenendo
ben presto un clamoroso successo
sancito, tra l’altro, da numerosi riconoscimenti con esposizioni internazionali.
Per più di mezzo secolo la spumantistica classica trentina si basò
esclusivamente sul monopolio di
Giulio Ferrari. Nel 1953, dopo qualche tentativo di far assumere la sua
“casa” all’Istituto agrario provinciale
di S. Michele all’ Adige (al quale da
ex allievo era sempre rimasto profondamente legato), il “sior Giulio”
cedette l’azienda all’attivissimo Bruno Lunelli già proprietario di una
ben nota ed avviata enoteca situata
in Largo Carducci proprio nel cuore
della Trento storica.
Tra il 1964 ed il 1965 un gruppo
affiatato ed entusiasta di enologi
trentini (tutti ex allievi di S. Michele)
fondarono l’Equipe 5 con sede operativa a Mezzolombardo che ben
presto affermò qualitativamente il
proprio prodotto sul mercato nazionale ed estero. Aver rotto il ghiaccio
del monopolio Ferrari fu come far
crescere i funghi in una fresca notte
d’agosto dopo un abbondante tem-
porale, tant’è che già qualche anno
dopo, in occasione del XIV congresso internazionale del O.I.V. (1974),
almeno una decina di altri prodotti champenois (compreso quello
dell’Istituto agrario di S. Michele)
vennero presentati sul mercato.
La presa di coscienza capillare da
parte degli enologi trentini ed ampiamente documentata da importanti ricerche scientifiche portate
avanti dapprima dal prof. Franco
De Francesco e poi dal suo successore dott. Giulio Margheri presso il
Laboratorio di analisi e ricerche di S.
Michele, valsero ben presto al Trentino quel tutt’altro che trascurabile
appellativo di “Champagne d’Italia”.
La volontà di tutelare questa produzione mediante l’importante suggello legislativo della denominazione
d’origine controllata (Trento D.O.C.)
è storia degli anni ’80. Ma qui si apre
un altro capitolo della spumantistica trentina che non è più storia ma
semplicemente attualità.
Già dirigente scolastico IASMA
Trentodoc, un brand
per le bollicine trentine
MAURO LEVEGHI
Oltre cent’anni di successi all’insegna dell’effervescenza:
sono le bollicine del Trento D.O.C., il capolavoro della
spumantistica trentina. Anzi, diremo meglio, del TRENTODOC, come prevede il marchio collettivo che i produttori trentini si sono impegnati ad adottare nella comunicazione aziendale, convinti della necessità di unire le
forze - pur nel rispetto delle diverse identità - per affrontare compatti le sfide del mercato.
Il marchio, oggi presente su ogni bottiglia, nasce a fine
2006 dopo un percorso durato alcuni mesi in cui sono
stati coinvolti esponenti del mondo produttivo, delle
istituzioni (C.C.I.A.A., Trentino Spa, Istituto agrario di San
Michele all’Adige – F.E.M., Istituto TRENTO D.O.C. e P.a.T.)
ed esperti di marketing.
Il gruppo di lavoro, coordinato dalla Camera di Commercio di Trento, ente rappresentativo del settore vitivinicolo, si è dato fin dall’inizio l’obiettivo di individuare
una proposta capace di coniugare la denominazione di
origine (Trento D.O.C.) con il territorio.
Ne è nato un logo costituito dalla scritta “TRENTODOC”
realizzata con le due “o” che suggeriscono il fondo di
una bottiglia in movimento a ricordare il gesto rotatorio del rémuage. Una soluzione che oltre a condensare i valori positivi associati alla città con quelli evocati
dall’acronimo D.O.C., entrato nel linguaggio comune
come sinonimo di origine garantita, richiama negli elementi grafici l’energia e l’impegno dei tanti produttori,
piccoli e grandi, l’irresistibile esplosione delle bollicine,
la passione contagiosa che porta la festa ovunque si
stappi una bottiglia.
Prima che uno strumento di marketing il logo è
l’espressione di
una solida intesa
che ha visto imprese ed istituzioni
condividere la necessità di una seria collaborazione nella promozione
del prodotto. Un impulso decisivo in questo senso è
venuto dall’Istituto TRENTO D.O.C., sorto verso la metà
degli anni Ottanta per vigilare sul rispetto del disciplinare di produzione della prima denominazione di origine controllata in Italia riservata ad un metodo classico e
seconda al mondo dopo lo Champagne. In questi anni
all’Istituto va riconosciuto il merito di aver sempre operato per un’ampia condivisione degli obiettivi da parte
dei suoi iscritti.
È anche grazie a questo impegno che tutti i produttori
di Trento D.O.C. hanno adottato il nuovo marchio. Oggi
TRENTODOC è una realtà affermata, con un numero di
aderenti che va costantemente crescendo: il 2009 si è
chiuso con l’ingresso delle cantine Moser portando il
numero dei produttori a 28. Il futuro? La sfida dei prossimi anni è quella di consolidare la notorietà del brand
investendo su comunicazione e partecipazione ad eventi prestigiosi, come il brindisi del recente summit G-20 di
Pittsburgh dove le bollicine del TRENTODOC sono state
ambasciatrici di glamour ed esclusività.
Vice segretario generale della C.C.I.A.A. di Trento
Alla ricerca di una
via italiana nel marketing
dello spumante
ANDREA REA
È difficile parlare di marketing su un mercato in sostanziale crescita, come quello
delle bollicine italiane degli ultimi anni, che continua a mietere successi complessivi anche in tempi di economia internazionale in crisi.
La difficoltà nasce dai risultati positivi di una formula consolidata, che emula la
strada che ha portato al successo mondiale lo champagne e se ne avvantaggia
per la somma dell’effetto novità e della convenienza che il follower italiano può
vantare sui leader storici.
La distribuzione e la ristorazione e di conseguenza i consumatori premiano spesso
con entusiasmo la possibilità di integrare l’offerta tradizionale con prodotti emergenti, quindi nuovi, e dai prezzi più moderati. Nel frattempo, grazie all’egregio
lavoro dei produttori e degli opinion leader è cresciuta la qualità dello spumante
italiano e soprattutto la moda di bere bollicine, non solo nella consueta occasione
delle festività, ma anche per l’aperitivo, che di per sé rappresenta un momento di
consumo in espansione da anni.
In sostanza, le bollicine italiane sono trendy, buone e meno costose dello champagne, tutti felici e nulla da dire!
Quali osservazioni è possibile proporre ad operatori ed esperti sazi e legittimamente convinti dal successo della formula, sin qui vincente, basata sulla combinazione referenze “tecniche”, gossip e organizzazione di vendita?
Solo una constatazione, mercati di questo tipo risultano attraenti ed accessibili
proprio per la standardizzazione della formula di successo e, quindi, tendono ad
affollarsi di numerosi concorrenti. È già accaduto e la crescita dell’offerta continua! Le conseguenze inevitabili sono lo spostamento della lotta competitiva sui
volumi e, quindi sui prezzi, e parallelamente la contrapposizione cruenta tra leader, che godono del vantaggio della notorietà di marca, e produttori emergenti, che offrono novità di etichetta.
La storia dei mercati di consumo insegna che in queste condizioni
aumentano i costi, si riducono i margini di profitto, i consumatori
percepiscono standardizzazione nell’offerta e attribuiscono minore
credibilità ai premi e alla comunicazione classica. Non è il presagio di una tragedia, ma solo l’avvento del marketing, e cioè
dell’esigenza di differenziarsi rispetto ai concorrenti, di
costruire nuove opportunità di mercato e soprattutto
sviluppare branding, per attribuire significati specifici
alla marca e non solo al nome o al colore dell’etichetta.
Non esistono ricette precostruite. È noto a tutti che
la competizione è basata su un processo selettivo, che
premia appunto le imprese capaci di sviluppare le strategie migliori, rispetto ai concorrenti, ma in generale sembra
evidente un punto: la strada dello champagne non è più la via
obbligata, la “one best way”.
La differenziazione dei prodotti in assortimento basata esclusivamente sulla qualità non è più sufficiente a remunerare gli investimenti continui che mercati ampi,
ma affollati, richiedono. Diviene sempre più difficile, per un verso, convincere i
consumatori sulla migliore qualità dei propri prodotti, a fronte di una qualità media dei concorrenti, comunque soddisfacente. Si perde, d’altra parte, l’opportunità di raggiungere nuovi segmenti di consumatori che inevitabilmente emergono
in mercati in crescita.
Donne, giovani, consumatori occasionali, cultori, wine lovers, collezionisti e così
via. È già successo nella moda e più recentemente nell’auto (che soffre ben altri
costi fissi di riconversione).
Rispettare il prestigio e la forza della marca, storicizzata nei secoli, dello “champagne” e di molti suoi produttori è ottemperanza al buon senso, ma è altrettanto indispensabile cominciare a ricercare una via italiana nel marketing dello spumante
e strategie aziendali, che rispondano alle nuove condizioni dei mercati internazionali. In letteratura, il cosiddetto “vantaggio del follower”, consiste nel poter integrare la consapevolezza sulle strategie del leader tradizionale con la maggiore
flessibilità di immagine, cultura e struttura aziendale, rispetto alla contemporaneità dei mercati, proprio per l’opportunità di essere nati dopo.
Docente di Brand Management all’Università “Sapienza” di Roma e
Coordinatore scientifico dell’Osservatorio Marketing del Vino SDA Bocconi
Gennaio 2010