SPECIALE Periodico di cultura e di
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SPECIALE Periodico di cultura e di
IASMA Notizie Periodico di cultura e di informazione tecnico-scientifica della Fondazione Edmund Mach - Istituto Agrario di S. Michele all’Adige Gennaio 2010 n. 10 Taxe payée/Tassa riscossa - TN-CPO - Direttore responsabile: Michele Pontalti - San Michele all’Adige, Via E. Mach 1 - Autorizzazione Tribunale di Trento n. 1114 del 19.02.2002 Il teleriscaldamento a biomassa SILVIA CESCHINI Duemila metri di tubazioni doppie, 160 mila metri cubi di volumi riscaldati e un consumo medio di 100 metri cubi di cippato al giorno. All’Istituto Agrario è entrato a pieno regime il nuovo impianto di teleriscaldamento a biomassa. Il cuore del nuovo polo di produzione termica si trova dietro al monastero agostiniano, vicino al convitto. L’impianto produce energia termica che alimenta, tramite una capillare rete di teleriscaldamento, i fabbricati dell’intero complesso immobiliare: continua a pag. 2 Il marchio “Qualitá Trentino” LA NUOVA SFIDA DEI PRODUTTORI AGROALIMENTARI TIZIANO MELLARINI L’obiettivo: garantire il consumatore e valorizzare l’intera filiera agroalimentare provinciale. Due parole, per dire tutto di noi, per comunicare un territorio legandone il nome all’eccellenza dei suoi prodotti, del suo ambiente, della sua agricoltura di montagna. Qualità Trentino, due parole, un marchio, per riassumere un’identità nella quale ci riconosciamo e per la quale vogliamo essere riconosciuti. Ci sono molti significati nella decisione, formalizzata il 6 novembre scorso dalla Giunta provinciale, di rappresentare sotto il marchio “Qualità Trentino” le nostre produzioni agroalimentari, affidandone la titolarità e la gestione a Trentino SpA. Sarà questo il logo che distinguerà sul mercato i nostri prodotti lattiero-caseari, mele, vini, salumi, prodotti ittici ed altre eccellenze della nostra terra, compresi i prodotti di trasformazione, indicandone ai consumatori l’origine territoriale e insieme la loro corrispondenza ad elevati standard di qualità certificati da organismi di controllo indipendenti ed accreditati. Con l’introduzione del marchio “Qualità Trentino” – che volutamente richiama il rinnovato logo territoriale “Trentino” – sarà possibile perseguire un duplice obiettivo: garantire il consumatore finale rispetto alla elevata, e certificata, qualità di offerta delle nostre produzioni, sostenendo al tempo stesso l’azione di marketing territoriale del Trentino, valorizzando l’intera filiera agroalimentare provinciale attraverso la promozione di un brand in grado di evocare le “particolarità” del Trentino e di trasmettere qualità, genuinità e distintività nel vivere e nel produrre. L’ambito di applicazione del nuovo marchio abbraccia le categorie di prodotti che rispondono a determinati requisiti qualitativi nonché i prodotti classificati e disciplinati dalle relative direttive comunitarie, vale a dire i prodotti tradizionali, quelli a denominazione e indicazione di origine protetta (Dop e Igp), le specialità tradizionali garantite (Stg), i vini di qualità, le produzioni biologiche. Il marchio di qualità sarà un importante biglietto da visita per i nostri prodotti, ma dovrà anche diventare uno strumento per una più efficace promozione territoriale e commerciale in ambito nazionale e internazionale. Dopo l’approvazione, anche A L L ’ I N T E R N O NUOVO IMPIANTO 2 Il declino dell’ape domestica in Trentino Il comitato tecnico-scientifico per la scuola Acqua, ambiente, agricoltura, energia 3 Alla scoperta dei “tesori” di Falchetti AQA certifica anche i prodotti del …mare 4 Due campionati per i Comuni sostenibili News e seminari Recensioni Fotonotizia Inserto Speciale Tre bicchieri in sede comunitaria, del nuovo marchio, i produttori agroalimentari sono chiamati ora a predisporre i disciplinari di produzione per i prodotti che già non sono o non potranno essere certificati come Dop, Doc, Igt e Igp. Per questi ultimi, infatti, l’autorizzazione all’utilizzo del marchio sarà automatica. A partire dalla terza settimana di gennaio le associazioni dei produttori saranno chiamate ad una prima fase di confronto con il Comitato strategico per la qualità - nel quale sono rappresentati Camera di commercio, Trentino Spa e Provincia autonoma di Trento – e con le Commissioni tecniche individuate per ogni tipologia o famiglia di prodotti, per arrivare alla definizione dei singoli disciplinari. Sarà questo un momento molto importante, giacchè i prodotti ed i relativi disciplinari dovranno rispondere a criteri e norme nettamente più rigorosi e specifici di quelli dettati dalle normative comunitarie o nazionali. Un ulteriore importante passo dovranno però successivamente compiere i produttori: chiedere la certificazione ad un organismo indipendente ed accreditato (quale ad esempio l’AQA attivata presso la Fondazione Mach di San Michele all’Adige) abilitato dalla Provincia autonoma di Trento ad eseguire i controlli. Scegliendo la strada della certificazione, i produttori trentini hanno scelto la strada forse più impegnativa, quella di non fare alcuno sconto alla trasparenza ed alla garanzia nei confronti dei consumatori, in primo luogo, ma anche e soprattutto quella destinata a collocare i prodotti agroalimentari trentini al vertice della scala della qualità, affidando ad essi il ruolo di testimoni privilegiati di un territorio ineguagliabile. Tiziano Mellarini Assessore all’Agricoltura, Foreste, Turismo e Promozione Provincia autonoma di Trento 2 IASMA Notizie Gennaio 2010 Il teleriscaldamento a biomassa Il declino dell’ape domestica in Trentino ANALISI DELLE CAUSE E LINEE GESTIONALI segue da pag. 1 dal convitto alla pescicoltura, dai laboratori alle aule didattiche, dalla mensa alle serre. Non solo. L’impianto, che si avvale di tre generatori di calore, uno funzionante a cippato forestale e due a gas metano, utilizzabili ad integrazione del primo, garantisce un notevole risparmio in termini di consumi energetici globali e grandi vantaggi ambientali grazie alla consistente riduzione delle emissioni di anidride carbonica rispetto alle normali caldaie a combustibile fossile. I fumi della caldaia subiscono due filtraggi: il primo “a ciclone” e il secondo “con filtri a manica”: in tal modo il quantitativo di polveri emesse in atmosfera è di gran lunga inferiore al limite ammesso. L’opera comprende un edificio per il contenimento degli impianti e lo stoccaggio delle biomasse. Il silos interrato ha una capacità di 400 metri cubi e viene rifornito settimanalmente da un’azienda trentina che si è aggiudicata la gara. Un sistema automatico alimenta la caldaia; la combustione consente di riscaldare l’acqua dell’impianto di teleriscaldamento che, attraverso un viaggio nelle tubazioni sotterranee, raggiunge le varie strutture allacciate. Una volta ceduto il calore, l’acqua del teleriscaldamento, ritorna in centrale per essere riportata alla massima temperatura e ricominciare il suo viaggio. PAOLO FONTANA La produttività degli apiari non è più oggi legata solo all’andamento climatico ma alla devastante azione della Varroa, che può causare la distruzione di interi apiari. Proprio a causa di queste morie gli apicoltori fanno spesso ricorso all’acquisto di api regine o di nuclei, senza dare importanza alla razza di ape scelta. Vi è poi il rischio di morie per l’uso scorretto di agrofarmaci quali ad esempio i neonicotinoidi. Nell’apiario della Fondazione, costituito nel 2009, sono state condotte sperimentazioni per valutare queste problematiche e proporre linee gestionali per gli apicoltori e le realtà agricole in generale. Si è dato inizio ad una sperimentazione per capire se le diverse razze subiscano ugualmente i danni della Varroa, ma anche per verificarne la sopravvivenza e la produttività nei climi trentini. In questo primo anno è già apparso evidente come le due razze di ape domestica più diffuse in Trentino, l’ape carnica (della fascia alpina) e Il comitato tecnico-scientifico per la scuola MARCO DAL RÌ Come previsto dal regolamento di organizzazione della FEM, poco dopo l’entrata in vigore dello stesso, il Consiglio di Amministrazione ha nominato il Comitato tecnico scientifico per la valutazione delle attività scolastiche in attuazione a quanto previsto dall’articolo 6, comma 2 dello Statuto della Fondazione. L’organismo, previsto dallo statuto della fondazione, dura in carica cinque anni ed ha il compito di valutare la qualità e l’efficienza del sistema educativo e formativo di San Michele. In particolare fornisce al CdA gli strumenti per valutare l’efficacia del sistema educativo e formativo del Centro Istruzione e Formazione, propone criteri e metodologia per la valutazione del personale docente, valuta nel tempo gli effetti degli esiti applicativi delle iniziative e delle politiche scolastiche e formative, valuta il grado di soddisfazione degli utenti, ecc. Marco Dal Rì e Michele Covi, rispettivamente dirigente del Centro Istruzione e Formazione e responsabile dei sistemi di gestione della qualità, sono membri di diritto, mentre Arduino Salatin e Michele Pellerey sono stati nominati tra i soggetti di riconosciuta competenza scientifica nel settore scolastico e della valutazione. Il professor Salatin, nato a Caneva (PD) nel 1952, laureato in filosofia presso l’Università di Venezia è in possesso dell’abilitazione all’insegnamento di materie letterarie ed ha conseguito il Dottorato di ricerca in scienze dell’educazione presso l’Università di Padova con una tesi ad indirizzo epistemologico su Ricerca pedagogica e “critica” della formazione. Attualmente è dirigente dell’IPRASE Trentino ed è membro di numerosi commissioni e staff che ope- l’ape ligustica (della penisola italiana e oggi allevata in tutto il mondo) abbiano un ritmo di sviluppo molto diverso ma anche differenti esigenze climatiche. Queste caratteristiche sono poi correlate allo sviluppo della Varroa nelle colonie. In Trentino, oltre alle due razze in purezza, sono allevate forme ibride o intermedie carnica/ligustica. Il maggior problema di questi ibridi è la scarsa omogeneità che comporta difficoltà gestionali per gli apicoltori che non riescono a sincronizzare gli interventi e ad avere produzioni elevate. Questa disomogeneità è ancor più grave in relazione alle diverse tecniche di controllo della Varroa, legate allo stato di sviluppo delle colonie. Queste api ibride carnica/ligustica, sono poi ottenute senza alcun programma di selezione, mancando in Trentino una stazione di fecondazione controllata per api regine. La produzioni di api regine e nuclei (di tutte le razze) in Trentino risulta comunque insufficiente. Un altro aspetto emerso è quello legato al flus- so nettarifero. Dopo le grandi fioriture primaverili le api nelle are trentine intensamente coltivate possono trovarsi in carenza di nettare e polline per sviluppare le colonie e prepararsi all’inverno. Ciò rende ormai indispensabile la nutrizione artificiale delle colonie. Nell’apiario della Fondazione è stata condotta una sperimentazione sull’effetto di quattro alimenti zuccherini sullo sviluppo di nuclei costituiti in estate ed è stato valutato l’effetto sulle api di alcuni insetticidi neonicotinoidi. Inoltre la Fondazione ha lavorato a fianco degli apicoltori trentini, fornendo consulenze e ricevendo gli stimoli indispensabili per mantenere il contatto con la realtà apistica locale. Le relazioni intessute sono state di primaria importanza e ancor di più questo aspetto sarà curato in futuro, cercando di creare una rete di contatti tra gli apicoltori delle diverse aree del Trentino, il personale della Fondazione e le figure del territorio coinvolte con le problematiche dell’ape e dell’impollinazione. Acqua, ambiente, agricoltura, energia BRUNO MAIOLINI rano nel settore della formazione, come quello per il riordino degli istituti tecnici e professionali del MIUR che coordina dal 2007. La sua formazione, le numerose esperienze lavorative nel settore dell’istruzione, dell’educazione e della formazione, l’ampio curriculum scientifico e professionale consentiranno al dott. Salatin di contribuire in modo altamente significativo al funzionamento del Comitato scientifico per la valutazione delle attività scolastiche, nonché di trasferire al Centro Istruzione e Formazione una serie di proposte metodologiche non solo sul piano della valutazione, ma più in generale della didattica e della programmazione dei nuovi piani di studio. Il prof. Michele Pellerey, nato a Genova nel 1935, ha conseguito il dottorato in matematica ed ha insegnato presso l’università Pontificia salesiana e all’Università La Sapienza di Roma. Dal 1974 è membro della Commissione internazionale per lo Studio e il miglioramento della matematica. Iscritto all’albo degli psicologi, è stato componente della commissione ministeriale che ha redatto i programmi scolastici delle scuole elementari e superiori. Dal 1994 coordina la sperimentazione del percorso di formazione professionale presso la Provincia Autonoma di Trento. Ha già fatto parte del comitato scientifico dello IASMA e conosce molto bene le attività presenti presso questo Istituto Agrario non solo nell’ambito della didattica, ma anche della ricerca e del trasferimento tecnologico nonchè la loro evoluzione nel passaggio da IASMA a FEM. Anche il prof. Pellerey potrà garantire, come già fatto in passato, non solo un apporto altamente scientifico al Comitato, ma anche il trasferimento di esperienze pratiche, didattiche ed anche umane. Il nuovo comitato si è insediato il 2 luglio 2009. I due esperti collaboreranno con la dirigenza del Centro istruzione e formazione; in questo momento delicato una grossa priorità è la definizione e l’implementazione dei nuovi piani di studio a livello nazionale e provinciale. Acqua: i modelli climatici indicano una tendenza verso minori e più concentrate precipitazioni nelle Alpi centro-meridionali. Agli effetti diretti del cambiamento climatico si sommeranno quelli indiretti, che comporteranno maggiori richieste di risorse idriche. Ambiente: gli ecosistemi alpini, e in particolare quelli acquatici, sono tra i più delicati e minacciati in ambito europeo. Le aree di fondovalle sono quelle con maggiore biodiversità ed efficienza dei processi ecologici, e, per questo, sono state particolarmente utilizzate da insediamenti agricoli ed infrastrutture. Agricoltura: le previste minori precipitazioni estive e l’aumento della evo-traspirazione potranno indurre limitazioni alle richieste di acqua per irigazione. Energia: l’energia idroelettrica è oggi la più importante fonte rinnovabile, con vantaggi strategici a livello locale e nazionale. Tuttavia, l’impatto della filiera di produzione sugli ecosistemi fluviali è pesante e la Direttiva Europea sulle Acque impone di intraprendere azioni mitigatrici. In questo scenario si colloca un progetto di ricerca del Gruppo Ecohydro del Centro Ricerca ed Innovazione della FEM, in collaborazione con ingegneri idraulici dell’Università di Trento. Il gruppo di lavoro si è occupato per diversi anni degli impatti, a diverse scale temporali e spaziali, della produzione idroelettrica. Successivamente, ha iniziato ad elaborare possibili strategie di mitigazione. Tra le opzioni abbiamo privilegiato un approccio di ri-uso delle acque turbinate, che permette di intervenire alla fine della fase di produzione (che resta quindi inalterata) e di limitare uno degli effetti più pesanti: le improvvise e frequenti variazioni di portata e di temperatura a valle degli impianti. L’idea di fondo è di destinare una parte delle acque turbinate all’alimentazione dell’esteso sistema dei fossi agricoli nella Piana Ro- IASMA Notizie Gennaio 2010 Alla scoperta dei “tesori” di Falchetti ALESSANDRA LUCIANER Nei mesi scorsi la biblioteca dell’Istituto Agrario di san Michele all’Adige è stata contattata da uno studioso d‘arte di Torino alla ricerca di informazioni su due pittori piemontesi, Giuseppe Falchetti e suo figlio Alberto, presenti in Trentino tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo. Giuseppe Falchetti (1843-1918), originario del Canavese, ispirato dal grande amore per la terra ed il mondo contadino e dall’ammirazione per l’arte fiamminga, fu pittore validissimo e prolifico. Incoraggiato da Massimo d’Azeglio e discepolo del pittore Camino, era conosciuto anche in Inghilterra e nell’America del Nord per la notevole produzione di paesaggi rurali e di ricchissime nature morte con superbe composizioni decorative di frutta e cacciagione. Il figlio Alberto, specializzato in paesaggi, fu allievo alla scuola di Segantini. Nel 1879 le qualità artistiche valsero a Giuseppe l’invito del Ministero dell’agricoltura a creare il Corpus delle uve da vino e da pasto d’Italia. Erano gli anni del grande sviluppo in Italia dell’ampelografia moderna, con una enorme quantità di studi; fondamentale fu nel 1825 l’opera di Acerbi, che proponeva descrizioni morfologiche basate non solo sulla forma dei frutti ma anche delle foglie. Nel 1872-73 era stata costituita a Vienna la prima Commissione ampelografica internazionale; l’anno seguente in Italia fu istituito il Comitato centrale ampelografico con diverse commissioni provinciali e l’impostazione di un primo Piano per l’ampelografia generale italiana. Ogni autunno, per 27 anni, Falchetti fu inviato nelle principali zone viticole italiane – Sicilia, Puglia, Calabria, Abruzzo, Toscana, Emilia, Veneto e Piemonte – per riprodurre le varietà di uve. Come attesta la Storia della vite e del vino in Italia (Dalmasso e Marescalchi, 1931-1937) egli si rivelò disegnatore abilissimo nel rendere i caratteri dei vari vitigni. Le sue tavole riproducono, su sfondo bianco, il grappolo-tipo attaccato al tralcio, con due foglie, una palmare e l’altra dorsale; a ciascuna è allegata una scheda descrittiva delle varietà. Nel 1899 Falchetti riceve un incarico analogo per la riproduzione delle varietà del Tirolo meridionale, da effettuarsi presso la Scuola di San Michele all’Adige. Il volume di quell’anno dell’Almanacco agrario della Sezione di Trento del Consiglio provinciale d’agricoltura pel Tirolo riporta le iniziative avviate per la partecipazione all’Esposizione universale di Parigi del 1900 dei rappresentanti delle principali attività produttive del Tirolo. L’entità eccessiva delle spese indusse però il Comitato centrale per la viticoltura austriaca ad optare per l’invio a Parigi di sole tavole illustrate delle principali uve d’Austria. L’idea fu condivisa anche dal Consiglio provinciale d’agricoltura, che nel deliberò di prendere accordi con Giulio Catoni, direttore della Società enologica trentina, il quale “di proprio impulso aveva avviata una riproduzione dei principali tipi d’uva del paese a mezzo di un valente pittore” e in tal modo veder rappresentate a Parigi tutte le varietà di uva dell’Austria. Il “valente pittore” era proprio Giuseppe Falchetti, stavolta in compagnia del figlio Alberto, secondo l’Almanacco agrario del 1900. Furono prodotte 12 tavole ad olio, raffiguranti le principali varietà dei vitigni locali, e 5 paesaggi con i sistemi di coltivazione adottati in viticoltura. L’Almanacco riferisce che la collaborazione del Direttore e dei docenti di San Michele fu assidua, affinché “i quadri rappresentassero il più fedelmente possibile i nostri vitigni “ e che “quanti esaminarono il lavoro ne rimasero soddisfatti”, tanto da sugge- 3 rirne la riproduzione in oleografia, a scopo di promozione della produzione viticola locale. Anche Rebo Rigotti nei “Rilievi statistici” del 1931 ricorda le riproduzioni come opera dei Falchetti, annotando che esse erano di proprietà del Consiglio provinciale dell’economia corporativa. Le tavole ampelografiche furono pubblicate nel 1922 sul Bollettino del Consiglio provinciale d’agricoltura e sulla Rivista di ampelografia a corredo dei lavori di Giulio Catoni sui Vitigni del Trentino. Nel 1927 vennero inviate a Conegliano Veneto per la Mostra Internazionale d’arte ispirata alla vite e al vino e quindi negli anni Trenta utilizzate per fini didattici; successivamente di esse e dei paesaggi si perse quasi ogni traccia. Solo recentemente ne sono state individuate due presenti sul mercato antiquario ed acquistate da un collezionista privato. Giuseppe Falchetti (Caluso 1843 - Torino 1918) Rossara olio su tavola di cm 53 x 40 firmato e datato 1899 in basso a destra intolato in italiano e tedesco in basso a destra sul retro descrizione delle caratteristiche dell’uva, esposto nel 1927 a Conegliano Veneto: Mostra Internaz. d’Arte ispirata alla vite e al vino. Giuseppe Falchetti (Caluso 1843 - Torino 1918) Schiava gentile olio su tavola di cm 53 x 40 firmato e datato 1899 in basso a destra intitolato in italiano e tedesco in basso a sinistra sul retro descrizione delle caratteristiche dell’uva, esposto nel 1927 a Conegliano Veneto: Mostra Internazionale d’Arte ispirata alla vite e al vino. AQA certifica anche i prodotti del …mare LUCA TOMASI taliana, su cui insiste una delle maggiori centrali idroelettriche del Trentino, quella di Mezzocorona. I risultati attesi sono molteplici: ricarica della falda grazie alla maggior quantità di acqua presente sul territorio; riduzione dell’impatto sul fiume Noce (l’acqua verrà restituita al fiume nell’arco di 24 ore e non negli attuali circa 10 minuti); maggior disponibilità idrica per l’irrigazione; aumento della biodiversità grazie alla creazione di “nuove” zone umide; abbattimento di prodotti azotati attraverso denitrificazione e bioaccumulo; minori spese di gestione dei fossi (più acqua = meno vegetazione). Nella prima fase sono stati studiati per un anno due fossi agricoli rappresentativi sottoposti a gestione “normale”. La seconda fase prevede l’immissione nell’area campione di acque turbinate, valutando i cambiamenti nel comparto biologico e nei processi ecologici. Il progetto è svolto in collaborazione con il Consorzio Trentino di Bonifica, il BIM Adige e i settori interessati della PAT e dei Comuni. FOS – Friend of the Sea è un’Organizzazione non governativa senza scopo di lucro, costituita nel dicembre 2006 al fine di perseguire la conservazione degli habitat e delle risorse marine per mezzo di incentivi di mercato e di specifici progetti di conservazione. L’organizzazione è stata fondata dal dott. Paolo Bray, già direttore dell’Earth Island Institute’s Dolphin-Safe Project, precursore di tutti gli schemi di certificazione dei prodotti alimentari marini e della pesca, il quale è riuscito a salvare milioni di delfini dai danni procurati dalla pesca del tonno. FOS è titolare del sistema di certificazione per i prodotti provenienti da attività di pesca e da acquacoltura sostenibili. È l’unico sistema al mondo che possa certificare sia i prodotti di allevamento che quelli pescati in contesto naturale. I Criteri FOS per la pesca e per l’acquacoltura sostenibili sono gli unici nel mercato che seguono le Linee guida FAO per l’Ecolabelling di pesce e prodotti della pesca derivanti da cattura marittima. Dopo aver verificato più di 10 milioni di tonnellate di pescato e 500 mila tonnellate di prodotti da allevamento, è il principale sistema di certifi- AQA certificazioni uno dei cinque enti al mondo autorizzati ad effettuare verifiche a fronte dei criteri Friend of the Sea. cazione di prodotti alimentari marini nel mondo, quali: acciughe, caviale, vongole, seppie, sgombri, cozze, gamberi, salmoni, spigole, orate, gamberi, calamari, storioni, trote, tonni, rombi ed anche farina di pesce, mangimi e olio di pesce Omega-3. AQA Certificazioni è uno dei quattro enti riconosciuti al mondo per effettuare i controlli dello schema Friend of the Sea. Applicando le proprie procedure di verifica, perfezionate nel corso degli anni su svariati schemi di certificazio- ne e riconosciute dal sistema di accreditamento nazionale, ha svolto nel corso del 2009 verifiche FOS in tutta Italia su diverse tipologie di prodotti ittici, dalle trote del nostro Trentino fino alle spigole e le orate nel mare di Sicilia. Sono stati svolti controlli sia a terra - presso gli impianti di acquacoltura ed i rispettivi stabilimenti di trasformazione - che a mare, talvolta anche in condizioni agitate tanto da rendere la traversata piuttosto movimentata e raggiungendo le gabbie off shore con appo- site imbarcazioni in modo da appurare in loco la conformità degli impianti valutati. Per le verifiche è stato impiegato personale tecnico esperto nei settori ambientale e veterinario, al fine di garantire - grazie alla multidisciplinarità - la competenza complessiva dei Gruppi di verifica. Le verifiche sono state affiancate anche dai tecnici incaricati dalla Grande Distribuzione interessata a qualificare i propri fornitori di prodotti ittici e per appurare l’effettiva efficacia delle verifiche svolte. 4 IASMA Notizie Gennaio 2010 Due campionati per i Comuni sostenibili GIANCARLO ORSINGHER Sta entrando nella fase conclusiva il progetto “Un pieno di energia”, promosso dallo Europe Direct Trentino e dal Consorzio BIM Brenta (con la collaborazione degli altri tre Consorzi BIM trentini) nell’ambito della campagna “Energia sostenibile per l’Europa” e cofinanziato dal Ministero dell’Ambiente, del Territorio e del Mare. Fra le numerose iniziative di comunicazione e di sensibilizzazione sul tema della gestione sostenibile delle risorse, due in particolare stanno riscuotendo un interesse sul territorio. Si tratta dei “campionati” chiamati “Serie A solare” e “Serie A-cqua”, rivolti alle amministrazioni comunali NEWS E SEMINARI PREMIO INTERNAZIONALE “EUROBERRY 2009” Urska Vrhovsek, coordinatrice della piattaforma di profiling metabolico dell’Area alimentazione del Centro ricerca e innovazione, ha ricevuto il premio Mars - Glaxo per il miglior poster, durante la quarta conferenza internazionale sui polifenoli e sulla salute che si è svolta, a Yorkshire, in Inghilterra. Un’attività promettente, quella che si svolge a San Michele, che sta riscontrando interesse e pareri favorevoli dalla comunità scientifica internazionale.Lo scopo delle ricerche è valorizzare gli effetti benefici che il loro consumo determina sulla salute umana e possibilmente aumentarne la concentrazione. PREMIATI SETTE STUDENTI... D’ORO Sono sette gli studenti “più meritevoli” premiati all’Istituto Agrario di San Michele all’Adige, nell’ambito della assemblea annuale di Udias, l’Unione diplomati dell’Istituto Agrario. Si tratta di Alberto Chizzola, Nicola Gatti, Giuliano Postinghel, Loris Bonato, Sara Ceccon, Giuliano Zanon, Tiziano Toller. I ragazzi si sono diplomati nell’anno scolastico 2008-2009 e hanno conseguito una votazione tra i 95 e 99 centesimi. Premiate oggi anche le tesine migliori dell’Istituto tecnico agrario e dell’Istituto professionale per l’agricoltura e l’ambiente con i premi messi a disposizione da diversi enti e associazioni. IASMA NEL CONSORZIO PER LA DIFENDERE LA BIODIVERSITÀ Valorizzare le conoscenze e sviluppare strategie mirate a conservare e salvaguardare la biodiversità genetica dell’ambiente che ci circonda. È lo scopo del consorzio pan-europeo che raggruppa i migliori esperti del settore nell’ambito dell’azione europea “Congress”, a cui partecipa anche l’Istituto Agrario di San Michele all’Adige. Proprio nei giorni scorsi la pubblicazione sulla gestione e conservazione della fauna selvatica, intitolata “Population Genetics for Animal Conservation” e realizzata dal gruppo di ricerca coordinato da Cristiano Vernesi in collaborazione con Heidi Hauffe, è stata recensita da una delle riviste scientifiche ambientali più importanti a livello internazionale, la “Trends in Ecology and Evolution”. OPERATORE ORTOFLOROVIVAISTA. IL 28 FEBBRAIO SCADONO LE PREISCRIZIONI C’è tempo fino al 28 febbraio per iscriversi al corso triennale per operatore. Complessivamente si struttura in 1.066 ore articolate secondo un’area culturale ed un’area professionale. Al terzo anno lo studente può optare per la qualifica ortoflorovivaistica, zootecnica o vegetale. È possibile frequentare un ulteriore anno, al termine del quale si ottiene il diploma di formazione professionale di “tecnico agricolo” ed il contestuale rilascio del brevetto professionale di imprenditore agricolo. Per maggiori informazioni contattare il coordinatore della sezione qualificazione professionale agricola: dott. Michele Covi, [email protected], 0461/615234, 335/8359132. della provincia di Trento. La “Serie A solare” - la cui terza edizione sta prendendo il via in queste settimane- intende mettere a confronto i territori comunali in base alle installazioni di pannelli solari e fotovoltaici messe in opera nel corso dell’anno precedente. È un’idea che è stata mutuata dalla tedesca “Solabundesliga” e che ha visto la partecipazione di 21 Comuni alla prima edizione (riferita alle installazioni realizzate nel 2007 e vinta da Carano davanti a Molveno e Tuenno), passati a 29 nella seconda edizione, con la vittoria di Nanno davanti a Molveno e a Preore. Alle amministrazioni comunali viene chiesto di comunicare la superficie di pannelli solari termici e la potenza di picco di quelli fotovoltaici installati nei dodici mesi sugli edifici pubblici e privati del Comune; i dati vengono poi trasformati in punteggio che va a formare la classifica annuale. La premiazione della terza edizione è in programma il 1° maggio prossimo a Borgo Valsugana nello stand “Clima days” che sarà allestito da Europe Direct Trentino nell’ambito della fiera “Valsugana expo”. Se per un Comune è naturalmente importante vincere, anche per i premi in denaro messi a disposizione, per gli organizzatori è più importante la partecipazione, in quanto anche il solo impegno a inviare i dati sta a significare una buona sensibilità da parte delle amministrazioni locali nei confronti dell’utilizzo del sole quale fonte energetica. A fine dicembre è invece scaduto il termine per l’invio delle adesioni alla seconda edizione dell’altro “campionato” attivato con il progetto: la “Serie A-cqua” che vuole sensibilizzare i Comuni verso una gestione più oculata dell’”oro blu”, andando a premiare quei territori che dimostrano di sprecare meno acqua. Così le Amministrazioni comunali sono invitate a comunicare i dati di consumo di acqua potabile registrati al proprio acquedotto nel corso dei dodici mesi. Rapportando il valore al numero di abitanti e confrontando il consumo con l’anno precedente viene assegnato un punteggio che tiene conto sia del consumo pro capite che del risparmio ottenuto. Anche in questo caso, come per la “Serie A solare” è per noi importante la partecipazione dei Comuni, a prescindere dalla posizione di classifica ottenu- ta. E il boom di iscrizioni alla seconda edizione, arrivate a 78 contro le 21 del primo anno, è un chiaro indicatore della notevole sensibilità delle amministrazioni locali trentine verso l’oculata gestione della propria acqua potabile. Il prossimo 22 marzo, in occasione della “Giornata mondiale dell’acqua”, è in programma la premiazione e in quell’occasione vedremo chi succederà sul podio ad Albiano, Imer e Carzano, classificatisi nelle prime tre posizioni l’anno scorso. Intanto si sta già pensando ad estendere le due iniziative a livello sopranazionale. RECENSIONI Il melo Con il contributo dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige è stata realizzata dal gruppo Bayer una pubblicazione dedicata interamente al melo. Il libro fa parte della collana ideata e coordinata da Renzo Angelini intitolata “Coltura & Cultura” che ha lo scopo di far conoscere i valori della produzione agroalimentare italiana e che prevede la realizzazione di dodici volumi. La pubblicazione “Il melo”, 624 pagine, affronta varie tematiche: dalla botanica alla storia e all’arte, dall’alimentazione al paesaggio, dalla coltivazione alla ricerca passando per l’utilizzazione e il mondo del mercato. Elementi che vengono completati con la presentazione di alcune ricette. IL MELO - Collana “COLTURA E CULTURA” ideata e coordinata da Renzo Angelini, AA.VV , 2008, 624 pagine, prezzo 69,00 euro La grappa Una pubblicazione per curiosi, appassionati, professionisti, interessati a conoscere e ad approfondire il mondo della distillazione. Diversi gli argomenti trattati: dalla produzione al consumo, dalla tecnologia di produzione alle tecniche di degustazione, per arrivare agli abbinamenti. Le firme sono quelle di esperti della distillazione, professionisti e degustatori, che forniscono preziose informazioni tecniche relative alla produzione e all’assaggio delle acquaviti. Il Trattato Moderno delle Grappe e delle Acquaviti, Bibenda editore, AA.VV. 2009, pag.200, prezzo 50 euro Fotonotizia LA 4^ CLASSE DELLA SCUOLA PER IMPRENDITORI CONVEGNO NAZIONALE DI VITICOLTURA CONAVI 2010 Sarà l’Istituto Agrario di San Michele all’Adige ad ospitare dal 5 al 9 luglio la terza edizione del Convegno Nazionale di Viticoltura - CONAVI 2010. Diverse le tematiche affrontate: genetica, risorse genetiche e vivaismo; biologia, fisiologia, adattamento agli stress biotici ed abiotici; gestione del vigneto: aspetti agronomici, biologici ed economici; tecniche di viticoltura sostenibile. ALLEVATORI INSIEME, SESTA EDIZIONE Dopo l’incontro del 20 gennaio scorso, sono in programma altri due appuntamenti di “Allevatori insieme”, la proposta formativa rivolta agli allevatori trentini, organizzata in collaborazione tra Federazione provinciale allevatori di Trento, Istituto Agrario di San Michele all’Adige e Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie. Mercoledì 10 e 24 febbraio, rispettivamente presso la Federazione allevatori e l’Istituto Agrario di San Michele all’Adige, si parlerà degli aspetti generali e applicativi nella produzione del latte. AGRICOLI IN VISITA AGLI STUDI RADIOTELEVISIVI DELLA RAI DI TRENTO Per gli approfondimenti sulle notizie pubblicate e sulle modalità di ricevimento della rivista IASMA Notizie, scrivere a [email protected] IASMA Notizie n. 10 - Gennaio 2010 - DIRETTORE RESPONSABILE Michele Pontalti - CAPOREDATTORE Silvia Ceschini COMITATO DI REDAZIONE Ivano Artuso, Alessandra Lucianer, Lucia Martinelli, Marina Monfredini, Giancarlo Orsingher, Flavio Pinamonti, Cecilia Trentin - HANNO COLLABORATO Marco Dal Rì, Alessandro Dini, Paolo Fontana, Mauro Leveghi, Bruno Maiolini, Andrea Rea, Francesco Spagnolli, Luca Tomasi - FOTOGRAFIE Archivio Fondazione E. Mach, Archivio CCIAA (Agf Bernardinatti, Magrone) DIREZIONE E AMMINISTRAZIONE Fondazione E. Mach, San Michele all’Adige (TN), Via E. Mach 1 - PROGETTO E REALIZZAZIONE GRAFICA Palma & Associati - STAMPA Litotipografia Editrice Alcione IASMA Notizie Sp Speciale Tre bicchieri Il prestigioso riconoscimento to i fa che abbiamo ottenuto, famosi Tre Bicchieri del Gambero Rosso, è un risultato importante e anche molto atteso, che va a premiare il lavoro di tutto il personale dell’azienda agricola, a cominciare dal direttore Flavio Pinamonti, dal nostro enologo, Enrico Paternoster e dal responsabile delle coltivazioni, Paolo Poletti. Vorrei sottolineare però che questo riconoscimento celebra l’intera spumantistica trentina: il Gambero Rosso L’impegno nella formazione ALESSANDRO DINI ha incoronato infatti undici aziende trentine, di cui sei produttrici di metodo classico. Possiamo dire finalmente, che il Trentino può identificarsi con il Trentodoc. Il Trentino è terra di grandi spumanti e uno dei maggiori produttori italiani. Sono circa otto milioni le bottiglie che dalle cantine della provincia raggiungono tutte le parti del mondo: il 35 per cento della produzione nazionale. Il settore, in continua crescita, lamentava però la mancanza di tecnici altamente specializzati. Per questo motivo l’Istituto Agrario con la collaborazione tecnica e scientifica dell’Università degli Studi di Milano ha attivato lo scorso anno il master universitario sui vini spumante, il primo a livello nazionale. L’iniziativa formativa, che si concluderà nelle prossime settimane, si sviluppa su un percorso di tre moduli riguardanti la viticoltura per le basi spumante, l’enologia dei vini spumante e il mercato degli spumanti, intende dare un’approfondi- ta conoscenza interdisciplinare finalizzata alla gestione tecnica delle risorse viticole ed enologiche delle diverse vocazionalità spumantistiche. Gli iscritti diventeranno tecnici specializzati in produzione di uve, trasformazione ed elaborazione di vini spumante, con competenze in analisi sensoriale e strumentale, nella gestione economica del comparto, nel marketing e nella comunicazione. Non c’è dubbio che la realizzazione di questo percorso va a colmare non solo un vuoto formativo nel panorama nazionale, ma intende contribuire alla creazione di esperti qualificati, in grado di far crescere ulteriormente il comparto spumantistico nazionale. Direttore generale Fondazione Edmund Mach Istituto Agrario di San Michele all’Adige Cin cin ai tre bicchieri del Fondatore SILVIA CESCHINI Lo spumante “Trento Mach Riserva del Fondatore 2004” dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige ha conquistato i “Tre bicchieri”, il massimo riconoscimento assegnato dalla guida Vini d’Italia del Gambero Rosso, best seller dell’enologia. Il vino della fondazione figura tra le 392 etichette pubblicate sul sito del Gambero rosso, di cui 11 sono trentine (www.gamberorosso.it). Il premio va all’intera filiera del prodotto: dal progetto in campagna a quello enologico in cantina. Gli undici vini, di cui sei spumanti metodo classico, che hanno ottenuto il prestigioso riconoscimento dalla Guida Vini d’Italia sono: - Olivar 07 Cesconi - Ritratto Bianco 07 La Vis/Valle di Cembra - San Leonardo 05 Tenuta San Leonardo - Teroldego Rotaliano Clesurae 06 Cantina Rotaliana - Teroldego Rotaliano Nos Ris. 04 MezzaCorona - Trento Altemasi Graal Brut Ris. 02 Cavit - Trento Aquila Reale Ris. 02 Cesarini Sforza - Trento Brut Cuvée dell’Abate Ris. 04 Abate Nero - Trento Giulio Ferrari Riserva del Fondatore Brut 00 Ferrari - Trento Mach Riserva del Fondatore 04 Istituto Agrario Provinciale San Michele all’Adige - Trento Methius Brut Ris. 03 F.lli Dorigati. Dal vigneto alla cantina: come nasce lo spumante Mach FLAVIO PINAMONTI ED ENRICO PATERNOSTER Lo spumante Mach nasce a Maso Togn, vigneto situato ad un’altitudine di 700 m s.l.m. nella parte apicale del conoide di Faedo, in una zona di confine dal punto geomorfologico, dove si incontrano terreni di natura porfirica tipici della Valle di Cembra e terreni a mineralogia calcarea tipici dei versanti collinari della valle dell’Adige. Alla fondazione dell’Istituto Agrario, nel 1874, Maso Togn si presentava come un’azienda foraggicola dotata di un piccolo vigneto. Le condizioni climatiche ed altimetriche erano infatti ritenute limitanti per la frutti-viticoltura. Questo tipo di connotazione è rimasto inalterato per più di un secolo, fino a quando nel 1987, su progetto del direttore Attilio Scienza, il maso è stato integralmente convertito alla viticoltura. Il piano sperimentale prevedeva la verifica di numerosi fattori allo studio: varietà per base spu- mante e per bianchi aromatici, cloni e portainnesti, distanze e sesti di impianto, forma di allevamento e criteri di potatura, sistemi di palificazione e materiali di impianto, gestione del suolo, livelli di meccanizzazione. Le osservazioni sperimentali si sono protratte fino alla fine degli anni ’90 e hanno gradulamente consentito di dare all’intero maso una veste produttiva, a cui si è arrivati attraverso l’ottimizzazione delle tecniche colturali e la sostituzione integrale delle parcelle di Pinot Meunier con Chardonnay e Pinot nero. Le situazioni pedo-climatiche al limite per la viticoltura e l’utilizzo di due vitigni di grande tradizione nella spumantistica internazionale rappresentano un requisito fondamentale per la produzione di un grande vino spumante. La raffinata e particolare tecnica produttiva segue un preciso e meticoloso protocollo, a cominciare dalla raccolta delle uve che (70% Chardonnay, 30% Pinot Nero) viene effettuata manualmente in piccole cassette, in modo da rispettare l’integrità degli acini, aspetto di primaria importanza nella vinificazione in bianco del Pinot nero. Molta attenzione viene riservata alla fase di pressatura delle uve, che prevede la scrupolosa separazione di tre frazioni in modo da mantenere un corretto equilibrio acidico. Un articolato assemblaggio tra Pinot nero e Chardonnay vinificati in acciaio e in legno consente di dare la giusta complessità al vino di base. Segue un periodo di maturazione in bottiglia di almeno 36 mesi, limite minimo per assicurare armonia tra maturità del frutto, freschezza, eleganza e vivacità, accompagnata da un’evoluzione lenta e sottile del perlage. Gennaio 2010 IASMA Notizie Speciale Tre bicchieri Le origini della spumantistica classica trentina FRANCESCO SPAGNOLLI Sulla base di alcune documentazioni storiche e soprattutto per un ormai consolidata tradizione, non v’è dubbio che il “padre” dello champagne debba essere ritenuto il monaco benedettino Dom Pierre Pérignon (1638-1715), così come il “pioniere” della spumantistica classica trentina (per lui esisteva solo quella) debba essere individuato necessariamente in Giulio Ferrari. Nato a Calceranica al lago (di Caldonazzo) nel 1879 da famiglia appartenente alla borghesia agricola trentina, compì gli studi presso l’Imperial Regia Scuola di S. Michele all’Adige, distinguendosi ben presto per acutezza d’ingegno e predisposizione all’innovazione, tanto che, appena diplomato si recò prima a Montpellier (Francia) e poi a Geisenheim (Germania) per approfondire le conoscenze viticolo-enologiche rispettivamente nei settori della vivaistica e della microbiologia. E fu proprio a Geisenheim che avvenne l’incontro con il rampollo di una famosa casa produttrice di Champagne (Pierlot) che lo invitò a trascorrere un periodo nella zona di quello che unanimemente è ritenuto il più famoso spumante del mondo: colpito dalla singolarità del vino e dalle relative tecniche di ottenimento, quando tornò in Trentino diede inizio alla sua attività di spumantistica (1902) ottenendo ben presto un clamoroso successo sancito, tra l’altro, da numerosi riconoscimenti con esposizioni internazionali. Per più di mezzo secolo la spumantistica classica trentina si basò esclusivamente sul monopolio di Giulio Ferrari. Nel 1953, dopo qualche tentativo di far assumere la sua “casa” all’Istituto agrario provinciale di S. Michele all’ Adige (al quale da ex allievo era sempre rimasto profondamente legato), il “sior Giulio” cedette l’azienda all’attivissimo Bruno Lunelli già proprietario di una ben nota ed avviata enoteca situata in Largo Carducci proprio nel cuore della Trento storica. Tra il 1964 ed il 1965 un gruppo affiatato ed entusiasta di enologi trentini (tutti ex allievi di S. Michele) fondarono l’Equipe 5 con sede operativa a Mezzolombardo che ben presto affermò qualitativamente il proprio prodotto sul mercato nazionale ed estero. Aver rotto il ghiaccio del monopolio Ferrari fu come far crescere i funghi in una fresca notte d’agosto dopo un abbondante tem- porale, tant’è che già qualche anno dopo, in occasione del XIV congresso internazionale del O.I.V. (1974), almeno una decina di altri prodotti champenois (compreso quello dell’Istituto agrario di S. Michele) vennero presentati sul mercato. La presa di coscienza capillare da parte degli enologi trentini ed ampiamente documentata da importanti ricerche scientifiche portate avanti dapprima dal prof. Franco De Francesco e poi dal suo successore dott. Giulio Margheri presso il Laboratorio di analisi e ricerche di S. Michele, valsero ben presto al Trentino quel tutt’altro che trascurabile appellativo di “Champagne d’Italia”. La volontà di tutelare questa produzione mediante l’importante suggello legislativo della denominazione d’origine controllata (Trento D.O.C.) è storia degli anni ’80. Ma qui si apre un altro capitolo della spumantistica trentina che non è più storia ma semplicemente attualità. Già dirigente scolastico IASMA Trentodoc, un brand per le bollicine trentine MAURO LEVEGHI Oltre cent’anni di successi all’insegna dell’effervescenza: sono le bollicine del Trento D.O.C., il capolavoro della spumantistica trentina. Anzi, diremo meglio, del TRENTODOC, come prevede il marchio collettivo che i produttori trentini si sono impegnati ad adottare nella comunicazione aziendale, convinti della necessità di unire le forze - pur nel rispetto delle diverse identità - per affrontare compatti le sfide del mercato. Il marchio, oggi presente su ogni bottiglia, nasce a fine 2006 dopo un percorso durato alcuni mesi in cui sono stati coinvolti esponenti del mondo produttivo, delle istituzioni (C.C.I.A.A., Trentino Spa, Istituto agrario di San Michele all’Adige – F.E.M., Istituto TRENTO D.O.C. e P.a.T.) ed esperti di marketing. Il gruppo di lavoro, coordinato dalla Camera di Commercio di Trento, ente rappresentativo del settore vitivinicolo, si è dato fin dall’inizio l’obiettivo di individuare una proposta capace di coniugare la denominazione di origine (Trento D.O.C.) con il territorio. Ne è nato un logo costituito dalla scritta “TRENTODOC” realizzata con le due “o” che suggeriscono il fondo di una bottiglia in movimento a ricordare il gesto rotatorio del rémuage. Una soluzione che oltre a condensare i valori positivi associati alla città con quelli evocati dall’acronimo D.O.C., entrato nel linguaggio comune come sinonimo di origine garantita, richiama negli elementi grafici l’energia e l’impegno dei tanti produttori, piccoli e grandi, l’irresistibile esplosione delle bollicine, la passione contagiosa che porta la festa ovunque si stappi una bottiglia. Prima che uno strumento di marketing il logo è l’espressione di una solida intesa che ha visto imprese ed istituzioni condividere la necessità di una seria collaborazione nella promozione del prodotto. Un impulso decisivo in questo senso è venuto dall’Istituto TRENTO D.O.C., sorto verso la metà degli anni Ottanta per vigilare sul rispetto del disciplinare di produzione della prima denominazione di origine controllata in Italia riservata ad un metodo classico e seconda al mondo dopo lo Champagne. In questi anni all’Istituto va riconosciuto il merito di aver sempre operato per un’ampia condivisione degli obiettivi da parte dei suoi iscritti. È anche grazie a questo impegno che tutti i produttori di Trento D.O.C. hanno adottato il nuovo marchio. Oggi TRENTODOC è una realtà affermata, con un numero di aderenti che va costantemente crescendo: il 2009 si è chiuso con l’ingresso delle cantine Moser portando il numero dei produttori a 28. Il futuro? La sfida dei prossimi anni è quella di consolidare la notorietà del brand investendo su comunicazione e partecipazione ad eventi prestigiosi, come il brindisi del recente summit G-20 di Pittsburgh dove le bollicine del TRENTODOC sono state ambasciatrici di glamour ed esclusività. Vice segretario generale della C.C.I.A.A. di Trento Alla ricerca di una via italiana nel marketing dello spumante ANDREA REA È difficile parlare di marketing su un mercato in sostanziale crescita, come quello delle bollicine italiane degli ultimi anni, che continua a mietere successi complessivi anche in tempi di economia internazionale in crisi. La difficoltà nasce dai risultati positivi di una formula consolidata, che emula la strada che ha portato al successo mondiale lo champagne e se ne avvantaggia per la somma dell’effetto novità e della convenienza che il follower italiano può vantare sui leader storici. La distribuzione e la ristorazione e di conseguenza i consumatori premiano spesso con entusiasmo la possibilità di integrare l’offerta tradizionale con prodotti emergenti, quindi nuovi, e dai prezzi più moderati. Nel frattempo, grazie all’egregio lavoro dei produttori e degli opinion leader è cresciuta la qualità dello spumante italiano e soprattutto la moda di bere bollicine, non solo nella consueta occasione delle festività, ma anche per l’aperitivo, che di per sé rappresenta un momento di consumo in espansione da anni. In sostanza, le bollicine italiane sono trendy, buone e meno costose dello champagne, tutti felici e nulla da dire! Quali osservazioni è possibile proporre ad operatori ed esperti sazi e legittimamente convinti dal successo della formula, sin qui vincente, basata sulla combinazione referenze “tecniche”, gossip e organizzazione di vendita? Solo una constatazione, mercati di questo tipo risultano attraenti ed accessibili proprio per la standardizzazione della formula di successo e, quindi, tendono ad affollarsi di numerosi concorrenti. È già accaduto e la crescita dell’offerta continua! Le conseguenze inevitabili sono lo spostamento della lotta competitiva sui volumi e, quindi sui prezzi, e parallelamente la contrapposizione cruenta tra leader, che godono del vantaggio della notorietà di marca, e produttori emergenti, che offrono novità di etichetta. La storia dei mercati di consumo insegna che in queste condizioni aumentano i costi, si riducono i margini di profitto, i consumatori percepiscono standardizzazione nell’offerta e attribuiscono minore credibilità ai premi e alla comunicazione classica. Non è il presagio di una tragedia, ma solo l’avvento del marketing, e cioè dell’esigenza di differenziarsi rispetto ai concorrenti, di costruire nuove opportunità di mercato e soprattutto sviluppare branding, per attribuire significati specifici alla marca e non solo al nome o al colore dell’etichetta. Non esistono ricette precostruite. È noto a tutti che la competizione è basata su un processo selettivo, che premia appunto le imprese capaci di sviluppare le strategie migliori, rispetto ai concorrenti, ma in generale sembra evidente un punto: la strada dello champagne non è più la via obbligata, la “one best way”. La differenziazione dei prodotti in assortimento basata esclusivamente sulla qualità non è più sufficiente a remunerare gli investimenti continui che mercati ampi, ma affollati, richiedono. Diviene sempre più difficile, per un verso, convincere i consumatori sulla migliore qualità dei propri prodotti, a fronte di una qualità media dei concorrenti, comunque soddisfacente. Si perde, d’altra parte, l’opportunità di raggiungere nuovi segmenti di consumatori che inevitabilmente emergono in mercati in crescita. Donne, giovani, consumatori occasionali, cultori, wine lovers, collezionisti e così via. È già successo nella moda e più recentemente nell’auto (che soffre ben altri costi fissi di riconversione). Rispettare il prestigio e la forza della marca, storicizzata nei secoli, dello “champagne” e di molti suoi produttori è ottemperanza al buon senso, ma è altrettanto indispensabile cominciare a ricercare una via italiana nel marketing dello spumante e strategie aziendali, che rispondano alle nuove condizioni dei mercati internazionali. In letteratura, il cosiddetto “vantaggio del follower”, consiste nel poter integrare la consapevolezza sulle strategie del leader tradizionale con la maggiore flessibilità di immagine, cultura e struttura aziendale, rispetto alla contemporaneità dei mercati, proprio per l’opportunità di essere nati dopo. Docente di Brand Management all’Università “Sapienza” di Roma e Coordinatore scientifico dell’Osservatorio Marketing del Vino SDA Bocconi Gennaio 2010