L` Alto Adige ha tutti i presupposti per produrre vini d
Transcript
L` Alto Adige ha tutti i presupposti per produrre vini d
L’ Alto Adige ha tutti i presupposti per produrre vini d’eccellenza. Il suo territorio, infatti, si colloca nel punto d’incontro tra il Nord e il Sud del continente, a cavallo tra la fascia climatica alpina e quella mediterranea. Le temperature sono molto calde di giorno, ma piuttosto fresche di notte, e dall’interazione fra la pienezza del sapore e il gusto fruttato sono sempre scaturiti dei vini eleganti, equilibrati e naturalmente gradevoli. Inoltre, il clima favorevole fa giungere le uve alla piena maturazione, creando cosí le condizioni per ottenere dei vini secchi, dalle note fruttate e dal gusto rotondo. Ma tutto questo può avvenire solo se il vignaiolo sa confrontarsi intensamente con le caratteristiche naturali del territorio, comprendere le peculiarità dei vigneti e dei loro suoli, e selezionare di volta in volta i vitigni più idonei. “I grandi vini – suole affermare Luis von Dellemann, enologo della tenuta che da anni dà la sua impronta ai vini dell’azienda – non nascono in cantina, ma crescono nel vigneto, e se le uve non arrivano in cantina al massimo della qualità, il cantiniere non potrà mai ricavarne un vino d’eccellenza.” Un punto di forza dell’Alto Adige è la molteplicità dei suoi paesaggi. In questa terra, infatti, si trovano vigneti a 230 metri di quota, ma anche a più di 1.000 metri sul livello del mare, e non di rado sono ubicati su pendii piuttosto ripidi. Le viti crescono rivolte a levante, ma anche a mezzogiorno e a ponente. Prosperano su conoidi detritici, terrazzamenti di pietrisco o versanti morenici, e affondano le proprie radici in terreni di calcare e dolomia, di quarzofillite, porfido argilloso, sabbia porfirica o marna. Inoltre, in provincia di Bolzano convivono zone climatiche assai diverse fra loro, alcune spiccatamente mediterranee, altre invece dai tratti più alpini. È difficile trovare una zona di produzione che presenti una varietà pedoclimatica così elevata come l’Alto Adige. Non è un caso, quindi, che da millenni gli abitanti di questo territorio si siano confrontati con questi microclimi e terroir così diversi, ricavandone un patrimonio di conoscenze e di esperienze quanto mai preziose. La capacità di capire quale vitigno è più idoneo per prosperare e maturare al meglio in un determinato vigneto è stata tramandata e perfezionata di generazione in generazione. E oggi ne beneficiamo anche noi, tanto è vero che oltre a coltivare vitigni autoctoni come la Schiava, il Lagrein o il Gewürztraminer sui terreni più idonei, da diversi anni piantiamo con successo altri vitigni rossi (Cabernet Sauvignon, Merlot, Cabernet franc, Pinot nero) e bianchi (Pinot bianco, Chardonnay, Pinot grigio e Sauvignon blanc), senza dimenticare i vini dolci come il Moscato rosa e giallo. Per Luis von Dellemann la posizione del vigneto incide moltissimo. “È dalla posizione – afferma l’enologo – che dipende la qualità del vino, mentre in cantina si deve più che altro assistere correttamente a un parto già programmato da tempo. Il nostro compito, quindi, è di favorire lo sviluppo e la maturazione del vino mantenendo integra la sua qualità.” Da vari decenni, infatti, la nostra filosofia è che sullo sviluppo naturale del vino si debba intervenire meno possibile, e comunque più tardi possibile. In compenso, essendo convinti che la qualità del vino cresce nel vigneto, lì, se necessario, cerchiamo di intervenire prima possibile. Da questo punto di vista, il trattamento delle uve e l’affinamento dei vini che pratichiamo da anni ricalca pienamente i criteri attuali della vinificazione biodinamica. Nella scelta dei vitigni ideali da coltivare in ciascun vigneto, la tenuta Alois Lageder non si basa solo su dati scientifici, ma può attingere all’esperienza di varie generazioni di viticoltori che si sono succedute alla sua guida. Il criterio determinante è il terroir, ossia l’insieme di tutti i fattori naturali che danno forma e vita all’unicità di un terreno. Fra questi figurano le caratteristiche topografiche, la composizione e la struttura del suolo, il microclima, le caratteristiche microbiologiche e, non ultimo, il fattore umano, ossia la mano che “alleva” la vite. È grazie a questi presupposti che le uve vendemmiate nei nostri vigneti riescono a esprimere la tipicità dei luoghi in cui crescono. Per esempio, il Cabernet Sauvignon, un vitigno che si vendemmia tardi, riesce ad arrivare alla sua piena maturazione fisiologica proprio nel nostro vigneto Römigberg, ubicato su un pendio che si affaccia sul Lago di Caldaro, con esposizione Sud-Sudovest e con un’inclinazione ideale per l’irraggiamento solare. Il vitigno autoctono Lagrein, invece, sviluppa al meglio il gusto satinato che lo rende inconfondibile nel vigneto Lindenburg, un terreno contenente loess e sabbia situato nella conca di Bolzano. Una zona ideale per lo Chardonnay è il conoide calcareo di Magrè, dove le uve producono un aroma complesso, con sentori di frutta tropicale matura, gusto pieno e morbido, e retrogusto gradevole e rotondo. Il Sauvignon blanc cresce meglio nei vigneti delle fattorie Lehenhof e Tannhammerhof, nella zona intorno al villaggio vinicolo di Terlano, dove prevalgono i terreni porfirici di origine vulcanica, riconoscibili per la terra rossiccia. In questi terreni secchi, in grado di accumulare molto calore, le viti sviluppano radici molto profonde per assorbire più acqua, ed è per questo che le loro uve sviluppano poi delle note minerali, unite a un gusto strutturato e complesso. Tutt’altra cosa, invece, è il Pinot nero, che tende a marcire facilmente e quindi ha bisogno di terreni ben ventilati. Per questo vitigno è preferibile cercare collocazioni più in altura, che nel nostro caso abbiamo individuato nella tenuta Krafuss sopra Appiano. Nel suo intento di far emergere al meglio il potenziale di qualità e tipicità dei vari vigneti, Alois Lageder ha impresso nuovi impulsi al territorio, e fin dai primi anni Ottanta cominciò a sostituire il classico allevamento a pergola, adatto soprattutto alla Schiava, con quello a cordone o guyot, più usato nella viticoltura di pregio. Inoltre, per potenziare la qualità delle uve e favorire una “concorrenza” fra le piante, decise di portare la densità d’impianto da 6.000 a 8.000 piante per ettaro. Oggi, siamo già andati molto oltre. Da quando i nostri vigneti sono stati convertiti alla coltivazione biodinamica, infatti, le caratteristiche dei vini e l’incidenza del terroir sono diventate ancora più importanti. “I nostri vini hanno acquistato maggiore tipicità – ricorda Luis von Dellemann – e alcune caratteristiche come la freschezza e l’eleganza oggi sono assai più spiccate che in passato”. Anche nel vigneto molte cose sono cambiate: “Con la coltivazione biodinamica – spiega l’enologo – le viti crescono più resistenti, e visto che in pratica regolano da sole la propria resa, è sempre più raro che si debba diradare. La maturazione è più omogenea, e non si osservano quei ritardi che, nella viticoltura convenzionale, si verificano spesso in situazioni di stress. Le uve raggiungono più rapidamente la maturazione fisiologica e il grado zuccherino ideale, tanto è vero che in media vendemmiamo con una settimana di anticipo rispetto agli altri. In tutti i nostri vigneti pratichiamo ormai la coltivazione biodinamica. Per le uve conferite da viticoltori di fiducia, con cui collaboriamo da anni, il processo di conversione chiaramente richiederà più tempo, ma proprio perché ne siamo consapevoli e vogliamo garantire ai nostri clienti la massima trasparenza possibile, abbiamo deciso di suddividere la nostra produzione in due linee: Le uve vendemmiate nei vigneti di nostra proprietà (più di 50 ettari) confluiscono nella linea Tenutæ Lageder. Questi vini, complessi e variegati, esprimono al meglio la nostra idea di una vinificazione al passo dei tempi. Le uve da cui provengono sono ottenute in base alle regole della viticoltura biodinamica (con certificazione Demeter già rilasciata o in corso di rilascio), e vinificate con tecniche delicate che ne mantengono inalterate le caratteristiche qualitative. Per noi, gestire in modo sostenibile la nostra attività equivale a rispettare la natura e a valorizzarne gli habitat. La scelta della produzione biodinamica non è solo una conseguenza dell’approccio olistico che caratterizza la nostra filosofia aziendale, ma risponde anche al desiderio di compiere un salto di qualità, poiché questo metodo accentua la tipicità del terroir nei vini, e conferisce loro più armonia, equilibrio ed eleganza. Non va dimenticato, poi, che un vino biodinamico è più gradevole al palato e anche più sano per chi lo beve, poiché non contiene residui chimici. Per potenziare ulteriormente le caratteristiche individuali dei vini utilizziamo, se possibile, solo lieviti di nostra produzione, e poiché la lavorazione biodinamica rende i lieviti molto più attivi, in quasi tutte le annate riusciamo a far fermentare spontaneamente tutto l’assortimento della linea Tenutæ Lageder. Inoltre, sono lieviti provenienti dai nostri vigneti, e utilizzandoli compiamo un altro passo per tornare alla natura e alle sue origini. I benefici che ne traggono i nostri vini in autenticità e tipicità sono evidenti. Anche l’affinamento differenziato dei vini tiene conto dei vitigni diversi e dei rispettivi vigneti di provenienza. Un vino di qualità elevata con una struttura piena merita un affinamento accurato nel legno che lo aiuti a sviluppare armonia e complessità. Vini di punta come il ‘Löwengang’ Chardonnay e Cabernet, il Merlot ‘MCM’ o il ‘Cor Römigberg’ vengono affinati in barrique francesi provenienti da boschi a crescita lenta. La linea Alois Lageder, invece, abbraccia un assortimento di vini prodotti in purezza con uve da coltivazione integrata, e in linea con le ambizioni di qualità della nostra azienda. Per questi vini utilizziamo uve provenienti dai migliori vigneti di viticoltori coi quali collaboriamo da decenni. Concordiamo con loro dei criteri trasparenti per la coltivazione, scambiandoci le rispettive esperienze, in un clima di rispetto e fiducia reciproci che non può che favorire la motivazione e la qualità dei risultati. Un esempio di questa buona collaborazione è il cosiddetto “acquisto sull’onore”, una tradizione secolare nella viticoltura altoatesina tramandata fino ai giorni nostri. In passato, la proprietà fondiaria era molto frammentata, e molti piccoli viticoltori cui non conveniva vinificare in proprio cedevano le proprie uve a un vicino attrezzato per la vinificazione. Ma siccome quest’ultimo, al momento del conferimento, non poteva sapere quale prezzo sarebbe riuscito a spuntare per il prodotto finito, vigeva l’accordo che le uve sarebbero state pagate nell’estate successiva. Poi, per tradizione, i produttori di vini iniziavano la cosiddetta “cavalcata del vino”, facendo visita personalmente a tutti i loro clienti nelle osterie e nelle mescite del territorio, fissando il prezzo dell’uva e incassando le loro spettanze. Solo a quel punto, chi aveva conferito le proprie uve veniva a sua volta pagato per la fornitura. Ancora oggi, l’acquisto sull’onore è un ottimo strumento di garanzia della qualità, e il prezzo pagato per le uve dipende non solo dal vitigno, ma anche dalla qualità con cui arrivano in cantina, dal vigneto da cui provengono e dal tipo di coltivazione praticata. Due fattori che incidono molto sul prezzo sono anche la riduzione della resa per ettaro e l’uso di tecniche di coltivazione a basso impatto ambientale. Per Alois Lageder, un vino buono è prima di tutto una bella esperienza gustativa: “I nostri vini devono dare gioia, rendere più bella la quotidianità e accompagnare delle buone pietanze”. Guarda con una punta di scetticismo a certe tendenze internazionali che spingono i produttori a “correggere” il gusto dei propri vini per farli piacere ai critici o farli apprezzare alle degustazioni cieche. E preferisce continuare per la propria strada: “Il nostro obiettivo non è di produrre dei vini maestosi o importanti, dove ogni caratteristica è portata agli eccessi pur di piacere fin dal primo sorso – afferma Alois Lageder, condividendo in pieno l’opinione dell’enologo Luis von Dellemann – Semmai, vorremmo offrire al consumatore dei vini ben differenziati e di spiccata profondità, di quelli che fanno venire voglia di un secondo bicchiere, e che si sposano bene coi cibi e le pietanze più apprezzate.” E al tempo stesso, ci adoperiamo per produrre vini di qualità in fasce di prezzo differenziate: dalla bottiglia buona, ma dal prezzo accessibile, con un vino di pronta beva o idoneo a essere bevuto giovane, fino a quelli più prestigiosi, ottenuti con rese molto basse e con un lungo potenziale d’invecchiamento.