Figliol prodigo, icona dell`uomo moderno

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Figliol prodigo, icona dell`uomo moderno
Cultura
leggere
è pensare
Lo scrittore
svizzero Guy
Luisier attualizza
un grande tema
evangelico
7
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Figliol
prodigo,
icona
dell’uomo
moderno
“E
Sabato, 19 febbraio 2011
siste un angolino –
accanto all’ultimo
dei servi – ove farsi
dimenticare? Esiste un
angolo in cui poter ‘essere’? Essere,
semplicemente essere, senza che
ci siano sempre occhi a covarci e a
coprirci, sempre a plasmarci, sempre
a modellarci, sempre ad attenderci?”.
La parabola del Figliol prodigo è
probabilmente una delle narrazioni
evangeliche più vicine alla struttura
psichica dell’uomo moderno, quello
roso dal demone della ricerca di se
stesso, quello che scende negli abissi
per capire il senso della vita, quello
che si mette in cammino lasciando
tutto e tutti, diventando pellegrino
in terra straniera. Potremmo citare
centinaia di casi in letteratura,
nell’arte, nella psicologia che possono
essere ricondotti al grande tema del
figlio che se ne va lasciando ciò che
altri guardavano con invidia: un pezzo
di terra, quindi il lavoro, una famiglia,
la possibilità di costruire avendo già
alle spalle fondamenta sicure.
Ecco ora un nuovo contributo a
questa grande domanda di senso,
scritto dal sacerdote svizzero (è nato
a Saillon, nel Canton Vallese) Guy
Luisier: “Diario del Figliol prodigo
vent’anni dopo” (San Paolo, 114
pagine), che è una sorta di romanzo
psicologico, in cui la vicenda è
interamente guardata dal punto di
vista di un narratore-personaggio.
Leggendo questo libro si comprende
bene come ci sia un sottile filo rosso
che lega l’uomo del primo secolo di
Cristo agli eroi inquieti
del romanticismo
fino ad arrivare ai
giorni nostri. Questo
legame consiste nel
rifiuto del destino e nel
tentativo di affermare
se stessi come uomini
nuovi, padroni della
propria vita, e come si vede qui è
possibile individuare una serie di
contributi filosofici che vanno dalla
Grecia arcaica a Nietzsche e oltre.
Ma questo tentativo nasconde una
sostanza ancora più profonda e
inquietante. Come nel passo citato
in apertura l’uomo cerca la misura
radicale del proprio essere, il grado
zero dell’esistenza, l’angolo minimo
in cui si nasconda l’elementarietà
assoluta della vita, vale a dire
l’assoluta necessità del sé, spoglio di
qualsiasi determinazione, sia essa
familiare che sociale. Quante volte
abbiamo pensato che non esistono gli
affetti veri perché essi sono avvelenati
dall’interesse? Quante volte il ricco si
è chiesto se gli amici rimarrebbero tali
se perdesse ogni cosa? E, d’altronde,
è sotto gli occhi di tutti che l’uomo
oggi cerca affermazione e ricchezza
proprio per supplire alla sua domanda
di affetto e protezione. Luisier
attualizza perfettamente la parabola:
il figliolo prodigo non è il becero
gaudente che è preso unicamente dal
piacere, ma in fondo cerca anche lui
l’affermazione del suo vero sé, vale a
dire che dietro l’apparente misfatto si
nasconde altro, si nascondono grumi
inespressi di umanità che trovano
strade contorte per esprimersi. Il
principio del piacere si confonde con
la domanda di senso, proprio perché
nell’uomo non esistono comparti
stagni in cui ogni sentimento sta al
suo posto e si manifesta per quello
che è. Non ci sarebbe stato bisogno
di Charcot, di Freud e di Jung se le
■ Ezio Aceti
Educare al sacro nel
post-moderno (Città Nuova)
cose stessero così. “Il viaggio fa parte
di me”, confessa il protagonista che si
esamina spietatamente, individuando
un elemento fondamentale della
psiche umana, attivo dai tempi di
Abramo, che mostra come motivi
elementari, religiosi, sociali si
fondano in un groviglio inestricabile:
viaggia Abramo per ubbidire al
Signore, viaggia la Famiglia in Egitto
per sfuggire alla morte, viaggia il
poeta romantico per evitare – fin da
allora! – l’omologazione e la morte
interiore, viaggia il moderno figliol
prodigo che cerca l’autenticità e la
fuga da un amore troppo grande, che
significa fusione, mentre lui vuole
trovare l’individuazione, vuole essere
uno, non una famiglia.
Questo libro sembra suggerire che
è da qui che parte il processo di
individuazione di quei giovani che
non accettano l’“ingombrante”
amore familiare perché sanno che
devono affrontare il rito di iniziazione
per poter vivere, e il primo passo
di questo rito è la separazione.
Solo allora si può tornare, una
volta divenuti uomini. E solo allora
la sofferenza, la separazione, il
dolore vero diventano ricchezze: “Il
pellegrino porta tutte le sue ferite.
Tutto il suo tesoro. Sono tornato
da pellegrino”. Alla luce di questo
racconto-parabola, ma anche mito,
nel senso di narrazione di senso
originario, si comprendono meglio la
storia di Francesco d’Assisi, e quella
(ma qui ci sono delle interpolazioni
e delle varianti) di sant’Alessio,
che scelsero l’abissale viaggio della
povertà e che mendicarono anche
presso la propria antica casa, vale a
dire il luogo edenico del tepore e degli
affetti, confrontandosi con una delle
sofferenze più insostenibili: il ritorno
come stranieri nel giardino perduto
degli affetti elementari.
MARCO TESTI
■ Ristampato in “economica” il saggio di Oscar Cullmann
La storia della salvezza continua...
O
scar Cullman è uno dei più famosi teologi
protestanti, nato a Strasburgo nel 1902 e
morto a Chamonix nel gennaio del 1999:
ha insegnato, oltre che nella città natale, a Basilea
e a Parigi, ed è stato invitato come osservatore al
concilio Vaticano II, ospite del Segretariato per
l’unità dei cristiani, a cui tra l’altro è dedicato il
volume ora ristampato. Pubblicato nel 1965, a
quasi vent’anni di distanza da Cristo e il tempo
(1945), che nel mentre era giunto alla sua terza
edizione, Il mistero della Redenzione nella storia
viene presentato dall’autore come un «contributo al dialogo fra cristiani delle varie confessioni» e propone una trattazione sistematica della
storia della salvezza neotestamentaria: come se
ne è formata la concezione, quale ne è la fenomenologia, quali le posizioni neotestamentarie
fondamentali. Le risultanze dell’analisi esegetica
cui approda vengono poi applicate a problemi
dogmatici fondamentali: in che misura la storia
della salvezza si conclude con l’epoca apostolica
e in che misura continua? Se si può parlare, in
un certo senso, di una continuazione della storia
della salvezza, dove e come individuarla, oggi? Il
culto può costituire un’attualizzazione della storia della salvezza? È possibile impostare un’etica
sulla storia della salvezza? Sono problemi che
non hanno perso la loro attualità e su cui i teologi
e lo stesso Magistero della Chiesa si sono pronunciati in questo fecondo cinquantennio. Come
già annotava Giorgio Jossa nella introduzione,
Cullmann sul problema della rivelazione come
storia polemizza con la scuola bultmanniana e la
sua demitizzazione della storia del cristianesimo.
Possiamo proprio dire che nell’agile collana «Economica EDB» si rende nuovamente disponibile
- a distanza di quarant’anni dalla prima edizione italiana del 1971 - un ‘classico’ della teologia.
OSCAR CULLMANN, Il mistero della Redenzione
nella storia, EDB, pagine 482 + 50 (introduzione all’edizione italiana di Giorgio Jossa), euro
25,00.
Senso di insicurezza,
crisi di identità e paura
per il domani
caratterizzano lo “stato
d’animo” delle società
occidentali. Assistiamo al
ritorno di “zone di buio”
da cui l’umanità pensava
di essersi emancipata.
Occorre ripartire dall’educazione di Dio. Il
saggio è diviso in tre parti: nella prima ci
si sofferma sulla catechetica. Nella
seconda si descrivono le varie tappe dello
sviluppo infantile e nella terza si pone
attenzione allo sviluppo del Sacro e ai
cardini pedagogici per una vera educazione
di Dio. (euro 5,00).
■ Lucio Coco
Le domande di chi
interroga la sua fede (Lindau)
L’esperienza della fede si
alimenta e trae il suo
fondamento da una
rottura, da una crisi. Lo
testimonia ognuna delle
figure prese in esame in
questo volume: da
Ungaretti a Teresa di
Lisieux, da Carlo Carretto
a Ivan Illich, da Tarkovskij a Bobbio, a
Kavafis. Perché il dolore? Perché il male?
Esiste un senso per quello che sto
vivendo? La fede si sperimenta a un passo
dal mistero del nulla che sembra stringere
molte delle storie di questi personaggi,
così simili alle nostre, quando si tratta di
fare i conti con le grandi domande che,
come tante croci, si affollano lungo i
sentieri dell’esistenza (euro 12,00).
■ P. Kéchichian
Le parole chiave del
cattolicesimo (San Paolo)
Ne ha individuate 22
questo giornalista
francese che per oltre
venticinque anni è stato
critico letterario del
quotidiano Le Monde.
«Mosso da uno slancio
più da innamorato che
da militante - così scrive
- mi autorizzo a dissertare solo in virtù
dell’appartenenza al cattolicesimo, che mi
conferisce e mi accorda una libertà
inaudita» (euro 12,00).
■ Chavez Villanueva
Verso Gesù, con l’afflato
di don Bosco (Elledici)
Il cristianesimo è
l’incontro personale con
Gesù. Queste pagine
ripercorrono l’avventura
del figlio di Maria che si
manifesta quale vero
Figlio del Padre e che, in
lui, vuole fare di noi degli
autentici figli. Un percorso
letto attraverso l’afflato di Don Bosco che
guarda ai giovani, affinché prendano
coscienza della loro vocazione (euro 7,00).
a cura di Agostino Clerici