Consorelle e ai Confratelli dei due Istituti, Alla Famiglia Ospedaliera

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Consorelle e ai Confratelli dei due Istituti, Alla Famiglia Ospedaliera
Alle Consorelle e ai Confratelli dei due Istituti,
Alla Famiglia Ospedaliera di San Giovanni di Dio,
Alla Comunità Ospedaliera
Agli amici, benefattori, volontari
e alle persone che assistiamo nei nostri Centri
Cari Confratelli, Consorelle e amici nell’Ospitalità,
Il 24 aprile 2014 prossimo i nostri due Istituti, e cioè la Congregazione delle Suore
Ospedaliere del Sacro Cuore di Gesù e l’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio,
daranno inizio alla celebrazione del Centenario della morte di San Benedetto Menni,
Fatebenefratello, Restauratore dell’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio in Spagna,
Portogallo e Messico, e Fondatore della Congregazione delle Suore Ospedaliere del Sacro
Cuore di Gesù.
La celebrazione di questo centenario ci esorta a guardare alla persona e all’opera di questo
Santo dell’Ospitalità, che seppe accogliere e incarnare l’amore samaritano di Dio e portarlo
nella vita di molte persone segnate dalla malattia, dalla sofferenza e dalla povertà. La sua
vita ci illumina e ci stimola a continuare a percorrere le strade dell’accoglienza e
dell’ospitalità1, ad esempio di Gesù il Maestro, che passò beneficando e risanando gli
infermi (cfr. Atti 10,38).
Il titolo che è stato scelto: “SAN BENEDETTO MENNI: UN CUORE SENZA FRONTIERE”, sta
ad indicare che questo anno vuole essere per tutti noi un’opportunità privilegiata per
approfondire la conoscenza di questo grande ospedaliero, che mosso da “un amore che
non conosce limiti, che non sa dire basta”2, visse con una dedizione inesauribile il servizio
amorevole alle persone malate e bisognose, nelle quali scopriva la presenza di Gesù, che
considera quanto viene fatto ai nostri fratelli come fosse fatto a Lui stesso “Ogni volta che
avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt
25,40).
Sarà anche un periodo contrassegnato dalla creatività e dall’audacia, per rispondere in
modo profetico alle esigenze di una società globale, che cambia radicalmente e in cui il
numero delle persone vulnerabili è in continuo aumento.
Seguendo l’esempio di San Benedetto Menni, vogliamo che le nostre istituzioni continuino
a far presente il volto misericordioso del Signore attraverso l’esercizio dell’ospitalità,
rinnovando le forme e i metodi per rispondere al meglio alle necessità degli uomini e delle
donne del nostro tempo. Con lui e come lui ci sentiamo chiamati a realizzare insieme la
missione di una Chiesa samaritana che predilige le persone più vulnerabili, escluse e
bisognose3.
1
In questa lettera, dopo un breve ricordo dei principali dati biografici di questo “profeta
dell’ospitalità”, faremo una riflessione su alcune dimensioni della sua vita, partendo dal
tema di questo centenario, che ci aiutano ma nel contempo ci sfidano ad incarnare oggi,
nella nostra ospitalità, lo stile di San Benedetto Menni che, ad esempio di San Giovanni di
Dio, “non mirava ad altro se non a cercare in che modo sacrificarsi per dare sollievo ai
poveri per amore di Gesù Cristo”4.
1. ALCUNI DATI BIOGRAFICI
San Benedetto Menni nasce a Milano nel 1841, in una famiglia dai profondi valori umani e
cristiani. Durante la sua esperienza come volontario nel servizio ai feriti della guerra per
l’unità d’Italia, e vedendo l’abnegazione dei religiosi ospedalieri, avverte la chiamata del
Signore a dedicare la propria vita al servizio delle persone sofferenti.
Nel 1860 fa il suo ingresso nell’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio, dove inizia la
sua formazione alla vita religiosa e ospedaliera, seguendo poi studi filosofici e teologici,
che lo prepareranno al sacerdozio. E’ ordinato nel 1866 e l’anno seguente viene inviato,
con la benedizione di Pio IX, a restaurare l’Ordine in Spagna, Portogallo e Messico.
Fu un sublime testimone di ospitalità e si distinse per la visione e l’impegno verso la realtà
del tempo. Come il buon samaritano, non rimase indifferente alle necessità altrui, ma anzi
si prodigò per la creazione di ricoveri, ospedali generali e psichiatrici (circa 22 grandi
centri) dove fosse possibile accogliere quanti erano ‘caduti lungo la strada’ e che si
trovavano in una situazione di abbandono e senza un’assistenza dignitosa: i bambini
scrofolosi e poliomielitici, gli anziani e i malati di mente.
Realizzò la missione della restaurazione formando comunità rinnovate nell’esperienza
radicale della consacrazione religiosa, in una vita spirituale centrata sull’esperienza della
bontà e della misericordia di Dio, nella cura della vita comunitaria e al servizio ospedaliero
ai malati e ai bisognosi.
Animato dalla carità di Cristo e con uno sguardo compassionevole verso le necessità
sociali, San Benedetto Menni si rivela come strumento nelle mani di Dio, non solo nella
missione di restaurare l’Ordine, ma anche per dar vita ad una nuova Congregazione di
religiose, dedicate in modo particolare al servizio delle donne con malattie mentali. Dopo
molte vicissitudini, e con l’aiuto di María Josefa Recio e María Angustias Giménez, il 31
maggio del 1881 nasce a Ciempozuelos (Spagna), un nuovo frutto dell’albero
dell’Ospitalità.
Pioniere nell’assistenza psichiatrica alla fine del XIX secolo in Spagna, San Benedetto
Menni si distingue per la sua visione olistica dell’essere umano e per un metodo di
assistenza in cui si integrano scienza e carità; realizza una gestione efficiente centrata sul
bene delle persone e collabora con la politica sanitaria e assistenziale del tempo. Con una
generosità creativa e innovatrice, favorisce la realizzazione di una maggiore giustizia
sociale, creando quella che oggi definiremmo come una rete assistenziale nel campo della
salute mentale5.
Dotato di grandi qualità umane e spirituali, con una capacità di governo e di
organizzazione eccezionali, servì l’Ordine con profonda umiltà ed estrema dedizione; si
identificò in particolare con il mistero pasquale di Gesù, fonte di comprensione della
sofferenza umana e cammino per la risurrezione6. Morì a Dinan (Francia) il 24 aprile del
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1914. I suoi resti mortali riposano nella Casa-madre della Congregazione a Ciempozuelos.
Fu beatificato il 23 giugno del 1985 e canonizzato il 21 novembre 1999 da Giovanni Paolo
II, che sarà a sua volta canonizzato da Papa Francesco il 27 aprile prossimo, assieme a
Giovanni XXIII.
2. UN CUORE SENZA FRONTIERE… NELLA PASSIONE PER GESU’…
“Nulla riempie il mio cuore, se non amare il mio Gesù”7.
Nei processi di rivitalizzazione che la Congregazione e l’Ordine stanno percorrendo, per
rispondere in modo creativo alla chiamata ad essere oggi, nel mondo, testimoni
dell’ospitalità di Dio, San Benedetto Menni, seguendo le orme di San Giovanni di Dio, è un
chiaro esempio del fatto che una vita consacrata appassionata per Cristo e per l’umanità
sofferente è la fonte del rinnovamento, della speranza e della felicità8.
Il suo è un cuore senza frontiere…nella passione per Gesù…La forte esperienza della bontà e
della misericordia di Dio costituisce il fondamento di questa passione. Il riconoscimento
del suo sentirsi indegno lo apre all’abbraccio del Padre, con la certezza che “Egli si
compiace di favorire coloro che sentono la propria povertà, ed è venuto a cercare i
miserabili e le anime che si riconoscono inferme”. Non ci sono limiti alla misericordia di
Dio che si rivela a noi in Gesù, come “medico, medicina, balsamo e rimedio delle [nostre]
infedeltà, per grandi e numerose ch’esse siano”9.
A partire da questa esperienza, che segna profondamente la sua vita, San Benedetto
Menni accoglie con gioia la chiamata di Gesù che, nella sua amorevole compassione, “ci ha
protetto attirandoci amorosamente alla sua casa prediletta” per compiere con noi “prodigi
di misericordia”. La coscienza della gratuità di questa chiamata e la necessità di una
risposta generosa ad essa, dando frutto con le buone opere al servizio degli altri, lo
portano a vivere “pensando a Gesù, amando Gesù, facendo ogni sacrificio per Gesù,
lavorando per Gesù e con Gesù”10.
Ciò è possibile soltanto attraverso una profonda unione con Gesù, come rami attaccati al
tronco e uniti alla radice, da cui riceviamo la linfa vitale. Ad esempio di San Giovanni di
Dio, seppur tra tante e costanti preoccupazioni, “si rivolgeva continuamente e dolcemente
al Signore, lo invocava e volgeva il suo sguardo interiore verso il Divin Maestro Gesù, dal
cui Divin Cuore riceveva lo spirito di abnegazione e di eroica carità che gli faceva
risollevare nella pace e nella tranquillità quanto veniva offerto attraverso la sofferenza e il
lavoro per amore di Dio e per il bene del prossimo”11.
L’esempio di San Benedetto Menni, un cuore senza frontiere… nella sua passione per Gesù,
è oggi per noi un chiaro invito a vivere la nostra vocazione all’ospitalità come un cammino
di gioia, di felicità e di speranza. La radicalità e l’audacia nella totale dedizione a Cristo e ai
poveri e malati, ci chiede di rinnovare il cuore e di radicare la nostra vita in un’esperienza
spirituale profonda e curata, in una vita comunitaria fraterna e samaritana e in una vita
apostolica in cui ci dobbiamo sentire protagonisti attivi dell’ospitalità.
Le difficoltà che stiamo attraversando nelle nostre Istituzioni e all’interno delle stesse
comunità potrebbero “rubarci” la gioia di vivere “innamorati” della nostra vocazione, e di
rafforzare la nostra passione per Gesù. Seguendo l’esempio di San Benedetto Menni,
dobbiamo rinnovare continuamente l’incontro personale con Gesù Cristo, con la certezza
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che “Gesù pieno d’amore e di bontà ha posto le sue delizie nello stare con noi” e che
senza di Lui noi “siamo come una terra arida”. San Benedetto Menni ci esorta ad amare
Gesù, a “servirlo con tutte le nostre forze e donargli il nostro cuore ogni giorno con più
fervore, perché Egli lo purifichi e lo colmi del suo amore”12.
3. UN CUORE SENZA FRONTIERE… NELLA COMPASSIONE PER I SOFFERENTI…
“Il nostro desiderio deve essere quello di sacrificarci molto
per il nostro prossimo, che rappresenta l’immagine di Gesù”13.
Questa passione per Gesù che San Benedetto Menni vive con tanta intensità si trasforma
in una profonda compassione per l’umanità sofferente. Come San Giovanni di Dio, anche
l’esperienza della misericordia “tocca” la sua vita e trasforma il suo cuore in un cuore
misericordioso, compassionevole, sensibile e ospitale, specialmente nei confronti dei più
sofferenti. La sua vita è oggi un esempio per quanti, come noi, vogliono ascoltare e
rispondere alle tante sofferenze umane che hanno bisogno della nostra ospitalità.
Il suo è un cuore senza frontiere… nella compassione per i sofferenti… Sin dall’adolescenza
sperimenta che Dio “bussa alla sua porta” attraverso i feriti di guerra, e così fa il suo
ingresso nell’Ordine Ospedaliero, “istituzione che lungo gli anni non ha mai smesso di
andare laddove la chiamava il lamento del sofferente”, dedicandosi al sollievo dei “poveri,
paralitici e anziani, dei malati contagiosi, dei malati di mente negli istituti e dei feriti nei
campi di battaglia”14.
San Benedetto Menni vive il servizio a tanti bisognosi come un’esperienza di misericordia
e una grazia immeritata: “lodato sia il Signore che si degna servirsi di noi per fare un poco
di bene a tanti sventurati! Da dove abbiamo meritato la grazia con la quale il Signore si
degna di impiegarci al suo servizio, e a sollievo delle sue vive immagini?”15. Questo è il
fondamento della compassione che muove il suo cuore: la convinzione, vissuta nella fede,
che nella persona del malato e del bisognoso è presente il Signore, che lo chiama a
seguirlo attraverso le strade dell’ospitalità.
Come vero Fratello di San Giovanni di Dio, grazie al voto dell’ospitalità non pone limiti alla
sua compassione, consapevole che ciò che importa è fare il bene alle persone malate e
bisognose, senza porsi alcun limite, prestando un servizio integrale, senza alcuna
discriminazione e promuovendone la riabilitazione16; anche se per la realizzazione di
questa missione fosse necessario passare “qualche fatica”, sacrificandosi per procurare
sollievo ai poveri per amore di Gesù che “vede e si compiace di quanti sacrifici si fanno e
quante fatiche e lavori sopporta per il prossimo”17.
Il suo cuore senza frontiere … nella compassione, si manifesta in modo speciale non
soltanto nel compito di restaurare l’Ordine Ospedaliero, ma anche con la decisione di
fondare una Congregazione che si dedicasse a servire le donne con malattie mentali,
perché “non c’era nessuno che si dedicasse in modo particolare a queste inferme”18.
L’esempio di San Benedetto Menni, un cuore senza frontiere…nella sua compassione verso i
sofferenti, è una fonte di incoraggiamento e un impulso nelle risposte che Dio si attende
da noi nei confronti delle persone malate e che si trovano nel bisogno. La nostra missione
di ospitalità è necessaria e attuale, e con la nostra sensibilità umana ed evangelica, con la
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compassione per l’umanità sofferente, vogliamo farci presenti, con coraggio e audacia, in
quelle situazioni di emarginazione in cui la vita umana è più minacciata.
Egli fa parte di questo grande numero di uomini e donne che, seguendo Cristo, hanno
dedicato la propria vita agli altri e passarono per il mondo “facendo il bene e risanando gli
infermi”. Come lui, vogliamo essere forti e valenti nella pratica dell’ospitalità19, restando
accanto alle persone sofferenti, dedicando alla loro cura e alla loro assistenza tutti i mezzi
di cui disponiamo, umani e tecnici, per prenderci cura delle loro necessità e dimensioni.
L’impegno nell’ospitalità ci esorta ad una missione rinnovata che, in una prospettiva
integrale della persona, integri scienza e carità.
4. UN CUORE SENZA FRONTIERE... PER IL NOSTRO TEMPO..
“Ci sentiamo stimolati dal forte desiderio di portare consolazione
ovunque ci sia una persona debole e indifesa”20.
Il momento storico in cui visse San Benedetto Menni era un periodo di crisi e molto
convulso, segnato da disordini e da una grande instabilità e cambiamenti in campo
politico, sociale e religioso, che ebbero delle ripercussioni molto importanti sulla Chiesa e
sulla Vita Religiosa a livello istituzionale. L’Ordine dei Fatebenefratelli, così come altri
Ordini e Congregazioni, finirono praticamente per sparire in Spagna e in altre nazioni,
come conseguenza di quella situazione, e per altre cause interne che ne furono la diretta
conseguenza.
Un cuore senza frontiere… aveva il nostro Santo che, appena 26enne, arrivò in Spagna
inviato dal Superiore Generale dell’epoca, P. Giovanni Maria Alfieri, con la missione di
restaurare l’Ordine21. Giunse a Barcellona così come aveva fatto San Giovanni di Dio vari
secoli prima, quando era entrato a Granada per iniziare la sua missione: con molta fede e
fiducia in Dio, con grande entusiasmo e determinazione. Arrivò solo, senza conoscere
praticamente nessuno e in una situazione di quasi persecuzione religiosa e
anticlericalismo. Lì era stato mandato e lì doveva iniziare la propria missione. Cominciò
allora la sua opera dedicandovisi interamente, con un cuore enorme e senza frontiere, con
l’audacia che viene da Dio e che fa superare tutte le paure, con la saggezza e la prudenza
che sono proprie di un’intelligenza prodigiosa, sempre aperta alla luce dello Spirito del
Signore22.
Con questi elementi il suo progetto aveva la garanzia del successo. Come il suo fondatore,
San Giovanni di Dio, iniziò da solo, ma niente riuscì a fermarlo e in relativamente poco
tempo, grazie alla sua tenacia e creatività, e sicuro che questa era la volontà di Dio, San
Benedetto Menni non solo restaurò l’Ordine in Spagna, Portogallo e Messico, ma fondò la
Congregazione delle Suore Ospedaliere del Sacro Cuore di Gesù. L’opera di ospitalità tornò
di nuovo a brillare con tutto il suo splendore là dove in pratica era scomparsa. Le chiavi di
questo risultato, oltre alla sua ferma fiducia in Dio, furono il saper leggere i segni dei tempi
e saper dare la risposta giusta alle necessità del momento, oltre alle sue doti di fondatore,
organizzatore, amministratore e lottatore instancabile per far crescere sempre di più il
progetto di ospitalità al servizio delle persone malate, bisognose e povere.
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Un cuore senza frontiere… per il nostro tempo… che è certamente diverso ma anch’esso
contrassegnato da grandi cambiamenti sotto tutti gli aspetti, specialmente in ambito
religioso, in cui si vive una forte secolarizzazione e una perdita di presenza, influenza e
significatività da parte della Chiesa. L’indifferenza religiosa e la mancanza di vocazioni alla
vita consacrata da una parte e la complessità di molte nostre strutture dall’altra, sono
alcune delle difficoltà che caratterizzano il momento attuale della vita consacrata e,
concretamente, i nostri due Istituti. Tutto ciò ci pone di fronte ad importanti sfide per il
futuro, tra le quali quella di superare un certo pessimismo e la perdita di entusiasmo che
talvolta sembra insinuarsi con forza tra noi.
San Benedetto Menni è per tutti noi un esempio vivo per affrontare il momento attuale e il
futuro della nostra vita consacrata e della nostra missione di ospitalità. Iniziò da solo. La
sua testimonianza è una chiamata a riporre la nostra fiducia nel Signore, con un cuore
senza frontiere, e cioè a mettere tutto ciò che siamo e che abbiamo al servizio della nostra
vocazione e della nostra missione, il che implica una fede incrollabile nel progetto di
ospitalità che il Signore e la Chiesa ci hanno affidato. Quando è così, non c’è tempo né
spazio per il lamento né per il rammarico, e meno ancora per il pessimismo. Questa sarà
senza dubbio la migliore pastorale vocazionale che potremo offrire: una vita consacrata
vissuta con entusiasmo, gioia e audacia, con un cuore senza frontiere.
Le risposte che San Benedetto Menni diede nel suo tempo sono un fonte inesauribile di
saggezza e di luce. Seppe leggere e vedere le necessità del momento, cercò e si circondò
delle persone giuste che lo potevano aiutare e seppe trovare i modi concreti per avviare
una gran quantità di opere apostoliche al servizio dei malati e dei bisognosi. Il momento
che stiamo vivendo ci pone tante difficoltà nella gestione e nel mantenimento delle nostre
strutture. In San Benedetto Menni ritroviamo uno stimolo e un esempio per rispondere
alle necessità di oggi, là dove sono presenti i nostri Istituti, cercando le forme più
appropriate di gestione e di collaborazione con altri organismi, con la finalità di mantenere
vivi il carisma e la missione di ospitalità.
L’audacia di San Benedetto Menni, uno dei discepoli privilegiati di San Giovanni di Dio,
non ebbe limiti, né geografici, né di persone. Solo così, sostenuto dalla misericordia di Dio,
si spiega la grande opera che riuscì a realizzare. Bussò a tutte le porte, spinto solo dal suo
impulso profetico di ospitalità e di servizio ai più deboli e ai più vulnerabili. In questo
modo fu capace di entusiasmare e di coinvolgere molte persone, Confratelli, Religiose e
Collaboratori, nella sua missione. Anche le nostre due Famiglie Ospedaliere, nel momento
storico che stiamo vivendo, hanno bisogno della sua stessa audacia e creatività per
continuare ad essere fedeli all’ospitalità, superando le paure e i pretesti che ci paralizzano,
con la fiducia di chi sa di avere sempre il sostegno del Signore.
5. APERTURA E CHIUSURA DEL CENTENARIO
Come abbiamo già detto, l’apertura del centenario avrà luogo il 24 aprile 2014 a Dinan, in
Francia, terra che diede ospitalità a San Benedetto Menni nell’ultimo periodo della sua
vita. La chiusura si terrà esattamente un anno dopo, il 24 aprile 2015, a Ciempozuelos
(Spagna), definita come “città ospedaliera”, e culla della Fondazione della Congregazione e
uno dei primi luoghi in cui l’Ordine è stato restaurato.
6
Nell’arco dell’anno, nei diversi luoghi geografici in cui siamo presenti con le nostre opere
ospedaliere, sono previste diverse iniziative, caratterizzate dal “lavoro congiunto” di
Confratelli, Suore, Collaboratori e Volontari delle nostre Istituzioni: giornate scientifiche e
ospedaliere, ritiri spirituali, incontri, pellegrinaggi, celebrazioni religiose, pubblicazioni, ecc.
Desideriamo che tutte queste iniziative ci aiutino a conoscere di più e meglio la vita e
l’opera di San Benedetto Menni, a condividere esperienze della nostra vita e della nostra
missione nell’ospitalità, e soprattutto a metterci in cammino verso un’ospitalità rinnovata 23,
rispondendo come lui, con creatività e audacia, alle necessità delle persone malate e
sofferenti.
Nella celebrazione della Pasqua del Signore, auguriamo a tutti di vivere l’ospitalità
secondo lo stile di San Benedetto Menni, con la sua capacità di accogliere e di trasmettere
la vita nuova che ci dona Colui che ha vinto la morte.
Alleluia! Il Signore è risorto: Felice Pasqua e Felice Centenario.
Suor Anabela Carneiro
Superiora Generale
Fra Jesús Etayo
Superiore Generale
Roma, 20 aprile 2014
Solennità della Risurrezione del Signore
1
Cfr. GIOVANNI PAOLO II, Omelia durante la messa di canonizzazione di Benedetto Menni, Roma, 21/11/1999.
MENNI BENEDETTO, Lettere, Roma 1994, n. 587.
3
Cfr. ETAYO JESUS, Lettera di presentazione della programmazione del sessennio, Roma 2013, 2; HERMANAS
HOSPITALARIAS, Recrear la Hospitalidad. Caminos de revitalización, Roma 2012, p. 52.
4
MENNI BENEDETTO, Lettere, Roma 1994, n. 346.
5
Cfr. HERMANAS HOSPITALARIAS, Marco de Identidad de la Institución, Roma 2010, 3.
6
Cfr. GIOVANNI PAOLO II, Omelia durante la messa di canonizzazione di Benedetto Menni.
7
MENNI BENEDETTO, Lettere, Roma 1994,n. 589.
8
Cfr. ETAYO JESUS, Discorso di chiusura del LXVIII Capitolo Generale, 5.
9
Cfr. MENNI BENEDETTO, Lettere, Roma 1994, nn. 232, 452.
10
Cfr. MENNI BENEDETTO, Lettere, Roma 1994, nn. 447, 434, 452; LIZASO FÉLIX, Perfil juandediano del Beato
Benito Menni, Granada 1985, P004.
11 Cfr. LIZASO FÉLIX, Perfil Juandediano…, P027-1
12
MENNI BENEDETTO, Lettere, Roma 1994, nn. 452, 209.
13 Cfr. LIZASO FÉLIX, Perfil juandediano … P026-2
14
Cfr. LIZASO FÉLIX, Perfil juandediano…, C. 348.
15
MENNI BENEDETTO, Lettere, Roma 1994,n. 406.
16
Cfr. LIZASO FÉLIX, Perfil juandediano … C. 42.
17 Cfr. MENNI BENEDETTO, Lettere, n. 346; cfr. LIZASO FÉLIX, Perfil Juandediano, C. P026-2
18
Cfr. MENNI BENITO, Constituciones de las Hijas de Nuestra Señora del Sagrado Corazón de Jesús, Prologo,
Madrid 1882.
19
Cfr. MENNI BENEDETTO, Lettere, n. 660.
20
Cfr. LIZASO FÉLIX, Perfil Juandediano…, P349.
21
Cfr. LIZASO FÉLIX, Perfil juandediano…, P336.
22
Cfr. LIZASO FÉLIX, Perfil Juandediano…, P039.
23
Cfr. HERMANAS HOSPITALARIAS, Recrear la Hospitalidad. Caminos de revitalización, Presentación.
2
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