A001102 - Fondazione Insieme onlus

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A001102
FONDAZIONE INSIEME onlus.
Dal MAGAZINE de ilcorrieredellasera del 10/5/07, pag. 71 <<MANIFESTO DEL NUOVO
FEMMINISMO >>, di Mirella Serri, giornalista
Per la lettura completa del pezzo si rinvia al settimanale citato.
Salida, caminada, ocho adelante: la seguidora è flessibile come un giunco, maneggevole
come un burattino nelle braccia del suo tanghero.
L’estrema disparità tra i sessi, con il ballerino che guida ed incalza, è il linguaggio
convenzionale del ballo più galeotto. Eppure, però, oggi anche il lessico tanghero sta
mutando: l’emancipazione femminile ha investito il machismo della danza argentina e impone
movenze dove pure il casquet è paritario, e tocca una volta a te e una volta a me.
<<Che spaventosa innovazione! Trasforma il tango da perturbante coinvolgimento in un
garbato e sterile minuetto.
La stessa cosa si verifica anche nella vita di coppia. Il rapporto si raffredda e appassisce se la
donna annulla tutte le differenze che la separano dal partner>>.
E così, ballando ballando sulle ali della vis polemica che la anima, la scrittrice e giornalista
Marina Terragni, nel calorico pamphlet, La scomparsa delle donne. Maschile, femminile ed
altre cose del genere (in uscita da Mondatori), punta accusatorio. E lo fa contro la fortezza
più inespugnabile del nostro tempo, il mito più inattaccabile, difeso con le unghie e con i denti:
l’emancipazione femminile.
La Terragni, scrittrice ed editorialista del Foglio, di Io Donna, e di Via Dogana (periodico
della Libreria delle Donne in via Pietro Calvi a Milano), ha compilato un vero ribollente
<<manifesto del nuovo femminismo>>. Che non mancherà di accendere discussioni proprio
perché se la prende con la Grande Madre di tutte le opportunità per signore e signorine.
Cosa accade?
Il gentil sesso pur così emancipato sta veramente scomparendo?
<<Sta deponendo le armi. Rinuncia alla grande facoltà che gli era stata concessa: quella
di nascere donna. Teniamocele strette tutte le differenze che ci fanno diverse dagli uomini.
Le ragazze nascono con la parità quasi nei geni. Si comportano socialmente e sessualmente
come maschi, vanno allo stadio, fanno carriera e poi magari diventano sadiche soldatesse ad
Abu Ghraib.
Mi rivolgo in particolar modo alle trentenni. E alle più giovani. Non finite nella trappola in cui
io stessa sono caduta>>.
Trappola? <<Come tante altre donne della mia generazione mi considero la pioniera di un
modello che oggi va per la maggiore. Appena ho avuto l’età sono fuggita, lasciandomi alle
spalle l’esempio della mamma casalinga. Abbasso la cucina e casa. Erano questi i miei
slogan. Avevo cominciato a lavorare a Radio Popolare, poi sono passata all’Europeo.
Ingurgitavo piatti di spaghetti conditi con Pomì strizzato sopra crudo, non attaccavo quadri,
non spostavo divani, non mettevo centrini. Consideravo le pareti domestiche una prigione>>.
E poi? <<Mi ricordo che una volta guardavo con vero e proprio orrore una mia amica che,
avendo appena avuto un bambino, si dedicava a fargli il passato di verdure. Pensavo che,
divenendo madre, mi sarei autoincatenata a questa miseria femminile. Temevo di perdere
tutto. Quando rimasi incinta, il caporedattore dell’Europeo, tanto per rincarare la dose, mi
disse “peccato, non farai più carriera”>>.
Con il figlio, cos’è cambiato? <<A trent’anni ho scoperto che avevo sbagliato strada. Non
che desiderassi rinunciare a tutto quello che avevo ottenuto per cambiare i lines. “Voglio
tornare a casa” è una richiesta che noi donne non dobbiamo mai fare. Si rischia la risposta:
“Vacci e restaci”. Non credo affatto alle esortazioni di Laura Doyle, regina del “coming back
home”, leader delle “mogli sottomesse”, sostenitrici del ritorno al focolare domestico>>.
Allora? <<Penso che si possano conquistare nuove flessibilità di orario e nuovi spazi per
dedicarsi a casa e famiglia. Ma oggi gli obiettivi delle donne sono ben diversi. Ci siamo
trasformate in workaholic, sempre pronte a rimandare la maternità, magari per vedere
maggiorato lo stipendio di 150 euro che poi spendiamo a Barcellona, per diventare madri a 40
anni con l’ovodonazione. Queste le nostre priorità>>.
Alternative? <<E’ una questione di simboli e di linguaggi. Ho la fortuna di poter lavorare
a casa e non riesco più a leggere e a scrivere senza avere il mio spazio femminile. Senza
alzarmi ogni tanto a guardare come va il candeggio delle lenzuola o controllare la cena o senza
sentire il profumo del dolce in forno. Chi vuole dedicarsi solo alla casa ed alla famiglia deve
poterlo far liberamente senza essere “socialmente stigmatizzata ed economicamente
penalizzata”>>.
Parole sante. <<Lo sono in senso letterale. Appartengono al cardinale Ratzinger prima di
diventare Papa. Esortava a ripagare almeno in termini di considerazione sociale questa bella
fatica. Quando le ho lette ho avuto un sobbalzo. Sono riflessioni identiche a quelle che
facevamo alla Libreria delle Donne di Milano. La maternità e la diversità femminile sono under
attack. Noi donne di sinistra ce ne eravamo accorte veramente da molto tempo>>.