Manifesto per un nuovo femminismo

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Manifesto per un nuovo femminismo
“Manifesto per un nuovo femminismo”
a cura di Maria Grazia Turri
Un saggio corposo non per il volume ma per la densità e la ricchezza
con tutti gli elementi profondi della teoresi senza mai cedere al gusto accademico del dotto a tutti i
costi. Tanti saggi riuniti da un‟unica tematica, il femminile, un concetto molto più ampio di quello
di donna e dello stesso femminismo – oserei dire – che spesso suona riduttivo. E‟ nondimeno un
libro di analisi e di lettura perché ben scritto, articolato con declinazioni su vari temi che scorre
anche se invita spesso a fermarsi e rileggere passaggi importanti e densi. Mi pare che sia soprattutto
un libro di cultura che si rivolge a tutti coloro che hanno sensibilità per tematiche sociali, di
antropologia,quanto etico-filosofiche e al contempo abbiano interesse a specchiarsi in una società in
profonda trasformazione (anche se mai le persone si fermano nella storia, però mi pare che ci sia un
divenire nell‟attualità particolarmente sentito dalle autrici e da chi ha curato la pubblicazione). E‟
un testo che si può leggere d‟un fiato come è capitato a me ma anche da consultare, lasciare da
parte, leggere e rileggere, saltando magari qua e là tra i capitoli. Può offrire, tra l‟altro, un ottimo
supporto per delle ricerche ad esempio di carattere storico. E‟ infine un testo che io vorrei
consigliare agli uomini perché è soprattutto il maschile che ha necessità di riconoscere il femminile
e riconoscersi per quella parte di femminile che gli appartiene, alla quale aspira e che vorrebbe
conquistare o al contrario dominare. Qui vengo così al concetto essenziale che mi è rimasto
impresso della pubblicazione e chi mi ha fatto ricordare l‟introduzione della mia raccolta di poesie e
racconti “Prima che Sia Buio” nel quale penso che una scrittura al femminile e sul femminile sia
soprattutto per uomini e che il femminile e il maschile sono concetti più ampi dell‟essere uomo e
donna, maschio e femmina e, ancora, che possono essere mescolati pur con la prevalenza dell‟uno e
dell‟altro, ma è solo nella sintesi che si genera vita. Questa vale per entrambe le tendenze,
reciprocamente e funziona solo se la sintesi avviene già all‟interno del singolo individuo che
accoglie l‟altro, o l‟altra parte. Altro elemento sul quale vale la pena di soffermarsi l‟idea che i
„sessi‟ siano due stando alla prevalenza e all‟idea comune, ma siano almeno cinque e
tendenzialmente infiniti perché ogni persona è un‟unicità. Non è questa la sede per un‟esegesi del
libro che mostra di possedere, maitriser direbbero i francesi con un termine più congeniale, le
categorie storiche e filosofiche con uno sguardo che spazia oltre la visuale dell‟universo
strettamente femminile. Mai è pertanto autoreferenziale, anzi critico verso certo femminismo. Il mio
vuol essere soltanto un invito alla lettura. Ripercorrendo rapidamente le pagine mi sembra riuscito
lo sforzo e l‟intento della curatrice, economista e filosofa, docente all‟Università di Torino, Maria
Grazia Turri, di uscire dal rischio di negare, banalizzare o, al contrario, sacralizzare il femminile
così come il maschile ed è in questo ritmo binario – sempre con l‟attenzione ad altre forme di
sessualità e generi – che si disegna il metodo rigoroso di questa indagine. L‟autrice ripercorre la
storia del Femminismo del Novecento e l‟occasione data dalla crisi delle relazioni tradizionalmente
intese con il passaggio da una società fondata su certezze ad una società fondata sull‟incertezza e,
ancora una volta, non perde la sottolineatura dell‟importanza del confronto con l‟alterità maschilefemminile per formare delle persone sane e consapevoli. Affondando lo sguardo nell‟antichità
greco-romana come arabo-musulmana, si evidenzia come da sempre la considerazione dell‟essenza
dell‟essere umano, il suo essere persona contrapposto all‟animale, viene associato alla razionalità
che ha dato vita a un sistema di certezza e dualismo secondo lo schema regolatorio degli opposti,
bianco e nero, giusto-ingiusto, mentre al cuore e alle emozioni è stato lasciato un ruolo secondario.
Per questo si è strutturato una sorta di sillogismo che porta a considerare l‟uomo in quanto più
razionale, animato dal senso di competizione e desideroso di ammirazione, superiore alla donna,
emotiva, animata soprattutto dall‟accoglienza e desiderosa di tenerezza e anche di essere amata
ovvero riconosciuta (sottile e arguto in tal senso il capitolo sullo specchio che lascio tutto al lettore).
E‟ solo recentemente che con l‟evoluzione delle scienze biologiche e delle neuroscienze è stato
rivalutato il lato emozionale e quindi è stata rimessa in discussione l‟idea di un ordine del mondo
fondato sul dominio del maschio sulla femmina e sui non maschi e dell‟essere umano sugli animali.
Non è un caso infatti che l‟ecologia abbia una connotazione dichiaratamente al femminile. Oltre
tutto per realismo storico occorre evidenziare come la società si stia trasformando
significativamente al femminile e come il movimento di liberazione del femminile porti un valore
aggiunto anche a favore degli uomini e della loro possibilità di uscire dalla gabbia che si sono
costruiti, di essere circoscritti e auto valutati, nonché accettati dalla società, solo a patto di
rispondere ad alcuni parametri che formano il concetto di virilità. Mi pare significativo, per
concludere, sottolineare l‟evoluzione del femminismo da movimento di liberazione-rivendicazione
a rinascita-creativa, propositiva, superando il muro contro muro e anche la stereotipizzazione delle
differenze o il loro annullamento. Non dobbiamo diventare due continenti distanti né un magma
indistinto: ognuno a suo modo elaborerà la sua sintesi di maschile e femminile e troverà il proprio
completamento in chi risponderà in modo complementare e armonico con una propria sintesi
compatibile. In fondo la metafora del dialogo platonico del “Simposio” resta di grande attualità.
“Manifesto per un nuovo femminismo”
a cura di Maria Grazia Turri
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