LA REGISTRAZIONE DEL NOME DOMINIO

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LA REGISTRAZIONE DEL NOME DOMINIO
LA REGISTRAZIONE DEL NOME DOMINIO
Una analisi della situazione
Recenti stime sulla diffusione dei social network e dell’e-commerce sottolineano l’importanza
della diffusione di una “coscienza IP” nelle PMI. In particolare si evidenzia la necessità di
proteggere l’identità della propria azienda tramite la registrazione di marchi e nomi dominio.
Sul web la diffusione della contraffazione è altissima e altrettanto sono le pratiche commerciali
scorrette. Analizziamo più da vicino questa realtà.
L'importanza di un marchio assume un rilievo che spesso sovrasta qualsiasi altro bene aziendale:
rappresenta non soltanto i beni e servizi offerti, ma anche la reputazione dell'imprenditore. Il valore del
marchio incrementa con l'uso e col tempo, ma a differenza di quello che spesso si crede, esso sin dalla
registrazione rappresenta un valore aggiunto, nonché economico, per la propria attività.
Internet, i “Motori di Ricerca” e il Web 2.0 hanno aumentato a dismisura l’importanza dei brand e il livello di
rischio per l’integrità dei medesimi, diventando il contesto più favorevole per l’abuso e la contraffazione, non
solo per i beni di largo consumo, del lusso o del farmaceutico, ma anche per i marchi noti nell’ambito di
specifiche nicchie di mercato, caratteristici della PMI e le denominazioni di origine protette, settori di
notevole importanza per il “Made in Italy”: la contraffazione colpisce non soltanto le “griffe” ma anche i
cosiddetti “middle brands”.
Le statistiche mondiali sulla diffusione di Internet nel mondo stimano, al 31/12/2011, circa 2,27 miliardi di
utenti in grado di navigare sulla Rete (di cui oltre il 44,8% in Asia) e almeno 1/3 di questi in grado di fare
acquisti in e-Commerce. La Rete è, a tutti gli effetti, il primo “media” per il business e la competizione
globale fra i brand di ogni settore si gioca sempre di più nel contesto “virtuale”, anche per il notevole ruolo
giocato dai consumatori finali tramite i “Social Media” (Web 2.0). Subito dopo il boom di Internet, a partire
dal 1998, il problema della tutela da accordare al proprio marchio sulla rete è apparso evidente; in
particolare il problema si è dipanato in relazione al cosiddetto nome dominio, (che altro non è che l’indirizzo
di un sito in formato alfabetico, come ad esempio, www.apito.it), e alla sua assegnazione.
Il principio in base al quale si è continuato ad assegnare i nomi è rimasto sostanzialmente quello originario
del first come, first served: chiunque chieda l'assegnazione di un nome a dominio ancora libero, cioè non
ancora registrato da altri, ne ottiene la registrazione e il diritto all'utilizzo.
Il nome dominio
giuridicamente è un segno distintivo atipico avente due funzioni: una di vero e proprio indirizzo, che
consente tecnicamente all'utente l'accesso al sito contrassegnato, l'altra di segno distintivo, volto ad attirare
l'attenzione degli utenti e ad invogliarli a visitare il sito. La contraffazione del segno distintivo e lo
sfruttamento del marchio altrui in internet danno spesso vita a forme di violazione della normativa vigente in
materia di segni distintivi e a pratiche di concorrenza sleale.
Incaricata dell'assegnazione dei nomi a dominio è la Registration Authority (RA) italiana, la quale
applica il principio del first come, first served (primo arrivato, primo servito) di cui al Regolamento
04/874/CE, in virtù del quale i domain names vengono assegnati unicamente in base alla data della richiesta
di registrazione, coincidente con l'invio alla RA della Lettera di Assunzione di Responsabilità (LAR) da parte
del registrante. In capo alla RA non sussiste alcun obbligo giuridico di preventiva verifica dell'eventuale
confondibilità di un nome a dominio con un marchio notorio e/o registrato: ciò ha portato solo pochi anni fa
ad un acquisto selvaggio dei nomi di dominio più semplici da ricordare, perché costituiti da parole di uso
comune o da marchi celebri, al fine di rivenderne in un secondo tempo la proprietà ai soggetti interessati e
ad un prezzo assai più elevato di quanto corrisposto per la registrazione (cosiddetto cybersquatting o domain
grabbing).
Giurisprudenza e dottrina si sono subito espresse evidenziando la prevalenza del marchio anteriormente
registrato sul domain name uguale o simile, precisando che è vietato l'utilizzo da parte di terzi di un segno
identico o simile a un marchio registrato. In particolare, la giurisprudenza ritiene che la registrazione di un
domain name che riproduce o contiene il marchio altrui costituisce una contraffazione del marchio poiché
permette di ricollegare l’attività a quella del titolare del marchio, sfruttando la notorietà del segno e
traendone, quindi, un indebito vantaggio
Gli abusi del marchio su internet possono originarsi in vario modo:
- utilizzo del marchio nel nome dominio, (possono essere ricondotte a questa categoria anche le fan pages);
- utilizzo del marchio per traffic diversion: ossia un’azienda nostra concorrente cerca di sfruttare la nostra
notorietà per aumentare le visite sul loro sito;
- utilizzo del marchio per spam: volto a creare una ragnatela di connessioni verso pagine contraffattive;
- utilizzo del marchio per contraffazione macro: ossia per vendere i nostri prodotti contraffatti o proporre
prodotti che vengono presentati come equivalenti ai nostri ma vengono vendute a prezzi assai ridotti.
Quest’articolo è volto a diffondere la consapevolezza presso le aziende dell’importanza di una “coscienza IP”;
recenti stime sull’utilizzo dei social network e sulla diffusione dell’e-commerce nel nostro paese, e ancor di
più all’estero, lo affermano con chiarezza.
Vi invitiamo a contattarci qualora abbiate necessità di ulteriori chiarimenti o vogliate avere consigli su come
proteggere e promuovere l’identità della Vostra azienda.