La contraffazione del marchio nella rete ABSTRACT
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La contraffazione del marchio nella rete ABSTRACT
Spada Luca Matr. 1005086 Corso di Laurea Magistrale a Ciclo Unico in GIURISPRUDENZA Classe N. LMG/01 - Giurisprudenza La contraffazione del marchio nella rete ABSTRACT L’evoluzione di Internet da strumento di scambio di informazioni a scopi militari a rivoluzionario sistema di comunicazione e commercio ha comportato non pochi contrasti con le norme dedicate alla proprietà industriale e alla tutela dei diritti dei titolari dell’esclusiva sui segni distintivi. Questo lavoro è dedicato all’analisi delle ipotesi di utilizzo improprio del marchio altrui in Internet, in particolare, con riferimento al diffondersi dell’uso commerciale del Domain Name, all’impiego di etichette nascoste e allo sviluppo dei cosiddetti sistemi di Keyword Advertising. La digitalizzazione degli assets ha infatti costretto le imprese a fronteggiare nuovi utilizzi non consentiti dei loro segni da parte di terzi. Per comprendere i valori in gioco, è stato necessario fare attenzione all’evoluzione della natura del marchio stesso con riferimento alle funzioni considerate meritevoli di tutela. Inizialmente concepito solamente nella sua essenziale funzione di identificare l’origine e la provenienza dei prodotti rispetto a un imprenditore, il marchio è presto venuto a coprire anche funzioni di pubblicità, di investimento e, agli occhi di qualcuno, anche di garanzia di un certo standard di qualità. Ricostruita la natura del segno e i diritti di esclusiva del titolare, l’attenzione si sposta ai profili illeciti dell’utilizzo di marchi altrui come nomi di dominio. Lo sviluppo commerciale della rete ha infatti portato con sé nuovi fenomeni contraffattori che vanno sotto il nome di cybersquatting o di domain grabbing. Viene quindi ripercorso l’iter giurisprudenziale che ha condotto le corti dal considerare il dominio alla stregua di un mero indirizzo al riconoscimento della sua importanza quale nuovo segno distintivo anche alla luce dell’articolo 22 del codice della proprietà industriale. Tale ricostruzione mostra i possibili contrasti allorquando, come nomi di dominio, vengono impiegate denominazioni che ripropongono marchi altrui ma, allo stesso tempo, evidenzia le differenze che non permettono l’applicazione automatica della disciplina dei segni distintivi ai domain names: sono così da ricordare i profili concernenti l’iperterritorialità della rete, l’impossibilità di registrare un dominio per una sola categoria merceologica e il valore del nome di dominio generico. In seguito all’analisi dei metodi alternativi di risoluzione delle controversie offerti dalla naming authority italiana, si passa quindi allo studio di pratiche contraffattorie che si servono del linguaggio HTML, meno conosciute ma altrettanto lesive dei diritti di esclusiva dei titolari del marchio, ponendo particolare attenzione ai fenomeni di metatagging e al contrasto tra giurisprudenza e dottrina italiana in merito alla valutazione dell’illecito commesso tramite queste etichette nascoste. Tuttavia, si vedrà, l’inesorabile evoluzione tecnologica ha messo in secondo piano tali controversie ancor prima che studiosi e giudici trovassero una posizione condivisa, essendo i motori di ricerca migliorati a tal punto da non considerare più, ai fini dell’indicizzazione dei contenuti del web, quei marcatori nascosti autonomamente inseriti dai gestori dei siti. A occupare le scene è ora il fenomeno del keyword advertising con le relative problematiche di tutela dell’esclusiva dei titolari dei marchi nelle ipotesi in cui questi siano scelti da terzi senza consenso quali parole chiave del servizio di posizionamento pubblicitario a pagamento. La ricostruzione delle linee-guida offerte dalla Corte di Giustizia a partire dal caso Google France si è quindi rivelata fondamentale per comprendere un fenomeno che, nella sua novità, ha permesso ai giudici di trovare un bilanciamento adeguato degli interessi in gioco e di riscrivere così i confini dell’estensione della privativa dei titolari dei segni distintivi nel mondo virtuale.