Nella nostra tenuta non si coltivano solo vigne e vini

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Nella nostra tenuta non si coltivano solo vigne e vini
Nella nostra tenuta non si coltivano solo vigne e vini, ma anche arte. Regolarmente, su invito di Alois
Lageder diversi artisti vengono a conoscere i nostri vigneti e la cantina per raccogliere spunti utili per le
loro opere, vivendo e sperimentando, durante il loro soggiorno, tutte le fasi della viticoltura e
vinificazione. Passeggiando attraverso i vigneti, scendendo nelle cantine utilizzate per la vinificazione,
la fermentazione e l’affinamento dei vini, e parlando con Alois Lageder e i suoi collaboratori, prendono dimestichezza con la filosofia del vignaiolo e coi suoi vini, e con l’occasione vengono a conoscere
dall’interno un’azienda vinicola da sempre all’avanguardia.
Accanto all’edificio storico della tenuta Löwengang, oggi sorge una costruzione nuova, costruita in gran
partein legno e pietra in base ai criteri più moderni dell’architettura biologica. Per esempio, tutti i tetti di
questo edificio a basso consumo energetico sono rivolti a Sud, e questo accorgimento fa sì che i
pannelli fotovoltaici installati finora coprano già più del 60% del fabbisogno giornaliero di elettricità
dell’azienda. Una delle cantine di fermentazione, inoltre, è stata ricavata direttamente a ridosso della
roccia viva, che garantisce costantemente un raffrescamento naturale, rendendo superfluo un impianto
di condizionamento. Del resto, già allora l’obiettivo di Alois Lageder era di “portare la natura all’interno
dell’edificio”, con lo stesso spirito con cui ha convertito i vigneti di sua proprietà alla coltivazione
biodinamica.
Una volta ispirati dal genius loci, gli artisti tornano nei loro laboratori e danno vita a opere d’arte e
installazioni che trasformano in linguaggio artistico la filosofia con cui Alois Lageder gestisce la propria
azienda, ossia come luogo d’incontro fra la natura e la tecnologia. Tutti i progetti che ne scaturiscono
hanno un elemento in comune: interpretano, ciascuno a modo proprio, il dialogo costante fra la natura e
la cultura che si vive e si respira a Magrè. La cantina da questo punto di vista è uno spazio di transizione,
poiché è qui che la mano dell’uomo trasforma un dono della natura, ossia l’uva, in un prodotto
alimentare. Mentre all’esterno si estende il paesaggio altoatesino, coi suoi sontuosi panorami montani e
con la grande varietà di terreni e microclimi da cui scaturisce la materia prima, all’interno regna la cultura
enoica creata dall’uomo, aiutata dalle tecnologie più aggiornate, ma sempre rispettosa degli equilibri
naturali. È proprio questa la tematica ispiratrice del progetto artistico di Alois Lageder: giocare
creativamente – in modo ironico o riflessivo – sull’interazione eterna fra il dentro e il fuori, la natura e
l’uomo, i vigneti e il vignaiolo, la tradizione e le tecnologie più raffinate.
Finora sono stati 14 gli artisti (europei e statunitensi) che hanno preso parte al progetto artistico Tenuta
Löwengang, sempre liberi di scegliere la tecnica loro più congeniale, e di decidere in quale punto
della tenuta esporre le loro opere. Non stupisce, dunque, che i risultati siano così variegati: alcuni assai
spettacolari, come l’idea dell’americano Thom Merrick di installare una statua a forma di spirale alta
dieci metri per simboleggiare un cavaturaccioli, altri quasi poetici, come i Long Bronze-gilded Drops;
dell’artista olandese Irene Fortuyn-O’Brien, gocce velate di bronzo che scendono lungo una parete di
roccia all’interno della cantina.
Chi visita l’azienda, poi, può vedere coi propri occhi altri quattro progetti già realizzati, per esempio
l’alveare degli artisti tedeschi Rosemarie Trockel e Carsten Höller, che sotto i rami di un enorme fico nel
giardino della tenuta hanno appeso sette sfere variopinte dall’aspetto molto tecnologico. Di primo
acchito ricordano dei grandi fiori esotici, ma guardando meglio l’osservatore si rende conto che si tratta
di un’opera molto viva, poiché attorno alle sfere ronza un nugolo d’api, beatamente ignare di essere
parte integrante di un’opera d’arte. Come in molte altre loro opere, anche qui i due artisti tedeschi si
sono ispirati al tema dell’interazione fra l’uomo e la natura, simboleggiata in questo caso dalle api. L’idea
di realizzare quest’alveare sperimentale venne loro osservando la torre circolare di vinificazione, il cuore
pulsante della produzione vinicola alla tenuta Löwengang, dove le uve scendono da un piano all’altro
sfruttando la sola forza di gravità, senza bisogno di pompe. Con le loro sfere i due artisti hanno voluto interpretare proprio questa lavorazione delicata delle uve e la simbiosi tra le forze della natura e la tecnica.
Ciò che invece ispirò maggiormente Christian Philipp Müller, svizzero trapiantato a New York, fu
l’affermazione di Alois Lageder secondo cui il vino non si fa in cantina, ma prima di tutto nel vigneto.
L’artista decise di salire di persona nei vigneti per conoscere questi luoghi da cui, a quanto si diceva,
tutto trarrebbe origine. La sua installazione intitolata “Il desiderio di vivere in armonia con la natura” è un
omaggio alla madre terra che dispensa i propri doni con tanta generosità. Si tratta di tre parallelepipedi di
vetro riempiti di terra prelevata nei migliori vigneti della tenuta: calcare e ciottoli di Magrè dove crescono
le uve per il Löwengang Chardonnay e Cabernet, calcare e argilla di Römigberg (sopra il lago di Caldaro)
dove si produce il Cor Römigberg, e il Loess del vigneto Lindenburg, nella conca di Bolzano, patria del
Lagrein. Sul lato superiore dei parallelepipedi crescono erba, ortiche e altre piante, proprio come accade
nella realtà. Nei vigneti di Alois Lageder, infatti, si pratica l’agricoltura biodinamica e non si usano
diserbanti, lasciando volutamente spazio all’entomofauna. L’opera riprende da un lato il concetto di
natura di Alois Lageder – che non perde occasione per criticare le monocolture e promuovere la
biodiversità – e dall’altro porta letteralmente un pezzo di natura all’interno dell’azienda.
Quando il vento spira sull’abitato di Magrè, oltre a portare aria nuova in paese fa risuonare una ninna
nanna molto speciale per le barrique conservate nelle cantine di Alois Lageder. In quei momenti,
infatti, da una parete all’altra riecheggiano suoni armonici che si alzano e si abbassano. Ma da dove
viene quella musica che crea un’atmosfera così meditativa nella cantina di affinamento? È un’opera
d’arte dell’italiano Mario Airò, che ha pensato di installare sul tetto della cantina un mulino a vento in
grado di azionare un riproduttore di CD. Quando c’è vento, quindi, l’apparecchio si mette in moto e
suona il sesto concerto brandeburghese di Johann Sebastian Bach, ma non col tempo classico, bensí a
ritmo molto rallentato, poiché ogni minuto di composizione è stato dilatato elettronicamente a un’ora. E
su questi suoni irreali danzano i lieviti della famiglia dei saccaromiceti, proiettati a migliaia di
ingrandimenti sulla parete della cantina. Per l’artista era importante che a dirigere la sua installazione
videosonora - intitolata Ninna nanna per barrique e archi - fosse esclusivamente la natura, e volutamente
non ha utilizzato accumulatori, in modo che il suono si sentisse solo allo spirare del vento. “La musica –
spiega Airò – è come un distillato che fuoriesce dalle canne del vento, che in questo modo vuole
testimoniare al vino la propria presenza.” La sua installazione crea un collegamento fra l’interno e
l’esterno, tra le forze della natura da un lato, e l’affinamento del vino ad opera dell’uomo dall’altro.
Ma di opere d’arte nella tenuta Alois Lageder se ne vedono molte altre, per esempio nella cantina di
fermentazione o nel vigneto. Ci ha pensato Matt Mullican, esponente dell’arte concettuale americana,
che nelle sue opere affronta il tema del rapporto fra l’uomo, la Terra e l’Universo, ma anche il tentativo di
tutte le culture di spiegare i fenomeni cosmici ricorrendo alla parola, ai numeri e al disegno. Negli angoli
più disparati della tenuta Löwengang, Mullican ha piazzato 53 tavole granitiche nere, e in ciascuna di
esse ha scolpito con raggio laser delle stellari carte celesti realizzate con grande precisione. Le tavole
sono numerate, suggerendo così un percorso ideale attraverso tutto il processo della produzione
vinicola. Cominciando dall’impianto fotovoltaico, quindi là dove il sole dispensa la propria energia, il
percorso prosegue attraverso i vigneti, il torchio e gli uffici, fino all’atrio d’ingresso dei visitatori. È
un’installazione che raffigura l’influsso delle costellazioni e delle fasi lunari sulla crescita della vite e sul
processo di maturazione del vino, e che più in generale interpreta la gestione biodinamica che caratterizza l’azienda.
Anche in futuro continueremo a invitare degli artisti nella nostra tenuta, affinché vi trovino ispirazione
e vi lascino delle tracce creative. Per esempio, a dodici artisti italiani è stato chiesto di ideare delle
etichette per i vini in purezza della linea Alois Lageder. Il compito che ciascun artista deve risolvere è
di esprimere, col proprio linguaggio creativo, le caratteristiche inconfondibili di ciascun vino della linea.
È da molti anni che Alois Lageder e la moglie Veronika – coreografa di teatro-danza - s’impegnano in
prima persona nell’arte contemporanea. Insieme visitano mostre, coltivano i propri rapporti con artisti e
galleristi, e collezionano opere d’arte anche a livello privato. E ancora oggi, la tenuta vive a stretto
contatto con Museion, il Museo d’arte moderna e contemporanea di Bolzano, di cui Alois Lageder è
stato presidente fino al gennaio 2010, dopo aver dato un contributo decisivo alla costruzione della sua
nuova sede.
Per Alois Lageder, il progetto artistico „Tenuta Löwengang“ è una fucina d’idee in continuo divenire,
ma è anche un modo creativo e convincente per reagire alle tendenze dominanti della nostra epoca,
tendenze sulle quali egli ha molto riflettuto: “Utilizzando le tecnologie moderne – afferma il vignaiolo di
Magrè – ci allontaniamo sempre di più dalla natura, ma proprio per questo dovremmo adoperarci per
creare più sinergie, mettendo la tecnologia al servizio del creato”.