Albertini, Panzeri e Salvini: patto a tre per favorire
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Albertini, Panzeri e Salvini: patto a tre per favorire
Il Giornale 22 luglio 2004 Albertini, Panzeri e Salvini: patto a tre per favorire il modello Milano in Europa La cosa più difficile è trovare la stanza dell’appuntamento. Poi l’accordo trasversale tra euroonorevoli milanesi per portare a casa risorse (leggasi soldi) è praticamente una passeggiata. Come anche mettersi d’accordo sul primo bersaglio da centrare: la sanzione della Corte di giustizia dell’Unione europea perchè Milano non depurava le acque reflue. L’europarlamento di Strasburgo è un’enorme balena nella cui pancia tutti si perdono. Per andare al numero 62 del terzo piano della torre interna si vaga dalla scala mobile all’ascensore trasparente e veloce che va fino al primo, poi si passa il ponte sospeso, si prende un altro ascensore (quello di metallo) e si comincia a girare nel labirinto di Minosse disegnato a spirale. Roba per gente che ha tempo. Alla fine, poco dopo le 14, durante la pausa delle discussioni su acqua calda e aria fritta, riescono a sedersi intorno al tavolo. Sono in tre: Gabriele Albertini, Antonio Panzeri e Matteo Salvini. Un indipendente eletto nelle liste di Forza Italia, un diessino che ha corso nel listone dell’Ulivo e un capopopolo leghista. In comune solo la targa, nel senso che tutti e tre arrivano da Milano. Chi con la Porsche (Albertini), cin in aereo (Panzeri), chi da bravo boy scout in macchina con mamma, papà e sorella Barbara (Salvini). Sul tavolo solo fogli di carta, niente diplomazia gastronomica. Alla fine un patto di ferro bipartisan che, visto com’è andato a finire in patria quello della cotoletta, nessuno in terra d’Alsazia si sogna di dedicare alle escargots. «L’obiettivo è chiaro – annuncia Panzeri -. Al di là delle differenze che tra di noi devono rimanere, dobbiamo collaborare per raggiungere obiettivi comuni. Negli altri paesi lo fanno da sempre, quando si tratta di curare gli interessi dei territori di provenienza non c’è differenza ideologica che tenga. Prima dicevamo che bisognava portare Milano in Europa, ora bisogna portare l’Europa a Milano. Soldi, progetti, idee e soprattutto realizzazioni». La lista delle materie è già pronta: infrastrutture (in testa il Corridoio 5), trasporti, formazione, agricoltura, industria, difesa di piccola e media impresa. Annuisce Albertini che molti di questi temi li ha messi in fila nel pieghevole distribuito in campagna elettorale. Ma, per dar subito concretezza meneghina alla riunione, srotola la prima mappa della prima missione. La sentenza Ue per le “acque reflue” milanesi che inquinavano, come si legge nel dispositivo datato 25 aprile 2002, il delta del Po e le coste dell’Adriatico nord-occidentale. «Ora i depuratori ci sono – spiega Albertini -. E io potrò non far più il commissario alla depurazione, ma il deputato». Poi snocciola date e cifre. «A fine luglio – assicura – sarà ultimato il depuratore di Milano Sud San Rocco con una portata di un milione e 50mila abitanti, a novembre toccherà a Nosedo, che funziona già per 600mila e arriverà a un milione e 250mila ed entro fine anno si aggiungeranno anche i 250mila di Peschiera». In via di ultimazione i depuratori, resta però la multa dell’Ue: una mazzata da 9 milioni di euro al giorno che si abbatterebbe sulla cassaforte di Palazzo Marino. «Se il Comune ha ottemperato ai suoi doveri – fa squadra Panzeri – non si capisce perchè». Il Giornale 22 luglio 2004 Ora la palla passa a Salvini, entrato in commissione Ambiente. Toccherà a lui verificare le procedure per bloccare la sanzione. Un gioco che si ripeterà in futuro, se la lobby milanese, come sperano i primi adepti, si allargherà. Destinatari dell’invito gli azzurri Mario Mauro, Guido Podestà e Mario Mantovani, gli An Romano La Russa e Cristiana Muscardini, l’ulivista Patrizia Toia. E poi ognuno lavorerà per Milano nella commissione a cui è stato destinato. «Comunque – propone Salvini – ci dovremo incontrare tra milanesi una volta al mese per stabilire strategie comuni». Proposta che piace e gli altri due subito sottoscrivono. In riva al Reno Albertini strizza l’occhio a Panzeri. Lontani i tempi dello scontro a Milano sul Patto per il lavoro. «Ma lui – scherza l’ex leader Cgil – è molto cambiato». La selezione euromilanese è già in campo. Giannino Della Frattina