Strasburgo, è Patrizia Toia la più indisciplinata in
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Strasburgo, è Patrizia Toia la più indisciplinata in
la Repubblica 21 luglio 2004 Confinata in ultima fila la parlamentare della Margherita telefona anche in aula Strasburgo, è Patrizia Toia la più indisciplinata in classe Matteo Salvini fa amicizia con la Mussolini, Romano La Russa spaesato e per Panzeri c´è posto dietro Lilli Gruber STRASBURGO - Il più sbruffone tra le matricole è il leghista Matteo Salvini, giunto a Strasburgo alle 2 di notte, e in macchina. Alle 9.30 del mattino successivo si presenta alla prima seduta dell´europarlamento con gli occhi rossi, una doppia cravatta verde che fa a pugni con la grisaglia e l´aspetto un po´ stropicciato di chi ha dormito pochissimo. Ma ha avuto comunque il tempo di fare colazione: «Salsicce e uova, polenta e cassoeula non ce l´avevano», spiega serissimo mentre ritira il badge. Accanto a lui c´è il diessino Pierluigi Bersani che gli dà corda: «La polenta te la consiglio inzuppata nel latte: una meraviglia». Affinità padane, ma non è l´unico aspetto sorprendente di questa prima europea. Ingresso in aula, bisogna prendere i posti già assegnati dagli uffici, a seconda dell´appartenenza politica. A Salvini come compagna di banco capita un´altra matricola: è bionda, ha gli occhi azzurri, odia i leghisti. E si chiama Alessandra Mussolini. Insieme stanno all´estrema destra dell´emiciclo e lui non sembra affatto infastidito, la confidenza non è poi così forzata. Forse ha qualcosa da dire la Patrizia Toia, confinata all´ultima fila in alto, posto 798, dove siedono gli ex Dc che non vogliono più stare dentro un Ppe che ha in Berlusconi uno dei leader. La Toia è un po´ pallida, in tinta con il tailleur; e non smette mai di telefonare: anche durante la seduta, non solo nei corridoi. Parecchie file sotto, ecco il neo deputato del Pse Antonio Panzeri: con la fatica che ha fatto per raccattare tutti quei voti, si gode il suo momento di gloria da una postazione molto più centrale e quindi, pare di capire, molto ambita. Per dire, sta solo una fila dietro alla deputatessa tra le più salutate, fotografate e riverite: Lilli Gruber insomma. Che dorme nello stesso albergo di Albertini, anche se lui, e questo è ormai il secondo giorno, non è ancora riuscito a incrociarla, come gli farebbe piacere. Invece si incontrano come vecchi amici, anche al ristorante, il sindaco e Panzeri, l´ex sindacalista che gli diede parecchio filo da torcere. Adesso si fanno perfino fotografare insieme, e si danno appuntamento per «ragionare insieme, al di là delle ideologie» su quello che sarebbe necessario fare da Strasburgo per Milano e la Lombardia. Affettuosi sensi trasversali: e, per contrappasso, gelo tra colleghi di partito. Imperdibile la scena di ieri mattina in ascensore. Albertini sta salendo al decimo piano per raggiungere il suo ufficetto quando in cabina sale Guido Podestà, scurissimo in volto perché il Ppe non lo ha riconfermato alla presidenza dell´assemblea, scegliendo invece Mario Mauro (votato anche dal sindaco). I due si ignorano completamente: neppure un sorriso, un cenno del capo, una parolina di rito. E neppure in aula si incontrano: Albertini sta in seconda fila al posto 38, Podestà in quintultima al 497. Un po´ spaesato il La Russa: non Ignazio, ma il fratello Romano, miracolato dal cognome e relegato al posto 779, a destra ma spostato un po´ (solo un po´) verso il settore più centrale. Insomma se lo filano in pochi, Romano. Ma lui, avvolto in un completo scuro regolamentare, è contento lo stesso, anche se ha dovuto abbandonare il seggio in Regione. Al lato opposto del grande catino, posto 232, c´è un altro milanese, il rifondatore Vittorio Agnoletto: lui la cravatta l´ha portata anche a qualche raduno no global, la notizia sarebbe stata che non ce l´avesse proprio qui. Ma il drappello di euro-milanesi sta insieme solo di giorno, nella prigione dell´aula. Di sera ci si può al massimo incontrare per caso, ma prevale lo spirito di casacca (politica). Ieri sera Panzeri e la Toia, insieme a la Repubblica 21 luglio 2004 tutti gli altri deputati eletti in tutta Italia nel listone ulivista, si sono ritrovati al ristorante, italiano, Villa Casella, in Rue du Paon. Non mancava nessuno e una ragione c´era: tutti ospiti di Romano Prodi. RODOLFO SALA