Escursione a ISPICA con degustazione di Prodotti
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Escursione a ISPICA con degustazione di Prodotti
Escursione a ISPICA con degustazione di Prodotti Tipici REWINE ENOTECA, Via S. Biagio, Ispica RG (36.787043, 14.907899) Costo: € 15,00 a persona Il servizio è disponibile tutti i giorni: -Mattina dalle ore 10:30 alle ore 13:00 -Pomeriggio dalle ore 17:30 alle ore 20:00 *Il numero dei pax e l’opzione mattina o pomeriggio devono essere confermati entro le ore 16:00 del giorno prima REWINE ENOTECA L'Enoteca Rewine nasce dalla passione del suo proprietario, Baldo Casamichiela, per il vino. La lunga tradizione di famiglia nel campo vitivinicolo e il percorso di studi hanno portato Baldo ad una vasta conoscenza del settore, che vuole condividere con tutte le persone con la sua stessa passione. L'Enoteca offre un' ampia scelta di vini Siciliani e nazionali, dai nomi più conosciuti alle piccole aziende a conduzione familiare, tutte accomunate dalla grande qualità del prodotto. Inoltre offre prodotti tipici siciliani come il cioccolato di modica, i biscotti di mandola, liquori, conserve di pesce e tanto altro. Da Rewine puoi trovare anche graziose idee regalo e accessori esclusivi. Offriamo anche sfiziosi aperitivi siciliani e percorsi gastronomici di alta qualità per i palati più esigenti. Svolgiamo periodicamente corsi di avvicinamento al vino per sensibilizzare le persone ad un assaggio attento e consapevole del vino. Da Rewine puoi festeggiare i tuoi compleanni o un'occasione particolare come una promozione, o altro. Per i suoi clienti Rewine organizza serate a tema e incontri con il produttori, visite in cantina. I nostri ideali sono: Il rispetto del cliente e delle sue scelte; Offrire un prodotto di qualità al giusto prezzo; Valorizzare i prodotti tipici del territorio siciliano; La degustazione Aperitivo di Montalbano: Il vino rappresenta l’elemento guida che vi accompagnerà in un viaggio multisensoriale. Insieme all'enologo e sommelier Baldo degusterete un calice di vino siciliano, bianco o rosso, abbinato a prodotti tipici del territorio come: Il pane “ri casa”, fatto con lievito madre, impreziosito da olio extravergine di oliva e rigano, il pomodoro ciliegino di pachino, rigorosamente essiccato al sole, le olive siciliane, ed altre prelibatezze che, di volta in volta, ci regalerà questa splendida terra. A fare da magnifico contorno all'aperitivo una location curata e particolare, che esalterà ancora di più la piacevolezza della degustazione stessa. CANTINA RIOFAVARA, c/da Favara, Ispica RG (36.783979, 14.923784) Costo: € 15,00 a persona Il servizio è disponibile tutti i giorni: -Mattina dalle ore 10:30 alle ore 13:00 -Pomeriggio dalle ore 17:00 alle ore 19:00 *Il numero dei pax e l’opzione mattina o pomeriggio devono essere confermati entro le ore 16:00 del giorno prima CANTINA RIOFAVARA La nostra azienda viticola risale al 1920 e diventa vitivinicola nel 1994. È un'azienda di piccole dimensioni, 16 ettari totali distribuita in 6 appezzamenti dislocati nelle contrade più vocate del territorio. La conduzione è diretta dalla famiglia, con la passione, la grande dedizione e anni di esperienza abbiamo prodotto vini territoriali. Abbiamo scelto di produrre vini da agricoltura naturale, spesso intesa come biologica, vini che portano il nome del territorio perché sono territorio! Nella nostra cantina trasformiamo le uve utilizzando moderne tecniche di vinificazione, pressature soffici mediante pressa a membrana, i mosti bianchi li chiarifichiamo in modo statico. Con orgoglio affermiamo che siamo stati i primi a lavorare sull’autoselezione dei lieviti autoctoni del Nero d’Avola. Controlliamo la temperatura di fermentazione, sui vini rossi effettuiamo macerazione con le bucce secondo la qualità e la tipologia di vino, spesso fino a completa fermentazione alcolica. I vini rossi importanti vengono affinati in botti di rovere, tonneaux e barriques. Imbottigliamo i vini rossi senza filtrazione e stabilizzazione tartarica indotta, mentre per i vini bianchi, solo filtrazione. La degustazione Visita della n/s azienda situata nel territorio della DOC ELORO e DOC Moscato di Noto (strada del vino Val di Noto). Degustazione al tavolo vini: - IGT Sicilia Rosso e Bianco - IGP Terre Sicilia ne Rosso San Basilio o Moscato di Noto DOC dolce naturale Informazioni turistiche sulla città di Ispica Una catacomba paleocristiana in località San Marco e una necropoli in contrada vignale San Giovanni testimoniano che la zona era abitata in epoca tardo romana. Secondo la tradizione, S. Ilarione di Gaza, eremita, avrebbe soggiornato nella regione, in una grotta di Cava Ispica tra il III e il IV secolo, frequentando la chiesetta di Santa Maria della Cava. Nel territorio si succedettero le dominazioni sicula, greca, romana e bizantina. Lo storico palermitano Antonio Mongitore, nel suo “Della Sicilia Ricercata”, riferisce che l'apostolo Paolo avendo soggiornato a Spaccaforno, non lontano dal castello, fece scaturire una fonte al contatto della cui acqua i serpenti intorpidivano e morivano. La località di Porto Ulisse sulla costa fu usata come porto naturale fino a quest'epoca, come conferma il ritrovamento nel tratto di mare antistante di un relitto datato al VI secolo. I saraceni dominarono la regione dal IX all'XI secolo. E' in questo periodo che nasce la leggenda di una maga saracina a cui si attribuisce la costruzione di un centro abitato: secondo tale leggenda la maga fu seppellita a Ispica, e volle trasmettere le sue virtù alle abitanti, che pare le perpetuarono per parecchi secoli. Ad ogni modo la dominazione saracena ebbe fine quando tutta la Sicilia sud-orientale fu liberata dai Normanni guidati da Ruggero il Normanno. Il primo documento che menziona l'abitato con il nome di Isbacha è del 1093, in una bolla che papa Urbano II emanò subito dopo la fine dell'occupazione araba della regione. Un'altra bolla del 1169 di papa Alessandro III assegnò al vescovo di Siracusa anche le "ecclesias quae sunt in tenimento Spaccafurni cum pertinentiis suis". Dopo essere passata sotto la dominazione sveva e angioina, all'inizio del XIV secolo fu in possesso del viceconte Berengario di Monterosso, tesoriere del regno, che ne fece dono alla regina Eleonora d'Angiò, moglie del re Federico II. Pietro II la concesse in feudo al fratello Guglielmo duca di Atene, dal quale passò in eredità al suo maggiordomo Manfredi Lancia. Fu confiscata quindi agli eredi di questi, che si erano ribellati al re Federico III. Occupata da Francesco Perfoglio nel 1367 gli fu concessa in feudo nel 1375. Il territorio seguì quindi le vicende della contea di Modica e fu in possesso di Andrea Chiaramonte e dopo la sua ribellione fu assegnata dal re Martino I a Bernardo Cabrera. Nel 1453 passò ad Antonio Caruso di Noto, "maestro razionale" del regno e nel 1493 fu portata in dote dalla figlia di questi, Isabella Caruso, al marito Francesco II Statella, i cui eredi ne rimasero in possesso fino all'abolizione della feudalità nel XIX secolo. Prima del terremoto del 1693 l'abitato era all'interno della cava d'Ispica nella sua parte finale. La città venne quindi trasferita nella zona pianeggiante al di fuori della cava, sebbene l'antico insediamento non fosse mai del tutto abbandonato. Dal 1812 la città fu incorporata nel distretto di Modica e nella provincia di Siracusa, dalla quale passò nel 1927 alla nuova provincia di Ragusa. Il 12 ottobre 1987 Ispica ha ottenuto il titolo di città con decreto del Presidente della Repubblica. PERSONAGGI FAMOSI Maria Crocifissa Curcio, fondatrice della congregazione delle Suore Carmelitane Missionarie di S. Teresa del Bambin Gesù, nasce a Ispica (Rg), il 30 gennaio 1877, da Salvatore Curcio e Concetta Franzò. Settima di dieci figli, trascorre l’infanzia in un ambiente familiare culturalmente e socialmente elevato, manifestando da subito un’intelligenza vivace, un carattere allegro, molto volitivo e determinato, maturando negli anni della prima adolescenza una spiccata tendenza alla pietà, all’attenzione e alla solidarietà verso i più deboli ed emarginati. Nel 1890, all’età di 13 anni, ottiene non senza difficoltà di iscriversi al terz’Ordine Carmelitano di recente ricostituito a Ispica. In seguito si trasferisce a Modica (Rg) dove le viene affidata la direzione del conservatorio “Carmela Polara” per l’accoglienza e l’assistenza di ragazze orfane o comunque bisognose. Venuta a Roma il 17 maggio 1925 per la canonizzazione di S. Teresa di Gesù Bambino, il giorno successivo, accompagnata da padre Lorenzo, visita Santa Marinella, sulla costa laziale a nord di Roma. Rimane profondamente colpita dalla bellezza naturale di questa zona, ma anche dall’estrema povertà della gran parte dei suoi abitanti e qui comprende di essere finalmente giunta “all’approdo”. Ottenuto un permesso orale ad esperimento dal vescovo della diocesi di Porto S. Rufina, il cardinale Antonio Vico, il 3 luglio 1925 si stabilisce definitivamente a Santa Marinella e il successivo 16 luglio riceve il decreto di affiliazione della sua piccola comunità all’Ordine Carmelitano, sigillando così per sempre la sua appartenenza a Maria nel Carmelo. Nel 1930, dopo sofferenze e croci, il suo piccolo nucleo ottiene il riconoscimento della Chiesa con l’erezione della congregazione delle Carmelitane Missionarie di s. Teresa del Bambin Gesù a istituto di diritto diocesano da parte dell’Ordinario della diocesi Portuense, il cardinale Tommaso Pio Boggiani. Muore il 4 luglio 1957, a Santa Marinella. Vincenzo Statella (1825 - 1866), patriota risorgimentale. Figura contraposta ad Antonio V, fu il conte Vincenzo Statella nato a Spaccaforno (l’odierna Ispica) nel 1825. In contrasto con la fede monarchica dei suoi familiari, abbracciò la causa dell'Unità d'Italia e partecipò alla prima guerra di indipendenza come Capitano del Corpo dei Volontari di Sicilia, ottenendo nel 1849 la medaglia d'argento al valor militare. Aggregatosi alla spedizione dei Mille, salvò la vita a Garibaldi, assieme al comandante Missori, nella battaglia di Milazzo. Come ricompensa fu nominato suo "aiutante di campo". Morì nel corso della terza guerra di indipendenza il 24 maggio 1866, in un carica a cavallo nella zona del Volturno ottenendo, per il suo eroismo, la medaglia d'oro al valor militare alla memoria. Al personaggio sono state dedicate caserme, edifici e corpi speciali come all'Anac, l'Associazione nazionale Arma di Cavalleria, che a Siracusa ha la Sezione Colonnello Vincenzo Statella MOVM; oppure l'antica caserma Vincenzo Statella nel centro della stessa Siracusa, nell'Isola di Ortigia. Salvo Monica (Ispica, 4 settembre 1917 – Siracusa, 7 febbraio 2008) scultore e poeta, dopo la maturità artistica ha frequentato la Scuola d'Arte della Medaglia di Roma e, nello stesso periodo, il corso di nudo presso l'Accademia di San Luca. Rientrato in Sicilia dopo la guerra, nella quale ha speso più di cinque anni, dal 1944 al 1950 ha insegnato Scultura e Disegno presso la Scuola Statale d'Arte di Siracusa e poi, fino al 1978, Educazione Artistica nelle Scuole Medie Statali. Sue opere di scultura si trovano, oltre che in collezioni private, sulla facciata della Cassa Centrale di Risparmio V.E. di Siracusa, sulla facciata della Chiesa del Seminario di Catania, all'Ospedale S. Marta di Catania con un gruppo bronzeo, nella pizza Maria Josè di Ispica, nel Museo di Noto e in quello di Recanati, nel Chiostro del Convento di San Giovanni a Siracusa, in alcune chiese e cimiteri della Sicilia orientale, nel Palazzo Bruno di Ispica. Antonio Statella fu ambasciatore del Regno delle due Sicilie alla corte di Torino nel 1816; di Madrid nel 1827 e Vienna; ministro degli esteri nel 1830, primo ministro nel 1860. Nel 1802 sposò Stefania Moncada Bologna, figlia del principe di Paternò e dama di corte. Antonio, succedendo a Carlo Filangeri, divenne primo ministro di Francesco II di Borbone, il 1 marzo 1860. Quando l'11 maggio 1860, la spedizione dei Mille guidata da Garibaldi sbarcò a Marsala, Antonio organizzò, per contrastarlo, un esercito di centomila uomini, ma nonostante la grande differenza numerica, le truppe borboniche vennero sconfitte e Garibaldi ebbe via libera per la conquista dell'intero regno. Padre Salvatore della SS. Trinità, al secolo Andrea Statella (1678 - 1728), venerabile della Chiesa cattolica, figlio secondogenito di Francesco IV Statella, terzo marchese di Spaccaforno, entrò nell'ordine dei Carmelitani nel 1726. Compì, dapprima, gli studi di filosofia, teologia e leggi civili e canoniche a Catania, e quindi completò la sua preparazione a Roma durante il pontificato di papa Clemente XI. Fu consacrato nel 1711 e si ritirò a Spaccaforno. Nel 1715 fece costruire nella cittadina due chiesette dedicate alla SS. Trinità, di cui una alla Marza (zona marittima). Il 12 maggio 1726 vestì il «sacro abito della Vergine santissima» prendendo il nome di Padre Salvatore Maria della SS.ma Trinità. Da quel momento rinunciò all'eredità familiare per donarla al Convento del Carmine di Spaccaforno, che fece ricostruire e ampliare. Il giorno della sua morte, il 22 aprile del 1728, fu sepolto nel convento di Rimini dove si trovava, ma 28 anni dopo le sue spoglie furono traslate in Sicilia e tumulate nella Chiesa del Carmelo di Spaccaforno. È ricordato come promotore della riforma carmelitana siracusana. Nel 1762 fu proposto per la beatificazione, ma la procedura non ebbe luogo per lo scarso numero dei testimoni superstiti.