Speciale Pesca (24 settembre 2013)

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Speciale Pesca (24 settembre 2013)
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ANNO L - N. 264
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mercoledi' 24 settembre 2013
SPECIALE PESCA
L'Economia e la politica della pesca nel mondo
FRANCIA: PESCA IN ACQUE PROFONDE, IL
DIVIETO E' LONTANO – LE MONDE
20 settembre 2013 – Questa volta, Claire Nouvian cambia tattica. Per difendere gli abitanti
delle profondita' marine, la fondatrice dell'associazione Bloom tira fuori delle foto
affascinanti: svela delle immagini rare del regaleco – il piu' grande pesce osseo del mondo,
che puo' raggiungere gli 11 metri di lunghezza – firmate Jean-Charles Granjon, cosi' come
delle riprese inedite del polpo "Dumbo", che depone le uova sui coralli delle profondita'
marine. [...]
Questo esemplare di regaleco e' stato filmato in altissima definizione – e' la prima volta –
dalla societa' Saint-Thomas productions, che ha messo le proprie riprese a disposizione
della Bloom per sostenere la sua battaglia a favore degli oceani. [...]
Lunedi' 16 settembre, [Claire Nouvian] ha riunito al Grand Palais a Parigi, scienziati, eletti,
personalita' impegnate come Richard Branson, il fondatore di Virgin, intorno a queste
specie emblematiche per lanciare, ancora una volta, un appello a favore degli oceani e
contro la pesca in acque profonde, dato che nel praticarla i pescherecci raschiano i fondali
e distruggono gli habitat naturali. Non e' un caso se questo evento mediatico ha avuto
luogo a qualche giorno di distanza dalla Conferenza ambientale del 20 e 21 settembre.
A priori, la fine della pesca a svariate centinaia di metri di profondita' dovrebbe rientrare
nel campo delle istanze europee. Nel luglio 2012, il commissario Maria Damanaki aveva
avanzato una proposta di regolamento, che avrebbe dovuto sfociare in una forte limitazione
di questo tipo di pesca da qui al 2014. Tuttavia, da allora, la pratica non avanza. Il
Parlamento Europeo prende tempo e non decide nulla: la presidenza lituana non l'ha
nemmeno inserito nell'ordine del giorno dei prossimi consigli dei ministri della pesca.
Tutto sembra coniugarsi per rinviare la questione a dopo le elezioni europee. O alle
calende greche.
[…] Nel 2011, la Commissione Europea aveva censito in seno all'Unione solamente 11 navi
che catturavano specie di acque profonde piu' di tre giorni l'anno...tra cui 9 pescherecci
francesi. [...]
L'8 giugno un altro appello lanciato da Bloom, pubblicato su Le Monde, portava la firma di
numerosi scienziati, centri di ricerca, di eletti, di ONG. Da allora, l'associazione e' all'origine
di una petizione. Dalla nomina di Philippe Martin al ministero dell'ecologia, a luglio, Bloom,
Greenpeace e altre ONG gli hanno scritto per esortarlo a tenere fede alle promesse
formulate dalla Francia davanti alla comunita' internazionale, in particolare durante la
conferenza di Rio+20, in cui si e' impegnata a "difendere l'integrita' della biodiversita'
marina e degli ecosistemi marini profondi". Senza nessuna reale risposta fino ad ora.
[Martine Valo, quotidiano – a cura di agra press (gin)]
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FRANCIA: UNA PAUSA-PESCA NEL CENTRO DI PARIGI
CON LO "STREET FISHING" - "LE POINT"
13 settembre 2013 – Non c'e' bisogno di andare in campagna per dedicarsi alla pratica della
pesca. In citta', e' del tutto possibile e ha un nome: street fishing.
Cos'e' lo street fishing? Nella traduzione letterale: pesca di strada. Si', si tratta proprio di
pescare in citta', perche' di pesci, ce n'e' una pletora a Parigi. Trentadue specie differenti
soltanto nella Senna per essere precisi. Da notare che negli anni 1970 solo tre specie erano
censite dal Sindacato interdipartimentale per il risanamento dell'agglomerato parigino
(SIAAP). Gli sforzi per migliorare la qualita' dell'acqua hanno quindi dato i loro frutti.
Oggi, pesce persico, lucci, pesce gatto e altri abitanti acquatici condividono gli spazi per la
grande gioia degli appassionati. E' il caso della squadra del negozio French Touch Fishing,
pioniere del genere e specializzato nella pesca con l'esca artificiale. Tutti praticano la
tecnica del "no kill", che consiste nel rimettere il pesce dentro l'acqua. A Parigi, questo e'
anche un imperativo sanitario, perche', se la pesca e' autorizzata, non immaginate
nemmeno di poter mangiare le vostre catture. Come ricorda Fred Miessner, il creatore di
French Touch fishing: "Il consumo di pesce e' anche vietato, perche' i pesci hanno
accumulato nel loro corpo metalli pesanti, PCB, cose che sono estremamente tossiche".
[Mathilde Sagaire, settimanale – a cura di agra press (g)]
ESTONIA: IL PIANO STRATEGICO RACCOMANDA DI AUMENTARE DI
DIECI VOLTE LA PRODUZIONE ITTICA - "BALTIC-COURSE.NET"
12 settembre 2013 – La produzione delle aziende estoni che producono pesce e gamberi
dovrebbe essere dieci volte maggiore di quanto non sia attualmente, e il settore nazionale
dell'acquacoltura potrebbe ottenere una quota del 50% del mercato locale, si legge nel
piano strategico estone per lo sviluppo dell'acquacoltura nel periodo 2014-2020, presentato
mercoledi', come riportato dal LETA/Postimees Online.
"Con il sostegno della European Fisheries Foundation, negli ultimi anni, e' stata raggiunta
una grande capacita' produttiva nel settore estone dell'acquacoltura. Il volume produttivo
massimo dei progetti finanziati e' pari a 4.300 tonnellate l'anno", ha dichiarato il ministro
dell'Agricoltura Helir-Valdor Seeder. "Attualmente, le aziende estoni del settore
dell'acquacoltura vendono quasi 400 tonnellate di gamberi e di pesce d'allevamento l'anno.
Pertanto, la produzione delle nostre aziende ittiche potrebbe essere dieci volte maggiore,
rispetto a quanto non sia oggi", ha spiegato Seeder.
Il piano strategico sottolinea come il settore dell'acquacoltura si trovi ad affrontare la sfida
di garantire un vantaggio competitivo al pesce allevato localmente, rispetto al pesce
d'importazione. Il piano strategico propone una serie di provvedimenti affinche', entro il
2020, il settore estone dell'acquacoltura possa ottenere una quota del mercato interno pari
al 50%, ed essere in grado di esportare maggiori quantita' della sua produzione.
La principale chance per il settore e' la cooperazione, sia con le organizzazioni di produttori
maggiormente incentrate sullo sviluppo della produzione e sulla commercializzazione, sia
con gli scienziati. [portale – a cura di agra press (f)]
FRANCIA: IN AQUITANIA I PESCATORI PULISCONO
IL MARE - "LA DEPECHE DU MIDI"
10 settembre 2013 – E se i pescatori pulissero il mare dai rifiuti di plastica che lo
inquinano? Questa e' l'esperienza che hanno appena fatto Frank e Michel Duhaa, il capo e il
proprietario della "Arc-en-Ciel" di Capbreton, nel contesto di un progetto istituito dal
Comitato Nazionale della Pesca in collaborazione con la Federazione della Plastica.
Dopo una settimana trascorsa in mare, tra Capbreton e la foce dell'Adour al largo di
Bayonne, la conclusione dei due uomini e' inappellabile. "Fin'ora non avevamo mai
realizzato che ci fosse cosi' tanta plastica galleggiante" dice Michel, con oltre quarant'anni
di pesca nel Golfo di Biscaglia. "Abbiamo riportato a terra - spiega Frank - circa 500 kg di
maxi rifiuti plastici molto diversi: copertoni, pezzi di reti, lattine, scarpe da immersione,
borse, armadietti… Anche le loro origini sono molto differenti: belga, svedese, spagnola,
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francese, britannica… Ora questi rifiuti saranno presi in carico dalla societa' Paprec
Recyclage per analizzarli e studiare le possibilita' di valorizzazione".
I due pescatori di Capbreton partecipano volontariamente all'esperimento del Comitato
Nazionale della Pesca, condotto in parallelo in Normandia e sulla costa del Var.
"Il mare per noi e' tutto. Facciamo gia' molte cose per pulire le spiagge, ma niente fin'ora
per il mare! La nostra attivita' principale deve naturalmente rimanere la pesca, ma questo
puo' generare un complemento di attivita', addirittura creare occupazione, oltre ad essere
utile per l'ambiente marino", sottolinea Michel Duhaa. (…) Per questa pesca molto
particolare, una rete speciale a strascico e' stata prodotto dalla societa' Thomsea.
Consente di "raccogliere" i rifiuti galleggianti tra la superficie e 50 metri di profondita'.
Per il Comitato Nazionale della Pesca "questo progetto e' particolarmente innovativo
poiche' si avvantaggia delle competenze dei pescatori, unisce la raccolta dei rifiuti solidi in
mare per impedire che raggiungano e inquinino le spiagge, al riciclo dei rifiuti solidi una
volta sbarcati a terra".
La fase sperimentale dovrebbe durare fino al 2014. La speranza e' di vedere nascere a
breve una nuova filiera. [Pierre Sauvey, quotidiano – a cura di agra press (g)]
GRAN BRETAGNA: LA PRODUZIONE SCOZZESE DI SALMONE
AI MASSIMI LIVELLI DAL 2003 - "THEFISHSITE.COM"
9 settembre 2013 – Nel 2012, la produzione scozzese di salmone affumicato ha registrato il
livello piu' alto degli ultimi nove anni, con 162.223 tonnellate prodotte.
Lo scorso anno, il valore alla produzione del salmone affumicato e' stato pari a 537 milioni
di sterline. L'aumento della produzione del 2,7%, segnato nel 2011, fa seguito agli aumenti
registrati negli ultimi anni.
Paul Wheelhouse, ministro per l'Ambiente e i Cambiamenti Climatici, ha dichiarato: "La
Scozia e' rinomata per il pesce d'allevamento e i frutti di mare, squisiti, di alta qualita', e
sani. Siamo noti in tutto il mondo per le migliori pratiche nel campo dell'acquacoltura. Il
salmone rappresenta il nostro prodotto alimentare maggiormente esportato, e sono
soddisfatto per la continua crescita della produzione nel 2012.
"Anche il numero delle persone che lavorano nel settore dell'acquacoltura ha registrato
segno positivo, con una crescita del 5%, e piu' di 1.500 persone impiegate in tutta la Scozia,
molte delle quali in comunita' remote e rurali.
"Il governo scozzese sostiene pienamente la crescita sostenibile del settore nel rispetto
dell'ambiente marino – come dimostrato nel nostro Aquaculture and Fisheries (Scotland)
Act 2013. Cio' consentira' alla Scozia di mantenere gli obiettivi di una crescita sostenibile
dell'acquacoltura entro il 2020, cosi' come disposto nel recente documento Marine Plan
Consultation. Non vedo l'ora di impegnarmi ulteriormente, con il settore, e con i principali
soggetti interessati, allo sviluppo del comparto, attraverso il Gruppo Ministeriale
sull'Acquacoltura Sostenibile". [portale – a cura di agra press (f)]
FRANCIA: UN ACCORDO PER RIDURRE LA
PESCA DEL TONNO ROSSO - "LE FIGARO"
5 settembre 2013 – Alcune nazioni dell'Asia-Pacifico giovedi' hanno deciso di ridurre del 15%
il volume della pesca dei giovani tonni rossi nella zona, un accordo giudicato da Greenpeace
insufficiente per proteggere questa specie in via di estinzione.
Nove paesi e territori, tra cui il Giappone, gli Stati Uniti, la Cina, la Corea del Sud e Taiwan,
hanno concluso l'accordo dopo un incontro di quattro giorni nell'ambito della Commissione
per la pesca del Pacifico occidentale e centrale (WCPFC) a Fukuoka (Giappone meridionale).
Queste nove economie si sono accordate per ridurre del 15% nel 2014 le loro catture di tono
rosso sotto i tre anni, in rapporto alla media delle catture tra il 2002 e il 2004, si e' appreso da
un responsabile dell'Agenzia giapponese della pesca. L'accordo dovra' essere approvato
all'assemblea annuale della Commissione, prevista per dicembre in Australia.
L'associazione per la difesa dell'ambiente Greenpeace ha giudicato questa riduzione
insufficiente, chiedendo un divieto totale della pesca al tonno rosso, almeno fino a quando
le scorte non inizieranno a ricostituirsi.
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Greenpeace dice di sperare che il Giappone, di gran lunga il primo consumatore di tonno
rosso, possa adottare misure efficaci per "garantire la sostenibilita' della pesca al tonno
rosso nel Pacifico".
L'associazione sottolinea che la pesca su scala industriale uccide troppi giovani tonni, prima
che si siano riprodotti, col rischio di annientare questa specie particolarmente apprezzato
dagli amanti del sushi, in Giappone e altrove. [AFP/Figaro Nautisme, quotidiano – a cura di
agra press (g)]
GIAPPONE: LA COREA DEL SUD VIETA I PRODOTTI ITTICI PROVENIENTI
DALLA REGIONE DI FUKUSHIMA - "BIGSTORY.AP.ORG"
5 settembre 2013 – La Corea del Sud sta vietando tutte le importazioni ittiche provenienti
dalla regione giapponese di Fukushima, in conseguenza della crescente preoccupazione
dell'opinione pubblica per la contaminazione radioattiva che, stando a quel che si dice, ha
determinato un netto calo del consumo di pesce.
Venerdi', il Ministero degli Oceani e della Pesca ha dichiarato di aver adottato il
provvedimento a causa delle informazioni insufficienti provenienti da Tokyo, in merito a cio'
che accadra' in futuro con l'acqua contaminata che fuoriesce nel Pacifico da una centrale
nucleare danneggiata.
Seoul ha imposto un divieto parziale sul pesce giapponese dopo il terremoto e lo tsunami
del marzo del 2011, che hanno causato una fusione del nocciolo nella centrale di Fukushima.
Tutti i prodotti ittici provenienti da Fukushima e da sette altre prefetture vicine sono, oggi,
vietati.
Gli scienziati hanno rilevato alti livelli di cesio radioattivo nel pesce pescato vicino
all'impianto nucleare. La pesca al largo di Fukushima e' chiusa. [portale – a cura di agra
press (f)]
GERMANIA: I TEDESCHI CONSUMANO MENO
PESCE, MA PIU' CARO - "DIE WELT"
3 settembre 2013 - Nell'anno passato il costo del pesce e' fortemente salito: mentre i prezzi
dei prodotti alimentari sono mediamente cresciuti del 3,4 per cento, il prezzo del pesce ha
subito un aumento di circa il 5 per cento. Le conserve ittiche, in particolare, hanno
conosciuto un forte rincaro, pari in media al 12 per cento.
Cio' sarebbe da attribuire all'aumento dei prezzi delle materie prime e ai crescenti costi di
trasformazione, stima il Centro d'informazione sui pesci di Amburgo [Fiz], secondo cui il
trend al rialzo continuera' anche quest'anno (…).
Le conseguenze si sono fatte immediatamente sentire: ogni tedesco ha mangiato lo scorso
anno 15,2 chili di pesce, ovvero 300 grammi in meno rispetto all'anno precedente, quando
gia' si era registrata una diminuzione dei volumi consumati, ma di soli 100 grammi.
L'industria ittica tedesca prevede, tuttavia, per il 2013 una ripresa dei consumi.
Solo per fare un confronto: l'anno scorso, secondo le stime della Fao (...), il consumo pro
capite a livello mondiale ammontava a 19,2 chili. (…)
Il settore ittico tedesco non ha pero' ragione di lamentarsi. Nell'anno passato, anche a causa
dei rincari dei prezzi, la spesa dei tedeschi per i prodotti ittici ha infatti raggiunto un nuovo
record, toccando quota 3,3 miliardi di euro: un buon 1 per cento in piu' rispetto all'anno
precedente. Dall'inizio del 2013 i consumatori hanno inoltre speso ben il cinque per cento in
piu' rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Qualche nota dolente si ravvisa invece nella classifica dei pesci maggiormente acquistati.
(...) Al primo posto continua a rimanere il pollack d'Alaska, seguito dall'aringa, il salmone, il
tonno e il pangasio. Quest'ultimo pesce d'allevamento, di cui si e' tanto dibattuto, potrebbe
pero' essere spodestato quest'anno dalla sua quinta posizione, situandosi a una distanza di
appena 0,1 punti percentuali dalla trota. Gli ambientalisti hanno infatti sollevato delle critiche
riguardo ai metodi adoperati negli allevamenti ittici di questa specie, ad esempio in Vietnam,
e anche alcuni cuochi preferiscono non utilizzarlo, in quanto, in molti casi, presenta un
elevato contenuto di acqua.
In fondo alla classifica vi sono poi la rana pescatrice, la tilapia d'allevamento e il merluzzo.
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Per quanto riguarda i volumi acquistati, si attesta in prima posizione il pesce surgelato, con
una quota del 29 per cento, a cui seguono i prodotti ittici conservati e sott'olio. Nel quasi 50
per cento dei casi i prodotti sono stati acquistati nei discount. Le vendite di pesce fresco
hanno invece subito un calo, dal 10 al 9 per cento, ponendosi alle spalle del pesce
affumicato (...).
Come rende noto lo stesso centro d'informazione, circa un terzo dei tedeschi consuma il
pesce fuori casa: nei ristoranti o nei chioschi del pesce.
Dal parte sua, l'organizzazione ambientalista Greenpeace osserva pero' come i grandi
commercianti al dettaglio di prodotti alimentari spingano i prezzi del pesce verso il basso
(...). "In Germania si paga troppo poco per un filetto di pesce. I consumatori non sono
disposti a pagare un prezzo equo per i prodotti ittici", ha dichiarato la biologa marina di
Greenpeace Iris Menn. Inoltre, numerosi stock ittici sono ancora a rischio, perche' non
vengono gestiti in modo sostenibile.
La maggior parte del pesce che viene venduto o trasformato in Germania proviene
dall'estero: l'89 per cento deriva dalle esportazioni, mentre solo l'11 per cento dalla pesca
locale. Il principale paese d'importazione verso la Germania e' la Polonia, che detiene una
quota del 15 per cento, seguita da Cina e Norvegia, ciascuna delle quali con una quota che
sfiora il 12 per cento.
Da Usa e Vietnam proviene il 5,5 e il 4 per cento delle importazioni (...).
I tedeschi del nord si confermano i principali consumatori di pesce: Amburgo e
Meclemburgo-Pomerania anteriore hanno ulteriormente aumentato il loro consumo di pesce
pro capite, raggiungendo rispettivamente i 7,2 e i 6,4 chili. Fanalini di coda tra gli stati
federati rimangono, invece, il Saarland, l'Assia e il Baden-Wuerttemberg. La media nazionale
e' pari a 5,2 chili.
Tali cifre differiscono dai valori sopra menzionati in quanto a fornirle e' stata la Societa' per
le ricerche sul consumo (GfK): esse si riferiscono al peso del prodotto, comprensivo anche
della confezione in cui viene venduto, mentre il calcolo del Centro d'informazione sui pesci
e' basato sul peso delle catture, ovvero sull'intero pesce.
Di fronte alla grande importanza che il pesce riveste a livello nutritivo, l'industria ittica
tedesca appare relativamente sviluppata. I dipendenti del settore ammontano a sole 42.000
unita', e appena nove sono i pescherecci impegnati nella pesca d'altura, a cui si aggiungono
1.540 tra pescherecci e altre imbarcazioni da pesca. (...) [Birger Nicolai, quotidiano - a cura di
agra press (i)]
GIAPPONE: FUKUSHIMA, TEPCO IMPOTENTE DI FRONTE
ALLA RABBIA DEI PESCATORI - "LE POINT"
30 agosto 2013 – Naomi Hirose, responsabile di Tepco, ha detto ai pescatori giapponesi, che
gli rimproveravano la sua incapacita' durante la gestione dell'acqua contaminata, che era
"dispiaciuto".
I pescatori giapponesi si sono arrabbiati contro il responsabile della compagnia di elettricita'
Tepco, mentre tentava invano di spiegare loro le misure prese per far fronte alle perdite in
mare di acqua radioattiva dalla centrale devastata di Fukushima. "Pensiamo che il modo con
cui la vostra azienda gestisce l'acqua contaminata e' fallimentare", ha detto infastidito
Hiroshi Kishi, capo di JF Zengyoren, federazione di oltre 1000 cooperative di pesca in
Giappone. "Siamo estremamente preoccupati per l'impatto incommensurabile [di questa
gestione] sul futuro della nostra industria", ha proseguito di fronte al responsabile di Tokyo
Electric Power (Tepco) impotente. "Siamo davvero dispiaciuti, adotteremo le massime
precauzioni", ha risposto quest'ultimo, Naomi Hirose. E' venuto a presentare il metodo col
quale il suo gruppo conta di rimediare ai gravi problemi dovuti alla perdita di acqua inquinata
da cesio, stronzio e altri elementi dannosi, nell'oceano Pacifico, vicino alla centrale distrutta
dallo tsunami dell'11 marzo 2011. Tepco ha deciso di istituire una cellula di crisi e di
rafforzare le squadre di terra per evitare che si ripeta un "grave incidente" come la recente
fuga di 300 tonnellate di acqua altamente radioattiva da un serbatoio di raccolta. Una parte di
questo liquido contaminato e' colato nell'oceano.
La pesca al largo di Fukushima, che era stata parzialmente rilanciata dal giugno 2012, sara'
nuovamente fermata dal primo settembre a causa degli accresciuti rischi di contaminazione
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dovuti alle perdite, alcune delle quali dal seminterrato della centrale, che durano in realta' da
oltre due anni. Di fronte alla crescente preoccupazione non solo dei pescatori ma di tutta la
popolazione nipponica e straniera, il governo giapponese non smette di promettere in questi
ultimi giorni che interverra' direttamente per aiutare Tepco a risolvere questo drammatico
problema dell'acqua contaminata. "Noi vogliamo che lo Stato si faccia seriamente carico di
condurre le operazioni", ha insistito il rappresentante dei pescatori.
In totale, Tepco deve gia' far fronte a circa 400.000 tonnellate di acqua inquinata sepolta nel
sottosuolo o immagazzinata in serbatoi, un volume che aumenta ogni giorno di 400
tonnellate, senza contare le circa 300 tonnellate che vanno in mare tutti i giorni. "Il nostro
primo dovere e' quello di proteggere l'ambiente e le persone, con l'adozione di misure per
ridurre al minimo il rischio di incidenti e, se necessario, per evitare un aggravamento", ha
dichiarato giovedi' in una conferenza stampa il capo dell'autorita' indipendente di
regolamentazione nucleare, Shunichi Tanaka.
"Non siamo di certo in una situazione in cui tutte le risorse marine sono contaminate dalla
radioattivita', ma credo che sia necessario seguire cio' che sta accadendo in modo
sistematico e fornire informazioni al pubblico. E' quanto stiamo iniziando a fare", ha
assicurato Tanaka. Finora, i prelievi e i controlli dell'acqua di mare sono svolti da diverse
istituzioni e nessuna sa a che santo rivolgersi. Mercoledi', Tepco aveva pubblicato gli ultimi
risultati dei propri test su diverse specie di pesci catturati nel raggio di 20 chilometri al largo
della centrale, ma queste misure sono estremamente limitate e non ispirano alcuna fiducia
del pubblico. [fonte AFP, settimanale – a cura di agra press (g)]
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