mozione_apologia_fascismo_200411

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mozione_apologia_fascismo_200411
Rovereto, 20 aprile 2011
Alla cortese attenzione del
Presidente del Consiglio Comunale di Rovereto
GRUPPO CONSILIARE
COMUNE DI ROVERETO
MOZIONE
Oggetto: Condanna della proposta di abrogazione della XII disposizione della Costituzione
Con questa mozione invitiamo il Consiglio Comunale di Rovereto e la Giunta a condannare la
proposta del Senatore PDL Cristiano De Eccher ed altri che hanno chiesto l’abrogazione della XII
disposizione transitoria della Costituzione che vieta la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del
Partito Fascista: simile mozione è già stata presentanta al Consiglio Comunale di Riva del Garda dal
Consigliere Rocco Frizzi. Riteniamo che l’iniziativa del Senatore De Eccher e di alcuni esponenti
della maggioranza di Governo sia un’ulteriore dimostrazione di nessuna considerazione della storia
della nostra Repubblica e costituisca un campanello d’allarme per la tenuta dell’impianto
democratico del nostro Paese: per questo ci sentiamo in dovere di prendere le distanze in modo
categorico da una simile provocazione, tenuto anche conto che il Senatore de Eccher è stato eletto
nel vicino collegio di Riva del Garda (TN).
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Per un inquadramento storico-legislativo, si osserva che il reato di apologia del fascismo è previsto
dalla legge 20 giugno 1952, n. 645, anche detta Legge Scelba, che all'art. 4 sancisce il reato
commesso da chiunque «fa propaganda per la costituzione di un'associazione, di un movimento o di
un gruppo avente le caratteristiche e perseguente le finalità» di riorganizzazione del disciolto partito
fascista, oppure da chiunque «pubblicamente esalta esponenti, princìpi, fatti o metodi del fascismo,
oppure le sue finalità antidemocratiche».
La "riorganizzazione del disciolto partito fascista", di cui alla XII disposizione transitoria della
Costituzione, si intende (ai sensi dell'art. 1 della citata legge) consumata «quando un'associazione,
un movimento o comunque un gruppo di persone non inferiore a cinque persegue finalità
antidemocratiche proprie del partito fascista, esaltando, minacciando o usando la violenza quale
metodo di lotta politica o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione o
denigrando la democrazia, le sue istituzioni e i valori della Resistenza, o svolgendo propaganda
razzista, ovvero rivolge la sua attività alla esaltazione di esponenti, principi, fatti e metodi propri del
predetto partito o compie manifestazioni esteriori di carattere fascista».
Inoltre il Decreto Legge 26 aprile 1993, n. 122, convertito con modificazioni in legge 25 giugno
1993 n. 205, comunemente detto “Legge Mancino” dal nome dell'allora Ministro dell'Interno che ne
fu proponente, condanna gesti, azioni e slogan legati all'ideologia nazifascista, e aventi per scopo
l'incitazione alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali, etnici religiosi o nazionali. La
legge punisce anche l'utilizzo di simbologie legate a suddetti movimenti politici.
Alcune sono state le applicazione fino ad oggi:
− il 28 giugno 1972 la procura della Repubblica di Milano chiese alla Camera l'autorizzazione
a procedere nei confronti di Giorgio Almirante, segretario del MSI, per il reato di
ricostituzione del disciolto partito fascista;
− il 24 maggio 1973 la Camera concesse l'autorizzazione a procedere con 484 voti (tra cui il
voto di Almirante stesso) contro 60. L'inchiesta fu successivamente trasferita a Roma e non
fu mai conclusa;
− il Movimento Fascismo e Libertà è stato fondato nel 1991 dal senatore Giorgio Pisanò; ha
affrontato alcune decine di processi per ricostituzione del partito fascista, ma la precisazione
«del disciolto partito fascista» è stata sufficiente per ottenere in tutti i casi l'archiviazione o
l'assoluzione, con la motivazione che il fatto non sussiste. La motivazione di ciò è che, in
sostanza, la legge vieta la ricostruzione del partito fascista, inteso come il PNF, e non un
partito di ideologia fascista.
Di apologia del fascismo, dopo una certa caduta di attenzione, si è tornato a parlare in tempi recenti
a proposito di siti internet più o meno scopertamente esaltanti il passato regime o regimi analoghi,
passati o presenti.
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La legge non è un’esclusiva del nostro Paese ma ormai quasi tutti gli Stati europei, con l'eccezione
di Danimarca e Slovenia, hanno promulgato leggi simili, la cui intensità di applicazione varia da
Stato a Stato. Si osserva che, contrariamente ad un opinione diffusa, la loro origine non risale al
dopoguerra ma si colloca nel periodo tra gli anni 80 e '90. In particolare in Germania, dove le
ideologie nazifasciste hanno causato le conseguenze più nefaste, la legislazione è assai restrittiva:
nello stato tedesco, nel 1994 è stato ritirato dal mercato il videogioco Wolfenstein 3D, ambientato
nella Germania nazista, ed i giochi successivi della stessa saga sono stati pubblicati in un'edizione
diversa, priva di ogni simbolo e riferimento al nazionalsocialismo.
Il testo della legge polacca vieta “la produzione, distribuzione, vendita, o possesso, in stampa o in
registrazione, di tutto ciò che possa rappresentare simboli fascisti, comunisti o un qualsiasi altro tipo
di simbolo totalitarista”.
Ogni paese ha diritto di promuovere qualsiasi iniziativa legislativa per evitare il riemergere di
ideologie che hanno segnato la propria storia. La storia nazionale, della nostra Repubblica, va difesa
rispettando il sacrificio di chi ha combattuto la barbarie del nazifascismo per ridarci la libertà e la
democrazia.
Per questi motivi
il Consiglio Comunale impegna il Sindaco e la Giunta a:
− condannare la richiesta abrogazione della XII disposizione transitoria della Costituzione che
vieta la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista;
− a farsi interpreti di tale condanna presso il Presidente della Repubblica ed i Presidenti di
Camera e Senato.
I Consiglieri
Marco Laezza
Gianluca Merlo