40-43 Viaggio in Marocco (Page 42)
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40-43 Viaggio in Marocco (Page 42)
Viaggi Meknes. Sita nel Medio Atlante, è una grande città di provincia del Marocco. È attraversata dal fiume Oued Bouferkrane che, sostanzialmente, divide la città vecchia dalla città moderna (Ville Nouvelle). La città vecchia è particolarmente interessante per i resti della Città Imperiale, alla quale si accede attraversando la grandiosa porta Bab Mansour che si apre nelle mura che la delimitano. Risalente al 1670-1700, è commissionata all’architetto El Mansour (donde il nome) dal sultano Moulay Ismail. Nei pressi della porta si trova il mausoleo di Moulay Ismail, l’unico tempio marocchino ancora attivo al quale possono accedere, in parte, anche i credenti di religione diversa dalla musulmana. Qui si narra una storia singolare e accattivante. In questa moschea sono conservati due orologi a pendolo, molto antichi, posti uno di fianco all’altro e distanti tra loro solo pochi metri. Si trovano davanti al sarcofago del sultano Moulay che, nonostante sia un despota, è ricordato con apprezzamento per le sue conquiste. La legenda racconta del suo desiderio di sposare la figlia del re Sole, il monarca francese Luigi XIV. Lei non vuole, soprattutto a causa delle voci che girano sull’harem e le tante mogli di lui. Re Sole, diplomaticamente, invia in dono al re arabo due pendole che, muovendosi in perfetta sincronia a destra e a sinistra, stanno a simboleggiare il rifiuto della figlia, il “no”. Dal canto suo il sovrano marocchino, per ricambiare il favore, invia in Francia una colonna di marmo pregiato che, a suo avviso, sta a dire che la figlia del re ha una bella testa dura come il marmo. Fes, città santa (800.000 ab. circa), a 350m s.m., nel fondo di una fertile vallata, capoluogo di provincia, ospita industrie dei tessuti, cuoio, ceramiche e armi, oltre all’università araba. La città vecchia è, per i suoi edifici, i suoi mercati e le sue moschee, uno dei centri più attraenti di tutto il mondo islamico. Fès el-Bali è la parte più antica che comprende la medina, e Fès el-Jdid è la parte più moderna chiamata anche nuova Fès, dove si trova il Palazzo Reale ed il mellah, il quartiere ebraico. Il termine mellah significa sale. Questa zona nasce come una palude salina. Un tempo abitata dagli ebrei, oggi abbandonata, è più facile da visitare rispetto ad un souk ed è più aperta. Ogni abitazione si trova ancora sopra la bottega del commerciante ebreo. Forse, da qui viene il detto “casa e bottega”. Il souk è enorme, stretto e affollato di qualsiasi cosa possa venire in mente. Un vero dedalo di stradine in cui perdersi è facile. Inoltre, come in ogni souk gli asini sono i veri 42 ® padroni della strada, sono uno dei maggiori mezzi di locomozione del Marocco. Usati per il trasporto merci, ma anche come taxi. L’osservazione delle concerie di Fes è quasi d’obbligo. Vasche piene di colori per la tintura dei tessuti. Immagine suggestiva dall’alto, ma un incubo per i lavoratori sempre a stretto contatto con vapori chimici e di più ancora. Spostandosi da Fes, si può andare alla scoperta del deserto. Il percorso per raggiungerlo è caldo e va sperimentata, giunti all’”ingresso” del deserto stesso, la passeggiata a dorso di dromedario. Affascinante, ma scomodo per gli occidentali che, ovviamente non sono abituati all’andamento assolutamente unico di questi animali. La descrizione del deserto è soggettiva. Le dune, così sinuose, morbide, eleganti, quasi femminee! Sono perfette nella loro simmetria. Regolari geometricamente come solo il vento sa fare. Linee magnifiche e sottili scolpite come il marmo, ma in continua evoluzione. E non sono mai le stesse. Ad ogni soffio del vento cambiano forma. La sabbia è di un giallo intenso, a tratti più scuri, quasi ocra o, addirittura quasi arancio. Insomma, il giallo del deserto è un colore che non si descrive, si vive. I berberi, vestiti di azzurro, hanno l’usanza di fare sabbiature, soprattutto verso sera, quando la temperatura cala bruscamente. Lo fanno per rinfrescar- si, immergendosi fino al collo nella sabbia tiepida. Dopo un po‘ di tempo, uscendo dalla immersione, in effetti, la temperatura corporea è calata, è più bassa. Ouarzazate è una cittadina relativamente moderna, sorta negli anni ‘20 per opera dei francesi, come centro militare ed amministrativo. È situata nella valle del Dadès, a ridosso del deserto sabbioso del Sahara. Si trova a 200 kilometri a sud di Marrakech. Il clima, grazie alla sua altezza considerevole, è mite. Questa città, che è nata solo il secolo scorso dopo la colonizzazione francese, sta appena crescendo dal punto di vista turistico, avendo acquisito la notorietà grazie al fatto che è il set di numerosi film ambientati in atmosfere esotiche ed incontaminate. Nelle immediate vicinanze della cittadina, infatti, vi sono numerosi studi cinematografici, set di svariati film ambientati nel deserto, tra i quali celebri produzioni epiche hollywoodiane del passato come “Lawrence d’Arabia” e “Il té nel deserto”. In pratica, Ouarzazate è un po’ la Hollywood del Marocco. Gli Studios, dall’esterno sembrano ampi, imponenti ma non c’è alcun movimento. Ci sono due grosse sculture alle porte degli studi cinematografici. Fa effetto osservarli in mezzo al niente. Marrakech. La città teatro. La confusione è ovunque, in ogni modo e in ogni dove. Passeggiare per il souk è un’esperienza particolare. Viuzze strette e piene di persone. Descrivere Marrakech non è facile. Multicolore, vivace, allegra, confusionaria, città cantastorie….Carretti pieni d’arance e di chicchi di grano tostati, donne arrivate dall’Anti-Atlante a vendere panieri, incantatori di serpenti nella piazza centrale, banchetti di spremute di frutta e di cibo fitto (in Marocco friggono qualsiasi cosa), musici, danzatori, donne che realizzano disegni sul corpo con l’hennè……insomma, c’è di tutto e ancora di più! Il richiamo del muezzin echeggia dall’alto dei 70 metri della Koutoubia, il faro spirituale di Marrakech. La folla si accalca verso la Moschea Ben Youssef, addossata alla mèdersa, uno dei più straordinari monumenti, gigantesca e superba scuola coranica fondata dal Sultano merinide Abou el-Hassan (1331-1349). Il sole illumina la città e i suoi raggi rischiarano il marmo rosa delle fontane, invadono le corti acciottolate, fanno scintillare le magnifiche decorazioni, riscaldano i turchesi, i verdi, i bianchi dei mosaici si perdono negli stucchi del Palazzo della Bahia e di Dar Si Saïd, oggi museo che racchiude la quintessenza