i rabari - Missio Ragazzi

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I RABARI: nomadi del deserto salato (INDIA)
India occidentale, distretto di Gujarat: un
immenso deserto salato, il sole spacca il
terreno arido, che è solo fango indurito
dalla salsedine portata dalle acque del
Mar Arabico. Tra la polvere spessa si
snodano carovane seguite da cammelli,
pecore e capre che boccheggiano
assetate: sono i Labari, che proseguono le
loro migrazioni secolari. Uomini e animali
che vanno verso il mare o alla ricerca di
nuovi pascoli, come stabilito dal dio indù
Shiva che creò questo popolo per
compiacere la sua sposa.
UN POPOLO ERRANTE: Sono 500.000 in
tutto. Li chiamano “Quelli fuori dai
sentieri” o “Bhut”, cioè fantasmi. Le loro
origini si perdono nei meandri del passato:
forse questo “popolo di pastori, mangiatori di cactus e ladri di bestiame”, fiero e bellicoso è
originario dell’Afghanistan oppure è discendente dagli abilissimi cammellieri del Kutch, che
trasportavano al ricco Rajasthan avori, incensi e spezie. Erano i signori del deserto, padroni delle
piste e dei segreti di questo nulla. Il nomadismo era ricchezza, avventura, vita.
Grazie alle donne qui fioriva il commercio di ricami forse più importante del mondo: abilissime,
conoscevano l’arte di disegnare con ago e filo magnifici arazzi oggi incorniciati nei musei di Delhi.
GRAZIE MONSONI!: La sopravvivenza dei Labari è legata all’andamento dei monsoni. Se il
monsone tarderà a venire allagando e dissetando al piana, per trasformarla in pianura fertile, i
pochi campi coltivati ad orzo e miglio soffriranno la siccità, ci sarà una nuova carestia, quindi la
fame.
La poca acqua che si riuscirà a trovare servirà solo per bere, goccia a goccia: la consuetudine ad
abitare il deserto fa sì che i Labari conoscano tutti i segreti per non consumare il prezioso liquido,
arrivando addirittura a lavarsi con la sabbia.
OGGI…: i giovani sono sempre più attratti dalla vita sedentaria. Sempre più spesso vendono i loro
cammelli in cambio di armenti più moderni, soprattutto ovini. Abbandonano le tende per
costruire case con mura di argilla e tetti di paglia: dicono che sono solo un riparo temporaneo,
perché forse il tempo delle migrazioni fortunate tornerà.