295 L`adolescente dell`Ermitage - Fondazione Internazionale Menarini
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295 L`adolescente dell`Ermitage - Fondazione Internazionale Menarini
n° 295 - giugno 2000 © Tutti i diritti sono riservati Fondazione Internazionale Menarini - è vietata la riproduzione anche parziale dei testi e delle fotografie Direttore Responsabile Lucia Aleotti - Redazione, corrispondenza: «Minuti» Via Sette Santi n.1 - 50131 Firenze - www.fondazione-menarini.it L’adolescente dell’Ermitage Nella mostra che, sotto il titolo de “L’adolescente dell’Ermitage e la Sagrestia Nuova di Michelangelo” è stata allestita nella Casa Buonarroti a Firenze, al di là degli splendidi disegni provenienti da Casa Buonarroti, dal Gab. Disegni e Stampe degli Uffizi, dal British Museum di Londra, dal National Museum di Stoccolma e dal Louvre di Parigi che illustrano la genesi e le varianti per la sistemazione delle tombe e la loro architettura, la parte del leone la fa indubbiamente l’Adolescente dell’Ermitage. Un’opera che appare agli occhi dei visitatori come un vero e proprio inedito così come alla critica che non sempre aveva potuto giudicarla in via diretta ma più spesso solo attraverso riproduzioni fotografiche. Presentata per la prima volta fuori dal suo museo, l’opera ha evidenziato, anche grazie a un sapiente intervento di pulitura eseguito per l’occasione, tutta la potenza della sua straordinaria energia latente (che quasi si racchiude in se stessa pronta a scattare come una molla) e ha riaffermato l’indissolubile e incontrovertibile legame di storia e di tempo con la creatività e l’invenzione di Michelangelo che ne aveva segnato in rapidi appunti la collocazione al sommo del fastigio delle tombe con altre sculture, come appare in un suo disegno conservato al Louvre. È Sergej Androsov, direttore della sezione scultura dell’Ermitage, a ricostruire e riproporre in catalogo la storia dell’opera attraverso una puntuale rilettura dei documenti noti ai quali aggiunge altri finora inediti e a riconfermare la paternità a Michelangelo. Paternità che era chiaramente espressa nel 1779 nell’inventario manoscritto della Collezione di John Lyde Brown, direttore della Banca d’Inghilterra, dove l’opera era pervenuta e dove così era descritta: “Statua abozzata d’un giovane cavandosi una spina dal piede, opera molto lodata di Michelangelo; è nudo e l’anatomia è assai bene intesa, si dice che fosse già nella galleria Medici”. Acquistata su ordine di Caterina II con tutto il resto della collezione fece proprio in quegli anni il suo ingresso nella collezione delle sculture della residenza estiva della zarina di Zarskoje Selo, sistemata nella ‘Grotta’ o ‘Sala mattutina’. All’Ermitage, dopo alterne vicende in altre sedi, pervenne nel 1851 dall’Accademia di Belle Arti di San Pietroburgo. Variamente considerata dalla critica tra Otto e Michelangelo Buonarroti (attr.): L’adolescente - San Pietroburgo, Ermitage Novecento, nel 1922, per una geniale intuizione della studiosa tedesca Anny E. Popp, venne per la prima volta collegata al progetto michelangiolesco per la Sagrestia Nuova. Si aggiunga che alcuni studiosi hanno successivamente supposto che l’Adolescente facesse parte del gruppo di sculture che al momento della partenza senza ritorno di Michelangelo per Roma nel 1534 erano pag. 2 rimaste sparse sul pavimento della Sagrestia Nuova. Da qui passarono - perché non più utilizzate da Michelangelo che le aveva tolte dalla redazione finale della Sagrestia - in collezione medicea, dopo una sosta nella bottega di Michelangelo in via Mozza, per donazione a Cosimo I da parte del nipote Leonardo. Non vi sono documenti del suo passaggio nella collezione inglese che pure nel suo inventario ne segnala la provenienza dalla Galleria Medici. La sua presenza in mostra a Casa Buonarroti si è ovviamente trasformata in una vera e propria palestra di attribuzioni soprattutto per quella parte della critica che ancora non aveva potuto giudicare direttamente l’opera. Ma qui non conta tanto se l’opera è stata eseguita da Michelangelo o da un suo aiuto. Qui conta soprattutto il legame di sicuro riferimento con la Sagrestia e con le prime idee di Michelangelo. Anche se materialmente eseguita da altri è opera inventata, creata, sorvegliata e guidata certamente nell’esecuzione da Michelangelo, eseguita come a modello. I valori plastici che la segnano sono gli stessi che segnano il dorso del Giorno e del Crepuscolo; la muscolatura delle gambe a leva in riposo sono le stesse che si trovano in alcuni disegni di Michelangelo: è per questo che l’opera tra- smette come in diretta un’idea di Michelangelo, il valore creativo di un atto che trova a dire il vero poco riscontro nei modelli dello Spinario ma forse più nella rimeditazione di alcune lezioni masaccesche dalla Cappella Brancacci attentamente studiata di lui giovinetto, come per esempio la memoria e la reinvenzione della positura di S. Pietro che tira la dracma dalla bocca del pesce nel Tributo. Sia come sia nessuno dei numerosi aiuti che operavano nella Sagrestia a fianco di Michelangelo, giovani e meno giovani, da Silvio Corsini al Tribolo, da Pierino da Vinci al Danti a Francesco da San Gallo, a Raffaele da Montelupo o al Montorsoli, era in grado di inventare in forma indipendente un’opera di così alta tensione emotiva e formale michelangiolesca. Capace di rinnovare ‘in toto’ quel primato della scultura nel quale credeva Michelangelo, ritenendola quale mezzo per eccellenza, il più alto, per generare con l’arte il senso, le passioni, l’estasi e il tormento, l’esigenza stessa della vita, vero e proprio ‘credo’ al suo operare che scaturisce per via di ‘levare’ nel creare ogni immagine che giunga a realizzarsi come valore cosmico di una realtà della materia che già la teneva dentro e dalla quale essa è liberata del ‘soverchio’ in questo passaggio cam- biando la sua natura: da inerte animandosi, agitandosi, vivendo, muovendosi dinamicamente assumendo nel ritmo forma e identità nuove. Quella scultura cioè, che Michelangelo dichiarava di ritenere “la lanterna della pittura”, aggiungendo che dall’una all’altra c’era “quella differenza ch’è dal sole alla luna” e che ha la sua prima rivelazione confessata e irrinunciabile di quella concezione mistica della scultura che nella Sagrestia di S. Lorenzo invera di sé in un tutt’uno inscindibile anche l’architettura che vi appare come se anch’essa fosse scaturita per via di ‘levare’ e non già per via di ‘porre’. L’Adolescente dell’Ermitage, al chiudersi della mostra di Casa Buonarroti verrà esposto dal 15 luglio al 27 agosto nel Palazzo Ducale di Massa accompagnato da opere scultoree anch’esse provenienti dall’Ermitage e da quindici splendidi disegni autografi di Michelangelo, capaci di chiarire il valore che egli legava alla scultura quale lanterna della pittura. Disegni che sembrano scolpiti con la gradina che innovativamente pare segnare la grafia della forma e delle superfici, che non si sottomettono al ‘porre’ del chiaroscuro pittorico ma che appaiono estratte e costruite per via di levare, dallo spazio che le contiene e nel quale vivono. umberto baldini